- Allora io prendo il corridoio a destra. -
Sorriso.
- No! A destra voglio andarci io! -
Broncio.
- Sei arrivato in ritardo Lavi. -
Ghigno.
- Allen, non fare uscire di nuovo il tuo lato oscuro...
-
Tremore.
- Quale lato oscuro? Comunque io vado a destra! -
Decisione.
- Ma non voglio andare a sinistra! Porta male! -
Piagnucolio.
- ..... -
Indifferenza.
- Non pretenderai mica che ci vado io a sinistra? Sono già
maledetto di mio! -
Stizza.
- Allora maledizione più o maledizione meno non cambia nulla
no? -
Ghigno.
- Tch. -
Kanda.
- Cosa significa quello sbuffo? -
Allen.
- Sei sempre il solito Yu. -
Lavi.
- Ahia! -
Timcampi.
Il Golem si era aggrappato con le zanne all'indice sinistro
di Allen e, sebbene fosse sprovvisto di un paio di occhi, il ragazzo potè
intuire chiaramente uno sguardo carico di rimprovero. Tolse il guanto ed osservò
con attenzione il dito, ma non fu sorpreso nello scoprire che pur avendo sentito
il dolore non c'era alcuna traccia di quel gesto - Hai ragione Timcampi, non
possiamo restare qui a litigare. - sorrise.
Si girò e la piena convinzione di ritrovarsi faccia a faccia
con Kanda e Lavi esagerò la reazione di stupore che accompagnò la realizzazione
di essere rimasto da solo: riconobbe le schiene dei due, i quali avevano
rispettivamente imboccato uno la strada a sinistra e l'altro quella a
destra.
- Lavi! Kanda! -
L'unica risposta che ricevette fu l'eco del suono della sua
voce che si era diffusa oltre il cupo portone che dava sulla via centrale,
perpendicolare al corridoio di cui Lavi e Kanda avevano deciso di occuparsi
approfittando della sua momentanea distrazione. I loro nomi ritornarono al suo
orecchio distorte, echeggiando in un sinistro sibilo acuto che indusse Timcampi
a tuffarsi dentro al cappuccio della divisa. Allen deglutì, i suoi occhi
esaminarono le due file di armature che occupavano il sottile ponticello in
pietra sospeso su di un vuoto oscuro (Lavi aveva giurato di aver visto un
bagliore muoversi laggiù): ognuna di esse reggeva all'altezza dell'elmo una
diversa arma -Allen riconobbe una spada e qualche mazza con strane protuberanze
dall'aria nociva- e dalla posizione delle braccia sembrava che fossero pronti a
colpire chiunque avesse osato avventurarsi in quella sottile striscia di pietra
rimasta calpestabile.
Avrebbe potuto colpirle con l'Innocence e farle cadere di
sotto, Allen, tuttavia se in quel baratro buio Lavi aveva veramente visto una
luce, avrebbe rischiato di fare del male a qualcuno. Dunque gli sarebbe bastato
correre seguendo le striscie di luce filtrate dagli oculi che campeggiavano ai
bordi dell'immenso soffitto: l'ampiezza di quella stanza, racchiusa da pareti
che sembravano infinite a causa del buio che le oscuravano, contribuì non poco a
mettere in soggezione Allen. Si fece coraggio ed oltrepassò la prima coppia di
armature.
E forse era stata solo la situazione, unita all'ambiente
poco rassicurante, ad averlo reso particolarmente sensibile a suoni che
normalmente avrebbe trascurato, tuttavia fu sicuro di aver sentito un cigolio
provenire dalle sue spalle. La sua mente traditrice gli mostrò un movimento di
elmi puntati verso di lui che una strizzata d'occhi dopo sparì e tutto ritornò
normale. Silenzioso come la quiete prima della tempesta. Allen deglutì di nuovo,
ma questa volta non aveva più abbastanza saliva con cui bagnarsi la
gola.
- Bè... meglio questo che andare a sinistra. - si
disse con un'ondata di positivismo forzato.
