“Ama
la verità, ma perdona l'errore.” Voltaire.
Al
suo risveglio, la prima cosa che vide Kate furono i fiori.
Aveva
dormito? Pareva di sì. Si sentiva ristorata ed era una
sensazione
strana, ma piacevole.
Si
alzò.
Da
quando era stata ricoverata, il suo orario interno non era
più così
preciso. Andava a letto presto e si svegliava ad intervalli regolari.
Non riusciva a chiudere gli occhi per più di tre ore
consecutive e
quando la mattina sarebbe dovuta essere riposata, si sentiva ancora
più stanca della notte precedente.
Suo
padre le aveva detto di prendere dei sonniferi ma lei non credeva di
averne bisogno.
Non
erano dei calmanti che le servivano.
Andò
in bagno per farsi una doccia. Uscì dalla cabina, la pelle
si era
colorata tutta di un rosa salmone e benché stravolta, era
riuscita a
riprendersi da tutta la serata precedente. Si vestì facendo
attenzione a non compiere movimenti azzardati e dopo essersi messa un
velo di trucco uscì di casa.
Doveva
farlo. Assolutamente.
Si
sentiva stracolma di cosa da dire. Come un lavandino otturato. Doveva
assolutamente liberarsi da quel macigno che aveva in gola.
Prese
l’ascensore. Il cellulare squillò in borsa. Erano
più o meno due
mesi che non sentiva la sua suoneria.
Pregò
che ci fosse un cadavere. Poi le venne in mente che il distretto non
avrebbe potuto chiamare, ancora per una settimana lei era agli
“arresti domiciliari”, o almeno era così
che si sentiva.
Rispose
senza guardare lo schermo del telefono. Sperava ,
desiderava che fosse
lui.
“Beckett”
era tutto straordinariamente normale.
“Buon
giorno detective.”
Kate
guardò il cellulare un paio di volte. La voce non le era
affatto
familiare. No, non era lui.
“Buon
giorno, parlo con…?”
“Salve,
sono il Capitano Gates.”
“Mi
scusi…??.. Non sen…” La comunicazione
si interruppe.
All’
arrivo al piano terra dell’ascensore le porte si
aprirono.
Beckett
guardava stranita l’oggetto tra le mani come se stesse
prendendo
fuoco.
“Una
mano?” una voce maschile le chiese.
“Eh?
Cosa? Scusi…” Disse confusamente la donna mentre
usciva dalla
cabina. “No, no grazie ehm…”
“Salve,
mi presento, sono Jasper Field“
“Il
vicino del 2° piano.”concluse la detective. Lui le
porse la mano e
lei gliela strinse. Poi scoppiò a ridere. “No, mi
scusi, non
volevo riderle in faccia! Io sono…”
“Beckett,
il tuo nome è scritto sul citofono!” le fece
l’occhiolino
“Già”
un silenzio calò nell’atrio del condominio.
Poi
il telefonino della donna incominciò a squillare di nuovo.
“Scusi
ma dovrei…”
“Oh,
non preoccuparti, per qualsiasi cosa comunque sai dove sono! Sale,
zucchero, un aiuto se si rompesse qualcosa…”
Terzo
squillo. Quarto squillo. “OH, grazie. Mi scusi ma ora dovrei
andare. Arrivederci!”
“Ciao..!”
Si
allontanò e uscì dal portone.
“Beckett”rispose
al cellulare. "Salvata
da un telefonino"
pensò.
“Era
l’ora dolcezza! Dormivi? Ti ho svegliata?”
“Buon
giorno Lanie! No, non mi hai svegliata. Sto uscendo di casa ora. Eri
tu prima in ascensore?
“Cosa?
In ascensore? Dove stai andando?”
“Già…prima…prima
che quello del 2 piano …Sto andando….”
“Tesoro,
io non so di cosa tu stia parlando! Oddio, hai una commozione
cerebrale, sei caduta? Il vicino del 2 piano, ma
cosa…?”
“No!
Mi hanno chiamato mentre ero in ascensore, ma probabilmente non
c’era
linea e la comunicazione si è
interrotta…”
“E
cosa c’entra il fusto senza maglietta?”Lanie stava
già
formulando mille ipotesi per cercare di placare la sua
curiosità.
“Quale
fusto senza maglietta?”una voce fuori campo fece sorridere
Kate che
la riconobbe subito.
“Javi,
quante volte ti ho detto che non devi origliare le conversazioni che
ho al telefono?”
“Chica
non stavo affatto origliando! Sono qui a meno di 3 centimetri, non
è
origliare, anche se mi tappass…..”
“Ragazzi!
Tutto ok? Starei ore ad ascoltarvi mentre bisticciate ma sto cercando
di fermare un taxi e se …”
”Kate,
no! Non osare riagganciare! Hai capito?! Voglio i dettagli."
”Uff!
