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Autore: The Mad Tinhatter    21/03/2012    0 recensioni
[Crossover ArashixEragon] Seguito di "Roll The Dice". Spoiler da Inheritance, per chi segue la saga ^^
"Si trovavano in quella che sembrava una camera da letto. L'arredamento era piuttosto spartano, e le pareti sembravano strane, come fatte di tessuto. Sul letto, una ragazza dalla pelle scura si agitava nel sonno.
- Siamo in una tenda - mormorò Sho, toccando la “parete”.
- Che palle - disse Nino. - Cos'abbiamo fatto di male, ora? Chissà dove siamo finiti!"
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Cap. 3: A Name For a Dragon


Il mattino dopo Jun si svegliò con un tremendo mal di schiena. Si domandò come, effettivamente, fosse riuscito a dormire, vista la posizione scomodissima. Durante la notte si era praticamente accucciato addosso a Sho, ma sicuramente nulla poteva equivalere alla comodità di un morbido letto. Ebbe però l'impressione che, almeno per qualche giorno, si sarebbe potuto scordare un lusso del genere.
Si rialzò, e notò che gli unici due che stavano ancora dormendo erano Ohno e Aiba.
Quei due ronferebbero tranquilli in qualsiasi situazione.
Al contrario, Sho e Nino davano l'impressione di non aver chiuso occhio.
Jun si stiracchiò.
- Pronti per l'incontro con la regina? - disse, ancora un po' assonnato.
- Sì, certo, come no - rispose Nino. - Se questi due si svegliassero, forse sarebbe ancora meglio!
Jun si voltò verso Sho. Sorrideva debolmente, e sembrava abbastanza stanco.
- Dì la verità... non hai chiuso occhio tutta la notte - gli disse.
Sho sospirò, e scosse la testa. - Non riuscivo proprio ad addormentarmi. Troppo scomodo.
- Speriamo che ci diano un posto decente in cui dormire, stanotte - disse Nino, stuzzicando Ohno per svegliarlo.
- Non lo sveglierai certo così, dovresti saperlo bene - disse Sho.
- Mi tocca allora passare alle maniere forti... - fece Nino, toccando un particolare punto del collo di Ohno. Quest'ultimo si alzò di scatto, spaventando Aiba, che durante la notte si era appoggiato a lui.
- Aiuto! Aiuto! Ci stanno attaccando! - strillò quest'ultimo, prima di svegliarsi completamente.
Jun rise. Era facile dimenticarsi di quello che l'avrebbe atteso di lì a poco, con amici del genere.
Ohno era ancora mezzo addormentato, e sicuramente si sarebbe appisolato di nuovo sul comodissimo terreno, non fosse stato per l'entrata di Nar Garzhvog nella tenda.
- Lady Furianera vi attende - disse.
Non poterono fare a meno di seguirlo. Jun si domandò come avrebbero reagito gli altri nel vedere il drago. Pensandoci bene, non aveva nemmeno riflettuto su come chiamarlo... o come chiamarla, se fosse stata una femmina.
Su due piedi, non aveva molte idee al riguardo. Certo, avrebbe potuto semplicemente chiamarlo Ryu, e il nome sarebbe stato adatto se si fosse trattato di un maschio, ma se non fosse stato così?
E poi, un drago doveva avere un nome epico... e al momento era decisamente a corto di nomi epici.
Non appena entrarono nella tenda, il draghetto trotterellò allegramente verso di lui.
- è... è un drago, quello? - fece Nino, non appena lo vide.
Jun annuì, abbassandosi per accarezzarlo.
- Che carino, che carino! Possiamo portarlo a casa? I KAT-TUN saranno gelosissimi! - esclamò Aiba.
Sho si schiarì la voce. - Non siamo da soli - disse.
Presi dal drago, non avevano notato le altre quattro persone che stavano davanti a loro. Una di loro era, naturalmente, la regina; quanto alle altre, si trattava di uno strano uomo ricoperto di pelo, una giovane donna e un ragazzo.
- Vedo che il drago è molto contento di rivedere il suo Cavaliere - disse Nasuada.
- Scusate - disse Jun, rialzandosi.
- Quindi, è questo il nuovo Cavaliere - disse il ragazzo. Sembrava piuttosto deluso.
