Scene da un matrimonio - A cura della testimone di nozze

di Jules_Black
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #1. Sabato. ***
Capitolo 2: *** #2. Domenica. ***
Capitolo 3: *** #3. Lunedì; Epilogo. ***



Capitolo 1
*** #1. Sabato. ***


#1. Sabato.

 
 
Se qualcuno mi avesse detto che avrei, un giorno di primavera, presenziato al matrimonio della Gotica in qualità di testimone, gli avrei riso in faccia. Specialmente se si considera il fatto che la Gotica in questione sta per sposare Trent e quel ragazzo – quel pezzo di manzo fresco, diciamocela tutta- ha davvero troppo cervello per giurare di amarla per l’eternità.
 
Sono le otto e sedici di un elettrico sabato mattina. Il vestito giallo canarino mi guarda in cagnesco, appeso alla gruccia. E’ orribile. Tutto pizzi e merletti e trinette – tutta quella roba che Gwen avrebbe maciullato nell’uranio se le fosse stato possibile.
Sono passati dieci anni e lei ha deciso di diventare la nuova principessa del mondo delle fate. Ormai sembra quasi una persona normale; l’ultima traccia di “goticità” è rimasta nell’ombretto sempre scuro. Il resto è un miscuglio inguardabile di rosa confetto e bianco candido.
Non mi sarei mai aspetta di poter divenire sua amica in breve tempo, dopo il suo litigio – sì, sto ancora ringraziando qualche divinità- con Duncan e la successiva relazione trionfale con Trent. E così, mese dopo mese, anno dopo anno, mi tocca perfino essere la loro suprema testimone.
Duncan è l’altro testimone, come da miglior cliché. Non so perché Trent l’abbia scelto; immagino per il suo essersi preso cura di Gwen così amorevolmente per tanto tempo. Diciamo pure che ha risparmiato a Trent un sacco di scenate sul primo bacio, la prima volta, il primo completino intimo sexy; il pezzo di manzo ha trovato il lavoro sporco già bello preparato e ha potuto portarsela a letto in tempi da record. I miracoli della vita.
La mia relazione con Duncan ha raggiunto un punto fermo. Non ci parliamo, se non per questioni di vitale importanza, non ci guardiamo, non proliferiamo in alcun modo – se si esclude quel mezzo bacio da ubriachi risalente a sette mesi, undici giorni e, più o meno, quattro ore fa.
Io sono tranquilla, ho raggiunto un nuovo equilibrio interiore – soprattutto dopo la relazione con l’insegnate di yoga, che ho scoperto gay quando volevo concludere degnamente il sabato sera. Il lavoro va a gonfie vele (per fortuna c’è sempre qualcuno che commette un omicidio e che va difeso in tribunale) e guadagno abbastanza per non avere un mutuo alle spalle.
Il problema è sorto esattamente sei mesi fa, quando mi è giunta la fatale richiesta: “vuoi tu, deliziosa Courtney, essere la nostra testimone di nozze?”. Giuro che stavo per sfoderare un’ascia e staccarle la testa. Trent è impallidito straordinariamente, Gwen agognava una risposta con gli occhi lucidi e le labbra rosse. Alla fine mi sono arresa e ho sibilato un sì.
Qual è il problema? Non ho uno straccio di fidanzato e farò la zitella acida per tutta la durata del week-end.
***
Non credo che esista parola peggiore di “orripilante” per descrivere il luogo dove la Gotica ha deciso di sistemare tutto il parentado più i suoi magnifici testimoni di nozze. Siamo in qualcosa come una landa desolata del Canada, circondati da pecore e arbusti. E le pecore puzzano. Sento la rabbia crescere ad ogni chilometro macinato verso il nulla mentre cerco disperatamente di non guardare l’abito orribile steso sul sedile posteriore dell’auto. Sono nel mezzo del nulla e dovrò resistere in questo posto ai confini del mondo fino a lunedì mattina – come se fosse umanamente possibile. E sono sola, cosa più importante.
Sarà ricordata tra gli annali della storia come la migliore amica sfigata della sposa che passa la sua vita seppellita tra libri di codice penale e diritto civile. E che sembra una balena dentro quel vestito giallo canarino. Giallo!
Reprimo un brivido, cercando di non guardare quel canarino a grandezza naturale che alberga sdraiato sul sedile. Sarà terribile e ringrazierò tutti gli dei se arriverò viva a lunedì mattina.
Giuro che se va tutto meglio del previsto, faccio voto di castità!
***
Rallento in direzione dello chalet-albergo dove passerò il resto del mio sabato, la mia domenica e la prima colazione del lunedì mattina. Due notti in questo luogo dimenticato e rustico, rozzo, campagnolo! A mangiare pecorino stagionato e bere vino direttamente dal fiasco. Complimenti Court, la tua vita ha appena toccato il fondo! E non voglio nemmeno pensare al vestito.
