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Autore: JessL_    11/01/2012    7 recensioni
Per uno strano scherzo del destino – o forse di Sandra – Alex e Elise si incontrano in quello che per lui è una semplice uscita con gli amici.
Alex rimane affascinato dalla presenza di lei e non ne capisce il perché, d’altronde che cosa può mai fare un bel viso e un bel corpo a un dongiovanni? Di tutto e di più se si tratta di Elise – ragazza misteriosa e simpatica che riesce a far prendere, in tutti i sensi, il nostro protagonista sexy.
Ecco i pensieri del protagonista maschile di “Overwhelms me – Travolgimi”, il primo incontro tra i protagonisti, ma visto con gli occhi di lui... e non solo.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Travolgimi'
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Introduzione:
Finalmente questo capitolo si è scritto xD o comunque si è fatto scrivere. Purtroppo io non sto meglio, o comunque vado a momenti... ma a quanto pare quando sto di emme riesco a scrivere, quindi va bene così. grazie a chi ha recensito e letto il capitolo precedente, spero vi piaccia anche questo. Sappiate che da questo capitolo in poi ho intenzione di rispondere alle vostre recensioni u.u quindi non sparite tutte :P vi lascio alla lettura e incrocio le dita, spero che questo 2012 sia iniziato bene. Un bacione a tutti!
 
Per gli spoiler, andate -> qui.
La settimana scorso ho anche aggiornato “Tu, solamente tu...
”, magari a qualcuno importa :)




 
 



   ~ Le paure sono bastarde, riescono a bloccarti, riescono a non farti fare passi avanti, ma è grazie a queste maledette paure che ti rendi conto per cosa, e per chi, vale la pena combattere...


 
 
  
  
  
Titolo raccolta: Stravolgimi – Alex pov.
Sottotitolo: Maledette paure.
Rating: giallo. 


Alex pov.
 
<< La-vo-ra-re! >> Quasi sobbalzo voltandomi verso mio zio che mi ha praticamente urlato nell’orecchio.
<< Eh? >> Chiedo sceso dalle nuvole e lui arriccia le labbra scuotendo il capo.
<< Lo so che la parola “lavorare” ti sembra senza senso ma se vuoi continuare a mantenere la macchina e ci tieni a continuare a uscire con gli amici... ti consiglio vivamente di iniziare a farlo. >>
<< Davvero divertente. >> Mormoro appena e zio Mario da divertito passa a serio.
<< È successo qualcosa? >> Sospiro.
<< No, che vuoi che sia successo? >> Mi guarda alzando le sopracciglia e io torno a concentrarmi sulla macchina su cui in teoria stavo lavorando.
Il lavoro. Devo concentrarmi sul lavoro. Su quello che devo fare per riparare la macchina.
E se invece dovessi preoccuparmi di riparare il mio rapporto di coppia?
Perché? È davvero in crisi? C’è davvero bisogno di riparare qualcosa?
<< Ou! Ma che hai? >> Mio zio mi scuote e io sbuffo.
<< Non ho niente, cazzo! Mi lasci lavorare? >>
<< Ehi, >> Zio Mario mi volta perché vuole guardarmi negli occhi e scuote il capo. << non ho nessunissima intenzione di lasciarti in pace, non finché non mi dici che cosa ti sta distraendo. >>
<< Elise, è Elise che mi distrae, sei contento adesso? >>
<< Non ancora. Che cos’ha fatto per ridurti così? E non dire “niente”. >>
<< In realtà è proprio così. >> Dico ridendo istericamente passandomi una mano sul mento. << Non ha detto e fatto niente. È questo il problema. >> Zio aggrotta la fronte e io mi appoggio al cofano anteriore della macchina.
<< Le ho detto di amarla, ieri, al matrimonio di Valeria e lei... lei non ha detto niente. >>
<< E allora? >> Sgrano gli occhi e penso di iniziare a gesticolare.
<< Allora? Non so come reagire! La amo, cazzo, la amo! E lei... lei ha paura di ammetterlo, perché... io vedo e sento che mi ama, che prova le stesse identiche cose che provo io, ma... non lo ammette. >>
<< Ripeto: e allora? >>
<< Mi stai facendo innervosire. >> Lo avviso.
<< Lo so ma... tu ti stai facendo troppi problemi. Sai che ti ama, perché devi sentirtelo dire? >> Non rispondo subito e giuro che vorrei vomitare dall’ansia, dal nervosismo e anche dalla paura.
Una sua mano si appoggia su una mia spalla. << Benvenuto nel mondo dell’insicurezza e del dubbio paralizzante. >> Alzo lo sguardo su di lui e penso di trucidarlo ma... sta sorridendo e infine decide di andarsene lasciandomi lì.
 
