Capitolo
6
’indomani mattina, però, al suo risveglio non prese subito
consapevolezza di dove si trovava. Riusciva solo a guardare il soffitto poiché
la testa e il collo erano completamente immobilizzati dal dolore: emise un
gemito nel tentativo di muoverli. Solo allora vide Hermione
che si era sporta su di lui e lo guardava fisso. Scorse in lei una profonda
tristezza e fu colto da un déjàvu :
si rese conto di trovarsi in infermeria.
- Sembra che ci abbia fatto l’abitudine a questo posto-
- Ah Harry- sospirò Hermione – Ci hai fatto spaventare-
Ci fu una lunga pausa in cui Harry
si sforzò di ricordare cosa poteva averlo portato lì: in mente aveva solo
l’immagine di qualcosa di scuro che gli colava sugli occhi. Hermione
riprese a parlare: non la vedeva, ma la sentiva accanto a lui.
- Mi dispiace per quello che ti ho detto ieri sera. Non so
da dove mi sono venute quelle parole. Sembravo il professor Piton!
All’inizio pensavo che avessi completamente perso la testa…poi ti ho viso
sanguinare, i tuoi occhi…le tue grida…-
- Io non ricordo nulla. Ero sereno ieri. Non mi sembra…non
ricordo sia successo nulla…-
- Harry, io…io penso che tu stia
diventando pazzo…-
Ci mise un po’ a capire ciò che Hermione
gli stava dicendo: lo percepii lentamente e il cervello gli si annebbiò.
- Pazzo? Ma di cosa stai parlando? Mi vuoi spiegare che cosa
mi è successo-
Con voce sommessa Hermione
cominciò il suo racconto: la sua voce era carica di dolore e possedeva un
tremito di paura. – Stanotte, in un’ora imprecisata ma molto tarda, mi sono
svegliata. Sentivo rimbombare dei colpi sordi in corridoio, li sentivo
avvicinarsi: così mi sono alzata e sono andata a vedere. Ti ho trovato che camminavi in corridoio, scalzo…Sbattevi
violentemente contro le pareti del corridoio, camminavi barcollando: i tuoi
passi avevano il suono pesante di un tonfo sinistro. Ti ho chiamato, ma tu non
mi hai risposto, non ti sei nemmeno voltato: continuavi a camminare strisciando
lungo le pareti e sbattendoci contro. Allora ti ho raggiunto e ti ho messo un mano sulla spalla e…- Hermione
si arrestò di colpo. Le ritornava in mente la scena in un rallenty terrificante, dove ogni frammento riecheggiava in un
eco sinistro. Harry si era voltato violentemente e le
aveva afferrato la mano: gli occhi erano chiusi, incrostati di sangue rappreso
che gli colava vischioso dalla fronte. Si rivolse a lei feroce, prima
sussurrando, poi gridando parole sibilanti e acri. Hermione
si sentì morire dilaniata da mille aghi che sentiva lacerarle la carne. Ad un
tratto, sulle grida di Hermione e di Harry un suono potente si impose, assordante come un
improvviso silenzio assoluto. Harry cadde a terra,
accasciandosi su se stesso: sembrò schiantarsi al suolo. Hermione
si sedette lentamente appoggiandosi al muro: la McGranitt
troneggiava severa in corridoio, con la bacchetta in mano. Hermione
svenne con la sua immagine negli occhi, ma il volto di Harry
sfigurato dal sangue nel cuore.
Harry, dal suo letto, sentiva i
suoi singhiozzi e non osò chiederle di continuare: capì che era successo
qualcosa di terribile e aspettò l’arrivo di Hagrid
per avere chiare le idee sugli avvenimenti della notte. Hermione
scappò via e come previsto arrivò Hagrid con un’aria
molto grave. Quando ebbe tutto chiaro si sentì terrorizzato anche lui: Hermione aveva detto “penso che tu stia diventando pazzo”.
Aveva forse avuto una fase di delirio schizofrenico? Gli si gelò il sangue, ma
gli venne anche in mente quel velo scuro che ricordava avergli
oscurato la vista: era il sangue che scendeva dalla cicatrice sulla
fronte! Di nuovo Voldemort…o era solo suggestione e
pazzia? Seppe che Ginny era stata chiamata per un
vero e proprio consulto medico-psichiatrico: si sperava con il suo intervento
di stabilire una diagnosi e mantenere la massima discrezione. Harry si sentì turbato e sollevato allo stesso tempo: si
sarebbe fidato dell’opinione professionale di Ginny,
poiché non si fidava più di se stesso.
