Cap.
3: A Name For a Dragon
Il
mattino dopo Jun si svegliò con un tremendo mal di schiena.
Si
domandò come, effettivamente, fosse riuscito a dormire,
vista la
posizione scomodissima. Durante la notte si era praticamente
accucciato addosso a Sho, ma sicuramente nulla poteva equivalere alla
comodità di un morbido letto. Ebbe però
l'impressione che, almeno
per qualche giorno, si sarebbe potuto scordare un lusso del genere.
Si
rialzò, e notò che gli unici due che stavano
ancora dormendo erano
Ohno e Aiba.
Quei
due ronferebbero tranquilli in qualsiasi situazione.
Al
contrario, Sho e Nino davano l'impressione di non aver chiuso occhio.
Jun
si stiracchiò.
-
Pronti per l'incontro con la regina? - disse, ancora un po'
assonnato.
-
Sì, certo, come no - rispose Nino. - Se questi due si
svegliassero,
forse sarebbe ancora meglio!
Jun
si voltò verso Sho. Sorrideva debolmente, e sembrava
abbastanza
stanco.
-
Dì la verità... non hai chiuso occhio tutta la
notte - gli disse.
Sho
sospirò, e scosse la testa. - Non riuscivo proprio ad
addormentarmi.
Troppo scomodo.
-
Speriamo che ci diano un posto decente in cui dormire, stanotte -
disse Nino, stuzzicando Ohno per svegliarlo.
-
Non lo sveglierai certo così, dovresti saperlo bene - disse
Sho.
-
Mi tocca allora passare alle maniere forti... - fece Nino, toccando
un particolare punto del collo di Ohno. Quest'ultimo si alzò
di
scatto, spaventando Aiba, che durante la notte si era appoggiato a
lui.
-
Aiuto! Aiuto! Ci stanno attaccando! - strillò quest'ultimo,
prima di
svegliarsi completamente.
Jun
rise. Era facile dimenticarsi di quello che l'avrebbe atteso di
lì a
poco, con amici del genere.
Ohno
era ancora mezzo addormentato, e sicuramente si sarebbe appisolato di
nuovo sul comodissimo terreno,
non fosse stato per l'entrata di Nar Garzhvog nella tenda.
-
Lady Furianera vi attende - disse.
Non
poterono fare a meno di seguirlo. Jun si domandò come
avrebbero
reagito gli altri nel vedere il drago. Pensandoci bene, non aveva
nemmeno riflettuto su come chiamarlo... o come chiamarla, se fosse
stata una femmina.
Su
due piedi, non aveva molte idee al riguardo. Certo, avrebbe potuto
semplicemente chiamarlo Ryu, e
il nome sarebbe stato adatto se si fosse trattato di un maschio, ma
se non fosse stato così?
E
poi, un drago doveva avere un nome epico... e al momento era
decisamente a corto di nomi epici.
Non
appena entrarono nella tenda, il draghetto trotterellò
allegramente
verso di lui.
-
è... è un drago, quello? - fece Nino, non appena
lo vide.
Jun
annuì, abbassandosi per accarezzarlo.
-
Che carino, che carino! Possiamo portarlo a casa? I KAT-TUN saranno
gelosissimi! - esclamò Aiba.
Sho
si schiarì la voce. - Non siamo da soli - disse.
Presi
dal drago, non avevano notato le altre quattro persone che stavano
davanti a loro. Una di loro era, naturalmente, la regina; quanto alle
altre, si trattava di uno strano uomo ricoperto di pelo, una giovane
donna e un ragazzo.
-
Vedo che il drago è molto contento di rivedere il suo
Cavaliere -
disse Nasuada.
-
Scusate - disse Jun, rialzandosi.
-
Quindi, è questo il nuovo Cavaliere - disse il ragazzo.
Sembrava
piuttosto deluso.
In
effetti, Jun non aveva sicuramente il fisico da battaglia, ma
ciò
non significava certo che non sarebbe stato utile.
-
Possiamo sapere i vostri nomi? - disse la donna.
Jun
annuì, e i cinque ragazzi si presentarono.
-
Io sono Arya, e loro sono Blodhgarm e Eragon - disse lei, indicando
prima l'uomo e poi il ragazzo.
Eragon.
