s10
Le
buone maniere
Prompt: tulipani
Ambientazione:
post-Hogwarts
Parole: 2455
29 maggio 1980
Gettandosi
a peso
morto sulla poltrona a fiori blu e bianchi del salotto, Lily si rende
conto di
aver esaurito ogni energia. Non le capita molto spesso, in
realtà; solitamente,
non è abituata a lasciarsi andare così. Scava
sempre sul fondo per cercare un
residuo di forza che la aiuti ad arrivare fino alla fine, a lottare
ancora per
guadagnarsi gli ultimi istanti della giornata. Soprattutto adesso che
la fatica
fisica del peso di un altro corpo dentro di lei inizia a farsi sentire.
Tuttavia, questa sera si sente come se fosse stata completamente
svuotata. Come
se avesse preso un centinaio di bastonate, rimanendo a terra, incapace
di
reagire. E tutto questo non perché ha appena affrontato una
battaglia con i
Mangiamorte, difeso il Ministero da un attacco o scortato in salvo
qualche
persona in pericolo. No, tutto quello che Lily ha fatto oggi
è stato alzarsi,
cercare di frenare il suo desiderio di mangiare del cioccolato di
Mielandia e
litigare con James.
Quando
lui è uscito,
poco fa, per il suo turno di notte all’Ordine, non sa se ha
provato più
sollievo o più senso di vuoto. Sono ormai quasi due anni che
vivono insieme e
non averlo accanto riesce sempre a stordirla. Non ricorda
più dov’è, cosa deve
fare, perché James non è qui a rispondere ai suoi
dubbi, a darle una mano o
semplicemente a scostarle una ciocca di capelli dal viso per poi
baciarla e
sorriderle.
Purtroppo,
le cose
non vanno sempre come Lily vorrebbe e adesso non può
schioccare le dita o fare
un incantesimo e riaverlo a fianco solo perché una parte di
lei lo desidera.
L’altra parte, quella più arrabbiata, delusa e
ferita, è felice per aver visto
finalmente il termine di quella litigata. Anche se non si è
conclusa fra parole
di riconciliazione, ma soltanto perché per lui era venuta
l’ora di andarsene.
Che
lei ricordi, in
effetti, non hanno mai fatto pace immediatamente dopo una discussione.
È troppo
complicato, quasi impossibile far sì che, dopo aver usato
toni accesi e parole
forti, due caratteri come i loro giungano ad ammettere, da una parte o
dall’altra, di non avere completamente ragione. Sarebbe un
colpo troppo basso
per il loro orgoglio, nonché una figuraccia compiuta di
fronte all’altro. In
genere, il tempo necessario per giungere alla riconciliazione non
è immediato.
Servono ore, a volte giorni. Forse un’esagerazione agli occhi
di molti –
sicuramente di coloro a cui tocca consolare, di volta in volta, le
rispettive
parti – ma questa volta, Lily ne è sicura,
sarà James a dover tornare
strisciando e implorando il suo perdono.
Quasi
sorride di sé,
sentendosi animare ancora da quella rabbia adolescenziale. Teoricamente
dovrebbe comportarsi da donna sposata e quasi madre e scendere a
compromessi,
avere pazienza, sopportare ed evitare di mettere in discussione ogni
dettaglio
fuori posto. Tuttavia, nella maggior parte dei casi non ne è
capace; neppure
stavolta lo è.
Lily
si guarda
intorno, con un sospiro profondo. Le foto incorniciate presenti sulla
credenza
del salotto ritraggono quasi tutte lei e James, durante
l’ultimo anno a
Hogwarts. In alcune compaiono anche Sirius, Remus e Peter. Il periodo,
tuttavia, è sempre lo stesso: non c’è
traccia di quello che c’è stato prima,
degli anni di battibecchi, sferzate sarcastiche, frecciatine,
giochetti,
ricatti, battaglie e dispetti cominciati fin dai primi mesi di scuola.
Non
erano mai stati amici, non si erano mai scambiati un gesto gentile fino
al
giorno in cui lei non gli offrì una Cioccorana per sancire
una tregua, al sesto
anno. Poi erano stati travolti da una specie di vortice, erano finiti
ad uscire
insieme e per mesi avevano continuato a domandarsi in silenzio, senza
confessarlo all’altro, come fosse stato possibile. Allo
stesso modo era andata
con il bambino. Si era ritrovata incinta inaspettatamente, contro ogni
previsione, quando nessuno di loro due aveva ancora fantasticato sulla
possibilità di essere genitore.
