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Autore: FairySweet    05/01/2012    1 recensioni
E se sono fragile come il cristallo la colpa è solo tua, tua e di quel maledetto sorriso che mi hai costretto ad amare ...
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Greg House, Lisa Cuddy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Ridammi il mio papà                                                                 Prologo:                     Ridammi il mio Papà










Papà?” si voltò di scatto spaventato da quella voce apparsa dal nulla “Ragazzina credo tu stia sbagliando …” ma come poteva continuare a mentire? Aveva davanti una ragazza dagli occhi azzurri come il cielo e quel modo strano di inclinare la testa di lato, il dubbio che si era insinuato in lui stava diventando velocemente triste realtà  “Chi sei?” mormorò confuso posando il casco della moto “Kateleen” “Mi dispiace ragazzina, non conosco nessuno con quel nome” ribatté ironico incamminandosi verso la porta di casa “Mia madre si chiamava Lisa …” una pugnalata in pieno petto a togliergli l’ossigeno “ … era un medico e mio padre …” la voce le tremò leggermente mentre lo sguardo si abbassava lentamente al suolo “ … mio padre si chiama Gregory House”  “Non ti conosco davvero ragazzina” mormorò voltandosi appena verso di lei “Lo so, non pretendo di conoscerti, voglio solo parlare con te” “E perché? Se non ti conosco non puoi nemmeno chiedermi di parlare” “Si ma se parli con me forse riesci a conoscermi” razionale, ironica, identica a lui nel modo di parlare, nei movimenti veloci degli occhi e quella profondità nello  sguardo “Non voglio conoscerti ragazzina” la vide tremare leggermente, indietreggiare di un passo senza abbassare lo sguardo “Rachel mi aveva detto che eri così” “E allora perché sei venuta a cercarmi?” buttò lì gelido tornando a concentrarsi sulle chiavi di casa “Il cielo si è preso la mia mamma lasciandomi solo stupide fotografie a raccontarmi quant’era bella e quanto le assomiglio, ho una sorella che vive lontano, studia e mi chiama otto volte al giorno solo per dirmi ti voglio bene” un leggerissimo sorriso a colorare quel volto d’avorio “Sono cresciuta con un padre che non mi ha mai fatto mancare niente anche se non ero sua, se ogni notte dormiva con una persona diversa e ho uno zio speciale, che non ha mai nemmeno saltato una recita scolastica” “Hai una bella vita” sbottò incurante lanciando in casa lo zaino “Perché devi complicartela con un uomo che non conosci?” ma lo sguardo della ragazzina divenne improvvisamente cupo, conosceva bene quell’espressione triste e sola perché era la stessa che per anni aveva albergato sul suo viso fino a che, un raggio di sole non l’aveva cacciata via “Ho avuto un padre ma mai un papà” si appoggiò allo stipite fissandola confuso “Ti ho odiato tanto, davvero tanto ma più lo facevo più mi rendevo conto di quanto mi mancassi, di quanto volessi accanto a me una persona con il mio stesso carattere, con i miei lineamenti e con quella dannata razionalità che non mi lascia dormire la notte” si avvicinò a lui di un passo scostandosi dal viso i capelli chiari “Perché non sei rimasto?” “Perché tiri fuori il passato?” “Perché io sono il passato e ogni maledetta volta che mi guardo allo specchio non faccio altro che chiedermi: com’è mio padre? Cosa sta facendo adesso? Perché non ha lottato per me?” “Tuo padre è morto quando tua madre ha chiuso gli occhi” mormorò triste abbozzando un leggerissimo sorriso “Se fosse stato qui probabilmente avrebbe una nuova famiglia, una moglie e un figlio che ama i monter truck e …” sospirò concentrandosi in quello sguardo puro come l’acqua “ … non ha lottato per te perché non aveva nemmeno la forza di lottare per sé stesso” “Non è una scusante” “Non voleva esserlo” un leggerissimo battito di ciglia ad interrompere il silenzio “Avrei avuto una vita diversa” “Anche io e a cosa sarebbe servito? Saresti cresciuta da sola, allevata dai lupi e senza il minimo rispetto per gli altri” eccola lì, quella somiglianza che per sedici anni aveva cercato ora splendeva più forte del sole, negli occhi di quell’uomo lo stesso riflesso, la stessa malinconia che erano parte di lei “Non sono arrabbiata con te” “Cosa?” mormorò confuso sollevando lo sguardo “Avevi paura, aver paura è umano e tu lo sei, per quanto il tuo comportamento provi a dimostrare il contrario so che lo sei” un gesto improvviso, la mano stretta attorno alla sua e un improvviso calore a riempire il cuore, pochi secondi per realizzare quanto quel tocco assomigliasse ad un ricordo, sfilò la mano dalla sua abbandonandola nel vuoto “Non posso darti niente Kate” “Puoi darmi il mio papà”  


  
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