Il silenzio che aleggiava nell'ospedale si ruppe quando i tre varcarono
la soglia dell'edificio, con le braccia cariche di regali e fiori.
- Gioite gente, Zack e Rian sono tornati! - gridò Zack
lanciando
le braccia in aria e facendo cadere petali di rosa al suo passaggio.
- Smettila, deficiente, o ti cacceranno di nuovo - ridacchiò
Alex, assestandogli un piccolo buffetto sulla spalla. Zack
sospirò e regalò una viola a un'infermiera,
trotterellando dietro agli altri con fare felice.
- Credete che Zoe si ricordi ancora di me? - se ne uscì dopo
un attimo, scandagliando l'entrata con aria attenta.
- Figurati, sicuramente si è trovata qualche altro pollo -
gli
rispose Rian, scrollando le spalle e sfregandosi indice e pollice.
- Chessò, uno più ricco e vecchio -
precisò,
ridendo fra se e se. Zack lo guardò con aria affranta ma poi
scosse la testa, contrariato.
- Quella ragazza era un'arpia - commentò. - Non mi son perso
niente -
- Così ti voglio, amico - ribatté Alex, dandogli
un
pugno. Si guardò un attimo attorno e poi imboccò
il
corridoio sulla destra, camminando velocemente e senza far rumore,
anche se il casino che non faceva lui era prodotto dai suoi due
accompagnatori. Alzò gli occhi al cielo e finse un sospiro
stressato, poi si portò un dito davanti alle labbra e fece
cenno
di tacere agli altri. Appoggiò la mano sulla maniglia e li
guardò in faccia con aria seria e preoccupata, pronto ad
aprire
la porta.
- Brutti cazzoni, se uno di voi tocca qualcosa siamo morti; quindi
limitatevi a parlargli, ok? -
I due annuirono e trattennero il respiro in segno di rispetto, anche
perché era tanto che non vedevano Jack ed avevano paura di
sapere quali fossero realmente le sue condizioni. Rian
abbassò
gli occhi e Alex respirò a fondo, dopodiché
spinse la
porta in avanti, delicatamente. Entrò per primo e
diede
un'occhiata ai valori di Barakat, ma visto che non ci capiva niente
decise di lasciar perdere e far entrare gli altri. Zack
varcò la
soglia per secondo, seguito a ruota da Rian. Si lasciò
sfuggire
un gemito di malinconia e si avvicinò al letto del
chitarrista,
senza aver la forza di sfiorarlo.
- Cavolo, speravo stesse meglio.. - mormorò.
- Anch'io - ammise Alex. Gli accarezzò la guancia e si morse
il labbro, sospirando.
- Ehy Jack, sono io, Rian. Come va, campione? Scommetto che anche da
addormentato sei il preferito delle infermiere, non è
così? - sussurrò il batterista, chinandosi in
avanti
verso l'amico. Gli altri rimasero in silenzio a osservarlo.
- Beh, sappi che Zoe non la devi proprio far avvicinare, o Zack
s'ingelosisce - scherzò.
- Sai, credo che sotto sotto lei gli piaccia ancora, ma tu non glielo
dire, eh. Deve capirlo da solo - gli confidò.
Il bassista alzò gli occhi al cielo con un
''Perché a me?'' e finse un'aria stremata. Rian sorrise.
- Penso anche che ora farà di tutto per negare. Ma tu non
credergli, vuole solo mentire a se stesso - lo avvisò.
- Ma smettila, coglione - ribatté l'altro, tirato in causa.
- Jack, ignoralo, vuole solo prendermi in giro -
- Visto, che ti avevo detto? Ho o non ho ragione? - commentò
scrollando le spalle con aria soddisfatta.
Zack si passò una mano sul viso, senza sapere come
rispondere.
- Sì, okay, hai ragione. Mi piace ancora. Contento? -
Il volto di Rian si illuminò con un sorriso compiacente.
- Molto - annuì. L'altro rise fra se e se e si
appoggiò con la schiena alla credenza delle medicine.
- Sai Jack, si sente la tua mancanza in studio - disse.
- Già, quel coglione di Alex sta sempre zitto e il manager
s'incazza abbestia a ogni minima distrazione - spiegò il
batterista.
- Dovresti tornare e spiegargli che divertirsi è
più importante di far soldi - concluse il bassista.
- Anche tornare e basta andrebbe bene, in realtà -
mormorò Gaskarth, mettendo alla luce quello che tutti
pensavano.
Calò un silenzio teso e doloroso, e Alex mandò
indietro
le lacrime, mordendosi il labbro inferiore.
- Mi manchi tanto, Jack - sussurrò con voce spezzata.
Abbassò lo sguardo e Zack lo abbracciò stretto,
mentre
Rian si alzava e gli si avvicinava. Li circondò con le
braccia e
affondò il viso nelle loro schiene contratte, la tristezza
che
si diffondeva dentro tutti quanti tra un singhiozzo e l'altro del
cantante.
