Introduzione:
Finalmente questo capitolo si è
scritto xD o comunque si è
fatto scrivere. Purtroppo io non sto meglio, o comunque vado a
momenti... ma a
quanto pare quando sto di emme riesco
a scrivere, quindi va bene così. grazie a chi ha recensito e letto il
capitolo
precedente, spero vi piaccia anche questo. Sappiate che da questo
capitolo in
poi ho intenzione di rispondere alle
vostre recensioni u.u quindi non sparite tutte :P vi lascio alla
lettura e
incrocio le dita, spero che questo 2012 sia iniziato bene. Un bacione a
tutti!
Per gli spoiler, andate -> qui.
La settimana scorso ho anche
aggiornato “Tu, solamente
tu...”, magari a
qualcuno importa :)
~ Le paure sono bastarde,
riescono a bloccarti, riescono a non farti fare passi avanti, ma è
grazie a queste maledette paure che ti rendi conto per cosa, e per chi,
vale la pena combattere...
Titolo
raccolta: Stravolgimi
– Alex pov.
Sottotitolo: Maledette paure.
Rating: giallo.
Alex pov.
<<
La-vo-ra-re! >> Quasi sobbalzo voltandomi
verso mio zio che mi ha praticamente urlato nell’orecchio.
<< Eh? >>
Chiedo sceso dalle nuvole e lui
arriccia le labbra scuotendo il capo.
<< Lo so che la
parola “lavorare” ti sembra senza
senso ma se vuoi continuare a mantenere la macchina e ci tieni a
continuare a
uscire con gli amici... ti consiglio vivamente di iniziare a farlo.
>>
<< Davvero
divertente. >> Mormoro appena e zio
Mario da divertito passa a serio.
<< È successo
qualcosa? >> Sospiro.
<< No, che vuoi che
sia successo? >> Mi guarda
alzando le sopracciglia e io torno a concentrarmi sulla macchina su cui
in
teoria stavo lavorando.
Il lavoro. Devo
concentrarmi sul lavoro. Su quello che devo
fare per riparare la macchina.
E se invece dovessi
preoccuparmi di riparare il mio rapporto
di coppia?
Perché? È davvero in
crisi? C’è davvero bisogno di riparare
qualcosa?
<< Ou! Ma che hai?
>> Mio zio mi scuote e io
sbuffo.
<< Non ho niente,
cazzo! Mi lasci lavorare? >>
<< Ehi, >>
Zio Mario mi volta perché vuole guardarmi
negli occhi e scuote il capo. << non ho nessunissima intenzione
di
lasciarti in pace, non finché non mi dici che cosa ti sta distraendo.
>>
<< Elise, è Elise
che mi distrae, sei contento adesso?
>>
<< Non ancora. Che
cos’ha fatto per ridurti così? E
non dire “niente”. >>
<< In realtà è
proprio così. >> Dico ridendo
istericamente passandomi una mano sul mento. << Non ha detto e
fatto
niente. È questo il problema. >> Zio aggrotta la fronte e io mi
appoggio
al cofano anteriore della macchina.
<< Le ho detto di
amarla, ieri, al matrimonio di
Valeria e lei... lei non ha detto niente. >>
<< E allora?
>> Sgrano gli occhi e penso di
iniziare a gesticolare.
<< Allora? Non so
come reagire! La amo, cazzo, la amo!
E lei... lei ha paura di ammetterlo, perché... io vedo e sento che mi
ama, che
prova le stesse identiche cose che provo io, ma... non lo ammette.
>>
<< Ripeto: e
allora? >>
<< Mi stai facendo
innervosire. >> Lo avviso.
<< Lo so ma... tu
ti stai facendo troppi problemi. Sai
che ti ama, perché devi sentirtelo dire? >> Non rispondo subito e
giuro
che vorrei vomitare dall’ansia, dal nervosismo e anche dalla paura.
Una sua mano si appoggia
su una mia spalla. <<
Benvenuto nel mondo dell’insicurezza e del dubbio paralizzante.
>> Alzo
lo sguardo su di lui e penso di trucidarlo ma... sta sorridendo e
infine decide
di andarsene lasciandomi lì.
