15.
A Te.
Karen’s PoV
Quando ho
letto il titolo della canzone e ho sentito le prime note, ho capito che
tutta quella storia sarebbe finita male. Sia per me che per lui. Mi
sono sentita uno schifo a liquidarlo, mi sono sentita ancora peggio
quando l’amico a cui ho scritto per farmi coraggio non
riusciva a inquadrare la situazione, e ho pianto chiudendo i singhiozzi
in gola fino a… non me lo ricordo nemmeno, che ora ho fatto.
So solo che i
due giorni successivi sono stati un supplizio. Mi sentivo in colpa, mi
sentivo a disagio, e lui non mi aiutava. Si vedeva che cercava di
trattarmi con i guanti, e di mantenere una certa distanza allo stesso
tempo. Si vedeva che stava male.
Maledizione,
Nick.
La rabbia
è venuta dopo. All’improvviso quasi, ha cominciato
a crescere lentamente dietro tutto il senso di colpa che ho covato per
quel paio di giorni. E poi è esplosa, facendomi sentire
sì in colpa, ma anche umiliata, in un certo senso, e offesa.
È esplosa, quando ho risentito per caso quella canzone.
A te che sei l'unica al mondo
L'unica ragione per arrivare fino in
fondo
Ad ogni mio respiro
Quando ti guardo
Dopo un giorno pieno di parole
Senza che tu mi dica niente
Tutto si fa chiaro
Io e Nick
viviamo lontani, lontanissimi. Come può considerarmi il
motivo di respirare quando non mi ha mai nemmeno baciata? Come
può dire che la sua giornata ha senso quando mi vede, se ci
vediamo a malapena due volte l’anno?
Insensato.
A te che mi hai trovato
All'angolo coi pugni chiusi
Con le mie spalle contro il muro
Pronto a difendermi
Con gli occhi bassi
Stavo in fila
Con i disillusi
Tu mi hai raccolto come un gatto
E mi hai portato con te
Sarà
anche un ragazzo disilluso nei confronti dei sentimenti, Nick, ma io di
sicuro non ho mai fatto nulla per dimostrargli che esiste una ragione
per credervi. E di certo non mi sono mai presa cura di lui come se
fosse stato un micio. Anzi. Non ci vediamo quasi mai, e ci sentiamo
ancora meno. Come diamine avrei fatto a trattarlo come se fosse il mio
gattino, quando sto a chilometri di distanza senza nemmeno scrivergli
una volta al mese?
Illuso.
A te io canto una canzone
Perché non ho altro
Niente di meglio da offrirti
Di tutto quello che ho
Prendi il mio tempo
E la magia
Che con un solo salto
Ci fa volare dentro l'aria
Come bollicine
L’avesse
almeno cantata, questa canzone. Che squallore, quella sera…
dopo avermi presa da parte e aver passato un mezz’ora a
tentennare borbottando di continuo “te lo dico, no, non te lo
dico, no no aspetta, te lo dico, no, scusa, non ce la faccio”
si è alzato e mi ha allungato il suo lettore musicale
dicendo solo “questa mi fa pensare a te”. Che
idiota, santo cielo.
Infantile.
A te che io
Ti ho visto piangere nella mia mano
Fragile che potevo ucciderti
Stringendoti un po'
E poi ti ho visto
Con la forza di un aeroplano
Prendere in mano la tua vita
E trascinarla in salvo
Quando mai,
quando mai, lui ha visto la mia debolezza o la mia forza? Ha visto la
mia rabbia e la mia serenità, d’accordo, ma mai ha
anche solo intravisto una mia lacrima. Perché io non mi
faccio mai vedere davvero da chi incontro poco. Lui ha visto il mio
riflesso, ha visto solo quello che voleva vedere, e ha deciso che ero
io.
Superficiale.
A te che mi hai insegnato i sogni
E l'arte dell'avventura
A te che credi nel coraggio
E anche nella paura
A te che sei la miglior cosa
Che mi sia successa
A te che cambi tutti i giorni
E resti sempre la stessa
Cosa ne sa
lui, di come cambio io giorno per giorno, se nemmeno ci sentiamo ogni
sera? Non sa quello che passo giorno per giorno, non sa né
quello che faccio, né quello che penso. Non mi ha mai
chiesto qualcosa sui miei gusti musicali, non sa che scrivo, non sa
nemmeno cosa mi fa soffrire e cosa invece mi fa piacere. Dà
per scontato che io sia ancora la ragazzina che ha conosciuto tanti,
troppi anni fa.
