Montagne verdi...
Salve care (o cari... se ci
siete)! Finalmente gusteremo un po' di aria di montagna! Ci vediamo di
sotto :)
Nb: ho pubblicato tre
capitoli contando questo da ieri sera! Se avete perso dei pezzi tornate
indietro :) Bacibaci
«In
fondo è stata una bella serata!...»
Avevo salutato Filippo con un ultimo bacio. Lui mi aveva sorriso e
aveva salutato anche con tanta gentilezza Giacomo, promettendo che si
sarebbero sentiti per accordarsi circa la vacanza.
«Mi
dispiace da morire per come si è comportato Filippo... non
ci sono scuse!»
«Ma
va! Lascia perdere!»
«No
Giacomo davvero... mi dispiace! Me l'ero immaginata diversa questa
serata....»
«Lo
fa solo perchè ti vuole bene...»
Sorrisi nel buio della macchina. Pensai alle parole che mi aveva detto
Filippo... a quel "ti amo" che dopo tutte quelle discussioni, che
comunque mi aveva fatto palpitare il cuore.
«Già...»
Quando tornammo a casa, mi precipitai verso la mia camera e mi disfai
in men che non si dica di quelle torture che la gente chiama "scarpe".
Ma com'era possibile che le ragazze se le mettessero tutti i
giorni cose del genere?! Era da masochisti!
Giacomo si affacciò dalla porta della sua camera,
sussurrando. I miei stavano dormendo da molto, stanchi morti e
sicuramente non era nostra intenzione svegliarli.
«Buonanotte
Wendy!»
Mi bloccai. «Ancora
così mi chiami?»
sorrisi. Ricordavo benissimo la prima volta che mi chiamò
così. Avevo cinque anni e con lui avevo appena finito di
vedere il cartone "Peter Pan" e ne ero rimasta letteralmente
affascinata. Giacomo se n'era accorto subito così si
inventò un nuovo bellissimo gioco: io ero la sognatrice
Wendy, lui era l'impavido e giocoso Peter Pan, la mia stanza era la
fantastica "isola che non c'è", il bagno era diventato in
men che non si dica la laguna delle sirene con al lato la nave di
Capitan Uncino.
«Sono
Peter Pan e un giorno ti sposerò mia cara Wendy!»
urlava di continuo Giacomo.
«Ma
tu non puoi sposarmi! Peter Pan non voleva crescere!» ridevo
io. Ma lui continuava a ripeterlo e io ero troppo piccola per capire il
vero senso di quelle parole. Alla fine non precisai più che
lui era il ragazzo che non voleva crescere mai, perchè tanta
era la gioia che mi prendeva il cuore ogni volta che Giacomo mi
prendeva la mano e facevamo finta di volare sui tetti di Londra. Era un
sogno e io adoravo sognare.
«Ma
io ti chiamerò sempre così! Anche quando sarai
vecchia e decrepita sarai ancora la piccola Wendy!»
«E
allora buonanotte caro Peter!»
Gli sorrisi e chiusi la porta alle mie spalle. Mi buttai di peso sul
letto e mi addormentai quasi subito. Si, aveva ragione Giacomo, alla
fine la serata non era andata completamente rovinata. Inoltre, vista da
un altro punto di vista, la gelosia di Filippo era un po' da capire:
si era ritrovato dall'essere il centro del mio mondo a
ritrovarsi a spartire il mio mondo con un cugino che adoravo... Ma ci
amavamo e questo contava più di tutto. Mi addormentai felice
in fondo, ma i miei sogni dovevano turbarmi ancora una volta.
La scuola era buia e deserta, se non per la luce che proveniva
dall'ultima classe in fondo al corridoio, la mia.
Avvicinandomi sentii alcune voci familiari e tra queste la voce di
Giacomo. Allungai il passo per arrivare più in fretta.
Seduti vicini c'erano tutti i ragazzi e tra questi proprio lui che in
quel contesto non c'entrava nulla.
«Cosa
ci fai qui?»
gli chiesi, correndogli incontro e abbracciandolo forte. Intanto notai
che Filippo non c'era...
«Ciao
amore mio!»
No, no aspetta un
attimo! Amore mio?! Giacomo?.... Stiamo scherzando!
«Giacomo?»
«Finalmente
sei arrivata, piccola! Il nostro anniversario non poteva attendere
ancora!»
«Il
nostro... Giacomo ma stai scherzando?!»
Lui mi sorrise incredulo, come se la pazza fossi io. Incredulo come se
fosse normalissimo che quello era il nostro anniversario, come se
stessimo insieme da tantissimo tempo.
«Lizzy,
dai non ci casco! Su dai, non mi prendi in giro! Stiamo insieme da due
anni!»
«Due...»
Pensai a tutto... soprattutto pensai a Filippo... che fine aveva fatto?
Ma la scuola si allontanò, tutto si fece buio. Scomparirono
i miei amici, i bachi, il sorriso beato di Giacomo e i suoi occhi
verdi. Mi ritrovai in una chiesa, ma questa volta vedevo tutto come se
fossi uno spettatore, un fantasma. Vedevo me vestita da sposa,
camminare verso l'altare, col viso emozionato e qualche lacrime che
scendeva rovinando un po' il trucco Davanti a me c'era un ragazzo che
però non riuscivo a riconoscere.
