Angolo
di deliri concessi; innanzitutto,
salve, ben trovati e scusatemi il lungo monologo. È doveroso
per me
scrivere questo angolino, per introdurre questa one shot anomala.
Molto anomala.
Vedete,
non ho mai nutrito interesse per lo yaoi in una serie come
D.Gray-man. Non che mi dispiaccia il genere, anzi, chi mi conosce sa
che sono capace di sproloqui indicibili su diversi pairing yaoi. Con
D.Gray-man però mi riesce molto difficile, tant'è
che non riesco
neanche a scriverci una fan fiction, neanche una drabble. Quindi ci
tengo a precisare che questa one shot non
è yaoi.
Vogliano perdonarmi gli amanti del genere. Se comunque apprezzeranno
tale fan fiction, ne sarò ben felice.
Nonostante
lo yaoi in una serie come D.Gray-man non lo concepisca molto, sono
affascinata, in una maniera che non saprei spiegarvi, a Tyki
Mikk e Lavi
Bookman Junior.
Sia presi
singolarmente, che in coppia. In senso yaoi? Devo rifletterci su. Ma
li vedo molto bene in un rapporto come “soci in
affari”, “il
gatto e la volpe”, “compagni”.
E
per ultimo, ma non meno importante, sono innamorata follemente di una
fantasia che si chiama Lavi in veste di Noah
–
per farvi un'idea di tale magnificenza, la fan art di nairchan
è la
più appropriata, ecco il link
http://nairchan.deviantart.com/gallery/1010725#/d11szy0
-. Ecco quindi come nasce questa one shot.
L'ho
scritta pensando al valore della famiglia, che spero di aver
riassunto decentemente. Lavi una famiglia non ce l'ha, inserirlo in
una di queste -e che
famiglia!- è stato irresistibile. Inoltre, l'ispirazione
maggiore è
stata proprio Tyki, e la frase che Debit pronuncia nel volume undici
“cosa? Quello è
uno della famiglia Bookman? Capisco, questo significa che adesso sono
dalla vostra parte, eh”.
E la bellezza che si trova nella semplicità e
povertà. Il classico
concetto del wabi.
Spero
che questo “esperimento” sia di gradimento a tutti
coloro che si
imbatteranno nella lettura. Sarò felicissima di leggere le
eventuali
recensioni che lascerete. See
you!
P.s.:
immagino
che tutti i fan di D.Gray-man sappiano che Tyki è
portoghese, e che
sia lui che Lavi sono del gruppo sanguigno 0.
A
me, che finalmente ho esaudito un mio piccolo capriccio.
A
Iria,
perchè è anche grazie a lei se ho cominciato a
vedere questi due
muoversi in coppia, e a divertirmi nell'immaginarli come
“compari”.
A
Tyki, che col suo neo strategico mi ha conquistata.
E
soprattutto a Lavi, perché un personaggio come lui si
incontra
raramente. E altro che conquistata.
E
poi, con disgusto, il lord torna alla vita
~
Questa non è una registrazione
Povero.
Era
l'aggettivo che Tyki Mikk adorava di più.
Una
bellezza rara e meravigliosa che si mostra solo nelle cose povere.
Una
villa ben arredata non avrebbe mai potuto competere con la semplice
bellezza di un paesaggio desertico, dove solo la natura faceva da
padrona, senza nessun intervento dell'uomo che non fosse il sangue
provocato da lui stesso. Un dipinto raro, colorato di rosso su
un'enorme tela di un marroncino chiaro e rovinato dal tempo.
Si
sentiva quasi fuori luogo a trovarsi lì nelle vesti di
gentiluomo.
Di sir Tyki Mikk.
Lui
apparteneva alla gente che lavorava dodici ore al giorno per pochi
pezzi di pane. Il Portogallo non era mai stata una terra
particolarmente ricca, ma nei suoi ricordi era il Paese splendido che
aveva imparato ad amare proprio per quello. Pieno di colori semplici,
di persone semplici, che andavano a pescare a mani nude, tirandosi su
i pantaloni cuciti appositamente dalla nonna. Lui apparteneva a
quella modesta povertà, ai lavori in miniera e ai ritrovi in
una
taverna con l'obiettivo di ubriacarsi senza sosta. I ristoranti a tre
stelle non facevano per lui, e nemmeno quei noiosi ritrovi
aristocratici fatti di balli pieni di passi complicati e studiati.
