Winter Sun - Epilogo
Il paesaggio buio
scorreva
velocemente di fianco a lui, ombre scure, troppo scure per essere
riconosciute. L'aria entrava dai finestrini riempendo la macchina e
tormentando i capelli dei passeggieri al suo interno: della donna che
gli stava urlando contro, del bambino dai capelli biondi addormentato
nel sedile posteriore e i suoi.
Le occasionali luci dei
lampioni
gettavano lampi di bagliore bianco all'interno dell'abitacolo che
infastidivano gli occhi del conducente.
Era stanco, arrabbiato,
nervoso e non riusciva a prestare attenzione alla strada.
Le stradine di campagna
avevano sostituito quelle della periferia e, ancora prima, quelle della
città.
Oltre al getto luminoso
dei fanali dell'auto non vi era altra fonte di luce. Solo buio, vento e
la voce alterata della donna.
Quella voce lo
innervosiva, il buio totale lo oprrimeva.
Ribatté alle
accuse della
donna, arrabbiato, la macchina che continuava a sfrecciare nella
tortuosa stradina deserta. Accellerò. Voleva tornare a casa.
Voleva lasciarsi alle
spalle quell' irritante voce, quell' opprimente buio.
In un attimo una intensa
luce
abbagliante riempì l'abitacolo, la donna si
ammutolì e il
bambinò gridò, svegliandosi all'improvviso e
spalancando
gli occhioni verdi:
"Papà!"
E poi fu buio di nuovo.
Zack aprì gli occhi svegliandosi di soprassalto. La fronte
era
madida di sudore, il petto saliva e scendeva a ritmo del suo respiro
frenetico, il cuore che martellava contro il costato.
Aveva anche
cominciato a sognarlo. Non sarebbe mai riuscito a liberarsi di quel ricordo....
Si alzò nonostante fuori dalla finestra fosse ancora buio,
si
vestì e uscì di casa. Non riusciva a stare in
luoghi
chiusi per troppo tempo.
***
Brian
fissava il soffitto come nella speranza che li si trovasse quella
forza che lo avrebbe aiutato ad alzare il culo dal letto. Dopo almeno
una decina di minuti di contemplazione poté constatare che
quel
soffitto era solo un semplice... bè soffitto.
Guardò il display
della sveglia e si maledisse. Le quattro e cinquanta, era stato
più di
venti minuti li immobile senza fare niente.
Raccogliendo a se tutta
la buona volontà si alzò. Aveva faticato tanto
per trovarsi quel lavoro
e non poteva permettersi di perderlo.
Andò a lavarsi e vestirsi, facendo tutto in stato
semi-comatoso, tanto che quando arrivò davanti alla porta di
casa non
sapeva neanche come ci fosse arrivato.
Decise di recarsi alla
Caffetteria, suo attuale luogo di lavoro, a piedi. Non ci volevano
più
di quindici minuti e, l'aria fresca del mattino e la prima luce del
sole che cominciava ad intravedersi oltre l'orizzonte della
città lo rilassavano.
Una
volta arrivato trovò Al -il suo capo- già intento
a sistemare per
l'apertura, che non sarebbe avvenuta prima di un'altra mezz'oretta.
Brian
si era subito trovato bene a lavorare con Al: era un tipo molto alla
mano, che aveva fin da subito voluto che gli desse del tu e lo
chiamasse "Al". Infatti ancora Brian non era a conoscienza di quale
fosse il suo nome per esteso.
-Buongiorno Brian. Fatto tardi anche ieri sera?- chiese con il tono che
usava solitamente per prenderlo amichevolmente in giro.
-'Giorno-
rispose semplicemente Brian, evitando di rispondere alla domanda.
-Dai aiutami a sistemare le ultime cose che appena abbiamo fatto
apriamo- lo intimò, mentre era intento a sistemare le sedie
che erano girate sopra i tavoli.
Brian rimase stupito che volesse aprire con anticipo. Al era sempre
stato molto preciso con gli orari.
-Perché apriamo prima?- domandò infatti Brian.
Al smise un attimo di sistemare i tavoli per voltarsi verso di lui e
fargli un cenno con la testa.
-Quel ragazzo è li da un bel po'. Non capisco
perché,
dato che c'è il cartello con l'orario appeso fuori, ma mi
sento
un po' in colpa a lasciarlo li.
Brian si voltò verso la porta a vetro che dava sull'esterno
e notò un
ragazzo in jeans, camicia a scacchi e cappello con la
visieria
che se ne stava con le mani in tasca appena fuori il Caffè.
Probabilmente
non era di Huntington Beach perché non l'aveva mai visto in
giro e,
dato che sembrava avere più o meno la sua stessa
età, sarebbe stato
difficile non conoscerlo.
Mentre era perso nelle sue osservazioni,
il ragazzo si voltò verso di lui e Brian distolse subito gli
occhi. Lo
sguardo che gli aveva lanciato gli aveva fatto venire i
brividi per un
attimo. Era... strano. Però si convinse che era dovuto tutto
a una sua
illusione o a un qualche gioco di luci, perché quando si
voltò di nuovo
lo trovò a scrutare il cielo azzurrino del mattino con
disinvoltura e
innocenza.
Buooonasera
:D
Mi mancava scrivere una bella Synacky, quindi ho dovuto per forza
rimettermi a lavoro :)
Vi avviso che forse questa ff sarà un po' particolare e
probabilmente più seria di quello che avevo programmato. E'
un po' un esperimento, vediamo che ne esce.
Lo so che come inizio è un po' cortino il capitolo, ma
è solo il prologo e intanto ringrazio chiunque abbia letto e
spero che come inizio vi abbia incuriosito un po' :P
Non credo di aver nient'altro da dire, perciò al prossimo
capitolo! Byeee
Josie
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