Banana Bob

di Cleofede94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Banana Bob ***
Capitolo 3: *** Non come te, Non con te ***
Capitolo 4: *** Io non volevo usarti ***
Capitolo 5: *** Amanda & Louis ***
Capitolo 6: *** Tutta colpa della pioggia ***
Capitolo 7: *** Puzza come le mutande di mia nonna ***
Capitolo 8: *** Titanic in 3D ***
Capitolo 9: *** Che serata di merda ***
Capitolo 10: *** E' tutta una questione di orgoglio ***
Capitolo 11: *** In trappola ***
Capitolo 12: *** C'è sempre una prima volta ***
Capitolo 13: *** Louis, non è come pensi ***
Capitolo 14: *** Che cos'è l'amore? ***
Capitolo 15: *** Liam, ma che ti fumi? ***
Capitolo 16: *** Facciamo pace? ***
Capitolo 17: *** La confessione ***
Capitolo 18: *** Come il Big Bang ***
Capitolo 19: *** Si, lo voglio. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO


 

<< Vedi di sparire, ho da fare stamattina >>, si limitò a dire lei alzandosi dal letto completamente nuda.
<< Dai, dolcezza, ancora due minuti e sono da te >>.
<< Vedo che non hai capito un cazzo >>, aggiunse la ragazza uscendo dal bagno, in biancheria. Si avvicinò al letto e tirò via le coperte da quel ragazzo anonimo che si ritrovava nel letto, come ogni mattina fra l’altro. Non voleva nemmeno chiamarlo per nome, dato che non si ricordava minimamente come si chiamasse. Invece di fare figure di merda, preferiva non chiamarlo affatto.
<< Devo andare a scuola e tu devi essere fuori da questa casa esattamente tra cinque minuti >>, prese i suoi vestiti e glieli lanciò addosso.
<< E vestiti per favore che, Dio santo, come minchia ho fatto a ritenerti figo l’altra sera? >>, lo squadrò con ribrezzo mentre lui cominciava a vestirsi nervosamente, sentendosi umiliato.
Dopo cinque minuti lo sconosciuto era già pronto, con giacca e tutto, si avvicinò alla ragazza per darle un bacio ma lei si scostò e lo guardò divertita. << Addio >>, si limitò a dirgli.
Lui la guardò di sottecchi, sperando che scherzasse, ma in realtà aveva già capito ogni cosa. Quella sottospecie di menefreghista vestita da gran donna, era la brutta copia di quei ragazzi un po’ fighetti che se ne andavano in giro ad abbordare una ragazza diversa per ogni ora. Il ragazzo andò via da quella casa amareggiato, non aveva mai conosciuto una donna che l’aveva fatto sentire usato. Solitamente era lui ad usare la donne, non il contrario.
Eloise Hoskins era ancora davanti allo specchio a truccarsi, come se non fosse successo nulla. Per lei era tutto così normale, da un anno e mezzo circa.
Fece i calcoli fra sé e sé, era da circa un anno che aveva capito come far funzionare il mondo per non restare scottata. Tutto aveva avuto inizio da quando lei aveva solo 14 anni.
Si era innamorata di un ragazzo di nome Edward. Lui aveva 18 anni ed era così bello. Dopo solo un mese che uscivano insieme, lui non aveva esitato a portarsela a letto.
E lei era stata così ingenua. Era soltanto una ragazzina e si sera lasciata trasportare dalle emozioni. Si era innamorata di un essere inutile e privo di neuroni che a guardarlo bene in volto non sembrava nemmeno così sveglio; quando una sera, mentre lei tornava da lezione di piano, l’aveva visto slinguazzarsi con un’altra a pochi isolati da casa sua.
Aveva pianto così tanto che al solo ricordarsi di ciò che aveva subito le era passata anche la voglia di mangiare, quella mattina. Per fortuna che Amanda era sempre stata lì pronta a consolarla, c’era sempre stata per lei. Erano amiche sin dalle scuole medie e non si erano mai separate, in tutti i sensi. Amanda era l’unica che la conosceva per davvero e l’unica con cui poteva essere se stessa. E lei, solo lei, aveva assistito alla sua trasformazione da brava ragazza a spregiudicata insensibile.
Senza menzionare l’aggettivo Troia ovviamente. Lei non era una troia, non si vendeva. Lei si divertiva, lei usava gli altri, non erano gli altri ad usare lei.
E si incazzava da morire con chiunque pronunciasse quella parola in sua presenza. Nessuno le dava ordini, non si prostituiva per nessuno. Faceva quello che le andava di fare, perché aveva capito che se doveva essere usata dagli uomini come uno zerbino abitualmente, era meglio saperli usare più di quanto sapessero fare loro.
“Meglio usare che lasciarsi usare”. Questo era il suo motto, la sua filosofia di vita.

E non vi ho ancora raccontato di Jasper. Jasper, il suo secondo amore, la sua seconda opportunità di essere felice. Inutile parlare di quanto fosse stata così stupida da cascare nuovamente in quel cerchio amoroso. Jasper era tutto per lei, così bello, così raggiante, con i suo capelli biondo cenere e gli occhi neri. Così dolce.
Lui era quello che ti entra in testa e ti fa dimenticare il passato, quello che le aveva fatto dimenticare Edward per sempre.
Dio, quanto lo aveva amato. Erano stati insieme per due anni, avevano condiviso tutto. Le sembrava quasi di aver trascorso una vita con quel ragazzo.
Avevano condiviso ogni singola cosa: la famiglia, le foto, i ricordi, il mare, le estati, la neve, i natali e i sorrisi più belli. Fu una pugnalata al cuore scoprire che viveva in una stanza d’albergo e che ogni notte se ne portava a letto una diversa dicendo ad Eloise: “ Scusa amore, ma oggi ho le prove con la band”, con una band inesistente fra l’altro.
Due volte, per due cazzo di volte era stata presa per il culo alla grande. Si era lasciata abbindolare, si era innamorata.
Quell’amore inutile e schifoso che non porta mai nulla di buono se non la dipendenza da qualche invertebrato con una caramella di gomma moscia impiantata fra le gambe.
Da quando lei e Jasper avevano rotto, il mondo intero era cambiato per lei. Lei era cambiata.
L’ Eloise Hoskins di un tempo non esisteva più, adesso era lei la guerriera, era lei quella che si sarebbe divertita a far soffrire gli uomini.
Eloise era andata a vivere da sola, a 17 anni aveva preso la patente e non aveva più bisogno di nessuno se non di Amanda. Andava a trovare i suoi genitori una volta alla settimana e faceva il suo dovere a scuola. Non aveva rimpianti. Soltanto un sorriso bastardo sul volto e l’intenzione di conficcare un tacco nel cuore ad ogni essere con un pene che credeva di poter avere il mondo ai suoi piedi soltanto sorridendo ad una donna troppo ingenua. Si sarebbe vendicata fino a quando il suo cuore non avrebbe smesso di sanguinare ogni volta che vedeva Jasper nei corridoi con la sua nuova ragazza.
Ma nessuno sapeva che stava ancora male per quella storia, eccetto Amanda.

Lei avrebbe rivoluzionato il mondo.
Eloise Hoskins avrebbe fatto capire a tutti quanto una donna potesse essere cattiva.
Non lo immaginerete mai.

<< Ciao El >>, la salutò la sua migliore amica mentre prendeva i libri dall’armadietto accanto al suo.





 

Bene, bene. allora gente! Non ho la minima idea di come mi sia venuta in mente questa storia assurdissima. Cioè in realtà lo so come mi è venuta è.é.
Stavo facendo la doccia e ad un certo punto mi è caduto lo shampoo sul piede e ho urlato come una gallina(non ce ne frega!), vabbè, e poi mentre ero in agonia mi èvenuto un lampo di genio! Poi, giudicherete voi se è un lampo di genio o un lampo di merda, accetto tutte le critiche!  
Vi dico solo che sarà una cosa un po' inaspettata(spero D: ),ma tutto sommato non farà così schifo.( Che bello, quanta allegria .-.)
Mi auguro che vi piaccia, è la prima fan fiction che scrivo su questo sito e sugli One Direction, per cui mi sento molto, come dire: " sei una cacca, non sai fare niente, ma vatti a ritirare".
Non so se rendo l'idea(?)
In ogni caso, buona lettura gente!
Ah si, questo è il mio Twitter a chi interessa (no, non interessa a nessuno scema idiota u.u): 
https://twitter.com/#!/CleofeDe
xoxo :3

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Capitolo 2
*** Banana Bob ***


CAPITOLO 1


Eloise era sempre impeccabile, pensò Amanda. Non che lo facesse apposta. Aveva quell’aria da predatrice che intimoriva anche i pezzi grossi. Non si truccava pesantemente, ma quello che risaltava di più di lei era quel rossetto rosso fuoco che indossava ogni santo giorno anche a scuola. I capelli bruni sciolti al vento e gli occhi neri profondi come pozzi di petrolio. Lei, d’altro canto, era tutto l’opposto dell’amica, ma non era nemmeno da ritenersi nella norma. Aveva i capelli rossi e ricci, le lentiggini e gli occhi color ghiaccio.
Facendo un confronto, Amanda sembrava appena uscita da un fumetto per bambini, mentre Eloise da una di quelle riviste super sexy in cui si parla di divi del cinema.
Insomma, una bella coppia di pazze furiose, quindi.
<< Come va con il tuo ragazzo? >>, la stuzzicò Eloise.
<< Non è il mio ragazzo, usciamo insieme da... >>
<< Da due mesi, dannazione! >>, concluse esasperata la bruna.
<< E quindi? >>
<< E quindi io, dopo due mesi l’avrei già mollato >>.
Amanda la guardò torva.
Uffa, che palle, Amanda. Sto scherzando, lo so che tra un po’ vi sposate perché “siete innamorati” e avete preso la cosa seriamente!
<< Louis non è come gli altri >>, concluse Anna dai capelli rossi. Ormai è così che la chiamava.
<< Si, si, me l’hai detto mille volte, credo di aver capito....parli del diavolo >>.
A pochi passi dagli armadietti delle due, Louis e tutta la sua banda camminavano come fossero dei modelli di intimo in passerella.
Ad Eloise veniva da ridere ogni volta che li vedeva. Ma cosa diavolo ci trovava Amanda in quel tipo? 
Louis si avvicinò alla sua amica e la baciò teneramente sulle labbra, mentre giocherellava con un suo riccio rosso.
<< Sto per vomitare >>, disse Eloise che assisteva alla scena a pochi centimetri da lei.
<< Beh, il bagno è lì, se proprio è urgente >>, aggiunse divertito lui.
ah ah ah.
La bruna si allontanò leggermente da loro, alzando gli occhi al cielo, per ritrovarsi lo sguardo di Harry puntato addosso. Sorrise fra sé e sé.
Erano stati a letto insieme una sola volta e doveva ammettere che non era stato niente male, ma d’altronde nessuno dei due alludeva ad altro se non al sesso.
Diciamo che erano un po’ sulla stessa barca. Lui non si era nemmeno disturbato a dirle “ ti richiamo”, quando era andato via.
Sapeva come ragionava quella ragazza e la cosa gli andava più che bene.
E lei, senza nemmeno dirgli che usciva, la mattina dopo non si era nemmeno fatta trovare in casa.
Che tristezza, avrebbe detto qualcuno.
Invece era proprio una pacchia per loro.
Nessuno dei due doveva sentirsi in colpa per niente; a scuola Harry le lanciava sempre quelle occhiate a raggi X che la spogliavano con lo sguardo ed Eloise le ignorava regolarmente ogni volta, sorridendo ad un punto imprecisato dietro di lui. Ma questo era successo molto prima che Louis e Amanda uscissero insieme.
Non sarebbe più andata a letto con qualcuno di quella compagnia, non voleva creare casini con il ragazzo di Amanda.
Purtroppo non erano tutti come Harry lì in mezzo.
D’un tratto sentì il tocco di una mano calda sul fianco ma non si scompose.
<< Stasera c’è una festa a casa mia e di Louis e tu e la tua amica siete invitate >>, disse Harry sorridendo ammiccante.
<< E cosa ti fa pensare che io abbia voglia di venirci? >>
<< Il semplice fatto che ho invitato altre tre ragazze e che la tua amica non lascerà mai che Louis si diverta con qualche troietta di passaggio, soprattutto se si beve >>.
Merda, aveva centrato il punto. Amanda ci sarebbe andata con o senza di lei.
Eloise sorrise infastidita.
<< Sei uno stronzo, Styles >>.
Lui continuò a sorridere soddisfatto.
<< Non ti annoierai Eloise, ci saranno anche gli altri >>.
Ma tu pensa un po’ che bello. Ci saranno anche tutti i tuoi cari amici pesce lessi a fissarmi come se fossi una porno star. NON VEDO L’ORA.
Pazienza, l’avrebbe fatto per Amanda. Tanto per lei, non cambiava assolutamente nulla.
Harry si allontanò dicendole di essere a casa sua per le otto e mezza.
Eloise si concesse di osservare la combriccola di idioti che Louis e Harry si portavano dietro.
Zayn non era niente male, pensò. Come faceva di cognome? Malik? Si, Malik. La stava osservando con particolare attenzione. Lui è un tipo abbastanza serio, si disse, e interessante. Il classico tenebroso con la finezza necessaria per non dire “ voglio la vagina” in pubblico.
Liam Payne era il bravo ragazzo della situazione, quello dolce che tutte sognano e che alla prima occasione ti mette le corna con la gnocca di turno soltanto perché secondo lui ”è vero amore”. Le veniva il volta stomaco soltanto a pensarci, le ricordava così tanto Jasper.
E poi, chi rimaneva? Lo straniero, quello che si era trasferito due anni fa a Londra da Mullingar, in Irlanda.
Come cavolo si chiamava? Neville? Noah? Iniziava con la ENNE, maledizione.
N...N...NIALL, Ecco! Niall Horan. Il biondo dagli occhi color cielo. Cavolo quant’erano azzurri.
Era proprio carino ma...le sembra una persona allegra, sicura di se.
Ed era così spontaneo. Come faceva ad essere così...così...vivo? Considerò lei, non riuscendo a pensare a nessun altro termine adatto che le venisse in mente.
Ed ora la stava guardando con una pietà insopportabile.
PIETA’?!? Ma pietà per cosa, io sto benissimo.
Con quei capelli tinti color banana muffita, sopra gialli e sotto marroni. Ma cos’è, una nuova moda??
Ti farò vedere quanto starò bene stasera signor “Banana Bob”.
Okay adesso cominciava a dire stronzate, meno male che le pensava soltanto.
Come se fosse rassicurante pensare certe cose.
<< Eloise..? >>, la chiamò l’amica vedendola sorridere da sola come una strega malefica. Di solito quando faceva quel sorriso erano in arrivo nuovi guai.
<< Ho un nuovo obbiettivo stasera cara Anna >>. La sentì dire infatti.
Amanda alzò gli occhi al cielo e ignorò il modo in cui l’aveva chiamata l’amica per la centomillesima volta.
<< E sarebbe? >>
<< Banana Bob >>, affermò lei decisa.
<< Chi?!? >>, domando Amanda con un sopracciglio alzato e uno a zigzag.
<< Il biondo, Neville >>, sbuffò lei.
<< Vuoi dire Niall >>
<< E’ uguale >>.
La riccia sospirò.
<< Ma non avevi detto che non ti saresti portata a letto nessuno della banda di Louis? E comunque, lui non è un tipo da una botta e via. Quando uscivo con Louis, c’erano anche i ragazzi a volte e ti assicuro che... >>.
Eloise alzò una mano per farla tacere.
<< Per quanto riguarda quello che ho detto, non fa niente, tanto l’ho già fatto con Harry, quindi in teoria era una promessa idiota. Seconda cosa, nessuno dice di "no" ad Eloise Hoskins, nemmeno i santi. E poi lui è così strafottente e così “ la vita e bella!”, è ora che si svegli >>, concluse.
La campanella suonò e le due ragazze sia avviarono in classe.






Ho postato questo capitolo subito dopo perchè:
1. L'avevo già scritto xD
2. Dato che ho appena iniziato volevo essere, in un certo senso, " cagata". Di solito quando inizi una storia nessuno ti considera anche pechè è orribile leggere le cose a metà.
Io almeno, quando non riesco a leggere la conclusione di una storia vado in crisi. Mi sudano le mani, gocciolo dal naso, respiro come una piovra e...(si hai reso l'idea).
Il prima possibile, vorrei sapere cose ne pensate di questo tipo di storia! :D
Come siete belli amoriniiii HAHAHAHAHAH
OK, basta. Volevo provare l'ebbrezza di sembrare una cretina.
Cosa che sono anche senza bisogno di provarlo. D:
Ciao, belli! :3

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Capitolo 3
*** Non come te, Non con te ***


CAPITOLO 2


Eloise si guardò allo specchio soddisfatta. Indossava  una maglia a strisce colorata e abbastanza corta, con una cintura in vita, calze nere e ballerine nere.
Dopotutto era sempre casa di Harry e Louis, non era chissà quale posto di lusso. Vestirsi troppo eleganti non serviva poi a molto.
Prese la borsa e controllò l’orario, mancavano cinque minuti alle otto e un quarto: doveva andare a prendere Amanda a quell’ora, ma decise di aspettare.
Lei era sempre stata puntuale, ma farsi trovare alle otto e mezza in punto davanti casa di Harry significava dirgli “che bello, non vedo l’ora di saltarti addosso”, cosa assolutamente non vera. Il suo obbiettivo era qualcun altro quella sera.
Le dava immensamente fastidio il modo in cui la guardava quella banana marcia.
Si sentiva superiore a lei soltanto perché lui “ aveva scoperto le gioie dello spirito”, secondo Eloise. Cioè, in altre parole, non era superficiale come lei.
Ma tutti gli uomini sono superficiali nel profondo, è risaputo. Gli avrebbe dimostrato com’era la vita reale.
E soprattutto le prudeva fargli sapere che non era una troia. Si infuriò soltanto al pensiero che qualcuno potesse considerarla tale.
Diede un calcio al mucchio bagnato a terra, usato per poggiare i piedi dopo la doccia. Non voleva la pietà di nessuno, lei non stava sbagliando, e vedere quello sguardo di compassione in quegli occhi azzurri era peggio di una tortura.
Alle otto e mezza il cellulare le squillò sul comodino. Era Amanda.
<< Dimmi tutto Anna >>, rispose sorridendo.
<< Dove cazzo sei? Ti sto aspettando da un quarto d’ora fuori alla porta! >>
<< Ehy, calmati. Arrivo subito >>. Chiuse la chiamata, scese di casa e si diresse alla sua auto, senza fretta.
Amanda la aspettava davanti alla porta di casa con le braccia incrociate.
Quando entrò in macchina non disse nemmeno ciao. Era molto permalosa ma ad Eloise non dava fastidio questo aspetto di lei, soprattutto perché si divertiva a stuzzicarla facendo cadere il discorso sempre nel ridicolo, e alla fine ridevano come due ritardate.
<< Non volevo arrivare a casa di quell’approfittatore in perfetto orario >>, provò a buttare lì la bruna.
<< Aspetta, di chi stai parlando? >>.
Giusta domanda, quella era casa di Harry ma anche di Louis.
<< Non del tuo ragazzo, tranquilla >>
<< Non è il mio ragazzo >>.
Non ancora almeno, rifletté Amanda.
Eloise arricciò il naso. << Avete bisogno di un matrimonio per mettervi insieme? >>
<< E comunque potevi avvisarmi che saresti arrivata un’ora dopo, non avrei aspettato lì fuori come una baccalà >>, rispose la riccia senza nemmeno dar conto alla domanda stupida dell’amica.
<< In realtà erano quindici minuti, ma se il tuo fuso orario dice che... >>
<< E dove vivo, in Alaska?? >>, aggiunse divertita.
<< Beh, considerando che hai un pinguino come ragazzo, è probabile >>.
Scoppiarono a ridere entrambe. Prima soltanto leggermente, poi sonoramente, come due pazze appena uscite dal manicomio.
Ma la risata non era scaturita soltanto dalla battuta fuori senso di Eloise, ma proprio dal fatto che ridessero insieme.
L’una faceva ridere l’altra, anche senza motivo. Chi le vedeva, a volte, le scambiava per due alcolizzate.
Arrivarono sotto casa del ragazzo di Amanda e parcheggiarono.
L’edificio era abbastanza enorme per gli standard normali di una casa. Dopotutto quei due erano ricchi sfondati, come tutti gli altri.
Forse era per quella ragione che andavano in giro sempre tutti e cinque insieme. Un altro punto a suo favore, pensò Eloise. 
Non sei poi così casto, Neville.
Entrarono in soggiorno invitate da Liam, Harry non si era nemmeno scomodato per accogliere gli ospiti in casa sua. Le due si tolsero le giacche e si guardarono intorno.
Le altre tre ragazze erano già mezze fuse e abbastanza occupate. Una flirtava con Zayn sul divano e le altre due erano in piedi sul tavolino da salotto davanti ai divani che imitavano una Lap dance.
Gesù aiutaci, implorò Amanda.
Louis era vicino allo stereo a cambiare canzone e sorrise non appena vide la sua “ragazza”.
Si avvicinò a lei con aria sognante.
<< Finalmente siete arrivate, mi stavo annoiando >>, disse.
Sul serio Tomlinson? Scommetto invece che ti stavi godendo lo spettacolo con la bava alla bocca e che ora sei sfortunatamente vincolato dalla povera Anna. 
Non per essere cattivi, ma era sempre un maschio. 
Spero vivamente per te che non sia così, cara ragazza, sospirò Eloise fissando l’amica allontanarsi insieme a lui.
Nel frattempo Liam aveva già puntato una delle due ragazze sul tavolo e iniziava a fare le sue mosse patetiche che a quanto pare funzionavano.
Niall invece aveva fregato una sigaretta dalla tasca di Zayn e stava uscendo fuori al balcone per fumarsela in santa pace.
Eloise sorrise fra sé e sé, quale momento migliore se non quello?
Si incamminò verso il terrazzo a passo convinto finché non le si parò davanti Harry. Puzzava di vodka in maniera assurda.
Ma da quanto tempo erano lì? Sembrava che la festa fosse già iniziata da ore e invece erano solo le nove.
Cavolo, che razza di manicomio.
<< Ne vuoi un po’? >>, lui le porse un bicchiere di Avana pieno fino all’orlo.
Ma dove cavolo avevano preso quegli alcolici? Meno male che era venerdì e che il giorno dopo non c’era scuola, altrimenti sarebbe stato impossibile risvegliarsi per smaltire quella sbornia in classe.
Eloise prese il bicchiere sorridendo appena.
<< Sei ubriaco fradicio, Styles >>
<< E quindi? >>, continuò lui avvicinandosi a lei e cingendole la vita con le mani.
<< E quindi io non mi porto a letto un idiota mononeurone mezzo ubriaco, soprattutto se io sono sobria >>.
La bruna bloccò la mano destra del riccio che stava lentamente scivolando verso il suo sedere e lo allontanò.
<< E allora bevi anche tu! Qual è il problema?? >>, boccheggiò lui riavvicinandosi.
<< Il problema è che io ho altri progetti per stasera, tesoro >>, concluse. Lo superò sorridendogli dispiaciuta e si diresse al terrazzo.


<< Ciao Ban...voglio dire, Neville! Ciao Neville! >>, cominciamo bene, pensò.
Niall era appoggiato alla ringhiera e si voltò appena a guardarla, fissandola con la fronte aggrottata.
<< Neville? >>.
Merda. Aveva sbagliato di nuovo il suo nome. 
Eloise, possibile che devi essere così cretina da non ricordarti il nome di una banana ambulante che si riconoscerebbe anche in mezzo ad una folla di tacchini con la cresta gialla?!?
Come cazzo si chiamava!? Non le veniva. Merda, merda, merda, merda, cazzo, cazzo, cazzo, cazzo.
Era davanti a lui con la bocca semiaperta e un sorriso da deficiente sulla faccia. Possibile? Era da un anno che non faceva quelle figure di merda con gli uomini e adesso, proprio davanti a lui sembrava una balena con la mascella fratturata. Non riusciva nemmeno a chiudere la bocca.
E tra un po’ le sarebbe venuto anche da ridere. 
Dio, che cretina che sono. Gesù Cristo.
Niall.

Ecco, invocare Gesù serve a volte. 
Le venne in mente il suo nome e riprese a respirare regolarmente.
<< Stavo scherzando, Niall >>.
<< Ciao >>, disse lui freddo, voltandosi nuovamente.
Sarebbe stata più dura del previsto, ammise Eloise.
Si accostò a lui sulla ringhiera e si passò una mano fra i lunghi capelli bruni.
<< Posso fare un tiro? >>, gli chiese alludendo alla sua sigaretta.
Lui annuì con la testa e le passo la sigaretta con la mano aperta.
Eloise non la prese nemmeno in mano e si avvicinò all’involucro di nicotina soltanto con la bocca.
Niall si voltò a guardarla e per un istante i loro occhi si incontrarono.
Belli come il mare, pensò lei.
<< Perché sei venuta fuori? >>, le chiese lui all’improvviso.
<< Volevo prendere un po’ d’aria >>, mentì.
<< Ma sei appena arrivata, e noto che non hai esitato a gettarti immediatamente sull’alcol >>.
Lei diede un’occhiata al bicchiere di Avana quasi a metà che aveva ancora in mano e maledisse Harry per averglielo dato.
<< Me l’ha offerto il tuo amico, cosa avrei dovuto dire? >>.
Lui rise piano.
<< No, forse? >>.
Cavolo che risata che hai, sei interessante caro Banana Bob. Lei riprese subito il controllo di se stessa e della situazione.
Notò che lui era particolarmente freddo e distaccato. Anche un ritardato avrebbe capito che era infastidito dalla sua presenza.
<< Ma sarebbe stato da maleducati rifiutare come stai facendo tu con me >>, disse Eloise imitando un'espressione dispiaciuta.
<< Ti ho forse chiesto di andar via? >>, si irritò leggermente.
<< Non serve parlare per capire certe cose >>, continuò la ragazza.
Niall sbuffò, si allontanò dalla ringhiera e si appoggiò al muro, incrociando la gamba destra.
Lei gli si avvicinò.
<< Vuoi? >>, domandò passandogli il bicchiere.
<< No, grazie >>, rispose secco.
Che palle Neville, sei un palla.
Eloise alzò un sopracciglio.
<< Vuoi farmi credere che sei un santarellino? Andiamo, divertiti un po’. Che ti costa? >>.
Si avvicinò ancora al ragazzo mentre lui rimaneva immobile, impassibile.
<< Io mi diverto Eloise... >>
<< Quindi sai il mio nome >>, sorrise divertita lei.
Posò il bicchiere sul tavolino in legno e con un movimento fluido ed elegante poggiò i polsi dietro al collo del ragazzo.
“E chi non lo sa”, rifletté lui nel frattempo.
<< Dicevo >>, continuò poi lui, infastidito, << io mi diverto Eloise. Solo, non come te, non quando ci sei tu nei paraggi e soprattutto.... >>, si liberò dalla stretta della agazza.
<< Non con te >>, concluse con un sorriso amaro allontanandosi il più possibile da lei.
Gettò la sigaretta a terra e la pestò.
<< Buona serata >>, aggiunse infine, rientrando in casa.


Eloise rimase spiazzata. Rientrò in casa anche lei, furiosa, e lo vide ridere e scherzare tranquillamente con Louis e Amanda.
“ Non con te, non come te”!? Ma chi pensi di essere? La perfezione? Ti credi superiore?
Non sei nessuno caro Niall.
 
Era furiosa, imbestialita, delusa, irritata, inferocita.
Mai nessuno. Mai. Mai si erano azzardati a dirle di no.
Nessuno poteva, doveva, riusciva.
Sentì la rabbia attraversarle le vene.
Zayn e Liam erano già occupati, così Eloise si diresse verso Harry, appoggiato al muro ancora con un bicchiere in mano.
Si avvicinò a lui e lo prese bruscamente per un braccio.
Doveva sfogarsi e liberarsi dalla rabbia improvvisa che aveva addosso. 
E c'era un solo modo per farlo.
Voleva fargliela pagare, ma non sapeva come. Quel ragazzo non aveva niente in comune con lei.
Non gliene importava un cazzo di lei e della sua vita. E questo la faceva imbestialire.
Brutta Banana marcia senza palle. Cosa c'è, sei gay!?
Eloise entrò in una camera qualsiasi con Styles e la richiuse sbattendo la porta con tutta l'ira che aveva.
Senza nemmeno guardare negli occhi il ragazzo gli si gettò quasi addosso iniziando a baciarlo e a togliergli i vestiti.
Erano l'unico modo per non pensare a niente.
Fanculo Neville, vaffanculo.











 

Povero Harry, violentato da una psicopatica complessata. D:
In ogni caso, siamo ancora agli inizi della storia e vi assicuro che dopo, Lei diventerà ancora peggio. ^__^
Gente siete favolosi e fatemi sapere cosa ne pensate della storia!

Se volete dirmi qualcosa, io sono qui u.u : https://twitter.com/#!/CleofeDe

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Capitolo 4
*** Io non volevo usarti ***


CAPITOLO 3




Amanda si alzò alle nove e mezza di mattina in punto.
Si preparò una tazza fumante di latte e caffè e la sorseggiò in silenzio seduta al tavolo da pranzo.
Le venne in mente Louis.
Era praticamente in crisi con lui, anche se nessuno se n’era accorto.
Litigavano ogni volta che rimanevano soli, tanto che ormai, lei aveva quasi paura di restare sola con lui per più di un’ora.
Lui non capiva, e lei non si fidava. Ma il problema non era che non si fidava di lui...
“E qual è il problema Amanda? Vuoi dirmelo??”
Le riecheggiarono le parole del ragazzo nelle orecchie e lei fece una smorfia.
Alla fine quella che portava avanti la storia del “non è il mio ragazzo” era lei. Perché aveva paura. Aveva assistito a tutto quello che aveva passato Eloise e ne aveva una paura folle. Quando l' aveva vista in ginocchio, con la schiena abbandonata al muro, senza forze. Quando l'aveva sentiva piangere le ore intere nel bagno, le notti in cui lei aveva dormito a casa sua e aveva pianto, senza accorgersi che Amanda era sveglia. Le insicurezze, i timori, la malinconia perenne, la dipendenza da lui, i cambi di umore improvvisi e infine la sua trasformazione. Non voleva che accadesse anche a lei. E proprio il fatto di tenere in maniera smisurata a Louis la metteva in allarme.
E se lui l’avesse lasciata? Almeno così potevano ancora essere liberi. Se lui l’avesse tradita, lei avrebbe avuto poco e niente con cui arrabbiarsi: non erano fidanzati.
Però era consapevole che comportandosi come stava facendo, lo avrebbe perso. Amanda era sicura di amarlo, lo sentiva. E non sapeva che fare.
Era semplicemente in bilico. Non voleva perderlo ma non voleva nemmeno perdere se stessa. E se fosse successo? Se fosse finito tutto?
Cosa doveva fare? Il panico più totale la invase.
Si mise le mani nei capelli e abbassò gli occhi. Le scoppiava la testa, avrebbe preso una tachipirina più tardi.
Poi pensò ad Eloise.
Sabato non l’aveva sentita per niente. La sera prima era sparita insieme ad Harry, e Niall era stato tutto il tempo con lei e gli altri.
Mentre Eloise trascinava Harry con se, il biondino l’aveva fissata sconcertato e compassionevole, quasi dispiaciuto. Forse Amanda capiva come si sentisse la sua amica, anche a lei avrebbe dato fastidio essere guardata come una morta di fame.
A fine serata aveva cercato di raggiungerla ma Liam gli aveva detto che era meglio lasciar perdere, perché se era con Harry, di sicuro, non sarebbe stato un bello spettacolo ritrovarseli davanti nudi. Amanda aveva subito intuito che se se l’era presa con Harry, significava che Niall non l’aveva considerata nemmeno di striscio.
Te l’avevo detto, Eloise.
Eppure pensava che se l’amica fosse riuscita ad avvicinarsi al biondino, lui, le avrebbe messo un po’ la testa a posto.
Aveva un'aria da " non so che" quel ragazzo.
Un'aria trasportatrice, buona.
Peccato, pensò.
Ma Eloise non si arrenderà, sarà solo più infuriata che mai e da ora in poi la sua, più che una conquista, sarà una vendetta.
Sentì il cellulare squillare e le venne un colpo al cuore quando vide il nome sul display.
<< Ciao >>, rispose immediatamente, quasi impaurita che lui fosse ancora arrabbiato.
<< Ehy, ciao. Senti... >>, ci fu un silenzio.
<< Senti, scusami per l’altra sera. Ero un po’ nervoso e ho cominciato a dire stronzate >>.
Quant’era bello quando si prendeva la colpa di tutto anche se non era la sua.
Amanda sorrise leggermente.
<< Non preoccuparti, anch’io davo i numeri >>.
Louis rise. << Stasera vado a fare un giro con i ragazzi, vieni anche tu? Puoi portare anche Eloise, se vuoi >>.
Dubito che dopo l’altro giorno abbia voglia di passare del tempo con...
Il cellulare vibrò e le diede un avviso di chiamata in attesa.
<< Lou, aspetta un attimo in linea, ho un’altra chiamata >>.
Aprì l’altra comunicazione.
<< Pronto? >>
<< Vieni qui, ti prego >>, si sentì dire dall’altra parte della linea.
<< Eloise? >>
<< Amanda, sono due giorni che non ti vedo, ho bisogno di te >>.
Purtroppo era questo il difetto di Eloise. Lei non stava mai male, non era mai depressa, ma quando qualcosa non andava, era la fine.
Sfogava tutto il dolore represso di mesi in una sola volta, ed era molto peggio. Finiva sotto terra per le cazzate e si rialzava maltrattando gli altri.
L' avrebbe aiutata anche questa volta, si disse.
<< El, arrivo fra dieci minuti, però stasera dovrei uscire con gli altri e...sei invitata anche tu, ti va di farmi compagnia? >>.
Ti prego fa che dica di si.
Non la sentì più respirare per un minuto buono.
Merda, le avrebbe detto di no.
<< Va bene >>
Incredibile.
<< Ci sarà anche la banana? >>, aggiunse subito dopo.
<< Credo di si >>
<< Grandioso >>, disse sarcastica e chiuse la comunicazione.
Amanda riprese le linea con Louise. << Si, stasera ci saremo >>
<< Perfetto >>, rispose lui. << A dopo >>
<< A dopo >>.
La chiamata si chiuse.


<< Quel frocio maledetto >>.
Amanda rise.
<< Ma come cavolo si permette!? Ma hai sentito cosa mi ha detto? Stasera sono cazzi suoi! Brutta Banana piena di cerume e diarrea! >>.
Eloise prese a pugni un cuscino mentre si spogliava per fare la doccia.
<< Se è piena di cerume e diarrea perché volevi portartela a letto? >>, chiese divertita la rossa.
<< L’avrei lavato prima! >>
Amanda si posò un mano davanti alla bocca imitando un finto verso di sorpresa.
<< Volevi farlo nella doccia di Styles! >>
<< Non mi piace farlo nella doccia, in realtà >>, fece un’espressione scocciata.
<< E come volevi lavarlo? >>, domandò sospettosa.
Eloise annusò un paio di calze per vedere se erano sporche.
<< Con l’insetticida >>, ammise senza pensare.
Rimasero tutte e due ferme a fissarsi.
<< Come?!? >>, scoppiò infine la riccia, ridendo. << Ma non ha senso! >>.
Risero entrambe.
Alle otto e mezza circa, il campanello suonò.
<< Cazzo ma sono in mutande! Eloise vai ad aprire! >>.
Lei la fissò senza nemmeno risponderle. Aveva le mutande e una maglietta in cotone senza reggiseno sotto.
<< Beh, almeno hai una maglia, io sono completamente nuda! >>
<< Ma non era alle nove?? >>
<< Ma che ne so! >>.
Eloise alzò gli occhi al cielo ed andò ad aprire. Se non si sbagliava, sarebbe dovuto venire Louis a prenderle.
Bene, non si vergognava di lui quasi per niente. Perché non era il suo tipo e la cosa era reciproca, e che vedesse la sua ragazza nuda non c’erano problemi.
Aprì la porta di casa sorridendo.
Cazzo.
Il sorriso le morì sulla faccia. Erano tutti e cinque insieme davanti alla porta e la stavano fissando come se fosse appena uscita da un filmino a luci rosse.
Rimase allibita per una frazione di secondo.
La prima cosa che fece fu portarsi le mani al petto per evitare che si notasse che era senza reggiseno.
<< E-Entrate >>.
Brutti bastardi maniaci del cazzo. L’ hanno fatto apposta! Venire mezz’ora prima a casa di una ragazza senza preavviso e portarsi dietro tutta la comitiva di scimmie...l’ hanno fatto a posta senz’altro. Luridi pappamolle, porci e depravati!
<< Esci così stasera? >>, chiese subito Harry, provocatorio.
Eloise cominciò a guardare in tutte le direzioni fuorché in quella di Niall. Aveva appena fatto una figura di merda colossale.
Lei voleva fargli capire che non era una troia e si faceva trovare mezza nuda ad accoglierli in casa.
Ma certo Eloise! Quale migliore dimostrazione di purezza e castità!
Adesso penserà di aver appena interrotto un'orgia di gruppo e scapperà via da questa casa cone la stessa espressione che ha l'Urlo di Munch.

Probabilmente qualcuno si accorse che, per la prima volta dopo secoli, Eloise Hoskins si sentiva in imbarazzo davanti a dei ragazzi.
Cercò di riprendere il controllo, ma non riuscì ugualmente ad alzare gli occhi verso chiunque ci fosse in quella stanza. Nemmeno verso Harry che l’aveva vista nuda già due volte.
<< Ti piacerebbe >>, buttò lì cercando di sorridere.
<< Beh, i-io..ehm...vado a vestirmi. Fra..uhm... >>.
Porca merda non le venivano le parole. Ma che cazzo mi sta succedendo?
Rimasero tutti spiazzati a guardarla come se non ci credessero. E questo la mise ancora di più in difficoltà.
Le andò il viso in fiamme.
<< Fra dieci minuti saremo pronte >>, riuscì a dire infine e sparì in camera alla velocità della luce, riuscendo finalmente a respirare regolarmente.
<< Che è successo là fuori!? >>, chiese Amanda vedendola sconvolta.
Eloise aprì un cassetto del comò per prendere i suoi vestiti, ma la rabbia con cui lo tirò a sé lo fece quasi sradicare dal legno che lo reggeva.
Il cassetto finì a terra con tutti i vestiti, facendo un fracasso enorme.
<< Vaffanculo! >>, urlò.
Niente di buono, pensò Amanda.

Un quarto d’ora dopo uscirono dalla camera entrambe pronte.
Amanda era ancora titubante per quello che le aveva detto l’amica. Che diamine stava succedendo ad Eloise?
Si voltò a guardarla e adesso era come nuova. Aveva indossato nuovamente la sua maschera.
Il programma era di andare a mangiare qualcosa al centro commerciale e poi andare al bowling.
Arrivati in pizzeria, presero un tavolo da otto e si sedettero. Per qualche strano scherzo del destino Niall si ritrovò accanto ad Eloise.(Era andato in bagno e quello era l’unico posto rimasto, lasciato ovviamente apposta per lui dagli altri). Ma che carini, pensò lui fissandoli con un sorriso omicida.
<< La banana sta marcendo fin sopra Neville, faresti meglio a rifarti la tinta >>, sbottò Eloise.
Era decisa a prenderlo di mira quella sera, si sarebbe vendicata.
<< Neville?? >>, chiese lui sarcastico.
Gli altri nel frattempo avevano cominciato a discutere fra loro ignorandoli. C’era aria di guerra lì intorno e nessuno voleva averci a che fare.
Persino Amanda stava ignorando la cosa.
Dopo dieci minuti buoni i due avevano cominciato discutere animatamente e chi non li conosceva poteva tranquillamente dire che stavano parlando semplicemente ad alta voce.
Il resto della compagnia continuava ad ignorarli, ormai si erano tutti abituati alle loro voci urlanti di sottofondo.
<< MI CHIAMO NIALL PORCA TROIA! >>, sentirono urlare più del normale, ad un certo punto.
Si voltarono tutti a guardarli.
<< Che diavolo urli! >>, si unì lei.
Infastidita si alzò dal tavolo facendo strusciare la sedia a terra rumorosamente.
Tutto il locale si voltò nella loro direzione e questo la imbestialì maggiormente.
<< Non ordinate per me, non ho fame! >>.
Si diresse al bancone e si sedette su uno di quegli sgabelli da giraffe amazzoniche che ricordano tanto i film americani.
Ordinò da bere.

<< Eloise dobbiamo andare al bowling >>, disse Amanda afferrandola per le braccia.
Ormai era andata, ubriaca come non mai.
Diamine, doveva farle davvero un brutto effetto quel ragazzo, se si riduceva in questo stato per lui.
Usciti fuori dal locare, lei cominciò a fare la deficiente prendendo in giro tutto il gruppo.
<< Perché la odi? >>, chiese ad un certo punto Amanda a Niall mentre camminavano.
<< Non è che la odio, è solo che non mi piace il suo stile di vita >>, disse gesticolando con le mani.
<< Ma il tuo amico è peggio di lei per quanto ne so >>
<< Si, ma lui lo fa per divertimento, lei...lei lo fa per far del male agli altri >>.
Cavolo, se n’è accorto. Sarà questo il motivo, allora.
Decise di non passare alle mezze domande, del tipo: “ Come l’hai scoperto”, “ perché? “. Era inutile ormai.
<< Non giudicare dalle apparenze Niall. Non è che lo fa perché le va di farlo ma c’è un vero motivo sotto. Cioè, c’è una vera storia che non starò a raccontarti, anche perchè non è compito mio farlo. Sai com’è, ognuno ricostruisce la proprio difesa a modo suo dopo un attacco infernale >>, lasciò cadere lì le parole senza aspettarsi una risposta.
Superò il ragazzo e raggiunse Louis prendendolo per mano.
Niall rimase indietro, perplesso, poi accelerò il passo.
All’entrata dell’edificio una guardia fermò la compagnia. << Lei non può entrare >>, esordì indicando Eloise.
Ovvio, anche un demente si sarebbe accorto che era ubriaca.
<< Bene, chi resta fuori con lei? >>, chiese Zayn.
<< Mmmh, facciamo la tocca. Bum parabum, due per tre...e...Niall! >>, disse Harry con un sorriso bastardo sul volto.
<< Cosa!? Ma non vale! Quella non era una tocca! Ehy! >>. Tutti entrarono dentro ridendo e ignorandolo. Sembrava una congiura organizzata contro di lui.
Sbruffò sonoramente e corse dietro ad Eloise che stava già andando via camminando alla cieca.
Non è che non le piacesse, anzi, era una gran bella ragazza, ma l’idea di essere usato soltanto per scopi malefici gli dava i brividi.
<< Aspetta, tu. Dannazione >>. La raggiunse e la prese per il polso.
<< Ah sei tu, la banana marcia >>, rise da sola come una cretina. Non si reggeva nemmeno in piedi a momenti.
<< Quello che pensa che io sia una troia >>, aggiunse. Smise di ridere e lo fissò improvvisamente torva.
<< Io non penso che tu sia una troia >>.
Lei rise forte.<< Si vabbè, lo dicono tutti. E allora perché mi hai detto di no, ieri? >>.
Fare un discorso con un’ubriaca è da suicidio. Ma tutto sommato che mi importa. All’ 80%, domani non ricorderà quasi niente.
<< Prima di tutto: non era ieri ma venerdì, e poi perché non mi piace essere usato >>
<< Io non volevo usarti >>.
Eloise si liberò dalla sua stretta e raggiunse la parete per appoggiarcisi.
<< Ah no? >>, domandò sarcastico. Niall abbassò un attimo lo sguardo osservandosi le scarpe, ma quando lo rialzò non la vide più.
Cavolo, quella ragazza si muoveva in continuazione.
Cominciò a guardarsi intorno preoccupato, finché due mani non gli coprirono gli occhi.
<< Tu non hai la minima idea di cosa voglia dire essere usati >>, continuò Eloise premendogli le mani sugli occhi come in quei giochi che fanno i bambini.
Lui le prese le mani per spostargliele e si voltò verso di lei specchiandosi nei suoi occhi neri.
Non sembrava poi così ubriaca da vicino.
Sicuro che non fingesse? Magari era soltanto brilla e dato che si trattava pur sempre di Eloise Hoskins sembrava sbronza come un cammello.
<< Che vuoi dire? >>.
Lei iniziò a ridere, molto più di prima.
Okay, forse non sta fingendo.
La ragazza si sedette quasi a terra per le risate e tentò di liberarsi dalla sua presa ma inutilmente.
<< Voglio dire quello che voglio dire >>.
Parole senza senso.
Poi si rialzò, ancora sorridendo, e si avvicinò a lui pericolosamente, senza più opporre resistenza.
<< Lasciami >>, gli sussurrò dolcemente all’orecchio sinistro.
A Niall venne quasi un colpo quando se la ritrovò a due centimetri dal viso.
Nonostante fosse completamente sbronza, riusciva ancora ad usare abilmente le sue doti di seduttrice, notò.
Era praticamente impossibile averla così vicina ed evitare di pensare a quanto fosse bella.
Cazzo, devo smetterla.
<< Voglio i tuoi occhi Niall, nessuno deve più  guardarli oltre a me >>, sorrise lei appoggiando la fronte a quella del ragazzo.
Lui sorrise di rimando, sorpreso.
Allora te lo ricordi il mio nome, fai solo finta.
Si disse che probabilmente era l'alcool a farle quell'effetto.
<< Perché ti sei fissata con me? >>, azzardò. Se era davvero ubriaca gli avrebbe risposto sinceramente, forse.
<< Perché voglio dimostrarti che la mia vita è perfetta e senza sensi di colpa, anche senza uno come te! >>.
La frase in sè, aveva senso, ma non poi così tanto.
Detto ciò si allontanò da lui di scatto, tanto che il biondino non ebbe nemmeno il tempo di riacciuffarla, e cominciò a correre nella direzione da cui erano venuti.
Niall le corse dietro imprecando finché non la vide vomitare appoggiata ad un palo. La raggiunse in fretta e le tenne la fronte con una mano per aiutarla.
<< Vuoi un po’ d’acqua? >>
<< Si, ti prego. E se hai una cicca magari >>.
Il ragazzo entrò nella sala del bowling ed infilò due monete nel distributore, la bottiglietta cadde giù rimbombando e lui la afferrò.
Le cicche le aveva nel portafogli e gliele porse una volta tornato.
<< Grazie >>.
Decise che l’avrebbe riaccompagnata a casa, non poteva andarsene ancora in giro in quelle condizioni.
Prese il cellulare dalla tasca e compose veloce un messaggio.
<< Dai, andiamo >>.














Scusate per l'infinita lunghezza di questo capitolo ma volevo far capitare qualcosa di serio prima di concluderlo! (Di serio relativamente parlando è.é) 
Eeehh, l'alcool che nelle storielle para sempre i buchi, ma che nella realtà ammazza solo gente, quindi non bevete! D:
Grazie per le numerose visite ricevute nonostante abbia pubblicato la storia da tipo...due giorni .-.
Deihihohoh, MITICO! :3
Recensite beddi, vi adoro!
xoxo

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Capitolo 5
*** Amanda & Louis ***


CAPITOLO  4




Eloise arrivò a scuola con dieci minuti di anticipo, non le piaceva fare le cose di fretta.
Si avvicinò all’armadietto mentre il corridoio era ancora semivuoto e dall’ampio finestrone vide la testa bionda di Niall e quella riccia di Harry che aspettavano gli altri all'ingresso. Sbuffò e si appoggiò al muro aspettando Amanda.

<< Allora, tu ed Eloise? >>.
Niall si voltò a guardare l’amico, accigliandosi.
<< Io ed Eloise, cosa? >>.
Harry lo guardò scocciato. << Ma perché devo sempre spiegarti tutto? >>
<< Perché non sono perverso come te >>, rise.
<< Mi stai forse dicendo che lei non ti piace!? >>.
Harry strabuzzò gli occhi in maniera esagerata per evidenziare la gravità della cosa. Vabbè che per lui, se non provavi attrazione per qualsiasi cosa avesse un buco era da considerare come un disturbo mentale.
<< Non è quello, è che... >>, storse il viso in cerca delle parole giuste. << E’ che io non sono un tipo che dopo una sola notte dimentica le persone >>.
<< In poche parole non sei un tipo da una botta e via >>.
Il riccioluto sembrò pensarci su per poi illuminarsi improvvisamente.
Niall alzò gli occhi al cielo pregando che non se ne uscisse con un altra delle sue trovate.
<< Non ci credo, dai. E quelle ragazze in discoteca?? >>, gli sorrise complice.
<< Ma quelle non le conoscevo, era diverso! >>, rispose spazientito.
<< Cioè, mi stai dicendo che vorresti frequentare Eloise per davvero? >>.

A Niall venne uno strano impulso omicida che gli suggerì di togliersi le calze e conficcarle in bocca a quell’idiota depravato che si ritrovava accanto. 
Ma perché deve mettere quella ragazza in mezzo ad ogni mio discorso?? 
Gli venne voglia di urlare “ Non capisci un cazzo!” ma si trattenne, poi sarebbe sembrato lui quello con le rotelle fuoriposto.
<< Ma perché ti inventi le cose? >>
<< Perché è quello che c’è scritto fra le righe, deficiente >>, rispose Harry, gli scompigliò i capelli con una mano e si allontanò per andare a salutare una ragazza che Niall non aveva mai visto, tanto per cambiare.

Quando arrivarono gli altri, tutti e cinque entrarono nel corridoio e passarono davanti all’armadietto di Amanda perché Louis voleva salutarla.
Eloise salutò tutti con un cenno della mano ed un sorriso. Per una frazione di secondo gli occhi di Niall e quelli di Eloise si incontrarono.
“Voglio i tuoi occhi Niall, nessuno deve più  guardarli oltre a me”. Eloise si ricordò improvvisamente di quello che gli aveva detto l’altra sera e abbassò subito lo sguardo alle piastrelle del pavimento. Che cosa imbarazzante. Che figura di merda. Che cretina. 
Uccidetemi, vi prego.
I ragazzi andarono via e la campanella che segnava l’inizio delle lezioni suonò.
La giornata trascorse monotona e noiosa come sempre.
Eloise alla quarta ora uscì dalla classe per prendere una boccata d’aria, se fosse rimasta seduta un minuto di più si sarebbe messa ad urlare.
A fine giornata scolastica se ne andò in depressione poiché Amanda sarebbe tornata a casa con Louis e a lei toccava fare tutta la strada da sola.
Se gliel’avesse detto prima, sarebbe venuta in auto.
Sbuffò sonoramente.

Louis e Amanda erano seduti ad una panchina del parco a pochi metri dalla loro scuola.
Lei appoggiò la testa sulla spalla del ragazzo e chiuse gli occhi.
Voleva riempirsi dell’odore che emanava lui in quel momento.
Avrebbe voluto abbracciarlo e dirgli che lo amava alla follia ma si trattenne dal farlo, ormai andava avanti così da circa un mese.
Lui le accarezzo una guancia, poi sospirò come se fosse stanco e si passo una mano fra i capelli.
<< Qualcosa non va? >>, chiese Amanda spostando la testa dalla sua spalla e guardandolo.
Lui appoggio i gomiti sulle gambe e abbasso la fronte fissandosi le scarpe.
<< Non c’è niente che non va, è quello il punto >>.
Lei continuò a fissarlo senza capire.
Louis si alzò dalla panchina, quasi spazientito.
<< Io sento determinate cose Amanda, e vorrei essere libero di dirtele, ma non posso perché tu continui a dirmi che ci stiamo solo frequentando >>.
La ragazza non disse niente. Purtroppo succedeva frequentemente quella discussione ed ogni volta erano punto e da capo.
Ogni volta non risolvevano proprio niente, ogni volta lei andava in panico più di prima.
<< Io non so più che cosa fare, che cosa dirti, per farti capire che con te non è solo una cazzata. Per me è serio tutto questo, d’accordo? >>.
Le venne quasi da piangere. Lo so che è serio per te, credimi, lo so.
<< Io non ho mai detto che tu non sia una persona seria >>
<< E allora dov’è il problema? Io voglio poter dire a tutto il mondo che tu sei la mia ragazza, voglio che tutti sappiano che sei mia e basta. Non riesco a sopportare l’idea che qualcun altro possa chiederti di uscire soltanto perché noi...Io non posso >>, concluse avvicinandosi a lei.
Lei si commosse sentendo quelle parole.
Io ti amo Louis, io ti amo...tu non capisci. Non capiresti mai. Che cosa devo fare??
Amanda non tentò nemmeno di alzarsi in piedi, rimase seduta sulla panchina. Non riusciva a trattenere la tristezza che la stava sommergendo in quel momento. 
Io ho paura, Lou. Come faccio a dirtelo?
Come poteva soltanto sperarci? Il per sempre non esisteva, non sarebbe mai esistito e mai l'avrebbe fatto, nemmeno per loro.
Non sarebbero stati l’eccezione alla regola. Ed era questo che lei non riusciva ad accettare.
Che cosa valeva essere felici per un mese e poco più se dovevi rimpiangerlo per una vita? A che cazzo serviva?
Lei abbassò la testa, le veniva da piangere.
<< Louis, io... >>, non sapeva che dire. Cosa avrebbe pensato lui? Se glielo avesse detto, lui avrebbe tentato in tutti i modi di farle cambiare idea, ma non si può cambiare idea.
Quella era semplicemente la realtà. Il ragazzo rimase a guardarla pregando in una risposta che non sarebbe mai uscita dalla sua bocca.
<< Io non credo che...non mi sento ancora pronta >>.
Lui si voltò infastidito.
<< Non ti senti pronta!? Ma pronta per cosa?? Ma ti ascolti quando parli? Qual è il problema, perché non me lo dici? Non ti fidi di me? >>.
Lei si alzò, finalmente, tentando di fargli capire come si sentisse. Voleva guardarlo negli occhi, forse così avrebbe capito.
<< No, non è per questo! Io voglio stare con te! >>
<< Ma...? >>, continuò lui.
<< Ma non.. >>, ma non posso buttarmi anima e corpo nella nostra relazione, non posso lasciarmi andare più di quanto io non abbia già fatto, perché non ci riesco, perchè ho paura.
<< “Ma non” che cosa?? Io sono stanco, ed il problema è che tu non te ne accorgi. A te va tutto bene, vero? Per te è tutto perfetto, no? >>
<< N-No.. >>, tentò lei.
Louis non l'ascoltò.
<< Ah ecco, forse ho capito dov’è il problema. Non vuoi sentirti vincolata. Non vuoi che stiamo insieme perché ti sentiresti legata ad uno come me, giusto? Vuoi essere libera... >>. Lui sembrò quasi cominciare a delirare.
<< Vuoi essere libera di scoparti chiunque ti passi davanti, no? >>. Rise come un malato mentale e a lei fece quasi paura.
Amanda rimase sotto schok, con gli occhi vacui a fissare il vuoto.
<< Perché evidentemente tu non tieni a me come io tengo a te, non te ne frega un cazzo >>.
Lei gli si avvicinò impaurita e gli strinse un braccio. << No! Louis che diavolo stai dicendo! Non è affatto così! >>.
Lui si scostò da lei con un gesto di stizza.
<< Basta! Mi sono rotto i coglioni di giocare, io non sono fatto per... >>, la guardò negli occhi con disprezzo, << Io non sono fatto per quelle come voi! Si, tu e la tua amica che fa la troia con mezzo mondo, siete uguali! >>.
Amanda restò sospesa a mezz’aria sperando con tutta se stessa di non aver sentito quelle parole, ma lui era davanti a lei che la fissava infuriato e che pensava esattamente tutto quello che aveva detto.
Lei cominciò a piangere ma si fece forza, allungò i passi verso di lui, avvicinandosi, e lo guardò negli occhi.
Mi hai deluso così tanto in così poco tempo, Louis.
Gli diede uno schiaffo con tutta la forza che le rimaneva, ed il rumore fu così forte che due ragazzi di passaggio si voltarono a guardarli.
<< Io ci tengo a te, ci ho sempre tenuto. Solo che tu non l’hai mai capito >>, disse con le lacrime agli occhi.
<< Hai continuato a farmi quelle prediche millenarie credendo di convertire una puttana perfezionista al ruolo di suora >>, aggiunse quasi sarcastica, fra i singhiozzi.
<< Mentre io non ho mai desiderato altro che te Louis, tu sei tutto per me. Credi che non pesi anche a me questa situazione? No, ovvio. Esisti solo tu, sono sempre stata io l’ostacolo. E tu che non hai mai capito un’emerita minchia di niente >>
<< IO TI AMO LOUIS >>, continuò scandendo bene le parole, con la voce ormai impastata dal pianto.
<< Ma ora basta. E’ troppo anche per me tutto questo, hai ragione. Quello che hai detto adesso...Io ne ho abbastanza delle tue sfuriate. Ma questo...oggi hai superato il limite >>.
Si voltò verso la panchina e prese la cartella della scuola che aveva abbandonato lì un’ora fa’.
<< Ah, un’altra cosa: permettiti di dire ancora un volta che Eloise è una troia e perderai la capacità di poter procreare, per mano mia >>
<< Addio >>, concluse.
si passò una mano sotto gli occhi asciugandosi le lacrime e se ne andò via lasciandolo lì, senza mai voltarsi indietro.

Eloise aveva appena finito di studiare chimica quando sentì il cellulare squillare.
<< Dimmi tutto, bella >>, rispose sorridendo.
Dall’altra parte non arrivò nessuna risposta.
<< Amanda? >>
Venti secondi di silenzio.
La bruna aggrottò la fronte.
<< Eloise... >>, sentì all'improvviso.
Avvertì dei sospiri pensanti attraverso il telefono e poi silenzio.
<< Amanda stai bene? Stai piangendo? >>, chiese preoccupata.
I rumori divennero ancora più forti ed Amanda si sforzò con tutta se stessa sperando che i singhiozzi soffocati che aveva in gola non si sentissero.
<< Ti prego parlami, è successo qualcosa con Louis?? >>.
Inspirò col naso le lacrime che non le permettevano di respirare, << Io...Eloise...>>.
Pianse ancora senza più tentare più di trattenersi.
<< Sto arrivando >>, concluse velocemente la bruna. Chiuse la comunicazione e afferrò giacca, borsa e chiavi della macchina in un solo attimo.
Sarebbe letteralmente volata a casa dell’amica.
Una volta arrivata cominciò a bussare con forza chiamandola per nome, aveva paura che si suicidasse poiché aveva commesso qualcosa di irreparabile.
Okay, adesso sto esagerando.
La rossa le venne ad aprire ancora col volto bagnato dal pianto.
Ad Eloise fece una pena assurda, ma che diavolo era successo?
Le saltò addosso abbracciandola mentre lei piangeva ancora. << Ssh, dai ci sono io adesso, non preoccuparti >>, tentò di rassicurarla.
Si chiusero in camera ed iniziarono a parlare.
Amanda giocherellava nervosa con un lembo della sua maglietta e a volte, mentre parlava, non guardava nemmeno negli occhi l’amica.
<< Quindi pensi che questa volta sia definitivo? >>
<< Si, e anche se mi chiedesse scusa, non basterebbe >>, ammise.
<< Perché? >>.
Amanda si soffiò il naso e si appoggio alla testiera del letto. << Mi ha accusata di non tenere a lui >>
<< Si ma... >>
<< Ha detto che sei una troia Eloise, non hai sentito? E che io sono come te! E non stava scherzando, non l’ha detto perché era arrabbiato. Io l’ho guardato negli occhi e lui pensava davvero quelle cose! >>, protestò arrabbiata.
Eloise tentò di reprimere la rabbia improvvisa che la invase nel sentire quella parola e si concentro su Amanda.
Amanda una troia? Amanda non era come lei in qualsiasi senso e paragone. Ma come si era permesso?
Che ha al posto del cervello, la merda? Louis sei un emerito cretino come tutti gli altri, ma Amanda ti ama e tu non la farai soffrire, brutto stronzo.

