Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
cap12
Ciao
tesori!!!!!! Sono in ritardissimo, lo so....ma a volte la realtà
ci costringe ad affrontare certe cose per cui dobbiamoa ccantonare le
passioni che abbiamo....però son tornata!
Allora, piccolo anticipo, preparate qualcosa per la carie ai denti
perchè mi sono sbilanciata nello scrivere questo capitolo in
modo smieloso; ma sapete, a volte capitano delle situazioni nella vita
che ti fanno immaginare cose che magari sono esagerate, ma che ti
aiutano a credere che a volte un sogno è possibile, che qualcosa
di positivo c'è là fuori e non è tutto sempre
così impossibile. A volte ci aggrappiamo a questo quando
cerchiamo 1 sorriso, a volte può sembrare noioso ma leggere un
bell'episodio è quello che ci vuole.....ergo, ecco il capitolo
12.
Ok,
ho finito di asciugarvi con le mie fisse mentali, vi lascio al capitolo
e alla canzone che non vedevo l'ora di mettere, smielata come
l'episodio ihihihihiihiiihihihihi ma le parole ci stanno TUTTE. Scusate
se fa cagare, non è un bel periodo quindi non mi sono sforzata
molto per farlo uscire carino, lo ammetto.
Giuro che ho finito di stressarvi, adios!
Ovviamente sempre un grazie di cuore a TUTTI, siete dei tesorini!
Lory
Pov Kristen
“Mi devi delle
spiegazioni” mi guardò curioso, ma sapevo che mentiva.
“Non fare quella
faccia da cazzo, Pattz, sputa il rospo!” il suo sguardo da curioso diventò
divertito, mi stava chiaramente prendendo in giro e la cosa come sempre lo
divertiva da morire, cosa ci trovava di divertente poi nel farmi incazzare
ancora non lo so.
“Non so di cosa tu stia parlando”
“Vediamo se ti rinfresco la memoria: sveglia all’alba e due valigie” era chiaro
che stessimo andando da qualche parte, ma non avevo idea di dove mi stesse
portando e soprattutto perché, il che mi metteva una strana ansia, piacevole
però.
“Beh, pensa a che giorno è oggi”
“E’ martedì”alzò gli occhi al cielo e
sbuffò, lo guardai ancora più curiosa. Accostò salendo praticamente su un
marciapiede e mi guardò dritto negli occhi.
“Possibile che
non ti ricordi quand’è il tuo compleanno?” restai a bocca aperta, io me ne ero
completamente dimenticata, non avevo più la concezione del tempo da quando
vivevo con lui.
“E tu ti sei
ricordato?”
“E’ una data importante…” sorrisi alla sua affermazione.
“Che c’è?”
“Niente, pensavo che l’ultima volta che qualcuno si è ricordato del mio
compleanno andavo ancora all’asilo, credo”
“Vuoi dirmi che..?”
“Già, mai festeggiato” cercai di sorridergli, ma la mente mi riportò agli anni
precedenti, a quel 9 aprile che iniziavo a maledire. Mamma e papà non mi
degnavano neanche degli auguri, i miei fratelli meno di loro, e Ryan di solito
mi prometteva megafeste organizzate da lui ma poi finiva per sparire tutto il
giorno a drogarsi chissà dove e tornava devastato e con la sola voglia di
sfogarsi su di me. A poco a poco quindi avevo cercato di dimenticarmi del
giorno in cui “per errore” venni al mondo, in fondo a quanto pare era stata una
disgrazia per tutti, me compresa.
Ma adesso lui me lo aveva ricordato.
“Quindi…BUON
COMPLEANNO, Stewart.” Sorrise e i suoi occhi untati su di me mi costrinsero ad
abbassare il viso per l’imbarazzo. Provai a parlare per paura che in quel
silenzio avrebbe sentito il mio cuore che batteva all’impazzata.
“Ehm…grazie…Immagino
tu abbia un piano quindi” alzai nuovamente lo sguardo e sentii un sorriso
debole comparire sul mio viso.
“Preferivi forse
startene chiusa in casa a far finta che oggi non è un giorno da festeggiare?
“Non che mi sarebbe cambiato molto” risi vedendo come iniziava a irritarsi.
Presi il suo viso tra le mani e lo avvicinai al mio
“Quindi dove andiamo? Perché ho capito che le valigie hanno a che fare col mio
compleanno”
“Lo deciderai
tu!” Mi allontanai un po’ e lo osservai con fare curioso.
“In che senso?”
