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Autore: Haruakira    14/11/2011    4 recensioni
Yamamoto Takeshi non era lo stupido idiota del baseball. Questo Hayato lo aveva capito bene. Non era uno stupido, Yamamoto, anche se rideva tanto e forse troppo. Chi del resto poteva dire di averlo visto arrabbiato? Chi poteva dire sinceramente di avere visto uno Yamamoto diverso senza dovere per forza associare il suo nome a una faccia allegra e a una risata spensierata, a un paio di occhi che sorridevano essi stessi di serenità e di gioia? Nessuno.
Tranne me.- mormorò una voce stanca ma decisa.
Il confronto di due ragazzi con i propri errori, i rimpianti e le amarezze. Il tentativo di capire il perchè dei loro fallimenti e quello più arduo di tantare di rialzarsi, magari insieme.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hayato Gokudera, Takeshi Yamamoto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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cap. conclusivo La pioggia sulla pelle






Sento correre giù l' acqua. La sento cadere sulla terra, picchiettare contro le finestre.
La sento, completamente. Dentro.

-Ah- dalle labbra si dischiuse un gemito mentre le mani di Gokudera si strinsero con forza alle spalle di Takeshi stringendolo e avvicinandolo di più al suo corpo per un altro bacio, per sentirsi più vicini, penetrarsi, unirsi completamente seguendo i movimenti rapidi di chi troppo a lungo è stato lontano. All' improvviso sentì un brivido sul corpo, una finestra si era spalancata col vento che gridava, fuori faceva freddo. Fu un momento veloce e delicato al tempo stesso quando le imposte iniziarono a sbattare ritmicamente contro la parete e Yamamoto lo strinse contro il petto. Gokudera poteva sentire il suo cuore, le mani grandi -quelle mani che tutto proteggono- sulla schiena e tra i capelli. Era caldo.
E poi di nuovo il guardiano della tempesta si sentì pieno, Yamamoto affondò dentro di lui, gli sprofondava dentro irradiando calore e sicurezza mischiati ad una sensualità che profumava di muschio umido, un profumo che si mescolava alle essenze di fiori sconosciuti, così tanti da confondergli i sensi e che sembrava amplificarsi con l' aleggiare del vento nella stanza.
E poi pioveva, insistentemente, in maniera costante.

Piove sulla mia pelle, dentro il mio corpo, nel mio cuore.

Un tuono annunciò un fulmine che non tardò a mostrarsi squarciando il cielo e la pioggia, diventata insistente, si fece tempesta.
Yamamoto sorrise. Per fare una temepesta che si rispetti ci vuole la pioggia. Sapeva bene che la sua pioggia ideale sarebbe stata sempre in una tempesta. La sentiva sulla pelle, prepotente, graffiante, fragile, a volte indifesa altre terribilmente pericolosa.

Sono le tue mani che mi scorrono addosso, Hayato.

Quelle mani Takeshi le bloccò, le strinse alzandosi in ginocchio sotto i suoi occhi, le baciò, devoto, le portò al petto. E' impazzito, ha un cuore impazzito, pensò Gokudera non troppo stupito. Come una pallina lanciata con forza, non la puoi fermare. Batte, batte, batte...
Hayato si alzò a sua volta, una mano ancora sul suo cuore, l' altra l' aveva sfilata per afferrare quella di Takeshi, lo fissò deciso, un poco accigliato. La mano di Takeshi era stata poggiata su di lui, là dove c' è il cuore. Lo senti?, pareva dirgli. Gokudera si distese su di lui, sentiva l' aria fredda sulle spalle, tremò, ebbe un brivido. Poco importava, lui lo proteggerà, il suo corpo avrebbe riscaldato quello di Yamamoto. E lo sapeva, tanto lo sapeva che ne avrebbe ricevuto anche tanto calore.

Takeshi sentì l' odore della pioggia, lo sentì forte quando Gokudera si distese su di lui.
Era un odore umido quello della sua pioggia, che sapeva di asfalto e di bruciato, di vecchi libri un po' ingialliti.
E di nicotina.


