Night
La notte era sempre stato un momento magico per Santana. Se non
aveva troppo sonno, adorava sfruttare quel silenzio che regnava
pesante in tutta la casa. Prendeva il proprio pc, oppure della
semplice carta ed una penna, e le piaceva stendere i propri pensieri,
di tanto in tanto qualche piccola fiaba da poi leggere ad alta voce a
Brittany.
Anche Brittany trovava la notte la parte più magica della
giornata. Lo sapeva d'altronde che succedevano tutte quelle cose
speciali: i folletti uscivano finalmente a ballare felici al chiarore
della luna, gli gnomi da qualche parte nascevano sotto qualche
piccolo fungo. Era tutto scritto nelle fiabe di Santana.
Ma entrambe preferivano quando quella magia era condivisa.
C'erano infatti le notti d'inverno, quelle in cui stavano insieme
riparate sotto le coperte, strette in un abbraccio che univa i loro
calori. Il naso freddo di Brittany finiva sempre col seppellirsi
nell'incavo del collo di Santana, che lanciava un gridolino
contrariato. Quest'ultima partiva veloce con la controffensiva, in un
attacco di solletico che faceva menare calcioni alla bionda, l'addome
di entrambe contratto dalle risa, finché non crollavano
totalmente esauste.
E poi c'era Brittany che voleva assolutamente stare alzata a
guardare tutto il film che davano in televisione, ma Santana
s'opponeva dicendole che l'indomani c'era la scuola e lei non si
sarebbe svegliata andando a dormire così tardi. Finiva sempre
con la bionda che non riusciva a resistere oltre ad un certo orario e
scivolava quindi da sola nel sonno. Santana la guardava intenerita e
si metteva a giocare con i suoi capelli, trattenendosi dal rubare un
bacio a quel broncio addormentato, per non svegliarla. S'incantava
così per molto, e il finale del film non lo vedeva mai nemmeno
lei, occupata in quell'adorazione: le ore di sonno che ricavava erano
sempre così poche...
C'erano le notti di primavera, in cui Brittany stava distesa sulla
propria pancia, la testa girata ad osservare il cielo attraverso la
finestra aperta. Santana si calva divertita e le chiedeva in quel
silenzio cosa ci fosse a non farla dormire. Lei le rispondeva, con
quell'aria innocente e naturale che possedeva, che la luce della luna
assomigliava tanto al suo sorriso, che le stelle parevano tanto i
suoi occhi e per questo non smetteva di fissarle. Un leggero rossore
velava le guance scure dell'altra. La bionda sorrideva, cosciente
d'averla fatta imbarazzare per l'ennesima volta, così si
sollevava per baciarla e scioglierle quell'esplosione improvvisa di
sentimenti.
E poi c'erano le vacanze primaverili, le lunghe discussioni su
qualsiasi ricordo, argomento, sogno o stupidaggine che venissero loro
in mente, stese una vicino all'altra per ore, tanto il giorno
seguente potevano dormire, non c'era scuola. Ogni volta così
e, o la signora Pierce, o la signora Lopez, le ritrovavano al mattino
con ancora le mani intrecciate, i corpi legati in un abbraccio sempre
diverso e scomposto ma sempre estremamente pieno di amore.
C'erano le notti d'estate, con Santana piazzata davanti al
ventilatore, irritata per il caldo e perché la famiglia Pierce
non aveva un condizionatore; con Brittany che continuava a tirarsi
schiaffi e a grattarsi, arrabbiata col padre che non aveva ancora
riparato la zanzariera. Il gelato che avevano portato di sopra era
sciolto nelle coppette e mangiarlo non era molto ristoratore, ma la
tentazione di intingere il dito per cercare di macchiare l'altra ed
innescare così una lotta tra loro, era incontrollabile.