*
Le ore da quel momento iniziarono a scorrere imprecisate e
lente. Ogni tanto qualcuno lo veniva a spiare: probabilmente ragazzini
incuriositi. Gli portarono anche il pranzo, ma non ne aveva voglia. Il collo riprese a muoversi a si sentì i muscoli un po’ più
liberi: si sollevò dal letto e si guardò in giro. Non c’era nessuno in infermeria
e, arrivato l’imbrunire, i lumen si accesero. Durante tutto quel tempo non
riuscì a riflettere su nulla: pensava alle crepe sui muri, contava i fiori
sulle tende pesanti e scure, guardava indefesso i suoi piedi sporgere da sotto
le coperte. Ogni pensiero più importante di questi affondava miseramente: non
riusciva né voleva pensare ad altro.
Ad un tratto, però, senza un particolare motivo gli tornò in
mente un ricordo di un’epoca molto buia, ma a suo modo “viva”. Gli tornarono in
mente i Dissennatori che avevano sequestrato la
scuola durante il settimo anno e i lampi di magia che giorno per giorno
squarciavano il cielo. In quel momento, proprio in quell’attimo,
iniziò, tuonando, un temporale. Gli sembrò allora di sentire riecheggiare nel
cielo la voce di Silente, che cercava con sforzi estremi di riconquistare Hogwarts e di salvarli. Fu veramente un periodo terribile:
la prigionia era dura e molti, soprattutto i più piccoli, non riuscivano ad
affrontarla e crollavano spesso in crisi di pianto isterico. Lo colpiva però
anche il coraggio di alcuni che rimanevano al gelido pervadere dei Dissennatori: lo penetravano ancora, se pur nel ricordo,
gli occhi fermi di uno studente del primo anno. Non sembrava voler dare alcuna
soddisfazione al dolore, ma lo guardava, lo guardava intensamente come se si
aspettasse da lui una svolta decisiva a quell’agghiacciante
situazione. All’epoca si sentiva logorato e perso come era: Ron
e molti altri erano scampati alla prigionia perché si erano ammalati
precedentemente e i rimanenti, pochi e difesi alquanto malamente
(Silente si rimproverò sino all’ultimo di non essere riuscito a disincantarsi
in tempo per evitare tutto ciò) erano rimasti bloccati lì, compresi lui ed Hermione. I pochi patronus
evocati li proteggevano impedendo, per lo meno, di essere divorati dall’abisso
nero di quei maledetti, ma rimasero senza cibo per parecchio tempo. Il ricordo
di quel periodo non provocava in Harry dolore, ma un
po’ di malinconia: fu un periodo atroce, ma allora sapeva cosa era bianco e cosa nero, chi era il cattivo e chi il buono, dove era
localizzato il male. Ora non sapeva capire nemmeno se stesso ed ad aiutarlo non
c’era nemmeno l’affetto e l’appoggio di Hermione.
*
La notte passò tranquilla senza che nulla lo turbasse,
nemmeno al suo risveglio. Era completamente ritemprato, o così gli sembrava.
Fece colazione con gusto e si mise con impazienza ad aspettare: del resto, si
disse, non poteva fare altro.
Ebbe il sentore che qualcosa stesse
per succedere quando sentì un gran trambusto provenire dal cortile della
ricreazione. Si alzò e, a piedi nudi sul freddo pavimento di pietra, si diresse
alla finestra. Il piccolo Arthur correva incontro ad
una giovane donna che, in abiti da viaggio, chiacchierava con Hagrid. Ginny era più splendente
di quanto si ricordasse: fili d’oro nei suoi capelli
rossi rispendevano ad un riservato sole invernale ed un bel sorriso disteso si
faceva spazio fra le lentiggini. Accolse il suo nipotino fra le braccia e ci
chiacchierò un po’: poi proseguì con lui ed Hagrid, scomparendo
fra i portici del cortile. Passò molto tempo prima che
venisse da lui.
Era ormai tardo pomeriggio: Harry
aveva ormai capito che era stato relegato lì non solo per la sua guarigione, ma
soprattutto per tenerlo sotto controllo. Rassegnato, nell’attesa si mise a
giocare contro la sua scacchiera magica.
- Attento, stai per subire scacco al re!- esclamò Ginny entrando con foga. Harry
guardò la scacchiera giusto in tempo per vedere l’azione ormai portata a
termine. Era diventata brava quasi quanto Ron nel
gioco. Con una falcata sicura e allegra raggiunse il suo capezzale: si era
cambiata e portava un meraviglioso vestito babbano
che ne faceva risaltare la bellezza. Si era aspettato una commissione che
gravosa lo avrebbe esaminato: invece era semplicemente Ginny
che veniva a visitarlo con il suo sorriso.