<< Amanda, chiunque mentre è arrabbiato pensa quello che dice. Solo che quando si rende conto della cazzata, ormai è troppo tardi e scommetto che ora sarà già lì a tormentarsi per i sensi di colpa >>
<< E poi... >>, continuò lei. << C’è una cosa che non ho ancora capito, perché non vuoi metterti con lui? Non me l’hai mai detto chiaramente >>.
Il cuore di Amanda perse un colpo, non si aspettava quella domanda.
Decise che le avrebbe detto tutto, finalmente. Che si sarebbe liberata da quel peso enorme che portava da sola ormai da sempre. E se Eloise si fosse arrabbia?
Era ovvio che si sarebbe arrabbiata, ma lo avrebbe fatto per il suo bene.
Amanda si fidava di lei ciecamente, e se c’era una persona con cui poter parlare di come si sentiva: era lei.
Lei che ormai ne aveva viste di tutte i colori, di sicuro l’avrebbe aiutata.
Le raccontò tutto per filo e per segno senza nascondere nulla fra le righe. Le parlò della sua stupida paura, di quanto tenesse a Louis e del suo timore di soffrire.
Eloise l' ascoltò per tutto il tempo in silenzio e mentre lei parlava decise che avrebbe agito, questa volta.
Questa volta avrebbe fatto qualcosa di buono, era stufa di vedere ogni cosa andare a rotoli intorno a lei.
Lei, Eloise Hoskins, era la prima che continuava a rotolare su di una discesa che ad ogni centimetro diventava sempre più ripida, ma non aveva alcuna intenzione di trascinare la sua amica con se.
<< Amanda >>, cominciò quando lei finì. << La vita purtroppo è fatta di gioie e dolori. Ma vivere per sempre in una camera blindata non ti salva il culo di sicuro, e sai perché? Perché tu credi di non sentire niente da laggiù, di non provare alcuna emozione, ma la realtà è tutt’altra. Perché tutto quello che senti è dolore. E' dolore e risentimento per non poter avere ciò che hanno gli altri. Senti la felicità del mondo e capisci quanto sia lontana dalla tua vita ormai >>, poi prese un bel respiro e continuò. 
<< Ogni cosa inizia e finisce, tesoro, e tu, non puoi farci assolutamente niente. Ma devi vivere, devi cogliere qualsiasi momento, ogni sorriso, ogni sentimento, anche quello più inutile, per costruire la tua vita. Altrimenti alla fine del viaggio sarai soltanto piena di rimpianti. Ti pentirai per sempre di non essere stata capace di amare Louis come merita realmente, e questo pensiero ti rimarrà dentro corrodendoti ogni giorno di più. Mentre, se vivrai a pieno questo amore, si, certo, potrete anche lasciarvi, ma almeno ci avrai provato. E se starai male, almeno ti passerà, come tutto. Perché tutto passa prima o poi. Amanda, vivi per davvero, non nasconderti, non aver paura, perché non c’è alcun motivo per averne. Ti voglio un bene dell’anima e voglio che tu ti diverta e soprattutto che tu sia felice >>.
Eloise decise di ignorare parte del discorso che poteva benissimamente essere riferito a lei, si avvicinò ad Amanda e le diede un bacio sulla fronte sorridendole.
<< Ora vado, ti chiamo più tardi >>, disse.
La lasciò lì ancora imbambolata per aver sentito un tale ragionamento provenire dalla bocca di Eloise e si avviò alla macchina con un obbiettivo preciso: Louis Tomlinson.

Niall entrò in casa Styles&Tomlinson guardandosi intorno.
<< Dov’è Harry? >>.
Louis lo guardò, stralunato. << E’ uscito con una tizia, non lo sapevi? >>.
Niall sospirò scocciato e alzò gli occhi al cielo.
<< No, in realtà ci eravamo messi d’accordo diversamente oggi. Ma non mi sorprende che abbia preferito una donna a me >>, ironizzò.
Louis rise. << Dai accomodati, non ho niente da fare, rimani pure >>.
Appena si voltò, il sorriso di Louis si trasformò in un' espressione di tristezza. In realtà quel giorno non aveva proprio voglia di fare nulla ma non poteva sbattere l’amico fuori di casa. Doveva soltanto reggere affinché lui non si accorgesse che in quel momento una coltellata al cuore non gli sarebbe dispiaciuta affatto. Stava così male per quello che era successo con Amanda che avrebbe voluto rinchiudersi in una stanza da solo e rimanerci per il resto della sua vita.
Niall accese la TV e si sedette sul divano.
<< Beh, come va con Amanda? >>.
Ma vaffanculo, nessuno si fai mai i cazzi suoi qua dentro!?
Louis sorrise soltanto, e fu il sorriso più falso che avesse mai usato in tutta la sua esistenza. Non rispose nemmeno.
<< Ehy, vado un attimo in bagno, scusa >>
<< No, fai pure >>.
Grazie a Dio. La cacarella di Niall gli aveva appena salvato il culo
Il campanello suonò di nuovo.
Ma che cazzo è oggi, è diventata un aeroporto questa casa??
Si ritrovò davanti una ragazza con un sorriso omicida sul volto, ne ebbe quasi paura.
Era venuta a prenderlo a calci per quello che aveva detto ad Amanda su di lei? Poco ma sicuro.
<< Ciao Eloise >>.
Lei entrò in casa senza nemmeno aspettare di essere invitata, si tolse la giacca e la appoggiò sul divano.
<< Sai perché sono qui, vero? >>, chiese lei avvicinandosi minacciosamente.
<< Per picchiarmi a sangue? >>.
Lei rise buttando indietro la testa.
<< Anche >>, scherzò. << Ma non solo per quello >>.
<< E cosa vuoi? >>
<< Vai da Amanda, adesso, in questo preciso momento >>, ordinò.
Louise strabuzzò gli occhi, incredulo. << Come, prego? >>.
<< Smettila di fare il cretino, hai capito benissimo. Lei sta malissimo ed ha bisogno di te >>.
Eloise incrociò le braccia fissandolo.
<< Non esiste >>
<< Scusami?? Credevo ti importasse di lei >>.
Louis si passò una mano fra i capelli, visibilmente irritato.
<< Certo che mi importa di lei! >>, sbottò alzando la voce. << Ma che diavolo ci vado a fare? Per ricominciare tutto da capo?? Per litigare ogni giorno per una cosa che non sarebbe comunque risolta? >>.
Lei fece per rispondere ma lui continuò.
<< Mi dispiace ma per quanto io possa starci male, come ha detto lei, così è meglio per entrambi. Perché francamente, MI SONO ROTTO I COGLIONI >>.
La ragazza lo fisso e gli rispose con naturalezza come se lui non avesse detto nulla.
<< Louis, sei un imbecille. Lei ti ama e te l’ha anche detto se non sbaglio... >>.
Te l'ha urlato in faccia, ma vabbè.
Lui la interruppe, << Si ma...>>
<< E FAMMI PARLARE PORCO CAZZO! >>

Niall sentì le urla provenire dal piano di sotto ed uscì dal bagno affacciandosi alla ringhiera delle scale.
Riconobbe la chioma bruna.
Eloise? Che cavolo ci faceva a casa di Louis? A litigare, poi.
Decise di rimanere rannicchiato ad ascoltare, sperando che l’amico non si ricordasse della sua presenza in casa.

<< Oggi le ho parlato e le ho fatto capire che si sta sbagliando. MA SUPPONGO CHE TU NON SAPPIA NEMMENO IL PERCHE’ DEL SUO COMPORTAMENTEO, e dato che non me l’hai nemmeno chiesto vuol dire che non te ne frega un’emerita minchia. FORSE SEI TU QUELLO CHE NON TIENE A LEI >>, concluse alzando anche lei la voce.
Eloise fece per andarsene e prese la giacca appoggiata sul divano. Lui la bloccò per un braccio.
<< Dove stai andando? >>
<< A dirle che sei un ritardato mentale! e lasciami il braccio >>, aggiunse.
Lui rimase immobile.
<< Allora, che diamine vuoi!? POSSO CAPIRLO?? >>.
<< Dimmi perché si comportava così con me >>.
<< PERCHE’ HA PAURA LOUIS, HA PAURA DI SOFFRIRE E CREDE CHE RIMANENDO FUORI DA OGNI TIPO DI RELAZIONE E SENTIMENTO, POSSA EVITARE DI STAR MALE! MA NON E’ COSI’, E’ QUESTO CHE LE HO DETTO OGGI >>. Lui rimase per un minuto buono in silenzio, pesando tutte le parole della ragazza.
Già, si era appena reso conto di essere un completo idiota.
<< E se non muovi le chiappe e vai da lei adesso, giuro che ti prendo a calci nel culo  >>.
Ma lui non fece niente. Restò immobile.
<< Allora? >>, incalzò la ragazza.
<< Non mi perdonerà mai per quello che le ho detto >>
Lei!? E io che dovrei dire.
<< Cazzo, ma che palle! Ma sei cretino? Ti ho appena detto che è innamorata di te! Ti perdonerà, basta che le dici come stanno in realtà le cose >>.
Louis si illuminò per attimo. Forse la ragazza non aveva tutti i torti.
Andò a prendere la giacca appesa all’attaccapanni e si infilò il portafogli in tasca.
<< E muoviti >>, lo incoraggiò Eloise.
Lui si mise la giacca e le andò vicino.
<< Eloise, non so che dire...grazie e...Non eri venuta per picchiarmi? >>
Lei rise. << Ovvio che no, idiota >>.
Anche lui sorrise e si avviò alla porta.
<< Ah, Eloise >>
<< Si? >>
<< Scusami per quello che ho detto ad Amanda su di te, non lo pensavo davvero >>, disse improvvisamente serio.
Lei si limitò a sorridergli. << Dai, vai! >>.
La porta si richiuse e lei rimase dentro a fissare il muro.
Davvero le aveva chiesto scusa? Davvero non lo pensava? Forse era soltanto una frase di circostanza.
All’improvviso sentì un rumore provenire da sopra la scalinata e si voltò di scatto.
Chi c’era in casa? Harry?
Era da escludere, sarebbe già intervenuto per mettere a tacere tutto il casino fatto poco prima.

Al piano di sopra Niall tentava di nascondersi nella stanza di Harry, non voleva che lei lo vedesse.
Lei e Louis avevano avuto una conversazione alquanto privata e lei aveva appena ammesso implicitamente che non era vero che non le importasse un cazzo dei sentimenti e di tutto il resto. Altrimenti com’era possibile che una menefreghista di prima categoria come lei, si impegnasse così tanto affinché una relazione funzionasse?
Lei che credeva che ogni tipo ti rapporto sentimentale fosse una perdita di tempo.
E poi lo avrebbe sicuramente accusato di stalking se lo avesse visto.
Insomma, per varie circostanze, era meglio che non sapesse della sua presenza lì.
Entrò nella stanza di Harry. Era buio pesto, non vedeva un cavolo e a terra c’era di tutto e di più. Stava calpestando roba di ogni tipo e vestiti, senza nemmeno vederli.
Ad un certo punto passò accanto al comò e un bicchiere d’acqua cadde a terra rompendosi.
Merda.

Eloise stava mettendo la giacca per andar via quando sentì il rumore del vetro infrangersi al piano di sopra.
Ma che cazz...

Niall andò in panico, doveva nascondersi. Guardò il letto mezzo disfatto e gli venne la brillante idea di nascondersi sotto di esso.
Pestò qualcos’altro e all'improvviso la TV si accese. Doveva essere il telecomando.
Cazzo. Cazzo. Cazzo. Cazzo. Cazzo. Cazzo.

Eloise sentì la TV accendersi. Ma chi diamine c’era in casa!?
Decise di andare a controllare. 
Non si sa mai, si disse.

Porca troia, come diamine si spegne sto coso!? Non vedo un cazzo! 
Cominciò a bestemmiare e ad imprecare come un dannato.
Non trovava il tasto di spegnimento con tutto quel buio e iniziò a schiacciare tanti tasti a caso.
Ad un certo punto la porta si spalancò e qualcuno accese la luce.
Eloise era davanti alla porta, immobile.



















Non so voi ma a me non piace molto 'sto capitolo. :S
In questi giorni mi fa schifo tutto quello che scrivo, nemmeno il capitolo di prima mi piaceva.
Sono penosa ultimamente. (Evvai viva l'autostima, LoL.)
Comunque! Spero che voi abbiate gusti diversi dai miei! xD 
E...che dovevo dire? o.O...Ah, si. Penso che in questi giorni pubblicherò i capitoli molto più di frequente perchè..
Perchè non ho un cazzo da fare e ci sono le vacanze! *-*
Fuck Yeah! U.U
Beh, fatemi sapere al più presto cosa ne pensate! Siete belli uhuhu u.u
Cià! :3

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Capitolo 6
*** Tutta colpa della pioggia ***


CAPITOLO 5

 

<< Perché sei qui? >>, domandò ad un certo punto Eloise con una voce da funerale, dopo una pausa di cinque minuti buoni.
La luce della stanza era debole ed illuminava il suo viso in maniera macabra. Dalla porta lei continuava a guardare il pavimento davanti a se con sguardo vacuo.

Niall tentò di sdrammatizzare.
<< Ehy Eloise, stavo cercando una mia maglia in camera di Harry! Da quanto sei qui? >>, rispose con un sorriso alla “ non ho la più pallida idea di cosa tu stia dicendo” più finto ed idiota dell’universo.
Lei lo ignorò completamente capendo il trucco fin dall’inizio.
<< Da quanto tempo sei in questa casa? >>.
Lui smise di sorridere. Capì che qualunque metodo stupido avesse usato, non avrebbe funzionato.
<< Da un po’ >>
<< Bene >>.
Lei si voltò e cominciò a tornare indietro nel corridoio a passo svelto.
Sembrava che avesse appena visto una fantasma, ma era incazzata nera.

Niall tentò di raggiungerla e si affacciò dalla porta della stanza.
<< Eloise, scusa, ma qual è il problema?? >>
<< Niente, nessuno, non ci sono problemi! >>, disse con tono sarcastico.
Lui cominciò a camminarle dietro.
<< Louis sapeva che ero in casa e non si è disturbato minimamente del fatto che io potessi sentirvi, non capisco perché adesso debba essere tu a farlo! >>.

Lei continuò a camminare e arrivò alla scalinata che portava al piano di sotto, ignorandolo.
Il ragazzo la afferrò per un braccio.
<< Rispondimi >>.

Lei si voltò verso di lui, arrabbiata.
<< Perché è una...anzi, ERA una cosa privata! >>, sentenziò stringendo gli occhi in due fessure.
<< Ti da fastidio che io ti abbia vista diversamente da come vuoi sembrare?? >>, chiese lui senza badare alla sua risposta.
Eloise si irritò ancora di più.
<< Senti, sinceramente NON ME NE FREGA UNA CAZZO DI QUELLO CHE TU... >>, mentre strascicava le parole con rabbia, tentò di scendere il primo grandino e allontanarsi da lui il più possibile, ma Niall continuava a tenerla per il polso.
Lei strattonò il braccio violentemente e al ragazzo sfuggì la presa all’improvviso. La bruna perse l’equilibrio per un attimo e tentò di voltarsi per cercare un appoggio, ma quello che trovò alle sue spalle fu soltanto il vuoto infinito della scalinata.
Il cuore di Eloise perse il colpo.

Niall fu altrettanto svelto, vide la scena passargli davanti agli occhi, andò quasi in panico quando la vide cadere all’indietro, ma poi si mosse; la prese per un braccio e la tirò a se mantenendosi alla ringhiera. Eloise gli finì addosso spaventata e lo strinse, lui fece lo stesso per rassicurarla.
Per un arco di tempo che ad entrambi sembrò infinito, i due, rimasero abbracciati. Scioccati e spaventati.
Eloise, con il viso nascosto nel collo del ragazzo, per un momento chiuse gli occhi e si lasciò invadere dal profumo ipnotico e fresco che le stava mandando il tilt il cervello. 
Niall sentiva la pelle calda della ragazza attraverso la sue maglietta e la morbidezza di quei capelli scuri contro il suo viso.

Avvertì una strana sensazione.
<< Ti senti bene? >>, domandò lui dopo due minuti.
Lei gli poggio le mani al petto per allontanarsi leggermente e poterlo guardare il faccia.
Decise di sembrare il meno scossa possibile.
<< Stavo per spaccarmi la testa, tu che dici? >>.

Niall sorrise. Sempre la solita.
<< Beh, ma ti ho preso in tempo. Se non fosse stato per me... >>
<< Se non fosse stato per te, ora sarei a casa al sicuro e non a rischiare la vita sul ciglio di una scalinata >>, concluse ironica.
<< Quindi, in qualche modo, sarebbe colpa mia? >>, chiese lui alzando un sopracciglio.
<< Ovvio che è colpa tua >>, aggiunse sbuffando.
<< Cioè, invece di ringraziarmi mi stai dando la colpa?? >>
<< Ringraziarti per aver origliato la mia conversazione con Louis e per avermi quasi fatta cadere per le scale!? Dovrei prenderti a sprangate >>, rise.
Niall la fissò divertito e poi sorrise bastardamente.
<< E allora perché sei ancora incollata a me come una cozza? >>.
Lei sembrò quasi colta alla sprovvista.
Stronzo.
D’un tratto, di sotto, si sentì il rumore della porta di ingresso che sbatteva, seguita dalla voce di Harry che si lamentava del tempo di merda che c’era fuori.
I due si allontanarono immediatamente, guardandosi ancora negli occhi e scesero le scale.



Louis era bagnato fradicio dalla testa ai piedi, e mentre si dirigeva a casa di Amanda continuava a maledirsi per non aver preso un ombrello.
Si infilò le mani in tasca sperando di avere il cellulare per poi farsi venire a prendere ma non trovò nulla.

Che giornata di merda.
Arrivato sotto casa di Amanda guardò in alto per vedere se la luce della sua stanza era accesa e si accorse che dalla finestra usciva un piccolo raggio di luce gialla, sorrise. Almeno una cosa buona l’avrebbe fatta quel giorno. Cercò di avvicinarsi il più possibile al portone per evitare la pioggia che cadeva incessante, ma con poco successo.
Suonò il campanello.
Passarono un paio di minuti ma nessuno rispose, lui suonò di nuovo.
Ancora niente.
Dai, Amanda. Mi sto facendo la doccia, ti prego.

Al terzo piano del palazzo, Amanda stava davvero facendo una doccia. Nel vero senso della parola.
Era in bagno, chiusa a chiave e immersa nel vapore. Cantava American Idiot dei Green Day a squarcia gola ed era contenta. Perché appena uscita da lì sarebbe andata diritta a casa di Louis per chiarire. Grazie alla sua amica aveva capito cosa doveva fare, e anche se nonostante quel discorso da oscar che le aveva fatto sentiva ancora dei piccoli sensi di colpa, aveva deciso di ignorarli. Sperava solo che smettesse di piovere perché con quella pioggia non sarebbe potuta andare da nessuna parte, pensò, sentendo il frastuono dell'acqua contro la finestra del bagno.


Louis suonò ancora una volta e aspettò per più tempo.
Cinque minuti. Dieci minuti. Un quarto d’ora.
Si affacciò nuovamente per assicurarsi di aver guardato la finestra giusta.
Evidentemente lei non voleva parlargli, e quello che aveva detto Eloise non era vero.
O almeno, lei lo pensava ma Amanda no.
Inzuppato come uno straccio lasciato in ammollo per un anno intero in un secchio, si allontanò dalla palazzina prendendo la via di casa.

Era inutile rimanere ancora lì.


Eloise imprecò nella macchina.
Quando Harry li aveva visti scendere dalle scale insieme aveva cominciato a fare le sue solite battutine cretine e lei gli aveva risposto a tono.
E come se non bastasse, mentre lei aveva provato a sgattaiolare via per evitare altri impicci, le aveva detto:

“ Visto che non hai niente da fare e hai la macchina, potresti passare a casa di Zayn per dargli questa?”.
Era una macchinetta da barba.

Eloise era rimasta scioccata a fissarla.
"Una macchinetta per la barba!?"
"La mia è rotta", le aveva risposto lui come se fosse la cosa più elementare del mondo.
"E non puoi dargliela tu domani?"
"No, dovevo già ridargliela oggi ma l’ho dimenticato, e ora piove, non mi va di uscire...tu invece devi farlo per forza, quindi!"
Eloise aveva sbuffato in maniera esagerata e aveva afferrato la macchinetta.
Per caso Zayn rischiava la morte se non si rasava per un giorno soltanto?
Che palle.
Mentre guidava cominciò a vedere del fumo davanti al cofano.
Che cazzo era? Un'illusione ottica?

Continuò a guidare, non poteva fermarsi in mezzo al nulla con tutto quel traffico.
In mezzo al casino, alle gocce pesanti di pioggia che cadevano come grandine sul parabrezza, ai clacson che continuavano a strombazzare e al buio della sera, il fumo continuava ad uscire ed il motore cominciava a perdere colpi.
Eloise prese una strada periferica per non inciampare in tutto quel traffico e iniziò a rilassarsi, ma ad un certo punto la macchina si fermò, fece uno strano rumore e si spense. 

<< Come!?!? >>, strillò.
<< Che significa?? Accenditi! ADESSO! >>.
Rigirò le chiavi nel cruscotto.

Niente.
Ci provò di nuovo, e ancora, ancora, ancora e ancora.
<< PORCA PUTTANA, LA MACCHINA NUOVA! >>.
Si imbestialì e sbatté le mani sul volante. Uscì fuori dalla macchina cominciando a camminare, non sapeva bene cosa fare.
Si trovava a quasi quattro chilometri da casa sua, con la macchina rotta per chissà quale strano motivo, pioveva in maniera paurosa e le si stavano bagnando tutti i capelli.
Peggio di così non poteva andare.

Optò per dirigersi a casa di Zayn, tanto ormai era arrivata, mancavano soltanto pochi metri.
Arrivò al portone e iniziò a suonare come un’assatanata, non voleva stare là fuori un minuto di più.
Rispondi, razza di idiota.
<< Ma che diamine..! Chi è!?!? >>
<< Sono Eloise! >>
Lui fu un po’ sorpreso di sentirla ma aprì ugualmente.
Lei salì le scale esausta e bagnata e si ritrovò Zayn sulla porta che la fissava con le sopracciglia incurvate.
<< Che succede? >>, chiese lui.
<< Un casino! >>, rispose improvvisamente riprendendosi. << Fuori piove da morire, sono tutta bagnata, mi si è rotta la macchina e dovevo portarti questa cosa inutile! >>, finì la ragazza cacciando un pacco dalla borsa. Lui sembrò illuminarsi per un attimo vedendo la sua macchinetta da barba.
Eloise sospirò e fece per entrare in casa di Zayn, voleva rilassarsi un po’, ma lui le sbarro la strada con un braccio.
Lei lo guardò implorante.
<< Togliti le scarpe >>, sorrise lui.
Eloise abbassò lo sguardo sui suoi piedi e notò che le sue povere scarpe beige, oltre ad essere inzuppate, erano diventate color marrone diarrea ed erano piene di terra e sporcizia di qualsiasi tipo. Le venne quasi da vomitare. Se le tolse cercando di toccarle il meno possibile e le appoggiò fuori alla porta.
Guardò Zayn in viso e le sembrò che fosse leggermente rosso, anche se non si notava molto data la sua carnagione scura già di suo.
Aveva gli occhi arrossati e puzzava di uno strano odore di foresta tropicale bruciata e incenso giapponese.

<< Accomodati e... >>, la squadrò dalla testa ai piedi, << Vuoi qualcosa di caldo? Sei tutta bagnata, vuoi fare una doccia? >>.
Quanta gentilezza. << Ehm, perché no, hai dei vestiti che potrei indossare dopo? >>.
Lui barcollò verso la sua stanza. << Non saprei, ora controllo >>.
Nella sua stanza Zayn urtò qualcosa facendolo cadere a terra.
<< Zayn, tutto bene? >>.
Eloise lo raggiunse e vide che una grande pila di libri era scivolata via dallo scaffale e finita a terra.
Zayn invece, si reggeva all’armadio tentando di non cadere e di rimanere in piedi.
<< Oddio, ma che hai?? >>. Eloise gli si avvicinò e lo guardò in faccia preoccupata. Gli poggiò una mano sulla fronte, ma sentì subito che non aveva febbre.
Aveva gli occhi rossissimi e un espressione da idiota, ma riusciva ugualmente a dire cose sensate sotto sforzo. Gli prese una mano e la odorò.

<< Che cosa ti sei fumato? >>.
Lui rise. << Niente! >>
Lei aggrottò la fronte. << Certo, come no >>.
Lo prese per un braccio e lo accompagnò in cucina.
<< Ma tu guarda che cosa mi tocca fare. Io vengo qui per essere salvata e invece mi tocca salvare gli altri, ma porca troia! >>. Lo fece sedere sul divano.
<< Stai qui fermo, io vado a cercare qualcosa da mettermi e vado a farmi la doccia >>.
<< Ok >>, rispose lui.
Eloise prese il pantalone di una tuta e una maglia piuttosto larga di Zayn e si chiuse in bagno.
Mezz’ora dopo ne uscì fuori sperando di ritrovare il ragazzo ancora vivo.
Spero che non abbia combinato niente di stupido.
Arrivata in cucina, guardò il divano, ma lui non era più lì.
Oh, merda.
Si tranquillizzò quando lo vide affacciato alla finestra a.... fumarsi un’altra “sigaretta”.
<< Cosa?? Ma sei cretino! >>, lo raggiunse in un secondo e gli strappò la sigaretta rollata dalla mano.
L’aveva appena accesa, notò.
<< Smettila ed entra dentro >>, gli ordinò.
<< Ma è un peccato sprecarla, c' ho messo un’ora per farla! >>.
Ma allora è vero che quando si è “fatti” si sanno fare le rime, notò sentendo Zayn e sorridendo fra sé e sé.
<< Beh...allora... >>, cominciò a gesticolare, << me la fumo io! >>, concluse.
Dopotutto che sarà mai, basta che si sta zitto e buono. Ma non andrò fuori a fumare, ho freddo.
Si sedette accanto a Zayn sul divano e cominciò a fare uno o due tiri tentando di finirla il prima possibile.
Cavolo quant’è forte, non la ricordavo così l’ultima volta che l’ho provata.

Mezz’ora dopo Eloise vedeva i pallini verdi danzarle davanti agli occhi, le caprette e le luci troppo forti.
Rideva come una pazza insieme a quell’esaurito di Zayn e non capiva un cazzo di quello che stava facendo. O meglio, aveva dimenticato persino dov’era.

<< E poi...e poi gli ho detto “ MA PERCHE’ NON TI FAI UNA SEGA??” >>.
Risero tutti e due in maniera esagerata.
<< Che poi quando dici una cosa e nessuno ti sente, in realtà non ti sente nemmeno chi ti dice che l’ha sentita e ti sta chiedendo cosa hai detto, capito? Cioè, secondo me non dovrebbero proprio dirti niente. Oppure sarebbe meglio dirlo ma dicendo che non sei tu ad averlo detto! >>, rifletté  Zayn ad un certo punto.
Si guardarono in faccia.
<< Ma che cazzo ho detto?? >>
<< Ma che cazzo ne so! >>.
Risero ancora di più. Così forte che nessuno dei due riusciva ad avere la forza per smettere. Non erano nemmeno capaci di alzarsi in piedi.
<< Zayn sei un frocio! >>, urlò Eloise ridendo e buttandosi addosso a lui come un sacco di patate.
<< So di non essere particolarmente sexy quando sto fatto >>, ammise lui.
<< Fatti biondo! >>, rise Eloise.
Zayn ci pensò su per un momento,<< Non possiamo tutti essere la fotocopia di Niall Horan, mia cara Eloise >>.
Eloise, ancora rossa come un peperone in volto, si mise a gattoni sul divano, a due centimetri dalla sua faccia e lo fissò, tentando un’espressione seria.
Per un attimo, pensando a Niall, le sembrò di vedere gli occhi scuri di Zayn diventare azzurri.
<< Ma che centra! Per me sei sexy anche se sei il suo opposto! E poi non me ne frega di lui! >>, sbottò quasi offesa.
Lui sorrise diabolico.
<< Quanto sei bugiarda >>.
Lei lo fisso storcendo il naso.
<< A me non piacciono le banane marce! >>.
Dio, adesso cominciava a scambiare Zayn con Niall. Stava proprio per chiedergli quando si fosse ritinto i capelli ma ebbe l’impressione che non era una buona idea farlo.
Il ragazzo rise di gusto.
<< Scommetto che se lui fosse qui non avresti nemmeno il coraggio di baciarmi >>.
Lei rise forte e poi tornò a guardarlo maliziosa, lui aveva ancora gli occhi rossi.
<< Perchè non dovrei farlo? >>, domandò curiosa.
<< Perchè ti piace >>
<< Mi stai sfidando Malik? >>
<< Tu che dici? >>, la provocò.
<< Io dico che è meglio per te che lui non sia qui stasera >>.
Detto ciò, Eloise gli si buttò quasi addosso e lo baciò troncando il discorso.
Fece scivolare le mani veloci fra i capelli scuri del ragazzo mandandolo in confusione, senza dargli nemmeno il tempo di riflettere.

Lui la ricambiò fin da subito attirandola a se per i fianchi; iniziarono a baciarsi così violentemente che nessuno dei due sapeva bene che cosa stesse succedendo.
In poco tempo si persero, senza nemmeno ricordarsi come era iniziata la cosa e ad un certo punto Zayn si ritrovò steso sul divano con Eloise sopra.
Una vocina diceva ad Eloise che stava per combinare un casino, che non doveva farlo, che non era lui quello che voleva e che doveva smetterla di comportarsi così, ma ormai non riusciva più a fermarsi.
Lei ebbe soltanto il tempo di aprire leggermente gli occhi per una frazione di secondo e, in quell'istante, le sembrò di vedere un lampo azzurro illuminare lo sguardo del ragazzo.
Pensò subito a Lui. Lui che quel pomeriggio l’aveva stretta a sè per non farla cadere, e che le aveva sorriso per davvero.
E fu così che Eloise, pensando di essere con la persone sbagliata, cominciò a sbottonare la camicia di Zayn.


























OCCHEI, sono consapevole che molti di voi leggendo questo capitolo potrebbero pensare che io sia una pazza perversa...ma!
Ma vi assicuro che non è così(spero) ç.ç
Giuro che mi ha fatto tanta pena Louis rimasto fuori come un barbone senza tetto! è.é Mi sento in colpa. D:
Comunque, avete visto? Anche Zayn si da da fare. xD
Oddio, basta. Cioè, io non devo commentare la storia, dovete farlo voi! Quindi fatemi sapere! u.u
Spero di riuscire a pubblicare qualche capitolo più serio prossimamente... :D
Ciao, gente figa! :3

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Capitolo 7
*** Puzza come le mutande di mia nonna ***


CAPITOLO 6



Eloise si risvegliò improvvisamente, circondata dal buio. L’unica luce fioca che attraversava la stanza era quella di un lampione ancora accesso, coperta dalla tenda di una finestra. Provò ad alzarsi ma la sua testa pulsava ed implorava pietà.
Le faceva male e le girava, era confusa. Non si ricordava dov’era.
Alzò il braccio nel buio e accese la piccola lucina di lato all’orologio.
Le 02.03 di mattina.
Forse era a casa, nel suo letto, a dormire.
Prese un lembo del lenzuolo che la copriva e lo odorò, non era il suo.
Quel letto non era il suo.
Cominciò ad andare in panico. Erano le due di notte e lei era in un letto che non era suo, senza ricordare perchè.
Passò una mano sotto alle coperte. Era nuda.
Iniziò a sudare freddo.
Doveva ricordare che cosa aveva fatto ieri.
DOVEVA.
Cominciò a mettere in ordine i pezzi.
Pioveva fortissimo, la macchina si era rotta e lei era tutta bagnata. Era andata a casa di Zayn e si era fatta la doccia e...
Merda.
Cazzo.
Merda.
Cazzo.
Merda.

Solo dopo si accorse che il braccio caldo del ragazzo era poggiato sul suo fianco.
Si voltò verso di lui e all’improvviso si ricordò.
Si ricordò di essere stata lei a baciarlo per prima, il divano, lei che gli aveva tolto la camicia, lui che le sfilava la maglia.
E poi erano finiti nella sua stanza.
E lei che contemporaneamente pensava di farlo con Niall.
Che cazzo aveva combinato. Che gran casino.
Gli sfiorò una guancia. Dio, Zayn mi dispiace così tanto di averti tirato in mezzo alla mia squallida vita.
Era sempre la solita, faceva stronzate una dopo l’altra senza nemmeno pensare.
Ed ora che voleva dimostrare di essere diversa, ecco che si ritrovava punto e da capo nel letto di un altro ragazzo.
Che cosa avrebbe detto a Zayn? Se ne sarebbe andata come era brava a fare con tutti gli altri? Senza dire una parola?
E Niall, che cosa avrebbe pensato di lei?
Adesso che avevano cominciato ad avvicinarsi, lei faceva sesso con uno dei suoi migliori amici e rovinava tutto? L' avrebbe odiata a morte peggio di prima.
Non le avrebbe più parlato, specialmente se avesse lasciato Zayn lì senza dirgli niente.
Ma tu non dovevi dimostrare a quella banana che la tua vita era perfetta? Perché ti stai facendo tutti questi problemi?
Era vero, era quello il suo obiettivo principale.
Ma come avrebbe fatto a dimostrare a quell’ipocrita quanto si divertiva se lui la odiava? Doveva agire diversamente.
Ecco perché il piano era cambiato all'inizio. Adesso il suo nuovo obiettivo era quello di sedurlo per poi arrivare allo scopo principale, ma evidentemente lo aveva dimenticato.
Ultimamente infatti si era concentrata soltanto su di lui e basta, senza secondi fini. Il che era preoccupante per una come lei.
Ma adesso rischiava di mandare tutto all’aria.
Che cosa doveva fare? Era in trappola.
Se avesse abbandonato Zayn, lui lo avrebbe sicuramente detto a Niall e lei avrebbe dovuto dire addio al suo sogno diabolico.
Ma se fosse rimasta, avrebbe dimostrato alla banana che in realtà era una persona profonda e tutto il resto.
Alché lui sarebbe caduto ai suoi piedi chiedendole scusa per averla giudicata male e lei avrebbe vinto. D’altronde, il suo obiettivo non era quello di non essere giudicata da Niall? Non voleva che la guardasse con quello sguardo di disprezzo e compassione, e in quel modo avrebbe sicuramente ribaltato le carte a suo favore.
Sorrise nel buio della stanza.
Sarebbe stata la ragazza di Zayn per un po’, pensò.

Quando Amanda arrivò a scuola trovò Harry, Niall e Liam davanti al suo armadietto che discutevano animatamente, cercò Louis con lo sguardo ma non lo vide.
<< Buongiorno >>, disse sorridendo.
Tutti e tre si voltarono verso di lei quasi perplessi.
<< Dov’è Eloise?  >>, chiesero in coro.
<< Non so, credo che stia per arrivare, qualcosa non va?  >>.
Nessuno dei tre badò alla sua domanda e continuarono a parlottare fra loro senza farle capire niente.
<< Ehy! Ma dov’è Louis? >>, domandò irritandosi.
<< Louis ha la febbre, ieri sera è tornato a casa tutto bagnato perché, come un idiota, era uscito senza ombrello. Poveretto, non aveva nemmeno la forza per parlare >>,disse Harry.
Amanda rimase quasi delusa, avrebbe voluto parlargli quella mattina ma si ripromesse che sarebbe passata a casa sua.
<< Comunque >>, continuò Liam, << E’ da ieri pomeriggio che non riusciamo a rintracciare Zayn e questa mattina non si è ancora presentato a scuola >>
<< ... e nemmeno la tua amica  >>, concluse poi.
Che cosa state insinuando, brutti perversi, pensò Amanda, ma non fece nemmeno in tempo a gridarlo in faccia a Liam che dal fondo del corridoio Eloise e Zayn li stavano raggiungendo tenendosi per mano.
Shock generale.
Un atmosfera glaciale congelò il cervello di tutti e quattro.
Harry storse il naso alzando le sopracciglia, Liam si limitò a stringere gli occhi per assicurarsi di non avere problemi di vista e Niall invece, aveva la bocca quasi spalancata. Amanda notò che probabilmente, dei tre, era quello che l’aveva presa peggio.
Quando i due furono abbastanza vicini, tutti quanti, Amanda compresa, li squadrarono dalla testa ai piedi immobili, aspettando una spiegazione.
<< Ciao ragazzi >>, disse Eloise sorridendo a tutti tranne che a Niall, come se non fosse successo assolutamente niente di scandaloso.
Zayn invece, che era più normale, lasciò trafilare un sorriso imbarazzato. Eloise sembrò abbassare lo sguardo per poi ritrovare la forza di rialzarlo e sorridere.
<< Volevamo provare a stare insieme...e..mhm..è successo. Cioè..noi... >>, guardò negli occhi Amanda e poi Harry e Liam, ma di Niall fisso solo le scarpe.
Dio, quanto sei cretina, Eloise.
<< Adesso stiamo insieme >>, concluse.
<< Tu che hai una relazione? Questa cosa puzza come le mutande di mia nonna >>, dichiarò Harry per niente divertito.
A quanto pare non era una battuta la sua.
<< Fatti gli affari tuoi Styles >>, si intromise Zayn ad un certo punto.
Eloise fu sorpresa di sentire qualcuno prendere le sue difese e lanciò uno sguardo verso Amanda, spaesata.
Per un istante, le due, parlarono in silenzio soltanto guardandosi. Amanda la fisso dura e fece un cenno verso Niall.
Eloise non si girò nemmeno nella direzione del ragazzo e fece spallucce, come per dire “e quindi?”.
La campanella suonò e i ragazzi di dispersero. Zayn saluto Eloise con un bacio e a quel punto Amanda afferrò l’amica per un polso strascinandola nel bagno.
Alla prima ora avevano educazione fisica quindi non le importava assolutamente di esserci o meno.
<< Che vuoi!? >>, sbottò Eloise infastidita.
<< Che diamine stai combinando? >>
<< Che c’è, anche secondo te puzzo come le mutande di tua nonna? >>, ironizzò la bruna.
Amanda alzò gli occhi la cielo.
<< Io non dico che tu non possa avere una relazione seria, cara ragazza, ma non con Zayn! Non lo conosci nemmeno! Non ha senso, io mi aspettavo che fosse... >>, non finì la frase e si passò una mano fra i capelli, sospirando.
Eloise sorrise sprezzante.
<< Chi ti aspettavi che fosse?? Niall? >>, rise.
<< Eloise, non c’è niente da ridere. Non capisco perché tu debba ignorare completamente il fatto che per una volta ti piaccia seriamente un ragazzo! >>, si imbestialì Amanda ad un certo punto.
Eloise si fece improvvisamente seria guardandola negli occhi.
<< Cosa ti fa credere che mi piaccia seriamente? >>
<< Andiamo Eloise, se ne accorgerebbe anche un mulo. Stai cambiando da quando hai cominciato a stargli dietro e poi oggi...quando sei arrivata con Zayn, non l’hai guardato negli occhi una sola volta. Nemmeno per salutarlo >>.
Eloise abbassò lo sguardo.
Cacchio se era vero.
Non aveva avuto neanche il coraggio di alzare la testa nella sua direzione.
Che cosa doveva fare a questo punto? Dare ragione ad Amanda?
Non poteva. NON DOVEVA.
Okay, forse Niall la attraeva parecchio ma non in maniera così esagerata. Non poteva permettersi di rimanere fregata nuovamente.
E poi, cosa ne sarebbe stato del suo piano?
Hai un piano di merda, le disse ad un certo punto una vocina. 
E’ inutile e malefico e ti sta facendo soltanto del male, per non parlare di come stai usando per quel povero Zayn.
 – Non è vero, a me piace Zayn! Non lo userò soltanto per i miei scopi! Voglio davvero provare a stare con lui!
Okay, che cazzo sto dicendo?
Adesso parlava anche da sola, e diceva cose fuori senso come: "voglio davvero provare a stare con lui".
Che cos'era, uno scherzo?
Eloise si passò una mano fra i capelli, esasperata.
Voleva davvero Niall?
<< In ogni caso adesso non posso lasciare Zayn >>, rispose ad un certo punto.
Amanda annuì. << Lo so, quindi per ora cerca di non fare la stronza e comportati normalmente, magari più in là sarà lui a lasciarti >>.
Che casino che aveva combinato, voleva morire.
<< A proposito >>, si ricordò poi Eloise, << Tu e Louis?? >>.
La riccia la fissò senza capire. << Louis è a casa con la febbre >>.
<< Non è venuto a casa tua ieri? Mi ero assicurata che lo facesse! >>, disse l’amica delusa e pensierosa.
Amanda le lanciò un' occhiata interrogativa.
<< No, Harry ha detto che è uscito e che... >>
<< Oddio >>. Amanda si mise una mano davanti alla bocca.
<< Doveva venire a casa mia?? >>
Eloise annuì.
Oh no. Probabilmente per venire a casa è uscito senza ombrello e si è bagnato tutto. Povero tesoro, mi dispiace così tanto. Ed io che non sono nemmeno uscita di casa per la pioggia, mentre lui si è preso anche la febbre per me. Che amore.
La bruna sventolò una mano davanti all’amica per riportarla alla realtà.
<< Dai, magari vai a trovarlo più tardi >>, sorrise, << Ora per favore, POSSIAMO ANDARE A LEZIONE DI GINNASTICA!? >> , scoppiò infine guardando l’orario.

In sala mensa fu alquanto imbarazzante.
Eloise e Zayn erano seduti vicini e si tenevano per mano sotto al tavolo da pranzo mentre tutti gli altri conversavano normalmente intorno a loro.
“Tutti gli altri”, relativamente parlando, poiché Niall non c’era. Amanda aveva storto leggermente l’espressione del viso quando se n’era accorta e continua a fare cenno ad Eloise di andare a cercarlo, ma lei non si muoveva.
Che cosa avrebbe dovuto fare? Era da cretini lasciare il proprio ragazzo per andare a consolare quello di cui era innamorata...cioè, non era proprio da cretini, però...
Innamorata? Wow oh, frena! Qua stiamo correndo troppo.
In ogni caso lei e Niall non stavano insieme, perché lui avrebbe dovuto star male? L’aveva anche rifiutata.
Forse era un po’ strano che una ragazza gli andasse dietro e che da un momento all’altro cambiasse idea senza un motivo apparente; in questo modo dimostrava ancora di più la sua immaturità.
E forse Niall, si stava abituando all’idea di lei che tentava di abbordarlo.
<< Ahia! >>, strillò ad un certo punto Eloise. Le era arrivato un calcio a potenza massima direttamente sotto al polpaccio.
Alzò uno sguardo omicida verso Amanda.
<< Che succede? >>, chiese Zayn.
<< Niente, ho un terribile mal di pancia ed è meglio che io faccia un salto in bagno >>, rispose lasciandogli la mano.
La rossa le fece un occhiolino.


Eloise camminava per i corridoi irritata come non mai.
Che cosa diamine avrebbe dovuto dire a quel ragazzo?? Non c’era niente da dire, le cose stavano così e basta.
E poi, in ogni caso, non poteva mica confessargli che Zayn non le piaceva particolarmente. Perché a quel punto, Eloise, avrebbe sfidato chiunque a non chiamarla troia.
Ormai c’era dentro fino al collo, perché non seppellirsi completamente nella merda, considerò.
Svoltò un altro corridoio.
Dove cavolo era quella banana!
Passò davanti ad un finestrone e ad un certo punto notò dall’altra parte del cortile una testa bionda.
Eccolo.
Fece ancora qualche metro ed uscì fuori anche lei.
Okay, facciamoci del male.

<< Perché non sei venuto in mensa? >>.
Niall sembrò quasi sobbalzare quando sentì la sua voce e si voltò di scatto per poi alzare gli occhi al cielo vedendola.
Grandioso, si disse la ragazza.
<< Dov’è il tuo ragazzo? >>, si sentì dire lei.
Eloise avvertì una punta di irritazione nella sua voce e ne fu molto sorpresa.
<< E’ con gli altri, dove dovresti essere anche tu >>.
Lui sbuffò. << Cos’è, adesso devo sorbirmi la ramanzina soltanto perché voglio prendere un po’ d’aria? >>.
Lei storse il naso. Non era per niente di buon umore.
<< No, io...Volevo soltanto assicurarmi che la cosa con Zayn non ti causasse problemi >>, esordì finalmente Eloise, riuscendo a mettere insieme una frase di senso compiuto.
Niall si lasciò sfuggire una risatina e la bruna lo fissò senza capire.
<< Perché mai dovrebbe causarmi problemi? >>.
Giusta domanda, pensò lei.
<< Credo perché nemmeno 24 ore fa’ ci stavo provando con te, e perché oggi te ne stai qui da solo a fare il depresso >>, concluse con sincerità.
D’altronde era davvero quello il punto.
Lui non si scompose affatto e continuò a mantenere quello strano sorriso sul volto.
<< Eloise, a me non importa assolutamente nulla di voi due >>.
Lei colse la nota di cattiveria nella sua voce ma la ignorò, perché attualmente le avrebbe fatto soltanto male soffermarsi a pensare che cosa significasse quella frase.
<< Bene, amici come prima allora! Torniamo dagli altri? >>, tentò di sdrammatizzare.
<< Amici come prima?? >>, chiese lui sarcastico.
Niall, dove vuoi arrivare?
<< Io non ho nessun tipo di rapporto con te >>, continuò il ragazzo.
<< Come?? >>, scoppiò subito lei.
<< Non mi interessa assolutamente niente di te e non capisco neanche perché tu sia venuta qui a scocciarmi con questo discorso >>.
Eloise rimase sospesa a mezz’aria per un solo minuto. Quelle parole erano l'ultima cosa che avrebbe mai voluto ascoltare in quel momento.
Era stata presa per il culo ancora una volta.
<< Mi stai dicendo che non te n'è mai importanto niente di me? >>.
Le veniva quasi da piangere ma si trattenne con tutte le forze, non doveva darla vinta ad un altro sadico stronzo.
Lui non rispose neanche, continuando a sorridere come un imbecille.
<< Tutte quelle belle parole... >>, cominciò ad un certo punto lei. << Tutti quei discorsi, quel disprezzo per la vita che faccio, quello sguardo compassionevole...per cosa? Sei un ipocrita, Niall. Sei come tutti gli altri. Sei un falso, un puttaniere, un imbecille, un egoista. Prendi in giro le ragazze ma non concepisci che loro possano vendicarsi e fare altrettanto con voi uomini. Sei un lurido verme...E io che avevo creduto per un momento...ma come ho fatto? Non imparo mai, eh? Non imparo mai che siete tutti uguali? >>.
Dio, la situazione le stava sfuggendo di mano. Aveva gli occhi lucidi e faticava a trattenersi, non sarebbe riuscita a reggere le lacrime ancora per molto.
Soltanto perchè, per un attimo, aveva creduto di avere davanti qualcuno che era diverso.
E lei che voleva addirittura aprirgli gli occhi per fargli capire come funzionava il mondo, mentre era lei quella che avrebbe dovuto prendere lezioni da lui.
Ma come era finita a piangere davanti ad un altro cretino come lui? Lei, Eloise Hoskins, la donna indistruttibile.
Era caduta proprio in basso.
Soltanto per un altro maschio inutile.
Niall a quel punto si rese conto di quel che stava facendo.
Ma il problema era che non si aspettava affatto di avere a che fare con una Eloise così vulnerabile, aveva calcolato tutto soltanto per uscire pulito dalla situazione.
Non voleva che lei si prendesse gioco di lui soltanto perché si era accorta di piacergli. Forse aveva esagerato con la questione del “non ho nessun tipo di rapporto con te”.
Si voltò verso di lei. All’improvviso lo assalì l’impulso di tirarla a sé e di stringerla, ma non poteva.
<< Eloise, scusami...Non volevo... >>, disse poggiandole una mano sul braccio ma lei lo allontanò violentemente, arrabbiata.
<< NON TOCCARMI! >>, urlò.
<< ERO VENUTA QUI PER SPIEGARTI, PER FARTI CAPIRE CHE NON SONO UN TROIA E CHE NON TI HO PRESO IN GIRO E... >>, gridò con tutta se stessa.
<< E invece mi ritrovo un insensibile del cazzo che se n’è sempre sbattuto di me e con cui ho perso soltanto del tempo! >>.
A quel punto lui smise di preoccuparsi e si arrabbiò per davvero.
<< E che cosa ti aspettavi?? Tu mi sei quasi saltata addosso soltanto per i tuoi scopi schifosi e pretendevi anche che io ti sbavassi dietro!?!? >>.
Le prime lacrime cominciarono ad uscire fuori senza nemmeno darle il tempo di pensare.
Infatti, che cosa si aspettava? Che dopo tutto quel tempo in cui aveva recitato il ruolo della prostituta professionista, qualcuno cominciasse davvero a considerarla una vera ragazza? Era una stupida. Era un povera stupida, una cretina senza speranza. E Amanda si era sbagliata di grosso.
Adesso voleva soltanto morire, non parlare con nessuno e basta.
Non riusciva nemmeno più a fermare le lacrime, ed era da circa un anno che non piangeva.
Doveva andarsene da lì, immediatamente.
Si voltò dall’altra parte e iniziò a camminare portandosi le mani al viso.
Niall la bloccò all’improvviso.
<< Dimmi solo una cosa: Perché stai con Zayn? >>
<< NON SONO AFFARI TUOI, LASCIAMI! >>, si divincolò e corse via esausta.
Stanca per quel discorso che in pochi minuti le aveva distrutto i muri costruiti con fatica dopo tutto quel tempo. Corse via chiudendosi nel bagno delle ragazze.
Voleva stare sola e piangere fino allo sfinimento. Sfogare tutto quello che aveva lasciato sepolto per mesi e mesi. Perché ormai ogni dolore era tornato a galla e lei non aveva più la forza di respingerlo. Si sedette a terra con la testa fra le mani e pregò che nessuno fra quelle mura riconoscesse i singhiozzi che molto tempo prima avevano perseguitato quella scuola ad ogni cambio dell’ora.

Al suono della campanella né Eloise e né Niall si erano fatti vivi e Amanda aveva cominciato a preoccuparsi.
Zayn iniziava a fare domande e lei non sapeva più che cosa dirgli.
D’un tratto videro una testa gialla infondo al corridoio.
<< NIALL! >>, strillò Amanda.
Lui sembrò riprendersi dai suoi pensieri e si voltò verso la ragazza che nel frattempo lo aveva raggiunto.
<< Hai visto Eloise? >>.
Il biondino sembrò sbiancare a quella domanda.
<< Perché? >>.
Niall guardò Zayn che lo fissava implorante e poi tornò a guardare Amanda.
Non poteva parlare con lui davanti.
Amanda sembrò accorgersene.
<< Comunque io e Niall andiamo a lezione adesso, penso che Eloise sarà lì >>, disse lanciando un’occhiata comprensiva a Zayn e trascinando via Niall.
<< Andate in classe insieme?? >>
<< Ehm, si..da oggi! >>, rispose confusionaria e allungò il passo per svoltare nell’altro corridoio.
<< Allora, l’hai vista o no? >>, disse infine tornando a guardare seria il ragazzo.
<< Si, ma credevo fosse tornata da voi dopo >>.
Amanda si fece spiegare per filo e per segno tutto quello che era successo per poi dare del cretino a Niall e andare in classe promettendosi di tornare a cercare l’amica più tardi. Era sicuramente in bagno ad autodistruggersi, pensò lei.
E sapeva che in casi simili Eloise aveva bisogno soltanto di un po’ di privacy.

Purtroppo all’ultima ora Amanda non trovò nessuno nei bagni. Probabilmente Eloise era già tornata a casa.
Avrebbe voluto raggiungerla subito ma aveva già in programma di andare da Louis, così indossò la sua giacca ed uscì fuori, camminando a passi lunghi.
Per tutto il tragitto non fece altro che pensare alla sua amica e a quanto non avesse fatto altro che complicarsi la vita in tutti quei mesi, invece di migliorarla.

Giunta finalmente a casa di Harry e Louis, suonò il campanello.
Doveva decisamente cambiare aria e concentrarsi su qualcun altro.
Harry gli aprì la porta con il suo solito sorriso scintillante.
<< Che c’è, hai perso qualcosa? >>.
Ma l’accoglienza non fu altrettanto favolosa.
<< Si, il mio ragazzo >>.
Amanda entrò in casa ormai abituata a quei dialoghi senza senso con Harry e si diresse al piano di sopra.
<< E’ in camera, vero? >>.
Il ragazzo annuì.
La riccia si avvicinò alla stanza di Louis e aprì piano la porta per entrare.
C’era buio dentro, quindi dovette prima abituarsi alla poca luce per poter camminare liberamente.
<< Chi è? >>, chiese Louis tossendo.
Lei si avvicinò. << Indovina >>.
Lui si drizzò sul letto improvvisamente.
<< Amanda? >>.
La ragazza si sedette leggermente di lato al suo letto e lo spinse giù per farlo stendere nuovamente.
<< Si, sono io >>, sorrise.
<< A quanto hai la febbre? >>, gli chiese dopo un po'.
<< Trentotto >>, rispose.
Il ragazzo tentò nuovamente di alzarsi.
<< Credevo che tu non volessi più parlarmi... >>
<< Ssh, stenditi e stai buono >>, disse piano. << Se non avessi voluto parlarti, adesso non sarei qui >>.
Louis sospirò e cercò la sua mano nel buio.
<< Scusami per quello che ho detto quel pomeriggio, ero fuori di me...avevo una voglia immensa di dirti che ti amo ma non potevo farlo, perciò... >>.
Lei lo baciò dolcemente, senza preavviso e senza nemmeno lasciargli finire il discorso.
<< Anch’io ti amo, Louis >>.
Lo sentì sorridere.
<< E sarei molto onorata di diventare la tua ragazza, se vuoi >>, concluse sorridendo anche lei.
Si baciarono di nuovo.
<< Certo che lo voglio >>, le strinse la mano.
L’unica cosa buona in tutta quella giornata infernale era stato proprio lui, rifletté Amanda.
Era la sua boccata d'aria in mezzo a quel mondo di merda.
Non sapeva che cosa avrebbe fatto se non ci fosse stato lui.
E in quel momento non le importava nemmeno che fosse malato e che avrebbe potuto infettarla.
Avrebbe volentieri assorbito tutta la sua febbre per farlo stare meglio.








































Beeeeeenee! Ecco per voi un altro casino anche in questo capitolo!
Comincio a pensare che senza colpi di scena ed episodi senza senso io non sia capace di scrivere. D:
Sono una psicopatica incompresa ç.ç
In ogni caso, gente, grazie per le numerose visite e per le recensioni!
Grazzzie mille a tutti, siete fantastici! :3
Per qualsiasi informazione io sono qui: 
https://twitter.com/#!/CleofeDe 
xoxo :'D

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Capitolo 8
*** Titanic in 3D ***


CAPITOLO 7


Era da un giorno intero che continuava ad avere il cellulare spento. Non aveva un telefono di casa, per cui non c’era alcun rischio di ritrovarsi i servizi sociali dietro la porta o qualche assatanato al telefono che la minacciava di riaccendere il cellulare.
La sera, Eloise, sarebbe dovuta uscire con Zayn, ma la cosa non la infastidiva affatto.
Aveva bisogno di prendere un po’ d’aria e di conversare con qualcuno.
Da quando aveva parlato con Niall era diventata un’altra persona, quando era sola ovviamente.
Quando era con gli altri era più solare che mai. Non aveva alcuna intenzione di lasciar trapelare il suo vero stato d’animo, anche se Harry continuava ad osservarla di sottecchi in silenzio, mentre parlottava con Liam. Dopotutto lui era esperto di quei comportamenti, se ne sarebbe accorto, ma non le importava.
Amanda e Louis erano tornati insieme più che mai e questa era l’unica cosa che la faceva stare meglio ultimamente, soprattutto perché sapeva che in parte era anche merito suo.
Non sono poi così inutile come credevo.
Alle sei e un quarto qualcuno suonò al citofono.
Chi era? Zayn sarebbe dovuto venire alle otto a prenderla.
<< Si? >>
<< Apri >>, rispose una voce familiare.
Louis!? Ma scherziamo, che cavolo vuole??
Appena se lo ritrovò davanti lo accolse con un:
<< Amanda non è qui, puoi andartene >>, fece per chiudere la porta ma lui vi infilò un piede per bloccarla.
<< Non sono qui per Amanda >>, annunciò spingendo la porta e aprendola.
Entrò in casa e la fisso serio.
<< Non hai ancora acceso il cellulare, vero? >>
<< No >>, rispose fredda.
<< Ti avevo mandato un messaggio dicendo che sarei passato, ma a quanto pare non è servito >>, sospirò.
Lei alzò gli occhi al cielo .
<< Beh, che ti serve? >>
<< Eloise, Amanda mi ha raccontato come stanno le cose e sebbene tu stia facendo finta di niente, anche un ritardato mentale si accorgere che non stai bene >>
Come Niall ad esempio, pensò Louis.
<< E dato che tu sei stata tanto carina da aiutarmi con Amanda, volevo darti una mano >>, concluse poi lui.
Lei aggrottò la fronte alzando le sopracciglia e lo fissò con aria confusa.
<< E in cosa vorresti aiutarmi, esattamente? >>
<< Oh, andiamo. Lo sanno tutti che... >>
<< Lo sanno tutti che cosa, Louis!?!? >>, cominciò lei, irritandosi, senza lasciarlo finire, << Che sto con Zayn!? >>.
<< Si, lo sanno tutti >>, finì voltandosi. Si avvicinò alla finestra e sospirò stancamente, quella conversazione non le stava piacendo per niente.
<< Niall prova qualcosa per te, Eloise >>.
Lei a quel punto ridacchiò.
<< Te l’ha detto lui? >>, chiese voltandosi nuovamente.
Louis non rispose.
<< Bene, quindi non iniziamo ad inventarci storielle assurde. Perché ieri non sembrava affatto che provasse qualcosa per me >>.
Il ragazzo spalancò le braccia come per dirle: “ ma è evidente! ”.
<< Mi sembra ovvio! Dopo che tu gli avevi detto che stavi con Zayn, che cosa ti aspettavi?? >>, scoppiò gesticolando.
<< Senti, basta >>, disse Eloise. << Questa conversazione mi ha scocciata. Con Niall c’è stato un enorme malinteso e niente di più. Adesso non venite tutti qui a raccontarmi la favoletta e a fare i saputelli del cazzo. Ora sto con Zayn e se non mi sbaglio è anche lui un tuo amico, quindi non capisco perché siate tutti così impegnati ad essere compassionevoli soltanto con quella banana marcia e muffita. Perché dovrei lasciarlo? È un bravo ragazzo ed è anche figo, per cui non lo lascerò soltanto per farvi un piacere. Di Niall non m'importa un fico secco, è un falso ed un cretino e adesso... >>, si fermò per prendere fiato e si passò una mano fra i capelli scuri, << Ti pregherei di smetterla. Louis ti ringrazio molto per quello che stai cercando di fare ma ti garantisco che se vuoi aiutarmi, la cura migliore che tu possa darmi è quella di farmi ridere un po’ e farmi dimenticare questa stupida storia >>, aggiunse con sincerità.
Ed era vero, aveva soltanto bisogno di buttarsi tutto alle spalle e riderci sopra, e Louis era il tipo giusto: quello che spara stronzate a propulsione.
Gli sorrise implorante, sperando che capisse.
Lui probabilmente intuì che quello non era davvero il momento adatto per rimettere le cose a posto, per cui optò per un << Va bene, puoi contare su di me >>, e la abbracciò.
Si disse che se davvero quei due si volevano a vicenda, ogni cosa sarebbe tornata a posto da sola. E poi Eloise aveva ragione, anche Zayn era loro amico.
Non potevano far contento Niall e lasciare il moro nella merda, non se lo meritava proprio.
Purtroppo nessuno poteva immischiarsi in quella storia, se non i diretti interessati.