Tyki amava la semplicità, e gli piaceva ricrearla, come in
quel
momento. Cosa c'era di più bello di una distesa di rosso
sangue in
quella valle sperduta e desolata?
E
nessun modello aveva osato muoversi. L'eccentrico lord aveva
accuratamente messo a tacere chiunque non fosse propenso a posare per
lui. Come erano incantevoli, quegli umani chiamati esorcisti, con la
morte stampata in viso. Com'era divertente avere
il diritto di
scegliere qualunque cosa sul creato, anche quegli umani che potevano
essere tranquillamente suoi amici, se non fosse un membro della
famiglia Noah. Non era stata una sua decisione entrare a far parte di
quella schiera, ma Tyki non se ne rammaricava troppo. Anche in quella
famiglia vi era una semplicità ingenua e delicata.
Si sentiva
davvero a casa. In famiglia.
«
Ehi, bellissimo. »
La
voce trasmessa dalla carta che sempre accompagnava il Noah del
piacere era un po' disturbata, ma ben riconoscibile. Inoltre, quei
termini così disgustosamente affettuosi
potevano essere
pronunciati da una sola persona.
«
Sei tu, fratello Cheryl? »
«
Lulu ha terminato, in Russia. Tu come te la cavi? »
«
Non ho più niente da fare qui. » guardò
ancora una volta, con un
malcelato orgoglio, il paesaggio insanguinato creato dalle sue stesse
mani.
«
Il Lord del Millennio ha detto di fare una bella cena di famiglia,
per festeggiare. Quindi torna presto, vestiti elegante e renditi
più
bello che mai, fratellino! »
«
Mi fai venire i brividi. »
«
Anche questo atteggiamento scostante ti rende irresistibile,
bellissimo! Ti aspetto a casa mia con Road. »
Una
cena di famiglia come tante, dopotutto, era quello che ci voleva per
chiudere in bellezza la giornata modesta che aveva passato. Era stato
anche più facile del previsto: per quanto quegli stolti
degli
esorcisti si intestardissero con la regola del “mai fidarsi
di
nessun essere umano”, non riuscivano a fare a meno di
sentirsi un
po' tranquilli di fronte a un lord posato ed elegante come si
presentava Tyki. Era così facile ingannarli, far credere
loro quel
che voleva lui. Era così stimolante. Divertente.
Il
silenzio che aveva appositamente creato per fare da sottofondo a quel
meraviglioso panorama venne però interrotto da un fruscio.
Flebile e
disperato. Un sopravvissuto, con gran stupore di Tyki. Quando lo vide
strisciare a malapena per terra, gli venne da ridere, ricordando le
parole del Lord del Millennio.
«
Non sottovalutare il potere dell'Innocence, Tykipon. »
Eppure,
proprio quella forza sconosciuta e misteriosa che era l'Innocence, se
in un primo momento irritava il giovane Tyki -poiché su
quello non
aveva alcun diritto di scelta- in seguito si sentiva addirittura
stuzzicato. In mano agli esorcisti assumeva forme
diverse,
adattata allo stile dello sfortunato che andava a morire per mano
sua. Quella del “fortunato” -molto tra virgolette-
era diventata
così piccola, mansueta, indifesa. Non sarebbe servita a
niente,
eppure continuava a stringerla, come unica prova che era ancora vivo
e voleva continuare a esserlo.
«
Fratello Cheryl, ci sei ancora? »
«
Che succede? »
«
C'è un inaspettato sopravvissuto. »
«
Chi è? »
«
Non te lo immagineresti mai. » ridacchiava di gusto, Tyki, di
fronte
al dolore dell'esorcista sdraiato scompostamente, col sangue che
colava da tutte le parti. A ben guardarlo, anche i suoi capelli erano
di quel colore così affascinante, semplice, bello. Ah, che
goduria
per Tyki vedere quei capelli diventare un tutt'uno col suo sangue.
«
Bookman Junior. » concluse, con un largo sorriso.
«
Chi l'avrebbe detto? »
Cheryl Kamelot rise a sua volta, incurante della sofferenza di un
ragazzino. «
Che pena. E dire che una volta i Bookman erano in così buoni
rapporti con noi Noah... il vecchio dov'è? »
«
Sembra che stavolta li abbiano messi in due missioni diverse.
L'Ordine diventa sempre più disorganizzato, uh? »
«
Quali sono le sue condizioni? »
«
Ha perso una quantità esorbitante di sangue, ma respira
ancora.
Però, di questo passo, non arriverà a stasera.