- Cos'è, un abbraccio di gruppo senza il membro
più importante? -
- Eh? - boccheggiò Gaskarth. Spinse via gli altri e si
lanciò verso il letto, per trovare Jack addormentato e
tranquillo come al solito.
- Ecco, perfetto, ho pure le allucinazioni - commentò
storcendo la bocca in una smorfia stanca.
- Alex, fratello, io-- - cominciò Rian, la bocca
semiaperta e la mano a mezz'aria, pronta a sfiorargli la spalla.
- No, lascia perdere. So cosa stai per dire e non mi serve una pausa -
lo zittì l'altro con un gesto scocciato della mano.
- E, anche volendo, non riuscirei a lasciare Jack qui da solo, quindi
toglitelo dalla testa -
- E allora andiamoci insieme in vacanza -
Stavolta Alex si voltò abbastanza in fretta da vedere
Barakat tirato su con un sorriso enorme dipinto in faccia.
- J-Jack? - balbettò, sgranando gli occhi. La
felicità
prese rapidamente possesso del suo viso, che si rilassò e si
illuminò come non mai. Il chitarrista sorrise e si sporse in
avanti per abbracciarlo, stringendolo a se il più forte
possibile.
- Oh Jack, mi sei mancato così tanto. Sei un coglione, un
coglione - singhiozzò il castano, aggrappandosi all'amico
con
tutta la forza che aveva in corpo e cominciando a tremare senza sosta.
- Lo so, Alex, lo so. Va tutto bene ora - mormorò l'altro,
baciandogli la fronte per tranquillizzarlo. Rian e Zack sorrisero e si
avvicinarono al lettino, sul volto un misto di stupore e tenerezza.
Rian si morse il labbro, addolcito.
- Da quanto sei sveglio, Jack? - domandò Gaskhart in un
sussurro
commosso, ricacciando indietro le lacrime. Allentò un po' la
presa per permettere all'amico di respirare e poi lo strinse
nuovamente, come se se l'avesse lasciato andare per un solo secondo
Jack sarebbe caduto di nuovo in un coma senza ritorno.
- Da stanotte, Alex - disse il chitarrista, baciando il capo
dell'altro. - Non so cosa sia successo, ma sentivo
tremendamente
la vostra mancanza e poi, puf, mi sono svegliato qui, e la prima cosa
che ho cercato sei stato tu - ammise con una smorfia imbarazzata.
- Poi un'infermiera se n'è accorta e il direttore ci ha
chiamati, così abbiamo pensato di farti una sorpresa -
spiegò Zack.
- Buon compleanno, Gaskarth - sussurrò Jack, cingendogli il
volto e inspirando il suo odore. Rian sorrise e si appoggiò
al
compagno, godendosi la scena. Alex riprese a tremare - dalla gioia
stavolta - e lasciò che le lacrime scendessero copiose lungo
le
sue guance.
- Oh Jack, Jack cazzo - balbettò, accarezzando i capelli
dell'altro e stringendo gli occhi il più possibile.
- Mi sei mancato così tanto - singhiozzò,
premendo il volto contro il petto magro di Barakat
- Anche tu, Alex, anche tu - lo tranquillizzò l'altro,
respirando lentamente ma col cuore a mille. - Cazzo, se mi sei mancato -
''I thought I'd never see the day on you smiled at me''
canticchiò il castano nella sua testa, baciando il petto
dell'amico.
- Cazzo, dobbiamo assolutamente festeggiare - esclamò poi,
liberando il compagno dalla stretta e asciugandosi velocemente il volto
con l'avambraccio. - Tutto il mondo deve sapere che quel coglione di
Jack Barakat è di nuovo in piedi -
Jack sorrise, contento. Scese dal letto, fece qualche passo incerto e
poi abbracciò tutti quanti, silenziosamente.
- Ora gli All Time Low sono di nuovo al completo - annunciò,
guardandoli negli occhi uno per uno..
- Mondo, preparati a essere preso a calci in culo - gridò,
stringendo le mani di Zack e Alex e portandole in alto con fare deciso.
Il gruppo lanciò un urlo convinto e si cinse in un ultimo
abbraccio, prima di tirare fuori la chitarra e rallegrare l'atmosfera
tesa che aleggiava nell'edificio. Rian si mise sulle spalle Alex e si
avvicinò alla porta, dando una pacca sul braccio a Zack. Il
cantante si voltò un'ultima volta verso Jack, che aveva
imbracciato la chitarra e si accingeva a strimpellare qualche accordo
insicuro, e sorrise.
- Grazie Jack - sussurrò, mentre le note di Walls riempivano
l'aria. L'altro intese il suo sguardo e ricambiò con un
cenno
del capo, dandogli l'attacco. E quando cominciò a cantare,
il
ragazzo si rese conto che era vero. Gli All Time Low erano tornati. E
nessuno avrebbe più potuto fermarli.
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