Not an ordinary mummy!

di Lauretta Koizumi Reid
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I trimestre ***
Capitolo 2: *** II trimestre ***
Capitolo 3: *** III trimestre...e il parto! ***
Capitolo 4: *** Epilogo! ***



Capitolo 1
*** I trimestre ***


Keiko e Miyumi, meglio conosciute in quel locale del centro con pseudonimi divertenti e sensuali, si diressero a braccetto verso gli spogliatoi femminili per ritoccare il trucco già perfetto.
“Quanto resti stasera?
“Poco, all’una smetto!
“Cacchio, beata te...io dovrò stare in questo postaccio almeno fino alle tre! Dovrà poi sostituirmi Hare-chan, ma sai com’è lei...
“Eh, no, mica potrà arrivare tardi di sabato sera!!
“Infatti, lo dico anche io!
Le due donne sorrisero poi alla vista della loro collega più giovane e simpatica, Yasuko, che entrava di fretta sbattendosi la porta alle spalle.
“Yasu, come... - provò a dire Keiko, ma la sua bionda collega le passò vicino, la strattonò e corse verso il bagno.
Un attimo dopo era scossa da deboli conati di vomito.
“Tesoro, ma va tutto bene? - si impensierì Keiko, entrando nel bagno con lei e reggendole i lunghi capelli  biondi perché non si sporcassero.

Yasuko si riprese in fretta, si alzò da terra, e con uno dei suoi soliti sorrisi smaglianti, sentenziò:
“Dont’ worry! E’ solo vomito da gravidanza...
Keiko e Miyumi si guardarono atterrite: un urlo all’unisono rimbombò per la stanza.  
“COOOOSAAAA???
 
Quando Yasuko ebbe quell’avventura fugace e furtiva con quell’uomo dallo sguardo severo, non pensava che si sarebbe tradotto in quel pasticcio mostruoso. Una giovane ragazza single, scappata dalla famiglia per cercare l’indipendenza, l’aveva trovata in un locale notturno per amanti della birra: non era pericoloso, ma per ragazze di grandi aspirazioni artistiche era il nulla. Tuttavia per una ragazza come lei, mai brillante negli studi, della cui gentilezza tutti avevano prima o poi approfittato, aveva deciso che la sua vita sarebbe stata condotta da lei, e lei sola. Per cui il locale andava più che bene: vicino alla sua misera casetta, con uno stipendio decente, e già la fortuna le aveva concesso troppo.
Non cercava il principe azzurro: ma nemmeno uno sconosciuto, che per quanto affascinante, le aveva fato dimenticare per un attimo che lei la pillola non la prendeva più da un sacco di tempo: da quando aveva deciso che le lasciava brufoli e ciccia, poco adatti a quel lavoro. I suoi ancora non lo sapevano, e Yasuko, dal primo momento che aveva visto quel segno sul test di gravidanza, segno positivo più che mai, aveva deciso che nessuno doveva saperlo: e se accadeva un aborto e metteva tante carne al fuoco per nulla? E se era solo un falso positivo? E se l’avessero costretta ad abortire i suoi genitori, come avrebbe fatto? No, era decisa a tenere quella creatura, che sentiva ormai già sua. L’unica persona che lo sapeva era la sua lontana migliore amica, la quale, avendo già due figlie, le aveva descritto nausee, sonnolenza, vomiti e un sacco di delizie del genere. Invece Yasuko si sentiva una bomba, piena di energie, sana. Quel piccoletto lì dentro non faceva soffrire affatto la sua mamma. Era già una brava persona.

Solo quella sera di novembre, dato che stava per riprendere il suo ciclo di lavoro annuale, pensò per la prima volta a cosa sarebbe successo se il locale l’avesse cacciata via. Quanto poteva essere sexi, carina e soprattutto abile nel servire due o più bibite contemporaneamente una donna col pancione?
E quella fu l’unica sera che il nervosismo le diede la nausea.
 