Prepotente.
A te che non ti piaci mai
E sei una meraviglia
Le forze della natura
Si concentrano in te
Che sei una roccia sei una pianta
Sei un uragano sei l'orizzonte che mi
accoglie
Quando mi allontano
Non sa niente
di me. Forse nemmeno gli importa saperne tanto, altrimenti sarebbe
stato più delicato. Altrimenti non avrebbe ammesso lui
stesso che sapeva perfettamente che la storia tra noi non era
possibile, ma che per quei giorni voleva comunque provarci. So io, cosa
voleva lui da me. E sono quasi certa che non fosse qualcosa di
sentimentale.
Menefreghista.
A te che sei l'unica amica
Che io posso avere
L'unico amore che vorrei
Se io non ti avessi con me
A te che hai reso la mia vita
Bella da morire
Che riesci a render la fatica
Un immenso piacere
Non mi vuole
bene. Mi vuole e basta. Perché se mi avesse voluto bene, non
mi avrebbe convinta ad andare a stare in montagna da lui con
l’inganno, mentendomi dicendo che avrebbe dato una festa con
i suoi amici. La festa c’era, ma si è scordato di
dirmi che non era più la sua, bensì una cena con
degli amici dei suoi. Se mi avesse voluto bene, sarebbe stato leale e
non mi avrebbe messa a disagio in quel modo. Mi sono sentita in
trappola.
Codardo.
A te che sei il mio grande amore
Ed il mio amore grande
A te che hai preso la mia vita
E ne hai fatto molto di più
A te che hai dato senso al tempo
Senza misurarlo
A te che sei il mio grande amore
Ed il mio amore grande
Certo. Sono il
suo grande amore. Talmente grande che ha cominciato a guardarmi quando
mia sorella si è messa con un ragazzo fisso. Prima, io
nemmeno esistevo, ero solo “la sorella di Jen”.
Adesso che Jen si fidanza, lui comincia a vedere anche me. Quale grazia
divina, ora sì che mi sento proprio lusingata.
Falso.
A te che sei
Semplicemente sei
Sostanza dei giorni miei
Sostanza dei sogni miei
A te che sei
Semplicemente sei
Compagna dei giorni miei
Sostanza dei sogni miei
Spero di non
averti rovinato i sogni, caro Nick. Tu non provi davvero ciò
che invece trasmette “A Te” di Jovanotti. E io sono
rimasta offesa, quando mi sono resa conto che mi hai dedicato una
canzone del genere senza averla ascoltata con il cuore, senza che ci
fosse identità tra le parole e i tuoi sentimenti nei miei
confronti, non per davvero. Tu ti sei fermato alla mia apparenza, alla
mia somiglianza con Jen, e hai pensato che bastasse.
Sbagliato.
Io non sono
una bambola. Sono una persona. Sono complicata, sono lunatica, e so
anche diventare lievemente venefica se mi si infastidisce nel momento
sbagliato. Ho dei sentimenti, dei quali a te evidentemente non importa
altrimenti ti saresti preoccupato di come mi sarei sentita una volta
scoperta la presa in giro con cui mi hai costretta qui, o di quanto
sarei stata male sapendo di causarti dolore. E non sono particolarmente
incline a diventare la ragazza-surrogato scelta con
superficialità a causa di una somiglianza di uno che non
riesce nemmeno a interessarsi di come sto giorno per giorno.
Perciò
adesso sto seduta qui, a fare i conti con rabbia e dolore, con
risentimento e dispiacere. Perché a prescindere da come sia
andata, io ho dovuto lasciare alle ortiche un’amicizia, forse
leggera, che in realtà non mi dispiaceva.
Sto seduta
qui, a fare i conti con un mondo che non capisce. Che pensa che la mia
reazione sia completamente fuori luogo, che invece dovrei sentirmi
lusingata e accettare la tua proposta. Non ce ne importa niente, del
fatto che tu non mi piaccia affatto in quel senso.
Che vada tutto
a quel paese, il mondo.
Angoletto!
Già,
scommetto che ormai non ci speravate più... Onestamente, non
ci speravo più neanche io.
Non
vi abbandono, people.
Stay tuned
;* |