<< Tu non dovresti
essere all’università? >>
Chiedo a Gigi non appena mette piede nell’officina.
<< Ti hanno dato
l’incarico di fare da cane da guardia
invece che il meccanico? >> Non ribatto e gli do le spalle, ma è
inutile
dirlo... mi segue come un cagnolino.
<< Nessuna
rispostaccia? Non è da te. >>
<< Invece è proprio
da me. Lasciarti perdere mi
permette di non impazzire. >
<< Davvero? E da
quando? >> Mi volto e quasi mi
viene a sbattere contro.
<< Da sempre.
>> Annuisce sovrappensiero
guardandomi stranito.
<< Comunque ho già
fatto lezione, ne avevo una sola e
avevo pensato di passare per sapere i dettagli piccanti del grande
evento di
ieri. >>
<< Non c’è niente
di esaltante da raccontare. >>
<< Non è vero! Non
credergli. >> Sussurra zio
Mario passandoci accanto per poi continuare dritto per la sua strada.
Se non
fossi così giù di morale... beh ci riderei su, proprio come sta facendo
Gigi.
<< Ok... non ti
credo. Che mi sono perso? >>
<< Gliel’ho detto.
>> Mormoro infine lasciandolo
con un punto interrogativo in fronte.
<< Ehm... beeene.
Cosa? A chi? >> Alzo gli occhi
al cielo e infine lo vedo illuminarsi come una lampadina. Penso ci sia
arrivato. << Nooo! E lei? >> Sì, purtroppo ci è arrivato.
<< Lei niente. Ha
avuto il coraggio di parlare con mio
padre ma non di dirmi che mi ama o che non mi ama affatto. Ballavamo, e
abbiamo
continuato a farlo anche dopo che io ho aperto bocca. >>
<< L’avrai presa di
sorpresa. >> Sospiro e lo
porto fuori per poi sedermi sulla panchina che si trova accanto alla
serranda
dell’officina.
<< Sì, l’avrò
sicuramente colta di sorpresa... ma poi
lo stupore passa! >> Gigi mi affianca mettendo le mani nelle
tasche della
felpa che indossa.
<< Nel senso che...
che avete fatto dopo? >>
<< Io ho cercato di
rimanere e mostrarmi tranquillo.
Abbiamo parlato con alcuni parenti, con gli sposi... tra di noi ma...
stupidaggini. Nessun discorso serio o profondo come nostro solito.
C’era
tensione. Penso volesse scappare e credo lo stia facendo proprio in
questo
momento. >>
<< Te lo
immaginavi? >> Mi chiede a bruciapelo.
<< Sì, ma... beh
l’avevo presa come l’ipotesi
peggiore, l’un percento delle possibilità. >>
<< Ah. >>
<< No, non usare
quel tono! >> Sbotto puntandogli
un dito contro e lui sgrana gli occhi.
<< Che tono avrei
usato? >>
<< Quello del “oh
cazzo, il mio migliore amico se l’è
presa nel culo!” >>
<< Non ho usato
quel tono! Non penso nemmeno che
esista... un tono del genere. >>
<< E invece sì!
>>
<< Ok, non ho
voglia di litigare, piuttosto fallo con
Elise, se può farti sentire meglio, almeno con lei avresti una
motivazione
sensata! >> Ha ragione, cazzo se ha ragione.
<< Non voglio
litigare con lei, perché... è spaventata
e mio zio mi mette altre domande in testa. >>
<< Adesso te la
stai prendendo con tuo zio? >>
<< Sì. No. Forse.
>> Gigi ridacchia. << E
che... perché ho bisogno di sentirmelo dire se so che mi ama? >>
<< Beh perché
magari... non lo sai. >>
<< Oh no, lo so. So
perfettamente che prova i miei stessi
sentimenti e non mi sto prendendo per il culo da solo, lo so. >>
<< Ok. >>
<< Gigi! Di nuovo
quel tono! >> Sbuffa e infine
si volta per guardarmi meglio, rimanendo pur sempre seduto.
<< Sei umano, Alex!
Sei un insicuro cronico, anche se
non ti piace ammetterlo ma... con la tua situazione chi non lo sarebbe!
