Capitolo
terzo
Quella
notte non riuscì a dormire come desideravo. Mi svegliai alle
sei del
mattino e presi tutta la calma del mondo per fare colazione e
ripassare inglese. Non credevo al fatto di essermi alzata
così
presto.
I
miei stavano ancora dormendo e Michele era rimasto da Giulia. Era
bello non litigare con il fratello maggiore per colazione. Aveva un
talento naturale a rompermi le scatole. Quando c'era con lui Giulia,
allora io potevo respirare. Con lei avevo stretto subito amicizia.
Aveva due anni in più di me, venti, e non sapevo come
facesse a
stare con quello scorbutico di mio fratello. Era una brava ragazza,
educata e davvero simpatica. Appena potevamo, passavamo un po' di
tempo fra donne e mi aveva raccontato che Mich era il ragazzo
più
dolce del mondo. Non ci credevo, ma sapevo che lui l'amava molto.
Forse bisognava dargli un po' di fiducia.
Comunque,
mi si prospettava una giornata davvero lunga. Dovevo trovare un modo
per fare rimanere Elisa e Riccardo da soli, magari nella mia stanza,
e sperare che Ricky fosse riuscito a fare intendere alla mia amica
che aveva preso una sbandata per lei. Avevo già programmato
il
piano. Il giorno dopo avremmo avuto interrogazione di arte ed io ero
una frana, perciò avrei chiesto ad Elisa una mano e quando
fosse
arrivata, con noncuranza le avrei detto che sarebbe arrivato anche
Ricky, perché aveva bisogno per lo studio, non avendo tutti
gli
appunti necessari per l'interrogazione. Poi, avrei sicuramente
escogitato un modo per lasciarli soli, no?
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Entrai
a scuola in anticipo, ma trovai Elisa già in classe.
“Ehi
Eli! Ho bisogno di una mano per studiare arte. Oggi pomeriggio puoi
venire da me?” le domandai speranzosa.
“Ma
sì, dai! Io ho studiato quasi tutto. Mentre ti aiuto,
ripasso. A che
ora facciamo?”
“Va
bene alle tre e mezza?” le sorrisi.
“Certo!”
La
mattina passò abbastanza velocemente. Il test d'inglese non
era
stato poi così orribile come mi ero aspettata. Tornando a
casa, mi
ritornò alla mente l'incontro con Manuel. Era difficile
ammetterlo,
ma non l'avrei più rivisto. Pazienza. Infondo non sapevo
neanche
quanti anni avesse. Immaginavo fosse più grande di me, ma
non sapevo
di quanto. Magari aveva trent'anni! Sembrava più uomo, che
ragazzino. Forse era per questo che l'avevo trovato tanto
interessante.
Entrai
in casa e trovai mia madre in cucina. Era il suo pomeriggio libero.
Faceva l'infermiera in ospedale. La salutai con un bacio.
“Ciao
Ale. Come è andata a scuola?”
“Benone
mamma. Ho fatto il test d'inglese. Penso sia andato bene”
ammisi.
“Okay,
mi fa piacere. Ale, tra un'ora devo uscire con Simona. Rientro
stasera. Voi riuscirete a badare a voi stessi, giusto?” mi
domandò.
Simona
era la vicina di casa, nonché l'amica più fidata
di mamma. Per mia
enorme sfortuna, era anche mamma di Luca. Davvero tutto il mondo
è
paese!
Purtroppo
mamma faceva paragoni con i miei voti scolastici e quelli di Luca.
Era una tortura! Per non contare che, a volte mi toccava uscire anche
con lui, perché non aveva molta vita sociale. Uscire con
Luca era
estremamente rilassante. Parlava pochissimo! In poche parole, ti
lasciavi i tuoi ampi spazi..
“Va
bene mamma. Lo facciamo sempre quando sei al lavoro. Ma Mich torna a
casa?”
“Sì,
credo venga anche Giulia. Mich ha invitato un compagno di
facoltà.
Devono controllare un progetto insieme” dichiarò.