E poi c'era la mora che sbuffava a sentire il corpo caldo ed
appiccicaticcio della ragazza addosso a sé sulla schiena, così
prendeva a lamentarsi, cercando di allontanarla e finendo invece con
l'accaldarsi ancora di più nella fatica appena compiuta. E la
ballerina che dimostrava tutta la sua resistenza, non demordendo mai
dal farsi cacciare, sentendo a sua volta un caldo insopportabile, ma
non rinunciando a far andare su tutte le furie il suo amore. Poi
saltava su di colpo e gridava, come fosse stato un urlo di battaglia,
di aver bisogno di una doccia. Scendeva allora dal letto con un balzo
e si caricava su una spalla Santana, fra le risate che svegliavano
tutti in casa,. Mentre ancora cercava di divincolarsi, se la portava
di peso in bagno con sé.
C'erano le notti d'autunno, in cui Santana indossava gli occhiali,
si metteva vicino alla lampada e cercava di leggere un po'. Poi
Brittany si stancava di tutto quel silenzio e le si faceva un po' più
vicina, dopodiché iniziava a lamentarsi ad alta voce del
ritorno a scuola, raccontava di qualche episodio dei cartoni animati
visti nel pomeriggio. La latina sorrideva, capendo, e chiudeva il
libro, lo posava con gli occhiali sul comodino. Ascoltava allora
interessata tutte le parole dell'altra, perdendosi di tanto in tanto
nel suono di quella voce che amava perdutamente, prendendo a
carezzarle nel contempo i capelli, finché la ragazza finiva
col farfugliare qualcosa di confuso e infine piombava nel sonno
profondo.
E poi c'era Lord Tubbington che saltava a tradimento sul letto,
Santana che cercava di spingerlo giù in tutte le maniere e
Brittany che salvava giusto in tempo la coperta dalle unghie del
gattone, che lottava per non cadere. Uno schiaffetto a Santana, che
nei suoi modi per liberarsi di lui non era stata per nulla delicata,
e una coccola all'animale che guardava con muso soddisfatto la nemica
e faceva le fusa alla padrona. Tutto ciò comportava una nuova
conseguente marea di proteste da parte della mora, che sosteneva di
sentirsi messa da parte, non contenta finché le labbra non le
venivano tappate da quelle di Brittany, che le dicevano che doveva
smetterla, perché era ovvio che amasse più lei che Lord
T.
C'erano infine le notti senza tempo, quelle in cui il loro amore
si manifestava come un uragano, con quella potenza impetuosa che
contraddistingue l'autenticità di un sentimento vero. I loro
corpi si univano, i loro respiri si affannavano e i loro gemiti
coperti dai baci o lasciati a riempire la stanza. Erano i loro
battiti a dare il ritmo, i sorrisi ad addolcire quello che poteva
essere solo un bisogno più superficiale. In realtà
quelle erano le notti in cui il loro bisogno più viscerale di
avere l'altra sempre con sé, prendeva la forma più
concreta che mai.
Erano mille notti e ancora mille ad unirle, senza che si
separassero mai, parevano sempre nuove e diverse quelle notti, senza
che si stancassero mai l'una dell'altra.
C'è poi una notte, in cui è Santana a rendersi conto
di quante esse siano state. Fa scivolare una mano sul pancione di
Brittany stesa davanti a lei.
“Ti amo, Britt...” le bacia teneramente una spalla.
“Lo so zuccona, me lo dici tutte le sere!” sorride
posando una mano sulla sua e chiudendo gli occhi.
Il piccolo dentro di lei è protetto da entrambe le mamme:
come può non rilassarsi in quel letto, in quel momento?
“Buonanotte paperotta...” le bacia il naso,
sistemandosi per dormire.
“Buonanotte amore...” intreccia le loro gambe,
un'altra vola, felice come sempre.
Angolo dell'Autrice
Rieccomi, dopo mesi. Lo so, è tutta colpa mia, ho lavorato
ad altro tralasciando la raccolta con il mio amorino... Che brutta
persona che sono. u.u
Spero vi piaccia, io la trovo ancora un po' banalotta, anche se la
collega ha gradito!
Bacioni e alla P, sempre che la O arrivi prima o poi! XD
Ari
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