In effetti, Jun non aveva sicuramente il fisico da battaglia, ma ciò non significava certo che non sarebbe stato utile.
- Possiamo sapere i vostri nomi? - disse la donna.
Jun annuì, e i cinque ragazzi si presentarono.
- Io sono Arya, e loro sono Blodhgarm e Eragon - disse lei, indicando prima l'uomo e poi il ragazzo.
Eragon. Dunque era lui l'altro Cavaliere... questo significava che il suo drago doveva essere da qualche parte.
- Prima di tutto, dobbiamo esaminare le vostre menti, per assicurarci che siate veramente chi dite di essere - Jun vide sul volto di Sho un lampo di terrore, che però riuscì a dissimulare subito - Poi, decideremo sul da farsi. Purtroppo non esistono incantesimi capaci di nascondere qualcosa di grande come un drago, quindi dovremo arrangiarci in altro modo - disse Arya.
- è ancora piccolo - disse Nino. - Come fate a non trovare un modo per nasconderlo?
- Può sembrare piccolo, ma ha la mente di un drago. E quella non è facile da nascondere.
Nino non osò replicare.
- Cosa stiamo aspettando? - fece Blodhgarm. - Dobbiamo esaminarli.
- Sono umani, forse è meglio che ci pensi Eragon - disse Nasuada.
- Che cosa siete, voi? - domandò Ohno. Non sembrava allarmato, ma semplicemente curioso.
- Sono elfi - rispose Eragon, avvicinandosi a Jun.
In effetti, avevano le orecchie a punta, ed erano bellissimi. Anche Blodhgarm, che pure aveva il corpo coperto di pelo, aveva qualcosa di affascinante.
Osservando più da vicino il ragazzo, sembrava che anche le sue orecchie fossero strane... che anche lui non fosse umano?
- Adesso penetrerò nella mente di ciascuno di voi, uno per volta. Se non avete nulla da nascondere, non dovete temere.
Jun annuì. Eragon chiuse gli occhi, e immediatamente dopo Jun sentì un qualcosa di indefinito farsi largo tra i suoi pensieri. Spontaneamente, anche lui chiuse gli occhi, e vide tante scene della sua vita presentarsi davanti a sé, mentre anche Eragon, ne era certo, le visualizzava: il giorno del loro debutto... le luci accecanti del loro primo concerto, a cui ne erano seguiti tanti altri... folle urlanti... studi televisivi... il rendersi conto che quello che provava per Sho era più di una semplice amicizia... il gioco ad Hogwarts, e la sua felicità nel scoprire che Sho provava le stesse cose... quello che era successo la notte dopo - Jun ebbe l'impressione che la mente di Eragon si ritraesse, come se il ragazzo fosse stato imbarazzato - il videogioco a cui stavano giocando a casa di Nino... la luce che mancava... il suo stupore nel trovarsi lì, in un mondo che non conosceva....
Quando l'attacco mentale di Eragon si esaurì, Jun si sentì completamente esausto.
Non era tanto una condizione fisica: era più un qualcosa di mentale... un po' come se avesse saputo che qualcuno era andato a frugare nei suoi cassetti, ed era venuto a conoscenza di cose su di lui che non aveva mai esternato: un'invasione della privacy bella e buona.
Qualche secondo dopo, ecco arrivare la paura: perché Eragon aveva scoperto che sia lui che gli altri avevano mentito sulla loro provenienza, e anche se ciò non aveva influito sulle loro intenzioni, avrebbe potuto cambiare significativamente l'idea che quelle persone avrebbero avuto su di loro. Poi, c'era la sua relazione con Sho: anche nel loro mondo, non sempre la gente era disposta ad accettare due uomini che si amavano, e aveva l'impressione che in quel mondo simil-medievale la situazione non sarebbe potuta essere molto migliore.
Ma Eragon invece non disse niente, e passò ad esaminare le menti degli altri.
A giudicare dalle espressioni degli amici, Jun dedusse che non era l'unico a non sentirsi proprio a suo agio con questa procedura: in particolare Aiba si comportava quasi come se Eragon stesse per ucciderlo.
Quando Eragon finì, tutti e cinque attesero il suo verdetto, preoccupati. Avrebbe svelato tutta la verità su di loro, e sarebbe stata la fine.