- Sciocchezze! - replicò Miyumi, accendendo una sigaretta - Hai diritto a stare a casa due mesi prima della nascita e tre dopo la nascita. E’ legge, è assolutamente legge!!
- Sì, ma la legge vale qui dentro?
- Miyumi, piantala di fumare, fai male alla creatura!
- Certo, Yasu! - disse Miyumi tirando l’ultima boccata alla sigaretta e lanciandola fuori -  paghiamo le tasse, gli affari vanno bene, il capo quando non fa il marpione è simpatico, non vedo perché ti debbano cacciare.
- Eh, beh... se dopo la gravidanza sono così grassa che..?
Questa volta a replicare fu Miyumi: “Guarda che mia sorella ha avuto un bambino e ora sta meglio di prima: credimi,quel cosino lì dentro non ha bisogno di troppa roba da mangiare!
Yasuko si guardò allo specchio, imbronciata. Che cavolo di situazione...

Keiko le si avvicinò:
“Firmeremo una petizione. Faremo proteste, se ci saranno problemi. Siamo donne di mondo, ti pare? Stasera parliamo tutte col capo e vedrai che andrà bene. Ok?
La donna sorrise. Aveva sempre cercato l’azzardo e la ribellione in vita sua. E ora che l’aveva ottenuto, ecco: era incinta, single, con delle amiche pesantemente truccate e sexi, e con una casa in affitto che odorava di bruciato quando sua madre non le portava qualcosa per regalo...e tuttavia si sentì più sicura che mai: che il bambino fosse sopravvissuto o no, lei ce l’avrebbe fatta, in ogni caso. 
 



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Capitolo 2
*** II trimestre ***


Yasuko era emozionata. Oggi era il giorno dell’ecografia. Ne aveva già fatte un paio, e più che un bambino, quel coso bianco sull’ecografo che galoppava sembrava un pesciolino deforme. Sano, grazie al cielo.

Era la prima volta che si sentiva così in pace. Non c’era stato nessun bisogno di fare proteste per spingere il capo a tenerle il posto di lavoro, forse perché gli affari andavano così bene che poteva permetterselo, o forse perché le sue colleghe, nonostante il mestiere che facevano, erano peggio delle femministe degli anni ’60.  Un altro colpo di fortuna nel quale Yasuko non ci avrebbe sperato. Seduta nella sala d’aspetto, stringeva i documenti e guardava le altre signore vicino a lei, rendendosi conto che era l’unica ad essere sola.

Si ricordò della settimana scorsa, quando era andata a trovare i suoi genitori: ciò che le aveva dato maggior dispiacere era stato il loro volto: non erano arrabbiati, non erano felici.... non erano nulla. Sembrava viaggiassero in uno stato tra il confusionario e il consapevole: le congratulazioni non ci furono, specie da parte del padre. Solo la madre, alla vista dell’espressione risoluta e consapevole di Yasuko, capì le intenzioni della figlia, e le aveva dato una mano; tuttavia, in ogni caso, ora era sola.
Finse di rileggere i risultati dei suoi precedenti esami, nei quali ci capiva poco o nulla, ma era tanto per non sentirsi gli sguardi degli altri addosso.
Le prese un po’ di malinconia e lo stomaco brontolò in modo strano, come se facesse bolle o sfarfallii. Appetito? Si toccò la pancia, che ora sporgeva un po’, stupita, rendendosi conto di non avere poi molta fame - aveva appena mangiato! -
- Signora Yasuko?
La donna saltò in piedi. L’assistente fece un mezzo sorriso.
- Venga pure, è il suo turno.
Si incamminò per i corridoi ed infine entrò nella saletta.
 
 
Poco dopo, osservava estasiata lo schermo. Stavolta era proprio un bimbo, quasi seduto e con il tipico profilo di un neonato.
Il tecnico sorrise:
- Carino eh? Se lo ricordi bene, perchè questa sarà l’ultima volta che lo vedrà così!
Yasuko fece una strana faccia. - In che senso? - domandò.
- Perché alla prossima ecografia il bimbo sarà tanto grosso che non riusciremo ad inquadrarlo tutto...solo le parti. In genere le madri  dicono “uau, che bello, che carino, un piede!” ed io sto inquadrando tutt’altro... - e qui fece una faccia tanto comica che Yasuko scoppiò a ridere.
Un’altra assistente, entrata da poco, esclamò: - E il sesso, signora?
- Vuole saperlo? - le disse di rimando il tecnico a Yasuko, staccando per un attimo gli occhi dall’ecografo.  
Non ci riflettè due volte. Detestava parlare di “bambino in generale”. Lo voleva sapere. Incrociò le dita.
- Maschietto, signora!
A Yasuko brillarono gli occhi. Fantasticooo!! - pensò gridando dentro se stessa.

