© Amor Vincit Omnia, 2011
Che non era una festa come le altre, i ragazzi lo avevano capito molti
metri metri prima di arrivare all'entrata del locale, dove la musica
assordante arrivava forte e chiara. Quelle onde sonore di post-hardrock
arrivavano alle orecchie di Hayley e le attraversavano il corpo fino a
colpirne il midollo dandole quel senso di onnipotenza a cui non era
troppo abituata.
Dopo molte fatiche, era
riuscita a convincere Josh a seguirli a quella festa, realizzando
quella che lui stesso aveva definito “un'idea da
pazzi”, e solo ora Hayley capiva che, in un certo senso, il
ragazzo aveva ragione.
Avanzarono verso il locale
guidati da Jeremy che sembrava essere molto più esperto di
loro. Si sentivano tutti un po' fuori luogo tranne lui, e infondo
così doveva essere. Loro erano un gruppetto di ragazzini
alle prime armi con strumenti e vita, e, ai loro occhi, i ragazzi
“grandi” come Jeremy rappresentavano una
realtà pressoché irraggiungibile. Cosa ci
facevano loro che non avevano a malapena l'età per bere,
tranne Zac, in una festa dove gente ubriaca stava agli angoli della
strada baciando ragazze probabilmente fatte? Se lo stavano chiedendo
tutti e tre.
In realtà Hayley un
suo scopo ce l'aveva, e se lo era prefissato qualche giorno prima,
sedendo al tavolo in cucina insieme a sua madre. Era arrivato il
momento di dare una svolta alla situazione, e con la grinta di una
sedicenne in crisi ormonale era sicura che avrebbe ottenuto
ciò che voleva. O meglio, quella sicurezza era stata parte
integrante di lei fino al pomeriggio, dopodiché se ne era
andata, insieme alla sua autostima, sostituita da una buona dose di
trucco e profumo.
Hayley poteva dire di aver
passato uno dei pomeriggi peggiori della sua vita, senza dubbio. Era
tornata a casa dopo scuola in un fremito che le percorreva tutto il
corpo e, con l'eccentricità di chi sta per toccare il cielo
con un dito, aveva gettato la borsa di scuola ad un angolo della camera
per poi scendere frettolosamente le scale verso la cucina, dove sua
madre stava ripulendo le stoviglie del pranzo.
« E' oggi!
» aveva esclamato con un sorriso a trentadue denti. Sua madre
l'aveva osservata, sorridendo, e aveva visto in lei le sembianze di una
Hayley che piano piano si creava una vita in cui lei non era
più ammessa. Sua figlia stava crescendo, e lei non era
ancora pronta al cambiamento.
E così, con il
fedele aiuto di sua sorella Jess, erano salite al piano di sopra
realizzando amaramente che i piani per la serata erano stati mandati in
fumo da una macchia di candeggina accidentalmente versata sulla maglia
della serata. Così, con un pizzico di risentimento nei
confronti di sua madre, Hayley era salita in macchina e tutte e tre
insieme – lei, sua madre e sua sorella – erano
partire alla ricerca del vestiario perfetto. Tornarono a casa con
qualche capo in più e il morale, soprattutto quello di
Hayley, completamente a terra. E lì era iniziata la
frustrazione.
Quando erano scattate le nove
della sera, Hayley aveva già digerito la cena e si era
fiondata in camera sua con tutta l'agitazione che aveva in corpo; aveva
preso i vestiti dal letto e si era vestita velocemente, poi si era
guardata allo specchio e aveva constatato che tutte le sue paure si
erano avverate. Nel timore di sentirsi fuori luogo aveva finito per
vestirsi nell'unico modo che non la facesse sentire troppo per la
situazione, ma tutti sapevano che il binomio jeans e maglietta non era
azzeccato per una festa, e il fatto che al posto delle solite sneakers
ci fossero un paio di stivali nuovi non cambiava di certo la
situazione. Quindi era arrivata sua sorella che l'aveva truccata
– ed Hayley a quel punto si era sentita un pagliaccio
– e aveva sostituito la T-shirt con una camicia un po'
più femminile. In quel momento “sentirsi fuori
luogo” era diventato un eufemismo.
Si era guardata allo specchio
più volte fin quando i suoi occhi avevano cominciato a
pungerle e la gola a stringersi per trattenere la lacrime, poi aveva
fatto un respiro profondo e, aprendo l'armadio, nell'angolo
più buio, aveva scovato una vecchia gonna in stile scozzese
che aveva abbinato con delle calze a rete fitta e una T-shirt con
scollo a V. Nonostante sua sorella, che la guardava con il volto
contratto in una smorfia di disgusto, e il fatto che sembrasse
inevitabilmente una bambina, lei si sentiva bene così.
Ovviamente non riuscì ad uscire di casa senza che sua
sorella mettesse mano sul suo stile scambiando in modo tattico la
maglietta con una canottiera scavata sulla schiena e con il collo a V,
il tutto ornato dal tocco di classe conferitole dalla cinta borchiata
che sua sorella aveva posato sui suoi fianchi. E quindi, con il morale
un po' risanato rispetto a prima, era uscita di casa, e ora si trovava
lì, a pochi passi dal locale, accompagnata da un crescendo
di agitazione mista a disagio.
Quando arrivarono all'entrata
del locale, trovarono un marasma di persone che ballavano e cantavano
al ritmo di musica scadente di un gruppo live assolutamente sconosciuto
mentre i restanti membri dei The Factory li
accoglievano.
Abbandonati i convenevoli e le
frasi di circostanza, Hayley si tolse il giacchino e
riscontrò che la sua minigonna scozzese stava sortendo
qualche effetto. Sentì gli occhi di molti su di
sé ma fu sicura di esserselo immaginato, dato che le persone
attorno a lei stavano tutte ballando e che la maggior parte di loror
erano già ubriache.
« Noi andiamo a bere
» le aveva detto Jeremy passandole davanti seguito dai due
fratelli Farro. Quei tre avevano iniziato a sopportarsi - con la
sorpresa di tutti qulli che li conoscevano - e in un certo senso anche
a diventare amici, e Hayley non poteva credere che stesse succedendo
davvero.
Si guardò intorno e
constratò di essere rimastra tragicamente sola, alzo lo
sguardo e poco più in la vide Eric che la guardava con
sguardo ammaliatore. Rise mentalmente perché Eric era
davvero bello e perché le facevano strano quegli occhi su di
sé. Decise di non pensarci e si diresse anche lei verso il
bancone dove gli altri avevano già ordinato da bere. Anzi,
l'aveva fatto Jeremy per tutti, dato che era l'unico che poteva farlo.
« Ehi, ordinami
qualcosa »
« Analcolico,
giusto? » aveva scherzato lui.
« Sì,
certo... Come no.» l'aveva apostofato Hayley ironica.
