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Autore: __Aivlis    06/12/2011    3 recensioni
E in quella serata qualcosa di grande era cambiato. Ora c'erano i Paramore, qualcosa di più di tre strumenti messi inseme, qualcosa di concreto in cui confidare, qualcosa in cui riporre le proprie aspettative. Erano loro a combattere contro il mondo, a discapito di tutto quello che sarebbe potuto succedere.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hayley Williams, Jeremy Davis, Josh Farro, Nuovo Personaggio, Zac Farro
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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© Amor Vincit Omnia, 2011

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Che non era una festa come le altre, i ragazzi lo avevano capito molti metri metri prima di arrivare all'entrata del locale, dove la musica assordante arrivava forte e chiara. Quelle onde sonore di post-hardrock arrivavano alle orecchie di Hayley e le attraversavano il corpo fino a colpirne il midollo dandole quel senso di onnipotenza a cui non era troppo abituata.

Dopo molte fatiche, era riuscita a convincere Josh a seguirli a quella festa, realizzando quella che lui stesso aveva definito “un'idea da pazzi”, e solo ora Hayley capiva che, in un certo senso, il ragazzo aveva ragione. 
Avanzarono verso il locale guidati da Jeremy che sembrava essere molto più esperto di loro. Si sentivano tutti un po' fuori luogo tranne lui, e infondo così doveva essere. Loro erano un gruppetto di ragazzini alle prime armi con strumenti e vita, e, ai loro occhi, i ragazzi “grandi” come Jeremy rappresentavano una realtà pressoché irraggiungibile. Cosa ci facevano loro che non avevano a malapena l'età per bere, tranne Zac, in una festa dove gente ubriaca stava agli angoli della strada baciando ragazze probabilmente fatte? Se lo stavano chiedendo tutti e tre. 
In realtà Hayley un suo scopo ce l'aveva, e se lo era prefissato qualche giorno prima, sedendo al tavolo in cucina insieme a sua madre. Era arrivato il momento di dare una svolta alla situazione, e con la grinta di una sedicenne in crisi ormonale era sicura che avrebbe ottenuto ciò che voleva. O meglio, quella sicurezza era stata parte integrante di lei fino al pomeriggio, dopodiché se ne era andata, insieme alla sua autostima, sostituita da una buona dose di trucco e profumo. 
Hayley poteva dire di aver passato uno dei pomeriggi peggiori della sua vita, senza dubbio. Era tornata a casa dopo scuola in un fremito che le percorreva tutto il corpo e, con l'eccentricità di chi sta per toccare il cielo con un dito, aveva gettato la borsa di scuola ad un angolo della camera per poi scendere frettolosamente le scale verso la cucina, dove sua madre stava ripulendo le stoviglie del pranzo. 
« E' oggi! » aveva esclamato con un sorriso a trentadue denti. Sua madre l'aveva osservata, sorridendo, e aveva visto in lei le sembianze di una Hayley che piano piano si creava una vita in cui lei non era più ammessa. Sua figlia stava crescendo, e lei non era ancora pronta al cambiamento.
E così, con il fedele aiuto di sua sorella Jess, erano salite al piano di sopra realizzando amaramente che i piani per la serata erano stati mandati in fumo da una macchia di candeggina accidentalmente versata sulla maglia della serata. Così, con un pizzico di risentimento nei confronti di sua madre, Hayley era salita in macchina e tutte e tre insieme – lei, sua madre e sua sorella – erano partire alla ricerca del vestiario perfetto. Tornarono a casa con qualche capo in più e il morale, soprattutto quello di Hayley, completamente a terra. E lì era iniziata la frustrazione.
Quando erano scattate le nove della sera, Hayley aveva già digerito la cena e si era fiondata in camera sua con tutta l'agitazione che aveva in corpo; aveva preso i vestiti dal letto e si era vestita velocemente, poi si era guardata allo specchio e aveva constatato che tutte le sue paure si erano avverate. Nel timore di sentirsi fuori luogo aveva finito per vestirsi nell'unico modo che non la facesse sentire troppo per la situazione, ma tutti sapevano che il binomio jeans e maglietta non era azzeccato per una festa, e il fatto che al posto delle solite sneakers ci fossero un paio di stivali nuovi non cambiava di certo la situazione. Quindi era arrivata sua sorella che l'aveva truccata – ed Hayley a quel punto si era sentita un pagliaccio – e aveva sostituito la T-shirt con una camicia un po' più femminile. In quel momento “sentirsi fuori luogo” era diventato un eufemismo. 
Si era guardata allo specchio più volte fin quando i suoi occhi avevano cominciato a pungerle e la gola a stringersi per trattenere la lacrime, poi aveva fatto un respiro profondo e, aprendo l'armadio, nell'angolo più buio, aveva scovato una vecchia gonna in stile scozzese che aveva abbinato con delle calze a rete fitta e una T-shirt con scollo a V. Nonostante sua sorella, che la guardava con il volto contratto in una smorfia di disgusto, e il fatto che sembrasse inevitabilmente una bambina, lei si sentiva bene così. Ovviamente non riuscì ad uscire di casa senza che sua sorella mettesse mano sul suo stile scambiando in modo tattico la maglietta con una canottiera scavata sulla schiena e con il collo a V, il tutto ornato dal tocco di classe conferitole dalla cinta borchiata che sua sorella aveva posato sui suoi fianchi. E quindi, con il morale un po' risanato rispetto a prima, era uscita di casa, e ora si trovava lì, a pochi passi dal locale, accompagnata da un crescendo di agitazione mista a disagio. 
Quando arrivarono all'entrata del locale, trovarono un marasma di persone che ballavano e cantavano al ritmo di musica scadente di un gruppo live assolutamente sconosciuto mentre i restanti membri dei The Factory li accoglievano.
Abbandonati i convenevoli e le frasi di circostanza, Hayley si tolse il giacchino e riscontrò che la sua minigonna scozzese stava sortendo qualche effetto. Sentì gli occhi di molti su di sé ma fu sicura di esserselo immaginato, dato che le persone attorno a lei stavano tutte ballando e che la maggior parte di loror erano già ubriache. 
« Noi andiamo a bere » le aveva detto Jeremy passandole davanti seguito dai due fratelli Farro. Quei tre avevano iniziato a sopportarsi - con la sorpresa di tutti qulli che li conoscevano - e in un certo senso anche a diventare amici, e Hayley non poteva credere che stesse succedendo davvero. 
Si guardò intorno e constratò di essere rimastra tragicamente sola, alzo lo sguardo e poco più in la vide Eric che la guardava con sguardo ammaliatore. Rise mentalmente perché Eric era davvero bello e perché le facevano strano quegli occhi su di sé. Decise di non pensarci e si diresse anche lei verso il bancone dove gli altri avevano già ordinato da bere. Anzi, l'aveva fatto Jeremy per tutti, dato che era l'unico che poteva farlo. 
« Ehi, ordinami qualcosa » 
« Analcolico, giusto? » aveva scherzato lui.
« Sì, certo... Come no.» l'aveva apostofato Hayley ironica.
« Ecco tieni » disse Jeremy porgendole un bicchiere conetenete un intruglio colorato « ma vacci piano »
« Non hai idea di con chi hai a che fare, Jerm » 