Il
motivo per cui
poco fa hanno litigato era esattamente questo. James rientrava stanco
ogni
giorno, perché insisteva per farla rimanere a casa
anziché occuparsi
dell’Ordine. Lily si ritrovava immersa nella solitudine e
nella frustrazione,
così, nonostante ormai non manchi molto alla nascita del
bambino, ha iniziato a
ribellarsi e a tornare al quartier generale dell’Ordine,
anche solo per andare
a spazzare i pavimenti. James si è arrabbiato, le ha dato
della testarda, ha
detto che così tutta la fatica che fa risulta inutile,
l’ha perfino accusata di
essere egoista perché non si preoccupa del bambino.
“Te l’avevo
detto che sarebbe andata a
finire così, quando abbiamo dovuto decidere se tenerlo. Non
mi hai mai
ascoltata, James”.
Non
ha potuto
rispondere in altro modo, perché non c’erano
parole dolci per indorare la
pillola. Mesi fa avevano dovuto fare una scelta, ma James non aveva
voluto
rifletterci più di tanto. Sempre il solito ostinato, che si
getta con un
entusiasmo da capogiro in ogni nuova avventura che gli viene
prospettata.
Quello che spaventava Lily non era diventare madre ad appena
vent’anni, bensì
la guerra, l’impegno che entrambi avevano preso con Silente e
con l’Ordine, i
pericoli a cui avrebbero potuto esporre il bambino, la
necessità di proteggerlo
prima di ogni altra cosa. Quando aveva esposto questi dubbi a suo
marito, lui
l’aveva liquidata in breve tempo. Si era detto convinto di
quella decisione,
l’aveva rassicurata affermando che non se ne sarebbero
pentiti. Tuttavia, ora,
ciò che Lily aveva paventato si stava verificando. Non le
sembrava giusto
restare chiusa in casa, non contribuire a portare avanti una causa in
cui
credeva. Essere sfuggita tre volte a Voldemort non era sufficiente per
considerare archiviata una carriera nell’Ordine.
Lily
si raggomitola
sulla poltrona, sentendosi improvvisamente invadere dalla stanchezza.
La
gravidanza l’ha resa più debole, affaticabile e
capricciosa di quanto non
credesse. Ma non sono tanto gli sforzi fisici a distruggerla, quanto
quelli
emotivi. Spesso Sirius, per prenderla in giro, le chiede come sia
possibile che
lei e James ancora non si siano scannati a vicenda nonostante ormai
vivano
insieme tutti i giorni, ma come spesso accade la sua totale mancanza di
tatto
rivela verità scomode che nessuno ci tiene a scoperchiare.
La verità è che i
litigi fra loro non sono mai cessati, neppure dopo essere passati
dall’odio
all’amore.
Sullo
schienale della
poltrona c’è una coperta leggera, ricamata a mano.
Lily la prende e se la
poggia sulle gambe con delicatezza. La sua pancia è
ingombrante, il bambino
scalcia. Ha già scelto il nome e nonostante tutto sa che lo
amerà con tutta se
stessa, ma è così difficile. Quel povero piccino
nascerà in tempi orribili.
Sentendosi
pervadere
da un assonnato torpore, Lily decide di darci un taglio con i pensieri
angoscianti.
“Evans, ho
bisogno di te. In qualità di Prefetto,
devi assolutamente andare a parlare con la McGranitt e chiederle di
togliermi
la punizione che mi ha dato per una settimana. Non riesco ad andare
agli
allenamenti di Quidditch e perciò capisci che la cosa non
è minimamente
accettabile”.
“In
qualità di Prefetto non ho alcun
potere decisionale sulle punizioni, come già Remus ti
avrà spiegato, e se si
tratta di inginocchiarsi davanti alla McGranitt puoi pensarci benissimo
da
solo”.
“Che
diamine, sapevo che avresti risposto
così… e va bene, mi toccherà sedurre
la professoressa con il mio
impareggiabile fascino”.
“Oh, ti
prego”.
“Sì,
lo so che il divario d’età è
notevole, ma è per una nobile causa…”
“Potter,
non credo che tu abbia la più pallida
idea di come si conquisti una donna”.