« Ecco tieni
» disse Jeremy porgendole un bicchiere conetenete un
intruglio colorato « ma vacci piano »
« Non hai idea di
con chi hai a che fare, Jerm »
Hayley cercò di
farsi spazio tra le gente che si muoveva a ritmo di musica e
rischiò lo svenimento quando le venne a mancare l'aria.
Aveva bevuto troppo, lo riconobbe da sola quando sentì la
testa pulsarle a ritmo di musica. Stava cercando Jeremy da
più di quindici minuti e Josh e Zac avevano deciso di
mandare proprio lei a cercarlo con la scusa che "era più
piccola e quindi poteva infilarsi meglio tra la gente". Josh
aveva giurato di dovergli dire qualcosa di “davvero
importante”, tanto da obbligarla in quell'impresa titanica.
Nota per Hayley: mai are retta a
Josh quando hai bavuto troppo.
Riuscì ad arrivare
sana da un capo all'altro della grande sala e, solo in quel momento,
quando uscì dal marasma di persone, si accorse di Jeremy.
Si bloccò sulla sua
posizione e le ci volle qualche secondo per inquadrare bene la
situazione. Nella sua testa, l'alcool stava prendendo il sopravvento.
Sgranò leggermente
gli occhi e allora realizzò tutto.
Sotto la fioca luce rossa dei
neon, Jeremy e Frannie si stavano baciando addossati al muro, ed Hayley
aveva immaginato quella scena miliardi di volte, nel buio della sua
camera da letto, ma mai aveva pensato che si sarebbe potuta avverare. E, nonostante tutto quello che
aveva ingurgitato, nel suo sterno – ne era certa –
qualcosa si incrinò leggermente. Sentì dolore
fisico al petto come se qualcuno stesse cercando di sfondarglielo a
calci.
Tutto quello che alla fine
rimase nella sua testa, fu Jeremy che attaccava al muro Frannie e le
loro bocche che si cercavano avidamente, con una passione che
apparteneva solo agli adulti, o agli adolescenti dell'ultimo anno, e
allora si era sentita infinitamente insignificante.
« Ehi, bellezza
»
Sentì una voce
familiare provenire da dietro di lei, si voltò e vide Eric.
Decise, senza neanche parlarne prima con se stessa.
« Andiamo a bere
» ordinò.
Lo prese per un braccio e lo
trascinò faticosamente fino al bancone.
« Ho bisogno che tu
e la tua maggiore età mi ordinino da bere, ho intenzione di
iniziare a divertirmi sul serio »
Ma intanto nella sua testa
quell'mmagine era ancora vivida e, inconsapevolmente, dentro di lei era
scattato qualcosa per cui non si torna indietro, una decisione ferrea
che avrebbe portato a conclusione più grandi di lei. Aveva
finito; Jeremy - almeno nei termini in cui l'aveva sempre posto - era
finito. O meglio, erano finiti i sentimenti che continuava,
stupidamente, a provare per lui. Voleva davvero convincersene.
« Capisco » aveva
risposto l'altro, con quegli occhi azzurri pieni di pericolo.
E sentirsi esclusa da un mondo
che infondo le apperteneva non era da lei, non glie lo avrebbe permesso.
Forse era per questo che Eric,
da così pericoloso, era diventato in un baleno anche
così attraente.
« Short o cocktail?
»
Perché alle persone
piace giocare con il fuoco quando si pensa di non aver nulla da perdere.
« Short »
Dopo pochi minuti il suo short
era pronto sul tavolo accanto a quello di Eric. Hayley fece per
portarsi il bicchierino di vetro alla bocca quando la mano di Eric le
fermò il braccio con una presa forte di chi sa cosa vuole.
« Aspetta, brindiamo
a qualcosa »
« A cosa? »
« Alla notte,
all'alcool e alla vita, per esempio »
C'era qualcosa di sbagliato in
ogni parola che usciva dalla sua bocca.
Entrambi portarono i
bicchierini alle labbra e ingollarono il contenuto in una sola sorsata.
Hayley sentì bene il pizzicore alla gola e un attimo dopo lo
stomaco bruciarle.
Anadarono avanti per molto,
fino a che Hayley non riuscì più a dire quanti
short avesse bevuto, sentiva solo la testa girarle.
« Dite al mondo di
fermarsi » esclamò noncurante di Eric che la
guardava divertito.
« Dai, ancora uno
» la incitò.
Bevve ancora, ancora e ancora.
Fino a che dovette fermarsi perché la sua gola si chiudeva
in modo automatico ogni volta che cercava di ingollare ancora qualcosa.
« Basta, andiamo a
ballare. Siamo stati seduti su questa sedia anche troppo a lungo
»
« Come desidera
» la beffeggiò, lui, rapito un po' da quella sua
determinazione improvvista.
D'altro canto, Hayley sapeva
cos'era a farla parlare: l'alcol e la delusione. Ma non si sentiva in
diritto di essere delusa, non si sentiva più in diritto di
poter essere triste, non adesso che aveva tutto ciò che
aveva sempre desiderato, Jeremy a parte, e questo conflitto
l'annientava ancora di più. Si trattava solo di riempire i
buchi rimsti vuori, rattoppare la propria vita alla meno peggio.
Allora Eric la prese per mano
e la portò proprio al centro della sala, là dove
centinaia di adolescenti sudati stavano appiccicati come sardine in una
scatola troppo stretta e si muovevano a sincrono sulle note di una
canzone che Hayley confondeva con tutti gli altri suoni provenienti
dall'esterno.
Ricordava solo gli sguardi di
Eric nella sala prove dei The Factory che
improvvisamente acquisivano un significato ben preciso, quello che non
era riuscita, o non aveva voluto carpire da sobria. Ora la situazione
le era ben chiara e quando decidi di mandare a farsi fottere il mondo,
il passo da fare per assecondare qualcuno nei suoi intenti è
advvero molto corto.
Baciare Eric era stato diverso
da tutti gli altri baci che aveva dato in vita sua, era stato qualcosa
di imprevedibile e passionale, qualcosa che le era entrato in testa
come un fastidioso motivetto di sottofondo. In qualche modo, con la
testa fluttante tra mille pensieri a cui non dava ascolto, non si
accorse neanche delle mani di Eric che scivolavano lentamente sul suo
corpo con una maestria che in una situazione diversa l'avrebbe
spaventata, mentre ora le sembrava del tutto normale.
Hayley si voltò
dandogli le spalle e continuò a ballare dando occhiate a
destra e a manca. Poco più avanti intravide i volti di Josh
e Zac che uscivano dal locale, e per una frazione di secondo fu anche
tentata di seguirli, poi ci ripensò e si voltò di
nuovo verso Eric. Lo guardò negli occhi cercandi di
racimulare quel poco di concentrazione che le era rimasta, cercando di
capire come stessero le cose, facendo il punto della situazione.
« Ehi, andiamo a
bere qualcosa. Offro io. » le disse sorridente.