Alle otto e sei minuti il campanello suonò di nuovo.
Eloise si guardò allo specchio.
Aveva indossato una gonna di jeans, calze nere, una maglia verde scuro monospalla e stivali neutri.
Prese il trench dello stesso colore degli stivali e lo indossò.
<< Arrivo >>, rispose al citofono.
Scese velocemente le scale per ritrovarsi davanti ad uno Zayn sexy ed elegante mai notato prima. Indossava un pantalone nero che gli scendeva leggermente largo, una camicia di un bianco ipnotico e scarpe nere. I capelli spettinati alla Tom Cruise e la giacca appoggiata al braccio destro.
Eloise considerò di andarsi a cambiare per indossare qualcosa di più figo, ma ci ripensò immediatamente quando lui le disse: << Sei stupenda >>.
E tu sei un figo da paura.
<< Anche tu >>, sorrise.
Con Zayn fu una serata alquanto rilassante ed Eloise non si sarebbe mai aspettata di sentirsi così a suo agio.
Infondo non era poi tanto male provare ad avere una relazione con qualcuno, pensò.
Per il resto della serata aveva detto tutto quello che le passava per la testa ed aveva scoperto che Zayn era anche spiritoso.
Grazie a quel ragazzo non aveva pensato nemmeno per un attimo a Neville.
Sorrise tra sé e sé pensando di averlo chiamato ancora una volta in quel modo ridicolo.
Si ritrovò a considerare che forse esistevano davvero dei ragazzi che non meritavano di essere trattati come li trattava lei.
Ad un certo punto, mentre i due camminavano tranquillamente per uno dei tanti viali di Londra, Eloise scorse dei capelli biondo cenere che avanzavano nella loro direzione.
Qualcosa dentro di lei si squartò come una carcassa presa a morsi da un branco di squali.
Erano quei capelli.
Quel biondo cenere.
Zayn le fece una domanda, ma lei non riuscì a capirne nemmeno una parola.
Continuava a guardare diritto davanti a se.
Poi abbassò lo sguardo e si ritrovò quegli occhi neri puntati addosso, esattamente come due anni prima.
Era Jasper. Il suo ex ragazzo, insieme alla sua nuova fidanzata troia.
All’improvviso Eloise si aggrappò alla mano di Zayn.
<< Oh, ciao Eloise. Cos’è, hai cambiato ragazzo anche oggi? >>, la prese in giro quello, quando furono abbastanza vicini.
D’impulso lei strinse la mano di Zayn che nel frattempo sembrò rendersi conto della situazione.
<< Credo che non siano affari tuoi in ogni caso >>, gli rispose infatti lui.
Jasper alzò entrambe le sopracciglia.
<< Ti sei trovata un bodyguard questa volta >>, si informò sarcastico.
La ragazza di lui si trovava evidentemente in difficoltà, poiché cominciò a strattonarlo per andar via.
<< Jasper va’ all’inferno >>, disse funerea la bruna.
Lui rise. Sembrava che in quel momento, vedendola mano nella mano con Zayn, gli fosse venuta la voglia di sputarle in faccia tutte le sentenza nascoste che non aveva mai avuto occasione di dirle, soltanto per farle del male. Non aveva mai perdonato ad Eloise di essere stato mollato per telefono, assalito dalle sue urla, quando aveva scoperto la verità.
Come si permetteva di giudicarlo se lei era la prima che si faceva tutta la città?
<< Il bello è che tu continuerai a fare la tua vita da puttana finché non mi dimenticherai, e questo, purtroppo per te, non accadrà mai >>, sorrise come un bastardo.
A quel punto Eloise non ci vedette più. Fece un passo verso di lui, decisa a tirargli uno schiaffo, ma si accorse che qualcun altro l’aveva preceduta.
Zayn le aveva lasciato la mano e nell'arco di pochi secondi aveva sferrato un pugno dritto allo stomaco di Jasper senza pensarci due volte.
<< Chiedile scusa >>, sussurrò minaccioso al ragazzo.
Quello si piegò in due dal dolore e per poco non vomitò anche l'anima.
<< FALLO! >>, gridò.
La ragazza dell’imbecille era immobile alle sue spalle, spaventata.
Jasper alzò lo sguardo verso Eloise, disgustato.
<< Scusa >>, disse dolorante, con un tono di voce abbastanza forte, poichè temeva che quel ragazzo violento e incivile glielo avrebbe fatto ripetere all’infinito.
<< E adesso vedi di sparire, prima che ti prenda a calci nel culo >>, gli intimò.
Jasper tentò di raddrizzarsi reggendosi lo stomaco, afferrò la sua ragazza e si allontanò quasi correndo.
Eloise rimase a fissare Zayn ancora allibita, sorpresa.
Nessuno aveva mai fatto una cosa simile per lei. Sei sentì al settimo cielo per un breve attimo, si sentì come Cenerentola al ballo del principe.
In quel momento pensò che non potevano esistere ragazzi migliori di quello che le era capitano di fronte.
<< Tutto ok? >>, domandò lui avvicinandosi. << Scusami, ma quando ha detto quelle cose non sono proprio riuscito a tratten... >>
Eloise gli buttò le mani al collo e lo baciò, lasciandolo di stucco.
<< Grazie >>, gli bisbigliò nell’orecchio.
Per tutto il resto della serata Eloise aveva raccontato a Zayn la sua storia.
Gli aveva detto di Edward e anche di Jasper. Del suo periodo di depressione, delle sue crisi.
Di come Amanda era stata l’unica a starle vicino e di quanto fosse grande il dolore che aveva dovuto sopportare ogni giorno.
Poi, con un po’ di forza, aveva avuto il coraggio di raccontargli come si era trasformata in un’opportunista senza cuore e di quanto avesse odiato il sesso maschile, in generale, da quel momento in poi.
Non aveva mai raccontato a nessuno quella storia. Amanda era l’unica ad esserne a conoscenza ed ora, Eloise, aveva un po’ paura per essersi scoperta così tanto con qualcun altro. Ma qualcosa le disse che poteva fidarsi, e lei si lasciò cullare fra le braccia di Zayn da quella dolce vocina.

Il giorno dopo Eloise arrivò a scuola insieme al suo ragazzo. Harry, Liam e Niall erano lì all’ingresso come tutte le mattine ad aspettare l’amico.
Ma quando Niall vide arrivare Zayn in compagnia di Eloise si allontanò dagli altri dicendo che doveva andare immediatamente al suo armadietto.
Fece lo stesso giochetto quando tutti insieme stavano attraversando il corridoio per raggiungere Amanda e Louis.
Il biondino era lì con loro a parlare e non appena li vide arrivare si voltò dicendo che doveva andar via.
Li stava evitando?
Fai come ti pare Niall, non è più affar mio, si disse Eloise guardandolo allontanarsi.
Ma prima di svoltare il corridoio, lui si voltò.  Eloise rimase immobile, incapace di muoversi.
Sentì le gambe cederle e diventarle molle come burro sciolto non appena vide quegli occhi belli come il cielo rientrare nel suo campo visivo.
Per quel breve attimo in cui loro si fissarono, il mondo smise di girare e i polmoni si dimenticarono di produrre ossigeno.
Eloise si costrinse a chiudere gli occhi e quando li riaprì Niall aveva ormai svoltato l’angolo.
<< Che ne dite di fare un’ uscita tutti insieme questa sera?? >>, propose Harry facendola tornare alla realtà.
Ma anche no.
<< Perché no! >>, disse Amanda.
Lei si voltò a guardarla esasperata.
Che cavolo dici!?
<< Non è una cattiva idea >>, si unì Liam.
Oh, andiamo!
<< Tu che dici, Louis? >>, chiese Harry.
<< Se la mia ragazza dice che va bene, va bene anche per me >>.
Eloise avrebbe voluto fiondarsi una mano in gola e vomitare, ma era troppo occupata ad andare in panico.
<< E voi? >>, domando il riccio bastardo ad un tratto.
Zayn si girò a guardarla.
Lui avrebbe voluto uscirci, si accorse Eloise.
Non poteva dirgli di no soltanto perché aveva paura di guardare in faccia una banana marcia con la ricrescita. E poi, glielo doveva dopo ieri sera.
Poteva anche darsi che, visto quanto era diventato bravo Neville ad evitarla, non si sarebbe presentato quella sera.
<< Okay >>.
Zayn sorrise e gli altri tirarono un sospiro di sollievo.
Che diamine, era così prevedibile che io non volessi venire??

Purtroppo le preghiere di Eloise non furono esaudite quando vide arrivare tutti e cinque i ragazzi in gruppo.
Lei a Amanda si erano incontrate a casa sua per poi raggiungere gli altri, e per quell’intera ora in cui era dovuta rimanere sola con la sua amica, aveva dovuto sorbirsi l’interrogatorio giornaliero. Aveva provato a raccontarle di quanto fosse fantastico Zayn ma Amanda continuava a guardarla con gli occhi stretti in due fessure e a squadrarla dalla testa ai piedi.
Non ci credeva.
E come biasimarla, non ci credeva nemmeno lei.
Fatto stava che con Zayn, Eloise stava bene e la storia con Niall era acqua passata, non le importava più.
Anzi, non riusciva nemmeno più a capire come fosse possibile che quella volta avesse pianto così tanto. Non riusciva a concepirlo.
Infondo lei e quel Niall non avevano condiviso niente di particolare, avevano soltanto parlato un paio di volte.
Era soltanto un bel ragazzo. Era soltanto...mmh..carino. Aveva soltanto un profumo che...ehm..era un buon profumo e...Aveva soltanto degli occhi che...che...Dioaiutamiperfavore...
Eloise! Basta! Che cosa stai facendo!? Stai zitta! Cioè, non pensare! E guarda il tuo ragazzo quant’è figo stasera!
D’altronde chiunque profuma se si lava, e gli occhi azzurri li hanno tutti.
<< Buonasera >>, salutò Amanda.
Louis si avvicinò alla rossa e la baciò dolcemente.
<< Buonasera, amore >>.
Eloise per evitare di fare battute e farsi venire il volta stomaco si avvicinò a Zayn sorridendo e lo saluto baciandolo.
Niall, chissà per quale motivo, a quel punto alzò la testa per contare le pecorelle in cielo.
Finiti i saluti, cominciarono a camminare per il centro prima di raggiungere il cinema.
Harry si affiancò ad Eloise con il suo solito sorriso.
<< Allora, che mi racconti? >>.
La bruna sorrise.
<< Che vuoi che ti dica, quello che avrei da raccontarti lo sai già >>.
Lui sembrò pensarci su e poi annuì con la testa.
<< Vero, ma intendevo dire che ultimamente passi da un umore all’altro senza preavviso >>.
La ragazza lo fisso seria. Harry che aveva intenzione di fare un discorso sensato? Miracolo.
I due rallentarono un po’ il passo per evitare orecchie indiscrete.
Eloise lanciò un’occhiata a Zayn e lo vide ridere insieme a Liam.
<< Che vuoi dire? >>
<< Dai, io so come funzionano queste cose, l' hai dimenticato? Io sono il maestro! >>, esordì pompando il petto.
Lei alzò gli occhi al cielo.
<< Beh, devo ammettere che ho avuto i miei alti e bassi, ma ora è tutto ok >>.
Harry ridacchiò.
<< Alti e bassi, li chiami? Poche settimane fa sfruttavi chiunque senza farti scrupoli, volevi manipolare Niall e te la spassavi con me alla prima occasione. Ora invece non mi stai cagando nemmeno di striscio >>, concluse facendo una finta faccia offesa.
Eloise si lasciò sfuggire una risatina.
<< Vedi Harry, hai ragione, sono cambiata parecchio. E l’unico motivo che so darti è che dopo un po’ ti stanchi di vivere da sola e di continuare a sorridere reggendo il peso di tutto il mondo sulle tue sole spalle. Perché alla fine, anche se te ne freghi, sai che è solo una farsa >>.
Il ragazzo aggrottò la fronte, spaesato.
<< Una farsa? >>
<< Si, esatto Harry. Lo sappiamo tutti che anche tu sotto questo ammasso di muscoletti hai un cuore tenero e altruista >>, disse lei tamburellando con un dito sul petto del riccioluto.
Lui rispose con sincerità, per la prima volta.
<< Forse, ma non è ancora il momento di farlo funzionare >>.
Eloise si voltò a guardarlo.
<< Ora è meglio che raggiunga gli altri, sta arrivando il tuo ragazzo >>, sorrise e la superò.
Per il resto della passeggiata Louis e Amanda continuarono a tenersi per mano e ad allontanarsi di tanto in tanto dal gruppo per scambiarsi insopportabili effusioni.
Lei e Zayn si ritenevano molto più sopportabili come coppia. Si sorridevano continuamente, e si avvicinavano soltanto quando nessuno badava a loro.
Eloise non amava passare tutta la serata ad amoreggiare ignorando gli altri amici, non aveva senso. Se avesse voluto farlo, sarebbe uscita con Zayn da sola.
Per quanto riguardava Niall ed Eloise, i due non si erano scambiati nemmeno una parola.
Una o due volte erano riusciti a guardarsi negli occhi, ma non era stato poi così piacevole dato che Eloise aveva perso il controllo e la concezione di se stessa ogni volta che era successo.
Eppure ogni dieci minuti aveva l’impulso di voltarsi verso di lui e guardarlo, non riusciva a farne a meno, era come una droga.
No, no, no, no, no, no. Non mi girerò anche ‘stavolta!
La cosa più evidente era come il biondino cercasse di girare lo sguardo altrove ogniqualvolta Eloise e Zayn si ritrovavano vicini.
Amanda pensava che fosse assolutamente patetico il loro comportamento, stavano solamente allungando il brodo.
<< Eccoci arrivati >>, annunciò Liam trionfante.
<< Che cosa vediamo? >>
<< Titanic in 3D >>, rispose.
Oh, porca merda. Sta scherzando?
<< Che bello! >>, strillò Amanda.
No, non è bello per niente!
<< Oddio, roba sdolcinata. Qualcuno ha un Ipod? >>, si unì Harry.
Tutti quanti ridacchiarono.
<< Beh, non è un brutto film >>, disse Zayn.
No, tesoro, lo so che non è un brutto film, ma io non sono proprio in condizioni di guardare qualcosa di romantico!
Eloise si voltò verso Niall, anche lui era disperato.
Ormai erano già in fila per prendere i biglietti, era troppo tardi per fuggire.
Entrarono nel cinema e si sedettero a metà sala.
Dopo un buon quarto d’ora, il film cominciò. Harry si sistemò sulla poltrona e chiuse gli occhi per dormire indisturbato.
Niall era alla destra di Harry, e Louis e Amanda alla sua sinistra, mentre lei era seduta fra Liam e Zayn.
Eloise tentò di non lasciarsi trascinare dalle scene romantiche di proporzioni gigantesche, e dovette sforzarsi ancora di più quando Zayn le prese la mano.
Ad un certo punto le venne l’impulso di andare fuori a prendere un po’ d’aria, guardò fra i sedili davanti e vide che nemmeno Niall c’era.
La voglia di uscire fuori aumentò a dismisura.
Oh, maddai. Non è possibile che io sia così deficiente. Resterò qui.
Tornò a guardare lo schermo.
Rose e Jack lo stavano facendo nella macchina.
ODDIO, non posso farcela.
Abbassò lo sguardo.
I respiri dei due protagonisti le entrarono nella testa.
Fissò nuovamente il film.
Merda, al diavolo Niall!
<< Ehy, io esco un attimo, ok? >>, sussurrò a Zayn e lui annuì senza distogliere lo sguardo dallo schermo.
Appena Eloise mise i piedi fuori dall’edificio, se lo ritrovò lì, Niall, con la sua testa bionda, appoggiato al muro.
Quando si accorse di lei, non si mosse nemmeno, ma rimase a fissarla con un’espressione triste, sconfitta.
Ma lo fai apposta? Non guardarmi così, ti prego. Mi fai sentire in colpa.
La bruna decise di avvicinarsi a lui, non potevano mica continuare ad ignorarsi per il resto della vita.
Anche se lei, si ricordò, avrebbe dovuto essere arrabbiata con lui.
<< Che fai, adesso non scappi più? >>, scherzò lei.
<< Sei tu quella che è scappata a gambe levate l’altro giorno >>, rispose il ragazzo, senza un briciolo di tatto.
Ok, io avevo intenzione di sdrammatizzare ma a quanto pare vuoi la guerra.
<< Che cosa avrei dovuto fare? Accendere la radio e mettermi a ballare Waka Waka!? >>
Lui alzò gli occhi al cielo e si sforzò di non ridere.
<< E comunque >>, continuò lei, << Sei tu quello che sta continuando ad ignorarmi e ad evitarmi >>.
Eloise alzò lo sguardo per guardarlo negli occhi e dovette lottare con tutta se stessa per non ricadere in quel buco nero senza fine che erano i suoi occhi azzurri.
<< Soltanto perché certe cose e certi comportamenti non riesco a sopportarli. Penso di essere umano anch’io >>, rispose.
Eloise stava per ribattere quando vide Niall alzare lo sguardo verso qualcun altro alle sue spalle e subito dopo si sentì stringere da dietro, sentì un forte odore di sigaretta e Zayn che le dava un bacio sulla guancia.
<< Ecco a cosa mi riferivo >>, biascicò Niall.
Si spostò dal muro scocciato e si incamminò verso la parte opposta del cinema.
<< Io me ne vado, dite agli altri che sono andato via prima >>, disse senza nemmeno salutarli.
<< Ehy, ma... >>, gridò Eloise, ma si zittì quasi subito.
Non poteva fare niente.
Soprattutto con Zayn lì.
Lo guardò allontanarsi lentamente e si lasciò sfuggire una smorfia.
Cretino.







 



Eccoci, questo capitolo è un po’ meno sconvolgente degli altri ma spero che vi sia piaciuto ugualmente!
Godetevelo per bene perché il prossimo sarà un po’ più movimentato. *-*
So già che cosa accadrà! Muahahahhahahah è.é
Gente, accetto anche qualche suggerimento, eh! Anche perché io le cose le scrivo di getto, come mi vengono, e non sto lì a pensarci più di tanto.
Se una cosa mi piace la metto, altrimenti mando tutto a cagher. D:
Volevo approfittarne per suggerivi una nuova FanFiction appena cominciata da una mia amica, date un’occhiata che è carina! :D

Eccola: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1017658&i=1
Con questo, vi saluto!
Fate i beddi e i boni! :3
Fuck Yeah. U.u

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Capitolo 9
*** Che serata di merda ***


CAPITOLO 8




Era ora di pranzo e i corridoi della scuola erano completamente vuoti.
L’intera massa di morti di fame della scuola era concentrata nella mensa e faceva la fila per il cibo.
Ma Eloise non si sentiva affatto bene.
Lei e Zayn il giorno prima avevano cenato a casa sua tanto per passare del tempo insieme e lei aveva deciso di cucinare un po’ di pasta con la panna e il prosciutto.
Si maledisse per non aver controllato la scadenza della panna che aveva nel frigo da chissà quanti secoli.
Ecco spiegato perché Zayn non era venuto a scuola quella mattina e lei era in bagno a mantenersi la fronte per riuscire a vomitare.
Ma niente, non era stata capace di buttare giù nemmeno un po’ di succhi gastrici puzzolenti.
Uscì fuori dal bagno, sconfitta, e si spaventò quasi quando vide uno strano ragazzo appoggiato al muro proprio davanti alla porta da cui era uscita.
<< Ciao >>, disse quello con uno strano sorriso.
Lei storse il naso.
<< Ciao >>, rispose con noncuranza.
Era un ragazzo abbastanza alto, occhi sul giallino ocra e capelli marroni.
Non era brutto ma attualmente non le importava molto, si sorprese a pensare.
Lo strano ragazzo si avvicinò a lei.
<< Sono Mike >>
<< Piacere, Eloise >>. Lei continuò a fissarlo stranita, ma lui non si muoveva.
<< Ehm, devi dirmi qualcosa? Altrimenti vado via >>.
Mike si avvicinò ancora di più a lei continuando a sorridere.
<< Volevo sapere se questo pomeriggio eri disponibile >>.
Eloise sospirò. Possibile che non fosse ancora girata voce che aveva trovato un ragazzo fisso? Credeva che ormai lo sapesse tutta la scuola.
<< In realtà no, sono fidanzata >>. Le fece uno strano effetto dirlo, non era proprio da lei.
<< E quindi? >>. Il ragazzo si avvicinò ancora di più, pericolosamente.
Questa volta Eloise tentò di indietreggiare ma si ritrovò con le spalle attaccate agli armadietti scolastici argentati.
<< E quindi non posso uscire con te >>, fece per spostarsi e allontanarsi da lui ma Mike le sbarrò la strada con un braccio, sbattendolo sulla fila di armadietti.
Il rumore riecheggiò nel corridoio vuoto ed Eloise si guardò intorno sperando che qualcuno passasse per di lì.
<< Andiamo, lo sanno tutti che stai bleffando. Tu sei Eloise, e oggi, visto che il tuo strano ragazzo non c’è, ti divertirai un po’ con me >>.
Eloise sbiancò.
Che diavolo voleva quell'individuo??
<< Ti stai sbagliando, io non farò proprio niente >>, lo informò lei tentando di continuare a mantenere la calma.
Se la sarebbe cavata da sola con quel depravato, dopotutto era esperta di quella gente e aveva abbastanza forza per difendersi.
<< Vedremo >>, sorrise malvagiamente il ragazzo.
A quel punto avvicinò la testa alla sua e tentò di baciarla. Lei si scostò ma vedendo che non funzionava gli tirò uno schiaffo.
Alché Mike si arrabbiò e le strinse entrambi i polsi sbattendoglieli agli armadietti. Eloise tentò di divincolarsi ma non riuscì a muoversi.
Iniziò ad andare in panico.
La prima cosa che le venne in mente fu di urlare.
Cominciò a gridare aiuto e a chiamare qualcuno.
Il primo nome che le balenò alla testa fu quello di Niall, e iniziò ad urlarlo con tutta la voce che aveva in corpo finché una mano non le coprì la bocca.
Il ragazzo le aveva preso entrambi i polsi con una mano, mentre con l’altra la costringeva a star zitta. All’improvviso Eloise si sentì debole, impotente.
Era convinta di riuscire a sopraffarlo ma non ne era più così sicura. Guardava i suoi polsi così piccoli stritolati con la forza in quella mano enorme.
Era terrorizzata. Tentò di dargli un calcio alle palle ma fu inutile poiché lui prevedendo la cosa si era già sposta di lato.
Il depravato cominciò a leccarle il collo ed Eloise si sentì morire, non aveva mai provato tanto schifo e tanta paura per un ragazzo.
Gli morse la mano e gridò ancora una volta il nome di Niall con la voce ormai roca.
Mike le diede uno schiaffo.
<< Devi tacere >>, le intimò a pochi centimetri dal viso.
Le lacrime cominciarono a solcare il viso della ragazza.
Non voleva credere che stesse succedendo proprio a lei, non voleva.
Sentì un groppo allo stomaco e non riuscì a capire se si trattasse di vomito per quel che aveva mangiato la sera prima o era lo schifo per quello che le stava accadendo.
<< E’ inutile che piangi >>, le suggerì lui divertito.
D’un tratto Eloise sentì un rimbombo ed un rumore di passi che correvano verso di loro.
Le pessime condizioni in cui era la indussero a pensare che probabilmente erano arrivati i rinforzi per quel cane morto di figa che aveva davanti.
Lui non si scompose affatto.
<< Comincia a piangere tu >>, disse una voce da un punto imprecisato del corridoio.
All’improvviso qualcuno tirò un pugno dritto alla faccia di Mike, che scosso, mollò subito la presa su Eloise.
Lei si lasciò cadere a terra sconvolta.
Quello si riprese, toccandosi la guancia gonfia.
<< Fatti i cazzi tuoi, frocio! >>.
Il ragazzo appena arrivato gli si avvicinò di nuovo minacciosamente.
<< Sparisci o ti faccio vomitare le tue scuse dal culo >>.
Mike gli lanciò un’ultima occhiata inferocita e corse via.
Eloise si sentì accarezzare una guancia dolcemente e spaventata alzò subito la testa.
Si ritrovò davanti gli occhi più azzurri e profondi che avesse mai visto.
Niall la stava guardando visibilmente preoccupato e si era chinato verso di lei per assicurarsi che non avesse nessun graffio o livido.
Eloise, appena lo vide, non riuscì a fermare le lacrime, si alzò sulle ginocchia e lo abbracciò forte, cominciò a singhiozzare nascondendo la testa nel suo collo.
Lui la strinse accarezzandole i capelli.
<< Adesso è tutto ok, mi dispiace solo di non essere arrivato prima >>
<< Non importa >>, rispose Eloise ancora con il volto bagnato.
La campanella di inizio lezioni suonò e i primi studenti cominciarono a ripopolare i corridoi.
<< Per favore andiamo via di qui, non voglio che qualcuno mi veda in questo stato >>, lo pregò Eloise.
Niall annuì.
Senza neanche accorgersene i due si presero per mano e attraversarono il corridoio sperando di non incontrare nessuno dei loro amici.
Presero una porta secondaria ed uscirono nel retro del cortile. C'era un bel sole quel giorno e il cielo era limpido.
Si sedettero ad un muretto che circondava una siepe verde ed Eloise tentò di asciugarsi gli occhi.
<< Come ti senti? >>, provò a domandare lui.
<< Uno schifo >>, disse subito, << Cioè, insomma, io credevo che...credevo che me la sarei cavata, che lo avrei mandato a quel paese tranquillamente... >>
<< Ma quando mi sono accorta di non riuscire a muovere nemmeno un muscolo...sono andata in panico >>.
Lui le accarezzo il viso bagnato.
<< Grazie, Niall >>, sussurrò poi.
<< Sei sempre una ragazza Eloise, non l’incredibile Hulk >>, aggiunse subito dopo il ragazzo.
Le rise un po’.
<< Hai ragione, forse dovrei solamente imparare che non tutto è alla mia portata in questo mondo >>
Niall sorrise.
<< Come te ad esempio >>, continuò Eloise.
Il biondino alzò lo sguardo di scatto, sorpreso.
Aveva sentito bene?
Sentiva quegli occhi neri indecifrabili puntati addosso che gli scavano dentro, come poteva nascondersi da lei adesso?
Non se lo aspettava.
Ad un certo punto un cellulare squillò.
Eloise prese il suo dalla tasca e lo osservò, era un messaggio.
Niall non lo fece apposta ma lesse velocemente sul display “ Zayn “.
<< Forse è meglio se torniamo dentro, gli altri ci avranno dato per dispersi >>, disse infatti lui, subito dopo.
Ed eccoci tornati alla realtà, la magia era finita.
Eloise si alzò dal muretto e lo guardò negli occhi, impotente, mentre lui le lasciava la mano e cominciava a camminare verso l'entrata.
<< Niall >>, lo chiamò.
Lui si voltò verso di lei senza rispondere.
Eloise gli si avvicinò e gli diede un bacio sulla guancia lentamente, lo sentì diventare bollente nello stesso istante in cui le sue labbra sfiorarono la sua pelle.
<< Grazie >>.
Si guardarono ancora negli occhi per un ultimo istante e poi rientrarono nella scuola.
Stranamente, nessuno fece battutine idiote sul fatto che erano spariti insieme chissà dove proprio il giorno in cui Zayn era assente.
Meglio così, pensò Eloise. Non avrebbe saputo cosa inventarsi, e poi non le andava di raccontare a tutti che stava per essere violentata.
Avrebbe dovuto rispondere a trecentocinquantamila domande sparate a velocità supersonica da chiunque. L’avrebbero legata ad una sedia con una lampada bianca da interrogatorio puntata addosso e tutti gli altri si sarebbe seduti intorno a lei con aria minacciosa.
Eloise focalizzò quell’immagine nella sua mente e ringraziò il cielo che non fosse successo.
A fine giornata a Liam venne un’altra delle sue brillanti idee.
Non bastava quella del Titanic in 3D?
Cominciò a pensare che quel povero ragazzo si stesse facendo condizionare da quello psicopatico di Harry.
<< Facciamo qualcosa oggi pomeriggio? Tanto non abbiamo niente di importante da fare >>, se ne uscì.
<< Tu non hai niente di importante da fare >>, ribatté Louis.
<< Dato che casa mia è l’unica disponibile, propongo di vederci per guardare un film >>, disse Harry.
<< Non è l’unica disponibile! >>, sbottò Eloise.
Non ho alcuna voglia di ricapitare in quella casa, l’ultima volta che ci sono stata siamo finiti nella tua stanza.
Harry Styles si voltò verso di lei con un falso sorriso amichevole.
<< Conosci forse qualche altra casa bella, comoda, magnifica, stupenda, insuperabile e grande come la mia? >>
Che umiltà.
<< Bene, allora tutti a casa vostra >>, concluse Amanda
Deciso l' orario, tutti quanti si dispersero per tornare a casa.
Eloise si ritrovò a sbuffare poiché ricordò che la sua macchina era dal carrozziere e che sarebbe dovuta tornare a piedi.
<< Vuoi un passaggio? >>, le chiese Niall all’improvviso.
Lei cominciò a boccheggiare, con la testa sospesa a mezz’aria.
Che doveva dire? Si? No? E Zayn?
Eddai cazzo, è solo un passaggio, non ti fare i film.
<< Ehm...va bene... >>.
Arrivò Harry da dietro e la prese per un braccio.
<< No, bellissima, tu vieni con me. Voi due siete stati già abbastanza soli, oggi >>, si intromise il riccio facendo un occhiolino a Niall, che in quel momento pensò: 
Ma quanto ti voglio bene caro Harry, così tanto che ho una gran voglia di legarti ad una sedia elettrica con una spugna bagnata in testa.

<< Io non ci sono oggi >>, disse Louis ad un certo punto.
Lui e Amanda stavano camminando verso casa mano nella mano.
<< Perché? >>
<< Devo andare con mia madre a fare visita a mia nonna >>.
Amanda sbuffò. << Capisco >>.
Louis smise di camminare e la guardò negli occhi. << Davvero? >>.
Amanda sospirò, non riusciva proprio a nascondergli niente ormai.
<< No, in realtà no. Louis è una settimana che non passiamo un po’ di tempo insieme. Ci vediamo soltanto a scuola e se due sere fa non fossimo andati al cinema con gli altri, sarebbe passata più di una settimana! >>.
Lui fece una smorfia. << Lo so, scusami ma ultimamente non riesco a trovare nemmeno il tempo per guardarmi allo specchio >>
<< Sempre le solite scuse. E ora devi studiare, e ora devi uscire con Harry, e ora con Liam, il mal di testa, la stanchezza e adesso anche tua nonna! >>
Il ragazzo aggrottò la fronte. << Le solite scuse?? Le mie non sono scuse, Amanda >>.
Le gli lasciò la mano e si massaggiò le tempie, le stava venendo un altro mal di testa.
<< Come vuoi, comincio solo a pensare che tu non abbia mai tempo per noi >>, rispose.
<< Ti ho detto che è solo un periodo, prometto che tra un po’ tornerà tutto alla normalità >>.
Amanda sospirò riprendendo a camminare ma non disse nulla.
Altro che periodo, a lei sembrava che Louis trovasse mille scuse sempre al momento giusto.
E ora, pur di non passare del tempo con lei, aveva persino rinunciato a vedere gli altri suoi amici tirando in ballo sua nonna.
Mi spiace Louis, chi vuole può e basta.
Tutta quella storia aveva soltanto iniziato ad irritarla e sperò che dopo un po’ sarebbe davvero tornato tutto alla normalità.
Louis la accompagnò sotto casa e lei lo salutò con un bacio veloce.
<< A domani >>.

Eloise vide Amanda un po’ turbata quando l’amica arrivò a casa sua.
<< Qualcosa non va, Anna? >>, la prese in giro.
Amanda sbuffò.
<< Louis non c’è stasera >>.
Eloise alzò gli occhi al cielo. << Dai, che vuoi che sia, vi vedrete domani >>
<< Si ma non è quello il punto >>, rispose l’amica spazientita.
Il citofono suonò.
<< E qual è? >> chiese Eloise andando a rispondere.
Era Zayn che era venuto a prenderle. La bruna fece segno ad Amanda di prendere la giacca.
<< Che non riusciamo mai a vederci >>, continuò lei.
<< Avrà i suoi buoni motivi, tesoro, non ingripparti* su ogni cosa >>, la stuzzicò.
La rossa sospirò.

Quando arrivarono a casa Tomlinson&Styles Eloise decise di informarsi fin dall’inizio sul film che avrebbero visto, così si sarebbe preparata psicologicamente.
<< Che film hai scelto oggi, Liam?? >>
<< Una settimana da Dio >>, rispose quello, con un sorriso a trentadue denti.
Beh, questa volta non era male.
Mentre Zayn si toglieva il giubbotto, lei alzò lo sguardo su Niall.
Non sapeva perché, ma quella sera non vedeva l’ora di vederlo, quando erano in macchina aveva trattenuto l’impulso di bestemmiare ad ogni singolo semaforo che incontravano per strada e si era sforzata di sorridere guardando Zayn.
Aveva una voglia pazzesca di corrergli incontro, buttargli le mani al collo e baciarlo per ore, e lo avrebbe fatto anche davanti a tutti se non fosse stato per la sua parte razionale. Dopotutto aveva ancora un’ala del cervello funzionante che la faceva sembrare una persona normale. La parte restante, invece, era troppo occupata a tappezzare le pareti della sua testa con una foto ingrandita di Niall che non smetteva di guardarla, e con tante immagini dei suoi occhi che continuavano a brillare al sole.
Il che non aveva affatto senso visto che nella testa il sole non c’è.
Zayn le si avvicinò e alzò la testa nella stessa direzione in cui lei stava guardando.
Fissò Niall corrugando la fronte e poi tornò a guardare lei.
<< Qualcosa non va? >>.
Eloise si riscosse improvvisamente. << No, no >>.
Prima di guardare il film ordinarono una pizza e iniziarono a giocare a carte.
All’inizio, la voglia di prendere un mazzo di carte in mano aveva attirato tutti, ma man mano che si andava avanti la gente era diminuita.
Finché non erano rimasti soltanto lei, Liam e Amanda a giocare a scopa come tre idioti.
<< Basta, io mi ritiro >>, annunciò Amanda.
<< Solo perché stai perdendo! >>
Liam rise.
<< Ma non è vero! >>
<< Bugiarda >>, le fece la linguaccia.
La rossa la fissò con uno sguardo infastidito, si alzò e si stappò una birra.
Si stava bene quella sera e non faceva particolarmente freddo, così Amanda uscì fuori al terrazzo per prendere un po’ d’aria.
<< Vuoi continuare a giocare? >>, chiese Liam.
<< Meglio di no >>
<< Ok, io vado in bagno >>.
Eloise annuì e poi si guardò intorno. << Ma dove sono gli altri!? >>
Il ragazzo fece spallucce e ne se andò.
Persino Harry era sparito. E sì che la casa era grande, ma non era mica un castello.
Poi sentì delle voci provenire dal piano di sopra.
Che cavolo stavano facendo là sopra? Si alzò dal divano e si avviò alle scale.
Le voci venivano dalla stanza di Louis.
<< Ah, ma davvero!?!? Ho visto come la guardi! >>
<< Dio, com’è che la ami così tanto adesso!? Non è nemmeno una settimana che state insieme! >>
Eloise si appoggiò piano alla porta per ascoltare.
<< E quindi!? >>
Zayn!?
<< E quindi stai esagerando! >>, disse quello, alzando impercettibilmente la voce.
Niall!?
<< Ma se può farti stare meglio, non le rivolgerò mai più la parola! >>, si spazientì.
<< Stalle lontano, Niall! >>, ringhiò.
<< Zayn, sei un idiota! Io non farei mai... >>.
La porta si spalancò ed Eloise entrò nella stanza, apparentemente incazzata.
<< Che cosa sta succedendo qui? >>, chiese tentando di apparire calma.
Nessuno dei due fiatò.
<< Ho chiesto,  CHE COSA STA SUCCEDENDO QUI >>, gridò.
Nella camera calò il silenzio più assoluto, ma in realtà Eloise non seppe spiegarsi bene perché si fosse arrabbiata così tanto in quel momento.
<< Eloise... >>, cominciò Zayn.
<< NO! >>, scoppiò lei.
<< SIETE DUE IMBECILLI! SE CREDETE CHE LITIGARE FRA DI VOI POSSA DECIDERE LA MIA VITA, VI SBAGLIATE DI GROSSO! >>.
Poi si calmò e riprese fiato. << Io faccio le mie scelte da sola, Zayn >>, disse guardandolo.
<< E in quanto a te, Niall, sei libero di non parlarmi, sei libero di fare quel che cazzo ti pare perché tanto...perché tanto conta soltanto quello che pensate voi! QUELLO CHE SENTO IO NON CONTA UN’EMERITA MINCHIA PER VOI UOMINI! >>
<< SIETE DELLE MERDE! >>, disse uscendo e sbattendo la porta.
Si maledisse perchè nell'arco di una settimana quella era la seconda volta che le veniva da piangere.
Poi però si riprese e si concentrò sulla rabbia incontenibile che le stava crescendo dentro.
Si era rotta le palle di avere a che fare con quegli invertebrati mononeurone senza cazzo.
Fate tutti schifo, tutti uguali, tutti la fotocopia sputata del primo cretino ritardato venuto al mondo!
Scese le scale in fretta e furia e per sbaglio diede una spallata a Liam.
<< Ehy, ma che succede?? >>.
Senza nemmeno rispondergli si diresse al terrazzo in cui aveva visto scomparire l’amica e uscì fuori infuriata.
<< Voglio andarmene Amanda! .....perchè è...AMANDA!?!? >>, si bloccò davanti all’entrata allibita.
Quello che aveva appena visto era il colmo, era il colmo di quella serata iniziata una merda e finita peggio.
Harry e Amanda stavano per baciarsi, e lei non aveva nemmeno avuto il tempo di capire se lo avessero già fatto e stavano per rifarlo e se fosse arrivata appena in tempo.
I due si staccarono bruscamente, all’improvviso, come se si fossero appena accorti della stronzata madornale.
<< Che cosa cazzo sta succedendo qui!? >>, chiese per la seconda volta in una serata, senza un briciolo di tatto.
D’un tratto le sembrò quasi una scena comica, anche se non faceva affatto ridere.
Ma porco Giuda Iscariota, tutto a me oggi??
Amanda rimase in silenzio, con lo sguardo basso.
<< Niente >>, rispose Harry.
Te lo faccio vedere io il niente, brutto puttaniere monopalla!
<< Harry, possiamo parlare? >>, domandò Eloise, fingendosi calma, con una strana espressione sul volto.
Amanda quasi si spaventò guardandola in faccia.
<< Eloise, non è successo niente, ti prego... >>
<< Tu vai dentro, per favore >>, le intimò l’amica senza distogliere lo sguardo dal riccioluto.
Quando si fu assicurata che Amanda fosse andata via, si avvicinò al ragazzo, lui continuava a guardare davanti a sé con sguardo vacuo.
<< Perché ci stavi provando con la ragazza del tuo migliore amico? >>
<< Non l’ho fatto >>, rispose lui amareggiato.
Eloise rise e poi tornò a guardarlo seria.
<< Mi prendi per il culo? >>.
Harry sospirò e si passò una mano fra i capelli.
<< Va bene! Ho sbagliato, mi sono lasciato trasportare, ma non dirlo a Louis >>, aggiunse voltandosi verso di lei.
Sembrava realmente dispiaciuto, notò.
Eloise, sveglia. E’ Harry Styles e poco fa stava per baciare la tua amica!
<< Perché non dovrei? Capirebbe finalmente con chi ha a che fare >>, sbottò.
Lui la guardò disperato e le poggiò le mani sulle spalle implorante.
<< Ti prego Eloise! Ti giuro che non avevo la minima intenzione di farlo. Ma lei se ne stava lì tutta triste, era arrabbiata con Louis, stava per piangere! E tu lo sai come sono fatto io, ti prego. Mi sarei ripreso subito dopo! >>.
Lei abbassò lo sguardo e fissò in maniera infastidita le mani di Harry sulla sue spalle. Lui se ne accorse e le abbassò immediatamente.
Così va meglio.
<< Si, ti saresti ripreso ma intanto l’avresti baciata! >>.
Lui si voltò esasperato e si poggiò alla ringhiera del terrazzo.
<< Non farei mai del male a Louis, è l’unico che mi capisce, l’unico che resterebbe al mio fianco nonostante tutte le cazzate che ho fatto e che farò. Non portarmelo via, è tutto quello che mi rimane >>.
Eloise fu brutalmente colpita da quel discorso.
Era lo stesso che aveva fatto lei a se stessa riguardo Amanda.
Quando era ancora troppo occupata a portarsi a letto un maschio diverso ogni giorno, sapeva che qualsiasi cosa avrebbe fatto, la sua migliore amica ci sarebbe sempre stata.
Era tutto per lei e lo era tutt’ora.
Perché al mondo, per le persone come noi ne esiste una soltanto capace di sopportarci a vita.
L’unica che la conosceva per davvero.
E se anche Harry si sentiva così, non sarebbe stata capace di portargli via Louis.
Non sarebbe stata così crudele da distruggerlo fino a quel punto.
<< Mi giuri per davvero che non volevi farlo? >>
Harry tornò a guardarla, forse un po’ più sollevato da quella domanda.
<< Su quello che vuoi >>, annuì.
<< Quindi non glielo dirai? >>
<< Vedrò >>, sospirò.
<< Come!? >>.
Eloise rise.
<< Dai, accompagnami a casa, adesso >>
<< Perché? Non resti per il film? >>, si informò dispiaciuto lui.
<< No, mi spiace, ma è una storia che ti racconterò un’altra volta >>.
I due rientrarono in casa e videro Amanda seduta su di un divano che chiacchierava con Liam.
Zayn era in piedi e Niall seduto su di un altro divano, quello più lontano possibile dal moro.
<< Io me ne vado, tu che vuoi fare? >>, chiese Eloise alla rossa.
<< Anch’io >>, rispose sbirciando in direzione di Harry.
<< Ciao, Liam >>, disse semplicemente Eloise e non degnò nemmeno di uno sguardo né Niall e né Zayn.

Harry guidò con calma fino a casa di Amanda, la avrebbe accompagnata per prima per evitare di far infuriare ulteriormente Eloise che sicuramente non sarebbe stata disposta a lasciarli da soli in macchina.
Era stata davvero una serata movimentata, pensò la bruna.
Sospirò sonoramente ed il riccio se ne accorse. Era davvero stufa di tutto quel casino.
Ultimamente non aveva nemmeno il tempo di abituarsi ad una situazione che immediatamente ogni cosa veniva stravolta e trasformata in qualcos'altro.
Prima Niall, poi Zayn e adesso Amanda. Ne aveva davvero fin sopra i capelli.
Una volta arrivati, Amanda ci mise un po’ prima di scendere.
Cercò le chiavi nella borsa con calma e poi, finalmente, aprì la portiera.
<< Eloise... >>, la chiamò prima di uscire.
<< Non ho voglia di parlare con te stasera >>, rispose lei secca.
<< Domani è un altro giorno >>.
Amanda scese malinconica dalla macchina e si infilò nel portone.
Harry ripartì.




* per chi non lo sapesse, “ ingripparsi” significa bloccarsi, fissarsi su qualcosa. E’ un termine che uso molto nel mio dialetto, ma mi sono accorta che esiste anche sul dizionario, quindi la mia è una spiegazione inutile... xD













Con questo capitolo si torna alla riscossa con i colpi di scena.
E dire che apparte alcune cosette che avevo già pianificato, non sapevo che scrivere!
Vi prego di non fate mai uso della mia stessa droga, è nociva e danneggia gravemente il cervello! D:
Anyway, grazie per le recensioni e per le tante(tantissime) visite! Continuate a dirmi che cosa ne pensate che siete troppo carini! :3
Da domani si ricomincia con la scuola, quindi non posterò più un capitolo al giorno purtroppo!
Ma tranquilli, non vi farò aspettare trentaquattromila anni. .-.
Si accettano suggerimenti!
Bye! :’D

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Capitolo 10
*** E' tutta una questione di orgoglio ***


CAPITOLO 9



Era un caldo lunedì di Maggio, per quanto possa mai essere calda una giornata londinese, ed Eloise aveva finalmente recuperato la sua bellissima macchina grigio metallizzato. Era una Ford Kuga. Si, in realtà era un po’ troppo enorme per lei ma la spiegazione era che quell’auto non era direttamente sua. Era di suo padre e ad Eloise era piaciuta così tanto che quando le avevano chiesto che macchina volesse per il suo compleanno, aveva risposto “quella di papà”.
Ora se ne stava nel vialetto di Amanda ad aspettare che lei si muovesse.
Quella mattina l’amica l’aveva implorata affinchè andassero a scuola insieme poiché voleva parlarle, ed Eloise aveva già immaginato che cosa volesse dirle.
La bruna aveva già perdonato Harry per la sua “svista”, ma le piaceva continuare a ricattarlo. E poi, come aveva detto lui, lei sapeva “come era fatto”.
Male, Harry, sei fatto male.
Le aveva detto che Amanda se ne stava lì tutta triste, arrabbia con Louis...
Aspetta, arrabbiata con Louis? Questo le era sfuggito. Ma per cosa?
Quel ragazzo era così adorabile.
Poi la vide arrivare. Vestita come una ragazzina spensierata le ricordava tanto Dorothy del mago di Oz.
Aveva i capelli ricci e rossi fluttuanti al vento e un po’ di fondotinta sul viso per nascondere le lentiggini.
Eloise si chiese perché mai volesse nasconderle, erano così carine.
<< Buongiorno >>, la salutò l’amica entrando in macchina.
Lei si limitò a sorriderle cordialmente.
Il lato positivo della loro amicizia era che entrambe erano capaci di sapere quando una cosa era giusta o sbagliata senza lasciarsi condizionare dal loro rapporto.
Ad esempio, adesso, Eloise non stava affatto giustificando l’amica per aver quasi baciato Harry Styles. Anche se potevano esserci un migliaio di ragioni favorevoli alla cosa, amore o no. Harry era un bel ragazzo, occhi chiari, viso carino, labbra perfette, un sorriso da dio...i capelli...e il fisico...e..ehm...mmh...
Merda.
- Il fatto che tu ci sia andata a letto non ti giustifica affatto Eloise.
Ma sta zitta!
- E poi vuole giudicare.
Ma chi giudica, io non giudico nessuno!
-
 Convinta.
La ragazza lanciò un gridolino snervante bestemmiandosi da sola.
A quel punto Amanda si schiarì la voce per attirare la sua attenzione.
Cavolo, stavo di nuovo parlando da sola!
- Sei una cretina.
Adesso basta!
<< Hai voglia di parlare con me, adesso? >>, chiese incerta la rossa.
<< Si,si. Dimmi pure >>.
Amanda si sistemò meglio sul sedile e prese un bel respiro.
<< Io non avevo alcuna intenzione di farlo >>, fu tutto quello che riuscì a dire.
Eloise pensava che si fosse preparata un bel discorso da oscar ma a quanto pareva si era sbagliata.
<< E perché quello che ho visto ieri diceva tutt’altro? >>, rispose lei divertita.
Ultimamente si stava divertendo un sacco a fare le consulente personale della gente, certe situazioni erano davvero così bizzarre e assurde che non poteva fare a meno di riderci sopra. Anche se alla fine capitava che la persona in questione la guardasse funerea abbassando le palpebre e accigliandosi.
Forse avrebbe dovuto fare la consulente anche con se stessa, era convinta che ne sarebbero venute fuori grasse risate.
<< No, ascoltami e non fare le deficiente! >>.
Oh, cavoli, mi ha sgamata*.
<< Ieri sera ero incazzata nera con Louis perché è una settimana che non passiamo del tempo insieme e lui mi sta ignorando continuamente! Mi sono lasciata andare, Harry era li, e tu sai com’è fatto... >>
E basta con questa storia del “tu sai com’è fatto”! Che cos'è, una scusa?
<< Ha cominciato a dirmi cose carine e io... >>, continuò.
Eloise sembrò rifletterci un po’ mentre rallentava per fermarsi al semaforo rosso.
<< Perché Louis ti sta ignorando? >>
<< Non lo so! >>, sbottò lei.
L’amica sospirò.
<< Senti, secondo me ti stai facendo soltanto un valanga di complicazioni insensate. Dagli tempo. Andiamo, sappiamo tutti com’è fatto >>.
Ho usato ancora quell’espressione inutile, pensò.
<< Si, ed è per questo che mi sto preoccupando. Tu non sai davvero com’è >>
<< Si che lo so >>.
Amanda si infastidì, senza capire che l’amica aveva cominciato a prenderla un po’ in giro.
<< No! >>
Eloise trattenne una risatina.
<< Si! >>
<< No, tu non sai com’è fatto! >>
<< Ma basta con questa storia! >>, scoppiò lei alla fine.
L’amica la guardò perplessa.
<< Quale storia? >>
Sono proprio idiota.
<< Niente, non ti preoccupare >>.
Amanda continuò a guardarla di sottecchi, poi sospirò e spostò lo sguardo fuori dal finestrino.
Erano arrivate.
<< In ogni caso vedi di risolvere questa situazione con il tuo ragazzo, non mi va per niente a genio immaginarti con quel viscido predatore >>, buttò lì Eloise parcheggiando.
<< Tu pensa al tuo di ragazzo piuttosto >>, replicò Amanda infastidita.
Una volta entrate nella scuola videro i cinque ragazzi che le aspettavano al solito posto di tutte le mattine.
Louis corse incontro ad Amanda per salutarla e in quell’esatto momento Harry lanciò un’occhiata preoccupata ad Eloise.
Lei di tutta risposta gli fece un occhiolino per dirgli che era tutto apposto.
Salutò Liam con due baci sulle guance e fece finta che la parte restante del gruppo non esistesse.
Si avviò all’armadietto sorridente, era brava ad ignorare.
Niall non fece assolutamente nulla,e d’altronde, come poteva?
Zayn invece le si parò davanti mandandola in confusione con tutto il profumo che aveva messo quella mattina.
Cavolo, ma si è svuotato l'intera bottiglietta sulla testa?
<< Ciao >>.
Eloise si guardò intorno. << Qualcuno ha parlato? >>.
Zayn alzò gli occhi al cielo. << Non fare la cretina. Dai, parliamone >>
<< Come prego? >>, chiese a quel punto la ragazza, << chi sarebbe la cretina? >>, concluse con un tono sarcastico.
<< Che succede qui? >>, volle sapere Louis.
<< Niente, te lo spiego dopo, andiamo in classe >>, gli disse Amanda.
Perfetto, Niall era già sparito da dieci minuti buoni e non si era minimamente disturbato a chiederle spiegazioni, non che lei avesse voglia di dargliene, ma avrebbe apprezzato volentieri il gesto.
<< Per favore >>, aggiunse il moro.
<< Zayn >>, sospirò lei, << Adesso non è il momento, magari più tardi >>.
Prese i libri e si avviò in classe abbandonandolo lì.

Evidentemente il ragazzo doveva averla presa alla lettera, poiché appena suonò la campanella della pausa pranzo se lo ritrovò fuori dalla classe appoggiato al muro, ad aspettarla.
Eloise sobbalzò.
<< Ma tu non fai lezione?? >>, inveì.
<< Sono uscito prima, adesso possiamo parlare? >>.
Non le dava tregua. Non poteva darle semplicemente il tempo di abituarsi al fatto che i due ragazzi migliori del mondo, cioè peggiori, avessero litigato per lei?
Senza contare il fatto che si erano permessi di mettersi in mezzo a quella che poco fa era la sua vita privata, decisa soltanto da lei stessa e nessun altro.
Se avesse voluto lasciare Zayn, lo avrebbe fatto.
Se avesse voluto parlare con Niall, lo avrebbe fatto.
Erano tutte sue decisioni, non il frutto di un duello medioevale.
Se avesse voluto mettersi con Niall, lo avr...No, non lo avrebbe fatto.
- Solo perché non sei capace di farlo.
Quella voce malefica la stava perseguitando da due giorni interi ormai.
No, solo perché lascio alla gente la possibilità di scegliere. Cosa che qualcun altro non sa fare.
La strana voce rise di gusto.
- Cos’è che lasci alla gente, tu??
Fottiti.
- Non puoi dire fottiti a te stessa.
Muori!
-
 Non puoi dire...
Allora vaffanculo!
A quel punto si rese conto che Zayn la stava guardando interrogativo, forse le aveva fatto una domanda.
<< Eh? >>, fece finta di non aver capito.
<< Ti ho chiesto se possiamo a-n-d-a-r-e  f-u-o-r-i >>, disse lui scandendo bene le parole come se stesse parlando ad una ritardata.
Eloise sbuffò ed annuì.
Ormai quel cortile stava diventando il luogo in cui passava tutte le sue pause scolastiche, e il bello era che non faceva nemmeno in tempo a pranzare.
Uscirono fuori.
Eloise non voleva sedersi allo stesso muretto in cui lo scorso giorno aveva abbracciato Niall e lo aveva tenuto per mano, così svoltò dalla parte opposta, raggiunse una panchina in legno e vi si sedette sopra.
Aspetto che Zayn la raggiungesse mentre lo guardava percorrere quei pochi passi con un'andatura che avrabbe fatto morire qualsiasi ragazza, soprattutto quelle che avrebbero avuto una visuale, come dire, riguardante il lato B.
Zayn la raggiunse e le si sedette accanto.
La guardò per un attimo e poi si voltò ad osservare qualcosa di imprecisato davanti a sè.
<< Eloise >>, cominciò lui, facendola sussultare, << Io so che fra noi non c’è nessun tipo di rapporto amoroso, e sinceramente non capisco nemmeno perché tu voglia stare con me, ma se vogliamo stare insieme, io non accetto che qualcun altro ci provi con te >>.
Lei rimase apparentemente sorpresa da quel discorso, anche se si aspettava ogni singola parola. Solo, non quel giorno, a quell'ora.
<< Nessuno ci sta provando con me, Zayn >>.
Lui si voltò verso di lei con quello sguardo profondo e scuro che la inchiodò sulla panchina.
<< Davvero? >>, domandò con un tono indagatore che a lei non piacque affatto.
<< Davvero >>, rispose Eloise sfidandolo.
<< E che mi dici di Niall? >>, si accigliò.
Eloise sentì un flusso rabbioso fare a pugni contro il suo sterno.
“Ma se può farti stare meglio, non le rivolgerò mai più la parola!”, si ricordò di quella frase e represse con forza l'impulso di prendere a pugni qualcosa.
<< Niall è un imbecille >>
<< E perché non sembrava affatto che tu lo ritenessi un imbecille l’altra sera, mentre lo fissavi? >>, incalzò lui con finta calma.
Eloise sbuffò sonoramente guardandolo. << Zayn, dove vuoi arrivare? >>
<< Il punto è che io sto bene con te, ma se ti piace lui, non capisco perché insisti a voler stare con me >>.
Il ragazzo continuava a fissare quel punto immaginario davanti a sé, non si sentiva evidentemente a suo agio in quella conversazione.
Eloise fu presa dal panico. Che doveva fare o dire?
- Devi dire la verità.
Ancora tu, ma al diavolo!
- Non essere cocciuta, avanti, diglielo.
Non posso.
- E perché no?
Perché non posso strisciare da Niall come una servetta ninfomane.
- Che esagerata.
No, è la verità!
- Non è la verità, è quell’orgoglio di merda.
E poi io sto bene con Zayn.
- Si, ma..
Ah, allora lo ammetti!
<< Allora?? >>
Ah, si. E’ vero che ci sei anche tu.
<< Senti, a me non piace Niall >>.
Lui scoppiò a ridere davvero sonoramente ed Eloise si sentì quasi presa in giro.
<< Ma non dire stronzate >>, disse poi il moro.
Eloise si arrabbiò e si alzò dalla panchina mettendosi di fronte a lui, pronta ad urlargliene quattro.
<< Non sto dicendo stronzate! >>, gridò.
A quel punto Zayn, incazzato, si alzò in piedi trovandosi improvvisamente davanti a lei, i loro corpi si sfiorarono e i loro volti erano a pochi centimetri l’uno dall’altro.
Eloise non resse il suo sguardo indagatore che in quel momento non voleva altro che urlarle addosso, ed abbassò la testa impotente, non riusciva proprio a reggerli quegli occhi. Anche perchè, fra i due, era lei quella che stava mentendo.
Il ragazzo le mise una mano sotto al mento, costringendola a guardarlo.
<< E allora perché non mi guardi come guardi lui? >>.
Lei si perse, si sentì morire per un istante. Incredula, sorpresa, sbigottita, quasi spaventata.
Non riusciva a parlare, e la vicinanza di Zayn di certo non aiutava. La stava fissando, ad uno o due centimetri di distanza, con i suoi occhi indecifrabili.
Si morse un labbro, agitata. Come avrebbe fatto a mentirgli?
In quel momento Zayn si ritrovò a pensare che Eloise era ancora più bella quando smetteva di fare la superdonna.
In quella strana relazione gli era sempre sembrato di capire che fosse lei la parte dominante, ma adesso aveva riacquistato il pieno controllo della situazione.
<< Anch’io sto bene con te, Zayn >>, riuscì a dire alla fine.
In quell’attimo, anche se la frase in sé aveva senso, al ragazzo non importò affatto che non avesse alcun filo logico con quello che stavano dicendo precedentemente.
Si avvicinò a lei colmando la distanza fra i loro corpi e sentì i seni di lei sfiorargli delicatamente il petto. Lei lo guardò smarrita, chiedendosi forse che cosa stesse facendo.
Zayn la prese per i fianchi, un attiamo ancora, e poi, senza darle il tempo di capire quello che stava accadendo, la baciò.
Eloise sussultò appena, sorpresa, ma poi si lasciò andare.
Sentì le labbra bollenti del ragazzo sulle sue e le dischiuse lentamente.
La lingua di lui si fece spazio fra bocca della bruna e lei la lasciò passare sguinzagliando la sua in quella danza perfetta.
D’un tratto, quello che sembrava essere un bacio innocente, si trasformò in un bacio più violento e passionale.
Eloise gli morse un labbro e lo spinse nuovamente sulla panchina mettendosi a cavalcioni su di lui.
Zayn le cinse i fianchi e la tirò a se ancora di più.
Lei sentì una mano calda correrle su per la schiena, sotto la maglietta.
Sfortunatamente la campanella suonò proprio in quell'istante, e lui si lasciò sfuggire un gemito di dispiacere.
Eloise si staccò da lui e gli sorrise maliziosa.
<< Oggi pomeriggio >>, disse piano avvicinandosi al suo orecchio.
<< a casa mia >>, sussurrò, poi si alzò e si diresse all’interno dell’edificio senza aspettarlo.