“Nel senso che
andiamo in aeroporto, scegli un volo tra quelli disponibili e partiamo” Il suo
gran sorriso a mille denti era la conferma che mi aveva spiazzata. Iniziavo a
dubitare che fosse reale quel ragazzo.
“Ma sei pazzo?”
“So che ne hai bisogno, so che forse staccare ti farà bene, so che tutti
meritano di festeggiare il proprio compleanno e so che non ti avrei lasciata
andare sola”
Mi venne
improvvisamente voglia di baciarlo; il nostro ‘accordo’ era stato messo in atto
durante le ultime tre settimane, ma non mi ero più spinta oltre a qualche bacio
sulle labbra anche se sarei voluta andare fino in fondo, avevo un bisogno
strano di lui che non riuscivo a spiegarmi, o non volevo farlo.. Mi intristivo
sempre quando magari usciva per lavoro, sempre vestito in modo elegante, e non
poteva portarmi con sé. E quando tornava provavo una strana gioia, come se lo
avessi aspettato anche per troppo tempo ed ero felice che finalmente fosse lì
con me.
Sapere che non
mi avrebbe mandata chissà dove da sola ma lui sarebbe stato con me mi tranquillizzò.
Pensai per un secondo alla possibilità di staccarmi da lui per qualche giorno
immaginando come sarebbe stato e…smisi di pensarci dopo qualche secondo per la
paura. Momento di silenzio.
Non è la prima volta, Kristen, che ti prende?
Mi avvicinai a lui cogliendolo di sorpresa, chiusi gli occhi e posai le labbra sulle sue provando un brivido lungo la schiena,
dapprima si irrigidì, poi chiuse gli occhi e si lasciò andare; portai una mano
sul suo viso e gli accarezzai la guancia col pollice, lui perse il mio viso tra
le mani come per volerlo portare ancora di più verso di sé, aprì un po’ di più
la bocca permettendo alla mia lingua di entrarvi e trovare subito la sua, ma mi
interruppi.
“Piano piano
Rob…”
“Ok, scusami…andiamo adesso?”
“D’accordo” Ci riaccomodammo sui nostri rispettivi sedili e Robert mise di
nuovo in marcia.
Arrivammo a
Parigi con mezz’ora di ritardo, ma poco importava, eravamo già stati fortunati
ad aver trovato disponibilità per il volo…e per l’albergo a Disneyland. Avevo
scelto quella meta perché se proprio dovevo staccare dal mondo reale, dal mondo
degli adulti, non ce’era posto più perfetto in Europa. Credevo che Robert mi
avrebbe presa quando decisi la meta, invece era più felice di me all’idea di
andare in uno dei pochi posti in cui suo padre non lo aveva portato.
“Come mai tra tutti
i posti che hai visto tuo padre non ti ha mai portato qui?”
“Beh i suoi erano viaggi di lavoro, mi portava perché di solito si prendeva
qualche giorno in più in modo da poter fare anche qualche giro turistico e gli
faceva piacere che lo accompagnassi. Penso che lo facesse anche per non
lasciarmi solo con Mike.”
“Tua madre veniva con voi?” i suoi occhi persero la vivacità in un secondo e
con la mente andò chissà dove, ma fu questione di attimi, il solito Rob, il mio Rob, tornò nel giro di poco.
“Quindi sei
pronta per vivere in una favola?” Scendemmo dal taxi che ci portò davanti alla
grande entrata del parco, Rob prese le nostre valigie lasciandomi a mani vuote.
“Quanto sei
esagerato!”
“E’ o non è il
regno delle fiabe?”
“Quelle sono
solo nei libri che leggevo da bambina, questa piuttosto chiamiamola illusione,
finzione”
“Allora perché sei voluta venire qui? Non capisco, non sembra ti piaccia”
“Chi lo dice? E’ bello perdersi ogni tanto in un mondo non reale…e qualcuno non
mi concede altri modi per farlo” lo guardai di sottecchi aspettando un altro
cazziatone ma sorrise.
“Almeno mi dai
retta ogni tanto”
“Ogni tanto”
“Comunque
entriamo adesso o vogliamo stare qui tutta la settimana?” mi incamminai verso
quel parco lasciandomi alle spalle tutto e lui mi seguì.