Si diressero al bancone sudati
e stanchi, dopo una lunga lotta tra l'ammasso di gente. Si sedettero
su due sgabelli vicini e, dopo che Eric ebbe ordinato da bere,
la baciò di nuovo con un intensità
tale da mandarla su di giri, più di quanto non
fosse già. Sentiva la testa pesante ed era quasi sicura di
avere un'aspetto orribile.
Bevve l'ennesimo drink senza
neanche assaporarne il gusto, solo per principio, e si chiese, per la
prima volta, se fosse l'unica tra i due ad essere ubriaca, ma neanche
volendo sarebbe riuscita a capirlo.
« Io vado in bagno,
tu aspettami qua »
Si diresse verso il bagno, che
le era stato indicato prima che cominciasse a bere, cercando di stare
attenta alle persone che involontariamente le sbattevano addosso.
Era quasi arivata alla sua
mèta quando incimpò su qualcosa e
sentì una mano tirarla al volo verso l'alto, brandendola per
un braccio. Sentì la stretta ferrea che l'aveva salvata da
un capitombolo coi fiocchi premere con violenza relativa sulla sua
pelle bianca, ed ebbe quasi male. Si rimise in piedi alla meglio e
alzò lo sguardo.
« Hayley, sei sola?
» Jeremy la guardava, più che preoccupato.
« No, sono con Eric
» rispose con tono ovvio, come se tutti sapessero dove fosse
e con chi.
« Eric chi?
»
Hayley ci pensò su
e si chiese se per caso la persona che le stava parlando non fosse
Jeremy, poi allontanò la visuale e vide a tratti quello che
le sembrava esser il volto di Frannie, allora ne fu sicura.
« Eric dei The Factory, tonto
» gli
battè la mano aperta in testa, leggermente.
« E che ci fai tu
con Eric? »
All'improvviso Hayley non ebbe
più voglia di parlare, non davanti a loro due, in ogni caso,
allora si voltò nuovamente verso Jeremy con sguardo fiero e
divertito.
« Bevo! »
esclamò divertita, prima di voltarsi e raggiungere la porta
del bagno tra mille ostacoli..
Quando tornò da
Eric - dopo un tempo interminabile passato ad evitare gente che
vomitava agli angoli del bagno stando certa che nessuno la vedesse nuda
-, le sembrava di essere rinata. Non perché fosse successo
chissà cosa, ma semplicemente perché, quando
aveva incontrato Jeremy, era stata convinta di aver fatto centro al
bersaglio.
Una volta arrivata da Eric,
non poté non accasciarsi sul bancone, stremata.
« Credo di averti
fatto bere troppo » disse Eric, più per se stesso
che per Hayley, che sembrava non ascoltarlo gran che.
« No, no, tu sei un
bravo ragazzo, Eric » gli aveva risposto, con tutta sorpresa
di lui, mentre se la caricava in spalla come fosse un sacco di patate
più che una persona in carne ed ossa.
« Dove mi porti?
» gli parve di sentirla biascicare in modo incomprensibile.
Non rispose, perché tanto sarebbe stato inutle.
Si diresse verso l'altra parte
della stanza, dove c'erano i divani, e la fece sedere,
più comoda che sugli sgabelli, poi si sedette accanto a lei.
Giusto il tempo di guardare la
pista che sentì la testa di Hayley appoggiarsi alla sua
spalla, abbassò lo sgurdo e la vide con gli occhi chiusi.
« Non puoi metterti
a dormire adesso, la notte è giovane » rise di lei
o con lei, Hayley non lo capì affatto.
Lei parve ridestarsi di colpo
guardandolo fisso negli occhi con lo sguardo tra l'infuriato e il
perplesso.
Eric non disse niente, si
limitò a baciarla ancora voltandosi nella sua direzione, e
sorrise tra sé quando Hayley ricambiò il bacio.
Rimasero così per
un tempo imprecisato, tra baci e sguardi e le mani di lui sul corpo di
lei, entrambi sicuri che l'indomani solo uno di loro si sarebbe
ricordato tutto, e l'interessata non sarebbe stata Hayley.
Non era solo per vendetta che
lo stava facendo, ma più per sentirsi amata da qualcuno.
Sentire di non essere poi così orribile o antipatica o
qualsiasi cosa fosse stata a spingere Jeremy così
dannatamente lontano da lei. Ed Eric era lì e le aveva
mostrato attenzioni dal primo giorno, anche se non nel modo a cui
Hayley era abituata.
Eric era uno scoglio diverso
da superare, qualcosa di intrigante e sconosciuto, qualcosa che poteva
farla spaventare quanto bastava per non sentirsi in colpa. E le andava
bene così.
Eric era il suo capro
espiatorio, e quella sera si sentiva libera di fare ciò che
voleva.
*
Si svegliò la
mattina seguente e la prima cosa che salì al suo cervello fu
l'ultimo fotogramma di una serie infinita che le era passata
davanti agli occhi come in un sogno sbiadito.
Fu un risvegio lento, senza
dubbio. Prima gli occhi si aprirono, poi la mente si svegliò
e, in un crescendo di consapevolezza, Hayley prese atto di tutti i
postumi che si andavano aggregando nello schedario immaginario nella
sua testa.
Aveva gli occhi doloranti, i
capogiri e un senso di nausea infondo allo stomaco. E quando si
specchiò, quella mattina, constatò di essere
conciata peggio di ciò che immaginava. Aveva il volto
pallido, e le bocca screpolata le pizzicava per via del trucco ancora
addosso dalla sera prima.
Si infilò in doccia
senza pensarci, con movimenti fluidi e perfettamente in successione, in
automatico, e solo dopo aver preso realmente coscienza di se stessa,
iniziò a pensare al sabato sera trascorso.
Quanto tempo era che non si
ubriacava a quei livelli? Troppo tempo.
Quando uscì dalla
doccia si ripromise che sarebbe stata l'ultima volta, sapendo bene che
in realtà non sarebbe stato così.
Inutile mentire a se stessa,
di Eric si ricordava bene, ma fu un'altro fatto che le
affiorò in testa con una lentezza da uccidersi; fu come un
flash, e all'improvviso Jeremy baciava Frannie addosso ad un muro sotto
al led rosso, e la rabbia le cresceva dentro, ed Eric le andava
incontro con passo felpato, e tutto il resto era ciò che
aveva in memoria. Ma non riusciva davvero a mettere in ordine
priorità, desideri e fatti.
Dopo essersi avvolta
accuratamente un asciugamano color lilla attorno al corpo, si
fermò un secondo davanti allo specchio per esaminarsi
affondo e per controllare se qualcosa in lei fosse cambiato. Prese una
spazzola e inziò a torturarsi i capelli lentamente.