Te la
cavi persino bene se per tutto questo tempo hai dimostrato alla tua
ragazza il
contrario ma io ti conosco... tu sei fragile e insicuro e lei sta
mettendo a
dura prova le tue sicurezze. Per quello vuoi sentirtelo dire, anche se
lo sai.
Dicono che sia bello, che ti... soddisfi, che ti completi. Che ti
faccia stare
bene. Ecco perché. >>
<< Ehi, ragazzi dai
pensieri profondi? >> Ci
voltiamo entrambi verso mio zio. << Io ho fame, quindi ho
intenzione di
chiudere per la pausa pranzo. >> Annuisco contento di questa
notizia.
<< Meno male, tanto
oggi non ho combinato niente.
>>
<< Ma dai? >>
Chiede ironicamente mio zio per
poi sorridermi. Scuoto il capo e lui inizia a urlare agli altri
colleghi di
alzare le chiappe, il suo stomaco reclama del cibo. Ha la solita
delicatezza di
un elefante.
<< Mangi con me?
>> Chiedo a Gigi e lui
annuisce, ma proprio in quel momento il mio telefono suona. E può
sembrare da
scemi patentati, ma quando vedo il nome di Elise sul display, mi viene
da
tirare un respiro di sollievo. Mi allontano da orecchie indiscrete e
cerco di
mostrami il più tranquillo possibile.
<< Ciao
piccina, come stai? >>
<< Ciao... bene te? >> Non rispondo
subito, più che altro perché la sua voce bassa e insicura mi blocca, ma
infine
decido di fare finta di niente.
<< Bene,
sto per staccare per la pausa pranzo. Te che stai facendo?
>> Già,
che cosa stai facendo che non ti sei fatta viva da ieri sera e hai
quasi dato
via a una mia crisi esistenziale?
<< Sono su facebook.
>> Dovrei
dire qualcosa? Forse sì ma... << Ho visto la tua richiesta di amicizia.
>> Mormora infine quasi come se dovesse giustificarsi o parlare
per forza
per non farci rimanere in un silenzio imbarazzante.
<< Perché
sei così distaccata? >> Diamine! Io e la mia linguaccia!
<< Distaccata? Non sono distaccata!
>> Sbaglio o si è messa sulla difensiva?
<< Ti
stai allontanando, ti prego Elise non lo fare. Lo so, forse non avrei
dovuto
dirtelo... >> Oddio, posso mai farmi pena da solo? Mi sa
proprio
di sì.
<< No Alex, non è quello. >> Non
appena sento la sua voce mi blocco, ma non riesco a tranquillizzarmi...
ho un
brutto, bruttissimo presentimento. << Non
c’entra nulla. Non... non mi sto allontanando. >> Sta
mentendo, e lo
sappiamo entrambi. Ma io ho bisogno di vederla, di parlarle... non
voglio che
mi scappi dalle mani.
<< Quindi
se stasera ci vediamo non è un problema? >> Dimmi che non
è un
problema. Dimmi che non è un problema.
<< E’ il compleanno di mio padre stasera.
>> Bene, che culo. Sospiro, non posso arrendermi, non posso darle
troppo
spazio, in quel caso scapperebbe a gambe levate e io non riuscirei più
a starle
dietro. Conosco lei e conosco me stesso.
<< Bene,
una motivazione in più per vederci. >> O no? È il
compleanno di
suo padre. Suo padre mi adora... che male può mai esserci andare a
fargli gli
auguri?
<< Ci sono i parenti a casa. >> Ennesimo
colpo di grazia che mi da la conferma che mi sta allontanando. Ma io
non
voglio. E non ho intenzione di permetterglielo.
<< Elise
possiamo vederci per pranzo? >> Mi rendo conto solo una
volta che
ho parlato che sembro disperato ed esasperato ma sto così... che ci
posso fare?
Elise non mi risponde subito e io trattengo il respiro.
<< Ok, va bene... dove ci vediamo? >>
Torno a respirare.
<< Passo
a prenderti io tra dieci minuti. >> Attacco prima che
possa
ribattere o inventare altre scuse e torno verso di Gigi.