Jasper Fields. Occhiolino. Mi ha dato del tu dopo 1 minuto che ci
siamo presentati.”rispose la detective con tono lamentoso.
“Quindi
l’abbiamo già cancellato dalla
lista?”Disse Lanie sbuffando.
“Quale
lista?” chiese Esposito
“Ma
la smetti!Oh… Tesoro non posso parlare,
c’è qualcuno qui che fa
fatica a capire cosa voglia dire “Non impicciarsi”
Ci vediamo
alle 9.30 per colazione.Preparati
all’interrogatorio?”
“Perfetto,
mandami un messaggio per dirmi il posto!”
”Sarà
fatto detective.”
“Ciao,
salutami Espo!” E terminò la chiamata.
Salita
sul taxi, istruì il conducente sulla destinazione.
________
“Arrivati
signora. Sono 15 $ e 39 cents. “
“Grazie.”rispose
Kate, pagò e uscì dalla macchina.
L’aria
frizzante della prima mattina la rinvigoriva .
Si
avvicinò al cancello di ingresso del Woodlands Cemetery.
Quella
sensazione di benessere che aveva provato la mattina appena sveglia,
la abbandonò istantaneamente.
Forse
non era stata una grandiosa idea.
No.
Non fu affatto una grandiosa idea.
Raggiunse
a fatica la lapide.
Si
fermò come se i suoi piedi e le sue gambe fossero bloccati
da cubi
di cemento.
Il
telefonino squillò. Questa volta lo spense.
Non
riusciva a parlare. Tutte le sensazioni che aveva ermeticamente
chiuso esplosero dentro e fuori di lei come una bomba. Aveva mille
cose da dire. Ma dalla sua bocca non uscì nulla se non un
gemito.
Non
era pronta.
To
a beloved father and husband.
R.I.P.
Roy
Captain Montgomery
22.11.1953
– 13.05.2011.
Era
troppo presto.
Rivisse
tutto quanto. Il colpo, la musica, il pianto della moglie del
Capitano, lo sguardo di Castle, lo sparo, il dolore, “I love
you…Stay with me..”
Si
accasciò per terra.
Le
lacrime ormai non smettevano di scenderle dagli occhi.
C’erano
pochi fiori ai piedi della stele. Un mazzo di zinnie*, delle
margherite**, delle rose ***.
Le
parole di Lanie le risuonarono nella mente . “E
se….”
Non
aveva potuto salutare Montgmery, non sarebbe mai stata pronta per
farlo. L’aveva perdonato. Quell’angoscia e quella
tensione
nell’hangar di un mese fa diventarono esasperanti.
“Someone
willing to stand by your side…”
Avrebbe
davvero voluto che Castle fosse lì con lei. Ora. Non avrebbe
dovuto
dire niente. Solo essere lì.
Si
riprese a fatica. Sfiorò la pietra fredda e passò
le dita più e
più volte sul nome inciso sulla lapide.
“I’m sorry..”
Solo
questo riuscì a dire.
Stemperò
le parole nell’aria come se prendessero il volo e potessero
raggiungere il Capitano, ovunque egli fosse. Poche parole ma cariche
di significato.
Rimase
ancora lì per un po’. Da sola. Stava raccogliendo
tutti i pensieri
e tentava disperatamente di fare ordine dopo quello sconquasso
emotivo.
La
ferita sul petto aveva smesso di pulsare. Grazie al cielo.
Dopo
un po’ di tempo, si sentì meglio. Come se quest'
incontro,
inevitabile prima o poi, avesse prodotto un effetto doloroso al
momento ma benefico per il futuro. Un primo piccolo passo per
iniziare a camminare in avanti.
Ad
un ignaro passante quella donna avrebbe potuto sembrare affranta per
la perdita presumibile di un caro.
Ad
un
occhio accurato,
invece, quella esile figura appariva come una donna che aveva vissuto
in pochi anni troppo dolore ma che stava dimostrando, ancora una
volta, la sua innata forza a superare le avversità.
Quell’occhio
vigile
non smise di seguirla da lontano. Avrebbe voluto sostenerla, offrirle
un braccio per rialzarsi. Ma sapeva che non era il momento. Sperava
d’altronde che ci sarebbe stata, prima o poi,
un’altra
occasione.
Simbologia:
*Zinnia: significano "piango la
tua assenza".
**Margherite: simboleggiano la
semplicità .
**Rose bianche: simbolo di
unità.
Cantuccio mio:
Buona sera a tutte...
Pubblico e vi dirò che
spero di avere un'illuminazio su come andare avanti... :) è
tutto in testa, un po' shakerato... devo solo riuscire a far venire
fuori un'idea sensata...
Grazie a chi sta leggendo. Grazie
a coloro che stanno recensendo... :)
Un
saluto al mio monolocale, unica e insostituibile.
un
grazie alla Family, sempre presente..
A presto (spero)
RM :)
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