Sarà
sicuramente Filippo.
Ma
non era lui... nella penombra della chiesa riconobbi il dolce viso di
Francesco, che mi guardava pieno di affetto e di amore, emozionato
anche lui.
Eh no! Prima Giacomo,
ora anche Francesco!
Mi vidi stringere emozionata la mano di Francesco. Insieme
ci voltammo verso l'altare per scambiarci la promessa più
importante della nostra vita.
Mi svegliai di colpo. Erano le nove del mattino con la mia camera che
era invasa da un intenso odore di caffè. La mia testa era un
vortice di immagini non reali, di figure indistinte, di Giacomo e di
Francesco. Che voleva dire tutto questo? Perchè Filippo in
tutto quello non c'era? Cominciai a pensare che era stata tutta colpa
della birra e della discussione della sera prima. Mi ripromisi di
scordarmi tutto e scesi di sotto ancora in pigiama. Trovai Giacomo che
stava preparando la colazione, in canottiera e tuta.
«Buongiorno!
Dormito bene?»
mi chiese voltandosi. Mi sorrise e in quel momento mi sembrò
di rivederlo nel mio sogno, che mi sorrideva felice e mi chiamava
"amore". Ma allontanai il pensiero cercando di pensare ad altro.
«Si...
diciamo di si... Ma cosa fai ai fornelli?
«La
zia è uscita... e...»
«Torna
tardi stasera! La solita tarantella!»
terminai io. «E
quindi hai ben pensato di prendere pieno possesso della cucina?... vuoi
avvelenarmi?!»
scherzai. E lui di rimando si finse offeso.
«Ma
no figurati! Se non vuoi le frittele non ti preoccupare! Me le mangio
da solo...»
Eh no! Non mi puoi
comprare con le frittelle!!!
Mi venne subito l'acquolina in bocca e quindi... continuai a fare la
lecchina!
«Ma
tu lo sai che sei il mio cugino preferito!»
«Non
siamo veramente cugini...»
mi rispose scherzando e stando al gioco.
«Lo
so! Ma tu sei una persona importantissima per me... Non so come farei a
vivere una cupa vita senza di te....»
«Diciamo
pure senza le mie frittelle!!! Mamma mia che lecchina che sei!!!!»
«Non
è vero! Ti voglio solo taaaaaaaaanto bene!»
«Sei
semplicemente golosa!»
Gli sorrisi, consapevole di aver vinto. Più di mezz'ora dopo
le frittelle erano finite e la mia pancia era enorme.
«Oddio
scoppierò!»
«Mamma
mia! Sembravi un pozzo senza fondo!»
«Grazie
Giacomo caro! Sei molto gentile!... e comunque sei un cuoco da sposare!»
Sorridemmo insieme, ma poi seguì un lungo, interminabile
momento di imbarazzante silenzio.
«Senti...
Ma com'è che tu e Barbie vi siete proprio lasciati?».
Ricordai in quel momento che quando glielo chiesi al supermercato non
mi aveva risposto. E infatti lo vidi ancora una volta in
difficoltà. Si passò una mano tra i capelli,
scompigliandoli ancora più del solito e rispose.
«Diciamo
che non ero più innamorato di lei...»
«Ma
ti piace qualche altra ragazza?»
«No!...
certo che no! Sono e rimarrò uno spirito libero! Lo sai! E
credo che rimarrò tale ancora per molto molto serenamente!»
Stava mentendo lo sentivo e c'era qualcosa che evitava di dirmi...
«Ma...»
«Lizzy,
non ne voglio parlare ora ti prego... ti dispiace?»
«No
certo... scusami se mi sono immischiata troppo!»
«Ma
no! Non è per quello! E' che non è un
bell'argomento per me...»
Non riprendemmo più il discorso, perchè non
volevo metterlo in difficoltà, ma non riuscivo a spiegarmi
perchè tanti misteri... o forse evitavo di capirlo.
Intanto arrivò il tanto atteso esame di stato! Fu duro, ma
allo stesso tempo fu uno dei meriodi migliori della mia vita,
un'esperienza che ricorderò con il sorriso per sempre!
Fortunatamente ci capitò un presidente di commissione molto
tranquillo, quindi gli scritti andarono benissimo, fatti anche un po'
in comitiva. L'orale poi era il mio jolly. Ero sempre stata brava e
avevo padronanza nel linguaggio. Certo, la mia media non era altissima,
ma riuscii comunque a portare a casa un bell'80, per la
felicità dei miei genitori, di Filippo e anche di Giacomo.
Festeggiammo una sera la fine degli esami, con Roberta che alla fine
era uscita con il suo super meritato 100. Ci divertimmo tantissimo
quella sera e, per la felicità mia ma penso soprattutto di
Filippo, Roberta e Giacomo legarono molto. Stettero tutto il tempo a
scherzare insieme. Lo ammetto, solo per un secondo mi
ingelosii, ma solo un nano secondo, perchè la mia mente
cominciò subito a vagare e a pensarli insieme.
