«It's a terrible love and i'm
walking with spiders.»
You're just a sad song with
nothing to say
Non c'era stato poi molto fra
quei due, qualche contatto accennato, qualche fremito, qualche
strusciamento, tanti baci, ma era finita lì. Si era guardati
negli occhi leggendovi dentro insicurezza
mista a quella sana dose di voglia
che non guastava mai, neanche nei momenti meno opportuni come quelli.
Con i loro migliori amici nella stanza affianco ed un telefonino che
non la smetteva di suonare quella
canzone perfetta,
ma che dopo un po stancava.
Come quelle canzoni delle quali ti innamori, quelle canzoni nelle quali
leggi un pezzo di te che le ascolti fino a farti sanguinare le
orecchie, quelle canzoni che non
smetteresti mai di ascoltare perché, cazzo,
quelle canzoni fanno parte di te e della tua vita. Quelle canzoni che
passano i mesi e rimangono il tuo chiodo fisso, rimangono le prime che
ascolti appena alzato e le ultime che ascolti prima di andare a
dormire. E poi?
Poi diventano accordi privi d'armonia, diventano un mucchio di parole
messe a caso, diventano canzoni da cancellare dalla libreria di
I-tunes. Perché?
Perché a consumarle le cose ci si stufa. Vanno prese con il contagocce
le cose belle che ci capitano, sennò si rischia di sfruttarle fino a
renderle cenere. Un po come lui e Brian,
l'altro aveva ascoltato così tante volte il suo respiro affannoso,
la sua voce che bramosa
urlava il suo nome, aveva assaporato così tante volte le sue
labbra ed il suo sapore, aveva sentito troppe volte le sue unghie conficcarsi nella
sua schiena quando, inarcando la schiena veniva dentro di lui, che avevano perso valore.
Le aveva avute in fretta,
le aveva avute tutte
e le avrebbe avute ancora a lungo se non ci fosse stata quella foto,
così aveva semplicemente cancellato Zack dalla sua persona
Libreria multimediale rimpiazzandolo con Patrick. Che poi
che aveva quello che lui
non aveva?
Ah, si! Il
fascino del mistero, il fascino dell'ignoto, il fascino dell'assaporare
e sentire nuovi accordi.
Si
ricordava di quella canzone uscita qualche anno prima, quella canzone
che apparteneva ad una band che non
era proprio una delle sue preferite, ma l'aveva amata ed
ascoltata fino allo sfinimento.
« You're just a sad song with nothing
to say.»
Asseriva il
cantante, rivolto a chissà quale ex. Ora era lui ad
asserirlo, con la leggera differenza che se lo stava dedicando.
Ed era
forse per questa serie di vaneggiamenti
inconcludenti che non aveva approfondito.
Ed era forse per non diventare, nuovamente, una canzone triste e
monotona che non
si era concesso, lasciando il più alto a bocca 'asciutta,
lasciando il più alto con quell'erezione che gli premeva
sulla schiena, lasciando l'altro, infine, nel più completo torpore.
Si era fatto ancora
più vicino, cercando di annullare quella poca distanza che
c'era fra i loro corpi, solo per sentire quel cuore battere e
chissà se quel battito martellante non avesse ridestato il
suo?
{....}
«»
Il telefono era libero, lo era
da parecchi minuti.
Era comprensibile che l'altro non rispondesse, era troppo presto
e quello che aveva appena scoperto era decisamente un qualcosa che
doveva essere detto a voce, non attraverso l'auricolare di uno stupido
telefonino. Ed era, forse, per questo che si trovava in quell'aeroporto
cercando di trovare un biglietto per la Spagna, un biglietto che
rientrasse nel suo budget piuttosto esiguo.
Camminava
per l'aeroporto, o meglio correva, da uno sportello all'altro.
Conosceva bene quel posto,
conosceva bene la burocrazia e, soprattutto, conosceva l'unico modo per
trovare un dannato biglietto nel minor tempo possibile.
Erano
passati anni dalla loro ultima
telefonata, dall'ultima volta che aveva composto quel
numero, eppure se lo ricordava ancora, le sue dita spingevano i tasti,
creando una coreografia perfetta, come se non avessero fatto altro in
quegli anni.
La voce non
era cambiata molto, forse lasciava trapelare a sbalzi il fatto
che il tempo fosse passato
anche per lui, che non era esente al trascorrere inesorabile degli
anni, ma, in linea di massima, era rimasta simile.
« Brian? »
quella sembrava essere una domanda. Una domanda-affermazione
pronunciata con una perfetta
intonazione stupita.
« Si, sono io.
» avrebbe evitato, seriamente, di usare quel tono laconico se
non fosse scritto geneticamente nel suo DNA. In fin dei conti lo aveva
chiamato per chiedergli un favore ed erano anni che non si faceva vivo,
doveva usare un tono più cordiale, ma non
ci era riuscito. Non era bravo
in quelle cose.
« Oh... come... che? »
Aveva
sbuffato, non era il tempo di fare domande.
« Mi serve un
biglietto. »
« Ah. »
sembrava rassegnato, il suo tono sembrava rassegnato. « Quanto ti serve?
»
« Non si tratta di
soldi, quelli li ho! Si tratta di trovare un volo che non sia pieno.
è urgente, non ho il tempo di aspettare, davvero. Aiutami.
»
Non era il
tipo che si metteva a frignare,
sbraitare e
soprattutto pregare.
Ma era urgente, forse anche troppo tardi.
« è per
la tua ragazza? »
aveva chiesto quello dall'altro capo del telefono.
Ed era come
riaprire vecchie ferite, riaprire tagli emotivi agiti e mai elaborati. Aprire
voragini nelle quali veniva risucchiato. Aveva riattaccato all'istante,
ignorando che forse era l'ultima occasione utile per parlare e chiarire con quello
che, fino a qualche giorno prima, era stato il suo ragazzo. Ma neanche
per lui si sarebbe
abbassato a tanto.
Si era
diretto verso l'ennesimo sportello dell'aeroporto, sperando in un
miracolo.
Ed eccomi qui. La brevità assoluta, ma compatitemi, non
voglio lasciare nuovamentei ncompleta questa storia e, come ho
già ampiamente detto, sono nel periodo d'esame. Questo
è il massimo ç.ç
Non chiedetemi nulla di come sia uscito questo capitolo sto nella fase
depressiva!
Vi ringrazio, al solito, per i commenti e scappo nuovamente
ç.ç
Non odiatemi, perché io vi adoro <3
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