Una settimana
volava in fretta e noi eravamo giunti all’ultima sera in quel mondo
spettacolare, la mattina seguente saremmo tornati a Londra. Avevamo passato le
giornate tra un’attrazione e l’altra, ‘giocando’ talvolta anche per i fatti
nostri. Ce ne stavamo chiusi in quel parco 24 ore su 24 e il nostro rapporto in
quei giorni era diventato qualcosa di più che una semplice amicizia, Robert si
tratteneva sempre più a fatica quando ogni tanto mi sbilanciavo nei suoi
confronti con una carezza, un bacio o anche solo una sguardo. Mi faceva male
essere così provocatrice, ma avevo bisogno di un contatto con lui, più passava
il tempo più non potevo farne a meno, in quei giorni il desiderio e la voglia
di lui aumentarono a dismisura, il mio cuore prese a battere per ogni suo
singolo respiro. Non ne ero contenta perché mi stavo lasciando andare mio
malgrado, ma avevo deciso che gliene avrei parlato, lui meritava di sapere, nel
bene e nel male.
Quella sera gli
proposi di andare in giro per le strade di Parigi, non ci ero mai stata e
volevo vedere qualcosa prima di andar via. E avevo bisogno di tornare nella
realtà, con lui.
Passeggiavamo
sotto la Tour Eiffel
che dava spettacoli di luce, sembrava in festa, quando a un certo punto gli
presi la mano, lui non la lasciò, strinse la presa anche se sul suo viso
l’espressione sorpresa non tardò ad arrivare.
“Come mai? Dico,
la mano..”
“Ne ho voglia, se non ti sfioro per troppo tempo mi sento a disagio”
“Ah si?” si
fermò davanti a me e abbassò il viso per avvicinarsi al mio
“Si..”
“Come ti senti adesso?”
“Non lo so Rob, sto bene..”
“Sei felice?”
“Si chiama così questo stato? Felicità?”
“Già..”
“Tu sei felice?”
“Da morire” sorrisi e posai le labbra sulle sue, ormai mi veniva spontaneo e
ogni volta che lo facevo sentivo lo stomaco aggrovigliarsi, mi sentivo leggera
e tutto sembrava bello intorno a me come non lo era mai stato. Stava succedendo
nonostante credevo fossi convinta del contrario; mi veniva troppo facile con
lui e non me ne pentivo, perché lui era buono. Lui era bellissimo. Iniziavo a
convincermi che lui mi amava davvero, di un amore pulito, innocente, dolce. Me
lo aveva dimostrato in tanti piccoli gesti, lo aveva sussurrato al mio cuore
anche se ero stata troppo annebbiata dalla rabbia per capirlo, aveva fatto
tutto così silenziosamente…era entrato in me in punta di piedi, senza che me ne
rendessi conto. E adesso lui era il mio
amico, era la mia famiglia, era tutto per me. Non credevo sarei stata capace di
sentirlo così, respingevo l’idea da tempo ormai, ma era successo senza che io
potessi scegliere. Il mio cuore aveva scelto al posto mio aveva scelto lui. Ma
tutto questo non faceva altro che terrorizzarmi.
Rimasi con le
labbra posate sulle sue, avvicinai il mio corpo ancora di più al suo e gli
strinsi i fianchi abbassando lo sguardo cercando di prendere fiato.
“Non so come sia
possibile…”
“Cosa?”
“Io….io…”
“Tu cosa?”
“Niente, non ce la faccio” era tutto inutile, non riuscivo nemmeno a dire tre
parole così semplici, a volte mi meravigliavo di quanto potessi essere stupida.
Rob mi prese anche l’altra mano, ed ecco che come al solito era lui che dava
conforto e tranquillità a me e mai viceversa.
“Kristen,
coraggio…cos’hai?”
“Beh…”
“Mi sto
innamorando” posò le labbra sui miei capelli lasciandovi un bacio, mi strinse
fra le braccia.
“Kristen, siamo
in vacanza in un mondo non reale, questo è compreso?” silenzio. Silenzio.
Silenzio.
Respirò sui miei
capelli ancora una volta, forse deluso di non aver sentito risposte da parte
mia, e prima che potesse parlare nuovamente alzai lo sguardo e trovando non so
dove la forza lo guardai con gli occhi lucidi per l’emozione…o l’angoscia.
“Ho scelto di
venire qui stasera proprio perché fossimo nel mondo reale e ci avessi
creduto…mi sto innamorando di te Robert” avevo paura che sentisse i battiti del
mio cuore “ma non va bene”.
“Perché?” feci qualche passo evitando il suo sguardo fisso su di me, rischiavo
di non farcela se lo stavo a guardare. Tremavo, ma ero convinta che non fosse
per il freddo, non quella sera.