Amo questo odore, lo amo anche se a molti potrebbe sembrare orrendo. Amo che mi entri nella pelle, mi annebbi la mente, imponga la sua presenza alla mia anima.
Desiderava sentire quel profumo -che non era poi un profumo- in eterno, lo avrebbe impresso tra i suoi ricordi, se lo sarebbe marchiato addosso. Avrebbe urlato "gli appartengo, a lui solo".
E prometto, è un giuramento solenne, Gokudera, un vincolo, di restarti accanto. Non ti lascerò più solo.

Il sole fece capolino tra le nuvole, era ancora un po' freddo e un po' timido ma c' era, mentre la gente per strada poteva mettere da parte gli ombrelli e le automobili scivolavano sull' asfalto bagnato. Sole, nuvole... poco importava. Non era necessaria la pioggia del cielo per sentire le sue gocce sulla pelle.

E rimasero fermi ad abbracciarsi, a stringersi e a fissare i particolari del corpo dell' altro, impararli a memoria e non scordarli più, bearsi della presenza di quella metà che sembrava essersi perduta, sentirsi finalmente completi e più leggeri per promettersi silenziosamente "per sempre"
-Devo andare- affermò Yamamoto dopo qualche ora dispiaciuto mentre Gokudera faceva cadere le braccia sul materasso, contrariato.
-Immaginavo- il suo tono era brusco- quello dorme a casa tua?
-Chi? Alex e Sandra? No, no, hanno deciso di andare in albergo.
Gokudera si rilassò sui cuscini, si sentiva sollevato. Quel dannato Alex era una mina vagante, se lo sentiva. Ma lui eventualmente aveva la dinamite, si disse accennando un sorriso.