Nel silenzio dei corridoi Kanda sentiva soltanto il rumore
dei propri passi. Rapidi e leggeri. La suola degli stivali creava a contatto con
la pietra un suono ritenuto dai più piacevole (come se a lui potesse importare
dello stupido suono provocato da un paio di calzari), tuttavia lui cercava, non
appena fosse possibile, di camminare sopra i tappeti che ovattavano i rumori da
lui provocati, consentendogli così di percepire con più attenzione segnali di
eventuali presenze: non gli era permesso di farsi cogliere impreparato e, se
aveva ben imparato dalle sue numerose esperienze passate, molto probabilmente
gli Akuma lì presenti si erano già accorti dalla loro presenza dal momento in
cui Lavi aveva tolto di mezzo quelle fastidiose bolle.
Lanciò uno sguardo al golem che finalmente poteva seguirlo
senza il pericolo di essere spazzato via: anche se gli Akuma fossero andati
all'esterno, il Finder era rimasto di guardia e benchè da solo, il loro nemico
non era noto per la sua silenziosità. Per questo Kanda camminava con la mano
stretta al fodero di Mugen, pronto a sfoderare la sua arma per qualunque
evenienza. Non inquieto, ma prudente e all'erta. Scrutava ad ogni passo lo
spazio davanti a sè e con l'udito riconosceva l'eco del suo camminare, in modo
da poter avvertire subito qualunque rumore estraneo.
Poi si fermò, immobile sul tappeto tinto di un rosso cupo:
le pareti assieme alla stoffa sembravano essere stati corrosi da un qualcosa che
non si trovava più lì, da lisce qual'erano, le pietre costituenti lo scheletro
del castello avevano preso la forma di grottesche e ruvide concavità che di
sicuro avevano in qualche modo minato la stabilità del disegno originale. Di
alcuni stendardi sopravvissuti rimaneva soltanto il bastone incastrato nei muri.
Il gesto con cui Kanda sfoderò Mugen impedì che la lama procurasse alcun rumore
nello sfiorare il fodero o nel fendere l'aria seguendo il movimento circolare
del braccio.
Un passo. Due passi. Tre passi. Un braccio che lentamente
divenne parte di un intero corpo riversato a terra davanti ai suoi occhi: un
Finder. Immobile sul pavimento, di lui rimanevano soltanto le vesti in cui erano
racchiusi pezzi di carne uccisi dal virus degli Akuma.
Nel rapporto di Komui era assicurata la presenza di cinque
Finder. Uno era rimasto ad attenderli sulla costa, il secondo invece sorvegliava
l'esterno del castello, un terzo era morto e di sicuro lo erano anche gli altri
due. Due su cinque, oltre le più rosee previsioni.
Il golem, dopo aver oltrepassato il Finder senza degnarlo di
ulteriore attenzione, incominciò a ronzare e Kanda si aspettò di sentire una
voce parlare, invece ciò che sentì fu il crepitio assordante di una fiammata,
distorto dalla ricezione radio disturbata dalle interferenze dovute alla loro
posizione geografica isolata.
- ...ehi, cosa succede? -
La trasmissione continuò a fargli ascoltare il rumore del
fuoco scoppiettante, Kanda ipotizzò che da qualche parte Lavi stava lottando e
che dunque fosse troppo impegnato per parlare al golem. Un'altra vampata e Kanda
fu sicuro di essere riuscito anche coglierne il rumore reale.
- Sono qui vicino. -
D'improvviso saltò all'indietro, un istante prima che un
sospetto pop si aggiungesse ai vari suoni; era stato il suo istinto a far
muovere l'impulso che spinse i suoi muscoli a contrarsi in modo da farlo
allontanare dal pericolo. Si era accorto appena in tempo della presenza di una
bolla i cui residui esplosi non riuscirono a raggiungerlo, ma evaporarono
rapidamente in un sinistro sfrigolio. Kanda si accorse che i danni arrecati con
quel colpo erano stati minimi e che le pietre già corrose non avevano subito un
ulteriore degrado.