“Ah,
cavoli. Sai chi è? Perché comunque oggi
pomeriggio vengono anche
Elisa e Riccardo. Staremo in camera, così non daremo
fastidio.”
“Okay!
Non so chi è il ragazzo. Comunque, cercate di non farvi
riconoscere,
te e Mich. Niente litigi, grazie!” mi ammonì.
“Tranquilla.
Oggi non ne ho il tempo” sorrisi e mi presi un piatto di
pasta in
cucina.
Di
lì a poco sarebbe arrivata Elisa. Avevo avvisato Riccardo a
scuola
quella mattina. Per le quattro, sarebbe arrivato anche lui. Misi in
ordine la mia stanza e preparai i libri sulla scrivania.
Sentì
qualcuno entrare in casa. Mi precipitai in cucina e trovai Michele e
Giulia.
“Ciao
Ale! Ehi, oggi pomeriggio siamo venuti a romperti le scatole
qui”
mi disse Giulia, salutandomi con due baci sulle guance ed un
abbraccio.
“Nessun
problema Giu. Oggi vengono anche due miei amici e staremo in camera,
così non ci daremo fastidio a vicenda.”
“Sì,
sorella. Sparisci va! Così noi riusciamo a lavorare
seriamente” mi
incalzò Michele, sorridendo divertito.
Io
gli feci una linguaccia.
Lasciai
i due piccioncini da soli e cominciai a fare gli esercizi di
matematica per il giorno seguente.
Elisa
arrivò alle tre e trentacinque. Strano, cinque minuti di
ritardo. Di
solito era puntuale come un orologio svizzero.
Iniziammo
a studiare arte sul mio fantastico letto matrimoniale. Non ero stata
indecisa sul comprarlo quando mi avevano cambiato l'arredamento della
camera l'anno prima. In realtà, il letto sarebbe dovuto
essere ad
una piazza e mezzo, ma avevo espressamente desiderato quello
matrimoniale. I miei mi avevano guardato sconvolti, chiedendomi:
“Non
è che per caso ci porterai a casa un ragazzo dall'oggi al
domani e
dirai che viene a vivere con noi, vero?” Avevo riso e gli
avevo
risposto che semplicemente avrei potuto dormire più
comodamente e
forse piantarla di cadere giù dal letto durante la notte.
Sembrava
impossibile, ma in 18 anni della mia vita, ero riuscita a cadere dal
letto all'incirca dieci volte.
Sentì
bussare alla porta della camera. “Avanti!”
“Ehi,
ciao ragazze!” era Riccardo. Piccolo problema. Non avevo
detto ad
Elisa del suo arrivo! Lei lo guardò a lungo, evidentemente
in
soggezione e poi, lo salutò senza guardarlo negli occhi.
Questo era
davvero un buon segno. Se non guardi una persona negli occhi,
è
perché non vuoi far notare a questa che sei in
difficoltà, il che
vuol dire che questa persona un po' ti piace.
A
questo punto, decisi di esporre il fatto.
“Eli,
mi sono dimenticata di dirti che a Ricky mancano degli appunti di
arte, perciò ho pensato che potrebbe studiare con noi. Non
ti da
fastidio, vero?”
Elisa
mi guardò interdetta “Ah..no! Va bene!”
Io
sorrisi mestamente. Stava procedendo tutto liscio.
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Gli
osservai mentre discutevano su un'opera artistica di Andrea Mantegna,
“La Pala di San Zeno”. C'era sintonia tra loro, si
vedeva. Solo
che, sapevo che Elisa pensava che Riccardo si credesse eccessivamente
intelligente e affascinante.
In
realtà, lo era, ma diversamente dagli altri, cercava di
mantenere i
piedi a terra il più possibile e sapeva relazionarsi con il
prossimo.
Decisi
che era ora.
“Ragazzi,
vado un secondo in cucina a prendere qualcosa da mangiare.”
Riccardo
mi osservò e capì all'istante. “Vai
pure Ale. Noi continuiamo a
studiare”
“Okay”
uscì dalla stanza, senza notare l'espressione terrorizzata
di Elisa.
