Where the rainbow ends?
Where the rainbow ends?
è tratta da una storia vera, più o meno. Molto
meno che più. Insomma era un freddo sabato dei primi di
febbraio, Blizzard aveva finito di imbiancare per l'ultima volta la
città e le mie amiche mi avevano trascinata di peso in
centro perché stare a casa con -2° è da
asociali. Grazie, ragazze, per avermi fatto amputare il naso...
Cooomunque, stavo aspettando l'autobus quando, dall'altra parte del
Viale, ho visto in una pozzanghera i colori dell'arcobaleno
benché in cielo non ci fosse - ancora devo capire cosa fosse
quel dannato riflesso... Alieni? - e la mia mente ha iniziato ad
elaborare varie teorie sulla domanda del titolo (che vedrete esposta
più in basso) fino a far nascere questa One-Shot che, per
inciso, è anche la mia prima Akuroku (escludendo Sfortuna.
Fortuna., ma quella è una drabble)! Anche se
ancora ho qualche dubbio... Per il momento l'avvertimento dello
Shonen-ai rimane, al massimo lo leverò.
E basta, non ho altro da dire. Solo autopubblicizzarmi la raccolta
(prevalentemente demenziale) 30 short, random stories
e augurarvi tutto l'amore di questo mondo! *sparge cuori a random*
Pairings - Axel/Roxas
Disclaimer - Questa fanfiction è
stata scritta senza scopo di lucro; Kingdom Hearts e i suoi personaggi
sono di proprieta di Tetsuya Nomura.
Se KH mi appartenesse Axel non sarebbe morto. Assolutamente no, Nomura
bello, questo non ce lo dovevi fare!
Where the rainbow ends?
Roxas studiava attentamente le punte delle sue Converse nere mentre
aspettava
l'autobus che si stava avviando tranquillamente verso i
venti minuti di ritardo. Piegò le ginocchia e sciolse un po'
le
gambe per cercare di non congelare sul posto maledicendo mentalmente
quegli incapaci della compagnia dei trasporti che non riuscivano ad
organizzare un servizio decente neanche nelle ore di punta della
giornata. Avrebbe saltato il pranzo e ciò non lo aiutava a
migliorare l'umore già pessimo per la pesante giornata che
aveva appena
passato.
Scalciò un po' di neve compatta per la stizza. Aveva
nevicato,
sì, ma non abbastanza per chiudere le scuole seppur in una
quantità sufficiente a mandare in tilt tutta la
città e i
trasporti pubblici. E lui doveva prendere la corriera per raggiungere
casa sua, sperduta in mezzo alla campagna, a mezz'ora di autobus dal
centro
abitato.
Mandò un'altra maledizione sottovoce - al sindaco, alla neve
e
alla compagnia dei trasporti - e alzò al massimo il volume
dell'I-pod, sperando che Hero's
come back
riuscisse a calmarlo come al solito. Nonostante la musica a palla
riuscì a sentire lo stesso il clacson di una Mini rosso
fuoco.
Dal labiale del guidatore dalla capigliatura dello stesso colore della
carrozzeria riuscì a cogliere soltanto qualcosa
come Roxy
e passaggio.
"Ripeti, Axel", si tolse una cuffietta e si avvicinò al
finestrino abbassato.
"Ho detto: ehilà, Roxy. Vuoi un passaggio per arrivare in
culonia dove abiti tu?", sorrise l'altro.
Questo non se lo fece ripetere due volte e salì a bordo.
"Grazie", bonfocchiò rapidamente rinfilandosi la cuffietta
ma
abbassando un pochino il volume.
"Allora, come stai, Roxy?", domandò affabile.
"Ti ho già detto milioni di volte di non chiamarmi Roxy
perché, fino a prova contraria, non sono una ragazza",
replicò guardandolo con un sopracciglio alzato "Comunque mi
girano le palle: le scuole sono aperte e quella puttana della
professoressa di latino si diverte a prendermi di mira, gli autobus non
esistono più e a casa mia ci sono ancora cinquanta
centimetri di
neve che toccherà spalare a me perché Soruccio
bello
troverà all'ultimo una scusa per affibbiarmi tutto il
lavoro",
elencò rapido.
"Questo spiega Hero's
come back", annuì il rosso come se parlasse fra
sé e sé "Ma perché devi tenere il
broncio anche con me?".
"Perché tu non aiuti a migliorare il mio umore", chiuse gli
occhi con un mezzo sorrisetto per concentrarsi sulle ultime note della
canzone.