Hayley cercò di farsi spazio tra le gente che si muoveva a ritmo di musica e rischiò lo svenimento quando le venne a mancare l'aria. Aveva bevuto troppo, lo riconobbe da sola quando sentì la testa pulsarle a ritmo di musica. Stava cercando Jeremy da più di quindici minuti e Josh e Zac avevano deciso di mandare proprio lei a cercarlo con la scusa che "era più piccola e quindi poteva infilarsi meglio tra la gente". Josh aveva giurato di dovergli dire qualcosa di “davvero importante”, tanto da obbligarla in quell'impresa titanica. 
Nota per Hayley: mai are retta a Josh quando hai bavuto troppo.
Riuscì ad arrivare sana da un capo all'altro della grande sala e, solo in quel momento, quando uscì dal marasma di persone, si accorse di Jeremy.
Si bloccò sulla sua posizione e le ci volle qualche secondo per inquadrare bene la situazione. Nella sua testa, l'alcool stava prendendo il sopravvento.
Sgranò leggermente gli occhi e allora realizzò tutto. 
Sotto la fioca luce rossa dei neon, Jeremy e Frannie si stavano baciando addossati al muro, ed Hayley aveva immaginato quella scena miliardi di volte, nel buio della sua camera da letto, ma mai aveva pensato che si sarebbe potuta avverare. E, nonostante tutto quello che aveva ingurgitato, nel suo sterno – ne era certa – qualcosa si incrinò leggermente. Sentì dolore fisico al petto come se qualcuno stesse cercando di sfondarglielo a calci.
Tutto quello che alla fine rimase nella sua testa, fu Jeremy che attaccava al muro Frannie e le loro bocche che si cercavano avidamente, con una passione che apparteneva solo agli adulti, o agli adolescenti dell'ultimo anno, e allora si era sentita infinitamente insignificante. 
« Ehi, bellezza » 
Sentì una voce familiare provenire da dietro di lei, si voltò e vide Eric. Decise, senza neanche parlarne prima con se stessa.
« Andiamo a bere » ordinò.
Lo prese per un braccio e lo trascinò faticosamente fino al bancone. 
« Ho bisogno che tu e la tua maggiore età mi ordinino da bere, ho intenzione di iniziare a divertirmi sul serio » 
Ma intanto nella sua testa quell'mmagine era ancora vivida e, inconsapevolmente, dentro di lei era scattato qualcosa per cui non si torna indietro, una decisione ferrea che avrebbe portato a conclusione più grandi di lei. Aveva finito; Jeremy - almeno nei termini in cui l'aveva sempre posto - era finito. O meglio, erano finiti i sentimenti che continuava, stupidamente, a provare per lui. Voleva davvero convincersene. 
« Capisco » aveva risposto l'altro, con quegli occhi azzurri pieni di pericolo. 
E sentirsi esclusa da un mondo che infondo le apperteneva non era da lei, non glie lo avrebbe permesso.
Forse era per questo che Eric, da così pericoloso, era diventato in un baleno anche così attraente. 
« Short o cocktail? »
Perché alle persone piace giocare con il fuoco quando si pensa di non aver nulla da perdere.
« Short » 
Dopo pochi minuti il suo short era pronto sul tavolo accanto a quello di Eric. Hayley fece per portarsi il bicchierino di vetro alla bocca quando la mano di Eric le fermò il braccio con una presa forte di chi sa cosa vuole. 
« Aspetta, brindiamo a qualcosa » 
« A cosa? » 
« Alla notte, all'alcool e alla vita, per esempio » 
C'era qualcosa di sbagliato in ogni parola che usciva dalla sua bocca.
Entrambi portarono i bicchierini alle labbra e ingollarono il contenuto in una sola sorsata. Hayley sentì bene il pizzicore alla gola e un attimo dopo lo stomaco bruciarle.
Anadarono avanti per molto, fino a che Hayley non riuscì più a dire quanti short avesse bevuto, sentiva solo la testa girarle.
« Dite al mondo di fermarsi » esclamò noncurante di Eric che la guardava divertito.
« Dai, ancora uno » la incitò.
Bevve ancora, ancora e ancora. Fino a che dovette fermarsi perché la sua gola si chiudeva in modo automatico ogni volta che cercava di ingollare ancora qualcosa.
« Basta, andiamo a ballare. Siamo stati seduti su questa sedia anche troppo a lungo » 
« Come desidera » la beffeggiò, lui, rapito un po' da quella sua determinazione improvvista. 
D'altro canto, Hayley sapeva cos'era a farla parlare: l'alcol e la delusione. Ma non si sentiva in diritto di essere delusa, non si sentiva più in diritto di poter essere triste, non adesso che aveva tutto ciò che aveva sempre desiderato, Jeremy a parte, e questo conflitto l'annientava ancora di più. Si trattava solo di riempire i buchi rimsti vuori, rattoppare la propria vita alla meno peggio.
Allora Eric la prese per mano e la portò proprio al centro della sala, là dove centinaia di adolescenti sudati stavano appiccicati come sardine in una scatola troppo stretta e si muovevano a sincrono sulle note di una canzone che Hayley confondeva con tutti gli altri suoni provenienti dall'esterno. 
Ricordava solo gli sguardi di Eric nella sala prove dei The Factory che improvvisamente acquisivano un significato ben preciso, quello che non era riuscita, o non aveva voluto carpire da sobria. Ora la situazione le era ben chiara e quando decidi di mandare a farsi fottere il mondo, il passo da fare per assecondare qualcuno nei suoi intenti è advvero molto corto. 