Decido a scendere dalla macchina solamente quando le acque davanti all’albergo sembrano essersi calmante; non voglio diventare prima del previsto lo zimbello di parenti serpenti e di invitati zoticoni. Metto con cautela un piede fuori dall’auto, aspettando il cumulo di gente che sicuramente mi attaccherà. Stranamente, calma piatta.
Nessuno sembra accorgersi dell’arrivo di Court – non che io voglia ovviamente. Capisco il motivo della mia apparente invisibilità avvicinandomi al folto gruppo di persone che staziona davanti all’ingresso. Sono appena arrivati Trent e Gwen e – qualcuno mi salvi da questo delirio- Gwen sembra la bomboniera e non la sposa.
Vestitino rosa antico al ginocchio, bombato dal punto vita in giù. Capelli schiariti rispetto al solito colore, niente matita nera, sorriso raggiante. Chiamate il WWF, si è appena estinta la razza gotica!
Faccio capolino tra le teste dei parenti e mi avvicino ai due fidanzati, con modalità “sorridi-sorridi-sorridi” ormai attiva. Gwen si lancia in un abbraccio profondo non appena mi vede; Trent mi saluta intimidito. Porca puzzola, da quando è così bello?
Fingo di non provare attrazione sessuale per lo sposo e mi lancio in calorosi baci e abbracci, sorridendo a destra e a manca. Finalmente mi riconoscono come la testimone di nozze e inizia così il mio giro di domande.
-Ehi tesoro, come sei bella! Il fidanzato dov’è?
- Courtney, sola soletta?
- Ragazza, come ti va la vita?
L’ultima era Leshawna, bella e dimagrita. In che universo alternativo sono finita? Evito di guardare qualunque persona di mia, anche lontana, conoscenza e mi defilo nella hall dell’albergo con la mia valigia e l’abito orrendo che mi ondeggia dietro.
Capisco di essere osservata solamente quando mi volto e scorgo il brutto muso di Duncan fisso su di me; crestino verde annullato, piercing buttati nella spazzatura, sorriso beffardo. Faccio un cenno con la testa, a mo’ di freddo saluto e mi avvio verso la reception, nell’attesa di quella chiave magnetica che mi libererà da tutti i fronzoli pre-matrimonio.
Non ho molto calcolato in fattore “Duncan” nel mio piano per uscire viva da questa cerimonia; non che mi interessi, non che mi intrighi, non che sia ancora innamorata di lui. E’ solo Duncan; e, ops, ora che ci penso: io non sono mai stata innamorata di lui!
Afferro la mia chiave, stanza 130C, e mi ritiro verso gli ascensori, sperando che qualche fattorino di buona volontà decida di aiutarmi e salvarmi. Possibilmente bello.
Il palmo della mia mano destra si spiaccica automaticamente contro la mia fronte alla vista del fattorino; capelli rossi lunghi fino alla vita e tenuti insieme da un elastico nero, pizzetto, brufoletti in via di esplosione. Benissimo, è il mio giorno fortunato! Fortunatissimo!
Il tipo strano mi sorride e mi fa cenno di entrare; quando si chiudono le porte sento davvero che non sopravvivrò al week-end.
***
La camera è un disastro; letti rifatti in modo assai disordinato, vestiti di altri ospiti passati dimenticati nell’armadio. C’è perfino una valigia! Il complesso non è malvagio, ma da ida di incuria e disordine. Sento che una doccia mi aiuterà a rilassarmi e mi condurrà alla pace dei sensi.
Court al momento chiude i battenti.
***
La doccia ha effettivamente dato i suoi effetti positivi. Mi sento bene, bella e rilassata. Quasi quasi faccio un giro giù nella hall.
L’albergo sembra deserto, e sono solo le undici del mattino. Tuttavia sento delle urla poco carine miste a qualche imprecazione mano a mano che mi avvicino alla reception.
- Le mie chiavi! Sparite! I miei averi rinchiusi in quella stanza! Imbecilli che non siete altro!
Riconosco la voce adirata come la voce di Duncan e rido sotto i baffi. Entro serafica nella hall, pronta ad una passeggiata ristoratrice prima del pranzo quando vengo bloccata dalla donna alla reception.
- E’ lei, qualcuno la fermi! Qualcuno la fermi!
Il ragazzo con i capelli lunghi si avventa contro di me; nel giro di cinque secondi sono circondata da diversi inservienti.
- Tu! Chi poteva esserci di mezzo?
Duncan sta urlando contro le mie povere orecchie da qualche minuto, quando esplodo.
- Sono un avvocato! Vi mando tutti a marcire nelle prigioni di Stato se non mi spiegate il motivo di questo attacco alla mia persona! Trogloditi!
Detto, fatto. Sono libera.
