cap. conclusivo
La pioggia sulla pelle
Sento correre giù l'
acqua. La sento cadere sulla terra, picchiettare contro le finestre.
La sento, completamente. Dentro.
-Ah-
dalle labbra si dischiuse un gemito mentre le mani di Gokudera si
strinsero con forza alle spalle di Takeshi stringendolo e
avvicinandolo di più al suo corpo per un altro bacio, per
sentirsi più vicini, penetrarsi, unirsi completamente
seguendo i
movimenti rapidi di chi troppo a lungo è stato lontano. All'
improvviso sentì un brivido
sul corpo, una finestra si era spalancata col vento che gridava, fuori
faceva freddo. Fu un momento veloce e delicato al tempo stesso quando
le imposte
iniziarono a sbattare ritmicamente contro la parete e Yamamoto lo
strinse contro il petto. Gokudera poteva sentire il suo cuore, le mani
grandi -quelle mani che tutto proteggono- sulla schiena e tra i
capelli. Era caldo.
E
poi di nuovo il guardiano della tempesta si sentì pieno,
Yamamoto affondò dentro di lui, gli sprofondava dentro
irradiando calore e sicurezza mischiati ad una sensualità
che
profumava di muschio umido, un profumo che si mescolava alle essenze di
fiori sconosciuti, così tanti da confondergli i sensi e che
sembrava amplificarsi con l' aleggiare del vento
nella stanza.
E poi pioveva, insistentemente,
in maniera costante.
Piove sulla mia pelle, dentro il
mio corpo, nel mio cuore.
Un
tuono annunciò un fulmine che non tardò a
mostrarsi
squarciando il cielo e la pioggia, diventata insistente, si fece
tempesta.
Yamamoto
sorrise. Per fare una temepesta che si rispetti ci vuole la pioggia.
Sapeva bene che la sua pioggia ideale sarebbe stata sempre in una
tempesta. La sentiva sulla pelle, prepotente, graffiante, fragile, a
volte indifesa altre terribilmente pericolosa.
Sono le tue mani che mi scorrono
addosso, Hayato.
Quelle
mani Takeshi le bloccò, le strinse alzandosi in ginocchio
sotto
i suoi occhi, le baciò, devoto, le portò al
petto. E'
impazzito, ha un cuore impazzito, pensò Gokudera non troppo
stupito. Come una pallina lanciata con forza, non la puoi fermare.
Batte, batte, batte...
Hayato
si alzò a sua volta, una mano ancora sul suo cuore, l' altra
l'
aveva sfilata per afferrare quella di Takeshi, lo fissò
deciso,
un poco accigliato. La mano di Takeshi era stata poggiata su di lui,
là dove c' è il cuore. Lo senti?, pareva dirgli.
Gokudera
si distese su di lui, sentiva l' aria fredda sulle spalle,
tremò, ebbe un brivido. Poco importava, lui lo
proteggerà, il suo corpo avrebbe riscaldato quello di
Yamamoto.
E lo sapeva, tanto lo sapeva che ne avrebbe ricevuto anche tanto calore.
Takeshi sentì l'
odore della pioggia, lo sentì forte quando Gokudera si
distese su di lui.
Era un odore umido quello della
sua pioggia, che sapeva di asfalto e di bruciato, di vecchi libri un
po' ingialliti.
E di nicotina.
Amo
questo odore, lo amo anche se a molti potrebbe sembrare orrendo. Amo
che mi entri nella pelle, mi annebbi la mente, imponga la sua presenza
alla mia anima.
Desiderava
sentire quel profumo -che non era poi un profumo- in eterno, lo avrebbe
impresso tra i suoi ricordi, se lo sarebbe marchiato addosso. Avrebbe
urlato "gli appartengo, a lui solo".
E prometto, è un
giuramento solenne, Gokudera, un vincolo, di restarti accanto. Non ti
lascerò più solo.
Il
sole fece capolino tra le nuvole, era ancora un po' freddo e un po'
timido ma c' era, mentre la gente per strada poteva mettere da parte
gli ombrelli e le automobili scivolavano sull' asfalto bagnato. Sole,
nuvole... poco importava. Non era necessaria la pioggia del cielo per
sentire le sue gocce sulla pelle.
E
rimasero fermi ad abbracciarsi, a stringersi e a fissare i particolari
del corpo dell' altro, impararli a memoria e non scordarli
più, bearsi della presenza di quella metà che
sembrava
essersi perduta, sentirsi finalmente completi e più leggeri
per
promettersi silenziosamente "per sempre"
-Devo
andare- affermò Yamamoto dopo qualche ora dispiaciuto mentre
Gokudera faceva cadere le braccia sul materasso, contrariato.
-Immaginavo- il suo tono era
brusco- quello dorme a casa tua?
-Chi? Alex e Sandra? No, no,
hanno deciso di andare in albergo.
Gokudera
si rilassò sui cuscini, si sentiva sollevato. Quel dannato
Alex
era una mina vagante, se lo sentiva. Ma lui eventualmente aveva la
dinamite, si disse accennando un sorriso.
L'
indomani Yamamoto scendendo al ristorante del padre si
ritrovò
un Gokudera risoluto più che mai che gli puntava contro il
dito indice.
-Ascoltami
bene- aveva esordito il ragazzo- io sono il discepolo più
fedele
di Yamamoto-san! Lui è il mio maestro... quindi io
diventerò
il suo braccio destro, hai capito?!
A
Yamamoto Gokudera parve particolarmente esaltato, arcuò le
sopracciglia leggermente stupito:- Eh no Gokudera, non è
possibile- rispose.
-C-Che?
Gli
occhi di Yamamoto si fecero seri, l' accenno di un sorriso divertito
aleggiava sulle sue labbra:- Mi dispiace Gokudera, non posso
permetterlo, non cederò il posto di braccio destro di mio
padre.
