Ridammi il mio papà
Prologo: Ridammi il mio Papà
“Papà?”
si voltò di scatto spaventato da quella voce apparsa dal nulla
“Ragazzina credo tu stia sbagliando …” ma come
poteva continuare a mentire? Aveva davanti una ragazza dagli occhi
azzurri come il cielo e quel modo strano di inclinare la testa di lato,
il dubbio che si era insinuato in lui stava diventando velocemente
triste realtà “Chi sei?” mormorò
confuso posando il casco della moto “Kateleen” “Mi
dispiace ragazzina, non conosco nessuno con quel nome”
ribatté ironico incamminandosi verso la porta di casa “Mia
madre si chiamava Lisa …” una pugnalata in pieno petto a
togliergli l’ossigeno “ … era un medico e mio padre
…” la voce le tremò leggermente mentre lo sguardo
si abbassava lentamente al suolo “ … mio padre si chiama
Gregory House” “Non ti conosco davvero
ragazzina” mormorò voltandosi appena verso di lei
“Lo so, non pretendo di conoscerti, voglio solo parlare con
te” “E perché? Se non ti conosco non puoi nemmeno
chiedermi di parlare” “Si ma se parli con me forse riesci a
conoscermi” razionale, ironica, identica a lui nel modo di
parlare, nei movimenti veloci degli occhi e quella profondità
nello sguardo “Non voglio conoscerti ragazzina” la
vide tremare leggermente, indietreggiare di un passo senza abbassare lo
sguardo “Rachel mi aveva detto che eri così”
“E allora perché sei venuta a cercarmi?”
buttò lì gelido tornando a concentrarsi sulle chiavi di
casa “Il cielo si è preso la mia mamma lasciandomi solo
stupide fotografie a raccontarmi quant’era bella e quanto le
assomiglio, ho una sorella che vive lontano, studia e mi chiama otto
volte al giorno solo per dirmi ti voglio bene” un leggerissimo
sorriso a colorare quel volto d’avorio “Sono cresciuta con
un padre che non mi ha mai fatto mancare niente anche se non ero sua,
se ogni notte dormiva con una persona diversa e ho uno zio speciale,
che non ha mai nemmeno saltato una recita scolastica” “Hai
una bella vita” sbottò incurante lanciando in casa lo
zaino “Perché devi complicartela con un uomo che non
conosci?” ma lo sguardo della ragazzina divenne improvvisamente
cupo, conosceva bene quell’espressione triste e sola
perché era la stessa che per anni aveva albergato sul suo viso
fino a che, un raggio di sole non l’aveva cacciata via “Ho
avuto un padre ma mai un papà” si appoggiò allo
stipite fissandola confuso “Ti ho odiato tanto, davvero tanto ma
più lo facevo più mi rendevo conto di quanto mi mancassi,
di quanto volessi accanto a me una persona con il mio stesso carattere,
con i miei lineamenti e con quella dannata razionalità che non
mi lascia dormire la notte” si avvicinò a lui di un passo
scostandosi dal viso i capelli chiari “Perché non sei
rimasto?” “Perché tiri fuori il passato?”
“Perché io sono il passato e ogni maledetta volta che mi
guardo allo specchio non faccio altro che chiedermi: com’è
mio padre? Cosa sta facendo adesso? Perché non ha lottato per
me?” “Tuo padre è morto quando tua madre ha chiuso
gli occhi” mormorò triste abbozzando un leggerissimo
sorriso “Se fosse stato qui probabilmente avrebbe una nuova
famiglia, una moglie e un figlio che ama i monter truck e
…” sospirò concentrandosi in quello sguardo puro
come l’acqua “ … non ha lottato per te perché
non aveva nemmeno la forza di lottare per sé stesso”
“Non è una scusante” “Non voleva
esserlo” un leggerissimo battito di ciglia ad interrompere il
silenzio “Avrei avuto una vita diversa” “Anche io e a
cosa sarebbe servito? Saresti cresciuta da sola, allevata dai lupi e
senza il minimo rispetto per gli altri” eccola lì, quella
somiglianza che per sedici anni aveva cercato ora splendeva più
forte del sole, negli occhi di quell’uomo lo stesso riflesso, la
stessa malinconia che erano parte di lei “Non sono arrabbiata con
te” “Cosa?” mormorò confuso sollevando lo
sguardo “Avevi paura, aver paura è umano e tu lo sei, per
quanto il tuo comportamento provi a dimostrare il contrario so che lo
sei” un gesto improvviso, la mano stretta attorno alla sua e un
improvviso calore a riempire il cuore, pochi secondi per realizzare
quanto quel tocco assomigliasse ad un ricordo, sfilò la mano
dalla sua abbandonandola nel vuoto “Non posso darti niente
Kate” “Puoi darmi il mio papà”
|