Note
d'inizio capitolo: Salve
a tutti! Intanto mi scuso per aver saltato l'aggiornamento la settimana
scorsa, purtroppo con gli esami non mi è stato possibile
scrivere - mi sono liberata soltanto ieri - ma spero che mi possiate
perdonare :)
In questo capitolo avremo l'occasione di esplorare una prima parte del
mondo di Kurt e beh, ovviamente c'è sempre aria di angst in
giro, ma anche una mezza speranza che arriverà a mezzo
capitolo ;) capirete poi di cosa parlo!
Mi spiace comunicarvi che il capitolo non è betato, ma
provvederò a farlo betare in un secondo momento, per cui mi
scuso fin da subito se ci sono degli errori! (spero non troppo gravi,
la stanchezza mi sta facendo brutti scherzi!)
Vi lascio alla lettura!
13. “Era”
Certe cose non erano
facili e Kurt sapeva che tornare nel futuro era una di quelle.
Ormai erano passate due
settimane da quando Kurt era tornato nella sua dimensione e tutto nella
sua mente appariva grigio e diverso. Il soggiorno sulla terra del
presente lo aveva cambiato molto, aveva cambiato il suo modo di pensare
ed agire, aveva cambiato ciò che era e ciò che
sentiva.
E per la maggior parte
delle cose, era merito di Blaine.
Kurt non era mai stato
una cattiva persona, o una persona indisponente come a volte si
dimostrava con Blaine all’inizio, tutt’altro, era
una persona generosa e piena di valori. Tutti lo sapevano questo, nella
sua dimensione.
Il suo ritorno a casa
era stato visto come una gioia e suo padre fu il primo a stringerlo tra
le braccia, non poteva certo negare che gli fosse mancato.
Lì c’era anche Finn, in piedi e con una mano sul
petto, assieme a Carole. Sembrava un miracolo, sembrava che nei loro
occhi fosse tornata la speranza un tempo sparita e Kurt si
sentì rincuorato per qualche secondo. Era tornato a casa.
Era tornato a casa e
poteva vederlo da molte cose, a partire dalla propria stanza. Non
c’era alcun interruttore, la luce si accendeva sensorialmente
non appena metteva piede dentro la stanza – con sua grande
sorpresa, Kurt aveva scoperto che quell’invenzione esisteva
già in alcuni luoghi dell’epoca di Blaine, - e non
c’era alcuna parete dipinta. Le mura della sua casa
erano fatte di un materiale speciale in grado di resistere a qualunque
evento climatico. Il pianeta era cambiato tanto, non si poteva
prevedere il meteo o almeno non totalmente; spesso era imprevedibile e
chi era fortunato come lui, poteva avere almeno un riparo sufficiente.
Kurt sfiorò
una delle pareti, facendo apparire un ologramma rettangolare - una
specie di schermo - che poteva essere comandato con dei semplici gesti
delle mani.
Qualcosa
cominciò a gracchiare, qualcosa di molto simile ad una voce
meccanica:
“Era è in
funzione. Caricamento effettuato.”
“Ciao
Era,” salutò Kurt, parlando allo schermo
olografico.
“Kurt!
Padrone. Temevo di non sentirla più. Quanto tempo
è passato?” chiese, la voce virtuale.
“Un
po’. Un po’. Ho molte cose da raccontarti, Era.
Potresti aprire l’archivio del diario virtuale?”
chiese il ragazzo, pigiando nell’aria sugli ologrammi apparsi
un paio di comandi.
Il computer
eseguì immediatamente, facendo apparire una specie di libro
immaginario di fronte ai suoi occhi.
“Grazie.”
“Vuole il
comando vocale, signore?” chiese l’efficiente
computer.
“Basterà
la tastiera,” Kurt aprì le mani e con un gesto,
apparì anche una composizione di dati e numeri di fronte a
sé, fluttuanti.
Poco dopo, le file di
dati furono sostituite da una piatta tastiera verde luminescente,
un’immagine proiettata esattamente come
l’interfaccia del computer stesso.