Aveva così tante
cose in testa e così poca voglia di mettere tutto in ordine
che si concentrò su pochi fatti, i più importanti
e vitali. Era quasi sicura che Eric l'avesse riportata a casa -
poiché a quell'ora l'effetto dell'alcool aveva
già cominciato a scemare -, ma il tragitto che l'aveva
portata direttamente davanti al portone di casa era ancora misterioso.
Ripercorrendo i suoi passi
fino in camera, poi, ricordò di non aver
svegliato nessuno e, fortunatamente, di non essersi fatta
beccare dai suoi. Una volta arrivata, tra grandi difficoltà,
in camera, aveva fatto l'immenso errore di accendere la luce. Sua
sorella aveva alzato la testa con gli occhi ancora semichiusi e aveva
imprecato a bassa voce.
« Hayley, ma hai
idea di che ore sono? »
Poi l'aveva vista farfugliare
qualcosa e aveva capito che le sue condizioni non erano delle migliori.
« Ok, ti sei
ubriacata » aveva continuato dopo essersi drizzata sui gomiti.
« Bingo! »
aveva replicato Hayley prima di buttarsi a peso morto sul suo letto.
« Non voglio saperne
niente! »
Dopodiché sua
sorella aveva spento la luce e da lì fu buio totale, nel
vero senso della parola. Ora si trovava lì, e faceva
difficoltà a porre in ordine cronologico gli avvenimenti
della serata.
Si vestì in poco
tempo e, con i capelli ancora sgocciolanti, si diresse in camera.
Osservando il letto, già perfettamente rifatto, di sua
sorella, capì che doveva essere uscita già da
parecchio.
Stendendosi sul suo letto
sfatto, invece, pensò di essere così diversa da
sua sorella. Jess era ordinata, composta, puntuale e santa, mentre
Hayleye era l'esatto opposto di tutte queste cose, mentre lei era
grezza, costantemente in ritardo e le piaceva fare piccoli furti nei
negozi di caramelle o ubriacarsi come aveva recentemente fatto, si
alzava sempre troppo tardi la mattina e lasciava sempre tutto in
disordine. Erano estremamnte diverse, ma in quella battaglia contro il
mondo si erano sempre spalleggiate in discreto silenzio, come due
amanti che non hanno il coraggio di confessarsi il loro amore. E
può essere un silenzio che uccide, a volte, quello tra
sorelle.
Jess aveva sei anni
più di Hayley, e non l'avrebbe aiutata a risolvere i suoi
problemi.
Un rumore acuto la
ridestò dai suoi pensiersi.
From: Eric to Hayley – 1:00 pm
Non so se
ti ricordi anche solo qualch epiccola cosa di ieri sera, ma non mi
importa più d tanto. Ti va se ci vediamo più
tardi? Sono disposto ricordarti cosa hai fatto esattamente ieri sera.
Eric.
Inizialmente Hayley si fece
prendere da una sottospecie di panico, come ansia da prestazione; Eric
era molto più di quello che lei stessa si prospettava per
sé, ma non era Jeremy, ad ogni modo. Forse la rabbia nei
confronti di Jeremy poteva essere maggiore dell'adorazione che
coltivava nei suoi confroti, e lo slancio che le provocava dentro
poteva davvero servirle a prendere la palla al balzo, in qualche modo,
perché sapeva che Eric era un treno che potevi decidere di
prendere e magari poi pentirti, o non prendere e lasciarlo andare
sapendo bene che non sarebbe mai più tornato.
Non c'era niente di male in
un'uscita tra amici, e nella sua ipocrisia lo sapeva anche lei.
Hayley era sconvolta, non
poteva davvero crederci.
Eric, di fronte a lei,
aspettava una sua reazione dopo il racconto appena terminato, ma
evidentemente la rossa non ricordava gran parte delle cose che aveva
fatto la sera prima.
« Stai davvero
dicendo che ho insultato Kathrine senza un motivo valido? »
Poi pensò che nel
corso di quel primo anno a Franklin, di motivi per insultarla ne aveva
avuti parecchi.
« Direi di
sì » rise lui, diverito al ricordo di Hayley che
passava accanto all'altra imprecandole contro con aria indifferente.
« Non è
da me, davvero »
« Strano, ieri sera
mi sei sembrata... molto in te, diciamo » rispose malizioso,
riferendosi a tutt'altro che insulti.
Le si avvicinò
lentamente ed Hayley arretrò in maniera impercettibile, si
strinse nella sciarpa e si sistemò meglio il cappello mentre
cercava di ostentare una forza d'animo che non possedeva, guardandolo
fisso negli occhi.
L'aria intorno a lei era
così fredda che dalla sua bocca uscivano nuvolette bianche
ad ogni respiro, ma in quel momento si sentiva come dentro ad un forno
a microonde e forse stava anche sudando, non sapeva dirlo con
precisione. Era panico, non semplice paura, era tutto ciò
che non aveva mai provato, e era quasi sicura non fosse amore.
L'effetto che Eric aveva su di lei era lieve passione, ma faceva paura;
era qualcosa di sconosciuto e strano. Una perversione che incrociava il
bene e il male in un unico, flebile sentimento.
« Per quanto
è successo ieri.. » aveva iniziato ad un tratto.
Eric non le premise di finire
la frase e la baciò; quel semplice contatto
ricordò ad Hayley molte più cose di quanto aveva
fatto un racconto lungo venti minuti. All'improvviso, tutto quello che
voleva dire fluttuava nella sua testa senza trovare via d'uscita,
dopodiché rinunciò e assecondò Eric
senza neanche pensarci troppo. Si disse che non c'era niente di male
nel sentirsi amati, una volta ogni tanto, e, seppur lentamente e
cautamente, si decise a volersi abituare a quella che poteva diventare
una convivenza non troppo forzata ma che le avrebbe senz'altro fatto
bene, malgrado non fosse Jeremy, o perfortuna. In quel momento, il
rancore che provava per Jeremy era direttamente proporzionale
all'attrazione che aveva nei confronti di Eric. La delusione per quel
bacio contro l'emozione ingiustificata per Eric, che non era amore, e
questo Hayley ci teneva a ripeterselo più volte.
Eric, in quel
frangente, rappresentava la scialuppa di salvataggio arrivata
nel momento in cui sentiva di aver toccato il fondo, e quel bacio era
ciò che le serviva per risalire. Il problema si sarebbe posto quando fosse tornata in
superficie e anche oltre, sulla terra ferma, e Eric non le sarebbe
più bastato. Si chiese se era un rischio che era disposta a
correre.
Improvvisamente si
allontanò da lui e, nonostante questo, Eric non fece una
piega; con lui era così, come se sapesse
già tutto prima che accada.