Baciare Eric era stato diverso da tutti gli altri baci che aveva dato in vita sua, era stato qualcosa di imprevedibile e passionale, qualcosa che le era entrato in testa come un fastidioso motivetto di sottofondo. In qualche modo, con la testa fluttante tra mille pensieri a cui non dava ascolto, non si accorse neanche delle mani di Eric che scivolavano lentamente sul suo corpo con una maestria che in una situazione diversa l'avrebbe spaventata, mentre ora le sembrava del tutto normale. 
Hayley si voltò dandogli le spalle e continuò a ballare dando occhiate a destra e a manca. Poco più avanti intravide i volti di Josh e Zac che uscivano dal locale, e per una frazione di secondo fu anche tentata di seguirli, poi ci ripensò e si voltò di nuovo verso Eric. Lo guardò negli occhi cercandi di racimulare quel poco di concentrazione che le era rimasta, cercando di capire come stessero le cose, facendo il punto della situazione. 
« Ehi, andiamo a bere qualcosa. Offro io. » le disse sorridente. 
Si diressero al bancone sudati e stanchi, dopo una lunga lotta tra l'ammasso di gente. Si sedettero su due sgabelli vicini e, dopo che Eric ebbe ordinato da bere, la baciò di nuovo con un intensità tale da mandarla su di giri, più di quanto non fosse già. Sentiva la testa pesante ed era quasi sicura di avere un'aspetto orribile. 
Bevve l'ennesimo drink senza neanche assaporarne il gusto, solo per principio, e si chiese, per la prima volta, se fosse l'unica tra i due ad essere ubriaca, ma neanche volendo sarebbe riuscita a capirlo. 
« Io vado in bagno, tu aspettami qua » 
Si diresse verso il bagno, che le era stato indicato prima che cominciasse a bere, cercando di stare attenta alle persone che involontariamente le sbattevano addosso. 
Era quasi arivata alla sua mèta quando incimpò su qualcosa e sentì una mano tirarla al volo verso l'alto, brandendola per un braccio. Sentì la stretta ferrea che l'aveva salvata da un capitombolo coi fiocchi premere con violenza relativa sulla sua pelle bianca, ed ebbe quasi male. Si rimise in piedi alla meglio e alzò lo sguardo. 
« Hayley, sei sola? » Jeremy la guardava, più che preoccupato.
« No, sono con Eric » rispose con tono ovvio, come se tutti sapessero dove fosse e con chi. 
« Eric chi? » 
Hayley ci pensò su e si chiese se per caso la persona che le stava parlando non fosse Jeremy, poi allontanò la visuale e vide a tratti quello che le sembrava esser il volto di Frannie, allora ne fu sicura. 
« Eric dei The Factory, tonto » gli battè la mano aperta in testa, leggermente.
« E che ci fai tu con Eric? » 
All'improvviso Hayley non ebbe più voglia di parlare, non davanti a loro due, in ogni caso, allora si voltò nuovamente verso Jeremy con sguardo fiero e divertito.
« Bevo! » esclamò divertita, prima di voltarsi e raggiungere la porta del bagno tra mille ostacoli.. 
Quando tornò da Eric - dopo un tempo interminabile passato ad evitare gente che vomitava agli angoli del bagno stando certa che nessuno la vedesse nuda -, le sembrava di essere rinata. Non perché fosse successo chissà cosa, ma semplicemente perché, quando aveva incontrato Jeremy, era stata convinta di aver fatto centro al bersaglio. 
Una volta arrivata da Eric, non poté non accasciarsi sul bancone, stremata. 
« Credo di averti fatto bere troppo » disse Eric, più per se stesso che per Hayley, che sembrava non ascoltarlo gran che. 
« No, no, tu sei un bravo ragazzo, Eric » gli aveva risposto, con tutta sorpresa di lui, mentre se la caricava in spalla come fosse un sacco di patate più che una persona in carne ed ossa.
« Dove mi porti? » gli parve di sentirla biascicare in modo incomprensibile. Non rispose, perché tanto sarebbe stato inutle. 
Si diresse verso l'altra parte della stanza, dove c'erano i divani, e la fece sedere, più comoda che sugli sgabelli, poi si sedette accanto a lei. 
Giusto il tempo di guardare la pista che sentì la testa di Hayley appoggiarsi alla sua spalla, abbassò lo sgurdo e la vide con gli occhi chiusi. 
« Non puoi metterti a dormire adesso, la notte è giovane » rise di lei o con lei, Hayley non lo capì affatto.
Lei parve ridestarsi di colpo guardandolo fisso negli occhi con lo sguardo tra l'infuriato e il perplesso. 
Eric non disse niente, si limitò a baciarla ancora voltandosi nella sua direzione, e sorrise tra sé quando Hayley ricambiò il bacio. 
Rimasero così per un tempo imprecisato, tra baci e sguardi e le mani di lui sul corpo di lei, entrambi sicuri che l'indomani solo uno di loro si sarebbe ricordato tutto, e l'interessata non sarebbe stata Hayley.
Non era solo per vendetta che lo stava facendo, ma più per sentirsi amata da qualcuno. Sentire di non essere poi così orribile o antipatica o qualsiasi cosa fosse stata a spingere Jeremy così dannatamente lontano da lei. Ed Eric era lì e le aveva mostrato attenzioni dal primo giorno, anche se non nel modo a cui Hayley era abituata. 
Eric era uno scoglio diverso da superare, qualcosa di intrigante e sconosciuto, qualcosa che poteva farla spaventare quanto bastava per non sentirsi in colpa. E le andava bene così.
Eric era il suo capro espiatorio, e quella sera si sentiva libera di fare ciò che voleva.