- Scusatemi, so che non dev'essere stato piacevole, ma era necessario - disse Eragon, in tono calmo. Poi, si rivolse alla regina: - Sono a posto, possiamo fidarci di loro.
Tutti e cinque furono stupiti dalla risposta. Eragon, che nemmeno li conosceva, aveva scelto di coprirli.
- Suppongo che il drago non avrebbe scelto uno di loro, altrimenti - disse Nasuada.
- Dimentichi Murtagh - rispose Eragon. La regina si rabbuiò.
- Piuttosto... il drago. Come facciamo? - domandò Blodhgarm.
- Come ha già detto Arya, non abbiamo a disposizione un potere abbastanza forte da poterlo nascondere. Credo che dovremmo ricorrere ai metodi tradizionali, e sperare di avere fortuna - rispose Eragon, rivolgendo la sua attenzione verso il drago. - Come l'hai chiamato? - domandò.
- Io... non so nemmeno ancora se è maschio o femmina... insomma, l'ho visto ieri! - disse Jun.
- Potremmo provare ad entrare nella sua mente per scoprirlo, ma temo che sarebbe troppo anche per noi elfi - disse Arya.
- Potrei chiedere a Saphira di farlo, dovrebbe essere tornata dalla caccia - disse Eragon.
Inspiegabilmente, Jun sentì il suo stomaco contrarsi per l'emozione. Poco dopo, avrebbe visto un drago cresciuto; avrebbe avuto una minima idea di come sarebbe potuto diventare il suo, di drago.
Eragon si concentrò per qualche secondo, poi disse: - Arriva.
Poco dopo sentirono dei passi pesanti avvicinarsi alla tenda.
Anche gli altri sembravano tesi. Sapevano che Saphira non avrebbe fatto loro del male, tuttavia incontrare un drago non era una cosa che capitava tutti i giorni. In effetti, vivendo in un mondo normale, non capitava mai.
Jun continuava a fissare il suo draghetto, cercando di far ordine nella sua mente per trovargli, o trovarle, un nome.
Si aspettavano che la dragonessa entrasse direttamente nella tenda, ma non fu così. Si stupirono molto nel vedere la sua testa fare capolino da un'apertura apposita. Probabilmente era troppo grossa per entrare senza combinare disastri.
Per quel poco che si riusciva a vedere, Saphira era meravigliosa. Le sue scaglie erano di un blu metallizzato, e il suo sguardo esprimeva un'enorme saggezza, anche se non aveva ancora spiccicato parola. Istintivamente, Jun abbassò il capo.
- Ha accettato di sondare la mente del nuovo drago - disse Eragon.
Subito dopo il draghetto, che prima si muoveva incessantemente per la tenda, si fermò, come incantato. Questo durò soltanto qualche secondo, poi Eragon parlò.
- è una femmina - disse.
Il suo tono di voce era molto serio. Accanto a lui, Arya scosse la testa, mentre Nasuada assunse un'espressione preoccupata.
- è così importante che quel cosetto sia maschio o femmina? - fece Nino.
Il cosetto, intanto, si era diretto di nuovo verso Jun, ed era fermo davanti a lui, come se stesse aspettando qualcosa. Era difficile da spiegare, dato che si trattava di sensazioni nuove ed improvvise, ma Jun in cuor suo sapeva che ormai era legato indissolubilmente a quell'esserino, indipendentemente dal suo sesso.
- è importante eccome - disse Eragon. - Questo drago e Saphira sono gli ultimi della loro specie... e dal momento in cui il nuovo arrivato è femmina, così rimarrà. Non credo che Castigo, il drago di Murtagh, sopravviverà a questa guerra, soprattutto in caso di vincita da parte nostra... lui e il drago di Galbatorix sono gli unici due maschi in vita. In teoria, se non vengono abbattuti in maniera violenta, i draghi sono immortali, ma assicurare un futuro sicuro a questa terra è necessario che vi siano dei Cavalieri a proteggerla... e senza draghi, questo non è possibile.
- Ora, però, non è il momento di porci questo problema, Eragon - intervenne Nasuada. - Dobbiamo pensare a cosa farne di questi ragazzi... non possono certo starsene con le mani in mano.
Eragon annuì.