« Io non so se posso
farlo » abbassò lo sguardo sui propri piedi
allineati sopra l'erba fredda e umida di Gennaio e ripensò a
tutto quello che era successo. Per la prima volta, nei suoi pensieri
non c'era Josh o Zac, e in un certo senso neanche Jeremy in quanto
tale. Le sembrava un mondo diverso quello che stava appena
spermentando, un mondo dove esistevano solo loro due in quel
determinato momento e non c'era posto per il passato o per il futuro,
ma solo per qui ed ora. Niente
ansie, niente aspettative e niente paure, e in un certo senso neanche
amore. Solo quel bacio, in quel momento, e i suoi occhi ora.
« Hayley, non
pretendo niente, però mi piaci, perché non avrei
dovuto farlo? »
Hayley lo vide parlare con
disinvoltura, e le sembrò di non avere niente a che fare con
quella determinazione.
Eric era nei suoi pensieri,
con tutta probabilità, ed era bello, e confortante, e il
pensiero che non fosse Jeremy non aveva attraversato la sua mente
neanche per un secondo.
Allora Hayley si
avvicinò lentamente e gli diede un leggero bacio a fior di
labbra, come a sigillare un patto fatto in silenzio che comprendeva
solo due individui di tutto il mondo. Con quel bacio, Hayley aveva
accettato il compromesso.
Non c'era niente di pesante
come l'amore. Erano solo lei e lui.
Così, nel breve
tragitto che conduceva dal parco dove si erano rintanati a casa di
Hayley, si erano un po' raccontati a vicenda, ed Hayley aveva scoperto,
con suo stupore, che Eric non era l'uomo perfetto come voleva mostrare
alla gente , e nemmeno cattivo come lo dipingeva
Jeremy. Era un ragazzo come ce ne sono a bizzeffe, niente di
più e niente di meno. In particolare tendeva a guardarla
sempre costantemente negli occhi mentre le parlava ed era una cosa che
la mandava su tutte le furie. Così Hyalye, con la sua
particolare gentilezza che era nota a tutti, glie lo faceva notare, lui
rideva e rispondeva che non ci faceva apposta. E anche se quel sorriso
l'aveva un po' delusa, Hayley rimase - se non felice - se non altro
soddisfatta.
Hayley, in quel breve lasso di
tempo, aveva conosciuto una piccola parte di lui, una parte davvero
molto piccola, di questo era certa, e fua nche questo a consigliarle di
non demordere. Eric non era una di quelle persone che riesci ad
inquadrare in un solo pomeriggio, ma andava scoperto un po' per volta,
ammesso che lui te lo permettesse.
« Toglimi una
curiosità... » aveva detto ad un tratto Hayley,
facendolo incuriosire. « Cosa c'è che non va tra
te e Jeremy? »
Eric aveva distolto lo sguardo
da lei e aveva mosso la testa di lato.
« Sapevo che prima o
poi sarebbe saltato fuori il discorso » disse prima di
portarsi una mano dietro alla testa per grattarsi il collo in una
posizione che ad Hyaley ricordava molto Josh quando era in
difficoltà. « Diciamo che è una storia
morta e sepolta, niente di importante »
Hayley aspettò che
Eric iniziasse a raccontare, ma questo non avvenne.
« E non hai
intenzione di raccontarmela? »
« Sinceramente? No.
»
Hayley sbuffò
vigorosamente e incrociò le braccia al petto.
« Perché
nessuno di voi vuole raccontarmi questa cavolo di storia? »
« Forse
né io né Jeremy abbiamo voglia di rivangare il
passato. Dopotutto: il passato è passato ed è
meglio che rimanga tale »
Hayley lasciò
cadere il discorso perché sapeva che stava sbattendo contro
un muro di cemento armato, sia con Eric che con Jeremy.
Uno dei suoi principali
difetti era sempre stato la curiosità, che il più
delle volte sfociava in un fastidioso interrogatorio frozato a cui
sottoponeva il malcapitato da cui voleva avere determinate
informazioni. E questo sarebbe andato bene se fosse stata un
poliziotto, ma era solo una ragazza troppo curiosa che aveva deciso di
limare quel suo lato fastidioso senza ottenere grandi risultati.
Ripensò ai suoi
buoni propositi e stette zitta in attesa che Eric cambiasse argomento.
« Raccontami dei
Paramore... »
« Noi siamo... » ma si
accorse di non sapere da dove cominciare « ho
conosciuto Josh e Zac appena sono arrivata qui a Franklin, circa sette
mesi fa, e abbiamo formato i Paramore all'incirca un mese dopo, adesso
c'è dentro anche Jeremy, almeno credo »
Hayley vide Eric storcere
impercettibilmente il naso quando aveva nominato Jeremy, allora smise
di parlare, aspettando ancora una volta che fosse lui a continuare.
« Sarei curioso di
sentirvi suonare, e di sentirti cantare canzoni che hai scritto tu,
ovviamente... »
Hayley arrossì
leggermente pensando a lei che cantava i testi di Frannie, e
rabbrividì appena.
« Vi esibirete prima
o poi, no? »
« Mmh, non saprei
dirlo con precisione, ma credo che ci sarà molta strada da
fare prima di arrivare ad esibirci per un pubblico che non sia mia
madre » rise, piano.
Rivolse lo sguardo verso la
strada e verso le persone che camminavano - chi in fretta e chi con
calma - su quella via. C'era troppa gente per essere Domenica,
e tra
tutta quella gente fece quasi fatica a riconoscere le figure di Josh e
Zac che camminavano proprio verso di loro. Hayley sentì un
colpo all'altezza del petto, una scarica elettrica che si
propagò fino agli estremi del suo corpo, allora
respirò a fondo e ponderò i pensieri.
Calcolò le possibili vie di fuga in una frazione di secondo
e constatò che non ce n'erano. Aspettò qualche
altro secondo che uno dei due alzasse gli occhi davanti a sé
e quando Josh lo fece, si sentì tremendamnete sotto accusa.
« Ehi, Hayley!
» lo sentì esclamare avvcinandosi a lei abbastanza
da distinguere la grande figura che le camminava accanto. Quando le fu
davanti lo guardò con aria interrogativa prima di parlare.
« Cavolo, ieri sera
eri in condizioni pessime! »
« Grazie Josh per
avermelo ricordato » Colpita e affondata.
« Alla fine come sei
tornata a casa? Ho visto che Jeremy era... impegnato, diciamo
» aveva continuato Zac, esitando sulle ultime parole e
seguendo con uno sguardo da cucciolo che poteva significare uno
“scusa” muto per averle ricordato quella parte di
serata.
Hayley non rispose, si
limitò ad indicare Eric stringendo le labbra e guardando
basso.
« Piacere, Eric
» si espose l'altro, con sguardo da spaccone, ed era questo
che Hayley non sopportava di lui.
Zac aprì bocca per
parlare: « Ma voi due- »
« -dobbiamo andare,
sì. E' davvero tardi » lo interruppe Hayley,
trascinando Eric dietro di sé mentre si faceva strada tra i
due fratelli.