- Chissà come sarà contento suo marito, vero? - gridò di nuovo l’assistente prima di scomparire dalla sala.

Il tecnico la fulminò da dietro la porta.
Ma Yasuko continuò a sorridere.
- Prive di tatto , completamente! - disse, mentre aiutava Yasuko a pulirsi.
- Non si preoccupi, - sussurrò - ci ho già fatto l’abitudine...
Il tecnico scosse la testa.
- In genere se le signore vengono qui da sole, sono attaccate ad un telefono per riferire i dettagli ai compagni. Ma certe persone, - e qui indicò la porta - non capiscono quanto le parole siano pesanti, per una donna in gravidanza. Possibile? Bah. Sono avvero costernato. Ma... è possibile sapere come...?
Yasuko scosse le spalle. - Tipico incontro fugace, tipica imprudenza, tipico uomo prendi e lascia.

Non era tutta la verità. Lei aveva provato a ritracciarlo in ogni modo, ma nulla. Perché comunque sapesse che nel mondo quell’uomo esisteva ancora e se valesse la pena di dirglielo.  Ma sembrava come sparito nel vuoto. E se fosse morto? pensò. Di certo non dava retta alle sue amiche del bar, che strafatte di vino, la prendevano in giro dicendo che era il figlio di uno yakuza. Senza più pazienza di cercarlo, Yasuko decise che se fosse rispuntato, non avrebbe avuto diritti sul bambino. Era suo, suo e basta. Aveva sentito questo legame da subito. E ora scoppiava di felicità che fosse un maschietto, perché sapeva che una femmina sarebbe stata molto più complicata da crescere. E se poi veniva su come lei? E tutti i problemi? I fidanzatini, le mestruazioni, il timore di  mandarla fuori la sera... No, no, era andata benissimo così.
 
- Signora, noi ci rivediamo tra un po’,eh! Mi raccomando le solite cose! Per qualsiasi problema, il reparto maternità è lì’, lo sa... poi penso che ci sia un’ostetrica che la segue... bene, fantastico. Comunque ottimo, il bambino cresce bene e le sue analisi sono buone. E... ah, questa è una foto, la tenga.
Yasuko annuì mentre prendeva su la foto del visetto blu scuro del piccolo. Prese le restanti cose e strinse la mano al tecnico.
- Ah, dimenticavo! - disse lui alzando un dito. - ora comincerà a sentire i primi movimenti fetali! Saranno molto strani, sa!
- Ah, sì? Come?
- Mah, le donne lo definiscono uno “sfarfallio” o delle “bolle nella pancia”. In genere visto che è ancora piccolo, può muoversi liberamente e da’ questo effetto...
Yasuko si incantò senza seguire le parole che diceva. Allora l’aveva già sentito in sala d’attesa! Proprio mentre si sentiva un po’ giù, il piccolino si era mosso e si era fatto sentire.

Salutò il tecnico e so avviò fuori. Prima di raggiungere la macchina, sussurrò alla pancia:
- Tieniti stretto al cordone, caro! La mamma deve fare una cosa!
E iniziò a saltellare di gioia. 

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Capitolo 3
*** III trimestre...e il parto! ***


Yasuko si guardò allo specchio e sorrise imbarazzata. Quel vestito premaman era davvero carino. Gliel’avevano comprato le sue colleghe qualche settimana prima, quando ormai aveva dovuto togliere qualsiasi traccia di abiti aderenti dalle sue mise di lavoro. Questo era rosato, con mille pieghe anni ’20, corto, con sottili spalline. Le stava benissimo, ed era molto sensuale proprio come tutti gli altri. Mancavano ormai poche settimane, ma Yasuko aveva deciso di optare per la decisione “rimanere al lavoro fino ad un mese prima del parto, e assentarsi dal lavoro fino a quattro mesi dopo”.

Be’ insomma... non l’aveva proprio rispettata, questa regola, aveva ammesso imbarazzata alle sue scandalizzate colleghe.  Aveva un bel po’ bisogno di soldi, e d’altronde il piccolo là dentro non dava troppo fastidio, solo qualche manata o calcio di tanto in tanto.
Aveva deciso, dopo tanto tribolare, di chiamarlo Ryuji.

