Capitolo 6.
Domestic/Daddy!Klaine
“Papà,
papà, spegni la luce!”
Kurt
spinse l’interruttore principale sul muro, creando
un’atmosfera soffusa e intima nel salotto. “Ecco,
tesoro” accordò alla figlia, in piedi sul tavolino
da caffè al centro della stanza. Elizabeth, tre anni e mezzo
e un sorriso che poteva conquistare il mondo, o che almeno aveva
già conquistato i suoi papà.
“Lì,
lì!” disse indicando il divano, e lui si sedette
sulle gambe di Blaine, passandogli un braccio intorno alle spalle.
“Sono
così emozionato…” gli disse
l’altro.
“Oh
piantala, sono emozionato anche io”.
“Pronti?”
chiese la bimba, portandosi una ciocca di capelli biondi dietro le
spalle con una certa abilità e tenendo poi il microfono con
entrambe le mani.
“Vai,
amore, come l’abbiamo provata ieri. Facciamola sentire anche
a papà” le fece segno Blaine, spingendo un tasto
sul telecomando dell’home-theatre e facendo partire una base
musicale.
Kurt
riconobbe la canzone fin dalle prime note: i Beatles erano uno dei tre
fondamenti di quella famiglia, oltre al canto e al rispetto reciproco.
“Oh…” si commosse, stringendosi di
più al marito. “Non credi sia un po’
inopportuno per lei?” chiese, mentre la bambina cominciava la
prima strofa.
“Oh I need your love baby, guess
you know it’s true”.
“Inopportuno?
E perché mai? È la festa del papà
oggi, e questa può benissimo essere una canzone che uno dei
suoi papà vuole dedicare all’altro”
chiarì, baciandolo piano su una guancia.
“E
la fai cantare a Liz?”
“I love you every day, girl,
always on my mind”.
“Io
te la canto ogni giorno” ammise, scrollando le spalle e
passando le labbra sul suo mento.
Kurt
si lasciò distrarre per un attimo da quelle attenzioni, ma i
suoi occhi lucidi erano fissi sulla figlia. “È
adorabile. Hai visto come si muove? Il primo premio a quel concorso di
danza l’anno scorso è stato totalmente
meritato”.
“Guarda
adesso, guarda adesso!”
“Hold me, love me, hold me, love
me”.
“Oh”.
“Quella
mossa gliel’ho insegnata io! La fa così
bene…” iniziò a commuoversi pure
Blaine.
“E
quella nota così alta è merito mio, comunque” lo
riprese, piccato.
L’altro
sospirò sognante. “È
bellissima… e ha il tuo sguardo mentre canta”
dichiarò, stringendo le braccia attorno alla vita di Kurt e
poggiando il mento sopra la sua spalla.
“Eight days a week I love you,
eight days a week is not enough to show I care”.
Kurt
accarezzò con la guancia i capelli del marito, lasciando che
un paio di lacrime scivolassero sul suo viso. “Questa
è la più bella festa del papà di
sempre” disse, guardando la figlia concludere la canzone con
gli occhi chiusi e un sorriso aperto. Ain’t got
nothin’ but love, baby, eight days a week.
“Perché
tu sei il miglior papà di sempre” gli
sussurrò Blaine all’orecchio, facendogli scorrere
un brivido lungo la schiena. “E il miglior marito di
sempre”.
L’altro
si asciugò velocemente le lacrime dalle guance, incrociando
il suo sguardo. Di fronte a quegli occhi sinceri, grandi e innamorati
non era mai stato capace di rimanere impassibile. “Solo
perché ho te”. Ma prima che potessero dedicarsi a
uno dei loro baci lunghi e intensi furono bloccati da un
“Ehi!” così forte che sembrava
impossibile essere uscito da polmoni così piccoli. I due si
riscossero subito, tornando a guardare la bambina.
“Sei
stata bravissima, tesoro” si complimentò Blaine,
battendo le mani.
“Oh
sì, assolutamente divina” continuò
Kurt, applaudendo anche lui.
Elizabeth
li guardò compiaciuta, portando una mano sul fianco.
“Ora canto un’altra cosa” disse, e
improvvisamente ai suoi papà la situazione apparve lampante,
tanto che fece loro gelare il sangue.
La
luce soffusa, il palco improvvisato, le lezioni di danza, il modo di
maneggiare il microfono e l’atteggiamento da diva.
“Oh
mia Gaga” esclamò Kurt. “Nostra figlia
è una piccola Rachel Berry!”
“N-no!
E comunque il suo guardaroba è più
bello” provò a salvarsi Blaine.
“Blaine!
Mi avevi promesso al nostro matrimonio che non sarebbe
successo” lo sgridò. “È colpa
tua, la tieni sempre troppo in braccio e gliele dai tutte
vinte” spiegò.
“Cosa?
Sei tu che hai insistito per le lezioni di canto, ballo e
recitazione” tentò di difendersi.
“Papà,
papà! Sono stata brava?” li interruppe lei.
“La
performance più bella che tu abbia mai fatto,
amore”.
“Oh
sì, potresti salire sul palco di Broadway con me,
tesoro” si affrettò ad aggiungere Kurt.
“E
magari potremmo regalarle quel gattino che desiderava tanto…
no?” chiese l’altro con tono di supplica, rivolto
al marito.
“Blaine,
stai esagerando ora”.
Lei
cominciò a saltellare allegra, riempiendo la stanza delle
sue risate. Entrambi sorrisero, perché quella era la cosa
più bella che fosse mai arrivata nella loro vita, e
l’avrebbero protetta con tutto il loro amore.
“E
comunque nostra figlia non è come Rachel Berry”
precisò Blaine, mettendo su un broncio adorabile e
stringendosi di più all’altro. Kurt gli
prestò tutta l’attenzione possibile, mentre la
bimba volteggiava su se stessa cantando Eight
days a week, eight days a week, eight days a week. “Nostra
figlia è molto
meglio”.
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Note: è finita!
yay! :D stavo impazzendo (ma credo che lo rifarei già domani
se ci fosse un'altra Klaine Week), ora posso leggere la montagna di
roba che ho lasciato indietro questa settimana... Ho la casella di
posta intasata.
Comunque, io penso che Kurt&Blaine un giorno saranno padri
eccezionali che vizieranno senza ritegno i loro figli, una specie dei
Berry, ma più adorabili.
Anche questo capitolo non è betato, credo che
passerò domani con calma a riguardarlo, ma oggi non mi sento
bene :( se ci sono errori segnalate pure.
Un grazie speciale a Me_Mi e sakuraelisa (sì, sono riuscita
a staccarmi da quel tuo video dell'anniversario, anche se non so come)
per aver recensito fino alla fine, siete state importantissime per me
ed è merito vostro se sono riuscita a finire la raccolta :)
Grazie davvero di cuore per il supporto, spesso non ci si rende conto
di quanto una recensione possa essere importante per un'autrice, quindi
quando ne ricevo cerco di rispondere bene e farlo capire. Thanks
<3
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