<< Tu non dovresti essere all’università? >> Chiedo a Gigi non appena mette piede nell’officina.
<< Ti hanno dato l’incarico di fare da cane da guardia invece che il meccanico? >> Non ribatto e gli do le spalle, ma è inutile dirlo... mi segue come un cagnolino.
<< Nessuna rispostaccia? Non è da te. >>
<< Invece è proprio da me. Lasciarti perdere mi permette di non impazzire. >
<< Davvero? E da quando? >> Mi volto e quasi mi viene a sbattere contro.
<< Da sempre. >> Annuisce sovrappensiero guardandomi stranito.
<< Comunque ho già fatto lezione, ne avevo una sola e avevo pensato di passare per sapere i dettagli piccanti del grande evento di ieri. >>
<< Non c’è niente di esaltante da raccontare. >>
<< Non è vero! Non credergli. >> Sussurra zio Mario passandoci accanto per poi continuare dritto per la sua strada. Se non fossi così giù di morale... beh ci riderei su, proprio come sta facendo Gigi.
<< Ok... non ti credo. Che mi sono perso? >>
<< Gliel’ho detto. >> Mormoro infine lasciandolo con un punto interrogativo in fronte.
<< Ehm... beeene. Cosa? A chi? >> Alzo gli occhi al cielo e infine lo vedo illuminarsi come una lampadina. Penso ci sia arrivato. << Nooo! E lei? >> Sì, purtroppo ci è arrivato.
<< Lei niente. Ha avuto il coraggio di parlare con mio padre ma non di dirmi che mi ama o che non mi ama affatto. Ballavamo, e abbiamo continuato a farlo anche dopo che io ho aperto bocca. >>
<< L’avrai presa di sorpresa. >> Sospiro e lo porto fuori per poi sedermi sulla panchina che si trova accanto alla serranda dell’officina.
<< Sì, l’avrò sicuramente colta di sorpresa... ma poi lo stupore passa! >> Gigi mi affianca mettendo le mani nelle tasche della felpa che indossa.
<< Nel senso che... che avete fatto dopo? >>
<< Io ho cercato di rimanere e mostrarmi tranquillo. Abbiamo parlato con alcuni parenti, con gli sposi... tra di noi ma... stupidaggini. Nessun discorso serio o profondo come nostro solito. C’era tensione. Penso volesse scappare e credo lo stia facendo proprio in questo momento. >>
<< Te lo immaginavi? >> Mi chiede a bruciapelo.
<< Sì, ma... beh l’avevo presa come l’ipotesi peggiore, l’un percento delle possibilità. >>
<< Ah. >>
<< No, non usare quel tono! >> Sbotto puntandogli un dito contro e lui sgrana gli occhi.
<< Che tono avrei usato? >>
<< Quello del “oh cazzo, il mio migliore amico se l’è presa nel culo!” >>
<< Non ho usato quel tono! Non penso nemmeno che esista... un tono del genere. >>
<< E invece sì! >>
<< Ok, non ho voglia di litigare, piuttosto fallo con Elise, se può farti sentire meglio, almeno con lei avresti una motivazione sensata! >> Ha ragione, cazzo se ha ragione.
<< Non voglio litigare con lei, perché... è spaventata e mio zio mi mette altre domande in testa. >>
<< Adesso te la stai prendendo con tuo zio? >>
<< Sì. No. Forse. >> Gigi ridacchia. << E che... perché ho bisogno di sentirmelo dire se so che mi ama? >>
<< Beh perché magari... non lo sai. >>
<< Oh no, lo so. So perfettamente che prova i miei stessi sentimenti e non mi sto prendendo per il culo da solo, lo so. >>
<< Ok. >>
<< Gigi! Di nuovo quel tono! >> Sbuffa e infine si volta per guardarmi meglio, rimanendo pur sempre seduto.
<< Sei umano, Alex! Sei un insicuro cronico, anche se non ti piace ammetterlo ma... con la tua situazione chi non lo sarebbe! Te la cavi persino bene se per tutto questo tempo hai dimostrato alla tua ragazza il contrario ma io ti conosco... tu sei fragile e insicuro e lei sta mettendo a dura prova le tue sicurezze. Per quello vuoi sentirtelo dire, anche se lo sai. Dicono che sia bello, che ti... soddisfi, che ti completi. Che ti faccia stare bene. Ecco perché. >>
