Capitolo
Quattro
Erano trascorsi
alcuni giorni da quando aveva incontrato Marie, eppure continuava a pensare
alla loro passeggiata nel parco, ai sorrisi della ragazza e alla sua vivacità
come mai aveva fatto prima di allora.
Le parole di Marie,
il fatto che gli aveva confidato il suo desiderio più grande lo tormentavano
nel profondo.
Sansone si sentiva
confuso.
Fino ad allora non si era mai reso veramente conto del fatto che
quella che una volta era la vivace bambina che aveva salvato dalle grinfie di
un robot-granchio su un’isola sperduta nell’oceano fosse diventata una donna a
tutti gli effetti.
Possibile che
avesse trascorso una notte insonne, pensando a lei?
Marie era troppo
giovane per potergli interessare, e poi lui non era venuto a Londra per
dichiarare i suoi sentimenti a Rebecca?
Da quando aveva
parlato con Marie l’ultima volta erano trascorsi cinque intensi giorni che
aveva trascorso in compagnia della donna, nell’intento di colpirla con le sue
gentilezze e il suo modo di fare.
L’uomo stava
aspettando il momento giusto per parlarle dei suoi sentimenti, e non era giusto
pensare contemporaneamente anche a Marie.
E poi, lei era così
giovane…
Sansone decise che
la considerava soltanto una vecchia amica, mentre passeggiava con Rebecca
presso il Tamigi all’imbrunire di una delle ultime sere che avrebbe trascorso a
Londra in sua compagnia.
“Insomma Sansone,
ma mi stai ascoltando o no?” gli chiese Rebecca ad un certo punto, spazientita.
“Eh? Ah sì, certo, Rebecca!”
“Ti avevo chiesto
se va tutto bene” esclamò la donna a voce alta.
“Mi
sembri strano, da un po’ di giorni a questa parte! Non è da te, tenere il muso in quel modo” aggiunse con il sole che
tramontava alle sue spalle lanciando una luce arancione su ogni cosa.
Sansone la guardò
negli occhi per un lungo momento.
“D’accordo”
cominciò l’uomo, voltandosi completamente verso di lei.
Rebecca assunse
un’espressione interrogativa.
“Vuoi sapere perché
sono venuto a Londra?”
La donna annuì con
lentezza, sentendosi il cuore pesante.
“Ci siamo. Sta succedendo quello che temevo” pensò tristemente. “Sii forte,
Rebecca.”
“C’è una cosa che
devi sapere. Da quando sono andato a trovare Jean e Nadia a Le Havre e ho visto
la famiglia che hanno creato, non ho potuto che sentirmi inutile e senza scopo,
a questo mondo. Io ho trentotto anni, Rebecca, eppure non sono ancora riuscito
a sistemarmi come vorrei. Non è strano, tutto questo? Ormai non c’è nient’altro
che vorrei fare più di ogni cosa al mondo, e mi chiedevo se…”
“Parla, ti ascolto”
mormorò Rebecca, con sguardo preoccupato.
“…mi chiedevo se
vorresti aiutarmi a costruire una famiglia, Rebecca. Vedi,
io…”
La donna avvertì
una dolorosa fitta al petto.
“…credo di amarti
da sempre. Ho cercato di fartelo capire in tutti i modi, anche tanto tempo fa,
quando eravamo coinvolti nella guerra contro Argo e tu
non avevi occhi che per il capitano Nemo. Non riuscivo a capire come fosse
possibile che ti interessassi a un uomo così maturo, e non a un ragazzo giovane
e bello com’ero allora. Ti confesso che, quando poi è morto per salvare tutti
noi, ho sperato che allora ti saresti accorta di me. Invece mi sbagliavo.
Ognuno ha preso la sua strada, com’era giusto che fosse, ma anche se per un po’
siamo stati lontani, io ho continuato a sperare che un giorno anche tu mi
avresti ricambiato e ti saresti accorta di provare qualcosa per me. Io ho
bisogno di saperlo, Rebecca, devo sapere se mi ami… oppure mi consideri soltanto
un amico.”
La donna abbassò
gli occhi, sconvolta.
Fino all’ultimo
aveva sperato che Sansone non le confessasse di amarla, e invece era appena
successo quello che lei aveva temuto.
