lastnight
Titolo: Una
onerosa Libertà
Fandom: Axis
Powers hetalia
Personaggi: Nord Italia/Feliciano, Ungheria/Elizabeta Héderváry, Sud Italia (Lovino Vargas)
Genere: Romantico
Rating: Giallo
Avvertimenti: Forse OOC
Nota dell’autrice: Sono stata ispirata dalla canzone
“Last night” degli Skillet.
Una onerosa libertà
Ungheria entrò
nella camera del piccolo Italia,piccolo per modo di dire, era ormai un giovane
uomo.
Era il 1816, gli
anni europei precedenti erano stati
segnati dal destino della Francia, sconvolta dalla Rivoluzione Francese. Lo
stesso Austria aveva vissuto con orrore l’uccisione di una delle sue
principesse, Maria Antonietta la sventurata regina del rococò, figlia
dell’Imperatrice d’Austria Maria Teresa.
Ma non era successo
solo quello, in Francia era arrivato anche Napoleone che con le sue campagne
militari aveva diffuso le idee della
rivoluzioni le qualia avevano fermentato vere e proprie rivoluzioni, lo stesso
Romano si era schierato dalla parte dei rivoluzionari partenopei del 1799.
E
vicino alle coste francesi Inghilterra aveva dovuto fermare numerosi
tentavi di formazione di quattro repubbliche giacobine nelle sue terre (N.A:
Non è un informazione che si trova spesso, ma nel periodo napoleonico la gran Bretagna
era attraversata da una grave crisi interna provocato dal luddismo, che da
movimento operario contaminandosi con le idee giacobine divenne un movimento
rivoluzionari, tanto che molti britannici finanziavano la Francia
rivoluzionaria con qualsiasi mezzo. Il luddismo è stato un movimento molto
complesso, ancora adesso i documenti che lo riguardano non sono accessibili in
quanto dichiarati ,ancora adesso, come segreti di stato-Fonte libro sul
movimento del Luddismo) e tantissimi popoli si erano risvegliati per
sentire per la prima volta la parola libertà come diritto e non un dono.
Ma purtroppo di
reale c’era stata anche la parola oppressione.
Ungheria si
avvicinò al letto, tutto taceva ed era perfettamente immobile anche le coperte
rimboccate fino all’estremità del letto.
La donna con un solo
gesto secco scoprì il letto e lo trovò ,come sospettava, vuoto.
Ungheria si sedette
nascondendo il viso tra le mani, non era triste e neanche felice, forse era
solo un po’ arrabbiata. La donna si passò le mani tra i capelli era
dannatamente preoccupata, il cuore era un accelerazione di battiti infrenabili.
Dove si era ficcato
quel ragazzino? Ungheria sapeva già la risposta, non ci voleva un genio per
capirlo.
La nazione attese
il ritorno del fuggiasco, il ticchettio dell’orologio era la sua unica compagnia
assieme al suo respiro.
Sembrava una madre,
si trovò a pensare l’ungherese con non poca malinconia.
Dopo molto tempo, la
finestra della stanza si aprì con un piccolo colpetto ed entrò una figura
sospettosa che nell’arrampicarsi cade a terra.
La figura mal trattene un grido spaventato quando vide l’ intruso nella
propria stanza e anche quando riuscì a riconoscerlo, le uscì una voce
tremolante: << Ungheria … pensavo che fossi Austria … >>
La donna senza dire
una parola, diede un ceffone alla figura per poi l’abbracciarla: << Sei
uno stupido! Italia! >> ringhiò
l’ungherese.
<< Ti rendi
conto che se continuerai ad andare a quelle riunioni dei carbonieri … >>
<< Carbonari.
>> corresse l’italiano mentre restava impietrito dall’atteggiamento
lunatico della donna.
<< Va bene,
carbonari. Continuerai sempre di più a sperare e a desiderare una libertà che
adesso non ti puoi permettere? >>
La donna sentì il
ragazzo sussultare a quelle parole e una lacrima scese da quei occhi nocciola
che negli ultimi tempi teneva sempre aperti: << “L'uomo è nato libero e
ovunque si trova in catene.” Ungheria, io e te siamo nati liberi! >>
Ungheria schiaffeggiò per la seconda volta
il ragazzo: << Devi smetterla di leggere quella roba! >>
<< Ma l’hai letta anche tu! >>
singhiozzò Veneziano.
La nazione italiana guardò la donna con
uno sguardo così sincero che Ungheria si calmò imbarazzata.