Dunque era lui
l'altro
Cavaliere... questo significava che il suo drago doveva essere da
qualche parte.
-
Prima di tutto, dobbiamo esaminare le vostre menti, per assicurarci
che siate veramente chi dite di essere - Jun vide sul volto di Sho un
lampo di terrore, che però riuscì a dissimulare
subito - Poi,
decideremo sul da farsi. Purtroppo non esistono incantesimi capaci di
nascondere qualcosa di grande come un drago, quindi dovremo
arrangiarci in altro modo - disse Arya.
-
è ancora piccolo - disse Nino. - Come fate a non trovare un
modo per
nasconderlo?
-
Può sembrare piccolo, ma ha la mente di un drago. E quella
non è
facile da nascondere.
Nino
non osò replicare.
-
Cosa stiamo aspettando? - fece Blodhgarm. - Dobbiamo esaminarli.
-
Sono umani, forse è meglio che ci pensi Eragon - disse
Nasuada.
-
Che cosa siete, voi? - domandò Ohno. Non sembrava allarmato,
ma
semplicemente curioso.
-
Sono elfi - rispose Eragon, avvicinandosi a Jun.
In
effetti, avevano le orecchie a punta, ed erano bellissimi. Anche
Blodhgarm, che pure aveva il corpo coperto di pelo, aveva qualcosa di
affascinante.
Osservando
più da vicino il ragazzo, sembrava che anche le sue orecchie
fossero
strane... che anche lui non fosse umano?
-
Adesso penetrerò nella mente di ciascuno di voi, uno per
volta. Se
non avete nulla da nascondere, non dovete temere.
Jun
annuì. Eragon chiuse gli occhi, e immediatamente dopo Jun
sentì un
qualcosa di indefinito farsi largo tra i suoi pensieri.
Spontaneamente, anche lui chiuse gli occhi, e vide tante scene della
sua vita presentarsi davanti a sé, mentre anche Eragon, ne
era
certo, le visualizzava: il giorno del loro debutto... le luci
accecanti del loro primo concerto, a cui ne erano seguiti tanti
altri... folle urlanti... studi televisivi... il rendersi conto che
quello che provava per Sho era più di una semplice
amicizia... il
gioco ad Hogwarts, e la sua felicità nel scoprire che Sho
provava le
stesse cose... quello che era successo la notte dopo - Jun ebbe
l'impressione che la mente di Eragon si ritraesse, come se il ragazzo
fosse stato imbarazzato - il videogioco a cui stavano giocando a casa
di Nino... la luce che mancava... il suo stupore nel trovarsi
lì, in
un mondo che non conosceva....
Quando
l'attacco mentale di Eragon si esaurì, Jun si
sentì completamente
esausto.
Non
era tanto una condizione fisica: era più un qualcosa di
mentale...
un po' come se avesse saputo che qualcuno era andato a frugare nei
suoi cassetti, ed era venuto a conoscenza di cose su di lui che non
aveva mai esternato: un'invasione della privacy bella e buona.
Qualche
secondo dopo, ecco arrivare la paura: perché Eragon aveva
scoperto
che sia lui che gli altri avevano mentito sulla loro provenienza, e
anche se ciò non aveva influito sulle loro intenzioni,
avrebbe
potuto cambiare significativamente l'idea che quelle persone
avrebbero avuto su di loro. Poi, c'era la sua relazione con Sho:
anche nel loro mondo, non sempre la gente era disposta ad accettare
due uomini che si amavano, e aveva l'impressione che in quel mondo
simil-medievale la situazione non sarebbe potuta essere molto
migliore.
Ma
Eragon invece non disse niente, e passò ad esaminare le
menti degli
altri.
A
giudicare dalle espressioni degli amici, Jun dedusse che non era
l'unico a non sentirsi proprio a suo agio con questa procedura: in
particolare Aiba si comportava quasi come se Eragon stesse per
ucciderlo.
Quando
Eragon finì, tutti e cinque attesero il suo verdetto,
preoccupati.
Avrebbe svelato tutta la verità su di loro, e sarebbe stata
la fine.
-
Scusatemi, so che non dev'essere stato piacevole, ma era necessario -
disse Eragon, in tono calmo. Poi, si rivolse alla regina: - Sono a
posto, possiamo fidarci di loro.