Niall vide Eloise tornare indietro e corse a nascondesi in bagno.
Aveva assistito a tutta la scena dall’ampio finestrone che si apriva sul corridoio della sua classe, senza però riuscire a percepire nessun dialogo.
Gli era venuto il volta stomaco non appena li aveva visti baciarsi.
O meglio, qualcosa allo stomaco lo aveva avuto, ma non aveva ben capito se si trattasse di disgusto o di qualche altra cosa che era fuori discussione ipotizzare.
Sapeva soltanto che “quella cosa” allo stomaco continuava a torturarlo e lui era più irritato di prima.
Uscì dal bagno improvvisamente, senza guardare né a destra e né a sinistra per il nervosismo e qualcuno gli andò a sbattere contro.
<< Ehy, che ci fai ancora in giro per i corridoi? >>, chiese Eloise sorpresa di vederlo.
Lui rimase quasi sotto schok quando se la ritrovò davanti, chiedendosi se lo avesse visto mentre si nascondeva, ma riuscì a seppellire ogni minima emozione con un’espressione del viso alquanto indecifrabile.
<< Fatti gli affari tuoi >>, rispose superandola.
Eloise spalancò gli occhi.
E dire che dovevo essere io quella arrabbiata, non lo capirò mai quel ragazzo.

Harry e Liam erano a casa a giocare ormai da un’ora a FIFA 2012 alla playstation, solo che erano talmente presi dal gioco da non essersi accorti che Niall non era ancora arrivato.
<< Sei una schiappa Liam! >>, urlò Harry ridendo.
<< Sei tu che stai barando! >>
<< Ma non si può barare, è un gioco alla playstation >>.
Liam fece spallucce e scoppiarono a ridere entrambi.
Il campanello suonò, finalmente.
<< Deve essere quella femminuccia di Niall. Adesso fa anche più ritardo delle donne, guarda che ore sono >>.
Harry diede un’occhiata all’orologio e si stupì.
<< Ehy, ti sei perso? >>, chiese aprendogli la porta.
Niall entrò velocemente nell'immensa casa e si spogliò, era stufo, si sedette sul divano e sbuffo. << Magari >>
<< C’è aria di depressione?? >>, ironizzò Liam.
Il biondino si riprese e si affiancò ai suoi due amici.
<< Datemi un joystick, così mi riprendo >>, scherzò.
<< Ecco, così ti vogliamo! >>, esultò il riccioluto.
Tutti e tre scelsero le diverse squadre e iniziarono a giocare. L’obiettivo finale erano i mondiali, così Niall prese l’Irlanda(chissà perché), Liam il Brasile e Harry l’Italia.
Iniziarono ad insultarsi come tre deficienti che messi insieme avevano a stento, in totale, un’età celebrale di 3 anni.
<< Sei un puttana Harry! >>, strillò Niall che per l’ennesima volta stava perdendo.
<< Liam, Niall mi ha dato della puttana >>, piagnucolò quello.
<< Niall, vai subito in camera tua! >>.
Tutti e tre si guardarono i faccia e poi scoppiarono a ridere.
Meno male che ci siete voi, pensò il biondo. Grazie a loro aveva smesso per un’ora di pensare ad Eloise.
Mentre si concentrava su quel pensiero, la squadra di Harry gli assestò un altro goal.
<< Ma che palle! >>
<< Si, concordo >>, aggiunse l’altro. << Non si può giocare con un Niall in queste condizioni, ma che hai? Le stai perdendo tutte >> .
Merda.
Nonostante fosse quasi sicuro di essere stato presente mentalmente per la maggior parte del tempo, non era comunque riuscito a liberare completamente la mente.
<< Avete ragione, ora smetto e vado a prendere qualcosa da mangiare >>.
Harry e Liam si fissarono per un attimo mentre lui andava in cucina.
Niall entrò nella sala da pranzo e aprì tutti gli scompartimenti sperando di trovare qualcosa che gli andasse a genio.
Aprì l’ultimo mobiletto e vi trovò un pacco di patatine, lo acciuffò soddisfatto e lo poggiò sul lungo tavolo in legno che era al centro della stanza.
Poi aprì il frigo e vi fissò il contenuto per una buona mezz’ora, soffermandosi a pensare, prese un succo di frutta all’ananas e lo richiuse.
Compiaciuto, ritornò in salotto dove trovò Liam ed Harry che parlottavano animatamente fra loro.
<< Chi vince? >>.
I due si zittirono all’istante, fissandolo.
Niall aggrottò la fronte.
<< Qualcosa non va? >>.
Loro si scambiarono uno sguardo di intesa e poi Liam prese fiato per parlare.
Oh, no, pensò Niall.
<< Niall, ci siamo resi conto che in quanto tuoi amici vogliamo sapere che cosa c’è che ti turba >>.
Il ragazzo alzò un sopracciglio, confuso. Adesso fanno anche i santarellini e i compassionevoli?
<< Non c’è niente che mi turba >>, mentì.
<< Si, certo, ed io sono vergine! >>, se ne uscì sarcastico Harry, tanto che entrambi non riuscirono a trattenere una risata.
<< Andiamo, Niall. E’ da una vita che sei su un altro pianeta >>, continuò Liam.
<< E io presumo di sapere come si chiama questo pianeta >>, aggiunse il bastardello.
I’irlandese gli lanciò un’occhiata minacciosa.
<< Il pianeta Eloise! >>, finì soddisfatto.
Niall prese un cuscino e glielo lanciò in faccia.
<< Possiamo fare un discorso serio!? >>, si spazientì quello più affidabile del gruppo.
<< Ma sul serio Niall, se ti piace quella ragazza, vai e prenditela >>, gli suggerì Harry.
<< Harry, non fare l’idiota. Quella ragazza sta con Zayn adesso, e anche lui è nostro amico >>, s’intromise Liam.
Niall continuava a stare zitto. Lui ci aveva messo piede più di chiunque altro in quella situazione e non si aspettava affatto di riuscire ad uscirne da solo soltanto parlandone.
<< Ma lei non lo vuole! Possibile che io sia l’unico cretino ad essersi è accorto che ad Eloise non piace Zayn? E nemmeno a Zayn piace Eloise, per l’amor di Dio! >>.
Liam si portò nervosamente una mano alle tempie e se le massaggiò.
<< E allora perché diavolo stanno insieme, caro Sherlock Holmes?  >>
<< Per qualche strano motivo >>, rifletté il riccio, << Forse avranno combinato qualche casino e volevano riparare al danno >>.
Liam fece per parlare ma Harry lo bloccò di nuovo.
<< Oppure, la tua tipa è semplicemente orgogliosa, Niall >>.
Il ragazzo non disse niente, non aveva niente da dire. Si guardò le scarpe e sospirò come se la questione fosse conclusa e risolta.
<< Non sarà che anche lui fatica ad ammettere che gli piace? >>, domandò Liam, alludendo al biondino.
<< Non saprei, in realtà non ha mai detto niente al riguardo >>
I due cominciarono a parlare come se lui non ci fosse.
<< Guardate che sono qui >>, disse Niall alzando una mano e sventolandola.
Finalmente si era deciso ad entrare a far parte del discorso.
<< Niall, ti piace Eloise? >>
<< No! >>
<< Si, fatica ad ammetterlo >>, concluse Harry.
Il ragazzo dai capelli color miele rise.
<< Ragazzi, piantatela! Se non sono riuscito a risolverla io questa situazione, dubito che possiate riuscirci voi >>, scoppiò alla fine il diretto interessato.
Gli altri due si scambiarono un’occhiata poco convinta. Harry lo guardò come se avesse la febbre.
Ma che hanno oggi questi due!?
<< Niall >>, disse il riccio sedendosi affianco a lui sul divano e guardandolo negli occhi serio, << perché non vuoi ammettere che ti piace? >>
Quello sbuffò. << E va bene, mi piace! Contenti? >>
<< Non ti deve piacere per farci contenti >>, disse Liam con un sorriso cordialmente ironico sul volto.
Fottetevi.
<< Mi piace e basta! >>, esordì.
Harry gli diede una pacca sulla spalla. << Ecco >>.
<< Ora dobbiamo accettare semplicemente il fatto che anche tu piaci a lei >>, continuò.
Niall, che stava bevendo il succo tranquillamente, in quel momento quasi si strozzò e Liam gli batté una mano dietro alla schiena per farlo riprendere a respirare.
<< Cosa cazzo dici!? >>.
Il saputello sospirò, assunse un aria da esperto professionista e cominciò a tirarsi su le maniche della camicia.
<< Beh, si vede. Scommetto che anche Liam l’ha notato >>.
Quest’ultimo annuì.
<< Altrimenti perché Zayn ti avrebbe fatto quella sparata l’altra sera? >>, aggiunse.
L’irlandese improvvisamente si illuminò, ma poi perse nuovamente tutto l’entusiasmo.
<< E allora perché fa così? E poi, non vuole usarmi più? Come faccio ad esserne sicuro? >>
<< Quante domande >>, scherzò Liam.
<< Perché: 1. Pensa che tu possa rifiutarla, 2. E’ orgogliosa...poi, credo che adesso i suoi scopi vadano ben oltre il bisogno di usarti. E questo perché tu sei un figo e le hai fatto cambiare idea >>, sorrise complice Harry.
Niall si grattò la testa pensieroso.
<< E quindi che cosa dovrei fare? E con Zayn? >>
<< Zayn capirà, soprattutto se non gli interessa >>, rispose il ragazzo castano.
<< Mettila alle strette Niall. Deve capire che è così e basta, deve ammettere come stanno le cose >>, suggerì l' "esperto".
<< E vedi di sbrigarti, prima che si affezioni seriamente al nostro Zayn >>.
Niall annuì, poco convinto.
<< Ci proverò, grazie ragazzi >>.




* Capire, scoprire, cogliere qualcosa che non è del tutto manifesto.
Anche questo termine lo uso spessissimo nel mio dialetto.

















 


OCCHEI, eccomi qui. Che ne dite del nuovo capitolo?
Fatemelo sapere con una recensioncina piccina piccina, 
ma non troppo piccina altrimenti mi arriva come messaggio privato! LoL
Vi avverto che il capitolo dopo non so minimamente come iniziarlo e che sono incasinatissima con gli impegni ultimamente,
quindi potrebbe volerci un po', ma, come diceva un mio vecchio amico, don't worry be happy! U.u
E mi raccomando, siate carini e coccolosi, che siete troppo belli! u.u
Deihihohoh...cià! :3

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Capitolo 11
*** In trappola ***


CAPITOLO 10



Louis era dietro la porta di Amanda a bussare ininterrottamente.
Il frastuono che i suoi pugni facevano contro il legno massiccio del portone rimbombava in tutte le scalinate.
<< Amanda, apri questa porta! >>
<< No! Ho da fare, non vedi quanto sono occupata?? >>, rispose la ragazza stizzita, dall’altra parte.
<< Ti ho già chiesto scusa, ti ho detto quali erano i miei problemi, ora piantala di fare la bambina e aprimi! >>.
Si sentì un gran fracasso dentro casa, un rumore di tacchi che pian piano diventava sempre più forte e la porta che si apriva improvvisamente.
<< Smettila! Le persona del piano inferiore mi stanno chiamando al telefono per dirmi di fare meno baccano, non rompere i coglioni e vattene >>.
In tutta risposta Louis si sedette a terra, proprio sul tappetino insignificante che davanti all’ingresso recitava: “ Welcome”, e le lanciò un’occhiata ribelle e cocciuta che dava tanto di “Pippi Calzelunghe”.
<< Io non mi muovo da qui >>.
<< Bene, e ci rimarrai per il resto della tua vita >>, disse lei sbattendo l’uscio e lasciandolo fuori.
Amanda rientrò in casa arrabbiata più di prima. Cos’era, quando lui era impegnato, lei doveva starsene zitta e buona e fare finta di nulla e invece, quando era "impegnata" lei, doveva ritrovarsi un emerito idiota dietro la porta che...
Ad un certo punto sentì una voce assillante che intonava una strana canzone dannatamente fastidiosa, fuori all’ingresso.
<< Finché la barca vaa...lasciala andaaareeee....finché la barcaaa vaaa tuu non remareeeee.... >>
Ma stiamo scherzando!?
La rossa si diresse nuovamente all’entrata, ancora più infuriata, ed uscì fuori alla porta con fare rabbioso.
<< Cosa cazzo stai facendo!? >>.
Louis alzò la testa verso di lei con un sorriso strafottente che avrebbe dato sui nervi a chiunque, << Non si vede? Canto >>.
<< Non puoi cantare sul mio pianerottolo! >>, strillò lei.
<< Finché la barca vaaa, stai a guardareeeee >>, continuò.
<< Piantala! >>
<< Quando l’amore viene il campanello suonerààà! >>.
Amanda incavolata lo afferrò per la camicia, costringendolo ad alzarsi, e lo strascinò dentro casa chiudendo la porta.
Louis si zittì non appena la soglia si chiuse alle sue spalle, e sorrise trionfante.
<< La barca funziona sempre >>, disse strafottente.
Lei si lasciò scappare un sorriso e alzò lo sguardo verso il ragazzo, colpevole.
Aveva ceduto nuovamente.
Il volto di lui e i suoi occhi chiari si avvicinarono ad Amanda per scrutarla bene in viso. << Ce l’hai ancora con me, vero? >>.
Lei ritornò seria, il sorriso di poco prima sparì, si voltò ricordandosi il motivo per cui non voleva farlo entrare e si diresse in cucina facendo finta di ricominciare a mettere in ordine alcuni piatti nel mobile.
Louis la seguì sospirando e si passò una mano fra i capelli.
<< Amanda, ti prego. Mi dispiace tantissimo per non esserci stato per niente in questi giorni, ma io tengo a te, tengo a noi, altrimenti non sarei qui ad implorarti o a cantare stupide canzoni su barche e campanelli >>.
Amanda asciugò velocemente un piatto e lo ripose, rimase voltata per alcuni secondi, poi si girò verso di lui mordendosi un labbro e guardò il suo sorriso triste.
<< Il punto è che io, Louis >>, abbassò lo sguardo, << io ho davvero temuto che tu ti stessi allontanando da me, che ti fossi stancato e...e non so perché, ma mi sono arrabbiata da morire quando ti ho visto ritornare con quel sorriso da cretino che ti ritrovi >>, dichiarò quasi sorridendo al pavimento.
Perché non riusciva mai a guardarlo negli occhi quando parlava di lui con lui? Era una cosa cretina da pensare ma succedeva ogni volta.
 << Perché per te è come se non fosse successo niente, mentre per me è stato un inferno >>.
Louis fece due passi verso di lei.
<< Volevo fartela pagare, volevo farti capire come mi sono sentita...ecco perché... >>, senza che lei se ne accorgesse, il ragazzo le si era avvicinato ed ora si trovava a pochi centimetri da lei. Quando Amanda alzò lo sguardo e scoprì di vederlo così vicino, si bloccò.
<< Non preoccuparti, cinque minuti là fuori sono bastati per farmi sentire una merda >>.
Louis finì la frase e la guardò negli occhi, chiedendosi se anche dopo quello che le aveva detto, fosse ancora arrabbiata con lui. Avvicinò lentamente il viso al suo, continuando ad osservare quegli occhi color ghiaccio, sperando di non cogliervi nessun segno di disapprovazione.
Amanda sorrise piano e posò le labbra sulle sue, dolcemente.
In quel momento sentì quanto gli era mancato in tutti quei giorni e si pentì dannatamente per averlo lasciato, anche se per poco, fuori casa.
Louis la tirò a sé, sorridendo, felice, e tornò a baciarla come non faceva da chissà da quanto ormai. Poi lei si staccò leggermente.
<< Davvero ti senti in colpa? >>, domandò insicura.
<< Dire che mi sento in colpa è un eufemismo >>.
Amanda sorrise e gettò le braccia attorno al suo collo, baciandolo di nuovo.


Sabato mattina, ore 10.24.
             
                                                           “ Che bella notte ,amore. Passerò a trovarti più spesso, casa tua diventerà il mio albergo preferito.”


Invio.
Louis chiuse il BlackBerry e se lo infilò in tasca ancora sorridendo, dopodiché pescò le chiavi dalla tasca interna del giubbotto e aprì la porta.
Era così contento che attraversando il salone d’ingresso non si accorse nemmeno che Harry era seduto sul lungo divano nero e lo stava osservando con uno sguardo così lugubre, furioso e pieno di fastidio che, se ne avesse avuto le capacità, avrebbe perforato i muri come un raggio laser.
<< E buongiorno anche a te >>, lo accolse sarcastico il riccio. Il tono infastidito con cui pronunciò tutta la frase poteva essere decifrato anche da un sordomuto.
Il ragazzo castano alzò di scatto la testa nella sua direzione e il suo sorriso a trentadue denti si spense completamente.
<< Ehy, tutt’ok? >>, domandò titubante.
<< Ti stai trasferendo a casa sua, adesso!? >>, chiese l’altro quasi urlando e ignorando la sua domanda.
Louis assunse un’espressione triste e si tolse il giubbotto.
<< No, Harry, ma ti avevo detto di finirla con queste sparate >>, pensò che era stato a causa di una conversazione iniziata esattamente allo stesso modo se lui si era allontanato da Amanda.
<< Sai che ti dico? Non me ne frega più niente, fai quel che cazzo ti pare >>, concluse arrabbiato il riccio, si alzò dal divano per risalire le scale e si chiuse in camera sbattendo la porta.
Questa volta lo avrebbe davvero lasciato stare, voleva proprio vedere se era sempre stato la persona che lui aveva creduto.
Harry si butto sul letto poggiando le mani dietro la nuca e chiuse gli occhi.
E se....No!
Non poteva succedere, non  riusciva ad immaginarlo. Che cosa avrebbe fatto? Non lo sapeva.
Certo, voleva bene anche agli latri, ma non sarebbe mai stato lo stesso.
Chiuse gli occhi tentando di non pensarci, non voleva sembrare una persona triste, non doveva.
Altrimenti chiunque si sarebbe divertito ad infilare tutto il dito nella piaga e ad allargarla quanto voleva.
Perché era così che funzionava al mondo: o eri sempre felice come una pasqua davanti a tutti, sembravi perfetto, la gente ti invidiava, ti odiava e ti desiderava, oppure mostravi le tue debolezze e soffrivi come un cane fino alla fine dei tuoi giorni. Tanto non fai compassione a nessuno se piangi, se sei depresso, se ti tagli.
A cosa serviva mostrare a tutti come eri dentro davvero? A niente.
Però lui, quell’unica persona con cui poteva davvero smettere di fingere, con cui, una volta richiusa la porta di casa, poteva smettere di dire “ che bella giornata!”, ce l’aveva.
O almeno, sperava di averla.
Al piano di sotto Louis era impegnato a riordinare i piatti sporchi nella lavastoviglie che non ne volevano sapere di starsene dritti.
E continuava a chiedersi che cosa stesse sbagliando, dove aveva fatto una toppa grande quanto una casa.
Si chiedeva che cosa avesse fatto di male per essere capace di fare incazzare chiunque gli stesse intorno, non era capace di fare niente.
Sono un inutile egoista che non sa che cosa fare, che non sa quello che vuole.
Ed era così sovrappensiero che non sentì nemmeno il cellulare quando vibrò come una vespa sul tavolo della cucina.

                                                                  “Gli alberghi si pagano, tesoro. Quindi ritieniti fortunato. :)
 Ti amo. “


 




Ok, Eloise. Nuovo obiettivo: evitare le banane.
Soprattutto quelle marce e che si chiamano Bob.
Eloise si mise davanti allo specchio e si guardò con decisione alzando un pugno, decisa. Doveva dimenticarsi di quel coso curioso e farsi una nuova vita, che di certo non sarebbe stata con Zayn. Si, magari con lui si divertiva un po’, ma niente di serio.
Insomma, era un figo da paura, caratterialmente era molto sopportabile, si vestiva bene, e...* saltiamo la parte scandalosa in cui lo descriviamo fisicamente *..., aveva tante belle qualità che non fanno stancare facilmente una donna. Però la qualità principale, e che avrebbe dovuto fare da base a tutto il resto, era che lui avrebbe dovuto piacerle.
Ma non c'era, perchè lei lasciava che una stupida banana con tanto di ricrescita e un carattere apparentemente insostenibile, le facesse tremare le gambe come se fossero di gelatina. Non poteva accettare di sentirsi tanto debole davanti a qualcuno e soprattutto non poteva accettare di volerlo a tal punto da essere lei quella disposta a fare il primo passo pur di mettere fine a quell' agonia. Stava diventando quasi un'ossessione.
La cosa positiva di stare con Zayn era che non desiderandosi a vicenda fino a quel punto, non avevano problemi a stare lontani o a non vedersi per diversi giorni.
Oppure, lei non era obbligata a stargli vicino ogni singolo istante. In pratica, era come se non stessero insieme.
Era un farsa. Ed era anche ridicola come cosa.
Anche lei si chiedeva perché mai continuassero a portare avanti quella stupida recita senza senso.
Forse semplicemente per avere qualcuno su cui affidarsi o per pararsi il culo, come stava facendo lei.
Alla fine era stato strano anche il modo in cui avevano deciso di mettersi insieme:


Eloise era seduta sul letto con le gambe piegate, pensava in silenzio , e continuava a farlo osservando ogni singolo particolare della stanza.
Avrebbe voluto trovare una soluzione migliore a quel casino assurdo che aveva combinato, fra tutte quelle cianfrusaglie.
<< Temo di essermi perso qualcosa >>, disse una voce risvegliandosi dal sonno.
Ovvio, nemmeno lei si sentiva sulla Terra quando aveva riaperto gli occhi qualche ora prima, non ricordava assolutamente niente.
<< Abbiamo fatto sesso, Zayn >>, rispose schietta lei, rinfrescandogli la memoria.
Lui si mise a sedere sul letto e si stropicciò gli occhi, poi la guardò probabilmente accorgendosi solo in quel momento della sua presenza.
<< Perché? >>.
Lei sorrise divertita per quella domanda apparentemente stupida.
<< Perché ho fumato la tua sporca robaccia >>.
Lo sentì sussurrare un “Merda” sottovoce.
<< Non saresti dovuta venire qui ieri pomeriggio >>.
Ma dai? Ci sei arrivato anche tu, vedo.
<< E’ colpa del tuo caro amico >>, biascicò nervosamente.
Maledisse mentalmente Harry e la sua stupida macchinetta da barba.
Lui sembrò non badare a quell’ultima battuta e si alzò dal letto rinfilandosi i suoi boxer neri.
<< Che cosa dirai alla tua amica? >>.
Lei si irritò leggermente.
<< Che cosa dovrei dirle!? >>, sbottò, << E cosa dovrei dire agli altri!? Che me ne sono portata a letto un altro e che: “Ops! Scusate, era un vostro amico? Non me ne frega un cazzo! “ Questo dovrei dire?? >>.
Zayn non si scompose minimamente e cercò i suoi jeans in giro per la stanza.
<< Sono sotto al letto >>, gli suggerì.
<< Che cosa dirò agli altri? >>, continuò lui.
Eloise si alzò finalmente dal letto e gli andò in contro, guardandolo seria.
<< Non dirgli che è successo per...per sbaglio...non voglio che pensino... >>, non finì la frase ma il ragazzo sembrò cogliere le sue parole ugualmente.
<< Che cosa dirò a Niall? >>, chiese ancora lui imperterrito.
Per un momento gli sembrò di aver colto un barlume di tristezza negli occhi di Eloise, ma lo vide sparire così come era venuto.
<< Quello che dirai agli altri, non mi interessa >>.
Lui alzò un sopracciglio.
Ancora incerto la scrutò meglio in volto.
<< Quindi cosa diremo agli altri? >>.
La ragazza non rispose, ma si limitò a guardarlo negli occhi in silenzio, sperando che lui capisse.
<< Che è successo perché ci piacciamo, in pratica >>, dedusse infatti.
<< Praticamente >>, aggiunse Eloise.
<< Quindi in teoria dovresti essere la mia ragazza? >>
<< Teoricamente >>, aveva risposto lei.


Appunto, ridicolo.
Ma doveva continuare a recitare se voleva togliersi dalla testa Niall.
Eloise tornò a fissarsi nuovamente nello specchio, decidendo che da quel giorno in poi avrebbe cominciato ad evitare il ragazzo.
O come minimo il primo passo, era non guardarlo negli occhi.
Sentì il cellulare squillare e ritornò alla realtà. Uscì fuori dal bagno e corse in salotto per rispondere.

<< Ehy, El! Mi passi a prendere alle nove? >>, chiese una voce zampettante aldilà della linea.
Sei allegra oggi, eh?
<< Alle nove?? >>, domandò titubante.
<< Si, stasera usciamo, non lo sapevi? >>
Eloise rimase un po’ interdetta, perché nessuno le aveva detto niente?
Erano le sette e mezza e ancora nessuno le aveva detto che tra due ore avrebbero dovuto vedersi.

Ma cambiamo domanda, perché Zayn non le aveva detto niente?
- Perché ti aspetti così tanto da lui?
Io non mi aspetto proprio niente.
Ok che non erano una gran coppia, ma c'era un limite a tutto.
E poi lui le aveva detto che stasera non sarebbe uscito, cos’era, una presa per il culo?
Calma Eloise, sicuramente ci sarà una spiegazione più che sufficiente.
<< Sei ancora lì? Se non puoi chiedo a Louis, volevo soltanto stare un po’con te >>, continuò l’amica.
<< Si, scusami, ero sovrappensiero. Passo a prenderti io >>
Stava quasi per riagganciare pensierosa, quando: << Ehm, Eloise? >>
<< Si, dimmi >>
<< Se ti stai chiedendo di Zayn, lui non ci sarà stasera. Ecco perché non ti ha avvisata >>, aggiunse con calma, con un sorrisino malizioso che purtroppo nessuno poteva vedere. La bruna sentì un muscolo dello stomaco rilassarsi lentamente a quella notizia, e quasi se ne spaventò.
<< No,no, io pensavo solo che... >>
La sentì ridere attraverso il telefono.
<< Ok, cara, come vuoi tu. Adesso vado, ciao, a dopo >>.
Eloise sorrise al cellulare a riagganciò.
Poi decise di mettere bene le carte in tavola e di chiarirsi con se stessa.
Cosa cazzo mi sta succedendo?
Ultimamente si era resa conto di essere diventata troppo sensibile. Oppure non era sensibilità?
-Non sai quello che vuoi.
Io so cosa voglio!
-Il biondino?
Ma anche no!
- Allora non lo sai.
Si grattò frettolosamente la testa, si stava innervosendo.
Come si fa ad innervosirsi con se stessi? Lei si chiese se fosse possibile, e se esistesse qualcun altro che si ritrovava nelle sue stesse condizioni, anche se dubitava che ci fossero così tanti squilibrati come lei in giro.

Perché mi sto affezionando a Zayn?
Ricominciò a farsi domande.
- Perché è la tua unica alternativa per allontanarti da Ni...
Non dire quel nome!
- Banana?
Così va meglio.
Ma cosa diamine stava facendo? Parlava da sola, o meglio, fuggiva da un sentimento per buttarsi a capofitto in un altro? 
Si, era quello che stava tentando di fare da un bel po’ ormai.
Okay, basta. Ne aveva abbastanza di riflessioni personali fuori senso per quel giorno, ora era tempo di dare aria al cervello.
Si diresse in camera sua e aprì l’armadio cercando qualcosa di adatto da mettere per quella sera.
Optò per un pantaloncino nero traforato a vita alta, una camicetta bianca da infilare sotto al pantaloncino, calze nere e tacchi. Dopotutto era pur sempre sabato sera.
Diede un’occhiata all’orologio sulla parete, le 20.06.
Iniziò a vestirsi.
Trucco leggero, eye-liner nero sugli occhi, mascara, cipria, fard e rossetto chiaro.
Si scrutò con attenzione nello specchio e si disse che si, poteva andare.
D’altronde sembrava un po’ troppo elegante per uscire con quattro “amici” tra i quali il suo ragazzo non c’era, ma...

-Sappiamo tutte e due per chi ti sei vestita così.
Non è vero!
-Allora lo sai!
Vaffanculo.

Alle nove meno dieci scese di casa e raggiunse la sua auto, la guardò contenta che fosse finalmente tornata da lei sana e salva dopo il diluvio universale.
Mentre era in macchina sentì il cellulare vibrare un paio di volte, qualcuno la stava chiamando ma decise di non rispondere perché stava guidando.
Al primo semaforo acciuffò la borsa e lesse velocemente: “ Due chiamate perse: Zayn”.
Rinfilò il cellulare nella borsa dicendosi che lo avrebbe richiamato più tardi.
Arrivata sotto casa di Amanda suonò due volte il clacson e le fece uno squillo, sperando che fosse pronta, cosa sostanzialmente impossibile.
Dopo un quarto d’ora la vide uscire dal portone quasi correndo.
Non fare la parte di chi sa di essere in ritardo, altrimenti saresti qui già da un’ora, tesoro.
<< Scusa il ritardo >>, annunciò entrando in macchina, ansimando per la corsetta di poco prima.
<< Risparmiamelo >>, rispose l’altra.
Amanda sorrise, era sempre così quando uscivano insieme. Ma d’altronde si sarebbe spaventata se avesse sentito un “ non ti preoccupare”, “ non importa”, provenire dalla bocca di Eloise. Ad Amanda piaceva la sua amica, le voleva bene. Lei era sempre stata un ragazza romantica ed emotiva ma quando era con Eloise le piaceva lasciarsi andare e risponderle con poco entusiasmo qualche volta. La bellezza stava proprio nel fatto che poteva rilassarsi e dire stronzate a volontà con quella ragazza, nessuna falsità, nessuna finta cortesia, nessun finto sorriso. Tra loro due era tutto vero e lei non se lo sarebbe mai fatto scappare.
<< Adesso dove andiamo? >>, domandò la bruna.
<< A prendere gli altri a casa di Lou >>.
Eloise si fece seria e aggrottò la fronte.
<< A prendere chi? Cosa? Che vuol dire? >>
<< Che entreranno nella tua macchina e andremo in centro, semplice >>, rispose Amanda sorridendo come un’ebete.
L’amica frenò improvvisamente, facendola sobbalzare, tanto erano quasi arrivate.
<< Stai scherzando!? Quello non ci entra nella mia macchina! E sono in quattro! Come diavolo fanno ad entrare nei tre sedili posteriori!? >>.
La rossa si morse un labbro. << Ci entreranno, non preoccuparti >>.
<< In ogni caso, QUELLO viene a piedi >>, continuò imperterrita.
Amanda sbuffò. << A parte il fatto che “quello” ha un nome ed è Niall, non verrà a piedi e non fare la bambina >>
<< E’ la mia macchina e decido io! >>
A quel punto l’amica si arrabbiò leggermente. << Fai quel che cazzo ti pare! Ma perché ce l’hai tanto con quel povero Cristo!? >>, scoppiò.
Eloise non rispose e riprese a spingere il pedale dell’acceleratore per parcheggiare.
<< Scendi tu a chiamarli, io aspetto in macchina >>, la informò la bruna una volta spento il motore.
Amanda scese dall’auto senza rispondere e si avviò al portico dell’enorme casa.
Era così grande che da fuori faceva paura, sembra il castello di Dracula. Con l’unica differenza che Dracula aveva i capelli ricci e si chiamava Harry.
Cominciò a pensare così intensamente alla figura del riccio con un paio di denti affilati e un mantello ridicolamente settecentesco, che quando lui le aprì la porta le scappò una risatina. Lui la fissò storcendo un po’ il naso e la invitò ad entrare.
Dentro, Niall era seduto sul divano ad aspettare, mentre gli altri tre continuavano a fare su e giù per la casa cercando prima le scarpe, poi la spazzola, il portafoglio e quant’altro.
<< Ed Eloise? >>, chiese Harry mentre era concentrato ad allacciarsi una scarpa.
<< E’ in macchina che aspetta >>.
Forse le parve un’impressione, ma in quel momento il biondino, Liam ed Harry si scambiarono uno strano sguardo.
<< Vabbè, io inizio ad andare >>, annunciò Niall avviandosi alla porta, subito dopo.
Amanda non ci badò molto e si sedette nello stesso posto in cui era seduto poco prima il ragazzo.

Nel frattempo Eloise, nella macchina, aveva abbandonato la schiena contro il sedile e aveva sospirato stancamente.
Si era ripromessa che non avrebbe più guardato Niall negli occhi e che lo avrebbe evitato, ed invece ora stava per uscirci e, per di più, senza Zayn.
Okay, non gli avrebbe parlato quella sera. Doveva far finta che non ci fosse e basta.
Sarebbe stato facile, l’ultima volta che si erano parlati era stato nel corridoio della scuola, e lui le aveva anche risposto male.
Mi odia, bene, meglio così.
Vide una figura uscire fuori dal portone e avvicinarsi alla macchina.
Bene,pensò. Stanno arrivando.
Eloise fissò il finestrino cercando di capire chi fosse, ma si accorse che gli altri non lo stavano seguendo.
Strinse gli occhi. Era un ragazzo, ed era solo. Purtroppo era sera, il vetro dei finestrini molto oscurato e quella zona non era particolarmente illuminata.
Solo dopo si rese conto di chi si stava realmente avvicinando a passo spedito verso la sua auto.
Quella camminata.
Quei capelli.
Il riflesso di quegli occhi.
Panico.
Merda.
Che poteva fare? Scappare? No, si sarebbe visto.
Piangere? No, il trucco sciolto. Urlare? Vomitare?
Ad un certo punto le venne in mente quella strana canzone idiota.
- Panico pa-panico pa-panico PAURA
Merda!
- OH, com’è?
Taci!
- PAURA!
<< Ciao >>, disse lui aprendo lo sportello e sedendosi davanti.
Mi sto cagando addosso.
Eloise strinse le mani sul sedile e si voltò verso di lui senza però guardarlo.
<< Ciao >>.
Cadde un silenzio paurosamnte pesante. Nessuno dei due parlava o respirava.
<< Qualcosa non va? >>, si affrettò ad aggiungere lui accorgendosi che lei continuava a tenere la testa bassa.
Eloise se ne rese conto e si voltò verso il parabrezza, facendo finta di guardare avanti.
<< No, tutto a meraviglia >>, mise un po’ troppa enfasi sull’ultima parola. << tu? >>.
Sembrava un discorso da quindicenni ritardati che cotti l’uno dell’altra non sono capaci di mettere insieme più di tre parole sensate alla volta.
<< Non c’è male >>.
Bene, fine della conversazione, si disse la ragazza.
Niall si voltò con tutto il busto nella sua direzione, piegò una gamba sul sedile e appoggiò la schiena al finestrino.
Fai come se fossi a casa tua, eh.
<< Eloise >>, iniziò lui ad un tratto, << tu hai mai rifiutato qualcuno anche se in realtà ti piaceva? >>.
Eloise sentì il cuore caderle nello stomaco, le orecchie pulsarle e il respiro venirle meno.
Che razza di domande tirate fuori dal nulla erano queste!? Ma come gli era venuto??
Perché Niall le stava facendo quella domanda?
Domanda a cui, rifletté, non avrebbe potuto rispondere davanti a lui.
Lei si girò a guardare un punto inesistente nel vetro dell'altro finestrino per evitare che la vedesse in viso e per allontanarsi sempre di più da quegli occhi immensi come il cielo.
<< Ehm, no >>, rispose quasi tentennante.
Lui sorrise per qualche strano motivo che al suo cervello sfuggì.
<< Davvero? >>.
Ma che cos’è, un interrogatorio!?
<< Io invece l’ho fatto >>, continuò, << anche se forse, quella volta, non me ne ero nemmeno reso conto >>.
Okay, dove vuoi arrivare? Cosa cazzo stai dicendo?
Che cosa stai facendo!? Qualcuno me lo spiega!? Aiutatemi, per favore!
Porco cazzo maledetto, sto per morire!

Qualcosa nello stomaco le disse che probabilmente lui si stava riferendo ad una strana sera sul terrazzo di quella dannata casa.
No,no, no, no, no ,no.
<< Forse perché nemmeno la persona in questione se n’era resa conto >>, insistette.
Porca troia, Niall! Non farlo!
Eloise, in pieno panico, continuava a guardare davanti a sé e a stringere il sedile con così tanta forza che la sua mano sinistra era diventata viola.
<< Mi stai ascoltando? >>, chiese il biondino accorgendosi che lei insisteva nel rimanere con la faccia completamente voltata, come se lui non esistesse.
Niall si protese in avanti per avvicinarsi.
<< Eloise, io sono qui, perché non ti giri? >>.
Lei spostò leggermente la testa verso il ragazzo ma non alzò lo sguardo su di lui, ora fissava il tappetino al disotto del sedile.
<< Sto tentando di fare un discorso serio, guardami >>, disse ancora.
Eloise non si mosse, tra un po’ si sarebbe messa a piangere.
Era disperata, spaesata, spaventata, non sapeva come comportarsi e tutto quello che sentiva nella sua testa era una voce che le diceva di abbracciarlo, baciarlo e non lasciarlo andare mai più, mentre un’altra le stava urlando con una forza inaudita di non starlo a sentire, di uscire da quella macchina poiché stava per rovinare tutto.
<< Guardami! >>, gridò Niall arrabbiandosi.












 


Yeah, vi dico subito che questo capitolo l'ho spezzato a metà.
Per cui l'altra metà è ancora in elaborazione e la pubblicherò prossimamente!
Gente, grazie per le visite e compagnia bella, siete pucciosi :'3
Mi fate sapere che ne pensate?? 
E se ci sono suggerimenti, prego, fatevi avanti! Che nessuno vi mangia! LoL
Beeehh(le pecore), vi saluto con tanto amore! :D
Per chi avesse voglia di rompermi un po' i coglioni, io sono qui,
ventiquattro ore su ventiquattro(tranne quando cago, piscio & company): 

https://twitter.com/#!/CleofeDe

 

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Capitolo 12
*** C'è sempre una prima volta ***


CAPITOLO 11




Eloise sussultò per quell’urlo improvviso e senza nemmeno accorgersene piantò gli occhi nei suoi.
E fu l’oblio. Fu l’immenso e l’infinito insieme, fu il cielo azzurro e senza nuvole di cui si legge nei libri, e l’oceano chiaro che osservi dall’alto dell’aereo. Sentì la terra sciogliersi sotto le sue gambe, si sentì cadere nell’universo. Tutto il resto intorno divenne un’ombra inesistente e l’unica cosa che rimaneva salda e ferma era proprio quel colore surreale. Come il fuoco che le stava bruciando le orecchie e il viso, ma che le dava un calore sovraumano. Non vide mai la fine dell’orizzonte in quegli occhi, e smise di stritolare il sedile.
Poi divenne triste perché sapeva che tutto il calore che dava quello sguardo non sarebbe mai stato suo, e che chiunque si fosse perso in quell’azzurro non l’avrebbe mai fatto come solo lei sapeva fare, che  chiunque lo avesse guardato negli occhi non avrebbe mai sorriso come avrebbe saputo fare lei.
Divenne triste perché vide in quello sguardo un ragazzo dal cuore d’oro, uno di quelli che lei non aveva mai conosciuto. 
Ma ciò che fece più male fu di aver visto tra i suoi occhi chiari che forse, lui era quello giusto.
E lei lo stava cacciando via.
Niall rimase fisso nel vuoto insieme a lei, ma sembrò risvegliarsi improvvisamente quando colse la tristezza nei suoi occhi, e cominciò a chiedersi perché lo guardasse così. 
Lui si spinse un po’ più in avanti, una voce stava urlando così forte dentro di lui, tanto da squartargli la gola.
Fallo, Niall! Fallo!
Gli occhi di Eloise divennero lucidi, non era capace di muoversi, era paralizzata e non riusciva nemmeno a parlare.
Vedeva soltanto che il ragazzo continuava ad avvicinarsi a lei titubante, guardandole prima gli occhi e poi le labbra.
Lei, semplicemente, chiuse gli occhi quando lo sentì talmente vicino da poter sentire il sapore del suo respiro.

Ma proprio quando stava per accadere, quando stavano per sfiorarsi....ecco che un urlo interruppe quella magia surreale che si era creata fra loro.

 
<< Harry, sei un imbecille! >>, sentirono gridare Liam.
I ragazzi erano pronti, erano usciti di casa sorridenti e in pochi secondi sarebbero arrivati all’auto di Eloise senza accorgersi di nulla.
Ridevano felici e facevano un baccano assurdo urlando battute e idiozie fuori senso.
Quando Niall ed Eloise li videro, si allontanarono velocemente l’uno dall’altra, come se non fosse successo niente e tornarono alla realtà.
Amanda, distratta, aprì la portiera del sedile anteriore.
<< Ehy, ma questo è il mio posto! >>, esclamò offesa.
Niall non rispose e nemmeno Eloise, erano tutti e due ancora sotto shock.
<< Dai, ti siedi in braccio a me >>, si intromise Louis.
Quando Eloise mise in moto, probabilmente, il vibrare frenetico della macchina la fece tornare sulla Terra. Prese coscienza all’improvviso di quello che era successo in quella macchina e di quello che stava per succedere. Stava tremando così tanto che faticava persino a spostare gli occhi dalla strada allo specchietto retrovisore.
Cosa cazzo le era preso? Cosa cazzo stava facendo?
Stavano per baciarsi.
Non poteva crederci.
No. No. Semplicemente, no.
Era sbagliato.
Lei doveva continuare a vivere la sua vita come aveva sempre fatto.
Doveva rimanere con Zayn quel tanto che bastava per togliersi di dosso quella reputazione da troia stronza che si era guadagnata, ma non doveva assolutamente ricadere in quel baratro. In quel baratro che per due dannate volte glielo aveva messo a quel posto, e che per due volte le aveva fatto passare le pene dell’inferno.
Non se lo sarebbe mai perdonato se fosse successo ancora, non doveva star male mai più.
- Allora è di questo che si tratta, hai paura di soffrire?
Per favore, non è il momento.
-
Non è mai il momento, Eloise.
Lasciami in pace.
- E pensare che avevi fatto tutto quel bel discorso ad Amanda, e tu?
Basta.
-A questo punto non si tratta nemmeno più del tuo orgoglio.
Ho detto basta, cazzo!
Sentì un clacson rimbombarle nelle orecchie e la mano di Niall che le raddrizzava velocemente il volante. Riprese subito il controllo di se stessa, impaurita.
<< Eloise, sei ubriaca?? >>, sentì sbottare Harry da dietro.
<< Tutto ok? >>, le domando invece Niall.
<< Si >>.
Ecco cosa accadeva a lasciarsi andare.
Stava combinando un casino, ma un casino madornale.
E la cosa peggiore era che non sapeva come uscirne, non sapeva che fare.
Le serviva Amanda in quel momento, avrebbe voluto abbracciarla e piangere fino a non avere più una sola lacrima da far uscire.
Ma ora non poteva, doveva soltanto resistere finché la serata non sarebbe finita.
Stava impazzendo. Percepiva la vicinanza di Niall in quella macchina come una minaccia, non riusciva a controllarsi e a concentrarsi.
Lo stomaco, la testa, le orecchie, tutto il corpo stava bruciando e lei sentiva soltanto che aveva bisogno di lui.
Sentiva che lo desiderava in un modo così strano e asfissiante da non permetterle di pensare.
Ok, stasera mi uccido. Se non divento pazza prima.
Sul serio, non si era mai sentita così. Che cosa doveva fare?
Da quando era diventata un ragazza così assetata di “sangue”da non riuscire a tenere a bada i suoi ormoni?
Mi faccio schifo, sono una malata mentale di quelle forti proprio.
-Questo succede quando obblighi te stessa ad allontanarti da ciò che ami.
Come? Da ciò che amo!? No, davvero, che roba fumi? Me la presti?? Se è così potente è proprio il massimo!
- Fai poco la spiritosa.
Eloise ripensò a quello che le aveva detto la sua testa.
Amore!? Si lasciò sfuggire una piccola risatina, senza accorgersi che il biondino al suo fianco la stava fissando con aria preoccupata.
Questa sarà una lunga serata,pensò.
E non poteva nemmeno andar via prima, doveva riaccompagnare tutti quanti a casa alla fine.
Uccidetemi.

Arrivati in centro, lasciarono la macchina in un parcheggio e si incamminarono lentamente verso il parco cittadino.
Eloise si allontanò da Niall il più possibile, quasi affiancandosi ad Amanda e Louis.
Sinceramente le importava poco di lasciare a quei due la loro privacy, la cosa più importante era mantenere il controllo e stare lontano da quella dannata banana.
I fidanzatini non si scomposero più di tanto e incominciarono a parlare con Eloise come se niente fosse.
Ogni tanto il biondino lanciava occhiate guardandosi indietro e parlottava con Liam.
Ad un certo punto Harry si avvicinò a Louis. Era un po’ strano quella sera, rideva di meno, notò la ragazza.
Harry voleva dire qualcosa per tentare di sdrammatizzare i suoi atteggiamenti poco simpatici degli ultimi dieci minuti: aveva risposto male ad Amanda un paio di volte, non aveva considerato minimamente Louis e si era scambiato una o due parole soltanto con Liam.
<< Hai visto “How i met your mother”, oggi?? >>, chiese a Louis tentando di sorridere.
Quest’ultimo non lo considerò più di tanto, era troppo impegnato a fare “cicci pucci” con la sua ragazza.
Harry si innervosì.
Liam si avvicinò a lui e gli poggiò una mano sulla spalla. << Io l’ho visto! >>, disse cercando di distrarlo.
In quel momento Louis si voltò, scendendo dal cielo. << Eh? >>.
Harry a quel punto si spazientì definitivamente, si scrollò con malagrazia la mano dell’amico dalla spalla ed indietreggiò, quasi camminando da solo dietro al gruppo.
Eloise rimase un po’ turbata nel vedere quella scena.
Vedo che siamo tutti di ottimo umore, oggi.
Andiamo, Harry era Harry, sempre felice e contento, con le sue puttanelle. Con quel sorriso sarcasticamente bastardo sul volto e quell’aria da figo pompato.
-Beh, tutti hanno i loro alti e bassi, suggerì la strana voce nella testa della bruna.
Forse il ricciolino aveva soltanto bisogno di scopare un po’. E’ un rimedio molto salutare in questi casi.
Le dispiaceva vederlo così però, infondo era sempre un suo amico.
<< Ehy, qualcosa non va? >>, gli chiese infatti affiancandosi a lui.
Il ragazzo si limitò a grugnire come una mucca, in quello che avrebbe dovuto essere un no.
<< Strano, sembri alquanto depresso invece >>
<< Ti sbagli >>, tagliò corto lui.
Lei lo guardò alzando un sopracciglio. << Harry, non prendi in giro nessuno >>.
Non rispose.
<< Senti, si vede che c’è qualcosa che non va. Se non vuoi dirmelo, non farlo, ma non dirmi che stai... >>
<< Va bene, allora fatti i cazzi tuoi! >>, si arrabbiò lui alla fine.
Eloise rimase interdetta e si arrabbiò a sua volta.
<< Fai come ti pare >>, lo liquidò.
Gli lanciò un’occhiataccia e lo superò.
Non bastava che si era anche preoccupata di chiedergli che cosa non andasse e come si sentisse, le aveva anche urlato in faccia. Ecco cosa succedeva a preoccuparsi per gli altri, che non apprezzavano mai il gesto. Già lei non era una persona molto espansiva in queste cose, insomma, non le era mai capitato di starsene lì ad ascoltare la triste storia di qualcuno e consolarlo, ma si era sforzata per lui. Infondo credeva di avere un buon rapporto con quel dannato ragazzo.
Si intende, un rapporto vero, non basato sul: “ ciao, scopiamo?”.
Ma vai a fare in culo Harry Styles.
Era un ingrato, si disse.
Che emozione, la serata va di male in peggio.
Niall ogni tanto continuava a voltarsi parzialmente indietro e lei pregava con tutta se stessa che non avesse il coraggio di girarsi completamente e guardarla in faccia come aveva fatto prima in auto.
Dopo un’oretta circa, i ragazzi arrivarono al parco e si avvicinarono a due panchine in legno l’una di fronte all’altra. Il primo a sedersi fu Louis, seguito ovviamente da tutti gli altri.
<< Ragazzi, mi rilasso a stare con voi. Dovremmo passare più tempo insieme >>, se ne uscì Liam.
Tu ti rilassi, Liam. Io sto morendo.
Eloise era seduta proprio di fianco a lui, mentre alla sua sinistra c’era Harry e poi Niall.
Avevano deciso di lasciare da soli i due piccioncini.
 All’improvviso Louis le si avvicinò con il suo BlackBerry in mano e glielo porse.
“ E’ Zayn”, mimò col le labbra.
Lei prese in mano il cellulare e si alzò dalla panchina per allontanarsi, non voleva parlare con lui davanti a tutti.
Niall la seguì con lo sguardo, probabilmente irritato.
<< Si? >>, disse avvicinando lo strano aggeggio all’orecchio.
<< Ma sei morta? Ho tentato di chiamarti al cellulare trenta volte, ma non mi hai risposto >>.
Eloise si ricordò improvvisamente di essersi dimenticata di richiamarlo.
<< Oh, si, scusami. Stavo guidando e ti avrei richiamato, ma... ehm..l’ho dimenticato, scusa >>.
Lui sorrise dall’altra parte. << Non importa, dai. Ci sono tutti stasera? >>
<< Beh, si. Perché?? >>, volle sapere.
Ci fu un attimo di silenzio.
<< Ah, ora capisco perché l’hai dimenticato >>.
Che bella battuta Zayn, no, davvero. Se vuoi litigare, stasera è proprio il momento sbagliato, ti avverto.
<< Cosa stai insinuando? >>, chiese, anche se ne era pienamente consapevole.
A volte sembrava che Zayn pensasse a Niall peggio di quanto facesse già lei, il che era ridicolo.
<< Lo sai benissimo >>, sbottò.
<< Zayn, piantala con questa storia >>
<< Quindi lo sai! >>, esclamò come se avesse vinto un premio da 10.000 euro.
Eloise respirò a fondo tentando di mantenere la calma.
<< Ti ricordo che sei stato tu a parlarmi delle tue manie di persecuzione, ecco perché lo so>>.
<< No, Eloise. E’ una tua mania, non mia! >>, urlò per  telefono.
Lei perse la pazienza.
<< Senti, se vuoi parlare con me: ok. Altrimenti vattene a fare in culo, non ho proprio testa stasera di stare a litigare con te tramite ‘sto cellulare del cazzo >>, rispose alla grezza maniera e chiuse la comunicazione senza nemmeno salutarlo. Raggiunse gli altri e riconsegnò il BlackBerry a Louis.
Tornò a sedersi sulla panchina di fianco a Liam, sbuffando arrabbiata.
<< Che succede? >>, domandò lui sorridendo amichevolmente.
<< Niente >>
<< Zayn? >>, continuò lui.
<< Ho detto niente! >>.
A quel punto Liam alzò le sopracciglia in senso di resa, non sapeva più come comportarsi. Harry lo scansava, Eloise gli urlava in faccia.
E pensare che due minuti prima aveva detto che con loro si rilassava.
 Evidentemente, poco dopo, la bruna si rese conto che rispondendogli così aveva agito esattamente come aveva fatto Harry con lei.
E ciò era alquanto irritante e orribile come cosa. Non voleva che quel povero ragazzo si sentisse maltrattato soltanto perché lei era di malumore, e poi che colpa ne aveva lui?
<< Ehy, Liam, scusami, sono un po’ nervosa stasera >>.
Il ragazzo si voltò, comprensivo e sorrise dolcemente. << Si, l’avevo notato >>
<< E’ che... >>, continuò lei, ma poi si rese conto che Niall era a pochi centimetri da loro, e anche Harry, e che quindi avrebbero potuto sentirla senza nemmeno sforzarsi. Abbassò la voce e si avvicinò di più all’orecchio di Liam. << E’ che Zayn mi fa la predica ogni volta a causa di Niall >>.
<< Sul serio? >>, fece il finto tonto.
<< Beh, si. E non capisco perché >>, sussurrò.
Lui si fece più attento. << In che senso? >>
<< Perché lui...cioè io... >>, balbettò.
Doveva dirglielo? Doveva confessare a Liam che non stavano insieme perché si piacevano?
<< Tu e lui che cosa? >>.
Sembrava quasi che lo facesse a posta a farle quelle domande, forse perché sapeva già le risposte.
Ma probabilmente sentirle dire proprio da lei sarebbe stata una soddisfazione unica.
<< Non lo dirai a Niall, vero? >>, si informò lei prendendolo in contropiede.
Merda, ma così non mi serve a niente, rifletté lui.
<< Me lo prometti? >>, insistette.
Sospirò, << Va bene >>.
Eloise sorrise, probabilmente per la prima volta in tutta quella serata.
<< Allora, dicevo...lui, cioè, a lui io non piaccio in quel senso >>.
Il ragazzo si morse un labbro, pensieroso.
<< E allora perché state insieme? >>, domandò abbassando di più la voce.
<< Perché non voglio essere giudicata >>, rispose lei chinando la testa.
- Per evitare Niall, disse invece la vocina fastidiosa.
Taci!
Liam fece una faccia stranita. << Nessuno ti giudica, Eloise >>.
Lei gli rispose alzando un sopracciglio e guardandolo intensamente. << Non dire stronzate, per favore >>.
<< No, davvero. Nessuno ti sta giudicando, soprattutto in questo periodo, soprattutto qui. Ormai sei un’amica per noi, ma se tu ti riferisci alla gente in generale, non saprei >>.
Soprattutto in questo periodo proprio perché sto con qualcuno, intelligentissimo.
<< A me non importa dell’altra gente, a me importa di voi >>.
Si stupì di se stessa quando pronunciò quella frase. Non sapeva di tenere così tanto a quel gruppo di squilibrati che aveva davanti. Ma probabilmente era per loro che la maggior parte delle volte decideva di comportarsi come una persona sana di mente, anche se, con quella gente, potevi sembrare tutto tranne che quello.
<< A noi non importa con chi stai, l’importante è che tu ci sia e basta. E poi, se proprio vuoi saperlo, ti sconsiglierei di fidarti così tanto di Zayn. E’ un ragazzo che si stanca facilmente e dato che non è “innamorato di te”, potrebbe...come dire... >>.
Lei capì al volo. << Non preoccuparti, se ci prova soltanto lo faccio diventare sterile. Non mi piace essere presa in giro, ma non perché sono gelosa, ma perché è una questione di rispetto. Soprattutto perché lui non fa altro che assillarmi con questa storia di Bob! >>.
Liam spalancò gli occhi, chiedendosi se si fosse per caso perso qualche pezzo della conversazione.
<< Come!? >>
<< Ehm, volevo dire Niall! Scusa >>, Eloise non si rese conto di aver alzato la voce in quel momento.
Il biondino, sentendosi chiamare, si voltò di scatto verso di loro interrogandoli con lo sguardo.
Eloise si tuffò con la faccia sulla gambe mettendosi le mani in testa.
Che figura di merda.
Il ragazzo castano soffocò una risata.
<< Senti, ma fammi capire >>, cominciò lui abbassando di nuovo la voce, << questa storia di Niall è vera o no, alla fine? >>.
La bruna sentì un battito venirle meno.
No, questo non te lo dirò mai. Nemmeno se dovessi bermi il Veritaserum di Harry Potter.
<< No, dai. E’ solo un amico >>, mentì.


La mattina dopo Zayn si era ripromesso che sarebbe passato a casa di Eloise per farle una sorpresa. Voleva farsi perdonare per quella strana telefonata della sera prima.
Forse aveva esagerato, si rese conto. Infondo non era mica uscita da sola con Niall, c’erano tutti gli altri e il biondino non avrebbe potuto fare niente di che in quel caso.
Decise di parcheggiare la sua auto non molto lontano dalla casa di lei, non voleva farsi due chilometri al ritorno. Anche perché aveva previsto che sarebbe rimasto per un bel po’. Infondo quella ragazza gli piaceva. Era simpatica, bella e non così superficiale come voleva far credere. Anzi, aveva scoperto che sotto quella corazza da dura nascondeva una storia triste. La storia di due poveri froci che l’avevano presa in giro e di come lei aveva combattuto e aveva ripreso in mano la sua vita promettendosi che non avrebbe sofferto mai più e che si sarebbe vendicata. Ma ultimamente stava diventando più, come dire, buona?
A parte questo, Zayn non riusciva a capire come fosse possibile che due ragazzi potessero preferire qualsiasi altra a lei. Insomma, era perfetta, no? O era lui l’unico a pensarlo?
E poi avere una ragazza, ultimamente, gli stava conferendo un aria da ragazzo piuttosto serio che non aveva mai avuto.
Certo, non era come Harry, ma non gli dispiaceva divertirsi un po’ ogni tanto.
Però provare a mettere la testa a posto, qualche volta, non faceva mai male.
Si passò una mano fra i capelli e alzò lo sguardo giusto in tempo per notare una bellissima ragazza dai capelli corti e biondi che usciva fuori dallo stesso portone in cui abitava Eloise.
Sfoggiò uno dei suoi più brillanti sorrisi.