Giulia
e Mich erano sul divano. Mich si stava lamentando che l'amico era in
ritardo. Andai in cucina, riflettendo su quanto tempo avrei dovuto
concedere a Riccardo ed Elisa per stare da soli. Tifavo tantissimo
per quella coppia. Li adoravo entrambi e speravo potesse nascere
qualcosa tra loro.
Il
campanello suonò per l'ennesima volta. Doveva essere il tipo.
“Ale!
Puoi aprire tu la porta? Stiamo già lavorando al
progetto” mi
domandò Mich.
“Okay,
vado” risposi scocciata.
Andai
ad aprire la porta e..oh cazzo! Penso che ebbi un principio di
collasso. Non credevo a ciò che stavo vedendo. Quegli occhi,
quel
volto e quel naso! Non sapevo che fare. Sarei potuta restare
lì
un'eternità ad ammirarlo. Dovevo svegliarmi dalla mia
trance, ma
come?
Indossava
una camicia blu e azzurra a quadri e un paio di jeans scuri. Aveva il
gel tra i capelli ed erano acconciati verso l'alto. Mi
scrutò e mi
sorrise. Cavolo, perché! Aveva un sorriso mozzafiato ed era
pure
altro! Non mi sentivo molto bene..
“Ohi!
Beh, ci si rivede! Così sei la sorella di Michele,
Alessandra. Il
mondo è proprio piccolo” mi offrì la
mano ed io lo guardai
confusa.
Dovevo
fare un passo indietro. Il giorno prima mi aveva guardato come se
fossi un fantasma, e adesso faceva il carino con me? Ma cazzo! So
perché lo faceva: non voleva lo sbattessi per strada a calci
nel
sedere!
Comunque,
decisi che una stretta di mano non mi avrebbe fatto male, anzi..
“Eh,
sì. Sono Alessandra” evitai di guardarlo. Dovevo
essere rossa per
la vergogna, scaturita dalla sua troppa bellezza. “Mich e
Giulia
sono in soggiorno, in quella direzione” la indicai e chiusi
la
porta alle sue spalle.
“Ah,
grazie. Vado, che sono già in ritardo”
“Okay,
ciao”
Dopo
di che, me ne fregai di Elisa e Riccardo ed entrai nella mia stanza.
Stavano ridendo di qualcosa. Entrata, mi guardarono e mi chiesero
all'unisono “Che hai?”
Si
guardarono e scoppiarono a ridere. Notarono che io non risi con loro,
ma mi limitai a lanciarmi sul letto. Così Elisa mi
domandò “Ma
Ale, stai bene?”
Io
risposi “No, lui è qui.”
Fine
Hi
girls! Prima di tutto, vorrei scusarmi per non avere postato per
tutto questo tempo, ma sono stata davvero impegnata in queste
settimane; tra la scuola e la patente, ho avuto poco tempo per
scrivere. Anzi, condivido con tutte voi la notizia: ho preso la
patente! Vi assicuro che non ci credo ancora. Sono una tale imbranata
a guidare -.-
Bene.
Non sono qui per parlarvi di me, ma dei personaggi della storia. Ecco
Manuel che fa di nuovo capolino nella vita di Alessandra. Questa
volta, sembra piacevolmente sorpreso nel vederla, ma chissà
se d'ora
in poi sarà sempre così, o tra loro ci saranno a
lungo alti e
bassi..boh!
Che
ve ne pare di questo capitolo? Mi piacerebbe leggere molte
recensioni. Sono rimasta un po' delusa di non aver ricevuto nessuna
opinione del secondo capitolo :(
Ho
paura che questa storia possa farvi schifo e sinceramente, potrebbe
anche essere. Mi piacerebbe anche sapere se la trovate stupida. Non
me la prendo, anzi, magari capisco che devo impegnarmi di
più e
cerco di migliorare. Ci tengo davvero alle vostre opinioni. Adesso
vado. A presto, mie care lettrici xD
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