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Autore: skeight    07/01/2012    2 recensioni
Inuyasha, commesso in una boutique di alta moda, tiranneggiato dal fratellastro e padrone del negozio Sesshomaru, trova in uno strano manichino l'incontro che cambierà la sua vita. Liberamente ispirato al film "Il bacio di Venere" di William A. Seiter (1948).
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kikyo
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Questa è una storia che ho scritto alcuni anni fa, nel 2007 se ricordo bene, per partecipare ad un contest di fan fiction sul forum Inuyasha’s Portal, che era ai tempi – e penso tuttora – la più grande community dedicata al manga Inuyasha di Rumiko Takahashi.

Questa fan fiction è un rifacimento più o meno libero del film Il bacio di Venere di William A. Seiter (1948), ed è al momento il mio unico tentativo di scrivere una storia romantica. Ero sicuro di averla già pubblicata su Efp, ma invece non c’è. Non mi ricordo se l’avevo cancellata o se l’avevo pubblicata su un altro archivio, ma in tutti i casi eccola qui, con qualche correzione marginale rispetto alla prima versione. Lo stile, con i suoi limiti, è lo stesso di quando la scrissi, ma la pubblico comunque perché su Efp ci sono tutte le mie fan fiction su Inuyasha, ed è giusto che ci sia anche questa.

 

CAPITOLO I

INU-NO-TAISHO E FIGLI – ALTA MODA DAL 1527 recita l’insegna dagli ideogrammi d’oro su sfondo rosso fuoco. E, sotto l’insegna, uno splendido portone in avorio intagliato fa accedere al più antico e rinomato negozio d’abbigliamento del paese. Clientela selezionatissima, eppure sempre molti girano tra manichini e modelli perché da ogni dove arrivano nobili e demoni che vogliono dimostrare la loro appartenenza al bel mondo, indossando quegli abiti prestigiosi o anche solo mostrando confidenza con il padrone del negozio, l’erede del fondatore Inu-no-taisho, il grande Lord Sesshomaru.

In realtà non è lui il solo padrone del negozio. Ma questo non lo deve sapere nessuno...

 

“Buongiorno, duchessa! La mia boutique è orgogliosa di ospitarvi di nuovo, dopo tanto tempo.”

“Lord Sesshomaru, mi confondete sempre con la vostra galanteria.”

“Più sincerità che galanteria, ve lo posso assicurare. In cosa posso esservi utile?”

“Tra sei mesi celebreremo il matrimonio tra mio figlio e la principessa Wakana. E voi, milord, siete il primo a cui do la notizia.”

“I miei complimenti più vivi, madame!”

“Grazie, carissimo. Per un evento così fausto voglio che tutta la mia famiglia indossi le creazioni del vostro negozio... ad iniziare da me!”

“Non mancherò di soddisfarvi, madame. Bisognerà iniziare a lavorare da subito, affinché lo splendore degli abiti sia degno di queste nozze. Bando dunque agli indugi; chiamo il giovine di negozio per le misure.”

Il ‘giovine di negozio’ altri non era che Inuyasha, fratellastro di Sesshomaru. Stava adornando un manichino con l’ultima creazione dell’atelier, quando il fratello lo chiamò:

Coglionazzo, vieni qua.”

La duchessa rise. Senza far trasparire nessuna reazione, tranne che per un guizzo negli occhi ambrati, Inuyasha si avvicinò ai due:

“Desiderate?”

Coglionazzo, prendi le misure della duchessa per un modello matrimoniale... direi il numero 15... e sii delicato!”

Senza protestare per quel bel trattamento, Inuyasha con grazia estrasse dalla tasca del gilet un metro, e iniziò a misurare la madama. Operazione che, data la notevole stazza della gaudente duchessa, richiese un tempo non indifferente.

“Benissimo” disse Sesshomaru quando il fratello ebbe terminato “ora torna alla vetrina, coglionazzo. Cara duchessa, pur dispiacendomi di dover sottrarre tempo ai vostri numerosi impegni, vi devo chiedere di tornare in boutique tra una settimana... nel frattempo realizzerò alcuni bozzetti per l’abito, e li potrò sottoporre al vostro gusto.”

“Milord, venire qui e poter al contempo ammirare questi abiti stupendi e godere della vostra compagnia sono per me un incentivo sufficiente a tornare, anche prima se me lo chiedeste. So di essere in buone mani. A presto, dunque!”

