Rat-Man…per
sempre!
“Devo tornare a casa! Arcibaldo
avrà bisogno d’aiuto!”. “Non puoi tornare! E se incontri un’altra volta quei
brutti ceffi?”. “È un rischio che devo correre! Non posso lasciare Arcibaldo!”.
“Allora verrò con te!”. “No Cinzia! Resta qui!”. “Non puoi impedirmelo! Potresti
essere in pericolo!”. “Appunto! Resta qui!”. Rat-Man si avviò verso la porta,
mentre Cinzia lo osservava in lacrime. “Io ti aspetterò Rat-man…ti
aspetterò!”.
“Impossibile…è riuscito a farci
perdere le sue traccie! Come ha fatto Jorgesson?!”. “È un supereroe signore! È
un supereroe!”. “NON ESISTONO I SUPEREROI JORGESSON!”. L’assistente fece
silenzio. “No Jorgesson! Non mi arrenderò così! Torniamo a casa sua!”. “Va bene
signore!”.
Rat-Man esitava ad entrare. Aprì
lentamente la porta. Si fiondò dietro al divano. Guardò intorno. Saltò dietro
una pianta. Voltò la testa in tutte le direzioni. Fece una capriola, e arrivò
dietro Arcibaldo, ancora legato. Osservò attentamente tutta la stanza.
“Signore!”. “Shhh! Sto cercando Arcibaldo!”. “Si, signore!”. Si catapultò in
cucina. Mise sottosopra tutta la stanza. Poi salì ai piani superiori, ma di
Arcibaldo non c’era traccia. “Accidenti! Non l’ho trovato!”. Scese nuovamente e
si sedette sul divano abbattuto. “Non c’è nessuno…”. Si voltò verso Arcibaldo.
“Ehi Arcibaldo! Portami un bicchiere di tè!”. “Si, signore! Prima però le vorrei
chiedere di slegarmi!”. “Arcibaldo! Alla tua età dovresti saperlo fare da solo!
Questa è l’ultima volta che lo faccio, poi dovrai cavartela da solo!”. Si alzò
dal divano, slegò il maggiordomo che si alzò e andò in cucina. Rat-Man si buttò
nuovamente sul divano, aspettando il suo bicchiere di tè. In breve Arcibaldo
tornò nel salotto con un vassoio. “Ecco il suo tè, signore!”. “Grazie
Arcibaldo!”. Rat-Man bevve tutto d’un fiato il tè, e poi lo appoggiò di nuovo
sul vassoio. “Accidenti…non sono riuscito a salvare Arcibaldo…ti rendi conto?”.
“È una vera sfortuna signore…”. “Già…”. Si alzò in piedi. “E va bene! Se non
sono riuscito a trovarlo, troverò i due uomini e lo vendicherò! Arcibaldo!
Prepara la mia attrezzatura!”. “Si, signore! Subito!”. Ma mentre il maggiordomo
si avviava nel ripostiglio per prendere il rat-dardo da consegnare al suo
signore, un colpo sfondò la porta della casa del supereroe. “Toc toc!” disse
Valker entrando lentamente. Rat-Man non sapeva che fare. “State indietro,
maledetti!”. “Altrimenti?!”. “Altrimenti utilizzerò il mio colpo segreto!”.
“Divertente! Vediamo com’è questo colpo!”. Rat-Man cominciò a sorridere. “Eh
eh…non sai a cosa vai incontro!”. Prese una piccola bombetta, e la buttò a
terra. “Tecnica del gas soporifero!”. Dalla bombetta uscì una piccola nuvoletta
di gas completamente inutile. Rat-Man guardò Valker; poi raccolse la bombetta.
La scrutò attentamente. “Ma guarda! Qui c’è scritto che scadeva nell’80!”.
Valker colpì Rat-Man, che cadde a terra rovinosamente. Poi gli puntò addosso la
pistola. “Prima di eliminarti…vediamo quale inutile uomo si nasconde sotto
questa maschera…”. Gli sfilò la maschera.
La pistola cadde a terra; Valker
non parlava. Si limitava a guardare quell’uomo. “D-Deboroh…”. Rat-man guardò
Valker. Poi si girò verso il suo assistente. “Forse sta parlando con lei!”. “Non
è possibile…sei tu? Sei proprio tu?”. Rat-Man non sapeva che dire. Si girò di
nuovo verso Jorgesson, anche lui ignaro di tutto. “Mi sa che non parla nemmeno
con lei…”. “Sei ancora vivo Deboroh?”. “ma chi è Deboroh?”. Valker perse una
lacrima. “Deboroh…figlio mio…”. Abbracciò Rat-man. “Ma…chi sei?!”. “Sono il tuo
papà…Deboroh…”. Rat-man trasalì. “p-papà?!”. Jorgesson guardava allibito. E ogni
tanto metteva in bocca una manciata di pop corn. “Che significa? Papà?!”. “Si
Deboroh! Ho perso le tue tracce dopo la storia della seconda squadra segreta…non
potevo cercarti…l’ombra me lo impediva! Ma adesso…adesso potremo tornare
insieme! Potremo tornare ad essere una famiglia, come lo eravamo allora…”.
Rat-Man lo guardava negli occhi. “Non è possibile…”. “Possiamo tornare ad essere
una famiglia Deboroh…una famiglia…”. Rat-Man si allontanò. “No…io non sono
Deboroh…io non sono nessuno…non ho un’identità al di fuori di Rat-Man…e tu non
sei nessuno…non sei mio padre…non ti conosco…”. “Ascoltami Deboroh…tu hai perso
la memoria…io ho il tuo tracciato mentale conservato…se mi dai un po’ di tempo
di ridarò la tua memoria…tu…tornerai ad avere la tua identità…”. “Non la
voglio!”. Valker rimase senza parole. “Se davvero volevi fare una cosa del
genere, potevi cercarmi…te ne saresti fregato dell’ombra…io ora non sono
nessuno…solo Rat-Man…quindi per favore: vai via…vai via da qui!”. Valker
continuava a non parlare. Poi abbassò lo sguardo. “Ho capito…”. Si alzò in piedi
e si avviò alla porta. “Andiamo Jorgesson…non abbiamo più nulla da fare qui!”.
“Ma…e la missione?”. “Quale missione?!”. Jorgesson capì. “Va bene signore…”.
Uscirono e andarono via per sempre. “Signore…il suo rat-dardo! Non riuscivo a
trovarlo, poi mi sono fatto forza e ho controllato nel cassetto della
biancheria…”. Rat-Man non rispondeva. Continuava a guardare l’auto che si
allontanava. Poi, all’improvviso, si voltò verso Arcibaldo. “Io vado a
dormire…fai aggiustare quella porta…”. Arcibaldo lo guardò negli occhi. Sorrise.
“Si…signore…”.
Rat-Man stava sotto le coperte.
Troppi pensieri lo assillavano per poter dormire. “Beh…almeno adesso so qualcosa
del mio passato…”. Ci fu un attimo di silenzio. “Povero Arcibaldo…ha fatto
davvero una brutta fine…”.
Fine
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