« Ci vediamo domani
a scuola, eh. Ciao, ciao! »
Come sempre, non stette a
sentire quello che avevano da ridire e portò Eric lontano
dalle grinfie di quei due. Non c'era un vero motivo che la spingeva a
nascondere ogni sentimento che provava nei confronti di qualcuno, erano
solo di occhi di Josh che le impedivano di farlo.
Quando Josh aveva chiesto ad
Hayley chi fosse quel ragazzo che la stava riaccompagnando a casa
qualche giorno prima, la tensione aveva avvolto il garage in tutta la
sua grandezza ed ora Hayley si era pietrificata sul suo posto.
« Un amico!
» si affrettò a dire, ma tutti si voltarono verso
di lei indagando con gli occhi, e allora non ruiscì a
fingere oltre.
« Ok, diciamo che forse potrebbe
esserci qualcosa di più di una semplice e innocua amicizia,
ecco » non solo dal suo tono di voce si capiva che era
agitata; gesticolava nervosamente con il microfono che teneva in mano e
si mordeva l'interno della guancia insistentemente tra una parola e
l'altra.
« Ma poi lui non
è il batterista dei The
Factory? » il genio, Zac, aveva parlato.
« S-sì,
Zac. E' lui »
Jeremy volse lo sguardo
altrove facendo finta di niente, come se tutti quei discorsi non lo
toccassero minimamente, quando invece stava cercando di attutire il
colpo meglio che poteva.
« Non eri tu che lo
odiavi, una volta? » chiese Josh con voce fioca; lui che
aveva gettato l'amo.
« Si cambia idea
nella vita, no? »
Hayley capì la
gravità dell'aria attorno a lei che la schiacciava al suolo
e fu sicura di essere diventata paonazza per via della scarica
elettrica che le era arrivata finò in cima alla testa; era
una di quelle situazioni che stano in equilibrio per miracolo, e si
cheise che colpa poteva mai avere se stava solo cercando di essere
felcie almeno per po'. Anche se non era con Jeremy la
felicità che aveva trovato, e anche se Josh poteva non
essere d'accordo.
« Ah me non
è mai pisciuto quello lì, comunque »
aveva continuato Josh, quasi leggendo nei pensieri di Hayley.
« Non è
male! E' non è bastardo come sembra »
Il rumore di un oggetto che
cade al suolo li interruppe dai loro discorsi, si voltarono verso di
Jeremy e videro che si abbassava a raccogliere i pezzi del suo
cellulare che nell'impatto si era disfatto.
« Ehm, scusate...
» disse tirandosi in piedi con i vari componenti del
cellulare tutti in una mano.
« Possiamo
concentrarci sulla musica? » aveva chiesto, poi, quasi
impassibile.
« A proposito di
questo, ho una grande notizia per tutti! » disse Zac, fiero.
« Anzi due, la prima: Jeremy, sei ufficialmente nella band
dato che... e qui arriva la seconda notizia: sabato faremo il nostro
primo concerto live! » e con amaro stupore, Zac
scoprì che il boato da stadio che si aspettava sarebbe
arrivato, non si era levato, anzi, le facce di tutti si erano fatte
impaurite.
« Stai scherzando.
» disse Hayley, con tono fermo e deciso. Ed era
un'afermazione, non una domanda.
« Ragazzi, forse
avere capito male. Ho detto che facciamo un concerto, live, e ci
pagheranno anche... »
« Facile per te che
stai quasi dietro le quinte »
« Vuoi dire che
dovrò cantare davanti a tutti? »
« Posso ancora
ritirarmi dal fare parte della band? »
Le proteste degli altri non
importavano a Zac, lui era al settimo cielo anche per tutti gli altri.
« Sì,
sì e no, Jeremy, non fai più in tempo a ritirarti
» aveva risposto lapidario, Zac, che dal canto suo non
ammetteva repliche di alcun tipo. « quindi credo sia meglio
che iniziamo a provare se non vogliamo arrivare a sabato senza una
scaletta preparata »
L'atmosfera si fece frizzante
non appena tutti si furono ripresi, e il discorso su Eric era stato
dimenticato in pochi minuti.
All'improvviso erano tutti
concentrati sulla loro musica, ed un misto di paura ed emozione stava
già facendo il nido nei loro sterni.
Hayley aveva creduto in quel
preogetto sin da quando i ragazzi le avevano regalato quel microfono, e
quel giorno aveva fatto a se stessa una semplice promessa: che sarebbe
andata avanti con i Paramore fino
alla fine, e che non avrebbe mai permesso a niente e a nessuno di
distruggerli.
Con le ossa dolenti e la gola
secca, Hayley era scesa dalla macchina di Josh che l'aveva fermata
proprio davanti a casa sua. Poteva dire che erano state le prove
più faticose che avesse mai fatto, ma erano state
così dure per un giusta causa.
Guardando indietro a qualche
mese, si sorprese di come le cose erano cambiate e i ricordi aumentati,
insieme a tutte le canzoni che avevano scritto fino a quel momento, e
di come ogni singola canzone parlasse di loro, in un modo e nell'altro.
Per tutti i significati che i ragazzi non riuscivano a decifrare - e
anche per quelli che alcuni di loro sapevano riconoscere nella
vita i Hayley, ringraziava solo il fato.
Si mise lo zaino in spalla e
attraversò il breve cortile calpestando l'erba perfetta
sotto i suoi piedi mentre l'aria fredda della sera le inondava i
polmoni. Girò le chievi nella toppa e
già prima di aprirla sentì degli urli provenire
dall'interno. Quando si chiuse la porta alle spalle, si volto verso la
cucina dove sua madre aveva appena smesso di inveire contro suo padre,
e a vedere quella scena, ad Hyaley si chiuse lo stomaco. Sua madre la
guardò con aria supplice e cercò di nascondere
gli occhi lucidi che ad Hayley, suo malgrado, non erano sfuggiti.
Allora Hayley si
voltò verso il divano dove sua sorella stava seduta a
braccia incrociate.
« Cosa sta
succedendo? » chiese con voce tremante guardando prima a
destra verso sua sorella, poi subito a sinistra verso la cucina.
« Assolutamente
niente, amore » si affrettò a dire sua madre,
accennando un sorriso che sul suo volto sfigurato era risultato
infinitamente triste.
« Stanno litigano da
quindici minuti » aveva risposto lapidaria sua sorella, senza
spostarsi dalla sua posizione. Poi si era alzata di scatto e aveva
continuato: « ma qui facciamo finta che vada sempre tutto
bene, giusto? »
Aveva alzato al voce di
qualche tono verso i suoi genitori che ora la guardavano impietriti
dall'altra parte dell'atrio. Hayley stava semplicemente lì,
nel mirino di quei volumi, ad assorbire come una spungna tutto
ciò che sentiva, e a catalogare i pensieri in ordine di
gravezza.
« Ma cosa dici,
tesoro... » continava, la madre.
« Basta, cazzo!