Eloise era in giro per casa ancora assonnata, si era alzata circa una mezz’oretta fa, aveva indossato qualcosa di comodo e aveva acceso il fornello per prepararsi del caffè.
Non aveva voglia di uscire quel giorno, era stanca a frastornata per la serata appena trascorsa.
Ultimamente non era più capace di ritirarsi a casa e dire: “ Beh, oggi mi sono proprio divertita!”.
Pensò a quella sera in cui Zayn e Niall avevano litigato e in cui Amanda ed Harry stavano per baciarsi. Che incubo.
Anzi, no, a pensarci meglio erano meglio gli incubi che faceva nel sonno che la sua attuale realtà.
Sentì il ronzio della caffettiera e corse a spegnerla, non voleva che si buttasse il caffè sui fornelli, aveva appena finito di pulirli. Si versò la bevanda bollente in una tazzina e si avvicinò al finestrone del terrazzo che si affacciava sulla facciata principale del palazzo. Sembrava un giornata abbastanza nuvolosa, come tutte le altre, del resto.
Guardò in basso posando lo sguardo sulle macchine che facevano la fila per parcheggiare. Notò due persone sotto al portone.
C’era la ragazza del piano inferiore, come si chiamava? Ehm, Janette? Juliet?
Jennifer, le pareva.
E poi c’era un ragazzo. Non le sembrava di conoscerlo, però...aveva dei capelli famigliari, anche i vestiti.
Lui buttò la testa all’ indietro per ridere e lei lo vide.
Spalancò gli occhi.
Zayn!? Cosa diamine ci faceva sotto casa sua!?
E per di più, con Quella?
Eloise si sporse di più per tentare di capire che cosa stessero facendo.
Parlavano, sembrava.
E lei rideva come un’ochetta.
Lui faceva il fighetto e rideva a sua volta.
Eloise sopirò stancamente, infastidita, e si diresse al citofono per aprire il portone, sperava che sentendo quel rumore lui si sarebbe ripreso e avrebbe smesso di parlare con quella là.

Mentre Zayn faceva una delle sua battute famose strappa lacrime si accorse dello scatto improvviso del portone.
Inizialmente non ci badò ma poi dovette fare uso di uno dei suoi più cordiali sorrisi per dire alla ragazza che doveva salire e quindi salutarla.
Infondo gli dispiaceva un po’, non era male la biondina, ma quale migliore occasione? Gli si era aperto il portone chissà per quale motivo e lui aveva l’opportunità di arrivare proprio dietro la porta di Eloise senza dirle assolutamente niente, non le avrebbe dato nemmeno il tempo per indossare qualcosa di decente.
Sorrise fra sé e sé, ignaro.
Ignaro che la ragazza lo aveva già visto salire e lo stava aspettando proprio dietro la porta, carica di occhiatacce e battutine ironiche.
Zayn arrivò proprio sul pianerottolo di Eloise e non fece neanche in tempo a premere il dito sul campanello che la porta gli si spalancò.
Lui alzò subito la testa, sconvolto.
Eloise lo stava fissando con una strana faccia che a lui non piacque per niente.
Lei indossava un paio di leggings neri con degli scaldamuscoli e una maglia rosa di qualche anno fa, ma tutto sommato non sembrava nemmeno che avesse in dosso roba per la casa. Lo si notava soltanto dalle pantofole.
<< Vieni a casa mia per provarci con le mie vicine di casa!? >>, lo accolse.
Oh, merda, pensò lui.
<< C-Come? No! >>
<< E pensare che io sono quella che deve essere riempita di paranoie ogni santa volta, e tu? >>, continuò.
Zayn si smarrì per un paio di secondi, lei lo stava inchiodando al muro.
<< Allora?? Devi entrare o sei venuto soltanto per startene lì a guardarmi? >>, lo stuzzicò quando vide che lui continuava a tacere.
Il moro entrò dentro, ancora turbato.
<< Perché non mi hai avvisato che passavi? >>.
Lo stava tartassando di domande senza dargli il tempo di rispondere.
<< Volevo farti una sorpresa >>, rispose con un filo di voce, poi si sedette in punta al divano beige della cucina. 
Lei rise. << Una sorpresa!? Si, è stata proprio una sorpresa vederti flirtare con Jennifer qua giù >>.
<< Smettila, ero venuto per scusarmi! >>, scoppiò.
Possibile che dobbiamo sempre litigare? E pensare che una settimana fa dicevo di stare alla perfezione con lui.
La bruna sospirò stancamente. << Zayn, sei tu che hai cominciato a giocare al ragazzo geloso >>.
Lui a quel punto si alzò dal divano e le si avvicinò quasi minacciosamente, si stava arrabbiando, notò Eloise.
Chissà perché lo trovava estremamente sexy quando si arrabbiava e la metteva in difficoltà.
-Che pensieri da ritardata che ti fai.
Uffa, eccola che ricomincia.
-Invece di pensare alle cretinate, concentrati!
<< Cosa ti fa pensare che io stia giocando? >>.
La sovrastava di quasi tre centimetri e quando perdeva la pazienza i suoi occhi si scurivano, constatò.
<< Io non ti piaccio >>, disse lei guardandolo.
Notò che non aveva alcun problema a fissare Zayn negli occhi, a differenza di Niall.
-Già, chissà perché, Eloise. Chissà perché.
Ancora? Ti stai un po’ zitta?
<< Che razza di cazzata è mai questa? Tu mi piaci, è solo che fra noi non c’è altro se non attrazione fisica, ma mi importa di te. Non voglio essere preso in giro >>, sembrò calmarsi.
<< Beh, nemmeno io >>.
Restarono a guardarsi per un minuto intero.
<< Davvero ti ha dato fastidio che io parlassi con quella lì? >>, sorrise beffardo.
Come sei subdolo, sorrise
<< E tu davvero ti preoccupi così tanto per Niall? >>.
Zayn sospirò e si avvicinò a lei, voleva soltanto mettere fine a quel discorso così complicato e senza vie di uscita.
Non gli andava più di parlare, quindi ignorò completamente la sua domanda.
Ora voleva soltanto rilassarsi, non era a questo che serviva una fidanzata?
E lui si rilassava soltanto in un modo.
La prese per i fianchi e la tirò a se.
Adesso ne aveva voglia, soprattutto dopo una discussione così impegnativa, aveva voglia proprio di lei.
Le scostò i lunghi capelli bruni e iniziò a darle dei baci sul collo, lentamente.
Eloise inizialmente si lasciò andare, poi tentò di allontanarlo.
<< Non mi hai ancora risposto, fai la persona seria >>, disse tentando un sorriso.
Lui sbuffò esageratamente.
<< Senti, quel ragazzo prova qualcosa per te. E non accetto che qualcuno uscito fuori dal nulla rovini i miei piani, soprattutto se è mio amico >>, dichiarò.
Eloise fece una faccia stranita tentando di ignorare la frase in cui diceva che “ quel ragazzo provava qualcosa per lei”. Deglutì e si sforzò di parlare.  << I tuoi piani? >>
<< Sai cosa intendo >>
<< No, non so cosa intendi >>, replicò la ragazza.
<< Non voglio essere preso in giro e mi da fastidio, punto >>, rispose scocciato.
Eloise aggrottò la fronte e lo guardò seria. Sentiva che c’era qualcos’altro sotto, ma preferì non insistere, si era accorta di quanto lo irritasse quella conversazione.
Sapeva che cosa voleva lui adesso, anche se a lei non andava minimamente. Non ne aveva alcuna voglia, il che era alquanto strano.
Nemmeno quando l’aveva presa per i fianchi aveva sentito niente, nessuna fitta di ambiguo desiderio.
Non era proprio giornata.
E poi continuava a pensare alla sera prima, a quella macchina, a cosa era successo.
Si sentiva morire ogni volta che provava a ripensarci.
Continuava a rivedere quegli occhi così azzurri, così belli, e si perdeva.
Continuava a sentire quel respiro caldo che le aveva sfiorato le labbra poco prima di sentire l’urlo di Liam.
Quello voleva, era quello che desiderava con tutta se stessa.
Ed era a questo che pensava mentre Zayn la spogliava nella sua stanza e la stendeva sul letto.
Era la prima volta che fingeva piacere mentre faceva sesso con qualcuno.
Era la prima volta che invece di godere pensava a qualcun altro.
-C’è sempre una prima volta, tesoro.
















 


Eccomi qui u.u
Allora, che ne dite?
Questa volta mi sono dedicata di più alla parte psicologica dei personaggi, ditemi se non vi piace!
Scusate i riferimenti ad Harry Potter, mi è venuto spontaneo!! xD
AVADA KEDAVRA! LOL
Eeeeh...grazie a tutti quelli che mi seguono, siete troppo cicciosi :3
E recensite! v.v
Bye! :D

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Capitolo 13
*** Louis, non è come pensi ***


CAPITOLO 12


<< Guardami negli occhi >>, disse quella voce, perforandole la mente e costringendola ad essere presente soltanto per lui.
Il fuoco le pervase tutto il corpo ed Eloise si sentì morire.
Si sentì bruciare.
Ogni suo muscolo fremeva di desiderio e la sua testa era invasa del suo odore.
Lui le mise una mano sotto il mento e le alzò il volto per guardarla negli occhi.
Eloise perse ogni concezione razionale della sua vita e si gettò senza paracadute in quel cielo azzurro.
Quegli occhi.
Niall avvicinò il volto a quello di lei improvvisamente, non le avrebbe dato il tempo di ribellarsi.
I loro corpi erano finalmente troppo vicini, finalmente.
Si sfioravano e aumentavano quella tensione sessuale che li ossessionava già da tempo.
Era da troppo, così tanto tempo che non si sfioravano, che in una notte non sarebbero stati capaci di recuperare il tempo perso.
Le loro labbra si sfiorarono ed Eloise chiuse gli occhi. Il suo corpo si accese completamente, lo sentì reagire scatenando la ribellione di tutti i suoi ormoni.
Perché non c’era nient’altro al mondo che desiderasse di più in quel momento. Nient’altro, se non lui.
Lo voleva come non mai. Voleva sentirsi sua. Voleva che la stringesse a sé come nessuno aveva mai fatto prima.
Sentì le mani di lui accarezzarla e stringerle, veloci, i fianchi. Le sentì correre per la sua schiena, sotto la maglia.
Si baciarono all’improvviso, quando ormai non c’era più nulla da aspettare.
Quando ormai il desiderio era troppo da poter sopportare.
Quando ormai...



- Quando ormai ti accorgerai che non avrai mai nulla di tutto questo, cara.
Eloise si svegliò di soprassalto, ansimando.
Si mise a sedere sul letto e si guardò intorno, spaesata.
Era buio. Ma riconobbe le finestre della sua stanza.
Era nuda ed era...si passo una mano sulla fronte, era sudata.
Le sembra di aver corso una maratona di diecimila chilometri.
Accanto a lei, Zayn dormiva profondamente e le stringeva il polso.
Fece mente locale.
Aveva appena sognato Niall.
Niall che la baciava, che la toccava, la sfiorava, che la stringeva...
Ed era ancora in iperventilazione per tutto quello che aveva visto nella sua testa.
Era, come dire, eccitata per una cosa non reale. Soltanto perché riguardava lui.
Stava andando in crisi.
Non poteva andare avanti così.
Ok, Eloise, autocontrollo.
Calma.

Si alzò dal letto lentamente, senza svegliare Zayn e si diresse in bagno.
Doveva assolutamente fare una doccia.
Era sudata ovunque, anche sotto la pianta dei piedi.


<< Il solito >>, rispose Niall al cameriere.
Era già da dieci minuti che aspettava Louis sempre al solito bar in cui ogni tanto si incontravano per fare colazione.
Mai una volta che fosse in orario.
Sbuffò.
Per questo, spesso, ordinava anche per lui.
Facendo i conti, sapeva che sarebbe arrivato fra circa dieci minuti.
Louis non faceva mai troppo ritardo, era sopportabile, più o meno.
Più meno che più.
Il biondino si sedette ad uno dei tavoli in legno infondo al locale e sospirò. Rimanere da solo a pensare era una delle cose che odiava di più.
Ed ora, mentre aspettava l’amico, la mente iniziava a viaggiare con la fantasia. Che, più che fantasia era amara realtà.
Soprattutto perché in quel periodo non faceva altro che pensare a lei.
Era il suo chiodo fisso.
Pensava a quanto si fossero complicate le cose quando invece potevano essere così semplici.
Quella sera in macchina, c’era quasi, la aveva quasi in pugno.
Se non fosse stato per Liam.
Si lasciò sfuggire un sorriso amaro.
Quando glielo aveva raccontato, lui gli aveva chiesto scusa in quarantotto lingue diverse.
Ma d’altronde non era nemmeno colpa sua, anzi, forse era stato meglio così.
Se non avesse urlato, tutti quanti li avrebbero visti baciarsi, Zayn l’avrebbe saputo e si sarebbe scatenato un pandemonio.
Ma il problema era un altro adesso, lui non poteva più sopportarlo.
Non poteva sopportare di vedere Eloise insieme a Zayn.
Impazziva soltanto all’idea.
Improvvisamente gli venne in mente quella volta in cui li aveva visti nel giardino della scuola. Diamine se gli aveva dato fastidio.
E anche se aveva imparato a nasconderlo bene grazie ai consigli di Harry, quando c’era lei, faticava a controllarsi.
E poi, perché non lo guardava mai negli occhi?
Era per caso un lebbroso?
Mi odia?
No, non può essere. I ragazzi mi hanno detto che...

E perché quella sera sembrava triste, mentre si fissavano?
Si ripeteva quelle domande ogni singolo secondo della giornata come fossero una tortura quotidiana.
<< Scusa il ritardo >>, si sentì annunciare da dietro.
Louis era appena arrivato, sorridente come sempre, e aveva preso posto di fronte a lui.
<< Buongiorno >>, rispose Niall.
<< Hai già ordinato scommetto >>
<< Certo >>, disse con poca enfasi.
Louis lo fissò per alcuni istanti, come se volesse scavargli nella testa.
<< Sempre il solito? >>.
Niall alzò subito la testa, guardandolo stranito.
<< Il solito che? >>
<< Sei fra le nuvole sempre per la solita cosa >>, ribadì.
Inutile negarlo. Ultimamente chiunque lo guardasse in faccia capiva tutto al volo.
<< Già >>
<< Quella ragazza è un po’ complicata >>, ridacchiò Louis.
Il cameriere col grembiulino verde scuro arrivò e posò sul tavolo i cappuccini caldi e fumanti.
<< Naah, è un po’ come Harry >>, sbuffò Niall quando il tizio fu abbastanza lontano.
Il castano strabuzzò gli occhi.
<< Come Harry!? Che? Ma dove vivi, a Narnia? >>.
Il biondo lo guardò serio, sperando che la sua non fosse una delle sue tante battute e che non si aspettasse di vederlo ridere.
<< Che vuol dire >>, chiese privo di espressione.
<< Harry lo fa per divertirsi, perché non ha niente di meglio da fare >>, scherzò gesticolando, << lei lo fa per il passato, per star meglio con se stessa, per non soffrire >>.
Niall lo guardò non capendo.
<< Il passato? >>
Louis a quel punto smise di sorridere e abbassò il tono della voce.
<< Non lo sai? Zayn lo sai, forse è stata lei a dirglielo e...io non dovrei dirlo a te. Amanda si infurierebbe da morire. Se Eloise venisse a sapere che mi ha raccontato una cosa simile, litigherebbero >>, bevve un sorso di cappuccino.
Il biondo sfoderò il suo migliore sguardo da cucciolo e lo fissò intensamente, non usava quell’arma ormai da tempo immemore e gli mancava terribilmente.
<< Oh, no. Non fare così, non funziona con me >>.
Niall si intristì.
<< Dai, non lo dirò a nessuno. Farò finta di niente! >>
<< Non puoi fare finta di niente sapendo questo, specialmente tu >>, affermò Louis.
Ed era vero. Avrebbe scommesso non so quanti soldi per affermare che Niall sarebbe subito andato da Eloise per chiederle scusa o quant’altro dopo averlo saputo, se ne avesse avuto la possibilità.
<< Ti giuro che non farò assolutamente niente >>.
Ne sembrava davvero convinto, si persuase Louis.
D'altronde Niall era un bravo ragazzo, non sarebbe andato a raccontare in giro una cosa simile.
<< Va bene >>, sospirò.
Si avvicinò a Niall, quasi per evitare che qualcun altro li sentisse, e iniziò a raccontargli una storia che, seppur segreta, sembrava essere conosciuta da tutti.
Una storia assurda, triste, ma vera.
Il volto del biondino divenne prima attento, poi sorpreso, triste, arrabbiato e infine comprensivo.
Se solo lo avesse saputo prima, avrebbe saputo come prenderla.
Se solo lo avesse saputo, si sarebbe comportato diversamente.
Se solo tante cose non fossero successe, sarebbe stato tutto diverso.
<< Ora, io non ti ho mai detto nulla. Ok? >>, volle assicurarsi Louis.
<< Tranquillo >>.


Quando Zayn si svegliò, ancora con gli occhi chiusi, allungò un braccio nel letto disfacendo le coperte, ma non trovò nulla.
Aprì gli occhi e alzò leggermente la testa, Eloise non c’era.
Tornò a stendersi e sbuffò.
Perché quella ragazza faceva sempre tutto di testa sua?
Zayn si ritrovò a pensare che probabilmente aveva scelto la fidanzata sbagliata per redimersi.
Non che l’avesse scelta in un giorno di piena sanità mentale, ma l’aveva comunque fatto.
Si alzò dal letto e cominciò a cercare i suoi vestiti sparsi per la stanza.
<< Eloise?? >>, gridò dalla camera.
Nessuno rispose.
Possibile che se ne fosse andata senza dirgli niente?
Uscito dal bagno si diresse in cucina per bere qualcosa e vide uno strano foglio spiegazzato sul tavolo.
Qualcuno ci aveva scarabocchiato in maniera veloce:


“SONO DA AMANDA
BACI,
ELOISE.”



Eloise sperava che quell’idiota leggesse il biglietto.
Non voleva subire un’altra sua scenata per telefono e ripetere l'episodio di quella mattina all’infinito.
Perché, d’altronde, loro due non sapevano fare altro.
Mandarsi a fanculo, litigare, stuzzicarsi e fare sesso.
Un’intera relazione basata soltanto sul sesso.
Purtroppo era iniziata così e così andava avanti.
Era vero che l’aveva difesa da quel depravato di Jasper, che era un bravo ragazzo, intelligente, affascinante e...
- Tutte queste qualità le ha anche qualcun altro.
Intelligente? AHAHAHAH NO.
- Vedo che hai capito subito di chi sto parlando.
Eloise alzò gli occhi al cielo.
- Vorresti dire che è stupido?
Continuò la vocina.
Ovvio, è una banana. Le banane non pensano.
- Quindi ti sogni le banane?
Piantala.
- Tu hai cominciato.
E io finisco.
- Tecnicamente siamo la stessa persona, quindi...
Taci!
La bruna suonò il campanello dell’amica, irritata.
Era assurdo il modo in cui riusciva ad arrabbiarsi con se stessa.
Non vedeva l’ora di riabbracciare Amanda, non si parlavano per davvero da tantissimo tempo e lei ne aveva proprio bisogno.
Doveva raccontarle di quello che le stava succedendo, di quello che sentiva.
E non le importava affatto che l'amica le avrebbe ripetuto di buttarsi fra le braccia di Niall, doveva liberarsi di quel peso immane che le torturava la testa.
Poco dopo si accorse che erano già passati cinque minuti e che ancora nessuno le aveva aperto la porta.
Suonò di nuovo.
Ma andava di moda non essere a casa ultimamente??
Eloise prese il cellulare dalla borsa e cerco il numero di Amanda fra i contatti, forse stava ancora dormendo.
Uno. Due. Tre squilli.
<< Ehy, dimmi >>, rispose allegra.
<< Dove sei? >>
<< Sto andando da Louis >>.
Eloise sbuffò dall’altra parte del telefono, possibile che quei due dovessero stare sempre attaccati come due cozze?
<< Ma dai, potevi avvisarmi che saresti andata da lui. Almeno ora non sarei dietro la tua porta di casa >>, disse ironica, sapeva che l’amica non era affatto tenuta a dirle quando e come doveva uscire con il suo ragazzo.
<< Scusa >>, ridacchiò, << In realtà non lo sa nemmeno lui, volevo soltanto passare a trovarlo. Lui lo fa spesso con me >>
<< Oh, capisco. Beh, allora quando vi date una mossa passi da me. Ok? >>.
Aveva già progettato tutta la giornata.
<< Ok, ti voglio bene >>.
Eloise sorrise. << Anch’io, rossa >>, chiuse la comunicazione.
Che palle, ora sarebbe dovuta ritornare a casa senza far niente.
Mandò un messaggio veloce a Zayn dicendogli di aspettarla.
Perlomeno non si sarebbe annoiata.

Avevo già detto che andava di moda non farsi trovare a casa? Già, oggi è la giornata nazionale del “ ciao, non sono a casa”, o qualcosa di simile. Capirete perché.

Amanda era proprio lì, davanti al grande porticato in legno di casa Styles&Tomlinson, sorridente.
Suonò subito il campanello sistemandosi i capelli.
Sentì una voce urlare “ arrivo!” e dei passi trascinarsi sul pavimento stancamente.
Cinque minuti dopo la porta si aprì.
<< Ehy Cia... >>, cominciò entusiasta, << o... >>, finì scandalizzata.
Harry era davanti a lei.
Nudo.
Completamente.
O quasi.
Con un asciugamano davanti all’organo genitale che stava ancora faticando ad agganciarsi intorno alla vita.
Le goccioline umide gli colavano dai capelli bagnati.
<< Oh, m-merda >>, gli sfuggì. << Scusa, pensavo fossi Louis! >>, balbettò lui e si attorcigliò l’asciugamano velocemente in maniera più presentabile.
Amanda era ancora sulla porta scioccata, con lo sguardo fisso al pavimento.
Il viso in fiamme, si vergognava da morire.
Forse avrebbe dovuto avvisare Louis.
<< Comunque Louis non c’è >>, continuò Harry, << dovrebbe tornare tra... >>, diede un’occhiata all’orologio attaccato alla parete, << tra una mezz’oretta, credo >>.
Lei continuava a tenere lo sguardo basso.
Quando lui vide che non era intenzionata a rispondere, chiese: << Vuoi aspettarlo qui? >>.
Amanda esitò.
Doveva entrare nell’appartamento del suo ragazzo mentre il suo migliore amico girava nudo per casa?
Però ormai era arrivata, ed era a piedi.
Arrivare fin lì per niente?
Non se ne parlava proprio.
<< Sì >>, rispose.
Si sarebbe seduta buona, buona sul divano e avrebbe aspettato in silenzio.
<< Se vuoi qualcosa da bere o da mangiare, basta aprire il frigo. Lo sai, no? >>
<< Si,si >>.
Harry si passò una mano fra i capelli bagnati e le lanciò un’ultima occhiata. Dopodiché salì al piano superiore per tornare nel bagno.
Cavolo, era rimasto davvero di stucco quando si era ritrovato Amanda dietro la porta.
Se avesse dato sfogo alle sue emozioni, a quell’ora le avrebbe sbattuto la porta in faccia.
Quella ragazza gli stava dannatamente fra i piedi ultimamente, c’era sempre lei.
Louis, andiamo al bowling? No, esco con Amanda.
Louis, guardiamo un film? No, vado da Amanda.
Louis, stasera...? No, Amanda.
Amanda. Amanda. Amanda. Amanda. Amanda.
E per due o tre giorni in cui era riuscito a convincere il suo migliore amico a passare del tempo con lui, lei, non aveva fatto altro che lamentarsi.
Cominciava a detestarla.
Ma, d'altra parte, cosa avrebbe potuto fare?
Una mezza idea gli era anche venuta, ma non era andata a buon fine.
Anzi, si era ricreduto assolutamente. Louis si sarebbe infuriato come una bestia amazzonica.
Ma forse, se avesse fatto in modo che...soltanto lei...forse si poteva fare. Insomma, non sarebbe mica stata colpa sua se...
Li avrebbe soltanto....
Si.
Quale momento migliore.
Si infilò velocemente i boxer e si asciugò i capelli con un asciugamano prima di accendere il fono.
Si osservò nello specchio e si sistemò per bene i capelli.
Poi, aprì la porta del bagno per andare nella sua stanza, ma il pavimento era un po' umido.
Ottimo per cadere di faccia a terra e rompersi una gamba.
Purtroppo non fece abbastanza attenzione.
Il piede destro gli scivolò in avanti, Harry si aggrappò alla porta per non cadere di testa a terra.
Il ginocchio sinistro si piegò e lui sbatté la schiena sul pavimento.
<< Ooaauuah >>, urlò di dolore.
Amanda si alzò di scatto dal divano.
<< Che cosa è successo? >>, domandò allarmata dal piano di sotto.
Harry lanciò un altro ululato straziante.
<< Harry?? >>.
La rossa si diresse immediatamente alle scale e le salì di corsa.
Aveva sentito uno strano rumore e un urlo, si era spaventata.
Non sapeva che cosa immaginarsi.
Arrivata davanti al bagno vide il ragazzo steso a terra dolorante.
Aveva soltanto i boxer, ma almeno non era nudo, pensò.
Aveva il ginocchio sinistro completamente piegato in una posizione poco umana, la schiena abbandonata al pavimento e un braccio completamente rosso per lo sforzo di mantenersi alla porta.
Si precipitò su di lui.
<< Oh mio Dio, cosa ti fa male? >>
<< Tutto >>, rispose sofferente.
<< Ce la fai ad alzarti? Vuoi del ghiaccio? >>, chiese mentre cercava di fargli mollare la presa sulla porta.
Lui tentò di sorridere. << Una cosa alla volta >>.
Provò a sollevare la schiena, anche se gli faceva un male tremendo.
Era consapevole che in ogni caso lei non avrebbe avuto abbastanza forza per prenderlo in braccio, per cui doveva mettersi in piedi da solo.
Amanda prese il braccio ancora in tensione del riccio e se lo posò sulle spalle.
<< Riesci a muovere quel ginocchio? >>, gli indicò il ginocchio sinistro che sembrava quasi disossato.
Lui annuì. << Credo sia solo una distorsione >>.
Una distorsione? Io al posto tuo sarei morta.
Infatti non riuscì ad appoggiare la gamba sinistra completamente sul pavimento.
Saltellarono velocemente fino alla camera di Harry, e Amanda lo aiutò a stendersi.
<< Adesso stai qui che vado a prenderti del ghiaccio >>, affermò e corse giù.
Dopotutto non era poi una cattiva ragazza, notò Harry.
Forse per lui, che non aveva mai avuto una relazione seria di quel tipo, comprendere il suo rapporto con Louis era complicato.
Chissà come doveva essere amare qualcuno per tutta la vita e vederlo sempre lì pronto a prendersi cura di te.
Lei tornò in pochi minuti con un panno pieno di ghiaccio e glielo posò sul ginocchio, poi si sedette sul letto del ragazzo e sospirò.
<< Ti ordinerei di vestirti se non fossi mezzo morto >>.
Harry sorrise.
<< Vorresti dire che non sono di tuo gradimento così? >>, domandò malizioso.
Nonostante fosse tutto rotto non poteva fare a meno di fare il cretino, era semplicemente la sua natura.
<< In realtà, sarebbe meglio se ti coprissi >>, sostenne lei imbarazzata.
<< Perché potrei causarti pensieri sconci? >>, continuò sfacciatamente, con quel sorriso da grandissimo stronzo sul volto.
<< Harry, non sei Brad Pitt, dacci un taglio >>
<< Grazie, lui ha 50 anni e io ne ho 18. E sono anche meglio >>, ammiccò.
Amanda rise.
<< Convinto tu >>
<< Perché, vorresti forse dire che non è vero? >>
<< Non sei un adone greco >>, confermò fissandolo.
<< Qualcosa mi dice che stai sviando le domande >>, constatò il riccio.
<< Qualcosa mi dice che faresti meglio a stare zitto >>, scherzò.
Harry tentò di mettersi seduto sul letto poggiandosi alla spalliera.
<< Non è una risposta nemmeno questa >>, disse con non curanza. Si portò una mano ai boxer e li spostò leggermente soltanto per provocarla.
Si stava divertendo come un bambino con la sua macchinina telecomandata.
<< Finiscila >>, gli suggerì Amanda voltandosi dalla parte opposta alle sue mutande.
<< No >>, sorrise.
<< Piantala! >>, iniziò a ridere lei.
<< Dove? >>
<< Harry, ti ordino di stare fermo! >>, rise lei bloccandogli il braccio con cui continuava a spostarsi la biancheria.
<< Altrimenti? >>.

Tutti e due erano troppo occupati a stuzzicarsi e a ridacchiare per accorgersi dell’improvviso rumore della porta al piano di sotto.
Sta di fatto che qualcuno era entrato in casa e stava cominciando a chiedersi dove fosse Harry.

Harry stai sbagliando, gli suggeriva la voce nella sua testa mentre scostava una ciocca di capelli rossi dal volto della ragazza.
Forse stava davvero esagerando, persino per quello che aveva ipotizzato prima?
Forse.
Ma che importava adesso?
E poi lei si era lasciata abbindolare così facilmente, no?
Ed era anche carina.
Insomma, che cosa aveva da perdere?

Quel qualcuno si chiese di chi fossero le voci che aveva sentito al piano di sopra. Harry era con qualcuno?
Decise, e fu il più grande errore della sua vita, di salire le scale.

<< Harry...credo c-che.. >>, balbettò lei.
Lui non la ascoltò e si precipitò su di lei.
Fu il primo a baciarla, ma non gli importava.
Le loro labbra si sfiorarono appena una volta, insicure.
Amanda tremava.
Sembrava quasi che avesse previsto che...
<< COSA CAZZO STATE FACENDO!?!? >>.
Louis.
Ma se l’avesse previsto, a quest’ora lui non sarebbe stato qui.

Amanda si alzò di scatto dal letto di Harry, tremante.
<< Louis, non è come pensi! >>, gridò più a se stessa che a lui.
La solita frase da film che, per quanto sembrasse ridicola, era SEMPRE vera.
Soprattutto per chi si trovava nell’orribile situazione di dirla.
Lo sguardo di lui scivolò prima nei suoi occhi, poi guardò Harry che se ne stava immobile, incapace di proferire parola e, nudo.
Era nudo, nel suo letto.
Non poteva crederci.
No, non era possibile.
Rimase sulla soglia, scioccato.
Mentre l’intero mondo gli si scaraventava addosso come un’onda anomala.
Mentre un uragano gli strappava il cuore e glielo sputava in faccia, spappolato.
Iniziò ad indietreggiare.
Amanda fece due passi verso di lui.
<< NON AVVICINARTI! >>, urlò tremante di rabbia.
La rabbia. Era l’unica cosa che riusciva a sentire oltre all’infinita tristezza.
La sua ragazza. Con il suo migliore amico.
Sembrava surreale.
<< No, Louis, hai capito male! Ti prego! >>, gridò di rimando lei con gli occhi lucidi.
Il ragazzo si voltò e iniziò quasi a correre giù per le scale, infuriato più che mai.
Non aveva voglia di guardarla in faccia. Non voleva vederla piangere.
Non voleva vederla affatto.
Non voleva vedere Harry.
Non voleva vedere nessuno.
<< Louis! >>, gridò Amanda.
Gridò con tutta se stessa.
Iniziò a rincorrerlo per le scale, mentre piangeva e le lacrime le appannavano così tanto la vista che due o tre volte dovette mantenersi per non cadere.
<< LOUIS! >>, urlò ancora, raschiandosi la gola per lo sforzo.
Lui sembrava non sentirla.
Nemmeno quando i singhiozzi divennero così forti che persino per Harry al piano di sopra erano insopportabili.
Louis acciuffò bestialmente la sua giacca e si avviò alla porta.
Amanda, col il viso impastato dal pianto, si aggrappò alla sua camicia per fermarlo.
<< NON TOCCARMI >>, la strattonò.
Lei rimase agguantata a lui con tutte le forze che le rimanevano.
Non importava quanto si dimenasse, quanto urlasse, quanto piangesse, quanto gridasse.
Non importava quanti “ Ti prego” avesse detto, a lui non importava nulla.
<< HO DETTO CHE N-O-N D-E-V-I T-O-C-C-A-R-M-I! >>, ringhiò e le strattonò il braccio più violentemente di prima, facendola cadere a terra.
La porta sbatté con tanta forza alle sua spalle che i muri vacillarono.
Louis era andato via.
Amanda rimase lì, stesa a terra a piangere.
Senza forze.
E pianse, non seppe nemmeno lei per quanto.
Pianse così tanto che soltanto un’ora dopo decise abbandonare quella casa maledetta.
Ma non sapeva nemmeno dove sarebbe andata.
Con sguardo vacuo lasciò l'appartamento e inizò a camminare alla cieca.
















TAAADAAAH!
Vi prego non odiatemi! ahahahah, dai, ragazze, su con la vita! LoL
Vi prometto che alla fine si sistemerà tutto :3
Cmq, la battuta orrenda che fa Harry:
<< Piantala! >>
<< Dove? >>
Si, lo so ,fa schifo. Si riferisce alle piante e a dove piantarle. LOL
Infatti l'ho riscritta nel caso non si capisse. xD
Mmmh, oltre a questo volevo dirvi che stanotte alle 4 di mattina parto per la gita scoltastica!
Quindi non ci sarò per un po' e non so quando avrò tempo per scrivere ancora, ma non vi abbandono, eh u.u
In ogni caso, recensite e fatemi sapere cosa ne pensate dell'ultimo, meschino e triste colpo di scena! :D
Baci!
Ah, questo è il mio Twittah, per chi volesse vedere quanto sono idiota anche nella realtà u.u

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Capitolo 14
*** Che cos'è l'amore? ***


CAPITOLO 13




Niente aveva più importanza, adesso
Il mondo era diventato una voragine nera, un buco nero privo di vita in cui cadere senza mai aprire gli occhi.
Niente più aveva importanza, nemmeno l’autista del taxi che continuava a gridarle in faccia “ E’ arrivata, signorina, deve scendere!”.
Pagò la corsa senza nemmeno badare al resto e si avvicinò al suo portone.
Non sentiva più nulla.
Non capiva.
Non capiva come riuscisse ancora a mettere un piede davanti all’altro per camminare.
E come riuscisse ancora a respirare.
E perché il mondo continuava a girare?
No, il mondo era morto per lei.
Chiuse la porta di casa sbattendola violentemente. Gli occhi azzurri fissi nel vuoto si trasformarono improvvisamente in due pozzi di catrame privi di vita.
Che cosa aveva fatto?
Come aveva potuto?
Si lasciò scivolare lungo la porta, ancora con la giacca in dosso.
Louis era andato via.
Lei aveva permesso all’amore della sua vita di andare via, di lasciarla lì.
Il modo in cui l’aveva guardata...
Improvvisamente fu pervasa dallo schifo.
Schifo infinito per se stessa e per quello che aveva fatto, per quello che era.
Sentì un vagone di pianto soffocarle lo stomaco.
Iniziò a piangere, di nuovo.
Pianse forte gettando indietro la testa.
Pianse così tanto che per un momento le mancò il fiato e cominciò a tossire, pianse come mai aveva fatto prima.
La rabbia, lo schifo, la tristezza, la disperazione.
Come aveva potuto?
Farsi abbindolare da Harry in quel modo...senza pensare a lui, senza pensare a Louis.
Senza pensare a quanto lo amasse.
Pianse ancora, il petto le pulsava per il dolore e per gli spasmi.
Allungò le mani sul pavimento freddo e graffiò le mattonelle con tutta al forza che aveva.
Le unghie raschiarono il marmo stridendo leggermente.
Si fece male, sentì un unghia spezzarsi, sentì il dolore pervaderle la mano ma non le importava.
Lo meritava.
Ciò che importava adesso era che lei aveva permesso all’unica cosa di cui aveva bisogno, di lasciarla.
E lei aveva bisogno di lui.
Quell’improvvisa consapevolezza le diede una sensazione di soffocamento.
Lei lo amava, lo amava da morire.
E lo aveva tradito.
Lo aveva preso in giro, dimenticato.
Non poteva lasciarlo andare.
Voleva Louis, le sue braccia, le sua labbra, i suoi occhi, il suo sorriso.
Voleva le sue stronzate, le cretinate sparate a raffica, voleva la sua voce.
Pianse più forte.
Lui doveva essere lì con lei, non poteva andare via.
Tossì per l’ennesima volta portandosi una mano alla bocca bagnata.
Disperata prese velocemente il cellulare dalla borsa e compose, veloce, il numero del suo ragazzo.
Aveva bisogno di lui.
Non sapeva che fare.
Si sentiva morire, e mentre ascoltava il rimbombare vuoto e crudele degli squilli attraverso il cellulare, continuava a piangere, come se fosse l’unica cosa da fare.
L’unica cosa possibile in quel momento.
Non le importava di niente.
Voleva lui.
Voleva sentirsi dire che non se l’era presa, voleva sentire la sua risata mentre le diceva che era tutto uno scherzo, voleva dimenticare ogni cosa.
“Il cliente da lei chiamato non è al momento raggiungibile”.
Ma non poteva succedere.
Amanda urlò per la disperazione e lanciò il cellulare dall’altra parte della stanza.
Si portò le mani al volto e iniziò a mormorare.
<< Scusami, ti prego...scusami, ti prego...ti prego..ti prego.. >>
Pianse.
<< Louis... >>, sussurrò.
Pianse così forte che dovette alzarsi velocemente e correre in bagno.
Tossì forte prima di riversarsi sul bagno e vomitare.
E vomitò via anche l’anima.
Ma purtroppo sputare tutto in un gabinetto, non l’avrebbe aiutata a liberarsi di quel dolore.
Tirò lo scarico e si guardò allo specchio, tremante.
Chi sei tu? Che cosa ne hai fatto di Amanda?

Harry si alzò velocemente dal letto e cominciò a vestirsi delirante, con le mani che ancora gli tremavano.
Pareva essersi appena ripreso dallo shock e essersi reso conto di quello che era successo.
Che cosa cazzo aveva combinato!?
Ok, si, voleva allontanarli, riavere il suo migliore amico, ma non in questo modo, non voleva far soffrire Louis.
E soprattutto, quella ragazza, era rimasta a piangere in salotto per più di un’ora, disperata.
Che cosa aveva fatto.
Era un mostro.
Si odiava.
Aveva fatto del male al suo migliore amico.
Per sbaglio.
Per la sua grandissima stupidità.
Era un cretino, maligno, uno sfruttatore, una merda, uno stronzo.
Perché doveva provarci con qualsiasi essere avesse un buco in mezzo alla gambe.
Che cosa ho fatto. Che cosa ho fatto. Che cosa ho fatto. Che cosa ho fatto. Che cosa ho fatto.
Morire, in quel momento, non pensava che fosse una punizione abbastanza crudele per se stesso.
Si ricordò all’improvviso dello sguardo che Louis gli aveva rivolto mentre urlava.
Ne ebbe paura.
Io volevo soltanto passare più tempo con te...
Che non mi abbandonassi come tutti gli altri...
Avevo paura di rimanere solo...

Tentò di giustificarsi.
Ma nessuna scusa era valida, nessuna lo sarebbe stata, l’aveva fatta grossa.
Ora doveva soltanto uscire di casa il più in fretta possibile e cercare Louis.
Conoscendolo, incazzato com’era, sarebbe stato capace di fare qualsiasi cosa.


Eloise continuava a fissare il cellulare, ansiosa.
Era seduta su di una panchina di fronte al Tamigi, insieme a Zayn.
Possibile che Amanda non si fosse ancora fatta sentire?
Che cavolo stava combinando con Louis? Lo facevano di prima mattina?
Vabbè, era mezzogiorno passato, ma un po’ di decenza!
 << Perché fissi in continuazione il telefono? >>, le domandò Zayn alzando un sopracciglio.
Lei sospirò. << Niente, aspettavo che Amanda si facesse sentire >>.
Lui fece un cenno col capo per farle intuire che aveva capito, poi le cinse le spalle con un braccio.
<< Ehm.. >>, cominciò lui.
Lei si voltò aggrottando la fronte. Si accorse che lui aveva voglia di parlare e ne fu quasi stupita.
Loro due parlavano raramente di cose serie.
E poi, a quell’ora Zayn voleva affrontare una conversazione?
Proprio in quel momento?
Proprio quando l’azzurro di quel fiume dall’acqua gelata le ricordava una certa persona?
<< Posso farti una domanda? >>, si sentì dire infatti.
Eloise si limitò ad annuire.
Lui prese fiato.
<< Tu sei già stata innamorata, vero? >>.
La bruna storse un po’ il naso, scioccata.
<< Come mai questa domanda? >>.
Zayn scrollò le spalle. << Questo paesaggio mi fa sentire intelligente >>, sorrise come un idiota.
Lei alzò gli occhi al cielo. << Comunque si, te ne ho anche parlato >>.
Lui riprese. << E come ti sei accorta che..insomma, che eri innamorata? Cioè, è sempre uguale? >>.
Tutta questa curiosità mi sorprende, pensò.
<< Beh, in realtà no. Te ne accorgi quando senti che quella persona ti completa, che saresti disposta a passarci tutta la vita insieme, quando sei invasa dal bisogno di lei, quando con una sola parola è capace di aggiustarti una giornata partita male...e senti che...stai bene. Senti che con quella persona tutto il resto non esiste, che sei perfetta e che lei è perfetta. L'amore è quando riesci a stare in silenzio in sua presenza senza sentirti in imbarazzo >>.
Eloise sopirò e poi continuò.
<< L’amore è farla sorridere con il tuo sorriso perché hai visto il suo >>, concluse.
Zayn ridacchio.
<< Eh si, e chi ha cominciato? >>
Eloise sorrise.
<< Esatto Zayn, è questo l’amore, non sapere chi ha cominciato >>.
Lui rimase stupefatto a guardarla, non se l’aspettava da lei.
Si voltò verso il fiume.
<< Ed è sempre lo stesso con ogni persona? >>.
La ragazza socchiuse un po’ gli occhi, pensando. << Le sensazioni cambiano a seconda di chi ti trovi davanti. Può essere un’emozione più coinvolgente o meno coinvolgente. Può inchiodarti al pavimento come fosse una forza di gravità sovrumana, oppure può semplicemente farti dimenticare le chiavi di casa, può lasciarti con la testa fra le nuvole; oppure può farti sorridere e basta, anche mentre fuori piove. Insomma, hai capito? >>.
Lui la guardò ancora per un po’.
<< Sì >>, rispose soddisfatto.
Cominciò a giocherellare con una ciocca dei suoi capelli bruni, come un bambino.
<< Vedi che non sei superficiale come vuoi far credere? >>, la stupì.
Eloise rimase spiazzata da quella domanda.
Lei era superficiale.
Doveva esserlo.
Lei era cattiva.
Lei era quella che voleva sedurre Niall soltanto per uno stupido capriccio.
-Ma ora non è più così.
Certo, perché non accadrà mai.
-Ma perché sei una tale cretina?
<< Bene >> sospirò Zayn lanciando un’occhiata all’orario, << Adesso devo andare, mi ha fatto davvero piacere parlare con te, oggi >>, sorrise.
<< Vuoi che ti accompagni a casa? >>.
Eloise ci pensò su un attimo.
<< No, figurati. Voglio rimanere qui ancora un po’ >>, sorrise.
Lui la salutò con un bacio sulle labbra e si allontanò.
All’improvviso tutto quel parlare di amore e romanticherie varie le aveva messo addosso una strana sensazione di inquietudine.
Certo, quello che provava verso Zayn era solo affetto e niente di più, ed era decisamente crudele che lo usasse soltanto per togliersi dalla testa quella Banana appassita.
Si era chiesta spesso che cosa l’attirasse così tanto di quel ragazzo.
A parte i suoi occhi, ovvio. A parte il suo viso, la sue mani, il suo corpo, a parte tutto ciò che lo riguardasse fisicamente, cos’altro c’era?
Lui è uno stupido.
- E’ questo che ti attrae di lui??
No, certo che no!
-E allora cosa?
 “Adesso è tutto ok, mi dispiace solo di non essere arrivato prima”.
Le vennero immediatamente in mente le parole che le aveva rivolto quando l’aveva salvata da quel maniaco a scuola.
Il modo in cui le aveva accarezzato i capelli e le aveva tenuto la mano.
Il modo in cui la guardava, la faceva sentire come se non ci fosse nient’altro intorno a loro e lui avesse occhi soltanto per lei.
Neville.
Le venne da ridere non appena si ricordò di quel nome buffo con cui l’aveva chiamato.
E sorrise ancora quando si ricordò di tutte le volte in cui lo aveva preso in giro e lui le aveva lanciato le sue occhiatacce infastidite.
Il modo in cui la irritava, semplicemente osservandola.
Amava il modo in cui continuavano a punzecchiarsi e a sorridersi.
“ Voglio i tuoi occhi Niall, nessuno deve più  guardarli oltre a me”.
Si nascose il volto fra le mani soltanto al pensiero di quella frase.
Si vergognava da morire di averglielo detto, come aveva potuto essere così sfacciata? Non che lei non lo fosse, ma con lui!? Se fosse stata sobria non l’avrebbe mai fatto.
E quella volta a casa di Louis, quando lui aveva origliato tutta la loro conversazione e poi alla fine le aveva detto: “Ti da fastidio che io ti abbia vista diversamente da come vuoi sembrare?”.
Lui l’aveva capito fin dall’inizio. Gli era bastato poco per scovare tutte le sue più remote paure e farle venire a galla. E lei aveva paura di fidarsi ancora.
Aveva paura di perdere il controllo ogni volta che sentiva il suo profumo, ogni volta che lo guardava negli occhi.
Forse era proprio questo che amava di lui, il fatto che riuscisse a farle provare emozioni con cui era difficile fare i conti.
Non riusciva a controllarsi, con lui, e ogni volta si sentiva tirare dentro ad un vortice in cui si sarebbe lanciata volontariamente, se solo avesse potuto.
Tutto. Tutto quello che aveva vissuto con lui era fantastico.
Persino quella serata assurda intrappolata in macchina con lui, quando aveva desiderato una bombola di ossigeno per tutto il tempo.
La sua presenza la mandava in confusione totale.
E quando stavano per baciarsi...oddio!
Eloise, basta! Prima dici che vuoi togliertelo dalla testa e poi passi le ore intere a pensare a lui.
La vocina aveva ragione, che cavolo stava facendo?
Ad un certo punto fu distratta da un rumore assordante aldilà del marciapiede, si voltò di scatto e notò un ragazzo dai capelli castani che prendeva a calci un bidone dell’immondizia. Sembrava piuttosto incazzato.
I vandali, ma non lo sanno che esistono le palestre se hanno voglia di prendere a calci qualcosa!?
Poi guardò meglio.
Quello non era un ragazzo qualunque, non era un vandalo.
Quello era Louis.
La bruna sbarrò gli occhi, sconcertata.
Era impazzito!? Stava colpendo quel bidone con così tanta forza che avrebbe potuto squartarlo da parte a parte da un momento all’altro.
Ogni tanto lo sentiva imprecare e lanciare urli di rabbia incomprensibili.
Eloise si alzò dalla panchina e lo raggiunse quasi correndo.
<< Louis! Che diamine stai combinando?? >>, gridò per sovrastare il baccano assurdo che facevano i suoi calci contro il bidone.
Lui non rispose e continuò la sua opera indisturbato.
Eloise pensò che sembrava tanto Orlando nel poema dell’Orlando Furioso di Ariosto.
Lei gli andò vicino tentando di farlo smettere. << Mi senti!? Finiscila! >>.
Lui continuò imperterrito. << NON POSSO! >>, gridò fra gli schiamazzi. << ALTRIMENTI AMMAZZEREI QUEL BRUTTO...FIGLIO DI...STRONZO... >>.
Eloise era stupefatta. Ma quel ragazzo era così di suo, oppure faceva finta?
<< COME HA POTUTO, PERCHE’??? >>, implorò ad un certo punto lui. Si portò una mano al volto e iniziò a prendere a pugni il bidone della spazzatura quasi disperato.
Ormai quasi tutti i rifiuti si erano riversati sul marciapiede, attirando l’attenzione e la disapprovazione dei passanti.
La ragazza si accorse che gli occhi di Louis erano diventati lucidi e capì all’istante che non si trattava affatto di uno scherzo.
Si avvicinò a lui decisa, era preoccupata davvero adesso.
<< Louis, adesso basta, devi fermarti >>, parlò piano, prendendolo per un braccio.
Non disse niente nemmeno quando vide una sua lacrima cadere sul metallo sporco della pattumiera.
Ma lui non si fermava.
Eloise lo strattonò.
<< Lasciami in pace, non ho bisogno di nessuno! >>, sbraitò.
<< Smettila! >>
La bruna si arrabbiò, lo prese da dietro, dalla vita e lo tirò via con tutte le forze, pensando a quanto fosse pesante.
Lui si dimenò come un indemoniato.
<< Sparisci, deficiente! >>, gli urlò contro.
Eloise perse la pazienza.
<< ADESSO BASTA,LOUIS! DEVI MOLLARE QUELL’AFFARE!! >>, si sgolò e gli diede uno schiaffo.
Sperò di non avergli fatto troppo male.
Lui però sembrò riprendersi grazie a quel ceffone, e tacque.
Eloise lasciò la presa sul suo braccio e si posizionò di fronte a lui.
<< Adesso vuoi dirmi che cosa è successo? >>, cercò di riprendere il tono tranquillo di sempre.
<< Scusa, non volevo trattarti in quel modo >>,  rispose.
Lei gli sorrise. << Non preoccuparti, io faccio di peggio quando sono incazzata nera >>, tentò di sdrammatizzare.
<< Ehy >>, iniziò la ragazza quando vide che lui non aveva intenzione di proferire parola, << poco fa ero seduta su quella panchina laggiù, ti va se ci sediamo? Così mi racconti cosa ti è capitato >>.
Louis la guardò per un po’, tristemente, ma non disse nulla. Fu Eloise a prenderlo per un braccio e a trascinarlo verso la panchina, lui non oppose resistenza.
Passarono un paio di minuti in silenzio, poi lei ricominciò a fargli le stesse domande.
<< Allora, vuoi parlarne? >>.
Il ragazzo sospirò, come se fosse stanco.
<< Non posso parlarne con te >>, replicò.
Eloise più che interrogarsi sulla sua risposta, ringraziò il cielo poiché era finalmente riuscita a farlo parlare.
<< Che vuoi dire? >>
<< Tu prenderesti sicuramente le sue parti e mi faresti arrabbiare ancora di più >>, sentenziò come se stesse pensando da solo, chiuso in una stanza.
Eloise aggrottò la fronte. << Di chi stai parlando? >>.
Louis fece una smorfia, non aveva per niente voglia di dire quel nome, non ce la faceva.
La fissò in viso, sperando che capisse.
<< Amanda? >>, suggerì la bruna.
Lui la ringraziò infinitamente per aver intuito da sola a chi si riferisse e annuì debolmente.
<< Io non prendo mai le parti di nessuno per convenienza, dovresti saperlo >>, affermò convinta.
<< Non voglio dirtelo >>, disse allora lui.
La ragazza sbuffò.
<< Louis, avanti, non ti fidi di me? Voglio soltanto aiutarti! >>
Louis si passò una mano fra i capelli, stancamente.
<< No, non sei tu il problema. Il fatto è che...non ce la faccio >>
Sospirò. << Non ce la faccio a parlarne >>, continuò.
Eloise si preoccupò ulteriormente. Cosa diamine poteva essere successo di tanto grave da non permettere al ragazzo più allegro e ottimista del mondo di parlarne?
<< Okay, mi sto seriamente agitando. Dimmi che cosa è successo, prima che mi irriti ulteriormente >>, sbottò lei.
Louis prese un respiro e si poggiò con le mani sulle ginocchia, come per darsi forza.
<< Ho visto Harry e Amanda insieme >>, disse tutto d’un fiato.
Il ragazzo sentì un’improvvisa fitta al cuore e fece una smorfia. Per quanto tentasse di non dare peso alla cosa, si sentiva morire ogni volta che ci pensava.
Infondo lui amava quella dannata ragazza, e non puoi dimenticare qualcuno che ami da un giorno all’altro.
<< E-Erano insieme...nel senso che...stavano parlando...v-vero? >>, balbettò Eloise smarrita.
Appena aveva sentito quella frase le si era gelato il sangue nelle vene.
Non era possibile.
E lei lo sapeva, già da prima. Da quella sera.
Merda, lo sentiva che non avrebbe dovuto credere ad Harry.
Ma Amanda? Quella grandissima deficiente, ma che le era preso?
Non poteva dire a Louis di quello che aveva visto quella sera, si sarebbe incazzato ulteriormente.
E lei voleva soltanto farlo stare meglio.
<< No, Eloise >>, sussurrò piegandosi sulla ginocchia e coprendosi il volto con le mani.
Lei non sapeva che dire. Improvvisamente aveva perso tutte le parole.
<< Io non ci credo >>, fu l’unica cosa che le uscì.
Louis rise isterico. << Beh, credici. Perché erano in casa mia a baciarsi nella stanza di quel frocio maledetto! >>, si arrabbiò.
<< Sarà un equivoco, deve esserci qualcosa che...insomma non può essere, lo so, ne sono certa, sarà stato un errore, un incomprensione e sono sicura che... >>, cercò con tutta se stessa di trovare una spiegazione. Non voleva vedere Louis ridotto in quel modo. Lei sapeva come ci si sentiva.
Lo aveva subito per due dannate volte, e adesso non poteva fare niente per evitarlo.
Le venne da piangere e si definì un'idiota, perché l’unico che avrebbe dovuto piangere fra due non era certo lei. Ma non poté fare a meno di impietosirsi quando Louis la bloccò per un braccio intimandole di smetterla. Perché ormai sapeva come stavano le cose, cercare stupide giustificazioni non faceva altro che peggiore il suo stato d’animo.
<< Giuro che quando prendo quel lurido figlio di..  >>
<< No >>, la interruppe lui.
<< E’ inutile prendersela con Harry, non risolveresti niente >>, rispose con lo sguardo basso.
Eloise si commosse infinitamente quando lo sentì pronunciare quelle parole.
Perché nonostante fosse incazzato, nonostante avesse il cuore a pezzi, riusciva ancora a fare la cosa giusta, a pensare ad Harry come ad un amico.
Ma non sapeva che per lei le cose non funzionavano così. Non le importava affatto dell’onestà e della gentilezza.
Lei era una di quelle che si vendicava, a suo modo, e appena avrebbe incrociato Harry, sarebbe stata la sua fine.
Vide Louis passarsi una mano sotto l’occhio sinistro. Voleva nascondere il fatto che ogni tanto gli sfuggissero della lacrime, ma non era per niente bravo a farlo.
<< Louis >>, lo chiamò, triste.
Il ragazzo si voltò e lei lo abbracciò senza nemmeno chiedergli il permesso.
Le dispiaceva così tanto per lui che riusciva ad immaginare e sentire ogni sua sensazione e dolore.
Era come se fosse successo a lei, di nuovo. E avrebbe voluto fare qualcosa per lui, rimediare, ma tutto ciò che poteva fare adesso era abbracciarlo.
Sapeva che ne aveva bisogno, si ha sempre bisogno di un abbraccio.
Quando lei era stata male, Amanda le era rimasta accanto tutto il tempo, abbracciandola e consolandola ad ogni ora e minuto del giorno, senza stancarsi.
Purtroppo quel povero ragazzo non poteva affatto sfogarsi con il suo migliore amico, perché era proprio lui la causa del suo dolore; il chè rendeva tutto molto più complicato.
Lo strinse forte, sperando di riuscire ad infondergli coraggio e affetto.
<< Grazie mille, Eloise >>, sussurrò lui.
Quell’abbraccio non sarebbe certo stato la cura per il suo cancro ma lo avrebbe aiutato, almeno un po’.


