CAPITOLI PROSSIMI
Epilogo
della storia! Ebbene sì siamo giunti alla fine miei cari lettori!
Grazie
per avermi seguito, letto e recensito.
Spero
con questa storia di avervi trasmesso belle sensazioni, di avervi fatto
commuovere, e di essere riuscita, almeno in parte, a rappresentare la guerra in
tutte le sue forme.
Buona
lettura e alla prossima FF! :)
Mi avevano avvertito di seguire la routine quotidiana e di non distrarmi mai.
La
gioia della vita. Dell'essere sopravvissuto, è questo che ti rende vivo.
E
vedere quelle famiglie riunite, ti rende vivo.
Ancora
abbracciati, io e Rick ci guardiamo e facciamo nasino sorridendoci.
"Direi
che questo è proprio il finale giusto per il tuo reportage, Rick. Cosa ne
pensi?"
"Che è bellissimo, mia dolce musa. Proprio come te!"
Ci
baciamo dolcemente. Perchè la vita si deve assaporare giorno per giorno.
Perchè essa ha un sapore dolce...
...
SEI
MESI DOPO
...
Quelle
immagini scompaiono sfogandosi in bianco.
Dopo
sei mesi, molte cose sono cambiate. Siamo prima di tutto cambiati noi.
Io
e Castle siamo andati a vivere insieme. Abbiamo preso un appartamento in centro,
bello assolato e super tecnologico.
Anche
stamattina ci siamo svegliati abbracciati, come succede da ormai sei mesi. Ci
contiamo le cicatrici che abbiamo sul corpo, una ad una, le osserviamo e ne
percorriamo la loro lunghezza con le dita nude, fredde o calde che siano, basta
che diano emozioni... qualcosa di vero, di reale.
Rick
continua a fare la fisioterapia per riacquistare del tutto l'uso della gamba
destra. Ha quasi terminato. Il medico dice che sta facendo grandi progressi. Per
ora, sono io a portargli il caffé la mattina, sia al letto e sia al distretto.
E
poi arriva quello scossone che ti butta giù. Letteralmente.
Senti
cadere una matita, oppure rompere qualcosa, e ti butti a terra, riparandoti
sotto un tavolo. La gente al distretto o per strada ti guarda male, non capisce.
Una
volta mi sono raggomitolata per ore dentro al bagno, perchè in cucina era
caduta una pentola e io non riuscivo a rialzarmi più. Che ne sa la gente del
perchè reagiamo in questo modo? Che ne sanno perchè tremo ancora oggi appena
sento un leggero rumore, uno scoppio o uno sparo?
"Beckett,
tutto okay? Cosa ci fa lì a terra?" la Gates mi offre la sua mano per
rialzarmi. Guardo Castle, poi Esposito e Ryan.
Loro
sanno perchè faccio così. Lo fanno anche loro.
Mesi
fa, quando Kevin e Javier tornarono dal fronte erano diversi. Freddi,
distaccati.
Kevin
non riusciva a parlare con sua moglie, non riusciva ad aprirsi. E ci servì la
psicologa per fargli uscir fuori le parole. Col passar del tempo, tutto si stava
stabilizzando. Sa che deve essere forte perchè tra un mese diventerà padre.
Javier
era freddo. Neanche il calore prorompente di Lanie riusciva a scioglierlo. Lei
però aveva capito tutto e gli era stato vicino, volente o nolente che lui
fosse. E aveva imparato ad accettare la sua condizione.
Io
mi ero abituata all'idea di non avere più il vecchio distretto ma di andare in
uno completamente nuovo, ma sapevo che non era la stessa cosa.
Il
reportage di Castle è stato pubblicato con successo, Gina era contentissima
degli incassi, e ovviamente sembrava più felice dei soldi che del suo ex
marito...
Per
quanto riguarda alcuni dei militari conosciuti in Iran, ho perso molti contatti.
So che Samuel McNeil continua ad andare in missione in Medio Oriente, appena
può, parte col suo solito squadrone. Non pensa più alla sua vecchia famiglia;
ormai si è rassegnato all'idea che loro non vogliano più avere nulla a che
fare con lui.
Laura
è diventata una donna coraggiosa. L'altro giorno ho sentito al telegiornale che
è stata un grado di interrompere una rapina... lei da sola, in una banca. Ha
preso, con molta agilità, la pistola di mano al rapinatore e gliel'ha rivoltata
contro. Quando l'ho chiamata stentavo a crederci. Mi ha detto che si è
fidanzata con un architetto.
Ogni
volta che passo davanti ai luoghi di culto, soprattutto quelli musulmani, mi
fermo, li guardo un attimo e poi vado avanti.