- Jun potrebbe allenarsi con me, sia per quanto riguarda la magia che per quanto riguarda il combattimento... purtroppo non saremo in grado di fare molto, ma è meglio di niente - disse il ragazzo.
Sho non sembrò molto felice della cosa, ma non disse niente.
- E... noi? - domandò Aiba.
- Credo che sia compito della regina dirvi cosa potreste fare.
- Potreste entrare nell'esercito, oppure assistere uno dei fabbri... noterete ben presto che qui c'è sempre bisogno di un paio di braccia in più, e non solo in battaglia - disse Nasuada.
Tutti annuirono, tranne Ohno, il quale, inaspettatamente, alzò la mano, come a voler chiedere la parola.
- Parla pure - disse Nasuada, facendogli un cenno.
- C'è un modo per inparare la magia, anche se non si è Cavalieri? - domandò lui.
- Oh-chan....
- Nino-chan, davvero... voglio saperlo.
Nino sembrava molto contrariato, come se volesse tenere Ohno fuori da tutto quello che riguardava la magia.
Fu Arya a rispondere. - Un modo c'è. La magia non è qualcosa di esclusivo... anche se non ad alti livelli, per tutti è possibile fare qualche incantesimo. Bisogna solo imparare a rilasciare l'energia, e questo può essere semplice per qualcuno, ma impossibile per qualcun altro. Puoi provare, se vuoi. Gli stregoni si allenano ogni giorno nel padiglione a sud. Se vorrai combattere, però, ti consiglio di imparare a usare anche qualche arma più tradizionale.
- Voglio provarci - disse il ragazzo con fermezza. Nino scosse la testa.
- Voglio farlo anch'io - disse Sho.
Jun non pensava che Sho aspirasse a diventare uno stregone, ma poteva immaginare che la faccenda in parte lo incuriosisse.
- Anche io! Anche io lo farò! - esclamò Aiba, alzando addirittura la mano. Fissava insistentemente la regina, la quale sorrise, imbarazzata.
Aiba-chan, cosa pensi di fare?
- Aiba-chan, anche tu? - fece Nino.
- Nino-kun, tu non ci proverai? - fece Aiba.
- Assolutamente no! - rispose il ragazzo. - Non ho proprio tempo da perdere con questi stupidi abracadabra! Se proprio devo far fuori qualcuno preferisco infilzarlo con qualcosa, e sapere con cosa il mio avversario potrebbe colpirmi! E anche tu, Oh-chan, mi chiedo come tu possa scegliere di fare una cosa del genere, dopo - Eragon lo fulminò con lo sguardo - ... dopo aver scoperto che è così difficile. Io preferisco avere a che fare con qualcosa di solido.
- è solo una mia curiosità - disse Ohno, anche se sembrava esserci qualcos'altro dietro.
Inoltre, mentre per Sho e Ohno un certo interesse per la magia poteva essere anche plausibile, lo stesso non poteva dirsi per Aiba. Che cosa frullava per la testa di quel ragazzo?
- Bene. Quindi, il Cavaliere con Eragon, loro tre con gli stregoni e al campo di addestramento, mentre lui solo al campo - fece Nasuada. - Direi che va bene così.
Tutti e cinque annuirono. Nino sembrava avere molto da dire, ma non spiccicò parola.
Il drago, o per meglio dire la dragonessa, reclamò l'attenzione di Jun, aggrappandosi alle sue gambe.
Ancora non sapeva bene come comportarsi con lei. Da un lato, era ancora un cucciolo, quindi gli sembrava normale trattarla come un tenero animaletto; dall'altro, lei era molto di più, e ben presto l'avrebbe dimostrato.
- E adesso, come ti chiamo? - disse, rivolto verso di lei.
- è impazzito, sta già parlando al suo lucertolone! - fece Nino. Saphira, dall'altra parte della tenda, ringhiò, mentre Jun lo ignorò.
Fissando gli enormi occhi verdi della creatura, gli venne in mente un nome. Non sapeva bene da dove gli fosse uscito, dato che sicuramente gli elenchi di nomi non erano il suo pensiero principale, ma non si poteva dire che non fosse evocativo.
Sayaka....
Come se l'avesse sentito, lo sguardo della dragonessa si illuminò, colmo di approvazione.
   
 
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