<<
Scusa amico ma... >>
<<
Vai
e risolvi. E... fatti dire una cosa... ha ragione tuo zio: non importa
se non
te lo dice, allontana, scaccia, distruggi le tue paranoie perché se sei
sicuro
che Elise sia innamorata di te, dalle tempo, te lo dirà. >>
<<
Grazie, saggio Gigi. >> Scuote le spalle e io faccio il primo
vero
sorriso della giornata.
Ho sempre
reputato Elise una ragazza sveglia, che affronta a testa alta i
problemi, anche
se magari più lentamente degli altri ma ora che ce l’ho di fronte non
so più
cosa pensare.
Sono
andato
a prenderla ma non abbiamo spiccicato parola, non ci siamo baciati, la
radio,
in macchina, ci ha dato un motivo in più per non guardarci nemmeno. Qui
al
ristorante le cose non sono migliorate, forse è difficile per entrambi
iniziare
il discorso, ma non ho intenzione di accantonare la cosa... potrà anche
non
essere innamorata di me, potrà anche non riuscire a dirmelo... ma non
voglio
permettere che si distacchi.
<<
Non
hai molta fame, o sbaglio? >>
<<
Non
molta in effetti. >> Mi ritrovo ad annuire e a guardarla come se
non la
vedessi da tempo. Pare aver dormito male, forse poco... è stata invasa
dai
pensieri come me?
<<
Chiedo il conto? >> Annuisce e abbassa subito lo sguardo, scuoto
lievemente il capo e mi alzo andando alla cassa per pagare.
Una volta
in
macchina sospiro e appoggio le mani sul volante senza mettere in moto.
Ora non
possiamo scappare. Nemmeno voglio.
<<
Ora
ti va di parlare o... non lo so, continuiamo a fare finta di niente?
>>
Il mio tono di voce mostra quanto io sia nervoso; non riesco a
sopportare tutta
questa situazione.
<<
So
di star sbagliando. >> Cerco di non sbuffare e mi appoggio al
sedile incrociando
le braccia al petto.
<<
E
quindi? Pensi di scagionarti dicendo ciò? >> Stringe le labbra e
gli
occhi le si infiammano.
Posso mai
amarla anche in questo modo?
<<
Capisco che tu sia arrabbiato, ma metterci ad urlare ti assicuro che
non serve.
>>
<<
Infatti
non stiamo urlando. >> Probabilmente mi sta odiando in questo
momento, ma
non riesco a chiudere la bocca. Com’è che si dice? Colpire prima di
essere
colpito.
<<
No,
ci stiamo semplicemente facendo incazzare a vicenda. >> Mi
conosce meglio
di quanto credessi. E la cosa mi piace, mi piace dannatamente.
<<
Elise, io non mi pento di quello che ti ho detto. Lo penso sul serio e
non hai
idea di quanto mi faccia stare male questa tua reazione. >> Svio
lo
sguardo dal suo. << Ma devo ammettere che l’avevo immaginato...
ne
parlavo giusto con Gigi qualche giorno fa, avevo detto che avresti
fatto di
tutto per allontanarti... anche scappare. E stai facendo così. >>
Quando
torno a incontrare i suoi occhi, questa volta è lei a sviare lo sguardo.
<<
Alex, so che meriti di più di me. Una persona che riesca e possa
ricamb...
>> No! No! No!
<<
No,
Elise! Cazzo, no! >> Sbatto le mani contro il volante e cerco di
calmarmi
solo una volta che la vedo sobbalzare. Respiro, cerco di prendere dei
gran
respiri e mi passo le mani tra i capelli.
Non può
dire
certe cose, non le deve nemmeno pensare.
<<
Non
dirlo. Non devi nemmeno pensarlo. >> Cerco di distendermi e le
mie mani
finiscono nuovamente attorno al volante; non riesco a guardarla, ho
paura di
averla spaventata.
<<
Ti
amo Elise, ed è giusto che tu te ne faccia una ragione. Non scappare,
non
potrei sopportarlo. Sono pronto ad aspettare quanto vuoi se pensi che
tu possa
innamorarti ma non allontanarmi solo per paura. >>
<<
Alex io non sto dicendo che non ti amo, non ti sto dicendo che non
arriverà mai
il giorno che riuscirò a dirtelo, sto dicendo che è una reazione
naturale, che
avviene senza che io me ne accorga. È un enorme passo avanti. Non è
come
affrontare le crisi di panico – che di per sé non è comunque stato
facile. Qui
si parla di sentimenti... di noi. >> Ha appoggiato le sue mani su
un mio
braccio, è protesa verso di me e con la coda degli occhi noto che i
suoi occhi
sono lucidi. Non voglio che pianga.