Sono
come un fantasma che si muove per la città, in mezzo a quel milione di persone
che cammina intorno a me.
E'
questo il modo per sopravvivere.
"Non
bisogna mai distrarsi e mai schierarsi."
Così
mi aveva detto una volta McNeil. Questo è ciò che continuo a ripetermi
nella testa.
Il
segreto per continuare a sopravvivere dopo un simile contatto come quello che ho
avuto io, è quello di vivere la vita quotidianamente.
Eppure
non è così semplice.
Oggi
pomeriggio io e Rick siamo usciti per un caffé. Lo aiuto con le sue stampelle,
anche se lui dice di voler fare da solo, lo sa che non ci riesce. Camminiamo, io
sotto braccio a lui e andiamo nella nostra caffetteria preferita, una vicino al
nuovo distretto. E' un locale carino, con le tendine rosse e la scritta "Caffé
Tour". Qui ci sono tutti i tipi di caffé del mondo. Lo aiuto a sedersi e
poi ordiniamo il solito. Ed ecco che succede di nuovo...
La
cameriera fa cadere dei piatti vicino a noi. Io e Rick tremiamo ma ci prendiamo
le mani, uno di fronte all'altro, chiudendo gli occhi, e pensando mentalmente
"E' solo qualche piatto caduto, non sono spari". Questo non è più
l'Iran, qui siamo negli Stati Uniti. Dobbiamo ancora ricordarcelo per non
perdere il controllo.
La
cameriera si scusa, poi si avvicina chiedendoci se vogliamo dell'altro, dopo
averci visto agitati.
Rick
ricorda che a Gerusalemme succedeva più o meno la stessa cosa. Tutti erano
così cordiali con i forestieri, gli abitanti erano abituati agli attentati
giornalieri invece.
La
signorina ritorna portandoci dei muffin con cioccolato all'interno. Offerta
della casa. Ce li avvicina per paura di non averli visti. Gli altri del bar ci
guardano in un modo strano, circospetto. Forse ci hanno riconosciuto alla tv,
dopo il ritorno a casa dalla guerra. Forse.
"Segui
la routine quotidiana", mi aveva detto McNeil. "Non
distarti mai." mi aveva avvertito Aisha.
Gentilmente
prendiamo il dolce e sorridiamo alla cameriera, tanto per allontanarcela.
Non
è uno di quei giorni per accettare una gentilezza fuori dall'ordinario. Non
voglio pietà da nessuno. Se devo continuare a vivere, ben venga.
Forse
ho capito la risposta a uno dei miei tanti interrogativi. Il tempo passa, le
cicatrici restano. Sopratutto quelle di guerre.
Un
uomo torna dopo alcuni mesi dalla guerra e a casa sua moglie non lo riconosce
più. Ne ho sentite di storie come queste.
Ma
io e Rick siamo forti. Abbiamo superato una guerra insieme, supereremo tutto, se
cammineremo mano nella mano.
Il
mio muro è stato abbattuto, ora non ho più difese. Ma che me ne faccio delle
difese se ho il mio scrittore al mio fianco?
La
gente intorno a noi mormora e ci indica.
Sì,
forse ci hanno riconosciuto.
Rick
mi guarda e mi sussurra di non farci caso, di continuare a seguire la routine
quotidiana.
Addento
il mio gustoso muffin e insieme a Rick guardiamo i passanti dalla vetrata della
caffetteria. Dopo la colazione sappiamo che ci aspetta del lavoro al distretto.
Un nuovo caso da risolvere, un nuovo mistero da svelare.
La
mia Beckett interiore parla alla piccola Kate, che ormai più piccola non lo è.
Certe
guerre interiori sono destinate a non sparire facilmente.
Continua
a seguire la routine quotidiana.
Non
distarti mai.
Ma
sopratutto, non lasciare che un attentato pubblico di colpisca nel privato se
non vuoi essere chiamata a fare da testimone ai posteri.
FINE.
Angoletto
dell'autrice:
Beh
che dire?
Ho
lasciato un finale un po' così, in sospeso ma sopratutto introspettivo.
Quello
che volevo trasmettere con questo epilogo è che nonostante Kate e gli altri
siano tornati nella loro patria, sani e salvi, la vita ha ripreso a scorrere
lentamente. Segnati ormai da una guerra che hanno visto con i loro occhi, devono
mettere a frutto quello che hanno imparato per non distrarsi e non perdere il
controllo per isolarsi: seguire la routine quotidiana.
Grazie
di nuovo per l'attenzione, restituisco la linea
XD
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