Questa è una storia che ho
scritto alcuni anni fa, nel 2007 se ricordo bene, per partecipare ad un contest
di fan fiction sul forum Inuyasha’s Portal, che era ai tempi – e penso tuttora – la più grande
community dedicata al manga Inuyasha di Rumiko
Takahashi.
Questa fan fiction è un
rifacimento più o meno libero del film Il bacio di Venere di
William A. Seiter (1948), ed è al momento il mio
unico tentativo di scrivere una storia romantica. Ero sicuro di averla già
pubblicata su Efp, ma invece non c’è. Non mi ricordo
se l’avevo cancellata o se l’avevo pubblicata su un altro archivio, ma in tutti
i casi eccola qui, con qualche correzione marginale rispetto alla prima
versione. Lo stile, con i suoi limiti, è lo stesso di quando la scrissi, ma la
pubblico comunque perché su Efp ci sono tutte le mie fan
fiction su Inuyasha, ed è giusto che ci sia anche
questa.
CAPITOLO I
INU-NO-TAISHO E FIGLI – ALTA MODA
DAL 1527 recita l’insegna dagli ideogrammi d’oro su sfondo rosso fuoco. E,
sotto l’insegna, uno splendido portone in avorio intagliato fa accedere al più
antico e rinomato negozio d’abbigliamento del paese. Clientela selezionatissima, eppure sempre molti girano tra manichini
e modelli perché da ogni dove arrivano nobili e demoni che vogliono dimostrare
la loro appartenenza al bel mondo, indossando quegli abiti prestigiosi o anche
solo mostrando confidenza con il padrone del negozio, l’erede del fondatore Inu-no-taisho, il grande Lord Sesshomaru.
In realtà non è lui il solo
padrone del negozio. Ma questo non lo deve sapere nessuno...
“Buongiorno, duchessa! La mia
boutique è orgogliosa di ospitarvi di nuovo, dopo tanto tempo.”
“Lord Sesshomaru,
mi confondete sempre con la vostra galanteria.”
“Più sincerità che galanteria, ve
lo posso assicurare. In cosa posso esservi utile?”
“Tra sei mesi celebreremo il
matrimonio tra mio figlio e la principessa Wakana. E
voi, milord, siete il primo a cui do la notizia.”
“I miei complimenti più vivi,
madame!”
“Grazie, carissimo. Per un evento
così fausto voglio che tutta la mia famiglia indossi le creazioni del vostro
negozio... ad iniziare da me!”
“Non mancherò di soddisfarvi,
madame. Bisognerà iniziare a lavorare da subito, affinché lo splendore degli
abiti sia degno di queste nozze. Bando dunque agli indugi; chiamo il giovine di
negozio per le misure.”
Il ‘giovine di negozio’ altri non era che Inuyasha,
fratellastro di Sesshomaru. Stava adornando un
manichino con l’ultima creazione dell’atelier, quando il fratello lo chiamò:
“Coglionazzo,
vieni qua.”
La duchessa rise. Senza far
trasparire nessuna reazione, tranne che per un guizzo negli occhi ambrati, Inuyasha si avvicinò ai due:
“Desiderate?”
“Coglionazzo,
prendi le misure della duchessa per un modello matrimoniale... direi il numero
15... e sii delicato!”
Senza protestare per quel bel
trattamento, Inuyasha con grazia estrasse dalla tasca
del gilet un metro, e iniziò a misurare la madama. Operazione che, data la
notevole stazza della gaudente duchessa, richiese un tempo non indifferente.
“Benissimo” disse Sesshomaru quando il fratello ebbe terminato “ora torna
alla vetrina, coglionazzo. Cara duchessa, pur
dispiacendomi di dover sottrarre tempo ai vostri numerosi impegni, vi devo
chiedere di tornare in boutique tra una settimana... nel frattempo realizzerò
alcuni bozzetti per l’abito, e li potrò sottoporre al vostro gusto.”
“Milord, venire qui e poter al
contempo ammirare questi abiti stupendi e godere della vostra compagnia sono
per me un incentivo sufficiente a tornare, anche prima se me lo chiedeste. So
di essere in buone mani. A presto, dunque!”