Il lunedì mattina, la giornata scolastica sembrò infinita e vuota.
Liam e Zayn avevano un’aria da funerale mai vista prima.
Eloise dedusse che qualcuno doveva avergli accennato dell’accaduto.
Niall, come lei, se ne stava in disparte a contemplare la tristezza altrui senza evidenziare troppo la propria, ogni tanto la osservava e le lanciava strane occhiate incomprensibili. D’altronde Eloise non si impegnava affatto per capirle, la cosa che voleva evitare con tutta se stessa era proprio di guardarlo negli occhi.
Amanda e Louis non erano venuti a scuola.
Louis si era sistemato da Liam per un po’, non voleva tornare a casa con Harry dopo quello che era successo, non se la sentiva. E chi poteva biasimarlo.
Eloise non vedeva Amanda da due giorni, quasi. Aveva provato a chiamarla ma, ogni volta, il cellulare era sempre spento.
Non si azzardava, però, a mettere piede a casa sua, poiché era arrabbiata con lei e voleva almeno aspettare che le passasse, altrimenti non sarebbe stata in grado di intavolare una conversazione normale con la sua migliore amica. Non avrebbe fatto altro che rimproverarla e urlarle contro, e questo sarebbe stato crudele.
Non riusciva ancora a capire che cosa passasse per la testa di quella ragazza. E poi, magari, aveva anche bisogno di stare un po’ da sola con se stessa, no?
O era solo lei quella che desiderava il silenzio assoluto quando soffriva?
<< Dov’è Harry? >>, domandò a nessuno in particolare, mentre richiudeva la cartella.
<< Neanche lui verrà a scuola >>, le rispose Niall, appoggiato agli armadietti.
Eloise si irritò.
Aveva così tanta voglia di prenderlo a pugni in faccia che probabilmente fu soltanto la delusione a farla arrabbiare ulteriormente, avrebbe dovuto rimandare la sua vendetta sanguinaria a più tardi.
Se c’era qualcuno con cui si sarebbe sfogata, quello era lui.
Non le importava che probabilmente anche Amanda aveva fatto la sua parte, ce l’aveva con lui, e basta.
Con lui che quella famosa sera le aveva fatto quel discorso da premio oscar sul “non portarmi via il mio migliore amico”.
E lei ci era cascata, aveva fatto la parte della stupida. Si era lasciata coinvolgere e prendere in giro da uno come lui.
Quel puttaniere, dongiovanni pompato, figlio di buona donna, bastardo e coglione!
E adesso aveva anche il coraggio di fingersi malato, triste e sconsolato e non presentarsi a scuola?
Oh, si. Come se te ne importasse qualcosa, caro Harry!
<< Quel lurido verme... >>, sibilò Eloise.
Niall le si avvicinò dimenticando tutta quella strana tensione che c’era fra loro soltanto per un attimo.
<< Non addossare tutta la colpa soltanto a lui >>.
Eloise vacillò leggermente quando sentì il suono di quella voce alle sue spalle.
<< No, è una questiona fra me e lui. Ho il pieno diritto di essere incazzata >>
<< Non voleva farlo >>, controbatté lui, difendendo l’amico.
Eloise rise sarcastica. << Suppongo che tu sia stato da lui, vero? >>, ghignò quando lui annuì, << e quindi hai dovuto ascoltante tutte le stronzate che si inventa. Beh, non credergli perché dice soltanto un mucchio di palle! >>, gridò.
Ringraziò il cielo poiché Zayn e Liam era già lontani, altrimenti, come suo solito, il suo attuale ragazzo si sarebbe intromesso fra loro due per evitare che si scambiassero anche un  solo misero saluto.
<< Eloise, datti una calmata! Harry si sente in colpa! >>, gridò di rimando il biondo.
<< Lui si sente... >>, sussurrò incredula.
<< Si sente...in colpa... >>.
Cominciò a ridere, prima piano, poi sempre più forte.
<< Mi prendi per il culo!? >>.
Tremò leggermente quando per sbaglio lo guardo negli occhi.
Mantieni il controllo, Eloise. Non è il momento.
<< Smettila, stai esagerando >>, le suggerì il ragazzo.
<< No, Niall! Io so che cosa sta passando Louis, so come ci si sente! E se mi chiedi di giustificare Harry, puoi scordartelo! >>, si arrabbiò.
Tutti gli studenti del corridoio si erano fermati, avevano cominciato ad osservare la scena incuriositi e a seguire la loro conversazione.
Niall, infastidito, prese Eloise per un braccio e la trascinò nel solito cortile sfollato per evitare di sentirsi osservato.
<< So che sai quello che sta passando Louis, ma ti dico che io... >>
Eloise lo bloccò.
<< Come, scusa? >>.
Lui non capì.
<< Che vuol dire che sai che lo so? >>, gli domandò sbattendo le ciglia, scettica.
Improvvisamente tutto il discorso precedente sfumò.
<< Che so che sai che cosa?? >>.
Divenne uno strano ed assurdo gioco di parole, ma per niente divertente.
<< Come si sente Louis, che diamine ne sai tu di quello che so io! >>, sbottò.
Era un particolare irrilevante, ma a lei parve la cosa più importante di tutte in quel momento; aveva completamente dimenticato la storia di Louis e Amanda.
Niall sbiancò.
Giusto.
Lui non avrebbe dovuto saperlo.
Perchè il tutto riguardava esclusivamente la sua storia, quella che gli aveva raccontato Louis in quel bar.
Come gli era venuto di dire quelle cose?
E adesso come ne sarebbe uscito?
<< Ehm, immaginavo che tu lo sapessi, insomma...chi non lo sa? >>, sviò guardando in tutte le direzione tranne che nella sua.
Eloise lo osservò.
Ogni volta che Niall andava in panico iniziava a dire stronzate, notò.
Lei gli si avvicinò scrutandolo in volto, ignorando le farfalle che svolazzavano insopportabili nel suo stomaco, sempre più rumorosamente, man mano che avanzava verso di lui.
<< Come lo sai? >>
Niall indietreggiò.
<< Rispondimi >>.
Si sarebbe infuriata, constatò lui, poco ma sicuro; non voleva che nessuno la vedesse debole.
<< Che importanza ha, lo so e basta >>.
Eloise restò a fissarlo, confusa, arrabbiata e quasi impaurita.
Non voleva che lui sapesse.
<< Lo sai o no!? >>, gli urlò contro di rimando.
<< Ho detto di si! >>, si irritò Niall.
Rimase sconcertata, forse sperava per davvero che lui si fosse sbagliato.
Non se l’aspettava.
<< Quindi ti hanno raccontato il mio passato >>, affermò istericamente.
In quei due giorni aveva accumulato così tanta rabbia addosso che sarebbe potuta scoppiare da un momento all’altro.
<< Chi è stato? >>, sembrò minacciarlo con lo sguardo, ma lui lesse soltanto disperazione nei suoi occhi, perché ormai era come se fosse nuda, davanti a lui.
Lo sappiamo tutti, Eloise. Sappiamo che non sei una pietra e che fingi tutto il tempo, lo sappiamo.
<< Ti ho detto che non ha importanza >>.
Cosa aveva fatto di male, si chiese lei. Più cercava di combattere e più la gente la sbatteva spalle al muro.
Stava perdendo tutte le sue difese, tutte le sue barriere stavano crollando. Davanti a lui.
Come poteva combatterlo se faceva così?
Come poteva combatterlo e allontanarlo se si intrometteva nella sua vita, se le stava vicino, se le sorrideva in quel modo.
Sentì ogni resistenza cedere.
E la gravità le sembrò trecento volte più forte quando decise di alzare lo sguardo e fiondarlo in quegli occhi azzurro cielo.
<< Smettila, Niall >>, mormorò
Lui la fissò, confuso.
<< Smettila di scavarmi dentro, io non voglio essere capita >>.
Niall fu sorpreso da quel discorso e le sorrise, malinconico, capendo a che cosa si riferisse.
Sollevò involontariamente una mano e le sfiorò il viso.
Eloise sentì un brivido percorrerle tutta la schiena, dal basso verso l’altro, fino a raggiungerle la mente.
Sentì il viso andarle in fiamme e una strana sensazione prenderle la testa.
<< Io non voglio essere amata >>, continuò.
Perché doveva essere tutto così dannatamente complicato quando c’era lui?
Persino respirare, lo diventava.
E adesso, aveva scoperto tutto di lei, o quasi.
Ed Eloise non voleva sentirsi scoperta, non voleva sentirsi vicina a lui, perché era una sensazione stupenda da cui si sarebbe lasciata volentieri abbindolare.
Ma non poteva, non poteva soffrire di nuovo.
Non poteva amare.
<< Non puoi essere tu a decidere >>, dichiarò lui.
<< Io... >>.
Si portò una mano al volto poggiandola su quella del ragazzo.
<< Quello che sento è sbagliato, io non mi fido di te, non mi fido di nessuno e non lo farò mai >>, bisbigliò cercando di dare una spiegazione più a se stessa che a lui.
<< L’intero mondo non è come tu pensi che sia, Eloise, devi lasciarti andare >>.
Niall si avvicinò a lei ancora di più.
Le loro mani si sfiorarono gradualmente finchè non si intrecciarono, come se avessero finalmente ritrovato l’incavo perfetto.
Eloise fu pervasa da quella strana sensazione che le prendeva lo stomaco e la testa.
Il mondo iniziò a vorticare.
<< Ti prego >>, lo implorò, << Io non starò male, mai più >>, sentenziò abbassando lo sguardo.
L’aveva promesso.
<< Io non voglio farti del male >>, le sussurrò Niall all’orecchio sinistro.
Sentì il suo respiro caldo sfiorarle la nuca e un brivido traditore le attraverso tutto il corpo.
Ma Eloise non poteva lasciarsi andare con lui, non doveva.
<< Guardami negli occhi  >>, disse piano il ragazzo.
Eloise rimase paralizzata.
Alzò lo sguardo verso di lui, tremando, e strinse involontariamente le mani alle sue.
Quella frase.
Come nel suo sogno.
Quegli occhi.
Si bloccò.
No.
Era abbastanza.
Era troppo.
Prese bruscamente coscienza di se stessa, consapevole che se si fosse spinta oltre non sarebbe più stata capace di tornare indietro.
Con uno sforzo immane tirò via le mani dalle sue, all'improvviso, mettendo fine a quel contatto.
<< Facciamo finta che non sia mai successo nulla di tutto questo >>, ordinò, e con sguardo triste si allontanò da lui a passo svelto, rientrando nella scuola.
Niall rimase lì fuori, inquieto, pensieroso.
Magari lei poteva fingere che non fosse successo niente.
Ma io...
Lui non poteva.
Non voleva.
Puoi scordartelo.














 

Ciao piccoli Kevin! ù.ù
Sinceramente? Non mi piace questo capitolo. T.T
Boh, è troppo triste secondo me. .-.
Voi che dite? Devo ricominciare con le assurdita e i nonsense? 
Ah si e...già mi sono dimenticata cosa dovevo dire. è.é
*si da una botta in testa con una carota*
Ah, ecco! La parte iniziale, forse, è un po' esagerata?
Cioè, la scena di Amanda, è un po forte?
Ditemi se esagero, che ridimensiono subito la parte emo/depressa dei personaggi!
Comunque, volevo ringraziarvi tutti, le visite sono aumentate in maniera paurosa ultimamente!
Vi amo. :3
E grazie per le recensioni e compagnia bella u.u
Fatemi sempre sapere cosa ne pensate, che vi adoro ogni giorno di più! *o*
xoxo

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Capitolo 15
*** Liam, ma che ti fumi? ***


CAPITOLO 14




A fine lezioni Eloise scappò quasi via dalla scuola evitando di guardare in faccia qualsiasi studente, temendo di rivedere fra quei volti familiari, la sua. Quella dannata faccia che la perseguitava giorno e notte. Voleva evitare Niall, correre via da lui, allontanarlo dal suo cuore, dalla sua mente, dalla sua vita. 
Era stata vulnerabile, si era lasciata suggestionare da lui. Si era lasciata sfiorare, e lui le aveva parlato in un modo che la metteva terribilmente a disagio.
Aveva lasciato che le loro mani si intrecciassero, e aveva ceduto, anche se per poco.

Aveva abbassato la guardia, e quello era un errore.
Anche adesso, mentre correva come una bambina impaurita, poteva sentire chiaramente quanto desiderasse voltarsi e dirigersi nella direzione opposta, quanto desiderasse lui.
E non voleva affatto soffermarsi a pensare al fatto che la sua, effettivamente, non era una semplice cottarella da dodicenne svampita, per niente.
E che non era solo semplice desiderio superficiale, c’era dell’altro.

Altro che lei non avrebbe mai ammesso a se stessa, mai.
Perché doveva essere libera, lontana da ogni sentimento.
Voleva vivere senza preoccupazione, senza dipendere da nessuno.

Ma soprattutto, non voleva soffrire ancora.
Aveva una paura folle di ricadere in quel buco nero da cui era uscita combattendo e affrontando il dolore.
Non voleva amare mai più.
Aveva paura di innamorarsi.
Tralasciamo il fatto di quanto fosse infuriata che qualcuno avesse, per sbaglio, riferito a Niall cose della sua vita che non lo riguardavano.
Ma la privacy non esiste in questo paese!?
Ma per quanto si sforzasse, il problema principale in sé non era proprio quello.
E pensare che era stata proprio lei a dire ad Amanda di non tirarsi indietro, perché la vita è una sola.
YOLO, you only live once, diceva sempre anche Zayn.
Ma per lei era diverso.
Amanda non aveva mai amato come lei, non aveva sofferto per davvero, e la sua vita si sarebbe veramente fermata se si fosse lasciata limitare dalle sue paure.
Invece lei.
Lei aveva già amato, aveva già avuto l’occasione di vedere il mondo scorrere insieme al tempo, mentre lei era chiusa in una stanza, al buio, a piangere e morire.
Lei non avrebbe mai rimpianto di aver lasciato andare qualcuno.
Perché per vivere, per sorridere, non aveva bisogno di nessuno.
Per lei, la vita sarebbe finita soltanto se avesse sofferto ancora.
Se Eloise fosse stata ancora male, per lei sarebbe stata la fine.
Non si sarebbe salvata mai più.
Sarebbe morta.
Finita.
Andata.
Perduta.
Senza possibilità di salvezza.
Eloise scacciò via quei maledetti pensieri dalla testa e si concentrò.
Decise di pensare a quello che avrebbe detto ad Harry non appena le avrebbe aperto la porta.
Perché, si, era proprio da lui che stava andando.
Ma realizzò che a lei non serviva pensare per agire, le cose le venivano al momento.
Pensare le confondeva soltanto le idee, come stava già accadendo in quel momento.
Arrivata davanti al grande portico di casa Tomlinson&Styles, prese un bel respiro e si focalizzò su tutto il casino successo il giorno prima. Le venne in mente l’immagine di Louis che prendeva a calci quel bidone e di Niall che le diceva che “ Harry si sentiva in colpa”, e si infuriò.
In un attimo si ritrasformò nella solita stronza, letale, minacciosa, credule, schietta, sfacciata e insensibile Eloise di sempre.
Suonò il campanello continuando a tenere il dito premuto sull’interruttore per più di un minuto buono.
<< Ho capito, sto arrivando! >>, sbraitò una voce dall’interno.
Sentì dei passi svelti, la serratura scattò, e lei seguì con gli occhi il profilo della porta che si apriva.
Il volto di Harry, prima rilassato, rimase immobile, terrorizzato, non appena la vide.
Spalancò gli occhi e tentò di dire qualcosa, ma non ne ebbe il tempo materiale.
Un ceffone per niente moderato gli arrivò in pieno volto facendogli roteare la testa dall’altra parte.
Il rimbombo dello schiaffò riecheggiò in tutto il porticato, facendo spaventare due uccellini che si erano appoggiati ad un cespuglio lì vicino.
Harry si portò una mano alla guancia senza fiatare ed Eloise ne approfittò per spingere indietro la porta ed entrare, dopodiché la richiuse sbattendola.
<< Me lo meritavo >>, mormorò lui debolmente.
Eloise sorrise, strafottente.
<< Cos’è, adesso hai imparato a fare la vittima? Ti senti in colpa? E’ questo che vai raccontando in giro? >>, si avvicinò a lui minacciosa.
<< Beh, sappi che io non ti credo, non mi farò mai più prendere in giro da te! Ma chi ti credi di essere, eh? Sei un’ipocrita, un imbecille... >>
Harry tentò di fermarla, di interromperla.
<< Mi hai fatto credere a quella storiella sul migliore amico, mi hai presa per il culo. E non dovevi farlo, hai scelto la persona sbagliata! Sei un verme...un insensibile >>
Lui strinse i pugni.
<< Cretino, brutto puttaniere... mi hai reso complice dei tuoi piani schifosi >>
<< Eloise! >>
Tentò di bloccarla per le braccia ma lei si dimenò.
<< Non ascolterò, e non toccarmi! Non ascolterò niente di tutto quello che hai da dire! Hai rovinato la vita a tutti. Louis è distrutto, io non vedo Amanda da due giorni! Non riusciamo più a passare del tempo tutti insieme! E ti odio! Ti odiamo tutti! Sei un traditore! Un ipocrita! >>.
Continuò ad avanzare verso di lui, gesticolando e puntandogli un dito contro.
<< Eloise! >>, gridò lui.
<< Sei rivoltante! >>
<< Basta! >>, gridò ancora.
<< NO! SEI...sei.. >>
Harry riuscì finalmente ad acciuffarle i polsi, per fermarla, e li strinse.
<< HO DETTO BASTA! >>
<< SEI UNA MERDA! >>, concluse lei a quel punto.
Poi sembrò calmarsi, non appena ebbe realizzato di avere la mani completamente bloccate.
Improvvisamente Eloise si rese conto che tutta la rabbia che aveva sotterrato per anni a causa di quei due che l’avevano tradita, la stava riversando su Harry, incolpandolo non solo per la vicenda di Louis ma anche per il suo passato, con il quale lui non aveva niente a che fare.
<< Siete tutti uguali >>, riprese abbassando la testa.
<< Tutti troppo occupati a rovinare la vita degli altri. Tutti troppo occupati a scopare e a fare del male, piuttosto che ad amare. Ho sempre saputo che eri così, ma non credevo fino a questo punto >>.
La sensibilità che aveva in quei giorni si fece avanti sleale, e gli occhi le diventarono lucidi.
Ricordò quelle litigate di anni prima come se fossero un peso che aveva portato dentro per troppo tempo, un peso di cui non si era mai liberata, poiché aveva avuto paura di affrontarlo.
Non aveva mai superato niente, quella era la realtà, lo aveva solo accantonato in un posto nella sua coscienza.
Lo aveva solo dimenticato.
Ma adesso ricordava tutto, come fosse ieri.
<< Come hai potuto? Ma non ti vergogni neanche un po’? >>.
Harry strinse ancora la presa sui suoi polsi, ma lei resistette.
<< Tu non hai idea... >>, iniziò lui.
<< Tu non hai idea di come io mi senta >>, disse quasi tremando.
<< E allora perché!? Se ti fa star male, perché l’hai fatto!? >>, sbottò.
Sentì una lacrima colarle sulla guancia destra.
Si stava lasciando trasportare troppo.
<< Io non volevo farlo... Io non volevo far del male a Louis...ma tu non puoi capire >>.
Cominciò a delirare.
<< Tu non potrai mai capire quel che provavo. Avevo paura, mi sentivo solo. Mi sentivo un cretino abbandonato a se stesso, abbandonato alla mia vita di merda... >>
La voce del ragazzo si incrinò.
<< Harry mi fai male >>
<< Lasciato ad ingurgitarsi su quel divano! >>, alzò il tono della voce.
<< Da solo! E lui se ne andava sempre, anche se imploravo...anche se glielo chiedevo... >>
Anche lui faticò a trattenersi e lasciò che le lacrime gli invadessero il volto.
<< Tu non puoi capire! >>, gridò.
<< Mi stai facendo male >>, ripeté Eloise
<< TU NON PUOI CAPIRE! >>, urlò ancora.
<< NESSUNO >>
<< Harry.. >>
<< NESSUNO PUO’! >>, gridò con tutto il fiato che aveva in gola, disperato, arrabbiato, e quasi non si accorse di aver stretto troppo la presa.
<< HARRY MI FAI MALE! >>, urlò Eloise.
Lui lasciò andare improvvisamente i suoi polsi, ormai viola, e la vide massaggiarseli fra le lacrime.
Si guardò le mani, incredulo.
Adesso faceva anche del male alla gente.
Ma che razza di animale era diventato?
Si sedette sul divano nero alle sue spalle e si coprì il viso con le mani.
Iniziò a piangere silenzioso.
Eloise gli si sedette affianco.
Si gettò alle spalle, per un attimo, tutto il risentimento che l’aveva fatta precipitare a casa di quel ragazzo.
<< Sono qui apposta per capirti, cosa credi che sia venuta a fare? Solo per prenderti a schiaffi? >>, scherzò.
Harry alzò finalmente la testa.
<< Mi dispiace >>, sussurrò guardandole i polsi.
<< Non importa >>, tentò di sorridere.
Rimasero in silenzio, per alcuni istanti, contemplando il paesaggio silenzioso e triste del salotto.
<< Non stavo mentendo >>, disse all’improvviso lui.
Lei sobbalzò appena, confusa.
<< Quella volta, quando ti dissi di non dire niente a Louis perché non volevo che mi odiasse...era vero, non ti ho presa in giro >>.
Eloise rimase in silenzio.
<< Lo vedevo sempre occupato, felice, sempre con lei. Non aveva mai un attimo per starmi a sentire, ed io non avevo più qualcuno con cui parlare >>, iniziò a sfogarsi.
<< La mia vita fa schifo, sono un ragazzo vuoto e.. >>
Lei aprì la bocca ma il riccio la precedette.
<< E si, lo so, l’ho sempre saputo di essere una merda. Per questo non ho nessuno. Per questo non ho nessuno di cui fidarmi, nessuno con cui poter essere me stesso, oltre a lui. Ma se lui si allontanava ogni giorno di più da me, che cosa mi rimaneva? >>
<< Era troppo occupato persino per dirmi che non veniva a cena o a pranzo ed io mi ritrovavo da solo, a fissare la tovaglia grigia del tavolo, senza potergli dire quando fosse stato stancante sorridere tutto il tempo quel giorno, anche se ero annoiato >>
<< Harry.. >>
Lui alzò una mano per zittirla, non aveva ancora finito.
<< La prima volta gli parlai di come mi sentivo, e lui tentò di passare più tempo con me. Ma mi accorgevo ugualmente che non c’era come prima, era assente, con la testa altrove, non mi ascoltava nemmeno. Dopodiché Amanda si arrabbiò, perché a causa mia, anche se non lo sapeva, non riusciva più ad uscire con il suo ragazzo e poi... >>, sospirò,
<< tornò tutto come prima >>.
Fissò dritto davanti a se con aria triste.
<< Io iniziai ad irritarmi e a trattarlo male, ma non servì a molto. Lui aveva lei, mentre io non avevo nessuno. Così cominciai a pensare e a giungere alla mia sbagliatissima conclusione. Decisi di provarci con lei... >>
<< Volevo soltanto confonderla un po’, niente di più. Volevo soltanto che si allontanassero un poco, così da avere più tempo da passare con Louis. Non volevo che si lasciassero, sapevo quanto lui ci tenesse, ma volevo...volevo... >>
Si passò una mano fra i capelli ricci.
Tacque per un minuto buono, così Eloise si fece forza per iniziare il suo discorso.
<< Posso? >>, domandò lei.
Le fece cenno di sì con la testa.
<< Prima, volevo dirti che, per quanto tu possa essere cretino e deficiente, non sei un ragazzo vuoto. Dai, non buttarti giù così tanto. La vita va presa alla leggera, proprio come fai tu, altrimenti alla fine, vivere diventa soltanto un peso. Solo che tu, magari, esageri un po’ >>, sorrise leggermente, poi continuò:
<< E poi, Harry, io non capisco. Ma che diavolo dici? Perché non ne hai parlato prima? Noi tutti siamo tuoi amici, siamo qui per te, non devi fingere con noi. Se Louis è troppo imbecille per capire che tu hai bisogno di sparare stronzate insieme a lui, guardati intorno...c’è altra gente che è disposta al ascoltarti! >>, inveì alzando gli occhi al cielo.
<< Eloise... >>, la interruppe.
<< Mi dici che non devo fingere con voi, ma...come posso dare ascolto ad un consiglio simile se è proprio una come te a darmelo? >>, aggiunse palesemente, nascondendo un sorrisino.
Lei aprì la bocca.
Poi la richiuse.
<< Che..c-che cosa vuoi dire con questo? >>, balbettò.
Lui alzò un sopracciglio.
<< A quanto pare non sono io l'unico depresso da curare >>, ironizzò.
Eloise tossicchiò leggermente.
<< Ora basta, stiamo parlando di te, non di me! >>
Harry ridacchiò. << Immaginavo >>, disse sottovoce, quasi muovendo le labbra.
Ma lei lo sentì ugualmente e gli lanciò un’occhiata.
<< E comunque... >>, continuò lui tornando serio. << “c’è altra gente che è disposta al ascoltarti” >>, imitò la sua voce, << Chi sarebbe? >>.
Lei scrollò le spalle.
<< Tu? >>, la indicò.
<< Beh... >>, si morse un labbro.
<< Sono tua amica, e credo di conoscerti abbastanza. Certo, non potrò mai sostituire quel coglione patentato di Tomlinson, ma meglio di niente >>, rise.
<< No? >>, chiese.
<< E poi c’è Liam... >>, pensò.
<< C’è Zayn! >>.
Restò un attimo in silenzio.
<< No? >>
Harry scoppiò in una sonora risata.
<< Che hai da ridere? >>
<< Da notare come l’unico nome che hai saltato è quello di Niall! >>, esclamò continuando a ridere come un demente.
Eloise strinse gli occhi, irritandosi, gli prese un riccio dalla testa e lo tirò.
<< Ahia! >>, strillò come un poppante.
<< Se non la smetti di ridere, te lo stacco >>.
Gli rivolse un sorriso per niente rassicurante.
<< In ogni caso >>, riprese lei.
<< Quello che hai fatto è sbagliato a prescindere dalle tue motivazioni emo-depresse, che fra l’altro, non sono nemmeno semplici da comprendere >>
Lo fissò, lui non capì.
<< Chiunque potrebbe fraintendere il tuo stato d’animo verso Louis >>, sogghignò.
Lui continuò a fissarla per qualche secondo, poi afferrò il concetto.
<< Non è divertente >>, si incupì.
Questa volta fu Eloise a scoppiare a ridere.
<< Finiscila >>, gli intimò lui.
<< Si, tra un attimo, scusa  ah ah ah ah ah >>, rise ancora.
<< Guarda che se pensi che io sia gay, posso darti una chiara dimostrazione del contrario, anche se dovresti saperlo già, suppongo >>, rispose provocatorio.
<< Harry, ci stai provando con la ragazza di Zayn? Guarda che lui picchia pesante, ha preso a pugni il mio ex in maniera grandiosa! >>, lo avvisò.
Harry sbiancò leggermente.
<< Sto scherzando, idiota. Ma chi ti credi, Belen? >>
<< Bleah, quella cozza. Sono molto meglio io! >>
Scoppiarono a ridere insieme.
<< Comunque >>, disse lei fra le risate.
<< Comunque, sei ancora colpevole. Voglio che parli con Louis >>.
Harry annuì tornando serio.
<< Si, volevo già farlo, ma ieri non sono riuscito a trovarlo >>.
Eloise annuì a sua volta e si alzò dal divano, seguita a ruota da Harry.
<< Quindi.. >>, disse lui.
<< ...mi hai perdonato? >>, continuò.
Eloise gli sorrise dolcemente, e poi lo abbracciò, dicendosi che ultimamente stava distribuendo troppo affetto in giro.
<< Non è da me che devi farti perdonare >>, sussurrò.
Lo salutò velocemente e se ne andò.
Ok, era riuscita a non pensare a Banana Bob per un’ora buona.
Adesso doveva cercare un’altra distrazione.


Dai, rispondi. Rispondi. Rispondi.
Liam era dall’altra parte del telefono a fare il messaggero.
Si chiese quando fosse stata l’ultima volta che aveva scelto quella professione.
Ma purtroppo nessuno era in grado di riferire niente di serio a nessuno lì in mezzo, così lo faceva lui.
<< Da quando tu mi chiami al cellulare? >>, volle sapere la voce dal telefonino.
Già, gli avevano accennato a quanto fosse piena di tatto e sensibilità quella ragazza.
<< E ciao anche a te, Eloise >>.
La sentì sbuffare.
Liam alzò gli occhi al cielo e cominciò a raccontarle del piano che aveva escogitato insieme agli altri per far riappacificare Amanda e Louis.
Perché avere a casa Louis per diversi giorni gli aveva chiarito le idee su quanto fosse straziante e insostenibile la situazione. E lo stesso valeva per Amanda.
<< Aspetta, cosa? Da quando Amanda si sfoga con te!? >>, ribatté allibita.
<< Da quando la sua migliore amica l’ha abbandonata >>, rispose.
<< Io non l’ho abbandonata! >>.
Liam sospirò. << Rettifico: da quando la sua migliore amica è troppo incazzata per parlarle >>.
Sentì un silenzio dall’altra parte della linea.
<< Eloise, dobbiamo fare qualcosa, quella ragazza sta morendo di... >>, non fece in tempo a finire la frase.
<< Sta morendo!? >>
<< Si, davvero. Perché... >>
Tu# Tu# Tu# Tu# Tu#
*suono del telefono occupato*
<< Pronto? >>
Quella dannata ragazza mi ha chiusa la comunicazione in faccia!
Sospirò, esasperato, immaginando già che cosa lei stesse facendo.
L’avrebbe richiamata più tardi.


Amanda stava..morendo!?
Cioè, stava così male??
Perché non l’aveva chiamata?
Al diavolo la nervatura e tutte le leggi fisiche che le ordinavano di seguire i suoi principi esistenziali senza senso.
Invece di chiamare quel buono a nulla di Payne, avrebbe dovuto chiamare lei.
Senza offesa, Liam.
Era un bravo ragazzo, ma era pur sempre un maschio!
I maschi non ragionano col cervello, sempre se ne hanno uno.
Loro hanno uno strano organo lungo, e floscio nella maggior parte dei casi. Ed oltre a non sapere come usarlo, li fa agire come se fossero strane scimmie da zoo lasciate libere per la città, con una busta per rifiuti tossici sulla testa.
Eloise infilò le chiavi nel cruscotto, arrabbiata.
Erano già due volte quel giorno che si recava a casa di qualcuno per affrontare il cosiddetto “ esame di coscienza”.
Le sembra di essere uno di quei missionari che andavano in Africa per predicare la pace.
O qualche strano strizzacervelli londinese, che a causa di un esaurimento nervoso, era finito per scambiare i problemi degli altri con i propri.
Eloise sospirò.
A fine giornata, l’unica cosa che avrebbe avuto la capaticà di rilassarla sarebbe stata...
Una camomilla e poi a letto!
-
Strano, io stavo pensando a qualcos’altro.
Vaccagare, non mi servo più delle persone in quel modo.
- Non dicevo quello, brutta depravata mentale!
Ma come ti permetti!?
-Dicevo che se avessi avuto “qualcuno” accanto, a quest’ora tutto sarebbe risultato più semplice.
Non ho bisogno di nessuno, me la cavo benissimo da sola.
- Inutile, cocciuta come una crapa intossicata di veleno e con la testa bendata di merda.
Eloise arrivò sotto casa di Amanda e suonò il citofono, sperando che le rispondesse.
Dopo pochi minuti, una voce da funerale, che sembrava tanto quella di Samara al telefono mentre sibilava “ SETTE GIORNI”, le rispose.
<< Ehy, sono io >>.
Pochi attimi di silenzio e il portone si aprì con uno scatto.
La bruna prese a salire le scale quasi correndo, a due a due, saltando come una rana.
Quando arrivò al piano giusto, la vide.
Era davanti alla porta, irriconoscibile.
Una camicia da notte bianca le arrivava fin sopra il ginocchio, le occhiaie le avevano scavato quei poveri occhi così azzurri, i capelli arruffati, e un viso da morta per niente familiare.
Per un attimo fu tentata di chiamarla “ Samara”, ma poi si disse che non era il momento adatto per le stronzate.
Eloise le saltò addosso abbracciandola.
Le dispiaceva così tanto di averla abbandonata a se stessa, vederla così era una tortura.
Se ci fosse stata prima per lei, sicuramente non le avrebbe permesso di ridursi in quello stato.
<< Perdonami >>, disse stringendola.
Amanda si strinse a lei con quelle poche forze che le rimanevano, non mangiava da giorni.
Iniziò a piangere. << Io avevo bisogno di te >>, mormorò.
<< Lo so, lo so, adesso sono qui >>.
Entrarono in casa ancora abbracciate ed Eloise decise di preparare qualcosa di caldo per la sua amica, che sembrava non buttare niente nello stomaco da mesi.
Si lasciò raccontare tutto quello che aveva subito in quei giorni, tutto quello che aveva provato, e per poco non si rivide in lei.
Amanda aveva commesso un errore madornale ed ora ne stava pagando le terribili conseguenze.
Aveva detto di aver provato a chiamare Louis diverse volte, ma niente.
<< Dovresti provare ad incontrarlo, non potrebbe sfuggirti facilmente in quel caso >>, constatò la bruna.
<< Non so se ce la farò >>.
Eloise gettò gli occhi al cielo.
<< Amanda, stai per perdere l’amore della tua vita e tu, non sai se ce la farai!? >>, sbottò.
Lei si morse un labbro.
Da quando l’amica aveva solcato quella soglia, le cose sembravano andare già meglio.
<< Ehy, riccia >>, la chiamò.
<< Dimmi >>
<< Perché ti sei lasciata abbindolare da quel babbeo morto di figa? >>
Lei sembrò pensarci, rimanendo zitta per un po’.
<< Io...ho sbagliato. E non so il perché. Voglio dire, la prima volta lo feci perché ero arrabbiata con Louis, ma la seconda... >>
Eloise la fissò intimandole di proseguire.
<< Non so che cosa mi è preso, forse il fatto che stessi parlando proprio con Harry non mi aveva messo in allarme. Insomma, erano pur sempre amici, nella mia testa lui non ci stava affatto provando con me. Non credevo di sbagliare in quel momento, ma quando ho visto i suoi occhi, quelli di Louis, e come mi ha guardata...qualcosa si è rotto dentro di me. E ho capito, ho capito che farei di tutto, qualsiasi cosa, anche vendere l’anima al diavolo, piuttosto che vedere ancora una volta quegli occhi così tristi >>.
Si tirò indietro una ciocca di ricci rossi.
<< Eloise >>
L’amica si voltò appena. << Uhm, uhm >>
<< Io lo amo >>, confessò.
<< Lo so >>
<< Ho bisogno di lui >>, disse ancora.
<< Lo so >>
<< Harry è un cretino >>
<< So anche questo >>, sorrise.
Eloise, per qualche assurdo motivo, riuscì a spiegare ad Amanda anche la depressione che si portava dietro Harry, tentando di giustificarlo in qualche modo.
Voleva che tutti quanti si riappacificassero, voleva che tutto tornasse come prima.
Perché adesso era un casino, uno schifo.
La sera, quando si doveva uscire, o si avvertiva Louis, o si avvertiva Harry.
Tutti e due non potevano esserci contemporaneamente, non sarebbero venuti.
Amanda non usciva più da giorni.
Lei evitava Niall.
Niall la cercava.
- Ma questo non c’entra un fico secco.
Ma chi te lo ha chiesto!?


La sera, sul tardi, finalmente Eloise rientrò a casa, con la testa che le scoppiava.
Giurò che avrebbe ucciso chiunque altro l’avesse costretta a mettere in moto il cervello, di nuovo, quella sera.
E proprio mentre stava per addormentarsi tranquilla sul suo divano, sentì una strana musichetta.
Si stropicciò un po’ gli occhi prima di capire che era la suoneria del suo cellulare.
<< Oddio, ti prego! Lasciatemi in pace! Pronto!? >>, disse brusca afferrando il telefono.
<< Ma perché mi rispondi sempre così incazzata, ce l’hai con me!? >>
Cristo, Liam, lo sai che adesso dovrò ucciderti?
Sbuffò.
<< Liam, dimmi cosa vuoi che ho sonno e voglio andare a letto. E muoviti  >>, lo liquidò.
<< Calmati, accidenti. In ogni caso, avevo programmato che... >>, le raccontò la sua idea.
Si, Liam. Programmiamo un’uscita tutti insieme dopo il casino balordo che è successo.
<< Ma sei cretino!? >>, gridò.
<< Come?? >>
<< Come puoi solo lontanamente pensare che accetteranno di uscire tutti insieme appassionatamente, come ai vecchi tempi, e che si metteranno a ballare la tarantella mano nella mano come tante contadinelle in calore? Ti sei bevuto il cervello? Ma, si dai, facciamo pace come i bambini deficienti all’asilo! Oh, si, Liam! Facciamo una conga tutti insieme con una busta intesta, così magari non se ne accorgono nemmeno! Ma che ti fumi? >>, notò di essere particolarmente acida.
<< Ti dai una calmata, diamine! Ma hai il ciclo!? >>, se ne uscì lui.
Eloise decise di ignorare quell’affermazione di sua spontanea volontà, o avrebbe iniziato a ricoprirlo di insulti.
<< Louis non ha intenzione di vedere né Amanda e né tantomeno Harry. Harry non posso garantirti che uscirebbe, forse soltanto Amanda, e nemmeno! Ed io non voglio vedere Niall! >>, sbottò contrariata.
<< Si, ma.... perché non vuoi vedere Niall!? >>, chiese lui stranito.
Merda.
<< Si, ehm, questo non ha importanza ora! Comunque... >>, tentò di pararsi il culo.
<< Senti, se tu mi facessi parlare, porco cucchiaio maledetto! >>, bestemmiò per telefono il ragazzo, irritandosi.
Eloise non aveva mai sentito Liam perdere la pazienza, le venne quasi da ridere.
<< Non glielo diremo, ovviamente. Per chi mi hai preso? Vuoi che quei due facciano pace e che torni tutto come prima o no, eh!? >>.
La bruna si fece spiegare meglio il piano diabolico che Liam aveva ideato con Malik, quell’altro criminale incallito.
Tutto sommato non sembrava male come idea.
Però, lei;
come avrebbe fatto?
Avrebbe dovuto sopportare un’altra serata tentando di sfuggire allo sguardo di quel dannato ragazzo biondo.
Non sapeva se poteva farcela, ancora.
Le immagini di quella mattinata a scuola, mentre si parlavano, continuavano a fluttuarle davanti agli occhi.
E pensare che era stata proprio lei a dire a Niall di far finta che non fosse successo nulla, di dimenticare ogni cosa.
Ma lei?
L’aveva fatto?
Direi proprio di no.

 











 

'Vas Happenin?' :3
Gente, vi ringrazio infinitamente per le recensioni!
E, ci sono due ragazze che mi hanno messo fra i loro autori preferiti! *O*
Cacchio cacchio cacchio! Ma io vi amo tanto tanto. *-*
*balla la conga insieme al gatto*
BRAAASILL LA LA LA LA LA LA LA LAAA TAJIMAAAA PEPPE PE PE PE PEEE

- E basta, sembri un'ubriaca!

(Ebbebe si, anch'io parlo da sola) D:
Comunque, bando alle ciance! 
Fatemi sapere cosa ne pensate, questa volta sono stata un po' meno pesante, cioè, 
mi sono concentrata di più sulle #bullshit alias nonsenses u.u
Vi dico che l'altro capitolo è già pronto ma lo pubblicherò più in la,
altrimenti non soffrite per niente. è.é
Vi ringrazio ancora una volta, siete fighi tutti quanti! :)
Ah si,(scusate se mi dilungo), volevo dirvi che mi è venuta in mente un'altra storia.
Questa è su Louis però, e la adoro! E se lo dico io che mi do della ritardata e deficiente costantemente,
vuol dire che è proprio una bomba! Fuck Yeah! ù.ù
Solo che ora non posso cominciarla, primo perchè voglio finire prima questa,
secondo perchè non ne ho proprio il tempo materiale!
Volevo solo avvisarvi, per vedere chi la leggerebbe se mai la scrivessi!
Baci! :)

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Capitolo 16
*** Facciamo pace? ***


CAPITOLO 15



Era stato facile convincere Amanda, d’altronde lei stessa voleva fare pace con Louis, quindi nessuno aveva dovuto inventarsi strane storielle per condurla a casa Stylinson.
L’unica cosa che, però, avevano dovuto raccontarle era che Harry non sarebbe stato a casa, poiché la rossa non aveva la minima intenzione di guardarlo in faccia.
Prevedibile come cosa.
E così le avevano riferito che Harry era fuori con una ragazza(ci avrebbe creduto chiunque),mentre,invece, lui era tranquillamente e comodamente chiuso in una stanza....
con Eloise, in quell’esatto momento.
La cosa buffa era che da un po’ di tempo, aveva anche cominciato a fare strane domande, del tipo: “ Ma non possiamo andare a guardare questo stupido film in salotto?”.
Purtroppo, il piano, con grande riluttanza di Zayn, prevedeva che sarebbe stata lei a distrarre Harry.
Doveva condurlo in una qualsiasi stanza, per far si che l’intera casa rimanesse a disposizione di Amanda e Louis.
Quel ragazzo, d’altra parte, era così imbecille da non essersi nemmeno accorto che non appena si erano lasciati la porta alle spalle, qualcuno li aveva chiusi dentro a chiave.
<< No, ti ho detto che è un film bellissimo e io voglio vederlo qui! >>, si lamentò Eloise.
Aveva tirato in ballo tutta la sua fantasia possibile, e pregava che la sua presa in giro reggesse prima che il suo ragazzo scoppiasse di gelosia. Zayn, infatti, si era opposto in maniera animalesca quando Liam aveva deciso che sarebbe stata lei a distrarre Harry.
Ma quella era una saggia scelta, perché quell’idiota riccioluto non avrebbe resistito nemmeno dieci secondi chiuso in una stanza con un ragazzo, era garantito.
Mentre Liam controllava l’andamento generale della casa, osservando ogni singolo angolo come se avesse un super mega schermo da spia e un laboratorio segreto, Zayn era andato a prendere Amanda.
E poi c’era Niall. A lui era stato affidato l’arduo compito di condurre Louis in quella casa, che, secondo tutti, sarebbe stata la cosa più difficile.
A meno che non gli si coprivano gli occhi o lo si rinchiudeva in una cassaforte blindata, era praticamente impossibile trascinare Louis lì. Difatti, in un primo momento, l’incarico era stato affidato a lei, ma poi era slittato su Niall non appena si erano resi conto che il riccio non sarebbe mai rimasto in una stanza sigillata con un essere di sesso maschile.
Inutile dire quanto anche Niall si fosse opposto alla decisione di Liam, ma Eloise aveva rassicurato i ragazzi dicendo che avrebbe avuto tutto sotto controllo.
- Seh, tutto sotto controllo, proprio.
Ci mancavi solo tu.
<< Eloise, ti prego, mi sto rompendo i coglioni! Ma perché mi hai portato qui dentro!? >>. Non faceva altro che lamentarsi da un’oretta buona.
La bruna considerò l’idea di spaccargli qualcosa in testa e di lasciarlo lì steso sul pavimento, così non avrebbe dato più fastidio.
<< Dai, non fare l’insensibile, siediti sul letto e stai buono >>.
Harry sbuffò.
<< Ma l’ho già visto quarantaquattromila volte Harry Potter e il Principe Mezzosangue! >>.
Eloise si spazientì.
<< Che palle, ho detto siediti e guarda, porca merda! >>.
Lo strascinò per un braccio sul letto e ce lo gettò quasi sopra.
<< Oh, non fare la violenta! >>
<< Se non la smetti di fare la lagna umana, ti faccio vedere io quanto so essere violenta >>, sbottò.
<< Ma no, che paura >>, disse imitando una vocina isterica.
Lei alzò gli occhi al cielo, esausta.
Non vedeva l’ora che quello strazio finisse.


<< Niall, sono le quattro di pomeriggio, nemmeno mia nonna va a dormire a quest’ora! >>.
Il biondo lo guardò e tentò di simulare una risata, quando invece aveva soltanto voglia di prendere Louis, legarlo ad una boa rossa ed ammuffita e gettarlo in mare.
Era da più di un’ora che tentava di avvicinarlo a quella casa, ma era inutile.
Gli aveva detto che aveva fame, “ Mi cucini qualcosa?”, e la risposta molto sbrigativa era stata: “ Vattelo a comprare”.
Gli aveva detto:
- “ Facciamo un giro in macchina?”
Ma:
- “ Se guidi tu, mi annoio”;
Oppure:
- “Non mi sento bene!”
- “ Vai all’ospedale..o al cimitero, è anche più vicino! ”
E adesso era arrivato al limite, l’ultima possibilità era quella del sonno, gli aveva riferito di voler andare a dormire, che era stanco, ma niente.
Sembrava quasi che Louis avesse già capito ogni cosa, ma Niall ne dubitava, non era poi così intelligente.
<< Andiamo al parco giochi? >>, chiese all’improvviso il castano.
Il biondo si voltò lentamente verso di lui, quasi per accertarsi che quella voce fosse uscita proprio dal suo corpo.
<< Eh? >>
<< Dai, hai capito! Voglio andare al parco giochi >>, mugugnò come un lattante.
<< Stai scherzando? >>, rispose scettico.
<< No! Voglio andarci, che diavolo c’è di male!? >>.
Ne sembrava anche convinto, e questo spaventava Niall ancora di più.
<< Louis, ma ti droghi? A parte che non puoi usare i giochi dei bambini, guardati, sei un elefante! Spaccheresti tutto! >>.
Lui si incupì.
<< Non c’è scritto da nessuna parte, però >>.
Niall lo fissò, scioccato. << Ma c’è scritto di non rompere niente, il che è lo stesso >>
<< Basta discutere, ci andremo comunque! >>, lo afferrò per la manica della giacca e iniziò a camminare, tirandolo.
Niall non poteva credere davvero che uno dei suoi migliori amici lo stesse letteralmente strascinando sull’asfalto soltanto per andare ad un parco giochi per bambini in età compresa fra i 2 e i 7 anni.
Anche se, considerò, Louis sembrava dimostrarne addirittura di meno a volte.
<< Eccoci >>, lo informò voltandosi e sorridendo come un beota.
Ma che bello.
Poi Louis si fermò e cominciò ad osservare i bambini giocare.
Dopo un po’, senza dirgli nulla, si era avvicinato ad una panchina e ci si era seduto, poggiando i gomiti sulle ginocchia, rassegnato.
Improvvisamente, tutta la sua vitalità di poco prima era sparita.
Niall capì che, probabilmente, l’amico non voleva affatto andare al parco giochi per giocare, ma per guardare soltanto.
Perché quando Louis soffriva, si rilassava cercando la felicità, cercando dei sorrisi veri che lui, al momento, non era in grado di dare.
E spesso si soffermava ad osservare gli altri, sperando di poter essere contagiato dal loro sorriso.
E quale, se non da quello dei bambini? Era il più bello, diceva lui.
Allora, pensò Niall, Louis stava ancora male, anche se era molto bravo a nasconderlo.
Si sedette affianco a lui sulla panchina.
<< Li vedi? >>, gli chiese Louis.
Il biondo si limitò ad annuire.
<< A volte vorrei tornare indietro e non crescere mai, sarebbe tutto più semplice >>.
Niall sorrise.
<< Mi stai dicendo che butteresti la tua intera vita soltanto per soffrire di meno? >>
<< Se tutto il mondo fosse formato da marmocchi, nessuno avrebbe bisogno di buttare via niente >>, replicò abbassando la testa, guardandosi le scarpe.
<< Se tutto fosse più vero... >>, continuò, << non ci sarebbe bisogno di essere bambini per sorridere in quel modo >>.
Niall si rese conto di quanto fosse bello quello che stava dicendo Louis, ma allo stesso tempo si accorse di quanto fosse cattivo pensarlo.
<< Non siamo tutti falsi su questo pianeta, abbiamo solo paura >>.
Disse questa frase pensando a lei, ad Eloise.
<< Paura di vivere come i bambini >>, aggiunse lui.
Ed era maledettamente vero.
Se ognuno di noi si buttasse a capofitto nella vita, come fa un bambino quando corre verso la vetrina di un negozio di giocattoli e vi ci spiaccica la faccia contro, sarebbe meno difficile avere paura.
Se si amasse e basta, se si sorridesse soltanto quando lo si deve fare, se parlare non servisse per far del male agli altri, sarebbe meno difficile.
Dire la verità anche solo vivendo, senza parlare, farebbe paura un po’ a tutti.
<< Louis, vuoi sorridere come loro, oggi? >>, gli chiese Niall indicando i bambini, illuminato da un lampo di genio improvviso.
Lui si voltò a guardarlo con aria confusa.
<< Come? >>
<< Vuoi o no!? >>, ripeté.
Non rispose.
<< Facciamo un gioco? >>, insistette Niall.
Louis storse un sopracciglio, scioccato.
<< E poi sono io quello che si droga >>, alzò gli occhi al cielo.
<< Dai >>, rise, << non fare il cretino, parlo suo serio, vieni con me >>.
I due si alzarono dalla panchine e si incamminarono verso la macchina del biondo.
<< Che gioco è? >>, gli chiese.
<< Mosca cieca >>, rispose soddisfatto l'altro.
Louis gli lanciava ripetutamente strane occhiate interrogative mentre lui continuava a sogghignare sotto i baffi. Arrivati alla sua macchina, Niall aprì la portiera del guidatore e si infilò con la testa nell’auto, cercando qualcosa. Ne riuscì stringendo in mano un fazzoletto di stoffa gialla e sia avvicinò a Louis.
<< Voltati >>, gli sorrise.
<< Ti avverto che se è una fregatura ti rincorro per tutta Londra con una motosega >>, lo minacciò.
<< Tranquillo, non voglio rapirti >>, scherzò.

Guidò la macchina lentamente, e accese la radio, per evitare che Louis si accorgesse di quale strada stavano percorrendo.
Era da circa un quarto d’ora che portava quella benda davanti agli occhi e, come suo solito, sparava stronzate a raffica come se niente fosse.
Niall lo stava portando a casa.
Si, lo aveva preso per il culo, raggirato, imbrogliato.
Ma dopotutto, Amanda era la sua felicità, no?
Quindi c’entrava qualcosa con il discorso precedente.
Anche se, più che sorridere, all’inizio, Louis si sarebbe solo incazzato.
Ma poi mi ringrazierai, Lou.
Spense la macchina.
<< Siamo arrivati? >>, chiese il ragazzo, come se non l’avesse già fatto per altre settecentocinquanta volte mentre erano in viaggio.
<< Quasi >>.
Niall, uscì dall’auto e si diresse ad aprire la portiera a Louis, per aiutarlo.
<< Mi stai portando in un ricovero per poveri malati mentali, vero? >>, gli fece eco l’amico.
Lui alzò gli occhi al cielo. << Sai, non sarebbe una cattiva idea. Secondo me ti troveresti a tuo agio fra i tuoi simili >>
<< Ti prendi gioco di me soltanto perché sono bendato! >>, sbottò.
<< Louis, questa benda non ti rende un invalido >>.
Arrivati davanti alla porta, il biondo allontanò Louis di qualche metro dall’entrata, per evitare che sentisse lo scatto della serratura e poi lo condusse all’interno.


Eloise, mentre al piano superiore era stata costretta da Harry a fargli dei massaggi alla schiena, ricevette un messaggio.

                                                                     
                                                                                                    “ Sono arrivati.”
                                                                                                      Liam.


Tirò un sospiro di sollievo fra sé e sé, fra poco quello strazio sarebbe finito.
<< Perché ti sei fermata? Lavora, schiava! >>.
Eloise gli tirò un ceffone dietro la nuca.
<< Dillo di nuovo e mi metto a ballare Danza Kuduro sulla tua schiena >>.
Harry si lasciò sfuggire un gemito di terrore.

Amanda nel frattempo era stata rinchiusa a sua volta nella stanza da letto di Louis, ed era da  più di due ore che aspettava lì in silenzio, e nel frattempo rimuginava su se stessa.
Seduta sul letto, pensò che quelle stanze sembravano le segrete di uno di quei castelli settecenteschi, e che lei era la prigioniera condannata a morire in solitudine e al buio per l’eternità. D’un tratto sentì la porta aprirsi e scattò in piedi, agitata.
Adesso avrebbe avuto la sua possibilità di far tornare Louis da lei, e si promise che non sarebbe uscita da quella stanza finché non sarebbero tornati di nuovo insieme.

Louis si sentì spingere, finché non sentì Niall allontanarsi e un piccolo rumore familiare alle sue spalle.
<< Siamo arrivati? >>, gli chiese ancora.
<< Si, Louis, adesso si. Puoi toglierti la benda >>, lo sentì parlare come se si trovasse dietro ad una parete, come se fosse dietro ad una...
Si tolse la benda, e sbiancò.
...porta.
Non poteva crederci.
Come aveva fatto a farsi prendere in giro in quel modo?
Quella era la sua stanza.
In quella casa maledetta e...
Si guardò intorno e per poco non soffocò.
Gli mancò il fiato.
Una ragazza, a dir poco stupenda, con i capelli ricci e rossi, lo stava fissando.
Le sue lentiggini risaltavano leggermente sulla pelle chiara, e gli occhi color ghiaccio sembravano brillare di luce propria, anche se, notò, erano tristi.
Si ricordò improvvisamente di quando l’aveva vista con Harry.
Le loro labbra che si sfioravano...
Fu invaso dallo schifo.
Non voleva vederla.
Anche se gli mancava terribilmente.
Non era pronto per affrontarla, non se la sentiva.
Continuava a rivedere quelle immagini in continuazione, come fossero il Trailer di un film horror.
Si voltò subito verso la pesante porta in legno e prese a sbatterci i pugni sopra.
<< NIALL, APRI SUBITO QUESTA CAZZO DI PORTA! >>, gridò furioso.
Niall, oltre il muro, soffocò una risata.
<< Scordatelo >>
<< APRILA  IMMEDIATAMENTE O LA SFODNO! >>.
Il biondo rise.
<< Come se mi importasse, è casa tua Louis, l’hai dimenticato? >>.
Dall’altra parte ci fu un silenzio di pochi secondi.
<< GIURO CHE TI AMMAZZO! >>, urlò ancora.
<< Dovrai prima uscire di lì, però >>, scherzò.
<< Vabbè, ora vado via >>, aggiunse, << vi lascio la vostra privacy, ne avete bisogno >>.
Niall si diresse infondo al corridoio per raggiungere Liam che, a sua volta, tratteneva le risate.
Zayn sbucò fuori dal bagno e sghignazzò insieme agli altri, mimando un “poverino”, con le labbra.
<< NO, NIALL! TORNA QUI! CAZZO! >>.
Quando si accorse che nessuno più gli rispondeva, Louis smise di sbattere pugni sulla porta e sospirò.
Si voltò verso la ragazza e rimase in silenzio.
Amanda fece due passi verso di lui, ma si bloccò non appena lo vide rivolgerle un' occhiata furibonda.
<< Beh, non volevi parlarmi? Siamo rinchiusi qui dentro, direi che non possiamo fare altro! >>, sbottò lui, irritandosi.
Amanda andò in panico, se Louis era già così nervoso, sarebbe stato praticamente un suicidio affrontare quell’argomento con lui.
Poi, però, si ricordò della promessa fatta a se stessa dieci minuti prima e, facendosi forza, prese fiato.
<< Louis, voglio spiegarti quello che successe quel giorno >>, cominciò.
Lui non rispose e si sedette sul suo letto a capo chino, quasi costretto a sentire quel discorso.
<< Quel giorno io ero a casa tua perché volevo farti una sorpresa, ero venuta a trovarti, ma tu non c’eri >>
<< E dovrei sentirmi in colpa per questo!? >>, inveì lui interrompendola.
<< No! Se mi fai parlare! >>
Poi continuò. << C’era solo Harry in casa, che era sotto la doccia. E’ venuto ad aprirmi mezzo nudo e mi ha detto di aspettarti in salotto >>.
Fece una pausa, << Mi pento davvero tanto di essere rimasta, sarei dovuta andare via >>, aggiunse guardandolo, ma lui la ignorò.
Amanda si passò una mano fra i capelli e si sedette alla sponda opposta del letto, rispetto a Louis.
<< Dopo poco Harry è caduto a terra scivolando, ed io, sentendolo urlare come un matto, sono corsa al piano di sopra per aiutarlo. Era stata un brutta caduta... >>, sospirò ricordando.
Lui continuò a fissare il pavimento senza muovere nemmeno un muscolo e lei proseguì.
<< Andai a cercare del ghiaccio e glielo poggiai sul ginocchio, però lui non si era ancora rivestito >>, tentò di scandire bene le parole, per fargli capire il motivo per cui Harry sembrava nudo, che non era certo perché era stata lei a spogliarlo.
<< Ha cominciato a fare strane battute cretine ed io non mi sono accorta che potevano essere alquanto provocanti. Perché, non avevo minimamente considerato l’ipotesi che lui potesse provarci con me...cioè, era un mio amico, un tuo amico soprattutto, e non riuscivo a capacitarmi che potesse farlo.. >>, gesticolò con le mani per mettere in evidenza l’assurdità della cosa.
<< E’ pur sempre un ragazzo! >>, intervenne lui.
<< Lo so che cos’è >>, rispose lei, quasi irritata dal fatto di essere costantemente interrotta.
<< E poi, non so per quale strano motivo, lui si è avvicinato a me... >>
<< Cioè, mi stai dicendo che questa cosa è stata stroncata sul nascere e che quindi non avete una relazione? >>.
Amanda sgranò gli occhi. << Ma cosa...ma dove minchia le senti queste cose!? Certo che no! E' stato lui ad avvicinarsi a me per primo quella volta, quell'unica volta e basta! >>
<< Non cercare di dare la colpa solo ad Harry, adesso! Vi ho visto chiaramente! >>, gridò lui dal nulla.
Amanda si alzò improvvisamente dal letto, innervosita, e gli andò contro.
<< Ma guarda, adesso lo difendi anche! >>, scoppiò.
Louis tacque.
<< Sappi che non sto affatto dando la colpa a nessuno, sto soltanto raccontando i fatti, come sono andati e fine della storia! >>.
Poi, senza nemmeno accorgersene prese ad urlare come un’isterica.
<< COME SE NON LO SAPESSI! E’ OVVIO CHE E’ ANCHE COLPA MIA! PERCHE’ INVECE DI LASCIARLO FARE MI SAREI DOVUTA ALLONTANARE E PRENDERLO A SCHIAFFI, MA NON L’HO FATTO! PERCHE’ SONO UNA CRETINA! PERCHE’ HO CREDUTO CHE TRATTANDOLO MALE, SAREI STATA TROPPO CRUDELE! >>
Louis alzò finalmente la testa su di lei, richiamato dalle sue urla.
<< MA PURTROPPO E’ QUELLO CHE SUCCEDE QUANDO SI PENSA TROPPO AGLI ALTRI E MAI A SE STESSI! MA A TE CHE IMPORTA, TI SONO BASTATI CINQUE MINUTI PER MANDARE TUTTO ALL’ARIA E DIMENTICARTI DI ME! >>, gridò.
Lui si portò le mani alle orecchie. << Smettila di urlare! >>, gridò a sua volta, si alzò dal letto e le diede le spalle. Lei continuò a seguirlo per tutta la stanza urlandogli dietro. Raccontandogli di quanto era stata male e di quanto invece a lui non importasse niente.
Gli disse che non gliene fregava assolutamente nulla di Harry e che non lo aveva mai considerato in quel modo.
<< ADESSO BASTA, SMETTILA DI URLARE COME UNA PAZZA! >>
<< COS’E’, TI DA FASTIDIO SENTIRE LA VERITA’?? STAVI MEGLIO SENZA DI ME, VERO? >>.
Louis si diresse verso la porta, esasperato.
<< APRITE QUESTA CAZZO DI PORTA, NON LA SOPPORTO PIU’! >>
Martellò con i pugni sul legno, con tutta la forza che aveva.
<< NON VOGLIO VEDERE MAI PIU’ LA SUA FACCIA IN TUTTA LA MIA VITA! >>.
Amanda assorbì quelle parole come una pugnalata.
A quel punto decise che era il momento di smetterla, di tacere.
Fissò lo sguardo nel vuoto, prima di abbassarlo verso il pavimento.
<< E’ così che deve finire? >>, disse lei in un sussurro, fissandosi le scarpe.
Louis si voltò a guardarla, allontanandosi dalla porta.
<< Perché non capisci che ho sbagliato? Perché non capisci che non lo farò mai più? Perché non capisci che non so come ho fatto, perché non ero io, non ero in me >>.
Amanda strinse i pungi, con forza.
<< Io non volevo, se solo potessi, se potessi...oh, tu non lo sai. Non sai quello che ho passato in questi giorni. Io ho bisogno di te, sto morendo dentro, ed ogni notte vorrei piantarmi un coltello al cuore e smettere di star male. Perché, semplicemente, non riesco a respirare senza di te, sento che mi manca l’aria  >>.
La voce le si incrinò, e quando sollevò la testa, il suo volto era interamente ricoperto dalle lacrime.
<< Perché non capisci che ti amo? >>.
Singhiozzò.
A causa del troppo pianto non riusciva quasi più a parlare.
<< Si, io ti amo Louis Tomlinson, e-e n-non riesco a vivere s-se tu non ci sei. I-In questi giorni non ho fatto altro che pensarti, e se ripenso a-a quello che ho fatto, vorrei morire >>.
Si avvicinò a lui tentando di asciugarsi gli occhi. << O-Ogni volta che ti guardo, un dolore lancinante mi lacera il petto, mi manca tutto di te, ogni cosa...e questo non può cambiare in nessun modo >>.
<< Perché non lo capisci? >>.
Respirò ancora a fondo. Stava così male che sentiva l’ossigeno venirle meno ogni volta che apriva la bocca.
Le mani erano scosse da momenti insopportabili di tremore.
<< M-Ma f-forse è meglio c-così p-per t-e >>, balbettò.
Louis se ne stava lì a guardarla.
La vedeva piangere, tremare, tossire.
E moriva un po’ di più ogni volta che le sentiva dire che aveva bisogno di lui, che lo amava.
Che cosa doveva fare?
Non poteva più sopportare di vederla in quello stato.
Anche lui la amava, lo sapeva anche troppo bene, non voleva perderla.
Ma era stato solo un errore con Harry?
<< I-Io t-ti...a-amo >>, disse lei ancora una volta, disperata, fra le lacrime che le annegavano il volto.
<< V-vaffanc-culo non r-riesco n-nemmeno più a-a parlare! >>, gridò.
Al diavolo Harry, pensò Louis.
In un attimo, fece un passo verso di lei e la strinse a sé, forte.
Non l’avrebbe lasciata mai più.
Amanda rimase senza fiato per dieci secondi, finché non strinse a sua volta le braccia intorno a Louis.
Nascose il viso sul suo petto, piangendo ancora.
La morsa allo stomaco era sparita all’istante, lasciandola immersa nel profumo di Louis, che tanto le era mancato.
<< Louis... >>
Lui le accarezzò i capelli.
<< Anch’io ti amo >>, le sussurrò. << Adesso però, basta piangere >>.
Lei alzò lentamente la testa verso di lui.
<< Mi darai un’altra possibilità? >>
Il ragazzo annuì.
<< Non ti deluderò mai più, te lo prometto >>, giurò lei.
<< Non ho dubbi >>, sorrise.
Le accarezzò il volto con le mani per asciugarle tutte quelle lacrime versate a causa sua, si disse che non l’avrebbe mai più fatta piangere in quel modo, qualunque cosa accadesse. Ancora guardandola, si avvicinò a lei e la baciò dolcemente.
Amanda pensò che quello sarebbe stato il bacio più bello di tutta la sua vita.

