Ehi, Biondo.

di Mokochan
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Ehi, Biondo




«Sono incinta.»



Naruto si rovesciò addosso buona parte del ramen che stava mangiando, attirando l’attenzione di Teuchi e degli altri clienti del chiosco. «C-Cosa hai… detto?»
Un sospiro. «Sono incinta.»
«M-Ma… Ma…» L’Uzumaki indicò sconvolto la pancia della ragazza, gli occhi spalancati dallo sbigottimento. «Non è possibile! E poi mi spieghi com’è? Insomma, non hai nessun… n-nessun pancione!»
«Evidentemente è di poche settimane» intervenne Kakashi che, seduto accanto a Naruto, stava leggendo divertito Icha Icha Paradise in attesa di ricevere la sua tanto agognata porzione di ramen.
«Ehi, Biondo, almeno il tuo amico capisce qualcosa», Karin squadrò Hatake Kakashi dalla testa ai piedi, poi tornò a fissare Naruto; non era affatto contenta della sua reazione. D’altro canto il genin non era abituato a situazioni particolari come quella. «Allora?» lo incalzò poi, sistemandosi gli occhiali.
Naruto sussultò. «Allora cosa?»
«Non ti aspetterai mica che io abortisca! Scordatelo! E comunque mi servono una nuova casa, dei soldi, un dottore…»
«Calma, calma!» il ragazzo sgranò gli occhi, prese una salviettina e cercò di asciugarsi i pantaloni fradici di ramen; poi fece una smorfia, contrariato. «Chi ha mai parlato di aborto? Io voglio il bambino! Diamine, è mio figlio!»
Karin inclinò la testa di lato, pensierosa.
Nel mentre, Teuchi si mise a preparare una seconda porzione di ramen, certo che il suo cliente preferito avesse bisogno di qualcosa per placare il terrore causato da quell’improvvisa quanto piacevole notizia – o almeno così credeva.
«Oh, al diavolo! Gli spaghetti non si staccano!» si lagnò Naruto, manifestando la propria irritazione con incomprensibili quanto buffi borbottii.
Quello scemo non sarebbe mai stato come Sasuke. Karin allora abbozzò un sorriso e notò per l’ennesima volta l’aura positiva che circondava tenue l’Uzumaki.
Un’aura buona, diversa dalle altre.
Naruto gettò nel contenitore della spazzatura la salviettina ormai inservibile e gonfiò le guance come un bambino piccolo. «… ’tebayo.»
«Ehi, Biondo.»
Il Jinchuuriki sobbalzò: Karin si era chinata su di lui, le mani sui fianchi, le labbra a tre centimetri dalle sue. Deglutì, imbarazzato. «C-Che… c’è?»
«Dato che sei idiota, mi hai fatto venire voglia» decretò Karin, allungando la mano per afferrare il polso dell’Uzumaki, che divenne paonazzo.
«Ma…! Karin!»
«Zitto e muovi il tuo bel sedere, o mi passa» fu la minaccia.
E quando Kakashi alzò gli occhi dal suo libro, si ritrovò improvvisamente solo e con una porzione di ramen in più da consumare. «Ah, i giovani d’oggi…»






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