- Come va, luce dei miei occhi?- esclamò Harry
col cuore.
- Benissimo, Harry. Sono al decimo
fidanzato e festeggio l’evento venendo a trovare il mio primo amore!-
E pensare a quanto era timida da ragazzina!
- Che stai combinando di bello? Io, come vedi, faccio il
malato.-
- Beh- rispose Ginny – forse sto
per diventare Primo Guaritore dell’ospedale di Bendar, è un piccolo ospedale,
però…-
- E’ un grande soddisfazione!-
concluse Harry.
- Già- disse tirando fuori dalla
sua borsetta incredibilmente piccola uno stetoscopio e un apparecchio per la
pressione. Rise incrociando gli occhi di Harry. – Non
dire a nessuno che mi porto dietro questa roba. Per certe patologie mi sono di
grande aiuto: per i guaritori è un grande disonore, ma
secondo me c’è qualcosa da imparare dai dottori babbani.
Avrò preso questa fissazione da mio padre.-
Harry si fece visitare e
chiacchierarono a lungo. Alla fine delicatamente si raggiunse il problema in
questione. Le parlò apertamente.
- Ammetto di essere stato sempre fissato su Voldemort.- Harry registrò nella
sua mente il fatto che Ginny non si fosse minimamente
turbata sentendo quel nome. – Sono ancora sicuro che si trovi da qualche parte
e che non sia morto. So anche di essere diventato sempre più solo per le mie
stranezze che ormai mi isolano: ma questa non è pazzia. Qualcuno sta cercando o
di scoprire qualcosa cercando di possedermi o di farmi diventare pazzo.-
- O di screditarti per poter agire indisturbato-
Harry guardò Ginny
dritta negli occhi, lei continuò – Per me è così, probabilmente. Questo è
quello che penso perché ti conosco e so come sei fatto. Non si può diventare
pazzi da un giorno all’altro. Io penso che tu abbia un grave esaurimento
nervoso e che sia anche molto depresso. Non fare quella faccia: lo si capisce al primo sguardo! Qualcuno invece pensa che la
tua pazzia latente, nutrendosi delle tue costanti ossessioni, si sia ormai
manifestata. No, non è Hermione: le ho parlato, in realtà ha molta più fiducia
in te di quanto voglia far trasparire.- gli disse anticipando ciò che leggeva
sul suo viso. – E’ qualcuno molto in alto. La McGranitt
ti vuole proteggere, ha chiamato me e non ha avvertito il ministero; ma sappi
che stanno cercando una scusa per toglierti il titolo di Auror.
Qualcosa si sta movendo, qualcosa di oscuro. Penso che sia meglio che tu
rimanga qui e ti rilassi, prima che, a furia di stare in quel tugurio a Londra,
impazzisci veramente. Ti avverto che sarai sotto il mio controllo, ti visiterò
costantemente. Questi sono i patti.- disse seria, con gravità.
Si guardarono e Harry le promise
con lo sguardo tutta la sua disponibilità e sorrise
mostrandole tutta la sua fiducia.
- Ti seguirò giorno e notte- gli disse – Chissà che tu non
diventi finalmente il mio ragazzo!- Gli diede un pacca
e uscì. Sulla soglia si voltò:
- Mi raccomando! Tra un’ora ti voglio a cena!-
*
La serata trascorse piacevole, si
sentiva tornato in vita. L’allegria di Ginny rese
gaia e spensierata la cena. Anche Hermione appariva
serena, anche se si rivolse ad Harry
molto poco, scambiandoci poche parole più del necessario. Andò a dormire
disteso, confortato dal tepore della sua nuova stanza: Ginny,
per precauzione, alloggiava nella stanza accanto con Hermione.
Ad Harry balenò un pensiero:
due donne come quelle sono pericolose assieme! Si addormentò
rassegnandosi all’idea che avrebbero parlato di lui quella notte.
Ciao a tutti!
Mi dispiace tanto aver fatto spettare, ma agosto si è
trasformato in un mese di duro lavoro e solo ora sono riuscita a ritagliarmi
1po’ di tempo!SIGH!!! Spero vogliate perdonarmi!
Grazie alla nuova adepta MagicaAlessiuccia : per il rapporto H/Herm dovrai
ancora aspettare 1po’, ma tutto sarà più chiaro fra poco…pazienta, spero di
essere più veloce a pubblicare d’ora in poi…
Grazie anche a te, Neko_tensai, e
a tutti quelli che mi leggono anche se non
recensiscono.
Buona giornata e alla prossima !