Red Order, Love Exorcists! di M e g a m i (/viewuser.php?uid=150368)
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NDA:
Mi scuso per averci messo tanto tempo ad
aggiornare, ma le idee e il tempo scarseggiavano. Questo capitolo non
è tanto
lungo, ma vedrò di recuperare coi prossimi! ♥
-
E io che
quasi speravo dopo tutto questo
tempo che quella disgraziata dell’autrice si fosse
dimenticata di questa
storia. Dannazione.
Mi tocca
andare avanti a raccontare, quindi?
E andiamo avanti...
« EHI,
ASPETTA! »
Sachiko
Aragi si bloccò al suono di quella
voce. L’aveva riconosciuta subito, anche se quel pomeriggio
era la prima volta
che l’aveva sentita. Le era rimasta... come dire, impressa.
Per un
attimo la sfiorò il pensiero che
stesse chiamando lei. Ma fu solo un attimo, e scuotendo la testa si
rincamminò
verso casa sua. Non si voleva nemmeno voltare a guardarlo, sarebbe
stato tempo
sprecato.
«
Cho-... Chomesuke...? ».
Si
bloccò. Ora quella voce era decisamente
troppo vicina per pensare che si stesse rivolgendo a qualcun altro. Si
voltò
lentamente, quasi sperando di essersi sbagliata, ma al tempo stesso
desiderando
che non fosse così – ci rinuncio a capire la mente
contorta femminile. E no,
non si era sbagliata.
Lavi Bookman
aveva chiamato proprio lei.
«
“Chomesuke”,
cho? », domandò perplessa, cercando di non far
trasparire quanto il fatto di
trovarsi di fronte a lui la facesse sentire nervosa. Aaah, questi
adolescenti
innamorati...
«
E’
quello che c’è scritto sul tuo giubbotto.
», le rispose lui, indicandolo. La
signorina Sachiko piegò leggermente la testa per cercare di
leggere la scritta
sulla sua schiena. Non se ne era mai accorta, tanto era svampita.
«
Scusa, è che... non sapevo come chiamarti. »,
continuò Guercio-kun, sorridendo
e grattandosi la testa. « Di solito chiamo le persone per
nome da subito, ma
molti si offendono, e così... »
«
Non fa niente, cho. Chomesuke è... carino. »,
borbottò in risposta,
distogliendo lo sguardo.
Il giubbotto
le stava parecchio grande, tanto
che era costretta a doversi tirare su le maniche in continuazione per
poter
usare le mani. Anche la tuta che indossava era di una o due taglie
più grandi.
Ma non le importava, anzi. Aveva sempre preferito i vestiti larghi e
comodi a quelli
aderenti. Non le era mai interessato far risaltare la sua bellezza
– un vero
peccato, direi.
Neanche in
quel momento, mentre stava
parlando con il ragazzo che in teoria le piaceva, si sentiva a disagio
perché
non era vestita bene. Era semplicemente... se stessa.
«
Hai... bisogno di qualcosa, cho? »
«
Eh? No. E’ che ti ho vista e ho pensato di salutarti, tutto
qui. », sorrise
ancora lui.
E
certo, cho, “tutto qui”. Lavi Bookman
non si rendeva neanche minimamente conto di quanto il suo
“tutto qui” e il suo
sorriso spensierato fossero fonte di palpitazioni tachicardiche per la
signorina Sachiko.
«
Fammi
capire un po’... ma tu fumi? », le
domandò all’improvviso un Guercio-kun
piuttosto sconcertato, facendo un cenno verso il pacchetto di sigarette
che la signorina
teneva in mano. Anche lei abbassò lo sguardo.
«
Ma...
ma ti sembra, cho?! », sbottò dopo qualche secondo
che le era servito per
realizzare il tutto. Dovete capire che la velocità dei
processi mentali di una
giovane fanciulla il cui cuore è stato rapito
dall’amore rasentano la staticità
e il rimbambimento più totale. Se vogliamo aggiungere, poi,
che questa
fanciulla in particolare non era già molto sveglia di suo,
fate voi i conti...
Beh,
tornando a noi. Lavi Bookman era scoppiato
a ridere davanti alla sua espressione scandalizzata, come se
l’avesse accusata
di chissà quale crimine – fumare fa bene alla
salute, ne sono fermamente
convinto –, ed ora le stava prendendo di mano il pacchetto,
per leggere la
marca. Marlboro rosse. Mh.