*

Si svegliò la mattina seguente e la prima cosa che salì al suo cervello fu l'ultimo fotogramma di una serie infinita che le era passata davanti agli occhi come in un sogno sbiadito.
Fu un risvegio lento, senza dubbio. Prima gli occhi si aprirono, poi la mente si svegliò e, in un crescendo di consapevolezza, Hayley prese atto di tutti i postumi che si andavano aggregando nello schedario immaginario nella sua testa. 
Aveva gli occhi doloranti, i capogiri e un senso di nausea infondo allo stomaco. E quando si specchiò, quella mattina, constatò di essere conciata peggio di ciò che immaginava. Aveva il volto pallido, e le bocca screpolata le pizzicava per via del trucco ancora addosso dalla sera prima. 
Si infilò in doccia senza pensarci, con movimenti fluidi e perfettamente in successione, in automatico, e solo dopo aver preso realmente coscienza di se stessa, iniziò a pensare al sabato sera trascorso. 
Quanto tempo era che non si ubriacava a quei livelli? Troppo tempo. 
Quando uscì dalla doccia si ripromise che sarebbe stata l'ultima volta, sapendo bene che in realtà non sarebbe stato così.
Inutile mentire a se stessa, di Eric si ricordava bene, ma fu un'altro fatto che le affiorò in testa con una lentezza da uccidersi; fu come un flash, e all'improvviso Jeremy baciava Frannie addosso ad un muro sotto al led rosso, e la rabbia le cresceva dentro, ed Eric le andava incontro con passo felpato, e tutto il resto era ciò che aveva in memoria. Ma non riusciva davvero a mettere in ordine priorità, desideri e fatti. 
Dopo essersi avvolta accuratamente un asciugamano color lilla attorno al corpo, si fermò un secondo davanti allo specchio per esaminarsi affondo e per controllare se qualcosa in lei fosse cambiato. Prese una spazzola e inziò a torturarsi i capelli lentamente. 
Aveva così tante cose in testa e così poca voglia di mettere tutto in ordine che si concentrò su pochi fatti, i più importanti e vitali. Era quasi sicura che Eric l'avesse riportata a casa - poiché a quell'ora l'effetto dell'alcool aveva già cominciato a scemare -, ma il tragitto che l'aveva portata direttamente davanti al portone di casa era ancora misterioso. 
Ripercorrendo i suoi passi fino in camera, poi, ricordò di non aver svegliato nessuno e, fortunatamente, di non essersi fatta beccare dai suoi. Una volta arrivata, tra grandi difficoltà, in camera, aveva fatto l'immenso errore di accendere la luce. Sua sorella aveva alzato la testa con gli occhi ancora semichiusi e aveva imprecato a bassa voce.
« Hayley, ma hai idea di che ore sono? » 
Poi l'aveva vista farfugliare qualcosa e aveva capito che le sue condizioni non erano delle migliori.
« Ok, ti sei ubriacata » aveva continuato dopo essersi drizzata sui gomiti.
« Bingo! » aveva replicato Hayley prima di buttarsi a peso morto sul suo letto.
« Non voglio saperne niente! » 
Dopodiché sua sorella aveva spento la luce e da lì fu buio totale, nel vero senso della parola. Ora si trovava lì, e faceva difficoltà a porre in ordine cronologico gli avvenimenti della serata. 
Si vestì in poco tempo e, con i capelli ancora sgocciolanti, si diresse in camera. Osservando il letto, già perfettamente rifatto, di sua sorella, capì che doveva essere uscita già da parecchio.
Stendendosi sul suo letto sfatto, invece, pensò di essere così diversa da sua sorella. Jess era ordinata, composta, puntuale e santa, mentre Hayleye era l'esatto opposto di tutte queste cose, mentre lei era grezza, costantemente in ritardo e le piaceva fare piccoli furti nei negozi di caramelle o ubriacarsi come aveva recentemente fatto, si alzava sempre troppo tardi la mattina e lasciava sempre tutto in disordine. Erano estremamnte diverse, ma in quella battaglia contro il mondo si erano sempre spalleggiate in discreto silenzio, come due amanti che non hanno il coraggio di confessarsi il loro amore. E può essere un silenzio che uccide, a volte, quello tra sorelle. 
Jess aveva sei anni più di Hayley, e non l'avrebbe aiutata a risolvere i suoi problemi. 
Un rumore acuto la ridestò dai suoi pensiersi.

From: Eric to Hayley  1:00 pm

Non so se ti ricordi anche solo qualch epiccola cosa di ieri sera, ma non mi importa più d tanto. Ti va se ci vediamo più tardi? Sono disposto ricordarti cosa hai fatto esattamente ieri sera. 
Eric.

Inizialmente Hayley si fece prendere da una sottospecie di panico, come ansia da prestazione; Eric era molto più di quello che lei stessa si prospettava per sé, ma non era Jeremy, ad ogni modo. Forse la rabbia nei confronti di Jeremy poteva essere maggiore dell'adorazione che coltivava nei suoi confroti, e lo slancio che le provocava dentro poteva davvero servirle a prendere la palla al balzo, in qualche modo, perché sapeva che Eric era un treno che potevi decidere di prendere e magari poi pentirti, o non prendere e lasciarlo andare sapendo bene che non sarebbe mai più tornato. 
Non c'era niente di male in un'uscita tra amici, e nella sua ipocrisia lo sapeva anche lei.
Hayley era sconvolta, non poteva davvero crederci.

Eric, di fronte a lei, aspettava una sua reazione dopo il racconto appena terminato, ma evidentemente la rossa non ricordava gran parte delle cose che aveva fatto la sera prima. 
« Stai davvero dicendo che ho insultato Kathrine senza un motivo valido? » 
Poi pensò che nel corso di quel primo anno a Franklin, di motivi per insultarla ne aveva avuti parecchi.
« Direi di sì » rise lui, diverito al ricordo di Hayley che passava accanto all'altra imprecandole contro con aria indifferente. 
« Non è da me, davvero » 
« Strano, ieri sera mi sei sembrata... molto in te, diciamo » rispose malizioso, riferendosi a tutt'altro che insulti. 
Le si avvicinò lentamente ed Hayley arretrò in maniera impercettibile, si strinse nella sciarpa e si sistemò meglio il cappello mentre cercava di ostentare una forza d'animo che non possedeva, guardandolo fisso negli occhi. 
L'aria intorno a lei era così fredda che dalla sua bocca uscivano nuvolette bianche ad ogni respiro, ma in quel momento si sentiva come dentro ad un forno a microonde e forse stava anche sudando, non sapeva dirlo con precisione. Era panico, non semplice paura, era tutto ciò che non aveva mai provato, e era quasi sicura non fosse amore. L'effetto che Eric aveva su di lei era lieve passione, ma faceva paura; era qualcosa di sconosciuto e strano. Una perversione che incrociava il bene e il male in un unico, flebile sentimento. 
« Per quanto è successo ieri.. » aveva iniziato ad un tratto.
Eric non le premise di finire la frase e la baciò; quel semplice contatto ricordò ad Hayley molte più cose di quanto aveva fatto un racconto lungo venti minuti. All'improvviso, tutto quello che voleva dire fluttuava nella sua testa senza trovare via d'uscita, dopodiché rinunciò e assecondò Eric senza neanche pensarci troppo. Si disse che non c'era niente di male nel sentirsi amati, una volta ogni tanto, e, seppur lentamente e cautamente, si decise a volersi abituare a quella che poteva diventare una convivenza non troppo forzata ma che le avrebbe senz'altro fatto bene, malgrado non fosse Jeremy, o perfortuna. In quel momento, il rancore che provava per Jeremy era direttamente proporzionale all'attrazione che aveva nei confronti di Eric. La delusione per quel bacio contro l'emozione ingiustificata per Eric, che non era amore, e questo Hayley ci teneva a ripeterselo più volte. 
Eric, in quel frangente, rappresentava la scialuppa di salvataggio arrivata nel momento in cui sentiva di aver toccato il fondo, e quel bacio era ciò che le serviva per risalire. Il problema si sarebbe posto quando fosse tornata in superficie e anche oltre, sulla terra ferma, e Eric non le sarebbe più bastato. Si chiese se era un rischio che era disposta a correre.
Improvvisamente si allontanò da lui e, nonostante questo, Eric non fece una piega; con lui era così, come se sapesse già tutto prima che accada. 
« Io non so se posso farlo » abbassò lo sguardo sui propri piedi allineati sopra l'erba fredda e umida di Gennaio e ripensò a tutto quello che era successo. Per la prima volta, nei suoi pensieri non c'era Josh o Zac, e in un certo senso neanche Jeremy in quanto tale. Le sembrava un mondo diverso quello che stava appena spermentando, un mondo dove esistevano solo loro due in quel determinato momento e non c'era posto per il passato o per il futuro, ma solo per qui ed ora. Niente ansie, niente aspettative e niente paure, e in un certo senso neanche amore. Solo quel bacio, in quel momento, e i suoi occhi ora. 
« Hayley, non pretendo niente, però mi piaci, perché non avrei dovuto farlo? » 
Hayley lo vide parlare con disinvoltura, e le sembrò di non avere niente a che fare con quella determinazione.
Eric era nei suoi pensieri, con tutta probabilità, ed era bello, e confortante, e il pensiero che non fosse Jeremy non aveva attraversato la sua mente neanche per un secondo. 
Allora Hayley si avvicinò lentamente e gli diede un leggero bacio a fior di labbra, come a sigillare un patto fatto in silenzio che comprendeva solo due individui di tutto il mondo. Con quel bacio, Hayley aveva accettato il compromesso.
Non c'era niente di pesante come l'amore. Erano solo lei e lui.