Si avviò al lavoro, sotto gli sguardi talvolta incuriositi, talvolta indifferenti, talvolta divertiti, dei clienti. Solo uno la guardava con una strana insistenza. La stessa insistenza di lui, quella volta. Ma era decisamente più brutto e decisamente più sbronzo. Decise di non pensarci e continuò a servire.

Qualche ora dopo, uscì nelle prime luci dell’alba che rischiaravano i tetti.
Ryuji tirò un calcetto. - Non ti preoccupare, adesso si va a dormire!! - rise Yasuko.


- Non credo proprio... - mormorò una voce dietro di lei.
Non fece in tempo a dire nulle che l’uomo, quell’uomo che la guardava nel bar con occhi da pesce lesso, la bloccò da dietro tappandole la bocca e prendendole i polsi.
- Non sai come mi piacciono le donne grosse come te...
Yasuko si dimenò con tutta la sua forza, ma cadde a terra e fece appena in tempo a mettere le mani davanti, per non cadere di pancia. Un calcio dell’uomo le arrivò da dietro facendole malissimo. In quel momento Yasuko non pensava a se stessa, no, pensava che se l’uomo la picchiava come aveva fatto adesso, e la picchiava altresì sulla pancia, poteva fare del male a Ryuji, che intanto si dimenava disperato. Yasuko era più che convinta che lì dentro stesse piangendo. Le montò dentro una rabbia indescrivibile.
No, non sono arrivata fin qui per farmi mettere k.o. da uno qualunque.
Facendo appello a tutte le sue forze,un nanosecondo prima che l’uomo le arrivasse addosso, urlò con tutto il fiato che aveva e girandosi, con un calcio preciso colpì il lato del ginocchio dell’uomo.
 
- Fidati, questo bar è sicuro. Non gira brutta gente.
- Si, ma ...come devo fare se qualcuno...ecco...??
- Oh, niente, piccola. Se riesci, mira basso, sì, proprio lì, altrimenti prendi la mira e becca l’incavo del ginocchio. Per un uomo ubriaco è la morte sua. Cade, ti assicuro che cade. Guarda. - e mirò alla gamba di Yasuko che barcollò divertita.
- E urla, ovviamente.
 
L’uomo cadde di peso, si rialzò dopo poco, ruttò oscenamente e, al suono di passi di soccorso, inviò uno sputo in direzione di Yasuko, là per terra. Poi se la diede a gambe.
Il capo arrivò e capì immediatamente.
- Tutto bene?
- Adesso sì, - disse lei, alzandosi a fatica.
- Mi dispiace, tesoro. Non credevo ci fossero anche dei feticisti delle donne incinte. - dandole una mano.
- Fa nulla. - sorrise lei - l’importante è che Ryuji stia bene. Vero? - disse facendo toc toc sulla pancia, che ebbe una vivace risposta.
Il capo fece una strana espressione, poi sospirò e disse: - Yasu, domani e fino a che non nasce tu rimani a casa.
- Ma...
- Niente ma. Sei già in ritardo di una settimana.
Di fronte alla faccia stupita della donna, sentenziò:
- Sono un capo fin troppo scrupoloso.
 
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
 
- Ciao, bellezza! -
Il suo sguardo.
- Tu? Come sei arrivato qui?
Gli occhi da dominatore. Da aquila.
- Dammi il bambino, piccola puttanella. E’ mio.
- No, non lo farò mai!!
- Dammelo, o ti ammazzo!
- Noo!!
- Cosa credi, eh? Sarà come me! Sarà un piccolo teppista che ti darà solo problemi, illusa che non sei altro! Quale famigliola felice credi che riuscirai a costruire? Eh??
E prese a riempirla di calci, mentre Yasuko sentiva male, male, allo stomaco, alla pancia... fitte sempre più forti...sempre più forti....