“Ah, e
perché no?”
“Beh,
perché la proposta più invitante che
potresti fare sarebbe offrirle un giro panoramico di Hogwarts a bordo
della tua
scopa nuova fiammante”.
“Non ci
trovo nulla di male, anzi, è un invito
originale e divertente”.
“Non tutte
le ragazze trovano così
entusiasmante l’idea un giro della morte a cento metri da
terra, fidati di me”.
“Tu
sottovaluti il quadro generale, Evans.
Il vento fra i capelli, il paesaggio visto dall’alto, il
brivido dell’atterraggio…”
“Sto
già tremando al pensiero”.
“Che cosa
c’è di sbagliato?!”
“Beh,
tanto per cominciare il fatto che tu
trascineresti la povera malcapitata sulla tua scopa senza sprecarti
nell’uso
delle buone maniere”.
“Non
è un’opportunità che si può
perdere
così a cuor leggero”.
“Ecco,
appunto. Peggio di un uomo
primitivo armato di clava”.
“Sei
sempre la solita guastafeste.
Sentiamo, tu cosa consiglieresti?”
“Se
tu fossi anche solo vagamente in grado, per una volta,
di uscire dai tuoi panni e provare ad immedesimarti in una
donna,
scopriresti che buttarsi sul classico è la cosa migliore,
nel
momento
in cui non conosci i gusti della fanciulla in questione. Ad esempio, un
mazzo
di fiori andrebbe benissimo”.
“Ma Evans,
presentarsi con delle rose è così
banale…”
“E chi ha
detto che debbano per forza
essere rose? A me, ad esempio, piacciono molto di più i
tulipani”.
“Sei tutta
strana”.
“Cerca di
abituarti all’idea che esistano
persone che non la pensano come te, piuttosto”.
“Tu invece
potresti prendere in
considerazione l’idea di non avere sempre l’ultima
parola all’interno di una
discussione, che ne dici?”
“Per
lasciarla a te? Mi stai chiedendo
troppo”.
“Bene,
allora spiegami perché proprio i
tulipani”.
“Tra i
Babbani si dice che siano nati
dalle gocce di sangue di un giovane suicidatosi per amore”.
“Uh,
allora ti piacciono le relazioni
sanguinarie?”
“Con te
è tutto tempo perso, per Merlino”.
Lily
sorride, lo
sguardo perso nel vuoto mentre cerca di ricostruire visivamente il
ricordo. Potrebbe
prendere il Pensatoio, ma preferisce affidarsi alla pura e semplice
immaginazione: era il quarto anno di scuola, quindi non si era ancora
lasciata
crescere i capelli, che all’epoca portava lunghi fino alle
spalle. Mentre James
doveva aver cambiato da poco gli occhiali, sfoggiando finalmente quelli
con la
montatura in corno di drago di cui andava tanto fiero. La
discussione, se non
ricordava male, si era svolta in sala comune, di fronte ai soliti,
probabili curiosi
che contribuivano ogni anno ad alimentare i pettegolezzi su di loro.
Lily non
aveva mai amato sentirsi sussurrare alle spalle od occhieggiare
furtivamente da
gente estranea, ma non era mai riuscita a trattenersi dal polemizzare
animatamente con James in qualsiasi occasione buona per farlo.
Perciò, era
inevitabile che ogni loro nuovo diverbio finisse sulla bocca di tutti.
Alcuni,
come aveva scoperto, avevano perfino aperto un giro di scommesse sulla
probabilità che lei cedesse di fronte alle insistenze di
James.
Era
sempre stato
tutto paradossale, assurdo, fuori dalle righe con lui. Lo è
anche ora che si
sono ritrovati improvvisamente adulti. Metà del tempo la
loro convivenza
funziona meravigliosamente, mentre per il resto sembra essere un
completo
disastro. I cambiamenti sono continui, sempre in agguato: prima la
scoperta di
provare qualcosa per lui, poi il matrimonio, la casa, il bambino in
arrivo… e
quando il piccolo nascerà, ci sarà una nuova
rivoluzione. Ogni equilibrio
raggiunto dovrà essere ricostruito da capo, in modo diverso
da prima.