»
«
Sai che colpo, per il vecchio. »
«
Già... »
Nonostante
la linea fosse disturbata, Cheryl avvertì rumori sospetti,
calmi,
decisi. Non potendo vedere cosa stesse combinando il fratello,
cominciò a creare nella sua testa una serie di ipotesi, una
più
macabra dell'altra, ma dovette escluderle tutte. Perché
qualcosa
nella sua testa gli disse che Tyki non stava terminando l'opera.
«
Bellissimo? »
«
Ci vediamo stasera, fratello. »
Il
bianco delle tende, delle lenzuola, dei muri, rievocavano in Lavi
Bookman Junior ricordi distanti. Come la neve in Russia, c'era stato
quando aveva undici anni. Oppure, quando aveva nove anni, che se ne
stava in Svizzera a veder pascolare le mucche, e gli allevatori che
le mungevano per trarne un latte di quello stesso bianco, puro. O
ancora, i capelli di Allen, bianchi anch'essi, un bianco che
rispecchiava perfettamente la purezza dell'esorcista suo amico.
Amico... poteva davvero definirlo tale? Dopotutto, da quando
entrò a
far parte dell'Ordine Oscuro, a sedici anni, si era detto di non
legarsi a nessuno. Sorrisi smaglianti e parole gentili per tutti, ma
solo perché faceva comodo alla sua missione di Bookman. Si
era
guadagnato la fiducia di persone che lo avevano accolto neanche fosse
stato un figlio, che gli avevano dato cibo, vestiti, affetto,
amicizia. Non aveva fatto altro che il doppio gioco con loro, solo
per registrare una guerra. La cosa più strana di tutte, al
momento
del suo risveglio, fu sentirsi uno strano dolore al petto, non dovuto
dalle ferite a cui era miracolosamente scampato. Era senso
di colpa.
Allen,
quel ragazzo dai bianchi capelli e gli occhi innocenti ma decisi,
sicuramente lo stava cercando, insieme a Linalee, forse anche Yu. Il
vecchio magari si stava chiedendo che fine avesse fatto, e lui non
poteva rivelare la sua posizione. Non aveva idea di dove si trovasse.
Era un ospedale? Una casa di qualche anima pia che lo aveva raccolto
per strada? Le lenzuola erano calde, e la luce del sole entrava con
dolcezza dalla finestra, ma non riuscì a fare a meno di
sentirsi un
estraneo. Voleva tornare a casa. Alla Home.
Proprio là, dove Allen, Linalee, Yu, lo aspettavano.
Quando
aveva cominciato a considerarli amici?
«
Finalmente ti sei svegliato. »
Che
voce tremendamente familiare. E quella postura, quel sorrisetto, quei
capelli ribelli e più scuri della sua uniforme. Quella
sigaretta
sempre accesa. Quella pelle scura, le stigmati parzialmente coperte
dai ricci, quel neo, cazzo, quel neo dipinto sul viso.
Perché
gli faceva compagnia? Perché lui
lo guardava quasi con sollievo,
scoprendolo vivo?
Nel
rialzarsi Lavi fu colto da fitte acute sul petto accuratamente
bendato. Si sentì il braccio destro bloccato, dovuto a una
flebo
attaccata a una sacchetta di sangue, unica cosa rossa che si
distingueva in quel bianco.
«
Faresti meglio a non muoverti così bruscamente. »
sembrava
preoccupato ma era certamente una facciata. Lavi era un esperto,
sapeva riconoscere una bugia alla prima occhiata. «
Ti ho ridotto piuttosto male. »
«
Perché sono qui? »
«
Mh, ottima domanda. Non lo so neanch'io. »
«
Che...? »
«
Per farla breve, stavi per morire e io ti ho salvato. Ora sei in una
stanza della villa di mio fratello Cheryl. Il ministro Kamelot, hai
presente? »
«
Ma che gentile. »
«
Ti ho detto di non muoverti, se no ti si stacca la flebo. »
«
Tu non mi dici proprio niente. Mi alzo quando mi pare, e io adesso me
ne torno all'Ordine. » facile a dirsi. Le ferite, purtroppo,
gli
dolevano ancora tantissimo. Non poté controllare una serie
di
lamenti. E quella flebo, che lo aveva salvato, gli sembrò
l'arma più
tremenda con cui aveva mai avuto a che fare. Salvato da un Noah, non
avrebbe fatto ridere nessuno, neanche se l'avesse raccontata come
barzelletta. E Lavi solitamente era un campione, quando si trattava
di battute.