<< Ehi, ragazzi dai pensieri profondi? >> Ci voltiamo entrambi verso mio zio. << Io ho fame, quindi ho intenzione di chiudere per la pausa pranzo. >> Annuisco contento di questa notizia.
<< Meno male, tanto oggi non ho combinato niente. >>
<< Ma dai? >> Chiede ironicamente mio zio per poi sorridermi. Scuoto il capo e lui inizia a urlare agli altri colleghi di alzare le chiappe, il suo stomaco reclama del cibo. Ha la solita delicatezza di un elefante.
<< Mangi con me? >> Chiedo a Gigi e lui annuisce, ma proprio in quel momento il mio telefono suona. E può sembrare da scemi patentati, ma quando vedo il nome di Elise sul display, mi viene da tirare un respiro di sollievo. Mi allontano da orecchie indiscrete e cerco di mostrami il più tranquillo possibile.
<< Ciao piccina, come stai? >>
<< Ciao... bene te? >> Non rispondo subito, più che altro perché la sua voce bassa e insicura mi blocca, ma infine decido di fare finta di niente.
<< Bene, sto per staccare per la pausa pranzo. Te che stai facendo? >> Già, che cosa stai facendo che non ti sei fatta viva da ieri sera e hai quasi dato via a una mia crisi esistenziale?
<< Sono su facebook. >> Dovrei dire qualcosa? Forse sì ma...  << Ho visto la tua richiesta di amicizia. >> Mormora infine quasi come se dovesse giustificarsi o parlare per forza per non farci rimanere in un silenzio imbarazzante.
<< Perché sei così distaccata? >> Diamine! Io e la mia linguaccia!
<< Distaccata? Non sono distaccata! >> Sbaglio o si è messa sulla difensiva?
<< Ti stai allontanando, ti prego Elise non lo fare. Lo so, forse non avrei dovuto dirtelo... >> Oddio, posso mai farmi pena da solo? Mi sa proprio di sì.
<< No Alex, non è quello. >> Non appena sento la sua voce mi blocco, ma non riesco a tranquillizzarmi... ho un brutto, bruttissimo presentimento. << Non c’entra nulla. Non... non mi sto allontanando. >> Sta mentendo, e lo sappiamo entrambi. Ma io ho bisogno di vederla, di parlarle... non voglio che mi scappi dalle mani.
<< Quindi se stasera ci vediamo non è un problema? >> Dimmi che non è un problema. Dimmi che non è un problema.
<< E’ il compleanno di mio padre stasera. >> Bene, che culo. Sospiro, non posso arrendermi, non posso darle troppo spazio, in quel caso scapperebbe a gambe levate e io non riuscirei più a starle dietro. Conosco lei e conosco me stesso.
<< Bene, una motivazione in più per vederci. >> O no? È il compleanno di suo padre. Suo padre mi adora... che male può mai esserci andare a fargli gli auguri?
<< Ci sono i parenti a casa. >> Ennesimo colpo di grazia che mi da la conferma che mi sta allontanando. Ma io non voglio. E non ho intenzione di permetterglielo.
<< Elise possiamo vederci per pranzo? >> Mi rendo conto solo una volta che ho parlato che sembro disperato ed esasperato ma sto così... che ci posso fare? Elise non mi risponde subito e io trattengo il respiro.
<< Ok, va bene... dove ci vediamo? >> Torno a respirare.
<< Passo a prenderti io tra dieci minuti. >> Attacco prima che possa ribattere o inventare altre scuse e torno verso di Gigi.
<< Scusa amico ma... >>
<< Vai e risolvi. E... fatti dire una cosa... ha ragione tuo zio: non importa se non te lo dice, allontana, scaccia, distruggi le tue paranoie perché se sei sicuro che Elise sia innamorata di te, dalle tempo, te lo dirà. >>
<< Grazie, saggio Gigi. >> Scuote le spalle e io faccio il primo vero sorriso della giornata.
 