Dopo poco Liam aprì la porta della stanza e li fece uscire.
Niall si nascose subito dietro Zayn, temendo che Louis volesse saltargli addosso e strozzarlo.
<< Non preoccuparti, dovrei soltanto ringraziarti >>, lo rassicurò il castano.


Ma andiamo a vedere che cosa è successo in camera di Harry durante tutto questo tempo.

<< Che cosa sono queste urla? >>, chiese il riccio ad un certo punto.
<< Quali urla? >>, gli fece eco Eloise.
Poi iniziò a tossire e a cantare per mascherare i rumori.
<< BABY BABY BABY OOOOOHHH LIKE BABY BABY BABY NOOOOOOO >>
<< E stai zitta un’attimo! >>, la rimproverò.
Harry si alzo dal letto e si avvicinò alla porta.
Eloise lo seguì velocemente.
<< Dai, vieni via da lì >>, lo prese per un braccio.
Lui la guardò con un sopracciglio alzato.
<< Che stai facendo? >>
Lei si morse il labbro. << Niente! >>
Merda, pensò quando lo vide avvicinare l’orecchio alla porta.
<< Ehy, qualcuno sta urlando in casa mia! E... >>, tentò di aprire la porta.
Ma rimase immobile a guardare il legno scuro non appena si accorse che quest’ultima non si apriva.
Si voltò verso Eloise, stringendo gli occhi.
<< Eloise, perché la porta non si apre? >>, le chiese avvicinandosi con aria minacciosa.
<< Ehm..cosa? La porta non si apre!? Ma che dici! >>, esclamò alzando la voce di qualche decibel.
Guardava ovunque tranne che nella direzione del ragazzo.
Harry pensò che lei e Niall quando erano in grossi guai si comportavano buffamente allo stesso modo.
<< Si, la porta è chiusa a chiave >>
<< Dall’interno, suppongo >>, continuò.
Eloise andò in panico, come gli avrebbe spiegato che non aveva quella dannata chiave per aprirla?
<< Aprila >>,  le intimò.
<< Non mi va >>
<< Aprila >>
<< No >>
<< Eloise, apri quella porta >>, insistette.
<<  Non voglio >>
<< APRI QUELLA PORTA! >>
<< NON POSSO! >>.
Urlarono quasi all’unisono.
Harry si avvicinò a lei stringendo gli occhi in due fessure.
Altre urla si sentirono più forti, provenienti dalle altre stanze del corridoio.
<< Che vuol dire che non puoi!? >>, sbottò.
<< Non posso e basta, non ho la chiave! >>
Lui parve non sentirla.
<< Voglio uscire da qui, dannazione! Perché mi hai rinchiuso qui dentro da solo con te!? Se avevi quelle intenzioni, potevi benissimamente dirmelo, non c’era bisogno di ricorre a questi mezzi subdoli! >>.
Eloise lo fissò, scandalizzata.
<< Cosa cazzo stai dicendo, Harry!? Non voglio fare sesso con te, per l’amore di Dio! >>.
Lui sembrò restarci deluso per un po’, ma poi scrollò le spalle.
<< E allora mi spieghi che sta succedendo? E soprattutto, chi c’è in casa mia?? >>.
Sentì un altro urlo.
“APRITE QUESTA CAZZO DI PORTA, NON LA SOPPORTO PIU’!”, si sentì chiaramente.
Harry, impallidì e spostò, veloce, lo sguardo su Eloise.
Lei lo fissava con gli occhi spalancati.
Era praticamente impossibile non riconoscere quella voce.
Era lui.
Louis.
Quello che aveva urlato era Louis.
<< Louis...Louis è in casa!? Perché non me l’hai detto!? >>, corse verso la porta.
<< Aprite! Maledizione, aprite questa dannatissima porta! >>.
Ma nessuno rispose e la serratura rimase esattamente al suo posto.
Harry, rassegnato, si voltò lentamente verso Eloise.
Lei, quasi impaurita, se ne stava immobile, nascosta dietro all’anta di un armadio.
<< Tu >>, cominciò lui, avanzando aggressivamente verso la ragazza.
<< Non è colpa mia >>
<< Non è colpa mia! >>, ripeté lei per circa trenta volte.
Mentre lui prese a rincorrerla per tutta la stanza, incazzato nero. Eloise, fra le varie urla e gli spaventi, gli aveva raccontato come erano andate in realtà le cose.
Ed ora stava tentando di rassicurarlo poiché si, sarebbe arrivato anche il suo turno per fare pace con l’amico, ma sembrava non ascoltarla.
Eloise si chiese per quale motivo nessuno, là fuori, si accorgesse del bordello incredibile che stava succedendo in quella stanza.
Invocare aiuto non serviva praticamente a niente.
<< Eloise, se non mi fai uscire immediatamente da qui, ti faccio fuori! >>
<< Ti ho detto che non ho la chiave! >>, urlò mentre scavalcava il letto.
<< Bene, allora morirai >>, rispose Harry sorridendo malignamente.
Lei sbiancò.

<< Ora che avete fatto pace, c’è anche un’altra persona che vorrebbe avere il vostro perdono >>, riferì Zayn mentre li guidava per il corridoio.
Louis parve intuire di chi si trattasse e lanciò uno sguardo furtivo ad Amanda.
Lei capì all’istante, e si bloccò all’improvviso in mezzo al corridoio.
<< Che succede? >>, domandò Niall.
<< Io non voglio fare pace con nessuno, mi avevate detto che non ci sarebbe stato >>
<< Ops >>, si intromise Liam.
<< E’ soprattutto grazie a lui se ho litigato con Louis, so che è stata anche colpa mia, ma non ci riesco. Non voglio vederlo, e per il momento la cosa mi risulta persino alquanto imbarazzante >>, dichiarò.
<< Si, ma.. >>, Louis zittì Zayn con lo sguardo, facendogli capire che ci avrebbe pensato lui.
<< Amanda, io stesso sono arrabbiato con Harry, ma sono pronto ad ascoltare quello che ha da dirmi. Se saprà darmi spiegazioni sufficienti, considererò l’idea di perdonarlo, altrimenti non so. Però tutti devono avere la possibilità di parlare >>, gli fece notare, ricordandogli che lui l’aveva data a lei.
<< Tutti possono sbagliare, e buttare via un’amicizia soltanto per orgoglio è un vero peccato >>, si aggiunse Niall.
Louis gli sorrise complice e finalmente lei annuì.
Quando arrivarono dietro la porta della camera di Harry, sentirono strane urla provenire dall’interno.
<< Eloise!? >>, esclamò Amanda, smarrita.
Niall, Liam e Zayn, sentendo tutto quel baccano si preoccuparono.
Perché nessuno si era accorto prima che quella poverina aveva perso il controllo della situazione?
 << TI LANCERO’ QUALSIASI TIPO DI OGGETTO DIETRO FINO A QUANDO QUELLA MERDA DI PORTA NON SI SPALANCHERA’! >>, si sentì.
<< MA PORCO GIUDA ISCARIOTA, TI HO DETTO CHE NON POSSO APRIRLA! COS’E’, SEI SORDO!? HAI PROBLEMI DI UDITO GIA’ A QUEST’ETA’?? >>
<< PROVA A LANCIARMI UN ALTRO CUSCINO E GIURO CHE TE LO FICCO... >>
Zayn, irrequieto, spalancò subito la porta.
Tutti e cinque si ritrovarono davanti ad una scena alquanto comica.
Eloise era sul letto, quasi stesa, con un cuscino spiaccicato contro la faccia che usava come scudo per ripararsi da Harry. Quest’ultimo aveva un altro cuscino in mano e stava puntando una gruccia contro la faccia coperta della ragazza, che nel frattempo scalciava freneticamente con le gambe all’aria.
Restarono entrambi immobili quando videro i loro amici rimanere sbalorditi a guardarli, senza fiatare.
Si ricomposero immediatamente.
Harry lasciò andare la gruccia e il cuscino ed Eloise si alzò dal letto sistemandosi i capelli.
<< Questo animale da circo è tutto vostro >>, comunicò uscendo finalmente dalla stanza.
Il riccio le rivolse un’occhiataccia e si concentrò sulle due figure che in quel momento lo stavano fissando.

I tre furono rinchiusi nuovamente(e questa volta non a chiave) in una stanza della casa, poiché chiarissero in assoluta privacy.
Tutti quanti speravano che Harry fosse abbastanza convincente e che permettesse all’intero gruppo di ritornare ai vecchi tempi, che, si sapeva, mancavano un po’ a tutti.
Eloise, anche se innervosita dal suo atteggiamento, sapeva che Harry sarebbe riuscito a spiegarsi e a chiedere scusa. Aveva dei veri motivi per il suo comportamento, non le solite cretinate del tipo: “ la carne è carne”. In quel caso, lei sarebbe stata la prima a prenderlo a padellate sulla faccia.

Tutti quanti scesero al piano inferiore, lasciando quello superiore interamente sgombro.
Raggiunsero il salotto e sospirarono tutti e quattro insieme, come se avessero appena finito di fare una maratona di quattromila chilometri.
Niall se ne stava in lontananza, seduto sul divano, ad osservare Eloise.
Era da due giorni che non faceva altro che pensare a lei e a quella mattinata a scuola.
Stava impazzendo.
Doveva fare qualcosa, sentiva di doverlo fare. Perché se non l’avesse fatto sarebbe morto di arresto cardiaco nel giro di poche ore.
Ma soprattutto, non riusciva più a sopportare Zayn che in quel momento stava accarezzando i capelli  ad Eloise, e le sorrideva.
Sentiva che da un momento all’altro si sarebbe alzato per andargli addosso e minacciarlo di non toccarla mai più.
Vacillò appena quando la vide alzare lo sguardo su di lui e poi spostarlo velocemente altrove.
Non riusciva più a reggere quella scena.
Si alzò di scatto dal divano, tentando di non dare nell’occhio, ma lei se ne accorse poiché continuò a seguirlo con lo sguardo fino a quando non fu abbastanza lontano dal soggiorno.
Che cosa gli stava succedendo?
Perché aveva quei sentimenti così forti per Eloise?
All’inizio aveva pensato che potesse trattarsi soltanto attrazione fisica, ma non poteva essere.
Lui non si era mai comportato in quel modo, doveva esserci dell’altro.
Che si stesse, per caso, innamorando di quella ragazza?
Se così era, era spacciato.
Sembrava assurdo.
Doveva fare qualcosa, non poteva restarsene lì a scervellarsi e a diventare matto in quel modo.
Lei provava qualcosa per lui, se lo sentiva, non era stupido.
Doveva parlarle.
E, per quanto riguardava Zayn, lui avrebbe capito.
Niall ci teneva davvero a quella ragazza, a differenza sua.
Pensò che doveva farlo adesso.
Doveva parlarle, adesso.
Ora.
Non c’era tempo da perdere.
Ma come avrebbe fatto con Zayn? Lui era proprio lì, davanti a loro; sarebbe stato impossibile attirare l’attenzione di lei senza insospettire il moro.
Pensa, pensa, pensa, Niall. Pensa.
<< Io vado un attimo in bagno >>, sentì dire Zayn.
<< Anch’io devo andarci dopo, muoviti >>, aggiunse Eloise.
Ecco.
Gli venne un lampo di genio.
Era perfetto.
Si diresse in cucina, sorridente.
<< Ragazzi, io vado a casa perché ho alcune cose da fare, penso che qui non abbiate più bisogno di me, il grosso è sistemato >>, avvisò guardando Liam.
I due annuirono e lo salutarono con un cenno della mano.
Niall prese la sua giacca, la indossò e si avvicinò alla porta di ingresso, la aprì e la richiuse sbattendola non troppo forte, così che tutti pensassero che avesse lasciato la casa.
In realtà lui era ancora lì, ad aspettare, nel buio della sera che stava lentamente calando.
Scostò una tenda nel lungo corridoio e rimase in silenzio, nascosto, sentendosi una perfetta spia 007.
Sentì Zayn uscire fuori dal bagno e si preparò.
<< Bene, adesso è tutto tuo >>, sorrise il moro alla ragazza.
Lei ricambiò il sorriso e, subito dopo, abbandonò il salotto per imboccare il grande corridoio ormai oscurato che portava prima al bagno e poi alla porta d’ingresso.
Quando Niall sentì Eloise passare davanti alla tenda dietro cui era nascosto, le afferrò il braccio con uno scatto, facendola sussultare, e le coprì la bocca, per evitare che urlasse.
<< Sono io >>, le sussurrò all’orecchio sinistro per tranquillizzarla.
La trascinò, in silenzio, in un altro corridoio che portava alla cucina.
Lì era situata una seconda uscita sul retro, così, quando sarebbe realmente andato via nessuno lo avrebbe notato.
Si sorprendeva sempre di più di quanto fosse enorme quella casa.
Una volta arrivati richiuse piano la porta della cucina alle sue spalle e lasciò andare Eloise.
<< Dico, mai sei impazzito!? >>, scoppiò lei rossa in viso.
Dio solo sapeva a quanto le stesse battendo il cuore.
Eloise, infatti, faticava a respirare e a rimanere lucida.
In tutto il corpo era scossa dai brividi, e quella strana sensazione che le prendeva lo stomaco quando c’era lui ora le stava perforando tutti i muscoli, facendo strage dei suoi neuroni( quelli che le rimanevano, chiaramente).
Si sentiva ancora addosso quella mano calda, stretta al suo braccio, che la trascinava per il corridoio, e quel profumo.
Il suo profumo dolce e inebriante mentre le copriva la bocca e le sfiorava il viso per non farla urlare.
Il cuore le stava sfondando il petto e le orecchie le bruciavano da morire.
Pregò con tutta se stessa che lui non si accorgesse della sua faccia ormai rossa come un pomodoro.
Era come se fosse circondata da un campo di forza magnetica che, man mano che passava il tempo, l’attirava sempre più verso di lui.
<< Devo parlarti >>, fu tutto quello che le rispose.
I suoi occhi azzurri fiammeggiarono nella penombra e la immobilizzarono al pavimento.
Okay, questa è la volta buona che muoio.

















 

Muahahahah mi diverto assai a lasciare i capitolo in sospeso. *-*
No, sto scherzando, in realtà mette ansia anche a me questa cosa. (?)
Allora, che ne dite?
Dai, dai, che ci stiamo avvicinando al punto cruciale. u.u
Directioneeerss! Avete visto il video di More Than this!??
Oddio, ho pianto come una scema ç.ç
Giuro che li amo. *O*
(Ok, non centra un cazzo, * si da una padellata in testa*)
In ogni caso, ancora grazie per non farmi sentire una Forever Alone, siete troppo pucciose. :3
Il prossimo capitolo sarà really faigo, promesso! v.v
Ah, si, per chi volesse rompermi un po' i coglioni,
io sono qui: 
https://twitter.com/#!/CleofeDe
A vostra disposizione!
Non mangio nessuno, non mi chiamo mica Niall Horan ù.ù
E...
E basta!
Cià! è.é

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Capitolo 17
*** La confessione ***


CAPITOLO 16



<< Che cosa, davvero ti sentivi così!? >>, esclamò Louis incredulo.
Harry annuì.
<< E ho anche provato a dirtelo, ma eri proprio su un altro pianeta >>.
I due si guardarono, malinconici.
<< Mi dispiace che tutto questo sia accaduto a causa mia >>, aggiunse d’improvviso Amanda.
<< No, non è stato a causa tua. Sono io che non sono bravo a gestire i miei rapporti con gli altri >>, si rimproverò Louis.
<< Ma... >>
<< No, è così. Quando passo del tempo con Harry, trascuro la mia ragazza; quando passo del tempo con la mia ragazza, trascuro il mio migliore amico. Possibile che io non sia in grado di bilanciare le cose? >>.
Il riccio si passò una mano fra i capelli, pensieroso.
<< Forse dovrei essere io più bravo a capire di non pretendere troppo da te. Il mio è stato un comportamento un po’ infantile...dovrei farmi da parte e basta >>.
Amanda alzò la mano chiedendo la parola, visto che quei due ormai stavano giocando a chi per primo si accalappiava la colpa.
<< Per semplificarvi le cose posso solo aggiungere che se un giorno Louis mi dirà che ha da fare con i suoi amici, non me la prenderò affatto >>.
<< E io sarò meno immaturo >>, dichiarò Harry soddisfatto.
<< E io imparerò a non trascurare la gente! >>.
Si guardarono e sorrisero tutti e tre.
Magari adesso avevano trovato una soluzione.
Semplice, concisa e veloce.
Harry si era scusato con Amanda davanti a Louis poco prima, dicendole che la considerava un’amica e che non si era comportato in quel modo per prenderla in giro. Dopodiché si era dilungato con le spiegazioni sul suo stato d’animo e, entrambi, sia lei che il suo ragazzo, l’avevano ascoltato sorpresi. << Tanto, adesso, ho scoperto che se ho stronzate da raccontare, la tua amica è perfetta. Mi basterà soltanto immaginare che sia un ragazzo, per non distrarmi, e il gioco è fatto! >>, esordì Harry rivolto ad Amanda.
<< Cosa!? Eloise è mia! >>, esclamò esterrefatta.
<< Devo ingelosirmi? >>, scherzò Louis mentre riapriva la porta della camera.
Harry rise.
<< Dai, scendiamo dagli altri >>.
Ora si che avevano fatto pace.


Vuole parlarmi!? Oh, no, ti prego.
Avvampò.
Dimmi che non l’ha detto.
Cazzo.
Cazzo.
- Invece l’ha detto ah ah ah ah
Che cazzo ridi?
<< Non fare come quella sera in macchina, quando non avevi nemmeno il coraggio di guardarmi negli occhi >>, si sentì dire Eloise.
Merda.
Allora se n’è accorto?
- Tu che dici!?
Eloise non poté fare a meno di abbassare ancora una volta lo sguardo e arrossire ancora di più.
<< E rispondimi >>, continuò lui.
<< C-Che cosa vuoi che ti dica? >>, balbettò.
Per un momento Eloise perse quella maschera da stronza vendicativa e dura che portava ogni giorno e si ritrasformò nella ragazza fragile e sensibile che era stata anni prima.
A Niall fece quasi tenerezza; si disse che ce l’aveva quasi fatta, aveva quasi distrutto la sua corazza infrangibile.
<< La verità >>, rispose lui fingendosi tranquillo, quando in realtà non lo era affatto.
<< Quale verità? >>.
Lei continuava a tenere lo sguardo basso, così Niall le si avvicinò, con calma, e con un gesto veloce della mano la costrinse ad alzare la testa verso di lui.
<< Perché mi eviti? >>, le domandò senza smettere di guardarla.
Eloise imperterrita continuò a far roteare gli occhi a destra e a sinistra senza mai fiondarli su di lui, su quel viso così vicino al suo.
Il cuore le batteva così forte che cominciava a chiedersi come non le fosse ancora esploso nella gabbia toracica.
<< Guardami! >>, si arrabbiò Niall.
Eloise obbedì quasi senza accorgersene, e subito fu travolta da un vortice distruttivo di emozioni che le attraverso tutto il corpo. Aveva così paura di provare tutte quelle sensazioni insieme che credeva che evitando Niall le avrebbe scansate una ad una. Ma non appena si ritrovò davanti a quegli occhi così azzurri capì che era proprio quello di cui aveva bisogno. Sentì che era proprio quello che voleva, perdersi dentro di lui. Era la sua vita.
Decise di riacquistare un po’ di dignità.
Non voleva sembrare una babbea davanti al ragazzo di cui era innamorata.
Io non sono innamorata di nessuno!
- Se non lo sei, lo sarai presto.
Ma che minchia dici.
- Devo risponderti?
Nessuno te l’ha chiesto!
Senza fare movimenti troppo bruschi, allontanò la mano di Niall dal suo viso.
<< Tu non dovevi parlarmi? >>, chiese aggrottando la fronte.
Lui rise.
<< La tattica del cambio di argomento non funziona con me >>
<< Beh, in realtà sei stato tu a cambiare argomento per primo >>, replicò piccata.
Incrociò le braccia davanti a se e lo fissò, tentando di coprirsi le orecchie in fiamme con i capelli.
<< Per parlarti ho bisogno che tu mi risponda >>, disse lui.
<< Ah, quindi è una trappola >>.
Niall sorrise. << Prendila come vuoi, e ora rispondi >>.
Eloise prese un respiro e si fece coraggio.
<< Io non ti evito >>, mentì.
<< No >>, alzò gli occhi al cielo lui, << mi eviti e basta >>, disse avvicinandosi.
<< E perché quella mattina a scuola mi hai chiesto di dimenticare tutto? Che cosa significava? >>, continuò.
La bruna si trovò in difficoltà, doveva inventarsi una stronzata al più presto.
<< Perché... >>
Niall si avvicinò ancora di più.
Non farlo, ti prego, non riesco a ragionare così.
<< Perché? >>, incalzò.
<< Perché non volevo illuderti >>, buttò lì, anche se sapeva di aver detto l’idiozia più grande dell’universo.
Lui corrugò la fronte e si allontanò da lei voltandosi per un momento, poi scoppiò a ridere.
Ma perché cavolo ride!?
<< Certo che sei forte >>, affermò ancora sorridendo.
Si rivoltò di nuovo verso di lei. << Vorresti farmi credere che ti sono indifferente? >>.
Porca troia, che qualcuno mi aiuti.
CHE COSA DEVO DIRGLI!
-Digli la verità, per l’amore di Dio!
Mai.
- Bene, allora crepa.
Brutta voce di merda!
Eloise andò in panico quando lui si avvicinò abbastanza da poter ricoprire la sua intera visuale con quell’azzurro intenso che sfavillava dai suoi occhi.
Come poteva soltanto pensare di mentirgli in quel modo? Non ci riusciva, lui l’avrebbe capito.
Sentiva dal profondo che qualsiasi cretinata gli avesse detto, non le avrebbe mai creduto.
Che cosa poteva fare?
Aveva due possibilità:
1.Rispondere(e dire la verità).
2.Non rispondere affatto.
Lui le era indifferente? No, certo che no.
E allora cosa provava per lui?
Amore? Odio? Attrazione? Le piaceva e basta?
Non lo sapeva nemmeno lei.
Non poteva essere innamorata di un ragazzo simile.
Era ridicolo.
Non poteva essere innamorata di lui.
Non poteva essere innamorata e basta.
Perché lei non si innamorava più, si ricordò.
<< Va bene, ho capito che non c’è verso di farti parlare >>, disse infine Niall quando si rese conto che non gli avrebbe risposto.
<< Ma io, c’è qualcosa che vorrei comunque dirti >>


<< Dov’è Eloise? >>, domandò Amanda guardandosi intorno.
<< E’ in bagno >>, rispose Liam.
<< Da due ore >>, aggiunse Zayn infastidito.
Harry gli lanciò un’occhiata del tipo: “ Ehy amico, stai calmo”.
<< Dov’è Niall? >>, chiese subito dopo, sempre il moro, ancora più irritato.
<< Non preoccuparti, è andato via circa un’ora fa >>, lo tranquillizzò Liam.
<< Beh, domani sera facciamo qualcosa tutti insieme? >>, chiese Louis cambiando argomento e sorridendo.
Era stranamente di buon umore.


<< Credo di essere innamorato di te >>, rivelò lui tutto d’un fiato.
Il cuore di Eloise perse un battito.
Il suo intero mondo si fermò, persino la lancetta dei secondi rimase immobile per quella che sembrò un’eternità.
Aveva sentito bene?
Niall credeva di essere innamorato di lei.
Credeva.
Quindi non era vero.
Giusto?
E a che pro dirlo, allora?
Non era possibile.
Come era potuto accadere?
Il respiro di Eloise divenne irregolare.
Non seppe nemmeno descrivere la sensazione che provò.
Era così strana, così aliena, così impossibile, così troppo coinvolgente che non le diede nemmeno il tempo di capire se la sua fosse felicità o qualsiasi altra forma di ansia o stupore presente sulla Terra.
In quel momento, un impulso improvviso le ordinò di baciarlo, ma lei non lo fece.
Ma sentì che voleva farlo, lo voleva davvero.
-Perchè cazzo non lo fai?
E se lo ricambiassi?
No, Eloise, no.
Hai già dimenticato tutto?
E questo ragazzo ha commesso soltanto l’errore più grande della sua vita e fissarsi con te.
Ha rovinato tutto.
Perché tu adesso ci penserai, penserai a lui, e ti verrà la brillante idea di credere che l’amore non è posi così male.
No, mai.
Ma se l’hai appena fatto.
No, mai.
Bugiarda.
No, mai.
-Hai paura, Eloise?
Si.
Tremò.
-E di cosa hai più paura?
<< Se non hai niente da dirmi, posso andarmene >>, sentì dire Niall.
-Devi scegliere, Eloise.
Lui la guardò un’ultima volta negli occhi prima di voltarsi, umiliato per aver rivelato i suoi sentimenti ed essere stato completamente ignorato.
-Scegli.
Si avvicinò alla porta sul retro.
-Scegli, ora.
La aprì.
-Scegli: o lui o te stessa.
Si infilò nella porta.
E...
Com’è difficile fare una scelta quando si ha paura.
- Eloise, porca troia impestata!
Il mondo vacillò insieme a lei.
- Eloise, sta andando via!
<< Niall! >>, lo chiamò finalmente.
La soglia non ancora chiusa per un pelo, si riaprì, e la figura bionda e slanciata del ragazzo coprì ancora la sua visuale.
Gli occhi gli brillarono speranzosi.
Eloise non voleva che andasse via, ma allo stesso tempo non sapeva nemmeno perché l’avesse chiamato, per quale delle mille verità che aveva in testa lo aveva chiamato.
<< Perché? >>, gli chiese semplicemente.
Niall sorrise, triste.
<< Hai mai amato qualcuno, Eloise? >>
Annuì.
<< E perché l’hai fatto? >>
Lei non rispose.
<< Ti può bastare come risposta? >>.
Detto questo, Niall si voltò ed uscì definitivamente fuori da quella casa.
Ad Eloise sembrò che tutto quello che aveva costruito fino a quel momento fosse crollato giù come carta straccia.
E lei aveva perso ogni certezza.
Rimase da sola, in silenzio, per un tempo indefinito.
Non sapeva più che cosa fare, quale era la cosa giusta, quale quella sbagliata.
Però aveva fatto una scelta alla fine.
-Tu hai fatto una scelta, Eloise. E sai benissimo qual è.



<< Eloise! >>.
Dei pugni pesanti sbatterono freneticamente contro la porta del bagno.
<< Sei morta sul water?? >>, chiese la voce insistente di Zayn.
Lei si sciacquo le mani velocemente e corse ad aprire.
Se era stata trattenuta da Niall per circa mezz’ora non era mica colpa sua, doveva pur andare in bagno in qualche modo.
<< Datti una calmata, Zayn. Non sto scopando con nessuno qui dentro >>, rispose fredda, uscendo dal bagno.
Lui la guardò torvo, per niente divertito dalla sua battuta e la seguì in cucina.
Tre visi completamente sorridenti invasero Eloise.
Lei sorrise a sua volta, dimenticando Zayn, e deducendo che ogni cosa era stata risolta per il meglio.
Amanda le saltò addosso non appena la vide.
<< Ci siamo rimessi insieme >>, le sussurrò a bassa voce.
<< Sono contenta per te >>, disse muovendo soltanto le labbra.
Poi si staccò da Amanda e si avvicinò agli altri.
Era davvero contenta, poiché per il momento, quella era l’unica cosa che riusciva a distrarla da tutto il resto.
Cioè, da Niall.
<< Inutile dire quanto io sia felice  di rivedervi tutti sorridenti >>.
All’improvviso Harry e Louis le si buttarono addosso.
<< Ragazzi, abbraccio di gruppo! >>, annunciò il riccio.
E tutti quanti la travolsero quasi soffocandola.
Fra le risate, le battute, i gridolini e gli scherzi stupidi, Eloise sentì la mancanza di quella persona che aveva deciso di andar via prima, soltanto per colpa sua.
Non erano al completo se lui non c’era.
Non era completa, lei.
Non era lo stesso.
Lei non era la stessa.
Ed ora era passata dall’evitarlo costantemente al cercarlo in ogni momento possibile.
<< Ragazzi, mi state uccidendo! >>, gridò disperata, sotto alla massa di braccia strette al suo collo.
<< Dai, può bastare. Ha sofferto abbastanza >>, dichiarò Louis.
Finalmente era tornato tutto come prima.
Lei avrebbe potuto nuovamente fiondarsi a casa della sua migliore amica e passare con lei interi pomeriggi a parlare. Questo le fece pensare che finalmente aveva l’occasione di sfogare con Amanda tutto quello che provava e che avrebbe voluto dirle da tempo, soltanto che non le era stato possibile.
Erano le otto e mezza di sera quando Zayn mise in moto la macchina per riaccompagnarla a casa.
Dopo essere rimasti tutti insieme, quasi per un’ora, a casa di Harry e Louis a rievocare i vecchi tempi, si erano congedati promettendosi di passare altre mille e cento serate tutti insieme appassionatamente.
<< Tutto bene? >>, le chiese Zayn, in auto, osservandola.
<< Si, si >>
<< Sembri un po’ giù ultimamente >>, constatò.
<< Sono solo stanca, tutto qui >>.
Ad un certo punto il cellulare di Zayn, poggiato sul cruscotto, cominciò a vibrare animatamente.
<< E’ una chiamata, devo rispondere io? >>, domandò Eloise visto che lui stava guidando.
<< No, lascia stare >>
<< Perché? >>, lei senza nemmeno ascoltarlo prese il suo cellulare in mano.
<< Eloise, ti ho detto... >>.
 Guardò il display del telefono corrugando la fronte.
<< Chi è Jane? >>
<< Metti via quel coso, adesso >>.
Lei lo sfidò con lo sguardo e schiacciò il tasto verde per aprire la comunicazione.
Zayn imprecò mentalmente.
<< Pronto? >>
<< No, lui non c’è. Sono la sua ragazza, tu chi sei? >>
<< Puoi dirmi ugualmente quello che volevi dirgli >>
<< Come vuoi, ciao >>.
Questa fu la conversazione che riecheggiò nell’auto, senza permettere a Zayn di sapere che cosa avesse detto questa misteriosa Jane.
<< Bene >>, esordì Eloise non appena ebbe riposto il cellulare al suo posto, << adesso puoi spiegarmi chi diavolo è questa Jane >>
<< Eloise, non fare la stupida, non è nessuno >>
Lei sorrise amaramente.
<< Ti ho fatto una domanda >>.
Lui sbuffò.
<< E’ una mia amica >>
<< E perché questa tua amica non sa che hai una ragazza? >>, continuò.
<< Non è che vado in giro con un cartello scritto a caratteri cubitali sulla testa, sai >>.
Eloise ignorò completamente la sua idiozia.
<< O hai deciso volontariamente di non dirglielo >>, concluse.
<< Perché avrei dovuto? >>
<< Ah, non lo so. Dimmelo tu >>.
Il moro si fermò lentamente ad un semaforo rosso e si passò una mano fra i capelli.
<< Smettila di farti tutte queste paranoie >>.
Lei scoppiò a ridere.
<< Come, scusa? Zayn, quella ragazza stava per chiederti di uscire! >>, gridò arrabbiandosi.
<< Cosa cavolo ne sai tu! >>, sbottò lui.
<< Oh, credimi. Conosco le donne meglio di te >>
La macchina riprese a camminare veloce.
<< Se vuoi andartene in giro a divertirti e a negare la mia esistenza, fallo e basta! Non essere legato a me, non te l’ho mai chiesto, non voglio essere presa in giro così spudoratamente! >>
<< Adesso stai esagerando >>, si agitò, << Ci ho solo parlato con quella ragazza e... >>
<< Ci hai solo parlato!? Mi prendi per il culo, Malik!? Ha il tuo numero di telefono, cazzo! Ma per chi mi hai preso?? >>.
Lui frenò all’improvviso davanti al vialetto di casa sua.
<< Eloise, calmati! Ti assicuro che non sono andato oltre le parole! >>, gridò.
Lei sospirò, stufa di lui.
Attualmente non riusciva nemmeno a capire perché stesse ancora insieme a quel ragazzo. La farsa era finita, potevano benissimamente smetterla di fingere.
<< Non capisci, non è quello il punto. Tu non vuoi stare con me, non riesci a rimanere concentrato soltanto su di una ragazza senza calcolare nemmeno di striscio le altre. E con questo non voglio affatto insinuare che tu sia una persona poco seria, ma che questo succede semplicemente perché non mi ami. Non siamo fatti per stare insieme >>, gli sorrise desolata.
<< Nessuno ti obbliga a stare con me se non lo vuoi, la recita è finita, Zayn. Ci hanno scoperto tutti >>.
Parlò soprattutto per se stessa.
Il gioco era finito ormai, e lei aveva perso.
Inizialmente aveva deciso di rimanere con lui soltanto per non farsi coinvolgere da Niall, per distaccarsi e non legarsi a lui emotivamente.
Ma ormai era troppo tardi, il danno era fatto, era inutile continuare a farsi del male, e soprattutto, era inutile continuare a fare del male a Zayn.
Anche se non capiva ancora che cosa fosse, sapeva di sentire qualcosa per quel ragazzo, e stare con Zayn peggiorava soltanto la situazione invece di facilitarla.
<< Mi stai dicendo che dovremmo finirla qui? >>.
Eloise annuì.
<< Sarebbe meglio per tutti e due. Così potrai smettere di fingere che quel che faccio ti interessi >>.
Lui si voltò verso di lei e le sfiorò un braccio.
<< Ehy, a me importa davvero di quel che fai, sei sempre una mia amica. Solo che magari non farò più il geloso >>, sorrise.
<< Nessun rancore? >>, chiese lei tendendo le braccia per abbracciarlo.
<< Nessun rancore >>, replicò lui stringendola.
<< Non ci sarà nemmeno bisogno di dirlo agli altri. Vedrai, non noteranno nulla di strano, perché rimarrà tutto esattamente come prima, o quasi >>.
Eloise gli fece un occhiolino ed aprì la portiera dell’auto per uscire.
<< A domani >>, la salutò Zayn.
<< A domani >>.
Richiuse lo sportello.
E anche questa era sistemata, pensò la bruna.
Ora l’unica infelice lì in mezzo era lei.
- Beh, nemmeno la “banana”, come lo chiami tu, è tanto felice.
Ma almeno lui mi ha detto quello che prova, almeno lui sa quello che vuole.
Io, invece, non so più niente di me stessa.



<< Fra tre giorni è il mio compleanno! >>, esclamò Amanda entusiasta.
Aveva aspettato che tutti i suoi amici fossero presenti per dare gli inviti ed esultare.
Appena Louis fece per aprir bocca, lei lo zittì baciandolo.
<< Non voglio auguri in anticipo, porta sfiga! >>.
Beata lei che era così contenta, osservò Eloise.
Che cosa avrebbe dato per avere soltanto un quarto della sua felicità.
Appena Zayn era arrivato, lui ed Eloise si erano scambiati soltanto un paio di sguardi pieni di significato.
Era più che altro un modo per ricordarsi a vicenda di quello che avevano deciso insieme la sera precedente.
A nessuno dei due pesava quella situazione, anzi, sembravano essersi ripresi quasi del tutto.
Niall, invece, dal canto suo, non era fra i più allegri quella mattina.
Arrivato a scuola, si era fiondato direttamente davanti al suo armadietto senza scollare nemmeno per un secondo gli occhi dal metallo grigio e non si era neanche preoccupato di salutare nessuno.
Eloise si chiese come mai fosse così depresso.
Lì, l’unica con i problemi esistenziali avrebbe dovuto essere lei, lui ormai aveva fatto la sua parte, aveva fatto un passo avanti.
Ora toccava a lei decidere.
E invece non le aveva rivolto neanche un sorriso, neanche un accenno, come se non esistesse.
Nemmeno uno dei suoi soliti sguardi pieni di desiderio che la lasciavano senza parole ogni volta.
La cosa ridicola era che Eloise sentiva la sua mancanza, anche se erano praticamente ad un metro di distanza, e neanche.
<< Stai bene? >>, gli chiese avvicinandosi, ricordandosi che ora non doveva più fingere di ignorarlo sistematicamente.
<< Mai stato meglio >>, replicò freddo.
No, è evidente che ha qualcosa che non va.
Stava quasi per chiedergli che cosa gli fosse capitato quando fu interrotta dal suono assordante della campanella di inizio lezioni.
<< Vado in classe >>, la salutò lui, privo di espressività nella voce.
Ma perché fa così!?


* DUE GIORNI DOPO *

Sembrava essere passata un’eternità quando, finalmente, le lezioni si conclusero e quella maledettissima campanella riecheggiò per tutta la scuola.
Eloise esausta si appese al suo armadietto, doveva ritrovare la forza di vivere.
- Che esagerazione.
Vorrei vedere te.
Niall non le aveva rivolto la parola per due interi giorni dopo quella volta, quando le aveva risposto male, e lei aveva quasi paura ad avvicinarsi di nuovo a lui.
Sapeva soltanto che stava impazzendo, non poteva vederlo così, o meglio, non poteva vederlo comportarsi così con lei.
Gli mancavano i suoi sguardi, i suoi sorrisi, quelli rivolti solo a lei.
E le mancavano tutte quelle poche volte in cui riuscivano a parlarsi, da soli, e lui tentava di avvicinarsi a lei.
<< El, mi accompagni in bagno? Mi sto facendo addosso >>, la supplicò Amanda; lei annuì e seguì l’amica.
Cosa alquanto strana: non aveva ancora parlato con Amanda dell’ argomento“Niall”.
Non sapeva che dirle.
Anzi, aveva paura di farlo.
Forse temeva di scoprire qualcosa che sarebbe stato evidentemente chiaro a tutti tranne che a lei.
Ma come poteva chiarirsi le idee se Niall continuava ad ignorarla in quel modo?
Sembrava quasi che si fossero scambiati di ruolo, adesso.
Lui la ignorava e lei lo rincorreva.
Assurdo.
Sbuffò.
<< Qualcosa non va? >>, domandò Amanda mentre era chiusa in un gabinetto.
<< No, no. Sono solo stanchissima >>, mentì.
<< Già, hai ragione, a chi lo dici. Manca solo un giorno al mio compleanno ed io sono costretta a sgobbare sui libri come un cammello. Ma hai visto oggi quella pazza di Filosofia? Secondo me non ha ancora capito che... >>, iniziò a fare uno dei suoi soliti monologhi sulla scuola, sugli impegni, sullo studio, su quanto fosse pesante, su quanto odiasse gli insegnanti, su quanto fosse patetica quella scuola, sulle materie che riteneva inutili, su quelli che lei considerava gli snob della classe, etc.
Insomma, uno di quei famosi discorsi/monologhi che Eloise faceva finta di ascoltare.
Infatti, proprio in quell’istante, ignorando completamente l’amica, si voltò verso la porticina del bagno e per poco non si accorse della familiarissima testa gialla che oltrepassò il finestrino di vetro leggermente ombrato che si trovava sulla porta.
E per qualche strano impulso incondizionato uscì di scatto dal bagno.
<< Scusa un attimo... >>, buttò lì distrattamente, avvisando Amanda.
Corse via, fuori, e si gettò nel corridoio quasi cadendo.
Non si era sbagliata, era lui.
<< Niall! >>, lo chiamò fermandosi.
Si ricompose velocemente, facendo finta di non essere accorsa lì fuori in quel modo soltanto per lui.
Il ragazzo si voltò all’improvviso, sorpreso.
Appena la vide spalancò leggermente gli occhi prima di riprendere quella solita espressione decadente che aveva deciso di adottare in quei giorni.
<< Che c’è? >>.
Ok, adesso l’aveva fermato, pensò Eloise.
Che cosa gli dico!?
- Lo sai che cosa dire, non fare la deficiente come tuo solito.
<< Che cosa ti è successo? >>, tentò.
Intavolare discorsi dal nulla nel bel mazzo del corridoio scolastico era proprio da Eloise Hoskins, decisamente.
Ma lui avrebbe capito a cosa si riferiva.
<< Cosa? >>.
Come non detto.
Eloise si fece forza.
<< Perché ti comporti così? Perché mi ignori? Che cosa ho fatto? Non mi guardi neanche più in faccia. E poi dicevi che ero io ad ignorarti... >>, disse con un filo di voce.
Niall sospirò, esausto, chiedendosi se fosse davvero il caso di rispondere a quelle domande.
<< Sono stanco, Eloise. Ci ho provato in tutti i modi... >>, cominciò, << Ma tu non capisci >>.
Lei sembrò scendere dalle nuvole.
Eppure lui credeva che lo sapesse, possibile che fosse così stupida?
<< Ti ho chiesto che cosa provi per me e non ho ricevuto risposta, ti ho confessato di essere innamorato di te e l’unica cosa che sei stata capace di dirmi è stata: “ Perché!?”, domanda stupida, fra le altre cose >>.
Eloise rimase muta, senza parole.
<< Ci ho provato...ho tentato di avvicinarmi a te, ti ho parlato, ma tu niente. Sono arrivato al limite, sono stufo di essere ignorato, stufo di essere sempre io quello costretto a parlare, dire, fare. Stufo di rincorrerti >>.
La guardò tristemente. << E fino a quando non sarai capace di ammettere a te stessa la realtà, io non voglio più saperne di questa storia >>.
Non stava accadendo davvero.
Era un incubo terribile.
<< Non voglio più saperne di te >>.
Niall si voltò dandole le spalle e riprese a camminare allontanandosi, senza mai voltarsi.
Eloise rimase lì, a guardarlo andare via, sospesa fra un buco nero e l’inferno, chiedendosi quale fosse peggio.
E rimase lì, restandosene ferma quando per la millesima volta quella voce le urlava di rincorrerlo.
Che cosa aveva fatto?
Aveva rovinato tutto ancora una volta.
Allora era lei quella sbagliata, era da lei che tutti gli uomini scappavano.
Che cosa c’era di sbagliato in lei?
<< Mi sono persa qualcosa? >>, domandò l’amica con voce piatta.
Amanda era appoggiata allo stipite della porta del bagno, dietro la quale era rimasta nascosta per tutto il tempo.
Ora la stava scrutando con sguardo indagatore, chiedendosi se avrebbe dovuto prima schiaffeggiarla o ammazzarla direttamente.
Che ardua scelta.










 

Scusate tantooooo...è.é
Vi ho fatto aspettare molto?
I'm really sorry. T.T
Solo che, sapete com'è Maggio, per chi va a scuola è un inferno assoluto!
*vorrebbe dare fuoco alla scuola*
Comunque, che ve ne pare del capitolo??
Mi rendo conto che può sembrare che questa agonia non finisca mai,
ma tranquille, il prossimo è un capitolo decisivo!
Giuro! u,u
Lo so, lo so, Eloise è una cretina, eppure sembrava così intelligente all'inizio. D:
A momenti, il più serio nella storia è Louis....
AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH ok basta. 
Scherzo, è Liam.
Il nostro dolcioso paparino che bestemmia contro i cucchiai. *-*
Vabbè, basta dire stronzate, vi saluto!
E grazie mille per le recensioni, le visite, i preferiti, le seguite e...(manca qualcosa?)
Alla prossima figherrimi! :P

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Capitolo 18
*** Come il Big Bang ***


CAPITOLO 17





<< Non guardarmi così, ti prego >>, implorò Eloise guardando l’amica.
Dopo che Amanda aveva origliato tutta la conversazione che Eloise aveva avuto con Niall a scuola, l’aveva letteralmente presa per un braccio e trascinata di peso fino a casa sua, senza fiatare durante il tragitto.
Era così arrabbiata con lei che Eloise sospettava che si stesse preparando psicologicamente a tutte le parolacce che aveva da dirle, oppure voleva soltanto urlare così forte da non doversi preoccupare della gente curiosa. E per fare questo, potevano soltanto rinchiudersi in casa.
Ora erano proprio lì, nel salotto della rossa a fissarsi in cagnesco.
La porta era stata appena sbattuta pesantemente ed Eloise temeva che non sarebbe più uscita viva da quell’edificio.
Deglutì la saliva a forza e si fece un segno della croce mentalmente.
<< Come vuoi che ti guardi!?!? >>, sbottò.
Eccola che cominciava.
<< Mi spieghi da quanto tempo va avanti questa storia!? >>,  inveì gesticolando istericamente.
<< E che cosa...oh mio dio, da...da quando lui  è innamorato di te!? >>, si avvicinò a lei senza smettere di parlare.
<< E quand’è che ti ha chiesto che cosa provi per lui!? Quando!? Perché non ne so niente!? >>
La guardò fissa negli occhi.
<< Quante altre volte vi siete parlati!? E...Quante altre cose hai omesso di dirmi!? >>.
Eloise rimase muta a fissarla, impotente.
Ci sarebbe stato tutto un papiro da raccontare alla sua amica per risponderle.
“E’ una storia lunga”, questo avrebbe voluto dirle, ed era vero.
<< E rispondimi, porca troia! Da quand’è che ti interessi così tanto pubblicamente di quel ragazzo da fermarlo nei corridoi!? VUOI DIRMI CHE COSA DIAMINE STA SUCCEDENDO, MALEDIZIONE! >>, strillò esasperata.
La bruna invocò l’aiuto divino e si passò una mano fra i lunghi capelli.
<< Non ho potuto parlarti perché non ne ho avuto l’occasione...poi c’è stata quella cosa con Harry e non sono più riuscita a dirti niente, ma l’avrei fatto senza dubbio, ne avevo la piena intenzione >>
<< Beh, fatto sta che se non ti avessi beccata personalmente, non mi avresti detto assolutamente nulla >>.
Diamine, Amanda, non complicarmi le cose peggio di così.
<< No, io.. >>
<< Ora basta >>, la interruppe bruscamente la riccia alzando una mano.
<< Non voglio più parlare di cose futili, voglio sapere che cosa sta succedendo fra te e il biondo >>, concluse.
Amanda si tolse la giacca, la appese allo schienale di una sedia e si diresse in camera sua, facendo segno ad Eloise di seguirla.
<< In realtà non lo so neanche io >>, rispose pensierosa la bruna, sedendosi sul letto.
Amanda cominciò a cambiarsi.
<< Non dire stronzate >>
<< Come, scusa!? Sto dicendo la verità! >>.
La rossa sbuffò.
<< Ma sei cretina? Hai sentito quello che lui ti ha detto a scuola o facevi finta!? >>
<< Si, ma che cosa dovrei fare? >>, si portò le braccia al petto.
<< Dagli una risposta, è quello che vuole, no? >>, disse come se fosse la cosa più semplice del mondo, ma in realtà non lo era affatto.
<< Amanda... >>, la chiamò l’amica con la testa rivolta al materasso.
Lei si sedette affianco a lei sul letto.
<< Uhm, uhm >>
<< Non so nemmeno io qual è la risposta >>, rispose con un filo di voce.
Amanda si posizionò davanti a lei a gambe incrociate e sospirò.
<< Dimmi che non ti fai ancora condizionare la vita da quelle due merde che ti hanno fatto soffrire >>, disse alludendo ad Edward e Jasper, i suoi ex ragazzi.
Eloise alzò piano la testa a la guardò negli occhi, e tanto bastò per far capire all’amica la sua risposta.
Lei le prese le mani.
<< Eloise, non puoi obbligare te stessa a non amare qualcuno soltanto per paura. Non siamo tutti uguali, non siamo tutti come quei due rimbecilliti. Dai una possibilità a questo ragazzo. E poi...so che ti piace, si vede. E sei già legata a lui sentimentalmente, non puoi semplicemente ignorare tutto soltanto per principio >>.
Prese fiato.
<< Soffriresti e basta. Ricordati quello che mi dissi tempo fa, quando litigai con Louis >>, continuò.
Eloise le sorrise ripensando a quel momento.
<< Ma io...che cosa posso fare? Forse è troppo dardi... >>.
Ormai aveva lasciato che la sua testa si fissasse su quel ragazzo, che le entrasse nella mente come un tarlo, ed ora non riusciva a smettere di pensarci.
Non poteva più fuggire.
<< No, non è troppo dardi. Tu che cosa provi per lui? Senti che ne vale la pena? >>.
La bruna aprì la bocca, poi la richiuse, senza emettere suoni.
<< Dai, Eloise, lo so che lo sai. Guardati dentro per davvero e trova il coraggio di dire la verità, neanche a me vuoi dirla? >>, tentò.
Eloise si guardò le mani e cercò dentro se stessa la prima sensazione che provava nei confronti di Niall, soprattutto in quei giorni.
Non servivano più a niente tutti quei discorsi sull’amore e su quanto facesse schifo, perché scappare da esso era ancora peggio.
Lei aveva semplicemente capito che adesso, la scelta non era più formata da due strade che avevano un senso completamente opposto, adesso le era rimasta una sola direzione da percorrere, non ce n’era un’altra. Poteva soltanto buttarsi a capofitto nel burrone e avere paura, e piangere, e pregare di non toccare mai il fondo.
Perché oramai, che senso aveva negare quello che provava?
E poi, che cos' è che provava?
La pura realtà era che...
che...
- qual è la realtà, Eloise?
<< Io ho bisogno di lui >>, dichiarò lei, sicura.
Amanda sorrise.
<< Non è esattamente quello che avrei voluto sentire, ma è perfetto come inizio >>.


Anche se ne aveva parlato con Amanda, Eloise non si sentiva affatto sicura di se stessa.
Non sapeva quale fosse il primo passo da fare, non sapeva come comportarsi. Soprattutto adesso che aveva realizzato quanto Niall fosse, praticamente, arrabbiato con lei per come lo aveva trattato in tutto questo tempo. E se non avesse voluto parlarle?
Tanto più che per lei, esprimere vocalmente i suoi sentimenti, e quindi mettersi a nudo davanti a qualcuno, era l’impresa più complicata di questo mondo.
Proprio adesso che aveva capito che non serviva a nulla scappare e avere paura, non poteva dimostrarlo.
Certo, dentro di lei il timore non cessava di logorarle l’anima, e non lo avrebbe mai fatto.
Ma questa paura non era affatto più grande di quello che provava per Niall.
E questo la sorprendeva parecchio.
Però non sapeva come esporsi.
Ormai era abituata ai continui tentativi della gente di ammorbidire la sua corazza, ma farlo lei stessa, con le sue mani, le risultava impossibile, autodistrutto.
E poi, com’è che si fa? Si va da un ragazzo e si dice: “ Ehy, scusa, io ti amo, che bella giornata oggi, vero?”.
No.
Non faccio queste figure di merda, io.
- Ma chi ti ha detto che chiunque sia capace di confessare i proprio sentimenti faccia una figura di merda??
Io so solo che per quanto mi riguarda, la figura di meda la faccio a prescindere.
- L’esagerazione...
Quale esagerazione, è la pura verità.
<< Eloise? >>
Lei sussultò.
Non aveva sentito nessuno avvicinarsi a lei mentre sistemava i libri nell’armadietto: troppi pensieri.
Era prestissimo, e per i corridoi non c’era un’anima.
<< Louis, che diavolo ci fai a scuola così presto? Hai messo l’orologio di un’ora avanti? >>, scherzò.
<< No, che assurdità, sono qui da ieri notte per essere in orario >>.
Il solito idiota.
Eloise rise. << Ovvio, come ho fatto a non pensarci >>, si batté una mano sulla fronte.
<< Comunque... devo parlarti di una cosa importante, ecco perché mi sono alzato quattro ore prima stamattina >>.
<< Cioè? >>, chiese incuriosita.
<< Stasera c’è la festa di Amanda, e so che le abbiamo già preso un regalo tutti insieme, ma vorrei prenderle qualcosa soltanto da parte mia...non so se capisci cosa intendo >>
<< Si, ho capito. E io cosa dovrei fare? >>.
Louis le rivolse un’occhiata, chiedendosi come non ci fosse ancora arrivata da sola.
<< Vorrei che tu mi aiutassi a comprarle qualcosa >>.
Eloise storse il naso.
<< E’ troppo banale se ti faccio il solito discorso sul: “ qualsiasi cosa sceglierai andrà bene, basta il pensiero”? >>
<< Si, è banalissimo >>, rispose senza esitazioni.
<< Anche perché non è vero >>, aggiunse.
<< Io dico di si >>
<< No, no >>, replicò  lui muovendo l’indice.
Louis acquisto un’aria da saccente professore di psicologia e scosse la testa.
<< Se ti regalassi un bidone della spazzatura, di certo non verresti a dirmi che basta il pensiero >>.
Eloise perse tutto l’entusiasmo e per poco non cadde a terra per la stronzata colossale che aveva appena sentito.
<< Cretino! Non devi mica regalarle una schifezza simile! >>, sbottò.
<< Era un esempio >>
<< Un esempio idiota come te >>, sospirò rassegnata.
<< Io non sono idiota, sto cercando di fare un discorso serio ma tu mi interrompi! >>
Eloise per poco non scoppiò a ridere.
Un discorso serio? Louis?
Ah ah ah ah ah ah ah
Si trattenne.
<< In ogni caso, Louis, penso che tu debba decidere da solo che cosa regalarle. Non voglio che quando Amanda aprirà il tuo regalo e mi dirà che il suo ragazzo è magnifico, dovrò dirle che l’ho aiutato a scegliere >>
<< Ma tu non dovrai dirglielo, ovviamente! >>.
Louis alzò gli occhi al cielo, spazientito.
<< Anche se non lo facessi, lo capirebbe. La conosco da anni, sa quando mento o dico la verità >>.
<< Mi stai dicendo che stamattina mi sono alzato ventiquattro ore prima per niente? >>
Lei rise.
<< Sembra di si >>
<< Ti odio >>
<< Si, anch’io ti voglio bene, Louis >>.
Non finì neanche di pronunciare la frase che dal fondo del corridoio scorse una testa bionda che si stava avvicinando.
Andò subito in panico e divampò.
Louis se ne accorse poiché dopo averla guardata un faccia si voltò di scatto nella direzione in cui stava guardando.
<< Buongiorno, Louis >>, salutò Niall.
<< Ehy >>, gli sorrise.
Il castano notò che l’amico non aveva minimamente calcolato la bruna. Tornò a guardare Eloise e abbassò il tono di voce.
<< Che succede? >>, domandò indicandole l’irlandese con lo sguardo.
<< Nulla! >>, esclamò lei quasi squittendo, nervosa.
Eloise si allontanò da Louis quasi infastidita e si diresse in classe senza nemmeno salutarlo.
<< Ehy, guarda che stasera c’è la festa! >>, le ricordò mentre si allontanava.
Bah, pensò Louis. Certa gente è proprio strana.

La festa del diciottesimo compleanno di Amanda si sarebbe tenuta, all’inizio, in un locale semplice in cui tutti i suoi amici più stretti, compagni di classe e varie conoscenze, avrebbero mangiato pizza, patatine, birra, coca cola e quant’altro.
Da mezzanotte in poi(o anche prima, altrimenti si rischiava la noia totale), tutti gli invitati avevano ingresso gratuito, pagato dalla festeggiata, in una lussuosa discoteca della città.
Non male come serata, era accessibile a tutti.
Chi non voleva ballare poteva benissimamente presentarsi soltanto alla cena e viceversa.
Ovviamente Eloise e i cinque ragazzi erano obbligati a presentarsi sia alla cena che in discoteca, era il minimo.
Ed ecco che Eloise si ritrovava seduta su di una sedia di legno, a suo parere scomodissima, con una festeggiata piena di vitalità alla sua destra, Harry alla sua sinistra e...
Niall in diagonale.
Era stato per un pelo se non era riuscita a mettersi accanto a lui; tutta colpa di quell’idiota di Liam che aveva dovuto rubarle il posto per un decimo di secondo.
<< Io vado in bagno >>, annunciò per staccarsi un po’ da tutta quella confusione e da quegli occhi così azzurri che dall’inizio della serata non avevano fatto altro che mandarla in tilt.
Si rinchiuse nel bagno, completamente deserto, si avvicinò allo specchio e sospirò.
Stava passando troppo tempo, pensò.
Troppo tempo da quando Niall le aveva detto di essere stanco di tutta quell’incomprensione e dei suoi comportamenti.
Doveva agire subito, correre da lui, buttargli le braccia al collo e urlare al mondo quanto lo voleva.
Che cosa aspettava?
Ma non era mai il momento giusto.
Alzò la testa e si fisso nello specchio.
E pensare che quella sera, quando aveva aperto l’armadio, si era vestita pensando a quel dannato ragazzo.
Non voleva risultare troppo appariscente o troppo aggressiva per farsi notare da lui, ma nemmeno una santarellina con una tunica da suora.
Aveva optato per un vestitino in pizzo nero non eccessivamente corto, largo sotto, con corpetto a maniche a palloncino sopra. Tacchi non trampolinicamente alti ed un trucco leggermente più elegante ma semplice. I capelli, lavati nel pomeriggio, le ricadevano lisci, lunghi e neri fin sotto il seno.
Cioè, in realtà non erano lisci come la seta perché non li aveva piastrati ma non si notava granché.
Si disse che probabilmente, l’abbigliamento era l’unica cosa che le era andata bene quella sera.
Niall non le aveva staccato gli occhi di dosso nemmeno per un attimo.
Certo, il biondo poteva benissimamente sforzarsi di ignorarla a scuola, ma non la sera, quando era al meglio di se.
Anche se non era esattamente al meglio di se psicologicamente.
Lui, invece, con quei capelli un po’spettinati che facevano invidia ai modelli di Vogue, aveva indossato un pantalone nero morbido, a vita bassa, e un camicia azzurra che gli ricadeva leggermente larga sulle spalle, dando l’impressione che le sue braccia fossero ancora più...
più....
Sexy.
Ma cosa cazzo dico, come fanno delle braccia ad essere sexy!? Che qualcuno mi prenda a sediate sulla testa.
E poi quella sera sarebbe stata perfetta per parlargli, solo che lei era una stupida quindi si sarebbe lasciata sfuggire anche questa occasione.
Uscì dal bagno, sconsolata, e ritornò al tavolo.
Si sedette e sbuffò quando si accorse che i camerieri avevano iniziato a servire le pizze, le era passata tutta la voglia di mangiare.
<< Vuoi? >>, le chiese Harry prendendo una lattina di birra.
Eloise scosse la testa.
Lui non le badò e le verso ugualmente la bibita nel bicchiere.
<< Sei scemo? Ho detto che non la voglio! >>, sbottò allontanandogli il braccio e facendo cadere la birra sul tavolo.
<< Ecco, brava, guarda che cosa hai combinato >>
<< Ah, io? A me non piace la birra e lo sai! >>.
Harry sbuffò, esasperato.
<< Ho solo notato che sei stranamente depressa stasera e quindi volevo alleggerirti un po’ il carico! >>.
All’improvviso, chissà per quale motivo, la maggior parte degli invitati si era girata verso di loro e assisteva a quella scena imbarazzante con estremo interesse.
Compreso Niall, notò Eloise.
E ciò la fece arrossire in maniera smisurata.
Si sentiva una tale cretina e sbadata.
Da quando era diventata così incapace di controllare il suo rossore facciale?
Lei non arrossiva mai.
<< Io non sono depressa! >>.
Harry la fissò serio e alzò un sopracciglio, si accorse di quanto fosse rossa in viso e si guardò intorno notando finalmente che ogni ospite della festa stava seguendo la scena attentamente.
<< Beh? Che cosa avete da guardare!? >>.
Tutti si voltarono, all’istante, imbarazzati e scocciati.
Eloise tirò un sospiro di sollievo.
<< Allora, perché sei depressa? >>, continuò il riccio.
Lei alzò gli occhi al cielo.
<< Ti ho detto che non lo sono >>
<< Dai, adesso non ci guarda nessuno, puoi confessare >>, la incoraggiò addentando un pezzo di pizza.
<< Harry, ti prego, lasciatemi in pace tutti quanti >>, posò un gomito sul tavolo e si appoggiò con la testa sul palmo della mano.
Ultimamente ogni santa persona le chiedeva come stava, che cosa faceva, che succedeva con Niall e bla bla bla.
Sembrava che fossero più aggiornati loro sulla sua vita che lei stessa, era ridicolo.
Ma trovatevi un hobbie.
<< “ Siamo qui per te”, “ c’è altra gente che è disposta ad ascoltarti ” >>, imitò la sua voce, << non era riferito solo a me...anche tu puoi parlarne con qualcun altro che non sia Amanda, tipo me >>, sorrise lui spavaldo.
La bruna si maledisse per avergli detto quelle cose.
<< Non c’è niente da dire, le solite cose >>, assentì indicando Niall con lo sguardo.