"Che cattivo che sei!", si lagnò Axel scuotendo la testa "Io
ti
offro un passaggio e tu mi dici che ti dà fastidio vedermi?".
"Esattamente questo".
"Essere senza cuore", assunse un'aria da cane bastonato "Ecco, ora
inizia pure a piovere!", osservò le goccie picchiettare
contro
il parabrezza.
"Almeno scioglierà la neve", sorrise fiducioso Roxas
incrociando le dita.
Axel imboccò la superstrada sotto un temporale torrenziale
che,
contro le speranze dell'amico, si esaurì pochi minuti dopo.
"Ma che meraviglia!", esclamò allegro il rosso indicando
fuori
mentre il biondino borbottava qualcosa che assomigliavano a minacce di
morte al fratello se non l'avrebbe aiutato a spalare quella
fottutissima neve "C'è l'arcobaleno!".
Roxas seguì il dito di Axel fino a notarlo "Bello",
annuì continuando a fissarlo.
"Secondo te dove finisce?", gli domandò all'improvviso.
L'altro ci rifletté su. "Non ci avevo mai pensato... Adesso
come adesso non lo so".
"Woah! Roxas che non sa qualcosa!", si portò le mani sui
capelli
per un secondo "I Maya hanno ragione, il mondo sta per finire!".
"Smettila, idiota!", borbottò seccato dandogli le spalle.
"Magari fra un mese ci sarà l'apparizione dei Cavalieri
dell'Apocalisse! Preghiamo che la nostra anima riceva la grazia!",
continuò con voce disperata.
"La pianti o devo tappartela io quella fogna?".
Axel scoppiò a ridere rumorosamente. "Vuoi sapere un
opinione
esterna e non scientifica?", domandò con ancora un
sorrisetto
soddisfatto sul volto.
"Le tue opinioni non mi interessano, capelli a petardo".
"Non insultare la mia capigliatura! E comunque è di mia
madre, non mia".
"Oh, se lo dice Aerith, d'accordo, sentiamo", appoggiò i
piedi sul cruscotto e si tese verso l'altro.
"Lei mi diceva sempre, da piccolo, che l'arcobaleno finisce dove
c'è la felicità", spiegò con l'indice
alzato come se stesse spiegando un importante teorema.
"Avrei giurato nella pentola d'oro del folletto, ma questa è
più fantasiosa", sorrise Roxas e inclinò la testa
a destra - in un gesto che lo faceva assomigliare molto a Sora -
pensoso "Il mio, allora, è infinito".
"Niente è infinito, Roxy: ogni cosa ha un inizio e una fine".
"Tralasciando il Roxy,
che cavolo ti prende? Sembri più intelligente del normale!".
Axel posò la mano libera sulla testa di Roxas e gli
scompigliò amorevolmente i capelli. "Oh, ma io sono
intelligente. Sei tu che ti rifiuti di ammetterlo...".
"Non è questione di ammetterlo o meno,
è il QI", replicò calmissimo.
"Quei test non valgono niente", scosse la testa il rosso svoltando su
una via laterale e rimanendo a bocca aperta "Allora non scherzavi
quando dicevi che ce n'era mezzo metro...", scese dall'abitacolo
fissando i cinquanta centimetri di neve che si trovavano sulla strada.
"Io non scherzo mai", ribadì Roxas passandosi la sciarpa
intorno al collo "Grazie per il passaggio, Axel. Ci sentiamo stasera su
Skype?".
"D'accordo, a patto che non mi ripeta La Divina Commedia
per la millionesima volta: l'ho studiata anch'io quella roba!".
"Si vedono i risultati... A dopo", si avviò alzando una mano
come saluto.
"Apetta, Roxy!", Axel lo rincorse, inciampando un paio di volte sui
suoi piedi "Dato che non ho niente da fare potrei aiutarti a spalare".
"Mi chiamo Roxas, ROXAS! R-o-x-a-s, memorizzato?", si
picchiettò la tempia con l'indice imitando l'amico con un
sorriso mal celato sulle labbra "E comunque, grazie, ti devo un favore".
"Di niente", ricambiò lui con uno aperto a scoprirgli tutti
e trentadue i denti "A questo servono gli amici".
E Roxas, guardando quel sorriso, non poté fare a meno di
pensare alla storia di Aerith: Axel, senz'ombra di dubbio, era la fine
del suo arcobaleno.
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