Sono
riusciti a
bisticciare perfino perché James sosteneva che di sicuro
assomiglierà tutto a
lui, perché quello è il marchio dei Potter. Lily
l’ha tacciato di inguaribile egocentrismo,
lui se l’è presa a morte. Come diamine faranno
quando il bambino sarà nato?
Lily vuole che cresca in mezzo all’amore, non vedendo i
genitori farsi la
guerra un giorno sì e uno no.
Mentre
si tira la
coperta più in alto, incurante del caldo, Lily si rende
conto di aver
inghiottito la rabbia in fretta. Ora vorrebbe solo che James tornasse
presto da
lei, che la rassicurasse sul fatto che andrà tutto bene. Non
ce la fa a portare
tutto quel peso da sola. Sa che non si troverebbe in questa situazione
se non
fosse stato per lui, né sarebbe mai diventata la persona che
è ora; James ha
totalmente scombussolato la sua vita da quando è riuscito a
conquistarla, e
non ha ancora smesso di farlo.
Tiene
le mani sulla
pancia come per abbracciare il bambino, mentre il sonno si insinua
sempre di
più nei suoi occhi e le fa chiudere lentamente le palpebre.
Il suo ultimo
desiderio, per quella notte, è di non avere incubi.
*
Il
mattino dopo,
quando Lily si sveglia, per poco non si prende un colossale spavento.
Apre gli occhi
e non si ritrova nel luogo in cui si è addormentata,
bensì in camera da letto,
sotto il lenzuolo di seta azzurra; l’odore del suo the
preferito le entra nelle
narici fin quasi a stordirla; sente qualcosa di sottile solleticarle la
fronte,
vi porta in fretta la mano e si rende conto, prima con il tatto che con
la
vista, ancora un po’ offuscata dal sonno, che si tratta di un
foglietto di
carta.
Si
stropiccia gli
occhi con foga per riprendere definitivamente contatto con la
realtà, dopodiché
mette a fuoco la frase scritta sul bigliettino.
Come vedi, non
è vero che non ti ascolto
mai.
Per
prima cosa, Lily
guarda sul comodino alla sua sinistra. Sopra il sottile vassoio
d’argento, la
tazza di the sta ancora fumando. A fianco, su un piattino da dessert,
stanno un
paio di muffin dall’aria calda e soffice. Lily allunga le
gambe e solo in quel
momento si rende conto che c’è qualcosa sul letto:
sposta lo sguardo prima ai
suoi piedi, poi tutt’intorno, esplorando ogni angolo della
stanza.
Sulla
coperta, a
terra e sui mobili c’è una distesa di tulipani
rossi e gialli e per poco non le
si ferma il cuore nel petto.
Ricorda
di averci
ripensato proprio ieri sera. Strane connessioni mentali che, secondo
Silente,
si stabiliscono fra persone che si amano veramente. Non è vero che non ti
ascolto mai. Per una volta non può che dargli
ragione, dato che aveva registrato attentamente
un’informazione riguardo ai
suoi gusti in fatto di fiori diversi anni addietro, quando ancora non
c’era
neppure un’ombra che preannunciasse l’inizio della
loro storia. La madre di Lily
aveva sempre amato i fiori e lo testimoniavano non solo il giardino e
la serra
che con immensa dedizione aveva tenuto in vita per vent’anni
sul retro della
loro casa, ma perfino i nomi che aveva scelto per lei e Petunia. Un
sacco di
volte, quando Lily era ancora piccola e non aveva idea di cosa fosse
Hogwarts,
le aveva raccontato le storie che si celavano dietro quei fiori che
innaffiava
ogni giorno e quella dei tulipani l’aveva colpita nella sua
ingenuità di
bambina più di tutte le altre. Secondo la mamma,
rappresentavano il vero amore.
E anche dopo essere cresciuta, la sua bambina non aveva potuto fare a
meno di
conservare la sua predilezione per quella storia così
affascinante.
Mentre
non riesce a
fare altro che rimanere immobile e sorridere, Lily pensa che forse,
dopotutto,
in quella casa ci sarà tutto l’amore sufficiente a
far crescere il loro bambino
nella maniera più giusta.
Trasportando
il suo
peso ormai abituale si alza dal letto, indossa la vestaglia e corre di
sotto a
cercare James.
