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Autore: _diana87    10/02/2012    12 recensioni
[Possibile alzamento di rating per i temi trattati]
"Qualcuno dice che la guerra più grande da combattere è quella interiore, contro noi stessi."
Un pacco bomba esplode al 12esimo distretto. Un caso o un attentato? Fatto sta che quello stesso giorno Castle viene inviato dalla sua casa editrice in Israele per scrivere qualcosa di diverso, un racconto-reportage sulla primavera araba in corso; nel frattempo Beckett, Ryan ed Esposito vengono scelti per addestrarsi insieme ai marines in Iran. Separati dalla guerra che irrompe all'esterno, Castle e Beckett riusciranno a ritrovarsi? Ma sopratutto la battaglia più grande per Beckett sarà quella interiore: combattere contro i suoi demoni che le riportano alla mente quando rischiò di morire.
Storia narrata dal punto di vista di Kate Beckett.
Storia classificata all'11° Turno dei CSA al 1° posto nella categoria "Sad".
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
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- Questa storia fa parte della serie 'Keep followin' your daily routine'
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CAPITOLI PROSSIMI

Epilogo della storia! Ebbene sì siamo giunti alla fine miei cari lettori!

Grazie per avermi seguito, letto e recensito.

Spero con questa storia di avervi trasmesso belle sensazioni, di avervi fatto commuovere, e di essere riuscita, almeno in parte, a rappresentare la guerra in tutte le sue forme.

Buona lettura e alla prossima FF! :)

 

 

 

Mi avevano avvertito di seguire la routine quotidiana e di non distrarmi mai.

 

 

 

 

La gioia della vita. Dell'essere sopravvissuto, è questo che ti rende vivo.

E vedere quelle famiglie riunite, ti rende vivo.

Ancora abbracciati, io e Rick ci guardiamo e facciamo nasino sorridendoci.

"Direi che questo è proprio il finale giusto per il tuo reportage, Rick. Cosa ne pensi?"
"Che è bellissimo, mia dolce musa. Proprio come te!"

Ci baciamo dolcemente. Perchè la vita si deve assaporare giorno per giorno. Perchè essa ha un sapore dolce...

 

...

 

SEI MESI DOPO

 

...

 

Quelle immagini scompaiono sfogandosi in bianco.

Dopo sei mesi, molte cose sono cambiate. Siamo prima di tutto cambiati noi.

Io e Castle siamo andati a vivere insieme. Abbiamo preso un appartamento in centro, bello assolato e super tecnologico.

Anche stamattina ci siamo svegliati abbracciati, come succede da ormai sei mesi. Ci contiamo le cicatrici che abbiamo sul corpo, una ad una, le osserviamo e ne percorriamo la loro lunghezza con le dita nude, fredde o calde che siano, basta che diano emozioni... qualcosa di vero, di reale.

Rick continua a fare la fisioterapia per riacquistare del tutto l'uso della gamba destra. Ha quasi terminato. Il medico dice che sta facendo grandi progressi. Per ora, sono io a portargli il caffé la mattina, sia al letto e sia al distretto.

E poi arriva quello scossone che ti butta giù. Letteralmente.

Senti cadere una matita, oppure rompere qualcosa, e ti butti a terra, riparandoti sotto un tavolo. La gente al distretto o per strada ti guarda male, non capisce.

Una volta mi sono raggomitolata per ore dentro al bagno, perchè in cucina era caduta una pentola e io non riuscivo a rialzarmi più. Che ne sa la gente del perchè reagiamo in questo modo? Che ne sanno perchè tremo ancora oggi appena sento un leggero rumore, uno scoppio o uno sparo?

"Beckett, tutto okay? Cosa ci fa lì a terra?" la Gates mi offre la sua mano per rialzarmi. Guardo Castle, poi Esposito e Ryan.

Loro sanno perchè faccio così. Lo fanno anche loro.

 

Mesi fa, quando Kevin e Javier tornarono dal fronte erano diversi. Freddi, distaccati.

Kevin non riusciva a parlare con sua moglie, non riusciva ad aprirsi. E ci servì la psicologa per fargli uscir fuori le parole. Col passar del tempo, tutto si stava stabilizzando. Sa che deve essere forte perchè tra un mese diventerà padre.

Javier era freddo. Neanche il calore prorompente di Lanie riusciva a scioglierlo. Lei però aveva capito tutto e gli era stato vicino, volente o nolente che lui fosse. E aveva imparato ad accettare la sua condizione.

Io mi ero abituata all'idea di non avere più il vecchio distretto ma di andare in uno completamente nuovo, ma sapevo che non era la stessa cosa.

Il reportage di Castle è stato pubblicato con successo, Gina era contentissima degli incassi, e ovviamente sembrava più felice dei soldi che del suo ex marito...

Per quanto riguarda alcuni dei militari conosciuti in Iran, ho perso molti contatti. So che Samuel McNeil continua ad andare in missione in Medio Oriente, appena può, parte col suo solito squadrone. Non pensa più alla sua vecchia famiglia; ormai si è rassegnato all'idea che loro non vogliano più avere nulla a che fare con lui.