“Perché non l’ho deciso io, perché è una cosa che è nata senza il mio
controllo, che non riesco a gestire; perché so che non porterà niente di buono
e..”
“Shh…basta. Stai
dicendo una marea di stronzate, lo sai?” mi prese tra le sue braccia e subito
un po’ dell’ansia che si stava impadronendo d me svanì, era come magico.
“Perché Rob?
Dammi tu dei buoni motivi per cui non dovrei avere paura! Succederebbe qualcosa
che rovinerebbe tutto, ne sono certa, perché ogni volta che ho anche solo
pensato alle parole ‘essere felice’ è successo qualcosa che me ne abbia fatto
pentire” le lacrime rigarono il mio viso e a queste seguirono alcuni
singhiozzi; avevo cercato di trattenermi per mostrargli che non ero più
fragile, ma mentirgli, come ormai sapevo, era difficile.
“Non accadrà stavolta”
“E tu come lo sai?”
“Perché sono un fottuto egoista che pensa solo alla sua felicità. Ma adesso la
mia felicità dipende dalla tua, quindi diciamo che lo farò per me, ti renderò
felice perché lo sia io, ok?” poggiai le mani sul suo petto e lo fissainonostante le lacrime mi stessero devastando.
“Tu non mi lascerai sola? Tu non mi farai del male? Non mi tradirai? Perché io
non potrei più sopportaretutto questo
un’altra volta, non ce la farei Rob..”
“Non avrei più il coraggio di vivere”
“Dimmi che mi
ami Rob, ti prego” poggiai la testa sul suo petto e sentii i il suo cuore
battere più velocemente. Il mio cuore rispose a sua volta.
Pov Robert
Rimasi in
silenzio e sentii il suo cuore rispondere al mio con dei piccoli battiti veloci
che si susseguivano. Non potevo crederci, fino a qualche momento prima non
avevo pensato a cosa potesse succedere, ma stava accadendo, lei si stava
lasciando andare. E io ero l’uomo più felice del pianeta. La strinsi di più a
me, come per volerla imprigionare tra le mie braccia per farle capire che mai e
poi mai l’avrei fatta scappare, e il suo corpo si adattò al mio.
“Era ora Stew…ti stavo aspettando”
“Scusa se ci ho messo tanto”
“Non le accetto le tue scuse” scostò il viso di qualche centimetro giusto per
guardarmi stupita.
“Non se me lo
dici così”
“E come dovrei dirtelo?” mi avvicinai nuovamente ai suoi occhi, le nostre
labbra quasi si sfioravano
“Che ne dici se
mi dai questo primo bacio?”
“Ma ti ho baciato altre volte!”
“Si, ma questo sarebbe il ‘nostro’ primo bacio, finalmente” e mentre posava sorridente
le sue labbra sulle mie la vidi arrossire.Risposi subito al bacio muovendo le labbra dolcemente sulle sue,
dischiuse appena la bocca e infilai piano la mia lingua che si incontrò con la
sua subito. Infilai una mano tra i suoi capelli morbidi, il cuore ormai sentivo
che sarebbe potuto esplodere dall’emozione, ero al settimo cielo.
“Dio quanto sei
bella….” Aveva ancora gli occhi chiusi, trascinò fino al mio mento la fronte,
dove lasciai un bacio piccolissimo.
“Lo dici tanto
per dire…”
“Scherzi? Tu sei
bella. Semplice. E semplicemente mia.”
“Tutta tua?” le
presi il viso tra le mani e la guardai pieno di desiderio.
“Solo mia.” Mi
voltai verso due passantipoco distanti
da noi e prendendola per mano li raggiunsi.
“Lei è solo mia, solo mia, SOLO MIA!!!!!” la sentii ridere mentre quei due mi
guardavano impauriti, non l’avevo mai sentita così allegra, non avevo mai visto
il suo viso così sereno.
“Rob ma che fai?”
“Devo dirlo a ogni singola persona di questo mondo che tu sei mia, a chiunque!”
“Sei pazzo”
“E’ colpa tua”
“Beh, sono abituata a prendermi le colpe per ogni cosa”
“Una cosa buona l’hai fatta però” si fermò tirando la mia mano e costringendomi
a voltarmi verso di lei. Stava aspettando una risposta, come al solito. Sapevo
che amava sentirselo dire, forse perché queste parole non gliele aveva mai
dette nessuno, forse perché aveva bisogno di certezze, ma farlo per me era solo
motivo di gioia, quella gioia che ti scalda anche se ti trovi nel posto più
freddo del mondo, quella gioia che spazza via tutti i problemi, che ti fa
sentire come se avessi appena ottenuto tutto dalla vita; quella gioia che
niente e nessuno può minacciare perché è così forte che supera tutto.