Kurt
cominciò a scrivere. Cominciò a scrivere
ciò che sentiva, cominciò a scrivere della sua
permanenza sulla terra e su come le cose fossero differenti. Su come i
fiori fossero ancora reali e l’aria non puzzasse di zolfo, la
notte era ancora composta da qualche ora in più e le persone
si vestivano in maniere così strane e particolari, con
stoffe leggere e ben lontane dalla sua tuta termica. Il proprio mondo
era così diverso da quello di Blaine, così
eternamente lontano che Kurt a volte preferiva non pensarci davvero.
Erano passate due
settimane, ma in quelle due settimane Kurt non aveva ancora avuto il
cuore di raccontare niente. Per questo non aveva scritto ancora niente
sul suo diario.
Si ricordò,
mentre digitava su quella tastiera fatta di raggi, come nel presente
quegli apparecchi fossero così dannatamente differenti;
plasticosi, pesanti e con un design spartano. Ma nonostante
ciò, Kurt era rimasto affascinato dalla loro tecnologia
così antica e poteva riconoscere quelli che erano
“gli antenati” degli oggetti che possedeva in quel
momento.
Kurt non sapeva come
presente e futuro potessero essere così differenti, non
sapeva soprattutto come il pianeta avesse potuto raggiungere le
situazioni in cui si trovava. Eppure, nell’epoca di Blaine
sembrava andare ancora tutto bene. C’era solo un
po’ di smog, l’aria più grigia, ma tutto
sembrava più vivo.
Quando Kurt usciva di
casa, l’unica cosa che poteva vedere erano paesaggi finti.
Niente era reale, anche perché la flora che era rimasta
adattatosi all’atmosfera, era ben diversa da quella del
pianeta originario. La temperatura era incredibilmente alta
lì, per questo avevano bisogno delle tute termiche per
sopravvivere.
Certo il loro fisico ed
il loro sangue era mutato in relazione all’ambiente
circostante, ma non era comunque facile resistere ai vari cambiamenti
climatici che, a volte, potevano essere piuttosto improvvisi. Kurt
ricordava bene quel giorno di dicembre in cui sentì per la
prima volta il freddo;
fu straordinario e terribile perché non aveva la
più pallida idea di che cosa fosse con precisione,
fortunatamente per lui suo padre era un buon inventore e prevedendo
qualche repentino cambiamento climatico, aveva creato delle tute
antigelo. Però quel giorno non tutti furono così
fortunate e molte persone morirono assiderate da quella temperatura
così indecente.
Pensare come si fosse
arrivati dall’età presente a quel genere di
futuro, era piuttosto spaventoso. Numerosi scienziati tentavano
disperatamente di ricreare l’ambiente ormai distrutto, ma era
diventato piuttosto difficile riuscirci. L’uomo aveva creato,
creato e creato ancora fino a distruggere ciò che
c’era e molte cose erano dettate solo da una ragione
economica.
Le energie a basso
consumo c’erano, ma non erano state usate ed ora dovevano
pagarne le conseguenze ringraziando il cielo che la razza umana non si
fosse estinta. Kurt si chiese se non fosse giusto avvertire gli umani
del presente e del passato, se non dovesse davvero svelare
l’esistenza di quelle tre epoche in modo da salvarne almeno
una. Ma sapeva che il silenzio era prezioso e che cambiare
l’evento delle cose poteva avere catastrofi a dir poco
immemorabili.
Kurt
sospirò, mentre finiva di scrivere le sue impressioni sul
tempo trascorso con Blaine. C’erano così tante
cose da dire, ma così poche riuscivano ad uscire dal suo
cuore. C’era tanta amarezza, tanta paura, paura di non
riuscire a ritrovare Blaine nel proprio tempo, paura che non fosse lo
stesso. Paura di non avere più lo stesso genere di relazione
perché niente, niente era uguale.
Ne aveva avuto la prova
quando aveva visto la madre di Blaine viva. Non era possibile, non era
possibile perché nella sua epoca era così
disastrosamente morta.
Il ragazzo si
passò una mano sulla fronte, sospirando e salvando le ultime
notizie nel suo diario, Era.
“Basta
così, signore?” chiese, la voce virtuale.
“Sì,
grazie Era… per il momento è tutto.”
Il computer si spense
con una breve reverenza e lo schermo scomparve con un solo gesto della
sua mano.