Così, nel breve tragitto che conduceva dal parco dove si erano rintanati a casa di Hayley, si erano un po' raccontati a vicenda, ed Hayley aveva scoperto, con suo stupore, che Eric non era l'uomo perfetto come voleva mostrare alla gente , e nemmeno cattivo come lo dipingeva Jeremy. Era un ragazzo come ce ne sono a bizzeffe, niente di più e niente di meno. In particolare tendeva a guardarla sempre costantemente negli occhi mentre le parlava ed era una cosa che la mandava su tutte le furie. Così Hyalye, con la sua particolare gentilezza che era nota a tutti, glie lo faceva notare, lui rideva e rispondeva che non ci faceva apposta. E anche se quel sorriso l'aveva un po' delusa, Hayley rimase - se non felice - se non altro soddisfatta.
Hayley, in quel breve lasso di tempo, aveva conosciuto una piccola parte di lui, una parte davvero molto piccola, di questo era certa, e fua nche questo a consigliarle di non demordere. Eric non era una di quelle persone che riesci ad inquadrare in un solo pomeriggio, ma andava scoperto un po' per volta, ammesso che lui te lo permettesse.
« Toglimi una curiosità... » aveva detto ad un tratto Hayley, facendolo incuriosire. « Cosa c'è che non va tra te e Jeremy? » 
Eric aveva distolto lo sguardo da lei e aveva mosso la testa di lato. 
« Sapevo che prima o poi sarebbe saltato fuori il discorso » disse prima di portarsi una mano dietro alla testa per grattarsi il collo in una posizione che ad Hyaley ricordava molto Josh quando era in difficoltà. « Diciamo che è una storia morta e sepolta, niente di importante » 
Hayley aspettò che Eric iniziasse a raccontare, ma questo non avvenne.
« E non hai intenzione di raccontarmela? » 
« Sinceramente? No. » 
Hayley sbuffò vigorosamente e incrociò le braccia al petto. 
« Perché nessuno di voi vuole raccontarmi questa cavolo di storia? » 
« Forse né io né Jeremy abbiamo voglia di rivangare il passato. Dopotutto: il passato è passato ed è meglio che rimanga tale » 
Hayley lasciò cadere il discorso perché sapeva che stava sbattendo contro un muro di cemento armato, sia con Eric che con Jeremy. 
Uno dei suoi principali difetti era sempre stato la curiosità, che il più delle volte sfociava in un fastidioso interrogatorio frozato a cui sottoponeva il malcapitato da cui voleva avere determinate informazioni. E questo sarebbe andato bene se fosse stata un poliziotto, ma era solo una ragazza troppo curiosa che aveva deciso di limare quel suo lato fastidioso senza ottenere grandi risultati. 
Ripensò ai suoi buoni propositi e stette zitta in attesa che Eric cambiasse argomento. 
« Raccontami dei Paramore... » 
« Noi siamo... » ma si accorse di non sapere da dove cominciare « ho conosciuto Josh e Zac appena sono arrivata qui a Franklin, circa sette mesi fa, e abbiamo formato i Paramore all'incirca un mese dopo, adesso c'è dentro anche Jeremy, almeno credo » 
Hayley vide Eric storcere impercettibilmente il naso quando aveva nominato Jeremy, allora smise di parlare, aspettando ancora una volta che fosse lui a continuare.
« Sarei curioso di sentirvi suonare, e di sentirti cantare canzoni che hai scritto tu, ovviamente... »
Hayley arrossì leggermente pensando a lei che cantava i testi di Frannie, e rabbrividì appena.
« Vi esibirete prima o poi, no? »
« Mmh, non saprei dirlo con precisione, ma credo che ci sarà molta strada da fare prima di arrivare ad esibirci per un pubblico che non sia mia madre » rise, piano.
Rivolse lo sguardo verso la strada e verso le persone che camminavano - chi in fretta e chi con calma - su quella via. C'era troppa gente per essere Domenica, e tra tutta quella gente fece quasi fatica a riconoscere le figure di Josh e Zac che camminavano proprio verso di loro. Hayley sentì un colpo all'altezza del petto, una scarica elettrica che si propagò fino agli estremi del suo corpo, allora respirò a fondo e ponderò i pensieri. Calcolò le possibili vie di fuga in una frazione di secondo e constatò che non ce n'erano. Aspettò qualche altro secondo che uno dei due alzasse gli occhi davanti a sé e quando Josh lo fece, si sentì tremendamnete sotto accusa. 
« Ehi, Hayley! » lo sentì esclamare avvcinandosi a lei abbastanza da distinguere la grande figura che le camminava accanto. Quando le fu davanti lo guardò con aria interrogativa prima di parlare.
« Cavolo, ieri sera eri in condizioni pessime! » 
« Grazie Josh per avermelo ricordato » Colpita e affondata. 
« Alla fine come sei tornata a casa? Ho visto che Jeremy era... impegnato, diciamo » aveva continuato Zac, esitando sulle ultime parole e seguendo con uno sguardo da cucciolo che poteva significare uno “scusa” muto per averle ricordato quella parte di serata. 
Hayley non rispose, si limitò ad indicare Eric stringendo le labbra e guardando basso. 
« Piacere, Eric » si espose l'altro, con sguardo da spaccone, ed era questo che Hayley non sopportava di lui. 
Zac aprì bocca per parlare: « Ma voi due- »
« -dobbiamo andare, sì. E' davvero tardi » lo interruppe Hayley, trascinando Eric dietro di sé mentre si faceva strada tra i due fratelli. 
« Ci vediamo domani a scuola, eh. Ciao, ciao! » 
Come sempre, non stette a sentire quello che avevano da ridire e portò Eric lontano dalle grinfie di quei due. Non c'era un vero motivo che la spingeva a nascondere ogni sentimento che provava nei confronti di qualcuno, erano solo di occhi di Josh che le impedivano di farlo. 