Tutti
e cinque furono stupiti dalla risposta. Eragon, che nemmeno li
conosceva, aveva scelto di coprirli.
-
Suppongo che il drago non avrebbe scelto uno di loro, altrimenti -
disse Nasuada.
-
Dimentichi Murtagh - rispose Eragon. La regina si rabbuiò.
-
Piuttosto... il drago. Come facciamo? - domandò Blodhgarm.
-
Come ha già detto Arya, non abbiamo a disposizione un potere
abbastanza forte da poterlo nascondere. Credo che dovremmo ricorrere
ai metodi tradizionali, e sperare di avere fortuna - rispose Eragon,
rivolgendo la sua attenzione verso il drago. - Come l'hai chiamato? -
domandò.
-
Io... non so nemmeno ancora se è maschio o femmina...
insomma, l'ho
visto ieri! - disse Jun.
-
Potremmo provare ad entrare nella sua mente per scoprirlo, ma temo
che sarebbe troppo anche per noi elfi - disse Arya.
-
Potrei chiedere a Saphira di farlo, dovrebbe essere tornata dalla
caccia - disse Eragon.
Inspiegabilmente,
Jun sentì il suo stomaco contrarsi per l'emozione. Poco
dopo,
avrebbe visto un drago cresciuto; avrebbe avuto una minima idea di
come sarebbe potuto diventare il suo, di drago.
Eragon
si concentrò per qualche secondo, poi disse: - Arriva.
Poco
dopo sentirono dei passi pesanti avvicinarsi alla tenda.
Anche
gli altri sembravano tesi. Sapevano che Saphira non avrebbe fatto
loro del male, tuttavia incontrare un drago non era una cosa che
capitava tutti i giorni. In effetti, vivendo in un mondo normale, non
capitava mai.
Jun
continuava a fissare il suo draghetto, cercando di far ordine nella
sua mente per trovargli, o trovarle, un nome.
Si
aspettavano che la dragonessa entrasse direttamente nella tenda, ma
non fu così. Si stupirono molto nel vedere la sua testa fare
capolino da un'apertura apposita. Probabilmente era troppo grossa per
entrare senza combinare disastri.
Per
quel poco che si riusciva a vedere, Saphira era meravigliosa. Le sue
scaglie erano di un blu metallizzato, e il suo sguardo esprimeva
un'enorme saggezza, anche se non aveva ancora spiccicato parola.
Istintivamente, Jun abbassò il capo.
-
Ha accettato di sondare la mente del nuovo drago - disse Eragon.
Subito
dopo il draghetto, che prima si muoveva incessantemente per la tenda,
si fermò, come incantato. Questo durò soltanto
qualche secondo, poi
Eragon parlò.
-
è una femmina - disse.
Il
suo tono di voce era molto serio. Accanto a lui, Arya scosse la
testa, mentre Nasuada assunse un'espressione preoccupata.
-
è così importante che quel cosetto sia maschio o
femmina? - fece
Nino.
Il
cosetto, intanto, si era diretto di nuovo verso
Jun, ed era
fermo davanti a lui, come se stesse aspettando qualcosa. Era
difficile da spiegare, dato che si trattava di sensazioni nuove ed
improvvise, ma Jun in cuor suo sapeva che ormai era legato
indissolubilmente a quell'esserino, indipendentemente dal suo sesso.
-
è importante eccome - disse Eragon. - Questo drago e Saphira
sono
gli ultimi della loro specie... e dal momento in cui il nuovo
arrivato è femmina, così rimarrà. Non
credo che Castigo, il drago
di Murtagh, sopravviverà a questa guerra, soprattutto in
caso di
vincita da parte nostra... lui e il drago di Galbatorix sono gli
unici due maschi in vita. In teoria, se non vengono abbattuti in
maniera violenta, i draghi sono immortali, ma assicurare un futuro
sicuro a questa terra è necessario che vi siano dei
Cavalieri a
proteggerla... e senza draghi, questo non è possibile.
-
Ora, però, non è il momento di porci questo
problema, Eragon -
intervenne Nasuada. - Dobbiamo pensare a cosa farne di questi
ragazzi... non possono certo starsene con le mani in mano.
Eragon
annuì.