«
Il mio martello... dov'è...? » si
guardò intorno come un bambino
in cerca della mamma.
«
È al piano di sotto, in sala. Tanto ora come ora
è del tutto
inutile. »
«
Insomma, che cavolo vuoi? Sei davvero sicuro di poterti permettere di
avere un esorcista in casa? »
«
Certo che sì. » la sicurezza con cui rispose fu
disarmante. « Poi,
capirai che esorcista. Tu non sei uno di loro. Sei un Bookman.
»
«
Che fa anche l'esorcista. » il giovane non avrebbe ceduto di
fronte
a lui.
«
Che modo sgarbato di ringraziare qualcuno che ti ha salvato la vita.
»
«
E sentiamo, perché l'avresti fatto? Vuoi approfittare della
mia
posizione di Bookman? Non ti dirò un accidente. »
«
Perché siete diventati così astiosi? Solo
perché siete passati
dalla loro parte, voi Bookman credete di poterci trattare come vi
pare? Noi Noah? Suvvia, guercino. Noi siamo ancora in buoni rapporti.
»
Che
Lavi si fosse irritato era evidente. Tuttavia cerco di far finta di
niente, nonostante il groviglio di pulsazioni di rabbia che avvertiva
nel petto. « Non capisco di che stai parlando. »
«
Il vecchio non ti ha detto niente? Bè, non importa.
» lo stridio
della sedia trascinata accanto al letto di un Lavi debole, fiaccato e
snervato fu secco e veloce, così come fu altrettanto
repentino Tyki
nel sedersi su di essa, per guardare meglio quei capelli rossi come
il sangue che tanto gli piaceva. Ah, se gli piaceva, quel colore, che
inabissava con eleganza il verde del suo occhio sinistro e la benda
nera sul destro. Incantevole.
«
Stammi lontano. » gli ringhiò contro Bookman
Junior, tentando di
essere il più minaccioso possibile.
«
Non così in fretta. Stasera ci sarà una cena in
grande stile. Sarà
riunita tutta la famiglia, e naturalmente parteciperai anche tu. Il
Lord del Millennio dice sempre che le presentazioni vanno fatte come
si deve. »
«
Non ho alcun interesse nel cenare con voi. »
«
Oh, invece sì. È naturale che tu sia teso,
essendo nuovo, ma ti
abituerai in fretta. E ti piacerà. Del resto, nessuno di noi
ha
voluto nascere Noah. Ti capisco, ragazzo. »
Stavolta
Lavi non comprese davvero. O meglio, ebbe paura
di capire. « Cosa... »
«
Sai, guercino? Il mio gruppo sanguigno è 0. »
Aveva
sentito bene. E non c'era modo di cambiare quella realtà.
Si
era accorto sin dal suo risveglio che alla sua destra ci fosse uno
specchio. Anche se aveva paura, si girò lentamente per
guardarsi,
finalmente.
Lavi
Bookman Junior non si era mai sentito così brutto
in vita sua.
Che
cos'erano quelle croci... quelle stigmati sulla fronte, e sul collo?
Perché non scomparivano? Da quando la sua pelle era
diventata così
scura? Perché non era cosciente quando quel baro
giocherellò col
suo corpo a proprio piacimento?
Alzarsi
con fatica, toccare lo specchio, servì soltanto a rendere
tangibile
quella nuova realtà. E si faceva sempre più
schifo, Lavi, si
trovava sempre più inguardabile con quella pelle scura.
«
Che cosa mi hai fatto...? »
«
Avevi perso troppo sangue. »
«
Che
cosa mi hai
fatto?! »
«
Nemmeno io avrei mai immaginato che il mio sangue di Noah
influenzasse così tanto un essere umano con una semplice
trasfusione. »
No,
non si poteva proprio guardare, Lavi. Gettò lo specchio a
terra,
sconvolto, e al diavolo i sette anni di sfortuna. Quale sciagura
poteva essere più terribile di quella che stava vivendo? E
non solo,
quella giornata se la sarebbe ricordata per tutta la vita.
Perché
lui era un Bookman, abituato a registrare, a memorizzare tutto.
«
Che schifo, che schifo, che schifo! »
Tyki
non rimase sconvolto da quell'atteggiamento. Era passato tanto tempo
da quando il Noah aveva preso possesso di lui, che quasi non
ricordava se si era sentito disgustato allo stesso modo. Ma, come
tutto il resto della famiglia, vi aveva fatto l'abitudine, riuscendo
a trovare anche i pregi di quella situazione. Lo avrebbe fatto anche
il guercio.