*

Quando Josh aveva chiesto ad Hayley chi fosse quel ragazzo che la stava riaccompagnando a casa qualche giorno prima, la tensione aveva avvolto il garage in tutta la sua grandezza ed ora Hayley si era pietrificata sul suo posto. 
« Un amico! » si affrettò a dire, ma tutti si voltarono verso di lei indagando con gli occhi, e allora non ruiscì a fingere oltre. 
« Ok, diciamo che forse potrebbe esserci qualcosa di più di una semplice e innocua amicizia, ecco » non solo dal suo tono di voce si capiva che era agitata; gesticolava nervosamente con il microfono che teneva in mano e si mordeva l'interno della guancia insistentemente tra una parola e l'altra.
« Ma poi lui non è il batterista dei The Factory? » il genio, Zac, aveva parlato.
« S-sì, Zac. E' lui » 
Jeremy volse lo sguardo altrove facendo finta di niente, come se tutti quei discorsi non lo toccassero minimamente, quando invece stava cercando di attutire il colpo meglio che poteva.
« Non eri tu che lo odiavi, una volta? » chiese Josh con voce fioca; lui che aveva gettato l'amo. 
« Si cambia idea nella vita, no? » 
Hayley capì la gravità dell'aria attorno a lei che la schiacciava al suolo e fu sicura di essere diventata paonazza per via della scarica elettrica che le era arrivata finò in cima alla testa; era una di quelle situazioni che stano in equilibrio per miracolo, e si cheise che colpa poteva mai avere se stava solo cercando di essere felcie almeno per po'. Anche se non era con Jeremy la felicità che aveva trovato, e anche se Josh poteva non essere d'accordo.
« Ah me non è mai pisciuto quello lì, comunque » aveva continuato Josh, quasi leggendo nei pensieri di Hayley. 
« Non è male! E' non è bastardo come sembra » 
Il rumore di un oggetto che cade al suolo li interruppe dai loro discorsi, si voltarono verso di Jeremy e videro che si abbassava a raccogliere i pezzi del suo cellulare che nell'impatto si era disfatto. 
« Ehm, scusate... » disse tirandosi in piedi con i vari componenti del cellulare tutti in una mano. 
« Possiamo concentrarci sulla musica? » aveva chiesto, poi, quasi impassibile.
« A proposito di questo, ho una grande notizia per tutti! » disse Zac, fiero. « Anzi due, la prima: Jeremy, sei ufficialmente nella band dato che... e qui arriva la seconda notizia: sabato faremo il nostro primo concerto live! » e con amaro stupore, Zac scoprì che il boato da stadio che si aspettava sarebbe arrivato, non si era levato, anzi, le facce di tutti si erano fatte impaurite. 
« Stai scherzando. » disse Hayley, con tono fermo e deciso. Ed era un'afermazione, non una domanda. 
« Ragazzi, forse avere capito male. Ho detto che facciamo un concerto, live, e ci pagheranno anche... » 
« Facile per te che stai quasi dietro le quinte »
« Vuoi dire che dovrò cantare davanti a tutti? » 
« Posso ancora ritirarmi dal fare parte della band? » 
Le proteste degli altri non importavano a Zac, lui era al settimo cielo anche per tutti gli altri.
« Sì, sì e no, Jeremy, non fai più in tempo a ritirarti » aveva risposto lapidario, Zac, che dal canto suo non ammetteva repliche di alcun tipo. « quindi credo sia meglio che iniziamo a provare se non vogliamo arrivare a sabato senza una scaletta preparata »
L'atmosfera si fece frizzante non appena tutti si furono ripresi, e il discorso su Eric era stato dimenticato in pochi minuti. 
All'improvviso erano tutti concentrati sulla loro musica, ed un misto di paura ed emozione stava già facendo il nido nei loro sterni. 
Hayley aveva creduto in quel preogetto sin da quando i ragazzi le avevano regalato quel microfono, e quel giorno aveva fatto a se stessa una semplice promessa: che sarebbe andata avanti con i Paramore fino alla fine, e che non avrebbe mai permesso a niente e a nessuno di distruggerli.