Ho sempre reputato Elise una ragazza sveglia, che affronta a testa alta i problemi, anche se magari più lentamente degli altri ma ora che ce l’ho di fronte non so più cosa pensare.
Sono andato a prenderla ma non abbiamo spiccicato parola, non ci siamo baciati, la radio, in macchina, ci ha dato un motivo in più per non guardarci nemmeno. Qui al ristorante le cose non sono migliorate, forse è difficile per entrambi iniziare il discorso, ma non ho intenzione di accantonare la cosa... potrà anche non essere innamorata di me, potrà anche non riuscire a dirmelo... ma non voglio permettere che si distacchi.
<< Non hai molta fame, o sbaglio? >>
<< Non molta in effetti. >> Mi ritrovo ad annuire e a guardarla come se non la vedessi da tempo. Pare aver dormito male, forse poco... è stata invasa dai pensieri come me?
<< Chiedo il conto? >> Annuisce e abbassa subito lo sguardo, scuoto lievemente il capo e mi alzo andando alla cassa per pagare.
Una volta in macchina sospiro e appoggio le mani sul volante senza mettere in moto. Ora non possiamo scappare. Nemmeno voglio.
<< Ora ti va di parlare o... non lo so, continuiamo a fare finta di niente? >> Il mio tono di voce mostra quanto io sia nervoso; non riesco a sopportare tutta questa situazione.
<< So di star sbagliando. >> Cerco di non sbuffare e mi appoggio al sedile incrociando le braccia al petto.
<< E quindi? Pensi di scagionarti dicendo ciò? >> Stringe le labbra e gli occhi le si infiammano.
Posso mai amarla anche in questo modo?
<< Capisco che tu sia arrabbiato, ma metterci ad urlare ti assicuro che non serve. >>
<< Infatti non stiamo urlando. >> Probabilmente mi sta odiando in questo momento, ma non riesco a chiudere la bocca. Com’è che si dice? Colpire prima di essere colpito.
<< No, ci stiamo semplicemente facendo incazzare a vicenda. >> Mi conosce meglio di quanto credessi. E la cosa mi piace, mi piace dannatamente.
<< Elise, io non mi pento di quello che ti ho detto. Lo penso sul serio e non hai idea di quanto mi faccia stare male questa tua reazione. >> Svio lo sguardo dal suo. << Ma devo ammettere che l’avevo immaginato... ne parlavo giusto con Gigi qualche giorno fa, avevo detto che avresti fatto di tutto per allontanarti... anche scappare. E stai facendo così. >> Quando torno a incontrare i suoi occhi, questa volta è lei a sviare lo sguardo.
<< Alex, so che meriti di più di me. Una persona che riesca e possa ricamb... >> No! No! No!
<< No, Elise! Cazzo, no! >> Sbatto le mani contro il volante e cerco di calmarmi solo una volta che la vedo sobbalzare. Respiro, cerco di prendere dei gran respiri e mi passo le mani tra i capelli.
Non può dire certe cose, non le deve nemmeno pensare.
<< Non dirlo. Non devi nemmeno pensarlo. >> Cerco di distendermi e le mie mani finiscono nuovamente attorno al volante; non riesco a guardarla, ho paura di averla spaventata.
<< Ti amo Elise, ed è giusto che tu te ne faccia una ragione. Non scappare, non potrei sopportarlo. Sono pronto ad aspettare quanto vuoi se pensi che tu possa innamorarti ma non allontanarmi solo per paura. >>
<< Alex io non sto dicendo che non ti amo, non ti sto dicendo che non arriverà mai il giorno che riuscirò a dirtelo, sto dicendo che è una reazione naturale, che avviene senza che io me ne accorga. È un enorme passo avanti. Non è come affrontare le crisi di panico – che di per sé non è comunque stato facile. Qui si parla di sentimenti... di noi. >> Ha appoggiato le sue mani su un mio braccio, è protesa verso di me e con la coda degli occhi noto che i suoi occhi sono lucidi. Non voglio che pianga.
<< Quanto tempo pensi che debba passare prima di riuscire ad aprire gli occhi? >> La sento fremere e torna composta sul suo sedile. Non distolgo lo sguardo dal suo viso. È confusa, ma solo superficialmente, perché sono più che certo che abbia capito cosa intendo.
<< Perché dici così? >> Chiede infine con voce tremante.
<< Perché ho visto le foto che abbiamo fatto al karaoke. Abbiamo lo stesso sguardo, e io sono più che certo che ti stavo guardando con gli occhi di un innamorato. >> Abbassa lo sguardo mordendosi il labbro inferiore, non resistendo le accarezzo una guancia.
<< Elise io... non sono perfetto. Sono testardo e mi piace avere l’ultima parola e quando sono certo di avere ragione niente e nessuno riesce a farmi cambiare idea. So di amarti e non mi vergogno a dirtelo ma devi capire una cosa... >> Lentamente alza lo sguardo e afferra una mia mano << Le paure vanno affrontate. Non pensi che io me la stia per fare sotto? È sempre stato così, con te, per me. >> Sgrana gli occhi e io non riesco a non sorridere. << Puoi non crederci ma è così. Quando ho chiesto a Sandra come contattarti, è stato... un passo avanti per me, venire al ristorante e fare come se fosse la cosa più normale del mondo è stato altrettanto difficile. Non lasciarsi troppo andare – con scarso risultato tra l’altro – è stato impossibile. Con te viene tutto naturale ma è comunque difficile, io penso prima a come potresti reagire te, poi faccio le cose. Ho rischiato aprendomi, non farmene pentire, per favore. >> Penso di star per avere un infarto. Non voglio che le mie parole abbiano parlato al vento.
Con un mini sorriso afferra il mio viso e fa accostare le nostre fronti.
<< Io non rinnego il tuo amore e non ho il coraggio – perché mentire del tutto – nel dirti che non ricambio quello che provi. Per favore non smettere di credere in noi, io non l’ho fatto. >> Sospiro chiudendo gli occhi e appoggio le mie labbra sulle sue. Mi stringe a sé e mi accarezza il viso come un’ossessa. Sorridiamo e continuiamo a baciarci senza sosta per minuti ma dopo poco me la trovo a mordermi il labbro inferiore e sedersi a cavalcioni su di me mentre automaticamente porto indietro il suo sedile per approfondire il contatto dei nostri corpi.
<< Vuoi farlo qua? >> Chiedo con voce roca. Un suo sorriso malizioso mi fa deglutire rumorosamente.
La amo. Anche con i suoi difetti, ma la amo. Che ci devo fare?
 