<<
Quanto tempo pensi che debba passare prima di riuscire ad aprire gli
occhi?
>> La sento fremere e torna composta sul suo sedile. Non distolgo
lo
sguardo dal suo viso. È confusa, ma solo superficialmente, perché sono
più che
certo che abbia capito cosa intendo.
<<
Perché dici così? >> Chiede infine con voce tremante.
<<
Perché ho visto le foto che abbiamo fatto al karaoke. Abbiamo lo stesso
sguardo, e io sono più che certo che ti stavo guardando con gli occhi
di un
innamorato. >> Abbassa lo sguardo mordendosi il labbro inferiore,
non
resistendo le accarezzo una guancia.
<<
Elise io... non sono perfetto. Sono testardo e mi piace avere l’ultima
parola e
quando sono certo di avere ragione niente e nessuno riesce a farmi
cambiare
idea. So di amarti e non mi vergogno a dirtelo ma devi capire una
cosa...
>> Lentamente alza lo sguardo e afferra una mia mano << Le
paure
vanno affrontate. Non pensi che io me la stia per fare sotto? È sempre
stato
così, con te, per me. >> Sgrana gli occhi e io non riesco a non
sorridere. << Puoi non crederci ma è così. Quando ho chiesto a
Sandra come
contattarti, è stato... un passo avanti per me, venire al ristorante e
fare
come se fosse la cosa più normale del mondo è stato altrettanto
difficile. Non
lasciarsi troppo andare – con scarso risultato tra l’altro – è stato
impossibile. Con te viene tutto naturale ma è comunque difficile, io
penso
prima a come potresti reagire te, poi faccio le cose. Ho rischiato
aprendomi,
non farmene pentire, per favore. >> Penso di star per avere un
infarto.
Non voglio che le mie parole abbiano parlato al vento.
Con un
mini
sorriso afferra il mio viso e fa accostare le nostre fronti.
<<
Io
non rinnego il tuo amore e non ho il coraggio – perché mentire del
tutto – nel
dirti che non ricambio quello che provi. Per favore non smettere di
credere in
noi, io non l’ho fatto. >> Sospiro chiudendo gli occhi e appoggio
le mie
labbra sulle sue. Mi stringe a sé e mi accarezza il viso come
un’ossessa.
Sorridiamo e continuiamo a baciarci senza sosta per minuti ma dopo poco
me la
trovo a mordermi il labbro inferiore e sedersi a cavalcioni su di me
mentre automaticamente
porto indietro il suo sedile per approfondire il contatto dei nostri
corpi.
<<
Vuoi farlo qua? >> Chiedo con voce roca. Un suo sorriso malizioso
mi fa
deglutire rumorosamente.
La amo.
Anche con i suoi difetti, ma la amo. Che ci devo fare?
**
<<
La
smetti di guardarmi in quel modo? >> Chiedo divertito a Fabio che
scoppia
a ridere.
<<
Gigi mi ha accennato delle tue crisi. >> Schiudo la bocca
indignato e
guardo male il mio migliore amico.
<<
Mi
è sfuggito! >> Esclama per difendersi. Sospiro scuotendo il capo
e Fabio
ride nuovamente.
<<
Hai
finito di ridere? Non è divertente. >>
<<
Sì,
invece. Tu che vai fuori di testa? Mi spiace essermelo perso. >>
Arriccio
le labbra e ringrazio il cielo che il mio telefono inizi a suonare.
Aggrotto la
fronte quando sul display leggo il nome di Sandra. Che diavolo può mai
volere?
<<
Pronto? >>
<< Dove sei? >>
<<
Ciao anche a te. >> Dico ironicamente. La sento sbuffare e cerco
di non
alzare gli occhi al cielo.
<< Sì, ciao. Dove sei?