Lentamente prese a massaggiare una delle
guance colpite del ragazzo: << Sì … le ho lette anche io, per questo ti
dico di non farlo … non devi soffrire … >>
Il ragazzo si spostò dall’altra nazione e ,con
uno sguardo così dannatamente serio, fece uscire dalla bocca le parole di un’
amara verità.
<< Perché secondo te non soffro
così? Mentre io faccio quattro faccende,mangio e ho una vita più o meno decente,
i miei cittadini muoiono di fame e quelli che pensano vengono arrestati e
puniti. Non riesco a non sentirmi in colpa! >> a quell’ultima frase,
dagli occhi della nazione più giovane scesero delle lacrime.
La donna boccheggiò, che poteva dirgli?
Anche lei soffriva a casa d’Austria per le stesse ragioni e se era possibile la
sua sofferenza era anche maggiore, perché amava il suo padrone e si sentiva
dannatamente in colpa per il suo popolo, per quei sentimenti che non era stata
in grado di soffocare.
<< Italia … >> iniziò la donna
incerta: << Non hanno neanche finito di cicatrizzarsi le ferite che ti ha
inferto Austria un anno fa … >>
L’ungherese prese le mani del ragazzo:
<< Per favore stai più attento. Se Austria ti scopre … >>
<< Quello che hanno fatto a mio
fratello non è lontanamente paragonabile a quello che ho subito io. >> la
voce si Veneziano si ruppe (N.A: Dopo la Restaurazione del 1815 il Regno di
Napoli, nominato Regno delle due Sicilie, e lo stato Pontificio fecero le repressioni
più feroci tanto che la stessa Santa Alleanza dovette richiamare all’umanità i
due regnanti)
La donna passò delicatamente una mano nei
capelli del ragazzo: << Mi prometti di stare più attento? >>
<< Si, certamente Ungheria! >>
fece il giovane allegramente
<< Shh. Silenzio! Adesso vai a
dormire. >>
<< Va bene. >>
La donna uscì mentre la nazione italiana
si svestiva, celò un piccolo gemito di
dolore mentre la giacca scendeva lunga la schiena.
Chiunque avrebbe guardato con raccapriccio
delle cicatrici lineari lunga la schiena del giovane.
Veneziano indossò la sua biancheria da
notte ma invece di coricarsi ,come aveva promesso, si mise alla scrivania. Controllò
la carta a disposizione, Austria gli forniva la carta personalmente per
controllare se ne usava troppa per il suo gusti, perciò era poca come al solito.
Il ragazzo ispirò profondamente mentre
scriveva:
<< Caro Lovino come va il caminetto
a casa tua? Da noi abbastanza bene, non è iniziato ancora il freddo pungente …
>>
Romano, Italia del Sud, ripete più volte
la lettera cifrata del fratello per memorizzarla e quando fu certo di aver
memorizzato il messaggio, strappò la lettera
e la gettò sul cammino.
Il giovane uomo si affacciò alla finestra
della sua camera, il sole non era ancora scomparso dietro al Vesuvio ma era
iniziata la sera.
Romano ispirò profondamente,
aveva paura,
tantissima ma doveva farlo.
Romano si sedette a leggere per passare un
po’ di tempo senza pensieri però la sua mente rimaneva occupata da un pensiero.
Ce l’avrebbero fatta?
Il movimento carbonaro era iniziato da lui
… ma non era convinto che fosse la
giusta strada per l’Unificazione.
Perché quella voleva Romano, la libertà
dalla Spagna l’aveva ottenuta ma lui
sentiva ancora in catene.
Ripensò con terrore alla rivoluzione
partenopea che l’aveva trasformato il suo paese in una repubblica, retta
dall’aiuto della Francia e gestita da gente senza pratica come gli
intellettuali. Se la schiena di suo fratello Veneziano portavano le lunghe
bacchettate d’Austria, Romano portavano segni ustione
sulla sua:questa punizione gli
era stata inferta da suoi capi durante il Congresso di Vienna, perché Romano
aveva tradito la monarchia, si era immediatamente schierato dalla parte dei
rivoluzionari.
Così, colui che si era fatto infiammare
dagli ideali della rivoluzione francese, aveva subito l’ustione come punizione.
Anche i carbonari era intellettuali e
questo preoccupava non poco Romano.
Però …
Quando Romano vide la luce della Luna
crescente sentì un brivido: però ci voleva provare non si sarebbe mai arreso .
E sapeva che lo stesso era per Veneziano,
e per tutte le nazione che si trovavano in catene.
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