La duchessa uscì dal negozio, e prima di salire sulla sua limousine diede un’ultima occhiata alla vetrina, intravide Inuyasha che continuava a sistemarla, e rise ancora.

 

Nel Beauborg non è mai sera: anche quando il sole cala le grandi luci dei lampioni stile liberty illuminano a giorno le eleganti vie del centro. A parte questo però, anche questo ricco quartiere non è poi diverso dagli altri, con i negozi che chiudono e i proprietari che si accingono a tornare alle proprie case.

Anche il grande portone di Inu-no-taisho era chiuso. Era stato lo stesso Sesshomaru a serrarlo, cosa inusuale per lui, e dopo averlo chiuso stirò le braccia e si lasciò cadere su una sedia; si tolse giacca e cravatta e rimase con la camicia, perfettamente inamidata nonostante la giornata di lavoro. Sospirò.

“Si preannunciano giorni impegnativi, ma vuol dire molto lavoro, e molto prestigio.”

“Come se ne avessimo bisogno” disse una voce dal ripostiglio. Sesshomaru non si voltò neanche a guardarlo.

Inuyasha, non perdi mai occasione di dimostrare la tua totale ignoranza di questioni economiche. Il prestigio non è eterno, una volta che lo si ha bisogna mantenerlo, e per mantenerlo va rinforzato. La presenza dei nostri capi firmati a questo matrimonio ci garantirà ulteriori anni di dominio nella moda.”

“Ti garantirà, vorrai dire” replicò Inuyasha uscendo dallo stanzino e avanzando verso di lui “visto che qua pare che l’unico proprietario sei tu e io solo un commesso. Ma ti ricordo che nostro padre ha lasciato il negozio ad entrambi, siamo soci con quote paritarie.”

Sesshomaru ebbe un gesto di fastidio.

“Sempre gli stessi discorsi... quante volte ti ho già detto che la nostra clientela è composta esclusivamente da demoni? Se sapessero che un mezzo demone è comproprietario del negozio, il nostro prestigio crollerebbe, perderemmo quasi tutti i clienti... e tu non saresti proprietario più di nulla. È questo che vuoi?”

“Lo so bene, e infatti ho accettato questo ruolo. Però ho una mia dignità! E non sopporto che tu mi debba chiamare sempre coglionazzo di fronte ai clienti, come se fossi uno stupido qualsiasi.”

Inuyasha, io ti chiamo coglionazzo per due motivi. Uno: perché lo sei; due: perché ai nostri clienti piace vedere che tratto male gli hanyou, si sentono rinvigoriti nella loro superiorità di razza demoniaca... stupido compiacimento, d’accordo; ma se è utile per il negozio, perché no?”

“E certo, tu scrupoli non te ne fai... come quando volevi uccidere Totosai.”

Totosai il notaio, intendi? Essendo il depositario del testamento di nostro padre, era l’unico oltre a noi a sapere del fatto della comproprietà. Se ne avesse parlato con qualcuno ci avrebbe fatto correre dei rischi... ma siccome tu sei così scioccamente generoso, com’è tipico dei mezzidemone, mi hai impedito di ucciderlo.”

“E mi pare che non abbia detto niente a nessuno.”

“Solo perché gli ho fatto bruciare lo studio.”

Sesshomaru si alzò con un gesto deciso, il suo metodo per troncare le discussioni.

“Tu sai solo lamentarti, Inuyasha, quando devi ringraziare di essere ancora vivo in un ambiente in cui nessun hanyou è accettato. E ora, se permetti, non ho intenzione di passare la sera ad ascoltare le tue storie. Io mando avanti il negozio, e ho il diritto a svagarmi un po’.”

Così dicendo, si recò all’uscita secondaria. Fuori, ad attenderlo, una donna bellissima in un tailleur rosso sangue.

“Finalmente, mio caro” gli disse, dopo un bacio di dieci minuti.

“Mia cara Kagura, il lavoro è il lavoro... ma la notte è per te, lo sai. Inuyasha, finisci tu di chiudere il negozio. E non dimenticare nulla.”

Senza aspettare risposte, Sesshomaru prese sottobraccio la sua donna e si allontanò in pochi minuti.

   
 
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