Tu sarai il lobo dell' orecchio, se vuoi.
-Ma che cavolo! E allora tu
sarai un pelo del naso!
-Cosa?! Allora sei il moccio.
La voce timida di Tsuna interruppe la diatriba mattutina e il ragazzo
pensò che quella situazione aveva qualcosa di famigliare e
che
decisamente no, quei due non sarebbero mai andati d' accordo - o
comunque lo avrebbero fatto nel loro personalissimo modo- anche se
qualcosa in quella scena che aveva visto davvero pochi anni prima lo
sollevava e rendeva felice portandolo a pensare che era meglio
così, che niente probabilmente avrebbe intaccato quel
rapporto
di cui spesso era diffficile cogliere tutte le sfumature, le cose non
dette, il significato dei singoli gesti. Il Decimo
Vongola fece la sua comparsa accompaganto da Haru e Kyoko, pochi attimi
dopo un Lambo scatenato più che mai gli saltò
sulla testa
facendolo rotolare sul pavimento. Il Bovino evidentemente scappava,
cosa avesse rubato non fu dato saperlo per qualche minuto buono, un
occhio attento poco dopo indicò il maltolto come un paio di
occhiali da sole mentre I-pin blaterava qualcosa che aveva a
che
fare con una signora.
-A chi diavolo li hai rubati, stupida mucca?- abbaiò
Gokudera
afferrando il bambino. Lambo in risposta si fece una grossa risata e si
mise una delle aste nel naso, compiaciuto.
-E non metterti 'sti cosi nel naso, che schifo!- lo
rimproverò
Tsuna alzatosi non appena Reborn lo invitò gentilmente -con
un calcio- a fare il
suo dovere di boss e a fermare il suo stupido sottoposto impazzito.
-Ehi, ehi... come siete noiosi- affermò il bambino con aria
scocciata guardandosi intorno. Poi, improvviso come solo lui sapeva
essere, impazzito, gli occhi verdi si spalancarono crucciati:- Lasciami
andare Stupidera!- imponeva agitando le braccia e le gambe. E tonf, gli
occhiali caddero a terra.
L' ingresso dei Varia annunciato dall' urlo -che di buono prometteva
ben poco- di Squalo peggiorò la situazione.
-Oh, non vedo nulla. Dove sono i miei occhiali?- andava domandando un
Lussuria fasciato di un boa e di un kimono rosa shock. E poi dopo il
"tonf" ci fu il "crak" inevitabile come era stato
inevitabile che qualcuno avesse messo i piedi sopra gli occhiali mentre
cadeva il silenzio. Persino
Squalo si era fermato dal fare le paturnie a Takeshi.
-Ehi, portatemi uno scotch- ordinò Xanxus rompendo il
luttuoso silenzio mentre si accomodava su una sedia imbottita.
-Ma sei scemo? Stupido boss! Questa non è una taverna!-
sbraitò Squalo.
Xanxus lo afferrò per la cravatta avvicinandolo a
sè:-
Tch, non credere di poter venire a rimpinzarti di sushi come un maiale.
-Che diavolo c' entra?!
-Zitto, feccia. Ora non sarai più solo.
I presenti e soprattutto Squalo non capirono bene se quella frase fosse
una promessa o cosa.
-Il boss intende dire che non verrai più qui da
solo- ci tenne a precisare Levi paonazzo.
Mentre il cicaleccio ricominciava, Takeshi avvicinò le
labbra all' orecchio di Hayato che si interruppe dal continuare a
sbraitare contro cose e persone per regalarsi un brivido freddo lungo
la schiena e un leggero rossore alle guance mentre restava immobile in
attesa di ciò che l' altro aveva da dire:- Gokudera...
-S-sì?
-Mi aiuti a studiare?
Yamamoto sorrise, Gokudera rimase per qualche secondo di sasso, non si
aspettava certo quello, lo afferrò per la maglia -era una
cosa
che adorava- e iniziò a tirare avvicinandosi sempre di
più -e intanto pensava che adorava quell' idiota-
affermando:-
E' ovvio, idiota! I guardiani devono restare uniti per proteggere il
boss!
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ANGOLO AUTRICE: *Sente urla di gioia in lontananza* finalmente questa
storia è finita, smetterò di tediarvi. Mi auguro
di non
avervi deluso con questo capitolo, preciso che ho ritenuto giusto
inserire due momenti fondamentali, il primo assolutamente introspettivo
e delicato dedicato a Yamamoto e Gokudera e che è un po' la
conclusione della ff, il secondo corale che ricreasse un' atmosfera di
nuovo spenzierata per tutti, che unisse la famiglia, importante nel
manga, e che indicasse a livello quotidiano, reale, che davvero tra
loro non è cambiato nulla. Poi lo ammetto, ho voluto
lanciare il
mio piccolo sassolino per Xanxus e Squalo, è stato
più
forte di me. Prima o poi scriverò qualcosa su di loro, nel
frattempo aspetto che ritornino il tempo e la voglia per farlo e non
appena ciò avverrà la prima cosa che
farò
sarà rimettere le mani su Break, credo che abbia un gran
potenziale. Un' ultima cosa, il dialogo finale tra Yamamoto e Gokudera
sulla storia del braccio destro ricalca le battute della scena omonima
del manga e contenuta nel secondo volume, ovviamente non ho diritti in
merito. Vi ringrazio infinitamente per aver seguito questa
storia,
vi sono grata soprattutto per il supporto che mi avete dato, un
abbraccio grandissimo va ai recensori di questa storia, siete stati
gentilissimi e proprio voi siete stati la carica che mi ha spinta a
portarla a termine. Grazie.
Haru.
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