Lei aveva sempre
provato affetto nei confronti di quell’uomo, ma non riusciva a pensare di poter
ricambiare i suoi sentimenti in modo diverso da una semplice amicizia.
Eppure lui le era stato vicino per anni, si era sempre preoccupato per
la sua incolumità, le aveva fatto capire più volte di essere geloso di lei,
quando Rebecca era innamorata di Nemo e litigava continuamente con Sansone per
questioni futili nei lontani giorni di undici anni prima…
Non poteva
costringersi ad amarlo, quando lo considerava soltanto un amico.
Decise di dirgli la
verità.
“Mi
dispiace, Sansone. Ho provato a ricambiarti, ma non
ci sono riuscita. Non riesco a pensare a te come a qualcosa
di diverso da un amico” disse Rebecca senza riuscire a guardarlo negli occhi.
Per un po’ nessuno
disse nulla.
Poi Sansone alzò lo
sguardo e sorrise.
“Grazie
per avermi dato una risposta, Rebecca. Ho fatto bene a venire a parlarti dopo tanto tempo” disse l’uomo in
tono calmo e sicuro.
La donna si
spaventò terribilmente.
Credeva che lui
avrebbe gridato in preda alla disperazione che non poteva non amarlo, ma evidentemente
si era sbagliata.
Sansone era
maturato davvero, non era più lo stesso giovane che anni prima si lamentava
della monotonia della sua cucina a bordo del Nautilus e che guidava il Retan
con tanto orgoglio eseguendo ogni suo ordine…
“Sansone, io…”
“Andiamo
Rebecca, ci stanno aspettando al ristorante. Tra
alcuni giorni tornerò a Le Havre, godiamoci questi ultimi momenti insieme. Chissà quanto tempo passerà, prima che ci rivedremo” concluse
l’uomo, voltandosi e lasciando la donna profondamente dispiaciuta per lui.
Era sicura di aver
visto un lampo di disperazione nei suoi occhi di ghiaccio, prima che Sansone
distogliesse lo sguardo e ricominciasse a parlare del più e del meno come se
niente fosse successo.
**
Settembre.
A Marie l’autunno
piaceva, anche se la rendeva malinconica.
Erano passati
quattro mesi da quando era andata a Londra a trovare le sue zie.
Ed erano passati
quattro mesi da quando aveva visto Sansone per l’ultima volta.
Le giornate
trascorrevano abbastanza serenamente, ma anche con monotonia mentre la ragazza
si dedicava alle faccende di sempre nella casa che divideva a Marsiglia insieme
alla zia.
Ogni tanto Marie si
ritrovava a pensare con un sorriso che Sansone sarebbe venuto presto a
trovarla.
Sapeva che sarebbe
stato così, e il suo sesto senso non l’aveva mai ingannata, fino ad allora.
Pensare a lui la
turbava sempre.
Anche quando si
erano visti a Londra l’ultima volta, stare con Sansone l’aveva fatta stare
bene, e allo stesso tempo le aveva fatto venire un forte dubbio: che si fosse innamorata di lui?
Non c’era altro
modo di spiegare le sensazioni che lui le provocava, il fatto che le agitava il
sonno e che la ragazza viveva giorno dopo giorno nella speranza di rivederlo.
Aveva capito anche
che lui amava un’altra.
Era quella la
verità, lei l’aveva intuito dal modo in cui l’uomo le aveva detto che presto si
sarebbe sistemato senza guardarla negli occhi, con il tono di chi sapeva il
fatto suo.
E dopotutto lui era
un uomo adulto, come poteva solo pensare che si potesse interessare a lei?
Lei era solo una
ragazzina.
Marie scosse la
testa.
Non era il caso di
negare l’evidenza.
Ormai era diventata
una donna a tutti gli effetti, le bastava guardarsi allo specchio per
rendersene conto.
Ma allora perché
non se ne rendeva conto anche Sansone?
La ragazza sospirò,
affrettandosi ad andare in cucina.
Presto sarebbe
stata ora di cena, e sua zia avrebbe avuto bisogno di una mano per preparare da
mangiare.
Fine quarto
capitolo
**
Ciao a tutti!
Ci ho messo un bel
po’ a completare questo capitolo di transizione. Un enorme grazie a Blustar che
commenta puntualmente ogni capitolo della fic, e anche a Jack83 e a tutti
quelli che leggono senza commentare! ^^