“Che devo
fare?” sussurrò, più a se stesso che
non a qualcun altro guardando fuori dalla finestra. Si sentiva
così vuoto, così perso, come se quel posto non
fosse mai stato casa sua.
Per le strade non
passava quasi nessuno, c’era solo deserto. Le persone erano
diventate perlopiù individualiste e stringere rapporti con
gli altri non era facile. Si voltò di scatto quando qualcuno
bussò alla porta, supponendo che fosse Finn.
“Entra!”
esclamò, vedendo invece Rachel fare capolino nella stanza.
“Oh- ciao!
N-non ci vediamo da un po’ di tempo!” disse Kurt,
meravigliato. La ragazza annuì, guardandosi intorno.
“Già,
da quando sei tornato so che non sei uscito molto, così ho
pensato di venirti a trovare,” disse semplicemente,
portandosi le mani sui fianchi e sedendosi sul letto accanto a lui.
“Non sono
molto dell’umore di uscire,” spiegò
Kurt, semplicemente.
“Come mai?
Insomma… vorrei sapere cos’è successo
mentre eri là, eravamo tutti preoccupati e Finn ha detto di
non sapere granché. Sei diverso… lo si vede dalle
tue espressioni, sembri spento,” disse l’amica,
stringendosi nelle spalle. L’altro scosse la testa.
“Tu non hai
visto, Rachel, non hai visto la differenza. Il nostro mondo
è triste, composto da artificialità. Rachel, tu
hai mai visto la pioggia? Io sì, è bellissima.
Hai mai visto la vera natura? Hai mai bevuto acqua che non fosse
riprodotta chimicamente? È tutto così bello ma
così diverso e venire qua quando ormai ero abituato a quelle
cose… è stato forte. Non puoi immaginare. Ci sono
animali carini, fiori, le persone girano per le strade, ci si veste con
abiti particolarissimi, come quelli che vediamo ogni tanto sui nostri
archivi, capisci?! È tutto così meraviglioso,
così speciale. Non so descriverlo. Per la prima volta,
seppur avessi paura, mi sembrava anche di essere vivo. Ero vivo, forse
come non mai,” concluse, con la voce rotta
dall’emozione. Era arrossito persino sulle guancie
perché poteva ricordare vividamente ogni cosa, ogni
sensazione. Persino ogni colore era impresso a fuoco nella sua mente.
“Sembri
davvero emozionato,” osservò Rachel con un sorriso.
“Lo sono.
Vorrei farti capire ciò che ho visto, provato, sentito.
Vorrei poter tornare là, Rachel. Ho lasciato…
troppe cose.”
La ragazza sorrise,
ammiccando.
“Troppe
cose?”
Kurt si
portò una mano sul collo con imbarazzo.
“Troppe
cose.”
*
“Kurt, ho
bisogno che tu vada a fare la spesa,” chiese Burt, mentre
fissava il frigo, “abbiamo finito il latte e la
carne… io devo finire di riparare una vettura e non posso
andare, Carole è a lavoro e non tornerà prima di
stasera.”
Kurt annuì e
prese la carta magnetica, scomparendo verso il market.
Quando uscì,
Kurt provò la solita sensazione da quando era tornato, si
sentiva sperso.
Ogni cosa intorno a lui gridava tecnologia e non c’era niente
di sbagliato in quello, ma vedeva sempre meno relazioni tra le persone
e robot al posto degli umani alle casse. Era inquietante pensare come
la macchina avesse preso il sopravvento sull’uomo, come le
persone stessero ardentemente cercando di svincolarsi dai propri pesi
quotidiani e come il denaro fosse diventato il vero padrone di quel
mondo.
Si mosse tra gli
scaffali del supermercato e prese in mano il latte. Per un momento
finì per ricordarsi come fosse buono il latte che aveva
bevuto quand’era da Blaine. Quello era modificato, non era
latte vero, era prodotto secondo alcuni processi chimici come la
maggior parte degli alimenti di cui si stavano nutrendo.