-
Jun potrebbe allenarsi con me, sia per quanto riguarda la magia che
per quanto riguarda il combattimento... purtroppo non saremo in grado
di fare molto, ma è meglio di niente - disse il ragazzo. Sho non
sembrò molto felice della cosa, ma non disse niente. - E... noi?
- domandò Aiba. - Credo che sia
compito della regina dirvi cosa
potreste fare. - Potreste
entrare nell'esercito, oppure assistere
uno dei fabbri... noterete ben presto che qui c'è sempre
bisogno di
un paio di braccia in più, e non solo in battaglia - disse
Nasuada. Tutti annuirono,
tranne Ohno, il quale, inaspettatamente,
alzò la mano, come a voler chiedere la parola. - Parla pure -
disse Nasuada, facendogli
un cenno. -
C'è un modo per inparare la magia, anche se non si
è Cavalieri? -
domandò lui. -
Oh-chan.... -
Nino-chan, davvero... voglio saperlo. Nino
sembrava molto contrariato, come se volesse tenere Ohno fuori da
tutto quello che riguardava la magia. Fu
Arya a rispondere. - Un modo c'è. La magia non è
qualcosa di
esclusivo... anche se non ad alti livelli, per tutti è
possibile
fare qualche incantesimo. Bisogna solo imparare a rilasciare
l'energia, e questo può essere semplice per qualcuno, ma
impossibile
per qualcun altro. Puoi provare, se vuoi. Gli stregoni si allenano
ogni giorno nel padiglione a sud. Se vorrai combattere,
però, ti
consiglio di imparare a usare anche qualche arma più
tradizionale. -
Voglio provarci - disse il ragazzo con fermezza. Nino scosse la
testa. -
Voglio farlo anch'io - disse Sho. Jun
non pensava che Sho aspirasse a diventare uno stregone, ma poteva
immaginare che la faccenda in parte lo incuriosisse. -
Anche io! Anche io lo farò! - esclamò Aiba,
alzando addirittura la
mano. Fissava insistentemente la regina, la quale sorrise,
imbarazzata. Aiba-chan,
cosa pensi di fare? -
Aiba-chan, anche tu? - fece Nino. -
Nino-kun, tu non ci proverai? - fece Aiba. -
Assolutamente no! - rispose il ragazzo. - Non ho proprio tempo da
perdere con questi stupidi abracadabra! Se proprio devo far fuori
qualcuno preferisco infilzarlo con qualcosa, e sapere con cosa il mio
avversario potrebbe colpirmi!
E
anche tu, Oh-chan, mi chiedo come tu possa scegliere di fare una cosa
del genere, dopo - Eragon lo fulminò con lo sguardo - ...
dopo aver
scoperto che è così difficile. Io preferisco
avere a che fare con
qualcosa di solido. -
è solo una mia curiosità - disse Ohno, anche se
sembrava esserci
qualcos'altro dietro. Inoltre,
mentre
per Sho e Ohno un certo interesse per la magia poteva essere anche
plausibile, lo stesso non poteva dirsi per Aiba. Che cosa frullava
per la testa di quel ragazzo? -
Bene. Quindi, il Cavaliere con Eragon, loro tre con gli stregoni e al
campo di addestramento, mentre lui solo al campo - fece Nasuada. -
Direi che va bene così. Tutti
e cinque annuirono. Nino sembrava avere molto da dire, ma non
spiccicò parola. Il
drago, o per meglio dire la dragonessa, reclamò l'attenzione
di Jun,
aggrappandosi alle sue gambe. Ancora
non sapeva bene come comportarsi con lei. Da un lato, era ancora un
cucciolo, quindi gli sembrava normale trattarla come un tenero
animaletto; dall'altro, lei era molto di più, e ben presto
l'avrebbe
dimostrato. -
E adesso, come ti chiamo? - disse, rivolto verso di lei. -
è impazzito, sta già parlando al suo lucertolone!
- fece Nino.
Saphira, dall'altra parte della tenda, ringhiò, mentre Jun
lo
ignorò. Fissando
gli enormi occhi verdi della creatura, gli venne in mente un nome.
Non sapeva bene da dove gli fosse uscito, dato che sicuramente gli
elenchi di nomi non erano il suo pensiero principale, ma non si
poteva dire che non fosse evocativo. Sayaka.... Come
se l'avesse sentito, lo sguardo della dragonessa si
illuminò, colmo
di approvazione.
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