>>
<<
A casa
di Gigi per vedere la partita. >>
<< Ah. E non passi da
Elise? >>
<<
Non
vuole. Ci sono i parenti a casa. >> Mi alzo sotto lo sguardo
vigile di
Fabio e vado a chiudermi in bagno, così sto lontano dai suoi occhi
indagatori e
dai rumori che fanno gli altri ragazzi.
<< Fregatene! È il
compleanno di suo padre
e sono più che certa che ti vorrebbe lì. >>
<<
Lo
fai per lei o per non fare il breve tratto da casa tua a casa sua a
piedi?
>> Ok, forse avrei dovuto tacere ma mi è scappato.
<< Per tutte e due le
cose. Ora mi passi a
prendere o vuoi lasciare Elise tra le mani dei lupi cattivi? >>
<<
Arrivo, dammi dieci minuti. >>
<<
Sono certo che non sarà contenta di vedermi. >> Mormoro una volta
che
sono nell’ascensore di Elise. Sandra mi guarda di sfuggita.
<<
Dimmi
che non stai andando in panico. >> Sospiro e non le rispondo
nemmeno. Ad
aprire la porta dell’ascensore è proprio Elise, e i suoi occhi si
puntano
subito su di me. E per quanto la sorpresa sia evidente sul suo volto,
beh
ancora non riesco a scorgere felicità o rabbia. Non so se sia una buona
cosa...
<<
Che
ci fai? >> Mi chiede una volta che siamo tutti sul pianerottolo.
<<
Beh
è il compleanno di tuo padre... volevo fargli gli auguri di persona...
e poi
siamo in ritardo, la partita è iniziata. >> Alza gli occhi al
cielo e
cerca di trattenere un sorriso. E mentalmente ringrazio il cielo.
<<
Certo, la partita. Uomini. >> Sorrido e la bacio, e ancora sulle
sue
labbra le pongo una domanda.
<<
Non
vuoi farmi entrare? >>
<<
È
che... ci sono tutti. >> Sandra sbuffa ed entra in casa
lasciandoci
fuori.
<<
Buonasera! >> Perché non mi meraviglio del saluto esagerato di
Sandra?
<<
Ok.
Va bene. >> Dice Elise, un po’ insicura, riportando la mia
attenzione su
di lei
<<
Facciamo una cosa, non diamo nessuna... etichetta. Sono un amico di
Sandra.
>> Cerco di andarle incontro con questo aiuto ma lei scuote il
capo
afferrandomi delicatamente il viso tra le mani.
<<
No,
non va bene. Tu non vuoi questo. >>
<<
È
vero, non lo nego... ma tu non sei pronta. Non voglio forzarti. Già mi
sono
presentato qui contro il tuo volere. >>
<<
Che
esagerato. Lo sai che vederti può farmi solo stare bene. >>
<<
Ne
sono contento ma... la partita è iniziata quindi... >> Elise mi
guarda
senza parole e afferrandomi una mano mi porta in casa, e mi blocca
subito
quando cerco di andare nel salotto. La partita! Sospirando entro in
cucina
subito dopo di lei e saluto tutti cercando di mostrarmi il più calmo
possibile.
Ma è difficile rimanere calmi quando vedi Sandra spaparanzata sulla
sedia già
con la bocca piena e con i parenti di Elise che mi squadrano dalla
testa ai
piedi. Posso tornare indietro nel tempo e decidere di dare ascolto alla
mia
ragazza?
Mentre
cantiamo “Tanti auguri” a Gigio, mi avvicino di soppiatto alle spalle
di Elise
e l’abbraccio appoggiando il mento sulla sua spalla.
<<
Devo proprio andarmene dopo? >> Annuisce appoggiandosi a me.
<<
Sì.
Ma ti giuro che presto farò le presentazioni come si deve. >> Le
bacio
una guancia e mi allontano con fare indifferente. Non so cos’abbia
raccontato ai
suoi parenti, non so nemmeno se abbiano fatto domande, e so che poco fa
ho
esagerato menzionando quanto sia comodo il divano, proprio di fronte a
suo
padre. Adoro provocarla, e poi con suo padre mi trovo bene.
Non
potevo
passare serata migliore...
|