Quando finirono di cenare, Amanda pagò il conto al locale e guidò tutti in discoteca.
Eloise chiuse gli occhi e poi li riaprì mentre camminando, pensò a tutto quello che erano state capaci di dirle le persone.
Anche Harry le aveva suggerito di parlare con lui, soprattutto quella sera.
Era il momento giusto, le aveva detto.
“ Prima che sia troppo tardi”.
“ Niall è un bel ragazzo, non ci mette niente a trovarsi una bella ragazza con cui uscire”, le aveva ricordato con crudeltà.
Ma era vero poi, perché continuare a negarlo e a credere che sarebbe stato sempre lì ad aspettarla.
<< Capito? >> le fece eco il riccio alle spalle mentre facevano la fila per entrare in quella dannata discoteca.
Lei annuì e gli sorrise.
Chissà perché essere consigliate da un ragazzo a volte può sembrare più incoraggiante, forse perché ci aspettiamo che gli uomini si capiscano a vicenda e che ci diano consigli infallibili, il chè non accade mai.
<< Non deludermi >>, la avvisò facendole un occhiolino.
Eloise gli si avvicinò e gli diede un bacio sulla guancia per ringraziarlo, si stava davvero impegnando a comportarsi da vero amico, notò. << Cercherò di non farlo >>.
Non appena lei si ritrasse, Harry butto un’occhiata agli altri e si accorse che Niall li stava guardando di sottecchi.
Il biondo si rigirò di scatto non appena si rese conto di essere stato scoperto, ed Harry trattenne un sorriso; quei due dovevano proprio stare insieme.
Appena entrati in quella lattina ambulante a luci intermittenti, la testa di Eloise cominciò a vorticare, le sembrava di essersi drogata.
Purtroppo era quello l’effetto che le facevano le discoteche.
Amanda, Louis e qualcun altro si fiondarono immediatamente in pista a ballare e saltare sulle note di We found love di Rihanna.
Lei pensò di fare lo stesso, d’altronde era il compleanno della sua migliore amica, doveva divertirsi, non starsene depressa tutto il tempo.
E poi, forse, ballare era l’unica cosa che l’avrebbe distratta un po’.
Si avvicinò agli altri e iniziò a muoversi.
La cosa che la consolò di più fu che Niall non era lì intorno.
Sentirsi osservata da lui la metteva tremendamente in soggezione a volte.
<< We found love in a hopeless place... >>, cantò Liam sorridendole.
Lei ricambiò il sorriso e si voltò per sbaglio verso i divanetti della sala e vide Niall che se ne stava seduto a sorseggiare qualcosa e a...guardare nella sua direzione.
Merda.
- Va bene, Eloise, calmati, balla e basta e non pensare a nulla.
Per la prima volta nella sua vita, la bruna si lasciò cullare dalla vocina nella sua testa e chiuse gli occhi per un paio di secondi, inspirando, poi li riaprì e cantò insieme a Rihanna.
Fece un giro su se stessa e dimenticò tutto per un istante.
Prese Amanda per le mani e la fece roteare, mentre faceva un giro intorno a Harry ballando come un’hawaiana, si sentì afferrare per la vita.
Alzò lo sguardo e si ritrovò davanti uno strano ragazzo dai capelli castani e gli occhiali da sole appiccicati al volto sudato. Sgranò gli occhi, inorridita.
<< Ehy amico bello, lei sta con noi >>, disse Louis sorridendo e fissando gli enormi occhiali del ragazzo.
Zayn, per dare una mano all’amico, afferrò Eloise e la avvicinò di più al loro gruppo mormorando uno  “ spiacente” allo strano tizio.
Lei fissò i suoi amici riconoscente e decise di allontanarsi per un po’ dalla pista per riprendere fiato.
Si accostò al bancone e chiese al barman di prepararle qualcosa di non troppo forte, voleva arrivare a casa viva e cosciente.
Si guardò intorno in mezzo a quella confusione.
La musica era alle stelle.
Ma dov’era Niall?
Si voltò nella direzione in cui l’aveva visto precedentemente, ma non c’era.
Era praticamente sparito all’improvviso.
E poi doveva parlargli, non sapeva quando, ma doveva farlo.
Lo aveva promesso a Harry.
Non che fosse importante che l’avesse promesso a lui o no, doveva farlo e basta.
Continuò a roteare la testa da una parte e dall’altra alla ricerca di un parrucchino giallo banana che saltellava fra la gente.
E poi lo vide e sorrise.
Eccolo.
Era un po’ più lontano dagli altri e stava ballando in uno modo strano tutto suo.
Ogni tanto sorrideva e...
E...
Aspetta un attimo.
Doveva aver visto male.
Per forza.
Aveva bisogno di un paio di occhiali.
Sicuro.
Era impossibile.
Inaccettabile.
ELOISE, MANTIENI LA CALMA.
Niall era con una ragazza.
E stavano ballando.
E lei si strusciava addosso a lui come...
COME UNA TROIA IN CALORE DEI BASSI FONDI!
-Calmati!
NO! IO NON POSSO CALMARMI, ADESSO GIURO CHE LA UCCIDO!
Che cosa cazzo stava facendo quella Banana marcia ammuffita e priva di neuroni con quella là!?
La ragazza, dai capelli chiari e il corpo perfetto, stava facendo la sexy con Niall.
CON IL SUO NIALL.
Non poteva sopportarlo.
Era arrivata al limite.
Ribollì di rabbia, il cervello le andò in fumo e non capì più un cazzo per un minuto buono.
Il suo istinto omicida prese possesso della sua mente e lei non fu più capace di controllare le sue azioni.
Eloise si allontanò dal bancone imbestialita  e avanzò verso di loro a passo minatorio.
Si era persino dimenticata dell’esistenza di Niall, pensava soltanto a saltare addosso a quella grandissima put**..brava ragazza che gli stava incollata come una cozza.
La acciuffò per un braccio e la trascinò verso di se.
<< Scusa, tesoro. Togliti di mezzo, lui è mio >>, la minacciò scandendo bene tutte le parole per assicurarsi che recepisse il messaggio alla perfezione.
Lei rimase a fissarla per un po’, interdetta.
<< Che c’è, non hai capito? SPARISCI! >>, gridò.
Prima che ti prenda a calci nel culo.
La bionda si liberò bruscamente dalla sua stretta, le lanciò un’occhiata inviperita e si allontanò, cercando qualcun altro su cui strusciarsi sopra come un Mocio Vileda.
Soltanto dopo Eloise si accorse che Niall la stava fissando in maniera indecifrabile.
Con tutte quelle luci e quel fracasso, lei non riuscì a capire se era infastidito dal suo comportamento, contento, irritato, indifferente, incazzato.
Ma ciò che era chiaro, era che aveva appena fatto una figura orrenda davanti a  lui.
Lo guardò negli occhi sperando che non la odiasse più di quanto già non faceva e si allontanò da lui correndo verso l’uscita della discoteca.

Niall si chiese se avesse davvero sentito bene o se fosse stato il volume troppo alto della musica a confonderlo.
Eppure quella ragazza era andata via, quindi Eloise le aveva detto...
“Lui è mio. “
Oh mio Dio.
Era un sogno?
Le corse dietro facendosi spazio fra la marmaglia di persone.
Voleva accertarsi di aver sentito esattamente quelle parole.

Eloise aveva bisogno di aria, stava per scoppiare.
Aveva appena urlato davanti a mezzo mondo “ lui e mio!” senza nemmeno rendersi conto che quel “lui” l’aveva sentita.
Forte e chiaro, anche.
Che figuraccia, che stupida, che idiota, che schifo, che orrore.
Mentre lui se la spassava con quella troia.
Magari adesso si stava anche chiedendo se fosse impazzita.
Già si era dimenticato di lei, già si divertiva con le altre.
Che bugiardo.
“Credo di essere innamorato di te”, ma dove?
Ma vai a fare in culo.

Gli occhi le si riempirono di lacrime, alzò la testa al cielo stellato per evitare che le colassero sul viso.
<< Si può sapere che ti è preso!? >>, disse una voce alle sue spalle.
Lei non si voltò subito, ma la riconobbe all’istante.
Si passò una mano sotto gli occhi sperando non si notasse che erano leggermente umidi.
Lo guardò tristemente e poi cercò la forza di cacciar via tutta la rabbia che provava.
<< Che cosa mi è preso, eh!? Sei un imbecille, un falso, un idiota, un doppiogiochista, deficiente, demente, ritardato, coglione patentato, stupido, merda, ignorante >>
<< Woh woh woh, datti una calmata! Io non stavo facendo niente di... >>
Non gli diede nemmeno il tempo di finire.
<< Certo, ovviamente! Tu non fai mai niente di sbagliato! Sono io la deficiente che sbaglia tutto e che si fa correre dietro e che non capisce un cazzo! Non fa niente che prima dici di essere innamorato di me e poi te la spassi con la prima puttana che ti capita! >>.
Niall si arrabbiò, dimenticando all’istante quello che era realmente andato a fare lì fuori.
<< Mi pareva di averti detto come stavano le cose adesso! Se tu non capisci, vuol dire che hai qualche problema! >>, gridò senza curarsi di essere stato offensivo.
Lei tacque e si girò un po’ di lato, le lacrime le pungevano gli occhi nuovamente.
<< Quindi io ho qualche problema...secondo me sei solo uno stupido >>, disse sorridendo istericamente.
<< Ma diavolo, Eloise! Non riesco a capire perché tu te la prenda tanto!  >>, sbottò.
<< Perché sono innamorata di te! >>, gridò lei all’estremo della sopportazione.
Gli diede le spalle cercando di asciugarsi gli occhi.
Tanto ormai, non le fregava più assolutamente un cazzo di quello che stava dicendo.
Certo, peggio di così non poteva andare.
Lo aveva detto, e quindi?
Niall rimase interdetto, colto alla sprovvista.
Stava succedendo tutto così in fretta quella sera che non era nemmeno più capace di dare un senso logico agli eventi.
<< Ma Zayn... >>
<< Io e Zayn ci siamo lasciati, cretino! >>, urlò Eloise, sfinita.
Adesso basta.
Era al limite.
Non poteva più restare lì, non poteva più guardarlo negli occhi.
Non riusciva più a trattenersi, voleva piangere, urlare, prendere a calci qualcosa.
Non era andata come l’aveva immaginato, era uno schifo.
Era stato un disastro totale.
Certo, non sognava di confessare i suoi sentimenti sopra alla torre Eiffel ma, per lo meno, avrebbe preferito dirlo con un sorriso, non fra le lacrime e urlando.
Aveva ragione lei, fin dall’inizio.
L’amore fa schifo, ti fa stare male e non serve a niente. E lei ci cascava tutte le volte come un stupida, possibile che non imparasse mai dagli errori precedenti?
E adesso perché non le rispondeva nemmeno?
Gli aveva appena detto di essere innamorata di lui o sbagliava?
Non aveva niente da dire?
Bene, fantastico, meraviglioso.
Come se tutto ciò non bastasse, ora se ne stava anche zitto e muto come un ippopotamo.
Dalla padella, alla brace.
Dalla cacca secca, alla diarrea sciolta.
Può andare peggio di così? Ovvio, può sempre andare peggio.
A lei poi, quasi sicuramente.
Lui se ne stava lì a fissare il vuoto, come se non avesse ancora capito quello che Eloise gli aveva detto.
Ed era lei quella stupida, poi?
Basta, mi sono rotta i coglioni.
Tornò nella discoteca, nervosa, lasciandolo lì, irritata, e si precipitò allo spogliatoio per prendere la sua giacca e andare via.
Non voleva rimanere in quel posto un minuto di più.
Mentre usciva dalla discoteca agguantò Liam per un braccio, considerando che sarebbe stato quello che le avrebbe chiesto meno spiegazioni e che non l’avrebbe costretta a restare fino alla fine.
<< Di agli altri che io sono andata via >>
<< Eh!? >>, urlò lui fra la musica che pulsava dalle casse.
<< IO VADO VIA! >>, gridò Eloise gesticolando con le mani.
<< Perché?? >>
<< Ho mal di testa! >>
Liam annuì per dirle che aveva capito e la salutò.
La bruna uscì in fretta fuori dalla discoteca e oltrepassò Niall senza nemmeno considerarlo, al ché  lui sembrò risvegliarsi dall’oltretomba.
<< Dove stai andando!? >>
<< A Narnia >>, rispose senza voltarsi.
Niall maledì l’intero mondo mentalmente e rientrò nella discoteca, anche lui nervoso.
Quella ragazza era così cocciuta, insensibile, sfacciata e irascibile.
Come può una persona urlarti in faccia con rabbia di essere innamorata di te come se fosse, in qualche modo, colpa tua??
Così, senza una logica, senza tatto. Come poteva lei uscire fuori dal nulla, e sbattergli in faccia quelle parole come se fossero le cose più elementari del mondo?
E pensare che qualche giorno fa lui avrebbe fatto follie per sentirsi dire quelle parole da lei.
Ora invece era incazzato.
Perché lei aveva il potere di farlo incazzare ogni santa volta e di trasformarlo in una persona che non credeva di essere, il che, constatò, era abbastanza eccitante.
Era fuori da ogni coerenza, ma era così.
Ma cazzo! Perché doveva andarsene via così?
La cosa l’aveva urtato ulteriormente.
E poi, da quando lei e Zayn si erano lasciati?
E perché non ne sapeva niente??
All’improvviso si avvicinò alla pista da ballo e afferrò Zayn per la camicia.
<< Vieni un attimo con me >>, gli urlò nell’orecchio.
Lo trascinò in bagno e chiuse la porta sperando che bastasse a coprire la musica.
<< Che c’è? >>,  domandò lui infastidito.
<< Tu ed Eloise vi siete lasciati? >>
Il moro alzò un sopracciglio e poi rise.
<< Ancora con questa storia, Niall? Credevo che vi foste già messi insieme >>, rise.
<< Smettile, ti ho fatto una domanda >>, replicò serio.
<< Si, qualche giorno fa >>
<< Perché!? >>.
Zayn sbuffò. << Che importa perché, è tutta tua adesso, non aspettavi altro, no? Va da lei >>, sorrise.
Niall abbassò la testa.
<< Ma è andata via >>
<< Beh, va a casa sua, no? Devo dirtele io queste cose? Non sai arrivarci da solo? >>.
No, non sapeva arrivarci da solo, era un rincretinito totale.
Ringraziò l’amico ed uscì fuori dal locale quasi correndo, entrò nella sua auto e mise in moto, dicendosi che questa volta doveva assolutamente chiarire con lei.
Senza lasciare discorsi in sospeso o incazzarsi(cosa effettivamente impossibile).
Guidò un po’ troppo velocemente per i suoi gusti ma non ci bado più di tanto.
Parcheggiò l’auto a pochi metri dal palazzo, corse sotto il portone di Eloise e suonò il campanello.
<< Chi è? >>, rispose un voce stanca.
<< Sono Niall >>
<< Vattene >>, rispose bruscamente lei e richiuse il citofono.
Il biondo bestemmiò.
Vuoi la guerra, Eloise? E’ guerra sia.
Niall bussò al campanello di un altro piano.
Ti faccio vedere io come si fa.
<< Si? >>, chiese una voce anziana.
<< Mi scusi, signora, ho dimenticato le chiavi, potrebbe aprirmi il portone, per favore? >>.
Si sentì un “click” e il portone scattò.
<< Grazie mille >>
<< Di niente, giovanotto >>.
Niall entrò nella scalinata e prese a salire le scale saltandole a due a due come un matto.
Come non detto, pensò, era già incazzato nero.
Era impossibile non litigare con quella ragazza, era capace di farlo irritare anche quando la sognava.
Perché si, l’aveva sognata un paio di volte.
(“Un paio” era riduttivo).
Arrivò dietro la porta di Eloise e bussò delicatamente, nascondendosi dall’occhiello con cui lei avrebbe potuto vederlo.
<< Chi è? >>.
Niall rimase in silenzio.
La porta si aprì lentamente e lui ne approfittò per incastrare il suo piede destro nello stipite della porta.
<< Ma cosa diavolo...TU! >>, gridò lei incredula.
<< Già, e adesso fammi entrare >>, disse il biondo spingendo la porta senza ritegno.
<< Brutto maniaco, ma come ti permetti! Non puoi entrare in casa mia con la forza! >>
Come hai già fatto con la mia mente, pensò Eloise.
<< Non avrò bisogno di nessuna forza se mi fai entrare, devo parlarti >>, rispose tranquillo.
Lei spinse con rabbia la porta sul suo piede e lui trattenne un gemito.
<< Io non ho niente da dirti! >>
<< Eloise, non fare la bambina! Non puoi venirmi a dire quelle cose e poi sparire come se niente fosse! >>, si arrabbiò.
<< Beh, avresti anche potuto rispondermi allora! >>.
Purtroppo aveva ragione.
Niall si maledisse.
Perché diavolo era rimasto muto come un pesce lesso?
All’improvviso la porta dell’altro appartamento alle spalle di Niall si spalancò e un signore anziano sulla settantina sbucò fuori sconvolto dal sonno e irritato.
<< PER L’AMORE DI DIO, RAGAZZINA! FA’ ENTRARE QUESTO MALEDETTO RAGAZZO, IO VOGLIO DORMIRE! >>, urlò il vecchio con la barba bianca e gli occhi grigi.
Poi richiuse la porta sbattendola, sperando di essere stato abbastanza chiaro.
<< Hai sentito, dai fastidio, devi andartene >>, aggiunse lei.
<< No, in realtà il vecchio ha detto che devi farmi entrare >>, replicò perentorio.
Niall urtò ancora di più il portone mettendoci più forza e quando la vide cedere leggermente, ne approfittò per dare un ultima spinta finale ed entrò finalmente in casa lasciando sbattere la porta alle sue spalle.
Eloise si infuriò, si scagliò su di lui e cominciò a dargli pugni sul petto, arrabbiata come non mai.
<< Sei un idiota, maniaco, depravato, stronzo, come ti permetti ad entrare in casa mia! >>
Lui indietreggiò e le prese i polsi fra le mani.
<< Devo parlarti, maledizione! E smettila, cazzo, sto perdendo la pazienza! >>
<< E perdila questa pazienza, brutto deficiente! Non fai paura a nessuno! >>, continuò dimenandosi.
<< Per favore, stai ferma! Ma perché ti comporti così!? >>
Eloise non riusciva più a controllarsi.
Lo detestava.
Lo detestava perché le piaceva da morire e lui era un tale ritardato e un incapace, che l’aveva praticamente costretta ad innamorarsi di lui e che adesso irrompeva in casa sua proprio quando lei aveva bisogno di starsene da sola a pensare e a piangersi addosso. Era sacro per lei restare sola quando stava male.
<< Perché sono innamorata di un imbecille che se la fa con le troie! >>, gridò fissandolo negli occhi e spintonandolo, pregando di non lasciarsi distrarre da quell’azzurro così intenso.
<< Io non me la faccio con nessuna troia, sei tu la complessata che... >>
Lei scoppiò e liberò immediatamente i polsi dalla sua stretta.
<< Guarda quando sei stupido, ti ho appena urlato in faccia di essere innamorata di te e tu continui a prendermi in giro! >>, inveì incredula.
<< Grazie! Mi pare ovvio, se tu hai la capacità di far imbestialire la gente, è normale che... >>
<< E insiste! >>, sottolineo parlando quasi da sola. << L’ho anche ridetto! No, adesso basta. Vattene via! Non è possibile, non capisci nulla! Mi hai rotto il cazzo! Io ti odio! >>, gridò incavolata.
<< Io non vado da nessun parte! >>
<< Non me ne fotte! VATTENE! SPARISCI DALLA MIA VISTA! TI ODIO! >>
<< NO! >>
<< ADESSO! >>
<< ELOISE, IO TI AMO! >>
Lei, troppo incazzata per focalizzare qualsiasi altra parola al di fuori delle sue.
<< NON ME NE FREGA UN CAZZO! VAI VIA, NON VOGLIO PIU’ VEDERTI, DEVI... >>, continuava ad urlare.
A quel punto Niall perse il controllo.
Ora basta.
Le prese il volto fra le mani e la baciò interrompendola.

E fu un esplosione chimica.
Quel contatto fu come il Big Bang.
Innescò una bomba in pieno cielo procurando miriadi di scintille che implodevano a loro volta.
Il mondo si fermò per un attimo, ogni cosa smise di girare, le lancette dell’orologio rimasero bloccate per un tempo indefinito.
Fu una scossa, fu come quando ti senti mezzo morto in ospedale e qualcuno ti rianima con quella scarica elettrica diretta al cuore.
Ed Eloise rimase immobile, cercando di capire se si trattasse soltanto di un sogno.
Interdetta, sospesa fra la realtà e la fantasia. Ma non lo respinse.
Perché era tutto quello che aveva sempre desiderato, quello che aveva anche sognato.
Si lasciò magicamente andare chiudendo gli occhi, per poi riaprirli quando lui si staccò lentamente da lei.
L’aveva fatta tacere nell’unico modo possibile che aveva, e lo detestava per questo, perché fino a quel momento era stato l’unico capace di zittirla, di metterle sotto sopra la vita, di erompere in casa sua senza chiederle il permesso. L’unico che non ascoltava affatto tutto quello che lei gli diceva, che agiva in modi in cui lei non si sarebbe mai aspettata.
E l’aveva odiato per quel suo modo di essere sempre un po’ fuori da ogni coerenza, ma lo aveva anche desiderato, amato.
Come quella volta che, a casa di Louis, era sbucato all’improvviso da dietro ad una tenda mettendole una mano davanti alla bocca.
Non si sarebbe mai aspettata una cosa simile da lui, perché era qualcosa di incomprensibile.
Era praticamente il suo opposto, quello che non avrebbe mai fatto qualcun altro per lei.
Niall la guardò negli occhi per un tempo infinito, cercando in lei qualunque segnale che gli garantisse di non aver agito nel modo sbagliato, di non avere esagerato.
Tranquillo, era esattamente quello che dovevi fare.
Eloise sorrise, facendogli capire quello che aveva appena pensato.
Incapace di assumere qualsiasi altra espressione che non manifestasse felicità.
Incapace di smettere di guardare quegli occhi che, finalmente, brillavano soltanto per lei.
Si persero l’uno dentro l’altra, mentre lui le teneva ancora il viso fra le mani.
<< Vuoi ancora che io vada via? >>, sussurrò Niall sorridendo, accarezzandole una guancia.
Lei si morse il labbro.
 << Ma stai zitto >>, disse gettandogli le mani al collo e baciandolo di nuovo, questa volta godendosi ogni attimo, ogni suo sapore, ogni suo profumo.
E la cosa strana era che mentre si baciavano, sorridevano, come se tutto quello che stesse accadendo fosse impossibile.
Eloise si sentì in un altra dimensione.
Dopo mesi e mesi di agonia, desiderio e assenza, erano lì, loro due, a baciarsi, a sfiorarsi, a toccarsi.
E non esisteva nessun altro.
Aveva paura adesso? Si, ne aveva, ma non aveva paura per se stessa ora, aveva paura di perdere quello che aveva trovato.
Perché, quella sensazione così forte che temeva e odiava tanto, e che ogni giorno la faceva impazzire, adesso era lì a farle guerra nella testa e a dirle che tutto quello di cui aveva bisogno era proprio lì fra le sue braccia.
Una sensazione che mai nella sua vita aveva provato prima, e di cui aveva sempre avuto paura.
Ma era meravigliosa, come negarlo. Era la cosa più bella che avesse mai sentito.
E se ne stupì, poiché lei non era affatto una romantica, non si dedicava tanto alla parte sentimentale della sua vita, non viveva così intensamente da poter dire che quella vita era pari ad una corsa sulle montagne russe. Una corsa a testa in giù che la faceva urlare così forte dalla felicità, che se avesse potuto, le sarebbe piaciuto fare un secondo giro.
Capì che questa volta sarebbe stato diverso, che lui non era come gli altri.
Questa volta era impossibile non lasciarsi andare. Era impossibile non lasciarsi travolgere da quell’emozione così forte, da quella passione innaturale che l’aveva perseguitata ogni santo giorno.
Sentì i fuochi d’artificio esploderle nello stomaco mentre le sue mani si intrecciavano fra i capelli biondi di lui.
Una mano del ragazzo le finì dietro la schiena, per attirarla a se e stringerla.
Per la prima volta, Eloise, sentì di amare qualcuno nel modo giusto, nel modo in cui il resto del mondo scompare all’improvviso, nel modo in cui ti senti completa per davvero.
Si, lo amava, l’aveva capito finalmente.
Era così e basta, e non avrebbe più avuto paura di ammetterlo a se stessa o di urlarlo al mondo.
Eloise si staccò leggermente da lui e sorrise, ancora.
Niall poggiò la fronte alla sua e sorrise a sua volta, sfiorandole i fianchi.
Non l’avrebbe lasciata scappare mai più.
Anche se lo faceva incazzare, anche se era cocciuta, anche se faceva tutto di testa sua.
L’ amava proprio per questo, stranamente, ma era così.
Continuarono a baciarsi mentre si facevano strada verso la stanza di lei.
Eloise abbassò la maniglia della camera con fatica ed aprì la porta senza staccarsi da lui, Niall la richiuse con un calcio e non badò a niente di tutto quello che aveva intorno, apparte lei.
Apparte lei che aveva desiderato e amato in silenzio per un tempo che gli era sembrato interminabile.
Sapeva soltanto lui quanti incubi aveva fatto e quanta rabbia aveva provato tutte le volte che l’aveva vista con Zayn.
Eloise sentì il cuore batterle a mille mentre lui le accarezzava delicatamente la schiena per aprirle la cerniera del vestito.
Prima di riprendere a baciarsi si guardarono negli occhi, parlando in silenzio, perché le parole non servivano più a nulla ormai.
Entrambi capirono che quella volta avrebbero fatto l’amore per davvero. Che non c’era niente di più vero apparte loro due insieme, che era la cosa giusta, che avevano bisogno l’uno dell’altra all’infinito. In un ciclo continuo che non ha ne inizio e ne fine.
Eloise iniziò a sbottonargli la camicia e tremò come non le era mai successo prima quando le sue mani sfiorarono il suo petto nudo.
Si baciarono di nuovo lasciando aderire meglio i loro corpi e indietreggiarono.
Niall la spinse e finirono sul letto, lasciandosi investire, rovesciare, sconvolgere e sopraffare, da quelle sensazioni che non avevano fatto altro che starsene nascoste sotto la loro pelle fin dal primo sguardo che si erano rivolti.
Fin dal primo giorno in cui si erano incontrati in quel corridoio a scuola.
Fin da quella sera in cui, per qualche strano scherzo del destino, si erano respinti a vicenda.
Perché la verità, era che si erano amati fin da quella volta.
Da sempre.























 

Sisisisisisisisisisi FUCK YEAH! LoL
Embè, i nostri protagonisti si so' dati na' mossa! E cacchio, ci voleva! xD
Che cosa ne pensate??
Questo capitolo(soprattutto la parte finale), l'ho riguardato mille e cento volte.
Non ero mai soddisfatta, oppure dimenticavo qualcosa, voi che dite?
Non è che forse è un po' troppo smielato alla fine? .-.
Comunque domani parto di nuovo. è.é
(Penserete: "ma questa non ci sta mai a casa??")
Si, sono una nomade...LOL
No, scherzo. Ho uno stage di ballo di tre giorni, quindi...
non posso scrivere e, d'altra aprte non mi viene niente.
Non so come continuare! Suggerimenti?
Lo so, lo so: " mo che ha quasi finito, non sa come continuare??".
Si, sono una deficiente.
Ma mi verrà qualcosa, nel frattempo voi fatevi sentire.
Siete supermega fighi, ringrazio chiunque abbia perso del tempo con la mia FF!
VAAAAS HAAAPPEEENIN!!
E non insultate Perrie! xD
PS: neanche a me quella ragazza piace alla follia, sinceramente.
Bye! :3

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Capitolo 19
*** Si, lo voglio. ***


CAPITOLO 18




Eloise si svegliò stranamente a suo agio.
Si svegliò come una principessa circondata da lenzuola di seta e profumo di ciambelle alla crema.
Aprì lentamente gli occhi e sfiorò con una mano il petto fresco del ragazzo che dormiva ancora come un ghiro al suo fianco. Lo aveva abbracciato per tutta la notte senza mai allontanarsi un attimo da lui; temeva di perderlo, temeva che le scomparisse fra le mani da un momento all’altro. E proprio ora che lo aveva trovato non voleva che andasse via.
Ora che non aveva più paura di lui, aveva capito che da sola non sarebbe mai arrivata da nessuna parte.
Alzò piano la testa per guardarlo e sorrise. Se avesse potuto, sarebbe rimasta lì a fissarlo per l’eternità senza stancarsi mai.
Gli accarezzò il viso con delicatezza e gli spostò una ciocca di capelli dalla fronte.
Niall scosse un po’ la testa e arricciò il naso.
Si stava svegliando, notò
Lei pensò che era davvero buffo così.
Lui aprì gli occhi assonnato e strinse, quasi di riflesso, la mano che per tutta la notte aveva tenuto ad Eloise.
<< Buongiorno >>, lo salutò sorridendo.
<< Buonanotte >>, rispose lui voltandosi verso di lei.
Si guardarono negli occhi per un tempo infinito, intrecciando le mani.
Quasi non ci credevano di essere lì insieme.
Sembrava impossibile, surreale.
Niall non riusciva a credere di avere davanti esattamente quella ragazza che per tanto tempo si era comportata come una stronza irrefrenabile, menefreghista e superficiale.
Ed ora invece, proprio di fronte a lui, c’era una persona completamente diversa: tenace ma insicura, fragile ma solare; e lui era stato capace di scavare dentro la sua corazza e portare alla luce quello che davvero era.
<< E’ vero che resti qui a pranzo, oggi? >>, gli domandò ad un certo punto Eloise.
Lui ci pensò su qualche secondo.
<< In realtà avrei... >>
<< Era una domanda retorica >>, lo interruppe imbronciata.
Niall rise.
<< Si, lo so. Ti stavo prendendo in giro >>.
Lei aprì la bocca scioccata e si mise a sedere sul letto, tirandosi il lenzuolo per coprirsi.
<< Ah, è così? Va bene, cioè, per me puoi anche andar via... >>, disse facendo la finta offesa.
Si alzò dal letto e si infilò la biancheria.
<< Troverò qualcun altro disposto a passare la giornata con me... >>, continuò ridendo sotto i baffi.
Niall si alzò a sua volta dal letto senza staccarle gli occhi di dosso.
<< Tipo Harry... >>, disse ancora, girondolando intorno a lui, pensierosa.
<< Tipo... Zayn... >>.
Eloise si avvicinò alla porta della stanza e fece per uscire.
<< Tipo.... >>.
Lui si avvicinò a lei e la bloccò prendendola per la vita e attirandola a se.
<< Tipo nessuno >>, le sussurrò nell’orecchio.
<< Sarai troppo occupata con me per pensare a loro >>. 
Le diede un bacio sul collo, dolcemente.
Lei sorrise e si voltò verso di lui, maliziosa.
<< Non vedo l’ora >>, rispose e lo baciò chiudendo gli occhi.


<< Louis?? >>.
Amanda era appena entrata nell’appartamento di Harry e del suo ragazzo guardandosi intorno.
Attraversò la porta e la richiuse arricciando il naso, confusa.
Mezz’ora prima Louis le aveva ordinato di vestirsi in fretta e furia e di venire a casa sua il più presto possibile: “ E’ successa una cosa assurda, muoviti, vieni!”, così le aveva detto per telefono. Le aveva messo anche un po’ di ansia addosso. Che cosa diamine era successo di così urgente?
Fatto stava che ora era proprio lì a casa sua, ma non c’era nessuno.
La porta era appannata e non c’era nemmeno Harry a gironzolare nudo per i corridoi, come suo solito.
<< C’è nessuno?? >>, gridò.
A quel punto lo stereo si accese e una canzone con un sottofondo particolarmente sensuale inondò il soggiorno.
Amanda spalancò gli occhi.
Che cosa cavolo stava succedendo?
Louis, che cosa hai in mente?
Poi si voltò involontariamente verso la scalinata e lo vide scendere dal piano di sopra senza maglietta, a petto nudo e con i capelli spettinati.
La rossa sorrise maliziosa e si godette quella vista, pensando a quanto fosse scemo il suo ragazzo.
Louis si avvicinò a lei lentamente e le poggio le mani sui fianchi.
<< Buongiorno amore >>, sorrise.
<< Lo sai che potevi semplicemente dirmelo invece di organizzare tutta questa scenetta? >>, scherzò lei.
<< Si, ma non sarebbe stata la stessa cosa, e poi non è finita qui. C’è un’altra sorpresa alla fine >>
<< Ancora? Mmh, mi stai sorprendendo oggi >>, rispose appoggiando la fronte contro la sua.
<< Ho raggiunto l’obiettivo allora >>, ammiccò.
E poi iniziarono a baciarsi, compiaciuti.
Amanda sapeva con certezza che tutto questo era per il suo compleanno e ne era contenta.
Avrebbe accettato tutto da parte sua, qualsiasi regalo, anche un pacco di patatine, anche niente. Perché per lei, avere Louis al suo fianco costantemente, senza mai vederlo andare via, era già un regalo insostituibile. Stava così bene con lui che aveva persino paura che un giorno la loro storia potesse finire, che lei se ne disamorasse magicamente. Perché in quel caso, avrebbe dimenticato tutti quei momenti in cui si era sentita in paradiso, perfetta. Erano dei momenti unici, e lei non poteva dimenticarli, perché non ce ne sarebbero stati altri uguali con qualcuno che non era lui. Era impossibile.
Si staccò lievemente da Louis.
<< Potresti spegnere quello stereo? Mi mette ansia, non riesco a concentrarmi >>
<< E su che cosa vorresti concentrarti? >>, le chiese con aria sexy, spegnendo lo stereo.
<< Su di un figone senza maglietta e con gli occhi azzurri che mi sta guardando proprio in questo momento >>, sorrise.
Louis spalancò gli occhi.
<< Chi? Dove?? >>, domandò allarmato.
<< Sei tu, idiota! >>, rise lei e l’abbracciò.
<< Ah, ecco >>, rise anche lui e la strinse.
Ripresero a baciarsi e salirono al piano di sopra lasciando cadere i vestiti lungo il tragitto.
Si chiusero in camera e non uscirono da lì per circa due ore e più.
Fecero l’amore alla luce del sole, senza abbassare tapparelle o serrare tende, perché doveva essere chiaro a tutti quanto si amassero.
E non importava qualunque cosa dicessero gli altri, loro si appartenevano e basta, senza spiegazioni, senza ripensamenti.
Non serviva il buio per amare all’infinito, loro lo facevano già.
Rimasero abbracciati per un tempo interminabile sorridendosi, baciandosi e coccolandosi.
<< Allora, qual’era l’altra sorpresa? >>, chiese Amanda, curiosa.
Louis si voltò dall’altra parte e aprì il cassetto del suo comodino cercando qualcosa al suo interno.
Ne tirò fuori due fogliettini di carta bianca che stringeva con la mano destra e glieli porse.
<< Cosa sono? >>, domandò lei prima di guardarli attentamente.
<< Oh mio dio! Sono...sono...s-sono..! >>, si mise a sedere sul letto, eccitata.
<< Due biglietti per Parigi >>, concluse lui sorridendole e sedendosi a sua volta.
<< Allora, che ne dici? >>, chiese incerto, vedendo che la rossa continuava a fissarli a bocca aperta senza proferire parola.
Amanda in tutta risposta gli saltò al collo per abbracciarlo e quasi lo strozzò.
<< Oddio, oddio! Io ti amo! Ma come ti è venuta questa idea!?!? Io..non so che dire! >>, disse tutto d’un fiato, entusiasta.
<< Ehy, ehy, piano! Questo è il mio regalo di compleanno >>, affermò cercando di respirare.
Lei lo strinse ancora di più.
<< Tutto questo soltanto per il mio compleanno!? Accidenti! Ma dove lo trovo uno come te, io?? Ti amo da morire! >>
<< Ok, ma se mi ami non uccidermi adesso, altrimenti sarai costretta ad andarci da sola a Parigi! >>, gridò lui tutto rosso in viso, ancora con le sue braccia strette al collo.
<< Oh, amore, scusami >>, gli diede un bacio sulle labbra allentando la presa, ancora sorridendo.
<< Ehy >>, la chiamò lui prendendole il volto fra le mani.
<< Dimmi >>
<< Anch’io ti amo >>.

Intorno alle dodici e un quarto del mattino, Amanda uscì da casa di Louis con un sorriso a trentadue denti, al settimo cielo. Non si era mai sentita così gasata e solare in tutta la sua vita, le sembrava di essere una di quelle barbie che non facevano altro che sorridere tutto il tempo. Perché, per il momento, quella era l’unica cosa che riusciva a fare.
La faccia le faceva così male poiché non riusciva a smettere di tenere la bocca aperta e sorridere come un’ebete. Si disse che doveva assolutamente dirlo ad Eloise.
Ieri sera l’aveva vista andare via a causa del mal di testa e poi non l’aveva più sentita, probabilmente adesso stava dormendo.
Ma era tardi, quindi non le dispiaceva affatto svegliarla. Doveva raccontare assolutamente a qualcuno la sorpresa che le aveva fatto il suo ragazzo, voleva urlarlo a tutto l’universo.
Camminando tranquillamente sul marciapiede fece segno ad un taxi di avvicinarsi ed entrò nell’auto.
Ogni volta che il tassista si fermava a causa del traffico, Amanda lo rimproverava e gli chiedeva di guidare più velocemente. Non vedeva l’ora di abbracciare la sua migliore amica.
Una volta arrivata davanti casa di Eloise, l’uomo sulla cinquantina che guidava il taxi le rivolse uno sguardo immensamente scocciato, ma cambiò subito espressione accorgendosi della mancia generosa che gli aveva offerto la ragazza.
Amanda lo salutò e si avvicinò al portone.
Proprio mentre stava per suonare, una signora uscì fuori dall’ingresso e non appena si accorse di lei le lasciò l’entrata socchiusa facendole segno di entrare.
<< La ringrazio >>
<< Figurati, cara >>, la salutò.
Amanda iniziò a salire le scale sempre con la solita e immutabile espressione facciale.
Arrivò davanti all’ingresso e busso per due volte contro il legno massiccio.
Dai, aprimi. Spicciati, spicciati, spicciati, spicciati.
Per un po’ non si sentì alcun rumore, dopodiché, dei passi cominciarono ad avvicinarsi all’entrata.
La maniglia si abbassò e la porta si aprì lentamente.
<< Eloise! Indovina che cosa...OH CAZZO >>.
Amanda rimase pietrificata.
Il suo sorriso a trentadue denti si trasformò in una smorfia indecifrabile.
Quello che le aveva appena aperto la porta non era Eloise, non era affatto Eloise.
A meno che la sua amica non avesse improvvisamente scelto di cambiare sesso.
Ho sbagliato casa?
Okay, mettiamo in ordine i pezzi.
Ragazzo.
Capelli biondi.
Occhi azzurri.
Senza maglia.
Capelli spettinati.
Assonnato.
Aspetta un attimo.
CHE COSA CAZZO CI FA NIALL A CASA DI ELOISE!?!?
<< Ciao >>, la salutò lui imbarazzato.
<< Chi è? >>, chiese una voce familiare dall’interno.
Eloise sbucò fuori dalla porta appoggiandosi alla schiena di lui.
<< Ah..ehm..Ciao >>.
Anche lei rimase di sasso nel vederla lì.
Amanda notò che aveva appena una camicia a coprirle le spalle, camicia che non era nemmeno sua fra l’altro.
La bruna si morse il labbro inferiore, analizzando la situazione alquanto fastidiosa.
<< Scusate, io... >>, si affrettò ad aggiungere la riccia, guardando prima Niall e poi la sua amica, facendogli capire che aveva intenzione di lasciarli soli e andar via.
<< No, no, non preoccuparti avevamo finito.. >>, la informò lui.
Eloise, in una frazione di secondo, gli conficcò una gomitata nello stomaco per quello che aveva appena detto.
<< Ahia! Ma sei scema!? >>
Ah, hanno finito.......Aspetta....HANNO FINITO!?!?
Amanda sbiancò.
<< Ehm, non ascoltarlo... Comunque, ti serviva qualcosa? >>, le domandò Eloise cordialmente.
<< In realtà niente di urgente, ma posso dirtelo tranquillamente più tardi. Così... >>, li guardò di nuovo entrambi.
<< Così potremmo... parlare >>, concluse mettendo particolare enfasi sull’ultima parola.
Fissò Eloise negli occhi e le fece immediatamente capire di che cosa lei aveva intenzione di parlare.
<< Ora vado >>, sorrise salutandoli e aspettando che la porta si richiudesse.
Rimase per due minuti a fissare il legno scuro e il tappetino muffito del pianerottolo.
Non ci poteva credere.
La cosa era alquanto scioccante.
Era assurda.
Buffa.
Ma stupenda.
Insomma, se lo aspettavano tutti, no?
Anzi, ci speravano tutti.
Ma sembrava impossibile.
Sorrise per l’ennesima volta in quella giornata. Contenta non soltanto per se stessa ma soprattutto per Eloise.
Finalmente le cose cominciavano a rigare dritto anche per lei.
Non ci posso credere!
Quasi rise da sola.
Amanda aprì la borsa precipitosamente e afferrò il suo cellulare. Euforica, compose il messaggio più soddisfacente di tutta la sua vita.



                                                                                      "I DUE RINCOGLIONITI SI SONO FINALMENTE MESSI INSIEME. "



Destinatari: Liam, Harry, Louis e Zayn.
Invio.





* CINQUE ANNI DOPO *

<< Niall, porco cazzo, vuoi muoverti!? Faremo tardi al matrimonio! >>.
Eloise batteva il piede sul pavimento freneticamente, mentre guardava insistentemente l’orario.
Indossava un vestito rosso con le spalline, stretto sopra e largo sotto, con dei tacchi neri.
I capelli leggermente tirati all’indietro e alcuni boccoli sparsi sulla schiena.
Detto dal canto di Niall: era bellissima.
Una mano le afferrò il polso tirandola, pochi secondi dopo Niall le circondò i fianchi rivolgendole uno strano sorriso.
<< Vuol dire che guarderemo la messa in piedi  >>.
Eloise non poté fare a meno di trattenere un sorriso quando sentì le sue mani scivolarle veloci sotto il vestito.
Poi buttò un’altra occhiata all’orario e cercò di fare mente locale tornando alla realtà.
Lui era già intento a mordicchiarle il collo.
Caspita. Come vai veloce, ragazzo.
<< Ehy, Niall ti prego, non posso mancare al suo matrimonio, lo sai...e... uhm... >>, trattenne un gemito di piacere.
<< Nemmeno tu >>, continuò a fatica.
Cercò di allontanarlo con una forza sovraumana, immensamente contro voglia.
<< Non sono la fine del mondo cinque minuti, lo sai che la sposa arriva sempre in ritardo >>, le sussurrò all’orecchio.
Lei sorrise. << Dai, almeno oggi, non fare così >>, lo supplicò facendogli gli occhi dolci.
<< Mi stai implorando soltanto perché non sei capace di dirmi di no >>, sorrise provocatorio.
<< Che!? Lo faccio solo per non offenderti >>, sbottò la bruna, incrociando le braccia al petto.
<< Vogliamo vedere? >>
<< Non c’è’ niente da vedere >>, insistette lei.
Niall sorrise soddisfatto; senza nemmeno chiederglielo la avvicinò alla parete e le poggio la schiena contro il muro, iniziando a darle dei baci sul collo.
<< Vedi? Non sento niente >>, affermò Eloise convinta.
Lui salì, iniziando a sfiorarle le labbra dolcemente, senza tuttavia baciarla.
La bruna deglutì chiudendo gli occhi.
<< Assolutamente niente >>, continuò.
 Il biondo le afferrò le mani e le poggiò sul suo petto ancora scoperto dalla camicia sbottonata.
<< E sotto a quel niente c’è meno di niente >>, disse lei con la stessa voce con cui chiunque avrebbe detto il contrario.
Lui sorrise e le rivolse uno strano sguardo malizioso che a lei non piacque molto.  
Le infilò le mani agili sotto al vestito accarezzandole le parti intime.
Porco cane, qualcuno mi salvi.
Pochi minuti dopo passò a giocherellare con il suo reggipetto, lasciandole dei baci morbidi sul seno, senza fretta.
Lei si trattiene fino allo sfinimento, torturandosi.
Niall sapeva di aver vinto, gli bastava tanto così.
Ma soprattutto, sapeva come giocare con lei, conosceva i suoi punti deboli.
Il biondo fece scorrere le mani abili sulla sua schiena, arrivò alla cerniera del suo vestito e avvicinò il volto al suo.
Eloise tentò di fermarlo inarcando di poco la schiena e cercando le mani di lui sul suo corpo, ma Niall la precedette.
Le prese i polsi, e le alzò le braccia contro il muro, bloccandola definitivamente. Le lasciò un baciò all’altezza della scollatura e si avvicinò al suo viso.
<< E adesso è ancora meno di niente, vero? >>, le bisbigliò all’orecchio sinistro, sfiorandoglielo con le labbra.
Ora basta.
<< Zero assoluto >>, ribadì lei cambiando tono.
Eloise spalancò gli occhi ancora socchiusi e li fiondò nei suoi.
Non le piaceva affatto sentirsi sottomessa, proprio no.
Lo afferrò aggressivamente per la camicia e lo poggiò contro il muro mettendolo al suo posto, ormai rassegnata alla realtà.
Niall la guardò compiaciuto.
<< L’hai capito, allora >>, disse con un sorriso che a persone normali avrebbe soltanto fatto venire voglia di prenderlo a calci nella palle, mentre lei stava per fare esattamente l’opposto.
<< Giuro che questa me la paghi, signor Niall James Banana Horan >>, lo minacciò prima di baciarlo ed intrecciare le mani fra i suo capelli biondi.


<< Ma cosa minchia stanno facendo quei due!?!? >>, esclamò Harry in piedi davanti alla chiesa.
<< Andiamo, lo sai benissimo che cosa stanno facendo >>, ribatté Zayn divertito.
Pochi minuti dopo, Liam raggiunse gli altri tenendo per mano una ragazza.
Si, da un anno a questa parte, il nostro caro Liam, super dolce miele da diabete Winnie the Pooh, si era fidanzato con una ragazza molto carina di nome Gabrielle.
Ragazza che, aveva contribuito alla sua estrema, infinita e a volte esagerata dolcezza.
Lei: bruna, riccia, occhi marroni, magra.
Insomma, proprio quello di cui aveva bisogno.
<< Niall ed Eloise? >>, chiese scendendo dalle nuvole.
<< Indovina un po’ >>, rispose Harry irritato.
<< Andiamo, Hazza. Non fare il geloso, Eloise non te la darà mai >>, scherzò il moro.
<< Di nuovo >>, aggiunse poi, correggendosi.
Lui gli lanciò un’occhiata, seccato, e inarcò un sopracciglio.
<< Che cosa vorresti insinuare, brutto pervertito? Non sono più quel tipo di persona. Siamo amici e le voglio bene. PUNTO >>, sottolineò.
Liam e Gabrielle risero.
<< Da quando non è più quel tipo di persona?? >>, chiese Liam sottovoce sghignazzando.
<< Va bene, va bene. Come dici tu >>, lo apostrofò Zayn.
<< Ma è vero, cazzo! >>
<< Harry? >>, lo chiamò Winnie the Pooh dolce sognar e lasciarsi cullar.
<< Che c’è!? >>
<< Ti sta prendendo per il culo >>, lo informò trattenendo una risata.
<< A proposito di culi, dov’è la tua ragazza, Zayn? >>.
Il moro gli lanciò un’occhiata omicida.
Difatti Zayn si stava frequentando con una ragazza molto particolare. Eloise l’aveva definita “fuori dagli schemi”.
Insomma, non era la solita puttanella da superminigonne, trucco esagerato e tacchi di un metro e venti. E non era neanche stupida.
Occhi color cioccolato, capelli corti, stronza abbastanza da tenere a freno uno come Zayn e simpatica. Tutti la trovavano una strafiga assurda.
Non si sapeva dove cavolo fosse andato a pescarla una ragazza simile, quel razza di pakistano marocchino.
Ed Harry non faceva altro che ripetere fino allo sfinimento quanto fosse bello il culo di Lexi.
Si, Lexi. La ragazza in questione.
<< Ha un esame oggi, non poteva venire >>, grugnì.
<< Ma no! Mi dispiace tantissimo! >>
<< Sembra che dispiaccia più a lui che a te >>, scherzò Liam.
Gabrielle assistette alla conversazione inorridita.
Ma non perché non trovasse simpatici gli amici di Liam, ma perché non riusciva a capire come avessero il coraggio di fare un discorso simile davanti a lei.
Era pur sempre una ragazza, e conosceva Lexi. Avrebbe potuto tranquillamente riferirglielo, anche se non l’avrebbe mai fatto.
D’altronde Eloise le aveva detto fin dal primo giorno che si erano conosciute che quello, non era un gruppo di ragazzi normale.
Ma parliamo un po’ di...Harry?
Eddai, che me lo chiedete a fare.
Volete sapere se si è sistemato con qualche superfiga anche lui?
Ma no.
Harry non ha una ragazza....fissa.
Ne cambia una alla settimana come suo solito.
Crescerà mai, un giorno? Bo.
Sappiamo solo che Eloise sta lavorando duramente con la sua testa riccia e perversa. Infatti, al momento, a parte Louis, risulterebbe la seconda persona a cui Harry rompe le palle e racconta stronzate per hobbie, frequentemente.
<< Salve a tutti >>, salutarono due voci all’unisono.
<< Ah, qual buon vento! Noto con piacere che vi siete alzati presto stamattina! >>, esclamò Harry non appena li vide.
Eloise lo guardò scettica e alzò un sopracciglio.
<< Scommetto che tu sei qui soltanto da cinque minuti >>
<< Ah ah, sbagliato! >>
<< Dieci >>, commentò Zayn.
Niall scoppiò a ridere.
<< Nessuno te l’ha chiesto! >>, sbottò il riccio incenerendo Zayn.
Eloise si avvicinò a Gabrielle e la salutò dandole due baci sulle guance e facendole i complimenti per il suo nuovo vestito, poi si guardò intorno.
<< Ma non manca qualcuno? >>
<< Chi, bel culetto? Ha l’esame oggi >>
<< Harry, vuoi morire adesso o preferisci dopo il matrimonio? >>
<< Secondo me se lo fai fuori durante la cerimonia è più figo, offriamo un sacrificio agli idei >>, scherzò Eloise.
<< Eloise, sei divertente quanto un dito in culo >>, rispose Harry irritato.
<< Oh, quindi ti eccito >>.
Liam e Zayn scoppiarono a ridere come dannati, Gabrielle per poco non si strozzò con la sua stessa saliva, Niall si voltò verso la sua ragazza inorridito ed Harry rimase a fissarla sbigottito.
<< Che c’è!? >>, inveì la bruna.
<< Che ho detto!?!? >>, chiese alzando la voce e guardando Niall negli occhi per cercare di giustificarsi.
<< Tu non sei normale >>, la informò Winnie the Pooh ancora ridendo e avviandosi verso la chiesa seguito da Zayn e Gabrielle.
<< Condivido con quello che ha detto Liam >>, si unì Niall alzando gli occhi al cielo.
<< Fottiti >>, lo sfotté lei.
<< Se mi dai una mano, volentieri >>, la provocò sorridendo e avvicinandosi all’entrate della chiesa.
<< Malato! >>, gridò lei ridendo.
<< E comunque... >>, riprese Harry che era ancora dietro di lei, perplesso, << non mi eccito per così poco >>, concluse facendole un occhiolino.
<< Harry! >>, lo rimproverò.
Ma con che razza di pervertiti ho a che fare??
<< Sto scherzando, idiota >>.
Eloise sospirò iniziando a camminare verso la cattedrale.
<< Dimmi, quanti giorni sei stato insieme all’ultima ragazza? >>
Lui fece due conti mentalmente prima di rispondere.
<< Diciassette! >>, esultò soddisfatto.
<< Ma no! Non ci credo! Sul serio!? Ehy, stai facendo progressi! >>, esclamò Eloise veramente eccitata.
<< Batti cinque Boss! >>, continuò entusiasta.
<< Yeah! >>.
Entrarono in chiesa ancora ridendo e si sedettero accanto agli altri infondo, negli ultimi posti ancora liberi per miracolo, nella panchina sulla sinistra.
La gente era fuori di se dalla gioia quel giorno, soprattutto i vari parenti.
C’erano fiori ovunque e ragazzine vestite di azzurro che trotterellavano allegre da tutte le parti.
Non appena la musica partì e la sposa iniziò a scendere le scale, Niall strinse la mano di Eloise e le sorrise.
Lo sposo, tesissimo, nervosissimo, felicissimo e super elettrizzato, lanciò uno sguardo nella loro direzione cercando coraggio nei suoi amici.
Poi puntò i suoi begli occhi azzurri sulla sposa che cammina lentamente verso l’altare. Niall lo vide illuminarsi come non mai e provò un’improvvisa felicità nei suoi confronti.
Perché forse aveva idea di come si sentisse lo sposo.
Perché anche lui guardava in quel modo una sola cosa al mondo.
Una sola persona in tutto il mondo.
Strinse un po’ di più la mano di Eloise e lei si voltò verso di lui perdendosi nei suoi occhi per l’ennesima volta, come se fosse la prima.
<< Ti amo, Eloise >>, le sussurrò muovendo soltanto le labbra.
<< Ti amo anch’io, Niall >>, rispose lei sottovoce.


Ops, che sbadata, mi sono dimenticata di dirvi di chi era il matrimonio.
Ma penso che a questo punto non ci sia più molto da spiegare.
L’avete capito tutti, no?
<< Vuoi tu, Louis William Tomlinson, prendere come tua legittima sposa la qui presente Amanda Janette Carter, per amarla, onorarla e rispettarla, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà finché morte non vi separi? >>
<< E tu, Amanda Janette Carter, vuoi prendere come tuo legittimo sposo il qui presente Louis William Tomlinson, per amarlo, onorarlo e rispettarlo, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà finché morte non vi separi? >>


<< Si, lo voglio >>.






























No, non piangete come me. ç___ç
Uuuaaueeeaaaa ç_____ç
OCCHEI, basta.
Sinceramente, sto piangendo di più per il fatto che da ora in poi non dovrò mai più scrivere
di Eloise e Niall, che per il fatto che quei due si sposano!
Però le promesse finali sono tanto carine! *O*
Oddio, non ce la faccio a cliccare sulla casella " Completa?".
Mi sembra una cosa minacciosa, mi fa paura, non voglio farlo! T.T
Io mi oppongo! v.v
-Se, vabbeh. Ma che ti opponi tu, che non sei nemmeno capace di fare una rivoluzione
contro le brioches che puntualmente, ogni mattina, spriscono dalla dispensa e non si sa mai chi è stato.
* si picchia da sola come Dobby *
Dicevooooooo. Questa storia, che so già che mi mancherà da morire scrivere, è finita.
It's over. The End. Bye bye Story.
E stop. Senò me ne vado ancora di più in depressione.
Ringrazio chiunque mi è stato vicino, chiunque l'abbia letta, recensita, schifata, criticata, messa fra i preferiti,
le ricordate, e quant'altro. Vi ringrazio immensamente! :D
Davvero, se non ci foste stati voi, adesso sarei una tipica foreveralone che a mezzanotte e 16 minuti va dormire, come le persone normali.
E invece no. ù.ù
Comuqnue, vi ricordate quella famosa storia su Louis che avevo intenzione di scrivere??
Eccola: 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1088161&i=1 
Direi che come inizio fa schifo! xD
Ma lo sapete ormai come scrivo, io. Stronzate a propulsione all'inizio e alla fine...
ancora più stronzate di prima. LoL
Vabbèh, gente.
Vi ho già detto che vi ringrazio? Lo ridico!
Addio per sempre! Mi mancheranno le vostre recensioni! ç.ç
Giuro, mi facevano sentire in pace con me stessa! ù__ù
Oki, people.
Bye caaaaarrooooooots!! 
;D

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