Decidemmo di andare in montagna tutti e quattro insieme. Gli altri del
gruppo erano già partiti per la Spagna e noi eravamo rimasti
soli, ma alla fine eravamo contenti anche così! Avrei
passato due settimane con il mio bellissimo fidanzato, la mia migliore
amica e Giacomo, che per me importantissimo. Non avrei potuto
desiderare di meglio.
«Non
vedo l'ora di andare... mi piace tanto l'idea di vivere un po' in
montagna!»
Giacomo non era più in sè dalla gioia! Sembrava
un bambino davanti a centinaia di regali la notte di Natale.
«Quando
parli così sembri un bambino! Eppure hai 24 anni!»
«Eh
no! Ho QUASI 24 anni! Eddai!!! Non mi aggiungere gli anni! E poi io
sono Peter, non crescerò mai!»
«Oh
di questo sono pienamente convinta!»
Partimmo verso metà Luglio. Il caldo era veramente afoso e
non vedevamo l'ora di arrivare in montagna, almeno per guastare un po'
l'aria fresca e salutare. Ci mettemmo quasi un giorno intero ad
arrivare, ma ne valse veramente la pena.
«Grazie
per avermi invitata! E' un posto magnifico!»
mi disse Roberta, con gli occhi sognanti davanti a tutto quel verde.
«Ma
scherzi?! Mi volevi lasciare con questi due da sola?!»
«No
no! Sarebbe stato come ucciderti! Sono due maldestri!»
«Ehi!
Modera i termini signorina! Chi è che è maldestro?»
rispose a tono Giacomo scherzando.
«Perchè?
Sennò che mi fai?»
Roberta non lo sapeva, ma dicendo così, aveva invitato a
nozze Giacomo, che infatti non se lo fece ripetere due volte e
cominciò a farle il solletico (e Roberta non
soffre il solletico... di più!). La jeep di Filippo
cominciò a sobbalzare e le nostre risate si sentivano anche
da fuori.
«Finitela
voi due!»
disse Filippo ridendo «Adesso
inizia la strada brecciata e potreste farvi male!»
«Mi
scusi comandante! E' stata colpa mia, ma non si preoccupi! Adesso
riformiamo i ranghi!»
rispose Giacomo, mentre Roberta aveva ancora le lacrime agli occhi.
Intanto la jeep saltava da una parte all'altra, facendoci rimbalzare
come dei palloni. Filippo era un autista bravissimo e cercava di non
prendere le buche di quella strada che, lasciatemelo dire, era come un
pezzo di emmenthal. Alla fine però arrivammo sani e salvi
allo chalet.
Non avevo mai visto nulla del genere. Filippo me ne aveva sempre
parlato, ma non immaginavo fosse così bello.
Era enorme, un villone fatto tutto di legno e circondato da
ogni lato dalle montagne. Dietro la casa c'era una piccola stalla con
un cavallo e una mucca che, quando il nonno di Filippo non c'era,
venivano accuditi da un pastore loro amico che abitava li vicino. Io
ero in estasi! Mi sentivo un po' Heidi e tutto era fantastico!
«E'
meravigliosa!»
«Si!
Mio nonno ci ha messo una vita a costruirla, ma è diventato
il suo angolo di paradiso!»
Entrammo dentro e, se il fuori mi aveva lasciato di stucco, l'interno
mi sembrava un sogno! Il salone era enorme, con un tavolone lunghissimo
di legno massiccio, delle alte sedie lavorate, il camino di marmo
intagliato, una ricca libreria e i quadri alle pareti... Si, non
c'erano dubbi: era la mia casa ideale! Tutto era stupendo: dal salotto,
alla cucina, alle camere da letto che erano spaziose e ognuna col
proprio camino. Eravamo abbastanza in alto e la sera, anche se estate,
faceva freddo.
«Il
frigo è pieno, ma conviene che scendiamo in paese a comprare
qualcosa per precauzione»
Filippo era salito in camera per chiedermi se volevo andare con lui, ma
io non mi reggevo nemmeno più in piedi.
«Scusami
amore, ma non ce la faccio proprio! Sono stanchissima!»
«Ok,
chiederò a Giacomo allora!»
«Sai,
sono felice che abbiate legato almeno un po'!»
Lui mi sorrise. «Anche
io! E' una brava persona...»
«E
lo sei anche tu amore mio!»
Lo baciai, al colmo della gioia. Tutto si era aggiustato e io non
potevo che esserne felice.
Sentii Filippo parlare con Giacomo e accendere il motore, mentre
chiacchieravano animatamente. Roberta era letteralmente crollata sul
letto, in coma. Decisi di prendermi un attimo di
tranquillità e farmi un bel bagno caldo. Entrando in bagno
sorrisi. Ne ero sicura: quelle due settimane sarebbero state
fantastiche!
Finito questo
capitolo!Abbiamo scoperto un po' sull'infanzia di Lizzy e Giacomo. E
soprattutto ci siamo trovati davanti un altro strano sogno... ma il
meglio deve ancora venire! Vi lascio con un abbraccio
Bi:)
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