« Beh,
e allora che ci fai con queste? »
« Queste... »,
sottolineò leggermente
stizzita, riprendendosele, « sono per Marian, cho. Manda
sempre a me a
prenderle, perché se no è costretto a pagare i
debiti che ha col gestore della
tabaccheria. »
« E
il cassiere te le da anche se sei minorenne? »
«
Marian dice che ha una cotta per me, anche se io non ci credo. Dice che
è per
questo che me le da e che non fa mai storie perché non ho i
soldi per saldare
il conto delle scommesse che ha perso alle schedine. »
«
Questo Marian è proprio un approfittatore! »,
esclamò il nostro guercio
accennando ad un'altra risata.
Anche la
signorina si mise a ridere. « Approfittatore
è un complimento! Allen ti ha mai raccontato di quella volta
che... », e qui iniziò
a divagare, e io non ho la benché minima voglia di
trascrivere tutto.
Accontentatevi della mia immensa pazienza fino ad adesso.
Ma passiamo
a quello che pensò Guercio-kun
mentre la osservava parlare, ridere e gesticolare. L’unico
occhio che gli
rimaneva – sì, perché se non
s’era ancora capito, l’altro era coperto da una
benda dall’aria piratesca, ma questa è un'altra
storia... – catturava anche la
più piccola fossetta che le si formava sulla guancia, e
registrava quante volte
arricciasse il naso, o scrollasse le spalle, divertita. Quello che
però non
aveva mai notato fino a quel momento era quanto fosse... bella,
soprattutto
quando rideva. Non come la signorina Linalee, non di una bellezza
semplice ma
anche talmente curata da sembrare perfetta. Eppure c’era
qualcosa che a pelle
gli piaceva di quella ragazza, saranno stati i capelli ribelli tirati
indietro
come capitava, sarà stato quel giubbotto enorme e di un
giallo assurdo, sarà
stato il suo modo infantile di parlare, aggiungendo sempre quel
“cho” alla fine
di ogni frase. Guardandola, gli veniva spontaneamente da sorridere,
cosa più
unica che rara per lui.
Eppure
quello non era il momento di lasciarsi
andare a sorrisi e chiacchiere amichevoli. Lavi Bookman scosse appena
la testa
come per scrollarsi quei pensieri di dosso.
«
Senti
Sachiko, già che ci siamo, ti volevo chiedere... uh... pensi
che Linalee uscirebbe
con uno come me? »
Il sorriso
le si congelò in faccia. Ecco
perché. Adesso si spiegava tutto. Era stata una povera
illusa a credere che
Lavi Bookman l’avesse avvicinata solo per scambiare quattro
chiacchiere
disinteressate.
«
Sachiko...? »
«
Chiamami... chiamami Chomesuke, cho. », si sentiva una
stupida per come si
stava aggrappando a quel nome ridicolo. Ma voleva tenersi almeno
quello. Quel
soprannome era suo, solo suo. E gliel’aveva dato lui, anche
se per caso.
«
Lina ti piace proprio tanto, eh, cho? »
«
Forse è un po’ presto per dirlo,
però... non lo so, vorrei conoscerla. Diciamo
che mi ha colpito, ecco. »
La signorina
accennò a una risata nervosa. «
Lina non passa mai inosservata, sfortunatamente per Komui-san, cho
»
«
Komui-san...? E chi è, il suo ragazzo? »
«
Eeehm,
no, non proprio! E’... suo fratello maggiore. O meglio, cho,
un rottweiler
capace di sbranare chiunque le si avvicini. »
«
Ahia.
»
« Ti sei cacciato in un bel guaio. »
« A
quanto pare... Però... non mi hai risposto. »
«
Uhm...
è una domanda difficile, cho. Lina non è mai
uscita con un ragazzo, per quel
che ne so. No, veramente c’era un tipo che le piaceva, ma
è stato parecchio
tempo fa, cho, quando ancora io non la conoscevo, e non me ne ha mai
parlato
molto, quindi non so che dirti. Comunque posso provare a chiederle
che... che
cosa ne pensa di te, o qualcosa del genere. Con qualche scusa tattica e
giri di
parole da spettegolatrice professionista, ovviamente, cho. » E comunque, cho, Lina è talmente ingenua
che
non capirà neanche di che sto parlando.
«
Davvero?
Mi faresti un grandissimo favore! »
« Ma
va’. Beh, allora ti faccio sapere lunedì a scuola,
cho! »
«
Eeeh?!
