DRAGON BALL
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.Vegeta&Bulma.
Slice of Life
Momenti di
vita quotidiana }
Cap.
2
Reazioni imprevedibili.
La calma e il silenzio
che regnavano nell'abitazione erano decisamente strani e poco convincenti.
Bulma ci fece caso
solo quando, spegnendo il televisore in salotto con una voglia matta di
mettere qualcosa sotto i denti, era stata improvvisamente inghiottita
da una quietudine del tutto estranea ai suoi sensi.
Di solito - per non
dire sempre -, casa Brief era animata da urla, casino ed imprecazioni
derivanti dalle litigate tra lei e Vegeta, dalla voce petulante e
fastidiosa della Sig. Brief, dai macchinari che suo Padre provava e
sperimentava in laboratorio, e molto spesso anche dai pianti del
piccolo Trunks.
Quel pomeriggio invece
la calma regnava suprema: i coniugi Brief erano usciti a fare quattro
passi, e Trunks giocava in giardino con una serie di macchinine in
miniatura, sotto la supervisione disinteressata di Vegeta.
Bulma l'aveva
abilmente obbligato a darle una mano con il piccolo, promettendogli in
cambio un miglioramento della camera gravitazionale ed altri
marchingegni in grado di soddisfare il suo bisogno di massacrarsi fino
alla morte con un allenamento fuori dal normale.
L'avrebbe fatto, lei
manteneva le promesse, ma non quel giorno; ora voleva semplicemente
starsene un pò in tranquillità, da sola, e
dedicarsi un'oretta di riposo.
Avanzando attraverso
l'ampio salotto e varcando la soglia della cucina, la sua attenzione
venne catturata da una fugace risata di Trunks, proveniente dal
giardino sul retro.
Sorrise
affettuosamente quando il tono infantile e cristallino del figlio
arrivò flebile alle sue orecchie, riflettendo su cosa avesse
potuto divertirlo tanto.
Pensò per
un attimo a Vegeta; sicura che non avesse fatto assolutamente nulla per
attirare l'attenzione del figlio, l'unica cosa che le venne in mente fu
un'ipotetica faccia impacciata del Saiyan che cercava di accontentare
il figlioletto e sentendosi costretto a giocare con quelle macchinine
in miniatura pur di non sentirlo frignare per il resto della giornata.
E quel pensiero che
scaturì l'immediato ampio sorrido sulle sue labbra era stato
probabilmente il motivo delle risa di Trunks.
Aprì un
anta ed estrasse una ciotola di plastica trasparente, che
poggiò sul ripiano in marmo bianco davanti a lei.
Dal cesto posto al
centro del grande tavolo di legno prese qualche fresco frutto di
stagione, gustando già con la mente la meravigliosa
macedonia che da lì a poco le avrebbe appagato il
languorino. Buona e dietetica, pensò.
Mentre si accingeva a
sbucciare una mela, sentì Trunks ridere nuovamente, ma
questa volta con più trasporto.
Sorrise serenamente,
mentre passava a tagliuzzare in quadratini gli spicchi di mela.
Vegeta doveva proprio
divertirlo. Nonostante pensarlo fu davvero difficile, le risa di Trunks
non potevano che confermarlo.
Fantasticò
per un tempo indeterminato, durante la quale la mente aveva rivolto i
pensieri esclusivamente al Saiyan, quando d'improvviso si
sentì tirare la gonna a motivi floreali rigorosamente
indossata per quella calda giornata d'estate, ispirata dall'aria
intrisa di un dolce profumo che voleva dire "vacanza", assai
simile a quello che emanava la frutta fresca che tagliuzzava
attentamente sul bancone in cucina.
I suoi occhi si
posarono sulla piccola figura che stringeva tra la manina
paffuta il lembo dell'indumento fresco di bucato, stroppicciandolo
rovinosamente nella zona interessata.
- Dimmi, tesoro. -
aveva esordito, incontrando gli occhi cerulei del figlioletto ancora
troppo piccolo per parlare decentemente ma abbastanza capace di farsi
capire dalla madre, che lo fissava interrogatorio senza però
abbandonare quell'aria spenzierata che aveva sin dalla mattina,
alimentando l'incomprensione e la successiva indifferenza del Saiyan,
disposto a dare attenzioni al figlio pur di evitare di assistere a tali
subdoli terrestri comportamenti.
Il piccolo
agitò la manina libera, indicando con un dito il giardino
dietro l'abitazione, appena visibile dall'uscio aperto su un lato del
soggiorno, da cui entrava la calda luce del sole estivo.
Bulma
asciugò le mani bagnate ed odorate di frutta fresca in un
panno che trovò lì vicino, ponendo poi
il coltello utilizzato all'interno del lavabo.
Raccolse la frutta in
un contenitore di plastica trasparente, mettendolo al sicuro nel
frigorifero e ricordandosi di zuccherarla una volta tornata.
Interpretando lo
sguardo di Trunks come una supplica silenziosa di attenzione, lo prese
per la manina lasciandosi guidare e sorreggendolo ancora
nell'incertezza dei suoi passi instabili.