Lo buttò nel
carrello assieme alle altre pietanze, amareggiato. Si sentiva
così a disagio e si chiedeva come fosse possibile per gli
altri scienziati non provare un senso di nervosismo. Loro sapevano,
Kurt sapeva che loro erano a conoscenza di ciò che erano
diventati rispetto a ciò che erano e non riusciva a
capacitarsi di come potessero vivere in pace con loro stessi mentre lui
si sentiva così oppresso e distrutto dentro. Aveva visto
qualcosa che il resto dell'umanità di quel periodo non
avrebbe mai visto, probabilmente. Aveva smesso di vivere nell'ignoranza
della loro epoca e forse era quello ciò che lo faceva star
più male.
La conoscenza aveva sempre un prezzo.
Quando uscì
dal market, pagando con la solita tessera magnetica, andò
alla fermata della metropolitana – se non con qualche
differenza, era una delle poche cose ancora simile all’epoca
di Blaine – e guardò gli ologrammi che
galleggiavano nell’aria - fluttuavano. Si
fissò per un attimo ad osservarli mentre le immagini si
alternavano e cambiavano pubblicità, passando da una cosa ad
un'altra, da un prodotto all’altro.
Kurt sbuffò,
guardando l’orologio. La metropolitana non era ancora passata
e si stava decisamente annoiando; per altro sembrava non esserci
nessuno lì con lui, in quel momento.
Poi un rumore
attirò la sua attenzione, un fruscio metallico che proveniva
dalla sua destra: Kurt si voltò ma non riuscì a
vedere niente. Camminò alla ricerca della fonte di quel
rumore – che ricordava tanto un canale senza segnale
– fino a trovare un piccolo dispositivo gettato a terra molto
simile ad un registratore. Il giovane posò la busta della
spesa e lo prese in mano ispezionandolo con curiosità;
sembrava un modello piuttosto vecchio ed aveva qualche graffio qua e
là. Se lo rigirò tra le mani, cercando di capire
a chi potesse mai appartenere fino a che non trovò
un’incisione sul retro di esso.
“B.A”
Kurt sgranò
gli occhi e per poco l’oggettino non gli scivolò
di mano; se quello non era un segno del destino, non riusciva a capire
cosa lo potesse essere.
*
Da quando Kurt era
andato via due settimane prima, la vita di Blaine era tornata ad essere
la monotonia più totale. Si sentiva totalmente perso senza
di lui ed avrebbe voluto non provare quella sensazione. Gli aveva
promesso che lo avrebbe cercato in quella dimensione eppure non aveva
mosso nemmeno un dito, si era limitato a riposare nel proprio letto per
giorni e giorni non appena ne aveva l’occasione rifiutandosi
di applicarsi in qualcosa di realmente utile.
Andava a scuola per inerzia ma era sempre spento e persino le prove
canore con i Warblers non riuscivano a rallegrarlo.
Era
diventato frustrante e non sapeva come togliersi di dosso quella
sensazione di totale incompletezza. Sì, stare senza Kurt lo
faceva sentire incompleto e persino quel letto era diventato
decisamente troppo vuoto per i suoi gusti.
Non aveva nemmeno
cambiato le lenzuola e non aveva il coraggio di farlo, sarebbe rimasto
ad inspirare i residui del profumo di Kurt per ore.
Stupidamente,
l’amore lo aveva mandato in una crisi profonda cosa che non
aveva mai ritenuto possibile. I sentimenti erano una bella cosa, ma non
avrebbe mai pensato di poterli provare in modo così forte ed
incisivo.
Kurt era arrivato nella
sua vita - in realtà era letteralmente piombato lì
senza alcun preavviso - e l’aveva sconvolta nel migliore dei
modi.
Trovare una scusa per
gli altri invece era stato fin troppo facile; gli era semplicemente
bastato dire che Kurt aveva deciso di trasferirsi da dei suoi parenti
in un altro stato; c’erano rimasti un po’ tutti
male perché non li aveva salutati, ma quando Blaine
spiegò che era stata una “partenza
improvvisa” cercarono tutti di capire la
situazione. Compresa sua madre, anche se sembrava la più
dispiaciuta. Si era abituata alla presenza di Kurt ed ormai faceva
parte della loro famiglia, si sarebbe aspettata almeno un
ringraziamento.