“Non ti è
chiaro? Mi hai reso l’uomo più ricco del pianeta.”
“Ma tu sei già ricco, sfondato per giunta”
“Ma il tuo amore è la mia vera ricchezza” senza pensarci due volte si avvicinò
a me e posò pesantemente le labbra sulle mie, non mi lasciò neanche il tempo di
dischiuderle che infilò la sua lingua, una sua mano si era intrufolata tra i
miei capelli e li stringeva con forza, l’altra invece la appoggiò prima al
petto, poi scese sempre più giù,fino ad
avvicinarsi al punto in cui la mia erezione cresceva.
“Kristen…” la
voce roca mi impedì di continuare, sentivo i suoi gemiti tra un bacio e
l’altro, non volevo smettere, l’avrei posseduta anche lì in mezzo alla
strada……se fosse stata un’altra. Riprese a baciarmi e a sfiorarmi ovunque,
fremeva dal desiderio e io con lei…ma non potevo.
“Tesoro, non
qui, non è il momento….nè il luogo giusto”
“Chissenefrega, troviamo un posto più isolato Rob, non ce la faccio più ad
aspettare”
“Tipo?”
“Tipo una
panchina, la metro, il sottopassaggio, la Senna, il Louvre, la punta della Tour Eiffel. Ti
voglio Rob, adesso.”
“No”
Si staccò
improvvisamente da me, sembrava leggermente delusa e scioccata.
“Credevo mi
volessi..”
“Ed è così infatti, senti…” portai la sua mano sulla mia erezione che pulsava
da dentro i pantaloni, la vidi sorridere compiaciuta.
“Ma non farò
sesso con la mia ragazza in un posto qualunque.”
“Io sarei la tua
ragazza?”
“E chi senò?”
“E’ la prima volta che qualcuno mi chiama così”
“E’la prima volta che chiamo qualcuno così”
“E’ la sera
delle prime volte?”
“A quanto are piccola lo è….e sarà anche la prima volta che non farai sesso”
sgranò gli occhi e la bloccai prima che partisse in quarta col cazziatone,
“Frena frena
frena! Fami finire, no?” le sorrisi e lei si calmò subito.
“Sarà la prima
volta che non farai sesso perché…..sarà la prima volta che farai l’amore.” Alzò
gli occhi al cielo e sbuffò, sembrava un bambina quando faceva così, una
bambina adorabile.
“Mi spieghi che
differenza c’è?”
“Lo scoprirai tesoro, presto. E poi sarà anche per me la prima volta”
“Non sapevo riacquistassi la verginità Pattz!” scossi la testa ridendo
“Scema, non intendevo questo, ma…..sarà la prima volta che faccio l’amore con
una donna che amo, LA donna che amo”
Mi guardò a bocca aperta come se avessi annunciato chissà cosa e un istante
dopo vidi i suoi occhi diventare lucidi, si rifugiò nel mio petto e scoppiò a
piangere, non capivo perché però. Allargai il giubbotto per farle un po’ di
spazio e coprirla in quel freddo gelido e le accarezzai ai capelli dolcemente.
“Piccola, ho detto qualcosa che non va?”
“No, no…è che…Rob, perché ho il terrore che tutto finisca?”
“Non devi aver paura tesoro, non sempre nella vita va tutto storto…e io ne sarò
la prova…se tu vuoi”
“Ma io voglio! Solo che ho paura”
“E’ normale, sai? Ma col tempo ti fiderai, l’importante è che tu ci credi” tirò
su col naso e guardò l’orologio.
“E’ tardi, uffa!
Dobbiamo rientrare nel mondo della finzione e abbandonare questa realtà che mi
piaceva?”
“Non c’è bisogno di fingere, adesso sei libera di sognare, amore mio.”
Mi prese per mano e si incamminò alla ricerca di un taxi che ci portasse in
quel piccolo mondo incantato, anche se adesso tutto era magico anche al di
fuori di quei cancelli.
“Io ci credo”
“A cosa?”
“A noi, Rob, io ci credo, voglio crederci.”
“Grazie”
“Per averci creduto?” le strinsi la mano costringendola a fermarsi, mi misi di
fronte a lei e abbassai il viso fino a raggiungere il suo.
“Per avermi permesso di entrare nel tuo cuore.”