Introduzione
a questa raccolta.
·
Regret
«Se le fa
male, deve solo stringere i denti, signorina.»
Fa male. Diamine se fa male. Però, ad essere sincera, fino
ad ora è la ferita che brucia di meno.
Non vedo l’ora di poter uscire di qui ed aspettare che questo
tatuaggio guarisca. È piccolo piccolo, sulla caviglia, ed
è semplicissimo, senza fronzoli inutili. Porta il tuo nome,
ma immagino tu non lo sappia.
«Se le fa
male, deve solo stringere i denti, signorina. Ma è solo un
pizzico; non dura nulla.»
Uno, due…
cinque fori all’orecchio destro, tutti in una volta. Feci i
piercing come i tuoi, ma immagino tu non lo sappia.
«Quale
desidera, signorina?»
«Questo qui
con la croce, ed anche quella collana, con il teschio al
centro.»
Iniziai ad indossare dei
gioielli che avevano un peso immane, per me, perché erano
gli stessi che portavi tu.
«Sei sicura di
volerlo comprare nero? Non sarà troppo
appariscente?»
«Lo
metterò fuori casa, quando mia madre non mi può
vedere.»
E misi un rossetto come
il tuo, tracciando le stesse linee.
«Di che
colore?»
«Neri…
e rossi.»
Tinsi i capelli come i
tuoi.
Portai una felpa come la
tua, cercai il tuo stesso smalto argentato, i tuoi idoli, i tuoi modi
di fare ed i tuoi pensieri divennero i miei. Le mie lacrime diventarono
simili alle tue, quando gridai il tuo nome al centro della mia stanza
buia.
Ora il tuo nome è sulla mia pelle. Ci penserà
quell’inchiostro, a mantenere per sempre il legame a senso
unico che ci lega. Ti tengo stretto, e tengo strette le tue parole.
Come se fossi di due colori, come se fossi fatta di chiaro avorio e
scura ossidiana, spero di poter diventare di un’unica tinta,
tenendoti la mano, un giorno.
Non sapendolo, non volendolo, abbiamo camminato insieme.
Quando mi guardai allo specchio, dopo essere tornata dallo studio del
tatuatore, riconobbi un timido camaleonte che si era tinto dei tuoi
colori.
Perdendo la calma, lasciandola scivolare dalle dita, feci finta di
raccogliere le tue lacrime.
Un giorno, però, tenendo strette le tue mani –una
ossidiana, l’altra avorio-, mi sentii in qualche modo libera.
Diventammo completamente neri, ricoperti da un qualche assurdo tipo di
pittura. In qualche modo mi sembrava d’esser nuda, in modo
che tu potessi vedere tutto ciò che avevo fatto in modo da
ricordarti.
Quanta pena! Avrei potuto ridere di me stessa.
Tornando a gridare il tuo nome, ad inciderlo, stringendo una felpa
senza alcun valore, realizzai che i sogni sono eternamente sogni, e
sono pervasi da una mortale serenità.
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