“Mi
dispiace,” disse un giorno la signora Anderson, dopo pranzo,
mentre lavava i piatti e suo padre non era in casa. Blaine girava
distrattamente i canali alla tv, senza davvero troppa voglia.
“Di cosa
mamma?”
La donna
sospirò.
“Da quando
Kurt è andato via sei più
spento…” gli ricordò, con voce morbida
ed affettuosa.
“Mhmh…
probabile.”
“Forse
dovresti uscire un po’ di più, trovarti con quel
tuo amico… Wes, è una brava persona, mi
è sempre piaciuto…” tentò la
donna, aggiustando un bicchiere nella credenza.
“Sono stanco
mamma, non mi va.”
E poi la signora
Anderson fece qualcosa che Blaine non si sarebbe mai aspettato e che
non aveva mai fatto, si sedette al suo fianco e gli mise una mano sulla
spalla, affettuosa.
“Devo
sospettare qualcosa?” chiese, cercando di capirlo. Cercando
di capirlo forse per la prima vera
volta.
Blaine
arrossì violentemente.
“M-mamma…”
“Intendo…
tra te e Kurt c’era una chimica speciale, vuoi forse dirmi
che non devo sospettare nulla? Sono tua madre, non sono sciocca. Non ne
parliamo mai perché… ecco, non lo facciamo e
basta. Ma questa volta è diverso Blaine. Ti vedo spento e mi
fa morire vederti così, se Kurt ti dava tutta quella luce
allora vorrei tremendamente che tornasse nella nostra vita,”
concluse premurosa.
Blaine non rispose e
non disse niente, si limitò ad osservare sua madre ed a
provare il bisogno di abbracciarla, ma non lo fece. Non subito.
“Lo vorrei
anch’io mamma, lo vorrei anch’io. Ma non credo sia
possibile.”
“Perché?”
“Perché
è troppo lontano,” rispose semplicemente,
stringendosi nelle spalle e provando una fitta di dolore al petto.
“Sai tesoro,
credo che… la distanza sia solo un ostacolo da scavalcare.
Tu devi scavalcarlo. Devi combattere. Se vuoi stare con Kurt, devi
poterlo fare, se vuoi amarlo devi poterlo amare. Non importa quanti
oceani vi separino se è quello che vuoi devi cercare di
rimanere con lui. Esistono molti mezzi oggi, c’è
internet, ci sono i cellulari… sono sicura che anche lui
vuole rimanere in contatto che te. Stare a letto tutto il giorno non
serve a niente, ma questo sì. Questo può
servire.”
Disse la donna,
incoraggiandolo a fare un primo passo ed incoraggiandolo a muoversi
nella direzione giusta.
Blaine rimase spiazzato
perché sua madre non era mai stata tanto chiara in vita sua;
sorrise, sporgendosi per darle un bacio sulla guancia leggero, quasi
impercettibile.
Sorprendentemente fu
quel dialogo a dargli la determinazione sufficiente: avrebbe trovato
Kurt, costi quel che costi. Doveva esserci, perché se
c’era nel futuro c’era anche lì, Kurt
gli aveva spiegato come funzionava e lui doveva trovarlo.
Non sapeva come, ma
doveva assolutamente farlo. A qualunque costo.
Note di fine capitolo: Spero che questo capitolo vi sia
piaciuto! Come avete visto, si smuovono già le acque nei
confronti delle fantomatiche "ricerche". Kurt ha trovato quel
dispositivo, ma quella sigla 'B.A' potrebbe essere di chiunque. Voi
cosa azzardate?
Come sempre le vostre opinioni sono importanti e mi piace sentire il
parere delle persone :) chissà che non accontenti qualche
vostra idea col progredire della storia!
Inoltre spero di non annoiarvi, so che può apparire tutto
molto complesso e lento, ma vorrei riuscire ad illustrare il
più possibile anche l'epoca di Kurt, sperando di non cadere
in qualche banalità già trita e ritrita!
Detto questo, il prossimo aggiornamento sarà come di
consuetudine il prossimo venerdì!
Vi lascio qui la mia pagina FB nel caso qualcuno volesse qualche
informazione e si volesse tenere in contatto con me: *QUI*
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