.Sogni.
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Dedico questa fanfiction alle ragazze Drunks che mi hanno
fatto venire l‘ispirazione e alla Vally, che mi sopporta sempre e
comunque.
Ron
allungò una mano verso il pane tostato, irritato. Era stato alquanto frustrante
che Harry lo svegliasse tirandogli via il cuscino da sotto la testa, urlandogli
un: ‘Sveglia, dormiglione!’ nelle orecchie considerando che aveva dormito sì e
no due ore, le quali erano tra l’altro state anche popolate da sogni, ehm,
‘movimentati’.
Addentò una fetta di pane controvoglia, sconsolato.
«Buongiorno, Hermione» disse sua madre improvvisamente, mentre dei passi
si avvicinavano al tavolo. Ron s’irrigidì e avvampò, costringendosi a non
tradire però la sua agitazione. Ci mancava soltanto che qualcuno chiedesse cosa
avesse. Non aveva esattamente voglia di fare un resoconto dell’imbarazzante
nottata precedente.
Non
pensarci, si disse deciso. Non guardarla, pensò ancora una volta, fissando
ostinatamente il tavolo.
Non
potè però fare a meno di notare Hermione che allungava una mano per tirare in
avanti la sedia sulla quale solitamente usava sedersi alla Tana, vicino a Harry;
ma poi il suo sguardo scivolò sulla sedia accanto a quella di Ron. Lui si gelò,
mentre lei allungava la mano esitante, e si ritrovò a pensare
sieditiquisieditiquisieditiqui sempre più intensamente...
«Hermione, non ti siedi?»
Bene,
dopo questo Ginny doveva decisamente morire soffrendo.
Hermione arrossì, balbettò qualcosa e si sedette al solito posto. Ron si
voleva mangiare le mani urlando.
Perchè poi gli sembrava una cosa così importante che lei si sedesse
vicino a lui non lo riusciva a capire. Insomma, quante volte si erano seduti
vicini nei sette anni in cui si conoscevano? Miliardi di volte. Miliardi
di volte in cui era sembrato un gesto insignificante. Perchè non era più così?
Non aveva mica sette anni. Era il campione di pomiciate con Lavanda Brown –
anche se, okay, in fondo ripensandoci ora era un capitolo abbastanza buio della
sua vita – e ora un gesto così semplice lo metteva in subbuglio in quella
maniera? Era totalmente confuso, confusione che aumentò nel sentir dire
Hermione:
«Non
ti si può dare una mano che tu ti prendi tutto il braccio, che credevi di fare,
eh?»
Strabuzzò gli occhi, avvampò per l’ennesima volta e si girò verso di lei
di colpo; Harry stava masticando qualcosa, mentre Hermione lo guardava male.
«Ehi,
hai finito il pane e la marmellata, io te ne avevo chiesto un
pezzetto...»
«Sì,
un pezzetto, infatti! Me l’hai mangiato tutto!» esclamò Hermione,
roteando gli occhi.
Ron
si impose di calmarsi, respirando più lentamente. Continuò a mangiare,
lentamente, cercando di concentrarsi solo sul cibo. Deglutì con più forza,
perchè la frittella che stava mangiando gli si era impiantata in gola e non ne
voleva sapere di scendere giù, e aveva preso la consistenza di una spugna. Ormai
solo lui, Hermione ed Harry erano a tavola: Ron perchè mangiava con lentezza
calcolata; Hermione perchè era scesa per ultima, e Harry per senso di
solidarietà, probabilmente.
Non
fece in tempo a completare questo pensiero che sua madre si mise a chiamare
Harry da sopra le scale.
«Arrivo subito!» rispose lui, alzandosi. Si diresse verso la porta ed
uscì dalla cucina. Ci mancò poco che Ron si strozzasse con la sua stessa
saliva.
«Ron,» cominciò Hermione, lo sguardo rivolto al pavimento.
«D-dimmi!» disse, mentre tossiva. Ci mancava solo questa. Conosceva
quella voce. Era il suo tono da ‘sistemiamo i conti in sospeso’.
«Ti
senti bene?» chiese lei, allarmata.
«Ah,
mai sentito meglio» rispose Ron, schiarendosi la voce e cercando una
possibile via di fuga.
«Uhm,
bene...» mormorò lei. Poi, proprio mentre Ron si rassegnava a rimanere lì e a
sopportare di ritrovarsi tra pochi istanti il cuore maciullato, si schiarì la
voce.
«Stavo dicendo.»
«Sì»
l’assecondo lui, funereo.
«Insomma»
«Uhm.»
«Sì,ecco.»
Ron
roteò gli occhi. Insomma, se doveva ammazzarlo che lo facesse in
fretta!
Lei
colse quel suo gesto e disse, con voce sofferente e stizzita: «Eddai, perchè mi
devi fare parlare? Sai cosa ti voglio dire!»
«Sì,
lo so» replicò lui, sussurrando.
Lei
arrossì. Si schiarì di nuovo la voce, mettendosi a posto un ricciolo dietro le
orecchie. Un silenzio cadde tra loro, e lei alzò gli occhi verso di lui, come
aspettandosi una risposta. Quando fu chiaro che lui non aveva effettivamente
idea nè di cosa fare nè di cosa dire, mormorò, incerta: «Bè, e allora, cosa
dici?»
Lui
chiuse gli occhi, disperato e rassegnato, e sospirò: «Hermione, insomma, cosa
pensavi che ti dovessi rispondere? Mi dispiace, davvero, siamo in imbarazzo
tutti e due ed è tutta colpa mia...»
Lei
aprì e richiuse gli occhi, poi spalancò la bocca e chiuse anche quella, ad
intermittenza.
«Quindi... quindi tu...» balbettò.
«Hermione, davvero, mi dispiace tantissimo... tu sei... lo so... la mia
migliore amica...» disse lui, cercando di giustificarsi. Le sembrava che la
reazione di Hermione fosse stata abbastanza chiara da non cimentarsi in una
dichiarazione, anzi. Lei lo interruppe di colpo.
«Va
bene, va bene... sei stato... chiarissimo.» disse lei, guardandosi intorno
velocemente, come se non volesse far altro che cercare un modo per
andarsene.
«Davvero?» domandò Ron, confuso dalla sua reazione. Che problema c’era
allora? Cioè, c’era di sicuro un problema, un
miliardotrecentoventisettemilaquattrocentoventisei problemi, ma per lui.
«Sì... davvero.» abbassò lo sguardo, come sgonfiata, per poi
sfrecciare fuori dalla stanza, lasciandoci un Ron tremendamente confuso
dentro.
Salve a tutti! ^_^ So che avrei dovuto aggiornare prima, ma
non avevo proprio l'ispirazione. Domani al 99.99% avrete l'ultimo capitolo
(ultimo capitolo a meno che abbia dei ripensamenti sulla storia, che
conoscendomi può darsi che voglia continuarla all'improvviso), perchè poi parto
e non volevo lasciarvi col fiato in sospeso. So cosa significa aspettare una
cavolo di fanfiction, ed è alquanto fastidioso XD Ringrazio tantissimo
tutti quelli che hanno commentato, e tutti quelli che commenteranno!
^_-
Lollo
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