" Dunque conta il numero e non la potenza.
"
Un ghigno malato si aprì sul suo volto e spalancò gli occhi
mentre avvertì la familiare sensazione della sincronizzazione scuotergli il
corpo. Si voltò ed incrociò con lo sguardo una sottile e lucida superficie
increspata da un trasparente ribollire.
- Hah, tentate di meglio. -
Sapeva che non poteva consumare in modo scellerato la
propria riserva vitale, specialmente scontrandosi con una bolla bitorzoluta sul
punto di rompersi, era però consapevole delle proprie capacità e sapeva che
sarebbe stato in grado di fenderla con un solo gesto, di farla esplodere in modo
che i suoi lerci residui non lo avrebbero colpito.
Ma qualcosa gli impedì anche solo di sollevare
Mugen.
- Kanda! -
La minaccia era meno grave di quel che sarebbe potuta
sembrare. Dato che i Finder avevano soltanto i Talisman come protezione -che
spesso e volentieri risultavano inutili di fronte alle offensive nemiche- la
loro versione dei fatti tendeva ad essere sempre più ostica rispetto a quella di
qualunque Esorcista. Ad aver creato quello sciame di bolle inseguitrici era
stato un Livello 2 alquanto chiacchierone somigliante ad un ammasso di bubboni
simili a schiuma solida (Lavi aveva sentito chiaramente l'impatto dell'Akuma sul
suo martello) sotto al quale era possibile intravedere l'imitazione di uno
scheletro umano. Grazie a lui Lavi era venuto a conoscenza del fatto che in quel
castello oltre a lui vi erano tre Livello 1 e un - Tanto troveremo prima noi
l'Innocence! - gridato al culmine di uno scontro faccia a faccia conclusosi più
o meno alla pari (l'Akuma aveva barcollato a causa dell'impatto) lo aveva
rasserenato, facendogli comprendere che non erano giunti in ritardo. Purtroppo
quell'Akuma era tanto chiacchierone quanto abile nella fuga e, usando come capro
espiatorio le bolle che creò tramite un taglio all'altezza dello stomaco, scappò
via nel momento in cui Lavi evocò il sigillo di fuoco per difendersi.
- Waaaah! Me ne sono scappate alcune accidenti! -
Non si sarebbe mai aspettato che quelle bolle fossero in
grado di muoversi a loro piacimento -insomma, prima galleggiavano lì senza far
nulla!- dunque la sua reazione che scatenò l'inseguimento fu abbastanza lenta e
perse di vista l'ultima bolla mentre girava un angolo a destra. Per nulla perso
d'animo evocò il cerchio dei sigilli ed ancora una volta si affidò al suo
serpente di fuoco.
Il corridoio venne invaso da una lingua di fuoco e fu con
spavalderia che Lavi andò ad accertarsi del proprio operato, spavalderia
esternata tramite un ghigno che scomparve non appena il ragazzo si accorse che
il pavimento sul quale stava camminando non era completamente liscio, ma
presentava numerose cavità poco profonde, come se fosse stato
corroso.
- Mammoletta. -
L'inconfondibile intercalare di Yu gli fece ritornare il
sorriso e saltellò allegro, dimenticandosi subito della sospetta conformazione
della pietra.
- Mi chiamo Allen. -
Lavi sbattè le palpebre e smise bruscamente di muoversi:
quando atterrò sul piede destro il contraccolpo dovuto al suo peso gli diede una
fitta di dolore alle tempie e le sue braccia dondolarono appena lungo i fianchi.
Senza accorgersene aveva socchiuso la bocca e molto probabilmente aveva cercato
di dire qualcosa, perchè sentì la sua gola pizzicare, ma fu una lontana
sensazione trascurabile.