»
« Qualcuno mi dica
cosa sta sucecdendo! » urlo allora Hayley, in preda alla
disperazione.
« Forza, avanti.
Ditele cosa sta succedendo a questa famiglia.. » li
incitò la più grande.
« Jess...
» aveva mormorato suo padre, guardandola con tono di
rimprovero e supplica.
« No! Credo sia
giusto che anche lei sappia » rispose lapidaria, rivolta
verso Hayley.
« Sapere cosa?
»
Hayley era sicura
avere un'aria da cane bastnato e gli occhi lucidi
perché si stava facendo pena da sola.
« Hayley, cara..
» aveva fatto per iniziare sua madre.
« Cosa? »
rispose guardando ad intermittenza, prima gli occhi di sua madre, poi
il volto di suo padre che assimilava abbassando gli occhi al suolo.
« Io e tuo padre...
ci stiamo separando » concluse poi, scossa da una serie di
emozioni troppo sbagliate per essere reali.
In quel preciso istante,
Hayley, ne fu sicura, sentì qualcosa di infinitesimamente
piccolo e micidiale insinuarsi nel suo sterno e farle, man mano, un
male assuramente reale. In un attimo gli occhi le pungevano dalle
larime che voevano scendere, e le sembrò che il mondo fosse
sospeso ad aspettare una sua reazione. Ma in quei casi c'era di mezzo
l'orgoglio, e fuggire al piano superiore per non farsi vedere mentre
piangeva era stata la prima cosa che le era venuta in mente.
Quando suo padre aveva
accennato a seguirla, Hayley non aveva potuto vedere sua sorella
stopparlo di colpo e seguirla senza che i suoi genitori facessero lo
stesso.
Hayley si era sdraiata sul suo
letto abbracciando un cuscino con tutta la rabbia che aveva in corpo,
perché si sentiva abbandonata, sentiva di essere impotente,
e sapeva di esserne sempre stata a conoscenza.
Aveva avuto la situazione
davanti agli occhi per molti mesi, da quando i suoi genitori avevano
smesso di guardare la televisione abbracciati l'un l'altra, e da quando
aveva scoperto suo padre dormire sul divano, qualche sera. Ma era stata
in silenzio, perché queste sono cose dei grandi e lei non
c'entrava niente, e ad essere sinceri non aveva neanche mai voluto
pensarci. Aveva sempre fatto finta di niente e soffocato il dolore allo
stomaco e il senso di nausea che tutta quella situazione le aveva
creato e si era fatta forza illudendosi di viaggiare troppo di
fantasia, ma ora che aveva la situazione sbattuta in faccia, qualce
difesa le era rimasta? Non aveva un piano di salvataggio, e si
odiò per non averci pensato prima.
Sua sorella era entrata in
camera lentamente, con tutto il silenzio che si deve ad un lutto del
genere, ad una famiglia che - anche fosse solo nella tua testa -,
lentamente, muore.
L'aveva guardata un attimo e
poi si era alzata dal letto in fretta per raggiungerla e
abbracciarla forte, come quando erano piccole, come quando la sua
adolescenza non le teneva così dannatamente lontane.
« Ehi, ti va di
andare a prendere una boccata d'aria? »
Hayley annuì senza
dire niente, con lo sguardo sformato dai sinhiozzi e le guancie umide
di lacrime salate che le avevano fatto colare il mascara.
« Allora andiamo
»
Quando passarono nell'atrio,
suo padre si teneva la testa seduto sulla sedia della cucina mentre sua
madre attendeva in piedi infondo alle scale
« Dove andate?
»
« Fuori di qui,
quest'aria non si respira per questa sera »
E Jess le aveva risposto in
modo così fulmineo che lei non aveva avuto il coraggio di
aggiungere altro, così aveva messo il suo cuore nelle mani
di Jess, perché confidava che fosse una persona
responsabile, e si era ritirata dal dare accorgimenti su orari o altre
cose che una mamma dice ai propri figli quando escono a quell'ora della
sera.
Jess aveva tenuto Hayley nella
sua stretta per tutto il tragito, per proteggerla dal mondo,
perché non se lo meritava. Ne era sicura.
Ad Hayley, tutte quelle scene
da film le addossavano una malinconia infinita, una di quelle
che ti si appiccica come colla addosso, quelle che vedi anche un po' da
fuori, e capisci che stai piengendo come pianegresti per un film in TV.
E questo non fa che rattristare la situazione; paragonare la tua vita
ad un film.
Quando furono arrivate al
parco, Hayley aveva sesso di piangere e Jess non aveva ancora
aperto bocca. Il suo cellulare squillò ma Hayley non ebbe
voglia di leggere il messaggio.
« Posso? »
aveva chiesto sua sorella.
Lei aveva annuito.
From Eric to Hayley - 10:06 pm
Ehi
bellezza. Che ne dici se domani sera ti passo a prendere per andare
alle prove?
« Ehi, non mi avevi
mai detto di avere un'ammiratore! »
« Chi è?
»
« Un certo Eric che
dice che sei una bellezza! » ripose Jess facendosi sorpresa
per smorzare la tensione.
Hayley le strappò
il cellulare di mano e lesse velocemente. Un'altra voragine le si
aprì all'altezza dello stomaco aggiungendosi a quella
più grande.
Non era abituata a tutte
quelle novità. Non aveva un ragazzo da più di un
anno, ed era stata una cosa molto diversa da Erc o da qualsiasi altro.
Si sentiva in soggezione, e non era sicura che fosse davvero il caso di
andare avanti. Si chiedeva come mai non sentisse la
necessità asfissiante di vederlo, per esempio, come si vede
nei film. Forse c'era qualcosa di sbagliato in lei, sbagliato su tutta
la linea.
« E' un amico...
» aveva mormorato asciugandosi le lacrime mentre con l'altra
mano componeva un messaggio di risposta.
« Come no. E poi, le
prove di che? »
« Del gruppo?
»
Jess le rivolse uno sguardo
eloquente e interrogativo.
« Dell'altro gruppo,
non i Paramore »
« Chi sono i
Paramore? »
Solo in quel moemnto Hayley si
accorse di quanto lei e sua sorella fossero distanti anni luce. Per lei
la musica era tutto, mentre per l'altra era qualcosa di tralasciabile.
Hayley facevano cose nella vita che a Jess erano completamente estranee.
Il fatto è che non
erano mai state così vicine prima di allora; Hayley non
ricordava altro momento, all'infuori di quello, in cui si erano
scambiate un abbraccio sincero. Ora, invece, avevano un male comune da
condividere, ma che, per adesso, Hayley preferiva
rimanesse nascosto nell'ombra della vergogna.
E così aveva
iniziato a raccontare una storia che dal fuori sembara di
qualcun'altro, ed ebbe la possbilità di capire di
aver esagerato ogni cosa. Di essersi attaccata a certe figure
con troppa forza, e era finita per farsi male da sola.
