NIENTE
TITOLO NEL TITOLO
-
PROLOGO -
*
parte la sigla di Star Trek *
Diario
di bordo: bupn ano 112, flotta astrale banoffesky (presso San
Francisco).
Qui
è il vostro capitano Kirk che vi parla. Oggi i miei amici mi
hanno ancora preso in giro per la storia degli NME awards; voglio dire,
sono i miei amici, non dovrebbero farmi pesare il fatto che non sia
stato neanche nominato per l’Hottest Male, no? Ma dopotutto,
voglio chiudere un occhio e provare a capirli, perché oggi
è un giorno speciale e tutti hanno un gran da fare. Ma
lasciate che vi racconti come sono andate le cose sin
dall’inizio...
Era
una notte buia e tempestosa... No, un momento, questa l’hanno
già usata in troppi.
Ricominciamo.
Contami
o Diva i peli d’Achille... ma faceva veramente
così, poi?
Facciamo
che erano le dieci di una mattina brillante e gioiosa; i nostri eroi
non sono ancora svegli - insomma, sono le dieci del mattino, che fanno
le rockstar alle dieci del mattino?
“Porto
a spasso il mio cane nel Devon!” direbbe Matt Bellamy, ma lui
non è una rockstar, è un aborto di menestrello a
forma di Gollum, ma un po’ più bellino. Forse.
Almeno lui ha i capelli.
Detto
ciò, pare al lettore ovvio che è inutile
continuare a discorrere del modo poetico in cui il russare del giovane
Wolstenholme scuoteva le pareti della sua abitazione togliendo
così il sonno alla donna sempre incinta che per ragioni
ancora oscure persisteva nello stargli accanto, dunque sposteremo il
piano della nostra epica narrazione su cose più importanti.
Avete
presente il modo in cui il pelo del vostro cane si arruffa dopo il
bagnetto? Ecco, io penso che, con i giusti prodotti-
“Tom,
che minchia stai facendo? Smettila con quel cazzo di diario di Anna
Frank e vieni a darmi una mano!”
Dominic
Howard fece capolino nella stanza sbraitando come un membro fallito
degli Slipknot e sventolando uno scatolone pieno di boa di struzzo
(lustrinati, leopardati e giallo e rosa fluo fra gli altri)
all’indirizzo del povero media-manager.
“Un
giorno questi taccuini varranno milioni, Dom”
ribattè Tom scuotendo il capo con aria profetica, ma ripose
lo stesso il prezioso quaderno a distanza di sicurezza dalla banshee in
cui si era trasformato, da qualche ora a quella parte, il batterista
dei Vicky Cr... ehm, dei Muse.
“Su
su, via via, c’è un sacco di roba da fare! Se non
sbaglio ti avevo detto di sistemare quei festoni in salotto almeno
venti minuti fa!”
“Che
cazzo li appendo a fare i festoni in salotto se stasera andiamo fuori a
-”
Tom
non fece in tempo a terminare la frase che gli arrivò dritto
sul naso un’All Star argentata.
“Sta
zitto, puttana! Ci basta già Chris a fare obiezione di
coscienza verso la nostra importante celebrazione”.
Tom
era sempre più confuso e preoccupato.
“Perchè
ti sei messo a parlare come un membro gay di Scientology adesso?”
Dom
gli rivolse appena un’occhiata, intento com’era a
lisciarsi i capelli allo specchio - specchio che aveva appositamente
lucidato giusto quel pomeriggio.
“Scienche?...
Cos’è, un’altra di quelle cagate da topo
da laboratorio di Matt?”
Tom
scosse il capo, incredulo di fronte all’ignoranza
dell’amico.
“Tu
c’hai l’ovatta leopardata nel cervello. Allora, che
devo fare?”
Dom
si schermì amorevolmente.
“Oh
grazie tesoro, è così fashion! Tanto per
cominciare, provati il vestito che ti ho scelto. Se ti va bene, siamo
tutti contenti - se non ti va bene me ne strafotto e te lo metti lo
stesso, intesi?”
Tom,
come se avesse appena visto un’apparizione satanica,
indicò con dito tremulo l’orrendezza che
stazionava nell’armadio di fronte a lui.