**
<< La smetti di guardarmi in quel modo? >> Chiedo divertito a Fabio che scoppia a ridere.
<< Gigi mi ha accennato delle tue crisi. >> Schiudo la bocca indignato e guardo male il mio migliore amico.
<< Mi è sfuggito! >> Esclama per difendersi. Sospiro scuotendo il capo e Fabio ride nuovamente.
<< Hai finito di ridere? Non è divertente. >>
<< Sì, invece. Tu che vai fuori di testa? Mi spiace essermelo perso. >> Arriccio le labbra e ringrazio il cielo che il mio telefono inizi a suonare. Aggrotto la fronte quando sul display leggo il nome di Sandra. Che diavolo può mai volere?
<< Pronto? >>
<< Dove sei? >>
<< Ciao anche a te. >> Dico ironicamente. La sento sbuffare e cerco di non alzare gli occhi al cielo.
<< Sì, ciao. Dove sei? >>
<< A casa di Gigi per vedere la partita. >>
<< Ah. E non passi da Elise? >>
<< Non vuole. Ci sono i parenti a casa. >> Mi alzo sotto lo sguardo vigile di Fabio e vado a chiudermi in bagno, così sto lontano dai suoi occhi indagatori e dai rumori che fanno gli altri ragazzi.
<< Fregatene! È il compleanno di suo padre e sono più che certa che ti vorrebbe lì. >>
<< Lo fai per lei o per non fare il breve tratto da casa tua a casa sua a piedi? >> Ok, forse avrei dovuto tacere ma mi è scappato.
<< Per tutte e due le cose. Ora mi passi a prendere o vuoi lasciare Elise tra le mani dei lupi cattivi? >>
<< Arrivo, dammi dieci minuti. >>
 