*

Con le ossa dolenti e la gola secca, Hayley era scesa dalla macchina di Josh che l'aveva fermata proprio davanti a casa sua. Poteva dire che erano state le prove più faticose che avesse mai fatto, ma erano state così dure per un giusta causa. 
Guardando indietro a qualche mese, si sorprese di come le cose erano cambiate e i ricordi aumentati, insieme a tutte le canzoni che avevano scritto fino a quel momento, e di come ogni singola canzone parlasse di loro, in un modo e nell'altro. Per tutti i significati che i ragazzi non riuscivano a decifrare - e anche per quelli che alcuni di loro sapevano riconoscere nella vita i Hayley, ringraziava solo il fato. 
Si mise lo zaino in spalla e attraversò il breve cortile calpestando l'erba perfetta sotto i suoi piedi mentre l'aria fredda della sera le inondava i polmoni.  Girò le chievi nella toppa e già prima di aprirla sentì degli urli provenire dall'interno. Quando si chiuse la porta alle spalle, si volto verso la cucina dove sua madre aveva appena smesso di inveire contro suo padre, e a vedere quella scena, ad Hyaley si chiuse lo stomaco. Sua madre la guardò con aria supplice e cercò di nascondere gli occhi lucidi che ad Hayley, suo malgrado, non erano sfuggiti. 
Allora Hayley si voltò verso il divano dove sua sorella stava seduta a braccia incrociate. 
« Cosa sta succedendo? » chiese con voce tremante guardando prima a destra verso sua sorella, poi subito a sinistra verso la cucina. 
« Assolutamente niente, amore » si affrettò a dire sua madre, accennando un sorriso che sul suo volto sfigurato era risultato infinitamente triste.
« Stanno litigano da quindici minuti » aveva risposto lapidaria sua sorella, senza spostarsi dalla sua posizione. Poi si era alzata di scatto e aveva continuato: « ma qui facciamo finta che vada sempre tutto bene, giusto? » 
Aveva alzato al voce di qualche tono verso i suoi genitori che ora la guardavano impietriti dall'altra parte dell'atrio. Hayley stava semplicemente lì, nel mirino di quei volumi, ad assorbire come una spungna tutto ciò che sentiva, e a catalogare i pensieri in ordine di gravezza. 
« Ma cosa dici, tesoro... » continava, la madre. 
« Basta, cazzo! » 
« Qualcuno mi dica cosa sta sucecdendo! » urlo allora Hayley, in preda alla disperazione. 
« Forza, avanti. Ditele cosa sta succedendo a questa famiglia.. » li incitò la più grande. 
« Jess... » aveva mormorato suo padre, guardandola con tono di rimprovero e supplica. 
« No! Credo sia giusto che anche lei sappia » rispose lapidaria, rivolta verso Hayley.
« Sapere cosa? » 
Hayley era sicura avere un'aria da cane bastnato e gli occhi lucidi perché si stava facendo pena da sola. 
« Hayley, cara.. » aveva fatto per iniziare sua madre. 
« Cosa? » rispose guardando ad intermittenza, prima gli occhi di sua madre, poi il volto di suo padre che assimilava abbassando gli occhi al suolo. 
« Io e tuo padre... ci stiamo separando » concluse poi, scossa da una serie di emozioni troppo sbagliate per essere reali. 
In quel preciso istante, Hayley, ne fu sicura, sentì qualcosa di infinitesimamente piccolo e micidiale insinuarsi nel suo sterno e farle, man mano, un male assuramente reale. In un attimo gli occhi le pungevano dalle larime che voevano scendere, e le sembrò che il mondo fosse sospeso ad aspettare una sua reazione. Ma in quei casi c'era di mezzo l'orgoglio, e fuggire al piano superiore per non farsi vedere mentre piangeva era stata la prima cosa che le era venuta in mente. 
Quando suo padre aveva accennato a seguirla, Hayley non aveva potuto vedere sua sorella stopparlo di colpo e seguirla senza che i suoi genitori facessero lo stesso.
Hayley si era sdraiata sul suo letto abbracciando un cuscino con tutta la rabbia che aveva in corpo, perché si sentiva abbandonata, sentiva di essere impotente, e sapeva di esserne sempre stata a conoscenza.
Aveva avuto la situazione davanti agli occhi per molti mesi, da quando i suoi genitori avevano smesso di guardare la televisione abbracciati l'un l'altra, e da quando aveva scoperto suo padre dormire sul divano, qualche sera. Ma era stata in silenzio, perché queste sono cose dei grandi e lei non c'entrava niente, e ad essere sinceri non aveva neanche mai voluto pensarci. Aveva sempre fatto finta di niente e soffocato il dolore allo stomaco e il senso di nausea che tutta quella situazione le aveva creato e si era fatta forza illudendosi di viaggiare troppo di fantasia, ma ora che aveva la situazione sbattuta in faccia, qualce difesa le era rimasta? Non aveva un piano di salvataggio, e si odiò per non averci pensato prima. 
Sua sorella era entrata in camera lentamente, con tutto il silenzio che si deve ad un lutto del genere, ad una famiglia che - anche fosse solo nella tua testa -, lentamente, muore. 
L'aveva guardata un attimo e poi si era alzata dal letto in fretta per raggiungerla e abbracciarla forte, come quando erano piccole, come quando la sua adolescenza non le teneva così dannatamente lontane. 
« Ehi, ti va di andare a prendere una boccata d'aria? » 
Hayley annuì senza dire niente, con lo sguardo sformato dai sinhiozzi e le guancie umide di lacrime salate che le avevano fatto colare il mascara.
« Allora andiamo » 
Quando passarono nell'atrio, suo padre si teneva la testa seduto sulla sedia della cucina mentre sua madre attendeva in piedi infondo alle scale
« Dove andate? » 
« Fuori di qui, quest'aria non si respira per questa sera » 
E Jess le aveva risposto in modo così fulmineo che lei non aveva avuto il coraggio di aggiungere altro, così aveva messo il suo cuore nelle mani di Jess, perché confidava che fosse una persona responsabile, e si era ritirata dal dare accorgimenti su orari o altre cose che una mamma dice ai propri figli quando escono a quell'ora della sera. 
Jess aveva tenuto Hayley nella sua stretta per tutto il tragito, per proteggerla dal mondo, perché non se lo meritava. Ne era sicura. 
Ad Hayley, tutte quelle scene da film le addossavano una malinconia infinita, una di quelle che ti si appiccica come colla addosso, quelle che vedi anche un po' da fuori, e capisci che stai piengendo come pianegresti per un film in TV. E questo non fa che rattristare la situazione; paragonare la tua vita ad un film. 
Quando furono arrivate al parco, Hayley aveva sesso di piangere e Jess non aveva ancora aperto bocca. Il suo cellulare squillò ma Hayley non ebbe voglia di leggere il messaggio.
« Posso? » aveva chiesto sua sorella.
Lei aveva annuito.

From Eric to Hayley - 10:06 pm

Ehi bellezza. Che ne dici se domani sera ti passo a prendere per andare alle prove? 