“Quella
cosa?! Non
è neanche un vestito, hai semplicemente scuoiato una zebra e
mi hai detto di indossarla! Ho una dignità da preservare, io!”
sbraitò, con particolare enfasi sull’io finale.
Dominic,
per niente toccato dalla sua reazione indignata, passeggiò
con nonchalance avanti e indietro di fronte all’armadio.
“Zebrato
per te” cominciò, zuccheroso il giusto,
“e leopardato per me” concluse, cavando fuori da un
cassetto un microperizoma grande come un francobollo sul quale erano a
stento distinguibili due macchioline di leopardo.
Christopher
Wolstenholme scelse proprio quel disgraziato momento per apparire,
guardandosi intorno con un’espressione di puro terrore
dipinta in volto.
“Oh,
Chrissy! Sei arrivato giusto in tempo!” disse flautato il
batterista, dirigendosi poi verso un altro scatolone con aria per
niente rassicurante.
“Ecco,
questo è il tuo - argh - dammi una mano,
bestione!” rantolò poi sotto il peso di quella che
somigliava orribilmente ad una pelle d’orso bruno grande
almeno il triplo della sua minuta persona.
“Ma
che caz - cos’è!?” si
accigliò il bassista dal cognome impronunciabile, e subito
accorse in aiuto dell’agonizzante amico.
“Te
l’ho detto, è il tuo vestito!”
Le
facce sbigottite dei due poveri uomini vennero ignorate mentre Dom li
stringeva in un triplo abbraccio carpiato all’indietro.
“Oh,
adesso è tutto perfetto!”
E
lo sarebbe stato davvero.
TBC...
Notre
delle dame: ...scusateci.
Note
delle autrici:
Finalmente
E. mi ha ceduto la tastiera... adesso posso rendere queste note
più colorate! YAY!
Ecco,
adesso siamo blu Tardis e vi assicuriamo che i nostri cervelli, proprio
come il potente mezzo del Dottore, are bigger on the inside. Chi vuole
intendere intenda - tutti gli altri in camper. (I SEE WHAT YOU DID
THERE)
Dunque,
prosegue la nostra avventura nei meandri del trollaggio umano.
Purtroppo, come diceva Einstein, c’è un limite a
tutto fuorché alla stupidità umana, e noi non
abbiamo la benché minima intenzione di essere
l’eccezione che conferma la regola, anche perché
non ho mai ben capito perché cazzo un’eccezione
confermi la regola. Ma sto divagando.
Bene,
prima che S. si lanci nell’analisi di infiniti kantiani e
domande appassionanti quali “ma secondo te, me lo stavo
chiedendo l’altro giorno, è la Coca-Cola che sa di
miele o il miele che sa di Coca-Cola?..”, riprendo possesso
del segno del comando - LA TASTIERA.
Non
siamo veramente a bordo dell’Enterprise, e i nostri amici non
stanno organizzando lo sbarco su Cydonia. “Bupn ano
112” è, che ci crediate o meno, il messaggio di
auguri di Capodanno che la cara megalomania ha spedito ai tre quarti
della sua rubrica, scatenando il panico e il what the fuck generale.
Sembra o no una richiesta di aiuto da un pianeta lontano lontano?...
Salve
gente, sono di nuovo io, il vostro Capo! Allora, per il prossimo Art
Attack - no, un momento. Vabè, come accennava prima Leni,
c’è qualche citazione sparsa in giro
(perché noi siamo delle satire, anche se non somigliamo a
delle caprette e i monti non ci sorridono, anzi ci schifano proprio),
ma questa volta abbiamo deciso di impegnarci a tramare una storia che
avesse più o meno un senso. Demenziale, certamente, ma un
senso comunque.
N.B.
trattandosi di una parodia dei Muse e del fandom in generale, e quindi creata a
scopo di divertire e basta, vi preghiamo e scongiuriamo di non sentirvi
in nessun modo offesi. Il titolo ‘Niente titolo nel
titolo’ richiama il titolo (wtf) di un’altra storia
presente su questo sito, ma finisce lì. L’abbiam
fatto perché ci faceva ridere, punto.
Bene,
basta, queste note sono più lunghe del prologo.
HASTA
LA VISTA Y SIEMPRE COMANDANTE.
Leni&megalomania.
P.S.
cheers!
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