No, non posso aspettare fino a lunedì! Aspetta, ti do la mia
mail. »
L-La sua mail?! Questo vuol dire che si aspetta che
gli scriva?! E che gli
dovrei scrivere?! Come posso iniziare...?, ma la frazione
di secondo dopo la povera signorina si rese conto che quello che
veramente
importava a Guercio-kun non sarebbe stato il suo messaggio, ma il
contenuto.
La risposta
della signorina Linalee.
« Uhm, sì... ». Con
ostentata noncuranza si
mise a frugare nelle mille tasche del giubbotto e dei pantaloni,
neanche fosse
quel gatto blu che Road si guarda in televisione. « Aspetta
solo un secondo che
cerco il cellulare... ah, ero convinta di averlo messo qui, e invece...
dove
caspita è fini-trovato, cho! Tieni. », e tirandosi
su per l’ennesima volta la
manica del suo giubbotto giallo, glielo porse, mentre lui faceva lo
stesso col
suo.
Non appena
ebbero finito di scambiarsi i
relativi recapiti, una leggera pioggia cominciò a cadere.
Che tempismo, eh?
«
Acc-...!
Sarà meglio che vada! Se le sigarette s’inzuppano,
Marian mi uccide, cho. », si
lamentò la signorina Sachiko, coprendosi la testa con una
mano. « Allora... a
lunedì, cho! »
« A
stasera. », ribattè lui, agitando il cellulare.
« ...
Certo, cho. ». Gli rivolse ancora uno sguardo, poi si
girò e iniziò a correre
verso l’appartamento che divideva con Marian Cross e Allen
Walker. Ma non aveva
fatto che qualche metro che il semaforo rosso dell’incrocio
l’aveva bloccata.
No, in realtà era qualcos’altro ad averla
costretta a fermarsi e a voltarsi di
nuovo indietro.
«
Chomesuke!
Grazie! »
« Non
c’è problema! Se sei un bravo ragazzo, potresti
anche farla felice. E se è
felice Lina, lo sono anch’io, cho. Quindi... », e
accennò ad un sorriso. « ... sei
un bravo ragazzo, Lavi Bookman? »
« Ti
sembro un bravo ragazzo? », replicò lui,
ricambiandolo – ‘sti due sono tutti
sorrisi...
« ...
Non lo so, cho. Non ne sono ancora... sicura. », e con un
ultimo sorriso furbo,
lo aveva lasciato sul ciglio della strada, sconcertato.
Ronzio.
Le
ho chiesto che cosa ha pensato
di te, e ha detto che ha prima vista le sei sembrato un ragazzo
simpatico. Ha
detto anche che ti aveva notato stamattina fuori da scuola. Wow, Lina
che nota
un ragazzo! Ormai c’è da decidere solo la data
delle nozze! (≧▽≦)
«
Lavi. »
Guercio-kun
chiuse con un scatto il cellulare
mentre il sorriso gli spariva dal volto, e si strofinò
ancora più forte l’asciugamano
sui capelli bagnati – e no, mie care signorine infoiate, non
ho intenzione di
mettermi a descrivere come le gocce d’acqua ricadessero sul
suo collo e sulla
sua schiena nuda – coprendosi in parte la faccia. Non aveva
voglia di guardarlo
e neanche di farsi guardare. Lo conosceva troppo bene, avrebbe finito
per
capire che c’era qualcosa che non andava. Che poi, nemmeno
lui sapeva che cosa
ci fosse che non andava.
Era tutto a
posto. Tutto stava andando...
secondo i piani.
«
Lavi.
», ripeté.
«
Cosa?
», e distolse ancora di più lo sguardo.
« Non
chiedermi “cosa” quando sai benissimo di
“cosa” sto parlando. »
Il
nostro eroe si lasciò andare a un sospiro esausto.
« Sta... andando tutto bene.
», rispose. « Niente intoppi. Ancora qualche
giorno, e potrò passare alla fase
successiva. »
Ci fu un
attimo di silenzio, in cui
Guercio-kun si senti squadrare dal capo ai piedi. Quegli occhietti
malvagi
probabilmente erano in grado anche di vedere attraverso
l’asciugamano.
«
Lavi...
non devi lasciarti coinvolgere. », gli aveva letto dentro
come niente fosse.
« Lo
so. »
« Ne
sei sicuro? »
« ...
Avrò quella borsa di studio ad ogni costo, vecchio, il
resto... non conta. »
23 e 37.
Altro ronzio.
Buonanotte...
(・ω・)/
Altro
sorriso.
Però
non le rispose.
Mi sto
calando troppo nella parte del
narratore, accidenti.
Però
sono bravo. Parecchio bravo.
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