Si svegliò di scatto con un grido e mise una mano sulla pancia dolorante. Una donna si palesò in vestaglia nella camera di Yasuko.  Era Tomoko Sasaki, la sua migliore amica, quella che aveva già due figlie. Si era presentata qualche giorno prima, in corrispondenza della data di scadenza del parto, e Yasuko era così felice che l’aveva abbracciata senza rendersi conto che era come darle un pugno nello stomaco. Avevano riso di gusto e poi si erano riabbracciate per un tempo infinito. Yasuko aveva ora anche questa fortuna. Qualcuno con cui dividere il parto.
- Mi sa che è meglio se andiamo all’ospedale - disse Tomoko, dopo averla osservata da sotto la camicia da notte.
- Tu...credi che...
- Ricordati che io sono già mamma, quindi decido io. Prepariamo la valigia, và!
Sorridendo e ridendo, misero le cose essenziali nella borsa: spazzolino, altra camicia da notte, acqua, pantofole...
- Bene, io vado a truccarmi!
- Truccarti? Yasu, dobbiamo andare in OSPEDALE!
- E allora? Non ho voglia che mi vedano in queste condizioni!
- Ok, ma solo un po’ di rossetto, va bene?
- Quello rosso o quello fuxia?
- Dannazione, MUOVITI!
- Ehi, sono io quella in travaglio, non tu!
- Appunto! - esclamò Tomoko scuotendo la testa e ridendo.
 
Arrivate all’ospedale, Yasuko ormai non camminava più dal dolore. L’ostetrica la mise subito su una sedia a rotelle, poi in camera, attaccò gli strumenti necessari, le fece tutte le analisi del caso e la visitò.
- Non mi sembra manchi poi molto, signora! Comunque le consiglio di andare in bagno, se riesce...
Yasuko sorrise. - Sono andata già a casa - sussurrò sudata e un po’ nauseata.
- Be’ meglio...
- Ma forse magari posso riprovare a fare qualcos’altro - aggiunse mentre si alzava con fatica.
Ma non fece in tempo a mettersi decentemente in piedi, che un fiotto d’acqua calda la invase e cadde sul pavimento.
- Oddio... - sobbalzò Tomoko.
- O cielo, mi dispiace!! - esclamò Yasuko sconvolta - datemi uno straccio, ho bagnato tutto, ma che figura!
- Ma quale straccio! - rise l’ostetrica. - dobbiamo andare in sala parto, mi sa!


Un’ora dopo, Yasuko era in piena fase espulsiva.
- Che maleee!!! - strillò contorcendosi.
- La testa, forza, facciamo uscire questa testa! Alla prossima contrazione spinga forte, come se andasse al gabinetto!
- Ma io NON le sento queste contrazioni del cavolo!
- Si concentri, dai che ci siamo!
 
Una contrazione.
I risultati a scuola, sempre scarsi.
 
Yasuko spinse.
- Vedo la testa! Forza!
 
Un’altra.
I genitori, le litigate, la voglia di evadere.
- Testa fuori! Ora si rilassi un attimo, pochi minuti e nasce!
- Fa malissimo!! - urlò Yasuko.
- Ce la fa, ce la fa!
 
Certo che ce la faccio. Questa potrebbe essere l’unica cosa buona che faccio nella vita.
Forza Ryuji.
Yasuko urlò stritolando le mani all’assistente e a Tomoko.
Un rumore inquietante, liquido fuori, e una strana sensazione di vuoto.

- Spalle... eccolo, fuori!! Tanti auguri, signora!!
Yasuko si sporse per vedere. Era piccolo, rosso, con tanti capelli schiacciati e sbatteva le braccia e le gambe convulsamente. Ma non piangeva.
Di fronte all’espressione terrorizzata di Yasuko, un’ostetrica la guardò con rassicurazione e senza troppa delicatezza, massaggiò le spalle di Ryuji e inserì elle piccole cannule nel naso e nella bocca. Un rumore di catarro e muco, ed ecco il pianto, forte e perfetto. Il piccolo fu messo sull’addome della mamma.
 