Laura è diventata una donna coraggiosa. L'altro giorno ho sentito al telegiornale che è stata un grado di interrompere una rapina... lei da sola, in una banca. Ha preso, con molta agilità, la pistola di mano al rapinatore e gliel'ha rivoltata contro. Quando l'ho chiamata stentavo a crederci. Mi ha detto che si è fidanzata con un architetto.

 

Ogni volta che passo davanti ai luoghi di culto, soprattutto quelli musulmani, mi fermo, li guardo un attimo e poi vado avanti.

Sono come un fantasma che si muove per la città, in mezzo a quel milione di persone che cammina intorno a me.

E' questo il modo per sopravvivere.

"Non bisogna mai distrarsi e mai schierarsi."

Così mi aveva detto una volta McNeil. Questo è ciò che continuo a ripetermi nella testa.

Il segreto per continuare a sopravvivere dopo un simile contatto come quello che ho avuto io, è quello di vivere la vita quotidianamente.

Eppure non è così semplice.

 

Oggi pomeriggio io e Rick siamo usciti per un caffé. Lo aiuto con le sue stampelle, anche se lui dice di voler fare da solo, lo sa che non ci riesce. Camminiamo, io sotto braccio a lui e andiamo nella nostra caffetteria preferita, una vicino al nuovo distretto. E' un locale carino, con le tendine rosse e la scritta "Caffé Tour". Qui ci sono tutti i tipi di caffé del mondo. Lo aiuto a sedersi e poi ordiniamo il solito. Ed ecco che succede di nuovo...

La cameriera fa cadere dei piatti vicino a noi. Io e Rick tremiamo ma ci prendiamo le mani, uno di fronte all'altro, chiudendo gli occhi, e pensando mentalmente "E' solo qualche piatto caduto, non sono spari". Questo non è più l'Iran, qui siamo negli Stati Uniti. Dobbiamo ancora ricordarcelo per non perdere il controllo.

La cameriera si scusa, poi si avvicina chiedendoci se vogliamo dell'altro, dopo averci visto agitati.

Rick ricorda che a Gerusalemme succedeva più o meno la stessa cosa. Tutti erano così cordiali con i forestieri, gli abitanti erano abituati agli attentati giornalieri invece.

La signorina ritorna portandoci dei muffin con cioccolato all'interno. Offerta della casa. Ce li avvicina per paura di non averli visti. Gli altri del bar ci guardano in un modo strano, circospetto. Forse ci hanno riconosciuto alla tv, dopo il ritorno a casa dalla guerra. Forse.

 

"Segui la routine quotidiana", mi aveva detto McNeil. "Non distarti mai." mi aveva avvertito Aisha.

 

Gentilmente prendiamo il dolce e sorridiamo alla cameriera, tanto per allontanarcela.

Non è uno di quei giorni per accettare una gentilezza fuori dall'ordinario. Non voglio pietà da nessuno. Se devo continuare a vivere, ben venga.

Forse ho capito la risposta a uno dei miei tanti interrogativi. Il tempo passa, le cicatrici restano. Sopratutto quelle di guerre.

Un uomo torna dopo alcuni mesi dalla guerra e a casa sua moglie non lo riconosce più. Ne ho sentite di storie come queste.

Ma io e Rick siamo forti. Abbiamo superato una guerra insieme, supereremo tutto, se cammineremo mano nella mano.

Il mio muro è stato abbattuto, ora non ho più difese. Ma che me ne faccio delle difese se ho il mio scrittore al mio fianco?

La gente intorno a noi mormora e ci indica.

Sì, forse ci hanno riconosciuto.

Rick mi guarda e mi sussurra di non farci caso, di continuare a seguire la routine quotidiana.

Addento il mio gustoso muffin e insieme a Rick guardiamo i passanti dalla vetrata della caffetteria. Dopo la colazione sappiamo che ci aspetta del lavoro al distretto. Un nuovo caso da risolvere, un nuovo mistero da svelare.

La mia Beckett interiore parla alla piccola Kate, che ormai più piccola non lo è.

Certe guerre interiori sono destinate a non sparire facilmente.

Continua a seguire la routine quotidiana.

Non distarti mai.

Ma sopratutto, non lasciare che un attentato pubblico di colpisca nel privato se non vuoi essere chiamata a fare da testimone ai posteri.

 

 

 

FINE.

 

 

 

Angoletto dell'autrice:

Beh che dire?

Ho lasciato un finale un po' così, in sospeso ma sopratutto introspettivo.

Quello che volevo trasmettere con questo epilogo è che nonostante Kate e gli altri siano tornati nella loro patria, sani e salvi, la vita ha ripreso a scorrere lentamente. Segnati ormai da una guerra che hanno visto con i loro occhi, devono mettere a frutto quello che hanno imparato per non distrarsi e non perdere il controllo per isolarsi: seguire la routine quotidiana.

Grazie di nuovo per l'attenzione, restituisco la linea XD

   
 
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