Non sapeva com'era successo e in tutta sincerità gli
importava ben poco, era troppo impegnato a registrare quell'immagine, godendo
del fatto che la sua mente non avrebbe mai dimenticato nessun particolare. I
vestiti di Allen erano diventati brandelli che ancora si stavano deteriorando
sopra la sua pelle e Lavi potè finalmente vedere e non più soltanto immaginere
le sue cosce mentre si toglieva di dosso a Kanda. Li aveva colti entrambi in
quel preciso momento, Allen che ancora non si era reso pienamente conto della
situazione e che stava disattivando l'evocazione dell'Innocence in modo da
facilitarsi coi movimenti, e Yu che... bè, nella testa di Lavi, Yu stava
decisamente guardando e toccando troppo per un semplice movimento che lo aiutò a
liberarsi di quel fastidioso peso.
Fu Kanda ad accorgersi per primo della presenza e
dell'espressione ebete di Lavi, impegnato a contemplare la scena per rendersi
conto che i suoi muscoli facciali stavano agendo quasi per conto proprio; poi
Allen lo notò e subito dopo, avvertendo fin troppo freddo, realizzò di essere
quasi totalmente nudo.
Lavi si ritenne fortunato nell'aver scorto l'intimità di
Allen -prima che questi si rannicchiasse d'istinto-, mal trattenuta da ciò che
restava dei suoi pantaloni, tanto che per un istante gli parve di provare una
piacevole sensazione di galleggiamento. Tuttavia fu bruscamente riportato alla
realtà dalla calda morsa che gli rese difficile sopportare la costrizione dei
pantaloni.
E Kanda, con un leggero ritardo rispetto a quanto avrebbe
fatto di solito, prese in mano la situazione.
- Dai alla mammoletta la tua giacca. -
Lavi lo guardò con aria vagamente smarrita prima di
concedersi ad un sorriso forzato.
- Prestagli la tua Yu. -
L'intesa tra i due arrivò fin troppo tardi e Kanda, quando
comprese il motivo che aveva spinto Lavi a formulare quella frase dal contenuto
assurdo, diede le spalle ad Allen dopo avergli lanciato bruscamente la
giacca.
- Tch. -
- Signor Lavi. -
Lavi, pur avendo sentito la voce del Finder, non alzò la
testa da un vecchio e consunto libro di leggende scozzesi; lo aveva trovato
sotto al letto della casupola che l'Ordine aveva affittato loro per quella
notte, in modo che potessero riposarsi prima di ritornare. Tuttavia, per far
capire all'uomo che era in ascolto, fece un bizzarro movimento con la testa
mentre voltava la pagina.
- Ho avvisato il Supervisore dell'esito della missione. Mi
ha raccomandato di riportare lo stendardo al castello. Inoltre il mio collega
rimasto sulla costa è stato richiamato alla home, dato che la sua presenza lì
era inutile. Domani mattina ci riporterà indietro un peschereccio. -
Un altro cenno. Il Finder esitò, spostando il peso da un
piede all'altro.
- Allora io vado. Al mio ritorno redigerò il rapporto.
-
Il sonoro clunk della spessa porta in legno spostò
nuovamente tutta l'attenzione di Lavi sulle storie di quel libro; non ne era
sicuro, ma sembrava che quel Finder avesse parlato così tanto per esorcizzare il
rimorso di dover scrivere, e dunque rendere totalmente reale, che lui tra i suoi
compagni era l'unico rimasto.
Aveva ripreso a piovere non appena Kanda, con un solo letale
fendente, era riuscito ad eliminare il Livello 2. Se n'erano accorti quando per
i corridoi, mentre erano alla ricerca dell'Innocence, incominciò a risuonare un
soffice ticchettio e subito attribuirono quel fenomeno alla scomparsa degli
Akuma, per lo meno fino a che il Finder rimasto all'esterno non li
contattò.
Lo trovarono nei pressi del portone d'ingresso e reggeva
nella mano destra un pezzo di stoffa logoro, nella mano sinistra un frammento di
Innocence: erano entrambi caduti dal cielo e la pioggia aveva ripreso a
scrosciare con forza. Allen poi, più rivolto al Finder stesso che a Lavi e
Kanda, aveva detto che non era strano, che con l'acqua le bolle sarebbero
scoppiate e la Dark Matter contenuta in esse avrebbe potuto rovinare
irrimediabilmente il castello oltre che il paesaggio, dunque era stata
l'Innocence a voler proteggere quel luogo.