Qualche ora più tardi, Yasuko era seduta sul lettino con un sorriso che andava da un orecchio all’altro. Avevano avvolto Ryuji in una copertina verde perché riprendesse un po’ la posizione che aveva in utero, e se ne stava beatamente là dentro, in braccio a lei che gli massaggiava il culetto, con un’espressione corrucciata.
- Povero Ryuji, che giornata sconvolgente, eh? Anche per la mamma, sai...
Bussarono alla porta.
Alla risposta di Yasuko, entrarono i suoi genitori.
- Ciao cara.
- Ciao - disse lei, stringendo Ryuji.
- Allora, possiamo vedere questo portento dell’umanità?
Yasuko lo porse, e i suoi finalmente sorrisero.
- Che bello!
- Brava tesoro, è un bellissimo bambino. Di che colore ha gli occhi?
- Credo grigio scuro, ma non so bene. Sono un po’ confusa.
Seguirono chiacchiere varie, più o meno spontanee. Yasuko non li rimproverò per non esserci stati durante il parto, ne’ per non averla visitata più spesso durante la sua gravidanza. Si sentiva in pace e forte. Ryuji era un po’ sottopeso e un po’ piccolino, ma era sano. Il liquido amniotico dove stava, secondo l’ostetrica, era pulito come l’acqua santa, a differenza di molti, sporchi dei primi rifiuti del feto - sarà una persona molto pulita nella vita, chissà? O farà come tutti i maschiacci? - aveva detto divertita.
Passata un’oretta, i suoi decisero di andarsene, ma con la promessa di tornare presto. La madre in particolare lo promise, guardando la figlia con un’espressione molto strana, che le spiegò il padre quando quella non fu più  a portata d’orecchio.
- Tua madre non sapeva nemmeno come tenerti in braccio, Yasu. Tu invece tieni stretto Ryuji in modo molto...professionale !
Yasuko sorrise e Ryuji cominciò a piangere.
- Ciao, cara, buona fortuna - il padre le baciò la testa, baciò quella di Ryuji, che per un attimo smise di piagnucolare e se ne andò.

Un’ostetrica entrò subito dopo.
- Vedo che ve la cavate bene, no? Direi che rima di vestire per bene questo bimbo e metterlo a nanna forse possiamo provare ad attaccarlo al seno, vuole?
Yasuko guardò Ryuji dimenarsi nelle sue braccia e capì che avevano ragione entrambi. Sì, lo sapeva tenere in braccio, se la cava a alla grande e ora bisognava mangiare.
- Forza, Ryuji. Spacchiamo tutto. - disse sorridendo prima di sentire, con piacere e dolore, che qualcosa stava scendendo dal seno, per andare a nutrire il piccolo e gracile Ryuji, il quale stavolta spalancò gli occhi grigio scuro, verso la madre.
 
Ninna nanna ninnaò questo amore a chi lo do 
Lo do a te finché vivrò e a nessun altro lo darò 
E se vuoi farti un'idea di quanto è grande questo amore 
Alza gli occhi verso il cielo e preparati a volare 
E quando sarai arrivato sul pianeta più lontano 
Quello è il raggio del mio amore ora sai quanto ti amo
(Ninna nanna, Mariangela, Sanremo 2007)

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Capitolo 4
*** Epilogo! ***


To: tomokoharada@hotmail.com
Subject: Re: Ciao!! 
Send: 29/09/97 at 08.02 a.m.



Cara Tomoko,
ti scrivo dal computer del nuovo Internet Point, perché non posso permettermi un computer in casa finora. E’ roba da vere signore, come te! I risparmi che avevo accumulato infatti li ho spesi per comprarmi uno dei questi nuovi telefoni cellulari, uno per me e uno per Ryuji (meno male che siamo noi giapponesi i più tecnologici, in molti paesi ancora non ci sono!). Qui il tempo migliora.

Sono quasi tre anni che non ci vediamo e credimi, non riconosceresti più Ryuji! E’ più alto, più in carne... insomma, il bambino di sei anni più bello del mondo. I telefono cellulare mi serve proprio a questo, per tenermi sempre in contatto con il mio tesoro. Non è stato facile, lo sai: da quando il capo è morto per quell’incidente, ora per me i permessi, i turni cambiati e tutte le agevolazioni che mi aveva dato sono finite. Non sai che strazio dover restare alzata tutto il giorno quando devi lavorare la notte!!  E’ venuto un momento in cui poche persone venivano a trovarmi: i miei genitori, tu, le colleghe... non potevo biasimare nessuno, d’altronde ognuno aveva i propri impegni...

I primi tempi non sono stati facili... pensavo anche di riuscire, ma una volta sono crollata per il sonno, facendo prendere al povero Ryuji uno spavento mortale. Se c’è qualcosa che odio, Tomoko, è vederlo piangere! Ho temuto che Ryuji potesse soffrire, dire qualcosa a qualcuno a scuola e via, che me lo portano in qualche squallido collegio. Così una notte ho parlato con un cliente, uno psicologo gentile  e un po’ brillo che mi ha detto una cosa che mi ha fatto cambiare atteggiamento: “anche la vita più strana per un bambino può essere normale, purchè lui la senta come tale.