La
sua parte umana, il suo io bianco, stava prendendo il sopravvento. O
forse no, era sempre il suo io nero ad agire, il suo Noah che provava
solidarietà per un fratellino acquisito. In ogni caso, non
riuscì a
trattenere la carezza su quella guancia così giovane.
«
In te il Noah non si è risvegliato, è stata una
cosa “forzata”.
Imparerai presto a controllare la tua nuova forma. Se sarai
abbastanza in gamba, potrai tornare a maneggiare l'Innocence, e
nessuno si accorgerà di questo cambiamento. Tornerai
all'Ordine,
dirai di essere scampato a un agguato e che non avevi modo di fare
rapporto. E nel frattempo, passerai il tuo tempo anche qui, con la
tua nuova famiglia. Aiuterai il Lord a distruggere quel Dio che ti ha
messo in pericolo e ti ha lanciato dritto nelle braccia della sua
nemesi. Così farai, perché in fondo Bookman ha
fatto sempre questo.
Noi siamo ancora in buoni rapporti, sai? »
Non
riusciva in alcun modo a controbattere, Lavi. Sicuramente era dovuto
al suo sangue, mischiato con quello di un Noah. Dio, solo a
ripensarci gli veniva da vomitare. Fratello, quello là?
Fratello, il
costruttore degli akuma? E doveva tornare a fare il doppio gioco da
quelli che aveva iniziato a considerare amici?
«
Non essere così triste. » la carezza non cessava,
e si faceva
sempre più gentile. Proprio come un fratello maggiore
farebbe col
minore per tranquillizzarlo da un incubo. « Ti aiuteremo noi.
Dopotutto a questo serve la famiglia, no? »
«
Famiglia...? »
«
Vieni, ti presto dei vestiti per stasera. Il Lord ce la mena
tantissimo con la storia che a cena bisogna essere eleganti, ma non
ti preoccupare, non mette poi così tanta soggezione. Solo
quando si
arrabbia. E non dar retta a Cheryl, quello comincerà subito
a darti
del bellissimo e ti chiederà di partecipare a un sacco di
eventi
noiosi perché “frequentare l'aristocrazia
è importante”. Però
chissà, forse fare il gentiluomo ti piacerà.
Secondo me staresti un
incanto coi vestiti eleganti. »
Aprì
la porta, senza nessuna fretta. Guardò Lavi, così
giovane,
inesperto, ancora frastornato, disgustato da quella nuova
realtà.
Sicuramente nella sua testa si stava dicendo che era un sogno,
nessuna registrazione in atto, nessuna realtà da documentare.
No,
non erano quelli i pensieri esatti.
Lavi
cominciava a chiedersi chi fosse. Aveva cambiato nome così
tante
volte, ma solo in quel momento si sentì davvero in crisi.
Chi era?
Bookman? Esorcista? Noah?
«
Non essere così triste. » tornò a
dirgli Tyki, tendendogli la
mano. « Dopotutto fare due o tre vite parallele è
divertente. »
Bookman?
Esorcista? Noah?
Perché
non tutti e tre?
Lui
provava ancora un po' d'affetto per Allen, Linalee, Yu, e tutti gli
altri. Il vecchio gli mancava. E, vuoi il suo sangue mischiato a
quello di un Noah, vuoi quella gentilezza che solo allora
imparò a
conoscere, Lavi gli tese la mano. Gliela strinse, fiducioso.
Si fece portare in camera sua per indossare abiti nuovi e raffinati,
a farsi insegnare come si comporta un lord.
Pensare
di far parte della famiglia del nemico gli dava ancora un lieve senso
di nausea.
Ma
dopotutto, Tyki aveva ragione: Noah e Bookman erano in così
buoni
rapporti. E lui aveva fatto solo finta di ignorare tale
realtà. Lui
sapeva. Come poteva ignorare certi fatti, anche se accaduti prima del
suo arrivo come successore di Bookman?
Tornare
a fare il doppio gioco non sarebbe stata una così gran
fatica. Non
poteva permettere di farsi cacciare dall'Ordine, né di farsi
ammazzare dai Noah.
«
Andrà tutto bene, fratello mio. »
Una
famiglia. Forse non era così male averne una.
E
così, un nuovo lord, con in bocca il sapore metallico del
sangue,
venne alla vita.
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