Il piccolo muoveva
frenetico dei passetti rapidi e pesanti, che rimbombavano tonfi sul
pavimento, e il rumore di quei colpi veniva ammorbidito dai calzini in
lino chiaro che avvolgevano i piedini del bambino.
Bulma stava curva con
la schiena e ripiegata sulle gambe, una postura inevitabile se voleva
insegnare al piccolo come camminare. Ma mentre si sentiva trascinare
energicamente da quel corpicino ancora paffuto e morbido,
già contenitore di chissà quanta forza aliena
ereditata dal padre, le sfuggì una tenera risata soffocata.
Emettendo qualche
strana parola incomprensibile in un tono di voce che doveva imitare
quella di una bambina, ma che al contrario risultò
decisamente squillante e ridicola, Bulma e suo figlio varcarono la
soglia della porta del giardino sul retro.
Le iridi celesti
furono violentemente colpite dalla luce del sole estivo, che quella
giornata splendeva alto e rovente.
Mentre la reazione a
quell'impatto si dissolveva e la vista ritornava nitida, i suoi occhi
vennero catturati dalla schiena incurvata di Vegeta, che se ne stava
seduto sull'erba con le gambe incrociate, intento a maneggiare qualcosa.
Bulma avanzò silenziosamente, ma prima che potesse avvicinarsi a
lui, il Saiyan avvertì la sua presenza.
- Cosa vuoi? -
sbottò infastidito, voltando il capo quel pò che
basta per intravedere lo sguardo curioso di Bulma.
Lei inarcò
un sopracciglio confusa; cercò di sporgersi al di
là della possente schiena dell'uomo, ma Vegeta
ritirò le braccia nascondendo abilmente l'oggetto che
maneggiava con tanta frustazione e gelosia.
Bulma, che perdeva le
staffe anche con molto meno, appoggiò la mano libera sul
fianco, prossima all'esasperazione.
- Si può
sapere che diavolo stai facendo? -
Il piccolo Trunks
rivolgeva i suoi occhioni curiosi da un genitori all'altro, stringendo
forte la mano della madre.
- Niente che ti
interessi. Sono affari miei! - le rispose il Saiyan con ira, senza
voltarsi e continuando a maneggiare l'oggetto.
Bulma si
domandò mentalmente cosa lo stesse preoccupando con tanto
impegno e frustazione, tanto da indurlo ad un simile comportamento. Non
diverso da quello di tutti i giorni, si capisce, ma comunque molto
sospettoso, se si andava analizzando il contesto.
Le balenò
poi un pensiero nella mente, fugace e molto probabilmente azzeccato.
Guardò
Vegeta, e lo fulminò dapprima con lo sguardo; poi, con molta
calma, sorrise furbamente conscia che con le sue prossime parole
avrebbe colto nel segno l'uomo che le mostrava le spalle.
- Cosa c'è,
il Principe
dei Saiyan
non riesce a giocare con delle macchinine in miniatura? -
Come una lama
affilata, Vegeta si sentì squarciare l'orgoglio in due parti
e i suoi maneggiamenti terminarono all'istante.
Si alzò
rapidamente dall'erba fresca e si voltò, mostrando tra le
mani una macchinina rossa divisa in due parti uguali.
Silenziosamente
avanzò diretto alla porta del soggiorno, ma arrivato a
fiancheggiare Bulma e Trunks, diede il giocattolo rotto alla scienziata
dicendole di ripararlo.
Guardò poi
il figlio con sguardo torvo ed indignato, al chè il piccolo
si strinse alle gambe della madre con forza e timore.
- Scordati di giocare
ancora con me, piccolo spione! - sbottò infine, dirigendosi
a grandi passi verso la casa e borbottando qualche frase senza senso.
Bulma
sospirò; seguì con gli occhi la schiena di Vegeta
allontanarsi, e un lieve sorriso le sfuggì dal controllo,
illuminandole il viso e cancellando ogni residuo di rancore.
Piegò le
gambe per arrivare all'altezza di Trunks, e gli accarezzò
teneramente la testa senza abbandonare quel sorriso dolce.
- Hai fame? - gli
disse poi, ottenendo in risposta il consenso del piccolo.
Notando lo sguardo
spento e pieno di collera del figlio, Bulma lo strinse forte a
sè.
- Tuo padre non diceva
sul serio; voleva solo aggiustartela. - gli disse poi, cercando di
confortarlo e dandogli un piccolo bacio sulla fronte.
- Andiamo a mangiare
qualcosa, su. - propose, alzandosi e dirigendosi in cucina.
- Alla macchinina
pensiamo dopo; lo so anche io che è la tua
preferita. -
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Si vabbè,
boh.
Non state a pensare
sul senso di questo capitolo, perchè non ne ha.
L'ho messo
perchè pensavo troppo di voler continuare questa cosa della
raccolta, quindi... eccolo qui.
Siccome ho notato che
l'opera è nei preferiti di un considerevole numero di
persone, vi invito a dire cosa ne pensate, perchè
è grazie alle opinioni che posso migliorare.
E poi mi danno la
giusta spinta per continuare a sfornare idee per nuovi capitoli.
Ricordo che rispondo a
tutte tramite messaggio privato :)
Beh, a questo punto
non posso che augurarmi di dire... alla prossima! ;)
MellyVegeta
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