Lavi aveva trovato una leggenda curiosa su quel libro: la
Fairy Flag, come l'avevano chiamata gli abitanti del piccolo villaggio quando
era stata mostrata loro, era stata investita del potere di proteggere il clan
MacLeod (i signori del castello Dunvegan) per tre volte. Due volte, prima della
loro missione, era già successo. Ed infine anche la terza.
Ma Lavi, fissando le immagini dal gusto cavalleresco
disegnate con cura, non pensava minimamente alla leggenda della fata che aveva
fatto quel dono al clan. La sua mente era ferma sul sedere di Allen e sull'idea
che la divisa cucita da Johnny non gli facesse giustizia: invece la giacca di Yu
era più stretta sui fianchi, dunque Lavi invece di memorizzare passivamente il
percorso, aveva ammirato attivamente il fondoschiena attraente che ancheggiava
(nella sua testa, perchè Allen non ancheggiava, camminava normalmente) davanti
ai suoi occhi.
Passò l'altra dietro al collo e sospirò - Accidenti. -
faceva davvero caldo in quella casa, ma molto probabilmente il caldo era dovuto
al pensiero del sedere di Allen, oltre che a tutto il resto del suo corpo che
era riuscito a gustare con gli occhi quel giorno.
Avrebbe dovuto dirgli tutto dopo la missione, tuttavia
teoricamente sarebbero stati in missione fino a che non avessero rimesso piede
alla home (anche perchè Allen sembrava essere stato scombussolato dalla serie di
eventi che lo avevano visto come favorita e forse unica vittima del destino),
dunque, a conti fatti, tutto quel vortice di pensieri era un modo per rimandare
ancora la cosa. E concluse che forse era meglio aspettare un po', soltanto un
altro po', quando non ce l'avrebbe fatta più per davvero.
Richiuse il libro, si era stancato di leggere. Sorrise
impertinente.
- Vediamo cosa sta facendo Yu. -
In qualche modo, e per qualche assurdo motivo, Allen si
stava crogiolando nella certezza che Lavi si fosse stizzito per la scena a cui
aveva dovuto assistere nel castello e che Kanda, di riflesso, fosse riuscito ad
approfondire l'odio che nutriva nei suoi confronti. Nonostante un pesante mal di
testa gli stesse martellando le tempie, Allen era riuscito ad organizzare un
complesso cerchio di causa-effetto argomentato da valide prove.
Quando Kanda aveva, ovviamente, mostrato la sua riluttanza
nel volergli far indossare la propria divisa, la reazione di Lavi aveva fatto
sprofondare Allen in un limbo di vergogna stimolata dal senso di colpa nell'aver
scoperto la relazione tra i due. Ed era colpa proprio di quel particolare se
Allen non era riuscito a vivere quella situazione normalmente, cogliendo invece
i segnali impliciti di gelosia nei gesti dei due.
Lavi si era rifiutato apertamente di aiutarlo (da lui non se
lo sarebbe mai aspettato) e lui -Allen- aveva ripiegato sulla divisa che Kanda
gli aveva gettato addosso con un gesto di puro disprezzo. Non sapeva
praticamente per nulla come funzionassero le cose tra gli -deglutì- innamorati,
ma dai segnali era possibile che i due non avessero gradito molto la sua
decisione di fare da scudo a Kanda contro la Dark Matter.
Bè, per lo meno era stato fortunato a cavarsela con una
divisa in meno, senza che anche la sua pelle venisse corrosa (benchè il liquido
viscoso creò su di lui una trama a stelle immediatamente purificata dalla
propria Innocence).
Girò la testa e il suo sguardo si posò sulla divisa di
Kanda, abbandonata su uno sgabello in legno che si reggeva su tre gambe
sbilenche. Con un notevole sforzo, che gli costò una fitta alla testa, Allen si
mise in ginocchiò sul letto, quindi infilò gli stivali (salvati dal fatto che
quella volta li aveva indossati sotto ai pantaloni) per prendere
l'indumento.