Così per il mio tesoro è normale svegliarsi con la radiosveglia dei cartoni animati e non trovare la mamma in cucina, ma che dorme di là. E’ normale riuscire a capire come funziona il fornelletto, è normale vestirsi da solo a fare la cartella da solo, è normale salutare la mamma e andare a scuola. Quante domeniche ho passato con lui a giocare a “guarda a destra e guarda a sinistra, non c’è nessuno, si va” per fargli capire come si attraversa la strada. Ci sono volte che i pensiero di lui da solo non mi fa dormire, e delle volte che sprofondo in un sonno colpevole. Ma lui è felice di poter dire agli amichetti quanto è indipendente e forte, non bastasse solo il timore che a volte suscita in questi piccoli per l’espressione del suo viso. Ryuji, lo sai, ha mantenuto gli occhi corrucciati di suo padre, ma il suo sorriso e il suo carattere illuminano tutto, anche quell’espressione.

Ti apro una parentesi divertente: la sera ceniamo insieme, e lui adora sia cucinare sia pulire. A volte mi chiedo se non ci sia stato uno scambio nella culla o qualcosa del genere, dato che io non sono brava ne’ a fare l’uno ne’ a fare l’altro. Forse il papà yakuza nascondeva un temperamento da Desperate Housewife! O forse sta troppo attaccato alla tv a vedere programmi di cucina.

Chiusa la parentesi divertente, l’altra notte mi sono commossa, sai perché? Ryuji la notte dorme da solo, e sa che in qualunque caso gli basta premere un pulsante del telefono che la mamma sarà subito da lui. Quando sono tornata la scorsa alba, ho visto che il futon dove dormiva Ryuji era diverso. Sono entrata in bagno e ho visto, piegato sulla lavatrice, un futon bagnato di pipì e una mutandina di Spiderman. Ho pensato a tutti i bambini del mondo occidentale, che svegliano i propri genitori se fanno pipì a letto, e i genitori che rassicurano il bambino e lo cambiano per bene. E invece lui, con calma e dignità, senza fare versi, senza chiamarmi, si è arrangiato da solo.

Ma io merito davvero un bambino così? Davvero mi merito tanta fortuna? Quando ho visto Ryuji la prima volta, ho capito che lui sarebbe stato l’uomo della mia vita, la ragione per cui vado avanti ogni giorno con il sorriso. Ma io non voglio uomini, mariti, fidanzati. Voglio solo che lui possa essere felice, come rende felice me ogni volta. L’altro giorno è accaduto l’inevitabile: alla richiesta della maestra di fare un ritratto dei propri genitori, Ryuji ha disegnato solo me. La maestra ha capito cosa voleva dire, ma i bambini no. Così Ryuji è venuto da me in lacrime, chiedendomi dove fosse il suo papà e perché non ce l’avesse. Ma io sono super Yasuko, una super mamma e per lui basterò. Così in poco tempo l’ho consolato, e ora va da tutti in giro a dire che ha una super mamma, con invidia di alcune mamme antipatiche e la risata solidale di altre: ora deve andare in gita, e non lascerò che mi elemosino o qualcosa del genere. Ryuji andrà in gita, comprerà un souvenir, mangerà fuori. Io farò tutto per lui, lavorerò, mi spaccherò in quattro, non mi importa.

Spero che un giorno, da grande, anche lui potrà trovare qualcuno come lo è stato lui per me.

Magari una ragazza, con cui starà tutta la vita, che gli darà quella sensazione di casa, calore, gioia e completezza. Pochi nel mondo hanno la fortuna di trovare questa magia, ma io pregherò ogni giorno perché si realizzi.
E’ stata una mail molto drammatica, vero? Ora finisco di scrivere, faccio la spesa e vado a casa. Ryuji dorme ancora ma tra un po’ dovrà svegliarsi, oggi ha un bel po’ di compiti da fare poverino. Vienici a trovare presto... oppure veniamo noi! Un bacio,
Yasuko.
 
 
 

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