La duchessa uscì dal negozio, e
prima di salire sulla sua limousine diede un’ultima occhiata alla vetrina,
intravide Inuyasha che continuava a sistemarla, e
rise ancora.
Nel Beauborg
non è mai sera: anche quando il sole cala le grandi luci dei lampioni stile
liberty illuminano a giorno le eleganti vie del centro. A parte questo però,
anche questo ricco quartiere non è poi diverso dagli altri, con i negozi che
chiudono e i proprietari che si accingono a tornare alle proprie case.
Anche il grande portone di Inu-no-taisho era chiuso. Era stato lo stesso Sesshomaru a serrarlo, cosa inusuale per lui, e dopo averlo
chiuso stirò le braccia e si lasciò cadere su una sedia; si tolse giacca e
cravatta e rimase con la camicia, perfettamente inamidata nonostante la
giornata di lavoro. Sospirò.
“Si preannunciano giorni
impegnativi, ma vuol dire molto lavoro, e molto prestigio.”
“Come se ne avessimo bisogno”
disse una voce dal ripostiglio. Sesshomaru non si
voltò neanche a guardarlo.
“Inuyasha,
non perdi mai occasione di dimostrare la tua totale ignoranza di questioni
economiche. Il prestigio non è eterno, una volta che lo si ha bisogna
mantenerlo, e per mantenerlo va rinforzato. La presenza dei nostri capi firmati
a questo matrimonio ci garantirà ulteriori anni di dominio nella moda.”
“Ti garantirà, vorrai dire”
replicò Inuyasha uscendo dallo stanzino e avanzando verso
di lui “visto che qua pare che l’unico proprietario sei tu e io solo un
commesso. Ma ti ricordo che nostro padre ha lasciato il negozio ad entrambi,
siamo soci con quote paritarie.”
Sesshomaru
ebbe un gesto di fastidio.
“Sempre gli stessi discorsi... quante
volte ti ho già detto che la nostra clientela è composta esclusivamente da
demoni? Se sapessero che un mezzo demone è comproprietario del negozio, il
nostro prestigio crollerebbe, perderemmo quasi tutti i clienti... e tu non
saresti proprietario più di nulla. È questo che vuoi?”
“Lo so bene, e infatti ho
accettato questo ruolo. Però ho una mia dignità! E non sopporto che tu mi debba
chiamare sempre coglionazzo di fronte ai clienti,
come se fossi uno stupido qualsiasi.”
“Inuyasha,
io ti chiamo coglionazzo per due motivi. Uno: perché
lo sei; due: perché ai nostri clienti piace vedere che tratto male gli hanyou, si sentono rinvigoriti nella loro superiorità di
razza demoniaca... stupido compiacimento, d’accordo; ma se è utile per il
negozio, perché no?”
“E certo, tu scrupoli non te ne
fai... come quando volevi uccidere Totosai.”
“Totosai
il notaio, intendi? Essendo il depositario del testamento di nostro padre, era
l’unico oltre a noi a sapere del fatto della comproprietà. Se ne avesse parlato
con qualcuno ci avrebbe fatto correre dei rischi... ma siccome tu sei così
scioccamente generoso, com’è tipico dei mezzidemone,
mi hai impedito di ucciderlo.”
“E mi pare che non abbia detto
niente a nessuno.”
“Solo perché gli ho fatto
bruciare lo studio.”
Sesshomaru
si alzò con un gesto deciso, il suo metodo per troncare le discussioni.
“Tu sai solo lamentarti, Inuyasha, quando devi ringraziare di essere ancora vivo in
un ambiente in cui nessun hanyou è accettato. E ora,
se permetti, non ho intenzione di passare la sera ad ascoltare le tue storie.
Io mando avanti il negozio, e ho il diritto a svagarmi un po’.”
Così dicendo, si recò all’uscita
secondaria. Fuori, ad attenderlo, una donna bellissima in un tailleur rosso
sangue.
“Finalmente, mio caro” gli disse,
dopo un bacio di dieci minuti.
“Mia cara Kagura,
il lavoro è il lavoro... ma la notte è per te, lo sai. Inuyasha,
finisci tu di chiudere il negozio. E non dimenticare nulla.”
Senza aspettare risposte, Sesshomaru prese sottobraccio la sua donna e si allontanò
in pochi minuti.