Jeremy non era il principe
azzurro. Josh e Zac non erano la sua ancora di salvezza ed Eric non era
il classico ripiego. Nonostnte questo, la sua vita era così
piena di vita che non le dispiaceva. Nonostante la malinconia,
nonostante le disgrazie, nonostante i suoi genitori, che poi non
facevano realmente parte della sua vita, ma erano dentro ad essa in
modo scontato.
Finito il racconto, Hayley
sentì di voler urlare al mondo, non importava cosa, voleva
solo urlare. Voleva far capire a tutti che c'era anche lei, e che non
poteva rigirare le cose a suo piacere, non poteva correre ovunque e su
tutti, ma doveva andarci con i piedi di piombo se non voleva farsi
male, e tutto senza prendere decisioni affrettate.
« Secondo me non
dovresti fartelo scappare questo Eric, sembra un ragazzo d'oro
»
« Molti sono
contrari a questa affermazione »
« E a te importa
davvero cosa dicono o pensano gli altri? »
« E' solo che quando
non hai più nulla a cui aggrapparti ti senti quasi in dovere
di dare peso agli altri. Quando ci siamo trasferite è stata
la cosa peggiore che mi è mai successa, e lo è
tutt'ora... »
« Lo è
stato anche per me, ma fidati, faresti meglio a pensare con la tua
testa invece che con quella degli altri. Sei tu quella forte tra le
due, prenditi tempo, perché alla tua età
la vita non va da nessuna parte senza di te »
« Strano, ho sempr
epensato fossi tu quella forte, io sono sempre stata il brutto
anatroccolo della situazione »
Jess sorrise vedendola
riflettere.
« Andando avanti, ti
accorgerai che gli altri non ti vedono necessariamente con gli stessi
occhi con cui ti vedi tu. Ecco perché per prima cosa bisogna
piacere a noi stessi, e poi agli altri... »
Hayley da quelle parole aveva
estratto l senso applicabile alla sua vita, e per una attimo le parve
che tutto prendesse senso.
Si presero per mano e si
incamminarono sulla strada di casa lentamente; ad ogni passo cresceva
un po' la paura di rientrare, ed Hyaley realzzò di non aver
chiesto a Jess nessun tipo di spiegazione. Si prefissò di
farlo quando fossero state entrambe sotto le coperte, perché
al buio certe confessioni vongono più spontanee.
Davanti alla porta di casa,
videro loro padre piangere seduto sullo scalino di pianerottolo.
Era sempre stato un bell'uomo,
dopotutto, e la sua giovane età non aveva fatto altro che
rendere più tenera la scena. Hayley pensò a tutti
gli amori che iniziano e poi falliscono e a tutta la malinconia che il
mondo doveva aver accumulato, e si chiese se ne valesse la pena.
Suo padre si
asciugò le lacrime non appena le vide, e le
osservò finché non entrarono in casa - dove la
madre le aspettava impaziente - ma quando le vide non disse niente di
ciò che si era prefissata. Così le due sorelle
salirono le scale, mute, e si prepararono per la notte, curandosi le
ferite tra loro come quando erano picccole. Per Hayley, il tocco di
Jess che le spazzolava i capelli era così familiare che si
chiese come aveva fatto ad andare avati senza esso per tutto questo
tempo.
« Sai cosa serve a
te per non soffrire in quel modo, come hai fatto con Jeremy, intendo?
»
« Cosa? »
« Autostima
»
Hayley si era voltata verso di
lei con sguardo dubbioso.
« Di cosa stai
parlando? » le chiese spaventata.
« Di sentirti bella
senza sentirtia anche in colpa. Ti ho vista l'altra sera mentre ti
preparavi per la festa, era come se facessi tutto in funzione degli
altri. Dovresti innamorarti di te stessa prima di provare a
farlo con altri. »
« E cosa avresti in
mente? »
Hayley si voltò di
nuovo e abassò le spalle, rilassandosi. Il suo discorso non
faceva una piega.
« Per esempio,
questo rosso spento... » cominciò
trattenendo tra le dita una ciocca dei capelli di Hyaley « facciamo una tinta?
» le chiese, su di giri.
« Eh? »
« Fatti bionda,
magari, oppure rossa, ma rossa arancione, eh »
« Oppure entrambi
»
Hayley stessa si
stupì di essere eccitata all'idea di tingersi i capelli. In
effetti non aveva mai pensato di poterlo fare, pensava che i suoi non
le avrebbero permesso di farlo, ma in quel momento la rabbia che rovava
nei loro confronti e la loro stessa debolezza le concedevano, almeno
nella sua testa, di poter fare qualsiasi cosa.
« Magari lo facciamo
uno di questi giorni, no? » puntualizzò,
Hayley, concorde all'idea della sorella.
« Va bene, ma adesso
andiamo a dormire, forza »
Hayley non si era mai accorta
di come Jess diventasse una sorta di mamma, in questi casi, non si era
mai accorta di quella protettività che mostrava nei suoi
confronti.
« Cos'è
cambiato? »
La voce di Hayley arrivava
alle orecchie di Jess trasportata dal buio di quella stanza, minuti
dopo.
« Niente,
è sempre stato così, è solo che non te
ne sei mai accorta »
« E ora che
succederà? »
« Non lo so, Hayls
»
Hayley rimase in silenzio,
calcolando cosa dire e se dirlo.
Jess sentì dei
movimenti e subito dopo dei passi incerti avanzare verso il suo letto.
Attimi dopo, sentiva il volto di Hayley a poco spazio dal suo.
« Posso? » chiese Hayley sollevando
leggermente le coperte del letto di Jess.
Jess sorrise tra sé
perché la sua sorellina, nonostante tutto, in quel lasso di
tempo in cui si erano allontanate non era cambiata di una virgola.
« Sì, dai
»
E tra le braccia di Jess il
mondo sembrava fare meno paura, ed Hayley si sentiva senz'altro
più al sicuro, in quella notta che sembrava così
diversa dalle altre.
Note: Salve
a tutti! Allora, comincio col dire che è stato un periodo
infernale per via dello studio e della ginnastica che si stanno
coalizzando contro di me (>_<), e che quindi non sono
molto soddisfatta di questo nuovo capitolo, ma spero che almeno a voi
piacerà. La storia sta prendendo una
piega inaspettata e posso affermare che i personaggi stanno facendo
tutto da soli, lo giuro! Ho cercato di ribellarmi ma proprio non ce
l'ho fatta (lol). A parte tutto, c'è davvero molto di me in
questa fanfiction e ne sono contenta, in un certo senso.
Sto
cercando di rendere regolari gli aggiornamenti ma per farlo devo vedere
ancora un po' come continuo, dopodiché cercherò
di prefissarmi dei
giorni di pubblicazione. Quindi invito tutti quelli
che leggono (perché lo vedo che leggete, eh) a lasciare una
recensione e farmi sapere la vostra.
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