Nota conclusiva: mi
sono documentata su alcuni siti per
quanto riguarda il significato dei tulipani, e questo è
quanto ho trovato: non
tutti lo sanno ma il fiore che
rappresenta il vero amore è il tulipano, il fiore perfetto
per una
dichiarazione d'amore in piena regola. La leggenda popolare racconta
che il
fiore sia nato dal sangue di un giovane suicidatosi per amore. Nulla
di più adatto per James e Lily, insomma. Avevo scelto il
prompt in base ai miei
gusti personali in fatto di fiori, ma alla fine, per mia fortuna, mi
sono ritrovata
con qualcosa di perfettamente calzante alla storia che avevo in mente.
Per
quanto riguarda i
Lily e James adulti, forse è inusuale rappresentarli alle
prese con difficoltà
e litigi, e per giunta con un bambino inaspettato in arrivo.
Personalmente sono
sempre stata dell’idea che il loro fosse un amore vero, forte
e sincero, ma che
non ci fosse nulla di idilliaco: se nei primi libri di HP tutti parlano
di loro
come se fossero degli angeli, la Rowling dimostra in seguito che in
realtà così
non era, mostrandoli da ragazzini in tutta la loro umanità,
pieni di difetti. Era
normale che tutti li santificassero un po’ in quanto morti
molto giovani e da
veri eroi, ma questo non significava automaticamente che fossero
perfetti e che
avessero vite perfette. Ho preferito, quindi, immaginarli in questo
modo, pur
credendo fermamente all’amore che provavano l’uno
per l’altra.
Bene,
siamo giunti alla fine di questa raccolta. Chiedo scusa a tutti per
aver tardato con l'aggiornamento, ma purtroppo è stato un
week end devastante e, pur sentendomi in colpa per non aver postato,
non ce l'ho proprio fatta. Quando scrivi di cose felici e poi vivi
giornate che invece di felice non hanno un bel niente, credo sia
normale sentirsi alienati, non riconoscersi più nel proprio
lavoro. Mi dispiace, perché a chi mi segue anche al di fuori
di questa raccolta non posso promettere nulla su quando ci
sarà il prossimo aggiornamento. Sono a pezzi, mi
è passata tutta la voglia, credo di dover prima rimettere
insieme me stessa e tornare a pensare solo per uno anziché
per due. Stando così le cose, non so dirvi quanto tempo ci
vorrà.
Vi
chiedo scusa, siete le migliori lettrici che si possano desiderare e se
sarete ancora qui ad aspettare i miei tempi chilometrici e a
comprendere i miei problemi personali, non potrò che
costruirvi una statua.
Da
ultimo, vi lascio il giudizio che la raccolta ha ricevuto al contest
per il quale è stata scritta. Buona settimana a tutti, nel
frattempo, e grazie per avermi seguito :)
Jane
Gallagher / Sophie Hatter, E vissero felici e contenti (dopo anni di
litigi, punizioni e rifiuti)
VALUTAZIONE
- grammatica e lessico: 8.5 / 10
- stile: 9.5 / 10
- caratterizzazione dei personaggi: 10 / 10
- originalità: 10 / 10
- gradimento personale: 10 / 10
- utilizzo dei prompt: 3 / 3
Totale: 51 / 53
Grammatica e lessico: la prima è inoppugnabile; invece, per
quanto riguarda il lessico puoi ancora migliorare. Utilizzi un
linguaggio semplice, ma neanche tanto, insomma nulla di troppo
elaborato, ma che riesce comunque a definire ciò che vuoi
esprimere. C’è comunque qualche imprecisione come
“Animagi” o “mezzora”, ma non
mi ci sono soffermata molto.
Stile: mi piace. È semplice e scorrevole, ma come ho
già detto nulla di elaborato.
I personaggi sono IC, non ho nulla da dire sul loro conto. Riesco a
percepire benissimo i caratteri frizzanti di James e Sirius, quelli
pacati di Peter e Remus, e quello pungente della giovane Lily.
Perfetti!
Originalità e gradimento personale: Sì, mi
è piaciuta molto, anche perché in molti punti non
mi aspettavo che utilizzassi i prompt in un determinato modo. Diciamo
che sei riuscita a non cadere nel cliché e questo
è da lodare. La fanfiction è divertente ed
appassiona molto. Non è pesante da leggere, anche se
è composta da capitoli veri è propri; e
determinate scene sono davvero esilaranti. In particolare, ho adorato
alla follia il modo in cui hai usato l’
“elfo”.
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