L' indomani Yamamoto scendendo al ristorante del padre si ritrovò un Gokudera risoluto più che mai che gli puntava contro il dito indice.
-Ascoltami bene- aveva esordito il ragazzo- io sono il discepolo più fedele di Yamamoto-san! Lui è il mio maestro... quindi  io diventerò il suo braccio destro, hai capito?!
A Yamamoto Gokudera parve particolarmente esaltato, arcuò le sopracciglia leggermente stupito:- Eh no Gokudera, non è possibile- rispose.
-C-Che?
Gli occhi di Yamamoto si fecero seri, l' accenno di un sorriso divertito aleggiava sulle sue labbra:- Mi dispiace Gokudera, non posso permetterlo, non cederò il posto di braccio destro di mio padre. Tu sarai il lobo dell' orecchio, se vuoi.
-Ma che cavolo! E allora tu sarai un pelo del naso!
-Cosa?! Allora sei il moccio.
La voce timida di Tsuna interruppe la diatriba mattutina e il ragazzo pensò che quella situazione aveva qualcosa di famigliare e che decisamente no, quei due non sarebbero mai andati d' accordo - o comunque lo avrebbero fatto nel loro personalissimo modo- anche se qualcosa in quella scena che aveva visto davvero pochi anni prima lo sollevava e rendeva felice portandolo a pensare che era meglio così, che niente probabilmente avrebbe intaccato quel rapporto di cui spesso era diffficile cogliere tutte le sfumature, le cose non dette, il significato dei singoli gesti. Il Decimo Vongola fece la sua comparsa accompaganto da Haru e Kyoko, pochi attimi dopo un Lambo scatenato più che mai gli saltò sulla testa facendolo rotolare sul pavimento. Il Bovino evidentemente scappava, cosa avesse rubato non fu dato saperlo per qualche minuto buono, un occhio attento poco dopo indicò il maltolto come un paio di occhiali da sole  mentre I-pin blaterava qualcosa che aveva a che fare con una signora.
-A chi diavolo li hai rubati, stupida mucca?- abbaiò Gokudera afferrando il bambino. Lambo in risposta si fece una grossa risata e si mise una delle aste nel naso, compiaciuto.
-E non metterti 'sti cosi nel naso, che schifo!- lo rimproverò Tsuna alzatosi non appena Reborn lo invitò gentilmente -con un calcio- a fare il suo dovere di boss e a fermare il suo stupido sottoposto impazzito.
-Ehi, ehi... come siete noiosi- affermò il bambino con aria scocciata guardandosi intorno. Poi, improvviso come solo lui sapeva essere, impazzito, gli occhi verdi si spalancarono crucciati:- Lasciami andare Stupidera!- imponeva agitando le braccia e le gambe. E tonf, gli occhiali caddero a terra.
L' ingresso dei Varia annunciato dall' urlo -che di buono prometteva ben poco- di Squalo peggiorò la situazione.
-Oh, non vedo nulla. Dove sono i miei occhiali?- andava domandando un Lussuria fasciato di un boa e di un kimono rosa shock. E poi dopo il "tonf" ci fu il "crak" inevitabile come era stato inevitabile che qualcuno avesse messo i piedi sopra gli occhiali mentre cadeva il silenzio. Persino Squalo si era fermato dal fare le paturnie a Takeshi.
-Ehi, portatemi uno scotch- ordinò Xanxus rompendo il luttuoso silenzio mentre si accomodava su una sedia imbottita.
-Ma sei scemo? Stupido boss! Questa non è una taverna!- sbraitò Squalo.
Xanxus lo afferrò per la cravatta avvicinandolo a sè:- Tch, non credere di poter venire a rimpinzarti di sushi come un maiale.
-Che diavolo c' entra?!
-Zitto, feccia. Ora non sarai più solo.
I presenti e soprattutto Squalo non capirono bene se quella frase fosse una promessa o cosa.
-Il boss intende dire che non verrai più qui da solo- ci tenne a precisare Levi paonazzo.
Mentre il cicaleccio ricominciava, Takeshi avvicinò le labbra all' orecchio di Hayato che si interruppe dal continuare a sbraitare contro cose e persone per regalarsi un brivido freddo lungo la schiena e un leggero rossore alle guance mentre restava immobile in attesa di ciò che l' altro aveva da dire:- Gokudera...
-S-sì?
-Mi aiuti a studiare?
Yamamoto sorrise, Gokudera rimase per qualche secondo di sasso, non si aspettava certo quello, lo afferrò per la maglia -era una cosa che adorava- e iniziò a tirare avvicinandosi sempre di più -e intanto pensava che adorava quell' idiota- affermando:- E' ovvio, idiota! I guardiani devono restare uniti per proteggere il boss!


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ANGOLO AUTRICE: *Sente urla di gioia in lontananza* finalmente questa storia è finita, smetterò di tediarvi. Mi auguro di non avervi deluso con questo capitolo, preciso che ho ritenuto giusto inserire due momenti fondamentali, il primo assolutamente introspettivo e delicato dedicato a Yamamoto e Gokudera e che è un po' la conclusione della ff, il secondo corale che ricreasse un' atmosfera di nuovo spenzierata per tutti, che unisse la famiglia, importante nel manga, e che indicasse a livello quotidiano, reale, che davvero tra loro non è cambiato nulla. Poi lo ammetto, ho voluto lanciare il mio piccolo sassolino per Xanxus e Squalo, è stato più forte di me. Prima o poi scriverò qualcosa su di loro, nel frattempo aspetto che ritornino il tempo e la voglia per farlo e non appena ciò avverrà la prima cosa che farò sarà rimettere le mani su Break, credo che abbia un gran potenziale. Un' ultima cosa, il dialogo finale tra Yamamoto e Gokudera sulla storia del braccio destro ricalca le battute della scena omonima del manga e contenuta nel secondo volume, ovviamente non ho diritti in merito. Vi ringrazio infinitamente per aver seguito questa storia, vi sono grata soprattutto per il supporto che mi avete dato, un abbraccio grandissimo va ai recensori di questa storia, siete stati gentilissimi e proprio voi siete stati la carica che mi ha spinta a portarla a termine. Grazie.
Haru.
   
 
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