La sua stanza era isolata, messa al fondo del corridoio. Era
stato il primo a scegliere, mostrando abbastanza prepotenza, onde evitare che
eventuali rumori molesti notturni lo avessero raggiunto; si era sentito un
prevenuto e un pervertito nel pensarlo, ma l'esperienza con il maestro gli aveva
insegnato che i cuscini in certi casi non erano mai abbastanza e che era meglio
non fidarsi della garanzia di silenziosità altrui. Poi il Finder avrebbe dormito
al piano inferiore, in una stanzetta opposta al punto dove si trovavano le
altre, dunque era logica la conseguenza della sua intuizione poco pulita. Lavi e
Kanda avrebbero quasi sicuramente -deglutì di nuovo prima di bussare- fatto
sesso, dunque sarebbe stato meglio dare indietro la divisa il prima
possibile.
La risposta di Kanda fu un brusco - Cosa c'è? - e Allen
provò una sensazione di mancamento allo stomaco: possibile che avesse capito di
già che era lui? Aprì la porta e fece un passo in avanti scrutando la stanza con
una rapida occhiata; posò lo sguardo su una sedia pericolosamente vicina al
letto dove Kanda era seduto. Un secondo dopo, osservando il vetro bagnato di
pioggia, si chiese perchè in quella casupola, riscaldata soltanto da un
minuscolo caminetto che oltretutto si trovava al piano inferiore, facesse così
caldo dappertutto.
- Ti ho riportato la divisa. - provò a sorridere, ma fu
quasi certo di aver fatto una smorfia - Grazie. -
Silenzio. Il pavimento scricchiolò quando Allen compì il
movimento per girarsi.
- Mammoletta. Cos'avevi in testa quando ti sei buttato su di
me? - Kanda parlò con tono freddo - Il tuo compito è sconfiggere gli Akuma, non
andare in giro a salvare le persone. -
Allen si fermò - Mi pare di avertelo già detto durante la
nostra prima missione. E poi tu stavi per... -
- Io so badare a me stesso. -
- ...va bene. -
Nonostante la discussione avesse preso la monotona piega che
mostrava pienamente le divergenze di vedute tra lui e Kanda, Allen si sentì
decisamente più sollevato nell'accorgersi che tutto sembrava essere ritornato
nella direzione normale. Per lo meno gli rivolgeva ancora la parola.
- Tch, sei una mammoletta brava solo a parole. -
Un tic fece tremare la palpebra destra di Allen - Cosa vuoi
dire? -
Kanda stava sorridendo. Ironico e pungente, lo stava
guardando con una strana espressione, quasi fosse sul punto di sputare una
cattiveria che lo avrebbe gonfiato di soddisfazione. Una cosa poco da Kanda, che
emanava sentenze su chiunque senza che la sua espressione facciale praticamente
unica ne risentisse.
Ad Allen ritornò in mente proprio in quel momento che aveva
sentito un profumo dolciastro nell'istante in cui la prima bolla aveva dato il
via ad uno scoppio a catena, perchè la stessa fragranza gli riempì le narici,
facendo fremere il suo stomaco indolenzito per la nausea. Non si era accorto
subito che Kanda si era alzato in piedi - Mugen era proprio lì, a due passi ed
Allen pigramente si chiese, con un pizzico di ironia, se non fosse il caso di
evocare l'Innocence. Poi smise di rimuginare inutilmente quando il dolore alle
tempie venne sostituito dalla sensazione di avere un'inutile e vuota testa
attaccata sul collo.
Si era stancato all'improvviso, le sue gambe e le sue
braccia sembravano aver preso la consistenza di gelatina, perchè non reagì in
alcun modo quando notò che il viso di Kanda era abbastanza vicino da
consentirgli di notare una lieve sfumatura rossastra sul viso
pallido.
Faceva davvero caldo.