« Ehi, non mi avevi mai detto di avere un'ammiratore! » 
« Chi è? » 
« Un certo Eric che dice che sei una bellezza! » ripose Jess facendosi sorpresa per smorzare la tensione. 
Hayley le strappò il cellulare di mano e lesse velocemente. Un'altra voragine le si aprì all'altezza dello stomaco aggiungendosi a quella più grande. 
Non era abituata a tutte quelle novità. Non aveva un ragazzo da più di un anno, ed era stata una cosa molto diversa da Erc o da qualsiasi altro. Si sentiva in soggezione, e non era sicura che fosse davvero il caso di andare avanti. Si chiedeva come mai non sentisse la necessità asfissiante di vederlo, per esempio, come si vede nei film. Forse c'era qualcosa di sbagliato in lei, sbagliato su tutta la linea.
« E' un amico... » aveva mormorato asciugandosi le lacrime mentre con l'altra mano componeva un messaggio di risposta. 
« Come no. E poi, le prove di che? » 
« Del gruppo? » 
Jess le rivolse uno sguardo eloquente e interrogativo.
« Dell'altro gruppo, non i Paramore » 
« Chi sono i Paramore? »
Solo in quel moemnto Hayley si accorse di quanto lei e sua sorella fossero distanti anni luce. Per lei la musica era tutto, mentre per l'altra era qualcosa di tralasciabile. Hayley facevano cose nella vita che a Jess erano completamente estranee. 
Il fatto è che non erano mai state così vicine prima di allora; Hayley non ricordava altro momento, all'infuori di quello, in cui si erano scambiate un abbraccio sincero. Ora, invece, avevano un male comune da condividere, ma che, per adesso, Hayley preferiva rimanesse nascosto nell'ombra della vergogna. 
E così aveva iniziato a raccontare una storia che dal fuori sembara di qualcun'altro, ed ebbe la possbilità di capire di aver esagerato ogni cosa. Di essersi attaccata a certe figure con troppa forza, e era finita per farsi male da sola. 
Jeremy non era il principe azzurro. Josh e Zac non erano la sua ancora di salvezza ed Eric non era il classico ripiego. Nonostnte questo, la sua vita era così piena di vita che non le dispiaceva. Nonostante la malinconia, nonostante le disgrazie, nonostante i suoi genitori, che poi non facevano realmente parte della sua vita, ma erano dentro ad essa in modo scontato. 
Finito il racconto, Hayley sentì di voler urlare al mondo, non importava cosa, voleva solo urlare. Voleva far capire a tutti che c'era anche lei, e che non poteva rigirare le cose a suo piacere, non poteva correre ovunque e su tutti, ma doveva andarci con i piedi di piombo se non voleva farsi male, e tutto senza prendere decisioni affrettate. 
« Secondo me non dovresti fartelo scappare questo Eric, sembra un ragazzo d'oro » 
« Molti sono contrari a questa affermazione » 
« E a te importa davvero cosa dicono o pensano gli altri? »
« E' solo che quando non hai più nulla a cui aggrapparti ti senti quasi in dovere di dare peso agli altri. Quando ci siamo trasferite è stata la cosa peggiore che mi è mai successa, e lo è tutt'ora... » 
« Lo è stato anche per me, ma fidati, faresti meglio a pensare con la tua testa invece che con quella degli altri. Sei tu quella forte tra le due, prenditi tempo, perché alla tua età la vita non va da nessuna parte senza di te »
« Strano, ho sempr epensato fossi tu quella forte, io sono sempre stata il brutto anatroccolo della situazione »
Jess sorrise vedendola riflettere.
« Andando avanti, ti accorgerai che gli altri non ti vedono necessariamente con gli stessi occhi con cui ti vedi tu. Ecco perché per prima cosa bisogna piacere a noi stessi, e poi agli altri... »
Hayley da quelle parole aveva estratto l senso applicabile alla sua vita, e per una attimo le parve che tutto prendesse senso.
Si presero per mano e si incamminarono sulla strada di casa lentamente; ad ogni passo cresceva un po' la paura di rientrare, ed Hyaley realzzò di non aver chiesto a Jess nessun tipo di spiegazione. Si prefissò di farlo quando fossero state entrambe sotto le coperte, perché al buio certe confessioni vongono più spontanee.
Davanti alla porta di casa, videro loro padre piangere seduto sullo scalino di pianerottolo. 
Era sempre stato un bell'uomo, dopotutto, e la sua giovane età non aveva fatto altro che rendere più tenera la scena. Hayley pensò a tutti gli amori che iniziano e poi falliscono e a tutta la malinconia che il mondo doveva aver accumulato, e si chiese se ne valesse la pena.
Suo padre si asciugò le lacrime non appena le vide, e le osservò finché non entrarono in casa - dove la madre le aspettava impaziente - ma quando le vide non disse niente di ciò che si era prefissata. Così le due sorelle salirono le scale, mute, e si prepararono per la notte, curandosi le ferite tra loro come quando erano picccole. Per Hayley, il tocco di Jess che le spazzolava i capelli era così familiare che si chiese come aveva fatto ad andare avati senza esso per tutto questo tempo. 
« Sai cosa serve a te per non soffrire in quel modo, come hai fatto con Jeremy, intendo? » 
« Cosa? » 
« Autostima » 
Hayley si era voltata verso di lei con sguardo dubbioso.
« Di cosa stai parlando? » le chiese spaventata. 
« Di sentirti bella senza sentirtia anche in colpa. Ti ho vista l'altra sera mentre ti preparavi per la festa, era come se facessi tutto in funzione degli altri. Dovresti innamorarti di te stessa prima di provare a farlo con altri. » 
« E cosa avresti in mente? » 
Hayley si voltò di nuovo e abassò le spalle, rilassandosi. Il suo discorso non faceva una piega.
« Per esempio, questo rosso spento... » cominciò trattenendo tra le dita una ciocca dei capelli di Hyaley « facciamo una tinta? » le chiese, su di giri. 
« Eh? » 
« Fatti bionda, magari, oppure rossa, ma rossa arancione, eh » 
« Oppure entrambi »
Hayley stessa si stupì di essere eccitata all'idea di tingersi i capelli. In effetti non aveva mai pensato di poterlo fare, pensava che i suoi non le avrebbero permesso di farlo, ma in quel momento la rabbia che rovava nei loro confronti e la loro stessa debolezza le concedevano, almeno nella sua testa, di poter fare qualsiasi cosa. 
« Magari lo facciamo uno di questi giorni, no? » puntualizzò, Hayley, concorde all'idea della sorella.
« Va bene, ma adesso andiamo a dormire, forza » 
Hayley non si era mai accorta di come Jess diventasse una sorta di mamma, in questi casi, non si era mai accorta di quella protettività che mostrava nei suoi confronti.
« Cos'è cambiato? » 
La voce di Hayley arrivava alle orecchie di Jess trasportata dal buio di quella stanza, minuti dopo.
« Niente, è sempre stato così, è solo che non te ne sei mai accorta » 
« E ora che succederà? » 
« Non lo so, Hayls » 
Hayley rimase in silenzio, calcolando cosa dire e se dirlo.
Jess sentì dei movimenti e subito dopo dei passi incerti avanzare verso il suo letto. Attimi dopo, sentiva il volto di Hayley a poco spazio dal suo.
« Posso? » chiese Hayley sollevando leggermente le coperte del letto di Jess.
Jess sorrise tra sé perché la sua sorellina, nonostante tutto, in quel lasso di tempo in cui si erano allontanate non era cambiata di una virgola.
« Sì, dai » 
E tra le braccia di Jess il mondo sembrava fare meno paura, ed Hayley si sentiva senz'altro più al sicuro, in quella notta che sembrava così diversa dalle altre.

Note: Salve a tutti! Allora, comincio col dire che è stato un periodo infernale per via dello studio e della ginnastica che si stanno coalizzando contro di me (>_<), e che quindi non sono molto soddisfatta di questo nuovo capitolo, ma spero che almeno a voi piacerà.
La storia sta prendendo una piega inaspettata e posso affermare che i personaggi stanno facendo tutto da soli, lo giuro! Ho cercato di ribellarmi ma proprio non ce l'ho fatta (lol). A parte tutto, c'è davvero molto di me in questa fanfiction e ne sono contenta, in un certo senso.
Sto cercando di rendere regolari gli aggiornamenti ma per farlo devo vedere ancora un po' come continuo, dopodiché cercherò di prefissarmi dei giorni di pubblicazione.
Quindi invito tutti quelli che leggono (perché lo vedo che leggete, eh) a lasciare una recensione e farmi sapere la vostra.
 
   
 
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