<< Sono certo che non sarà contenta di vedermi. >> Mormoro una volta che sono nell’ascensore di Elise. Sandra mi guarda di sfuggita.
<< Dimmi che non stai andando in panico. >> Sospiro e non le rispondo nemmeno. Ad aprire la porta dell’ascensore è proprio Elise, e i suoi occhi si puntano subito su di me. E per quanto la sorpresa sia evidente sul suo volto, beh ancora non riesco a scorgere felicità o rabbia. Non so se sia una buona cosa...
<< Che ci fai? >> Mi chiede una volta che siamo tutti sul pianerottolo.
<< Beh è il compleanno di tuo padre... volevo fargli gli auguri di persona... e poi siamo in ritardo, la partita è iniziata. >> Alza gli occhi al cielo e cerca di trattenere un sorriso. E mentalmente ringrazio il cielo.
<< Certo, la partita. Uomini. >> Sorrido e la bacio, e ancora sulle sue labbra le pongo una domanda.
<< Non vuoi farmi entrare? >>
<< È che... ci sono tutti. >> Sandra sbuffa ed entra in casa lasciandoci fuori.
<< Buonasera! >> Perché non mi meraviglio del saluto esagerato di Sandra?
<< Ok. Va bene. >> Dice Elise, un po’ insicura, riportando la mia attenzione su di lei
<< Facciamo una cosa, non diamo nessuna... etichetta. Sono un amico di Sandra. >> Cerco di andarle incontro con questo aiuto ma lei scuote il capo afferrandomi delicatamente il viso tra le mani.
<< No, non va bene. Tu non vuoi questo. >>
<< È vero, non lo nego... ma tu non sei pronta. Non voglio forzarti. Già mi sono presentato qui contro il tuo volere. >>
<< Che esagerato. Lo sai che vederti può farmi solo stare bene. >>
<< Ne sono contento ma... la partita è iniziata quindi... >> Elise mi guarda senza parole e afferrandomi una mano mi porta in casa, e mi blocca subito quando cerco di andare nel salotto. La partita! Sospirando entro in cucina subito dopo di lei e saluto tutti cercando di mostrarmi il più calmo possibile. Ma è difficile rimanere calmi quando vedi Sandra spaparanzata sulla sedia già con la bocca piena e con i parenti di Elise che mi squadrano dalla testa ai piedi. Posso tornare indietro nel tempo e decidere di dare ascolto alla mia ragazza?
 
Mentre cantiamo “Tanti auguri” a Gigio, mi avvicino di soppiatto alle spalle di Elise e l’abbraccio appoggiando il mento sulla sua spalla.
<< Devo proprio andarmene dopo? >> Annuisce appoggiandosi a me.
<< Sì. Ma ti giuro che presto farò le presentazioni come si deve. >> Le bacio una guancia e mi allontano con fare indifferente. Non so cos’abbia raccontato ai suoi parenti, non so nemmeno se abbiano fatto domande, e so che poco fa ho esagerato menzionando quanto sia comodo il divano, proprio di fronte a suo padre. Adoro provocarla, e poi con suo padre mi trovo bene.
Non potevo passare serata migliore...
   
 
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