Non si ribellò nemmeno alle mani che lo fecero cadere sul
materasso. Qualcosa cigolò ed Allen, invece di preoccuparsi del fatto che il
corpo di Kanda torreggiasse sopra al suo, trovò interessante pensare che forse
quel letto non avrebbe retto i loro pesi.
Tutta quella situazione ai suoi occhi appariva surreale ed
Allen era abbastanza certo che ad un certo punto si sarebbe svegliato ed il suo
corpo avrebbe smesso di dargli quella sensazione di galleggiamento che lo faceva
sentire così lontano dalla realtà e così poco padrone di sè.
- Mmmh... dov'è Timcampi? -
Socchiuse gli occhi, non sarebbe stato male dormire in quel
momento, ma Kanda era ancora più vicino. Un brillio dorato lo indusse a girarsi
su di un fianco, un normale gesto reso scoordinato e difficile da quell'odore
che impregnava l'aria, un gesto che non compì, perchè Kanda lo
bloccò.
Allen aveva l'aria trasognata, gli occhi lucidi e la bocca
dischiusa, come se improvvisamente nel suo corpo avesse incominciato a circolare
una qualche droga che gli impediva di ragionare lucidamente. Kanda si fermò sul
fatto che quella stessa espressione, lo stava irritando da morire, perchè non
riusciva a fermare le mani, non cercava nemmeno di impedirsi di tastargli i
fianchi e il ventre piatto, di alzargli la camicia e di passare i polpastrelli
attorno all'ombelico.
Allen ansimò, Kanda digrignò i denti sentendo una fastidiosa
scossa di calore scuotere le sue gambe. Non era stato solo il suono della sua
voce, ma anche la reazione del suo corpo: le dita avevano esercitato una dolce
presa sulle coperte, la schiena si era contratta sotto il brivido che lo fece
contorcere. Gli toccò i capezzoli e volle leccargli le labbra, voleva chiudergli
la bocca ed impedire alla sua insopportabile voce di avere la meglio sul proprio
corpo.
Kanda si chinò in avanti e una gamba leggermente piegata di
Allen gli sfiorò il bassoventre. Ringhiò e detestò la mammoletta ancora di più
nel realizzare che la sua personale battaglia contro di lui l'aveva persa nel
momento in cui aveva deciso che doveva toccarlo in ogni modo e con tutto il
corpo.
Al soffuso suono della pioggia si mischiarono i respiri
soffocati e gli schiocchi di labbra umide; Kanda si staccava da lui ad ogni
dannatissimo bottone di quella dannatissima camicia che riusciva a togliere
dalla rispettiva asola, per guardarlo respirare e martoriarsi con le fitte di
calore che si dipartivano dalla sua erezione. Stava respirando anche lui più
rumorosamente del solito, ma tutti i suoi sensi erano concentrati a vedere,
toccare, sentire, annusare -dolce, schifosamente dolce!- e gustare Allen. Non se
ne accorse. Non c'era niente oltre ad Allen e al desiderio di sentirsi padrone
sulle sue sensazioni, in modo da bilanciare la propria dipendenza dalla
mammoletta che meschina si era insinuata nel suo corpo fino ad avere bisogno di
uno sfogo fisico per soddisfarsi.
Lavi.
- Yu...? Allen...? -
About The Doppler Effect
Siamo in direttura d'arrivo. Ancora un capitolo ed è finita
(risento ancora degli sforzi per il capitolo 4). La fine di questo capitolo...
mmmh... non so, non mi convince granchè, ma l'ho ideata fin dall'inizio della
fan fiction questa svolta, dunque accettatela così come viene. Lo spiegherò nel
prossimo capitolo, però voglio vedere quanti capiscono qual'è stato il Deus Ex
Machina della situazione (approssimativamente, perchè in realtà la storia è più
"complessa"). A parte questo, la storia non mi pare abbia molto senso (e nemmeno
il titolo XD), ma per lo meno mi sono divertita ad immaginarla (un po' meno a
scriverla).
Vi lascio imponendovi di passare da questa pagina Facebook
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