Dopo circa dieci minuti di spiegazioni e imprecazioni varie, viene spiegato il mistero. Io e Duncan siamo stati registrati nella stessa camera, la 130C, per un errore della sposa.
Non ci sono altre camere disponibili.
Duncan è un cafone.
Ucciderò Gwen.
***
- Court, mi dispiace, credevo che la reception avesse capito che i testimoni andassero in due camere differenti!
Dopo il pranzo con i parenti, mi sono sentita il dovere di intercettare Gwen e rimproverarla.
- Davvero, non era mia intenzione metterti in difficoltà!- continua a scusarsi lei.
- Gwen, – sbotto con rabbia- provvedi a sistemare la situazione! Agisci! Lavora!
Alza le spalle e mi propina un sorriso angelico.
Ora la mando a quel paese.
- Court, io non volevo!
Mi sembra un condannato a morte che sta implorando pietà davanti al carnefice. E’ così… Dolce.
No, Court, è un’arpia acida e subdola! Niente pietà, niente pietà.
- Va bene, Gwen. Non rovinerò il tuo matrimonio per questo piccolo inconveniente.
La abbraccio e lei ricambia forte la mia stretta.
- Giuro che non mi intrometterò più nella tua vita sentimentale!
- Allora l’hai fatto apposta, subdola!
Lei, ridendo, scappa via.
***
Sauna, massaggio, manicure.
Il mio sabato pomeriggio passa nel più totale relax, rinchiusa nel centro benessere dell’albergo con Lindsay.
La compagnia non è delle migliori, ma voglio approfittare per fare del sano gossip.
- E quindi io gli ho risposto… No Tyson! Non mi importa nulla delle tue mutande a pallini!
Sta blaterando incessantemente da venti minuti, ma mi aiuta a non pensare a questa notte.
- E Beth, qualcuno ci salvi, con quel nuovo taglio di capelli è orrenda! Leshawna invece ci ha dato dentro con la dieta: sta molto bene, peccato per il sederone che sembra non voler conoscere la via della fine. Bridgette è completamente fuori ultimamente! Dopo il parto sembra essere diventata la nuova super-mamma...
Salvatemi!
E’ tutto un blablabla
- E poi Justin, oh Justin, poverino! Quella terribile cicatrice gli ha rovinato il bel viso che aveva! Anche se da molto l’idea di macho… Heather, cavolo, che sventola! Ancora non ho ben capito perché abbia deciso di rifarsi gli zigomi, ma sta bene! Peccato che il suo veleno sia ancora attivo…
 Decido palesemente di ignorarla.
- Courtney, e tu? Court? Court?
Mi sento spintonare da un lato. Lindsay sta aspettando evidentemente una mia risposta.
- Io cosa?- le chiedo, con sospetto.
- Tu e Duncan, no? Dormite perfino insieme!
Mi sento arrossire fino alla punta dei piedi. Non avevo pensato a noi due, in quel letto matrimoniale per due notti.
- Sicuramente ti divertirai!
Lindasy continua a parlare, come se potessi interessarmi alle sue congetture.
- E lui ti dirà qualcosa di dolce e tu lo ascolterai…
Decido, per il mio bene, di evitare la terza mano di smalto. Saluto in fretta Lindsay e scappo via, pronta a trovare conforto in una bella dormita.
***
Busso cautamente alla porta; non vorrei che l’animale si svegliasse.
Duncan viene ad aprirmi, senza dirmi nemmeno una parola.
Entro e mi chiudo la porta alle spalle.
Tra due ore ci sarà la grande cena prima del matrimonio; sono convinta che non potrà essere peggiore di quella dell’addio al nubilato.
Mi sento lievemente in imbarazzo e, con molta calma, inizio a rovesciare la valigia in cerca di quel vestito da cocktail che avevo in programma di indossare.
L’animale non proferisce parola.
Sta guardando insistentemente il soffitto, borbottando qualche parole sconnessa ogni tanto.
E’ senza maglietta. Arrossisco.
Deve essersi reso conto del mio imbarazzo perché con cautela si volta e alza un sopracciglio.
- Preferisci il lato destro o quello sinistro del letto? Se non ricordo male, sinistro.
Annuisco. Il “se non ricordo male” mi sembra assai sospetto.
- Mi dispiace per l’inconveniente di questa mattina con le chiavi- borbotto, cercando di istaurare un rapporto di buona convivenza civile. Evidentemente devo esserci riuscita.
- Non fa nulla, non è decisamente colpa tua.
- Hai bisogno del bagno?
Scuote la testa.
- Allora vado a farmi una doccia.
Così si chiude la nostra conversazione.
Tre quarti d’ora dopo, quando finalmente esco, lui non c’è già più.
***
L’idea della cena all’inizio mi aveva terrificata; se il giorno del matrimonio sono gli sposi ad essere al centro dell’attenzione, questa sera saremo io e il troglodita. Perché non Bridgette o Geoff?
Decido di prepararmi al meglio per la serata.
Magari qualche amico di Trent sarà disposto a liberarmi dell’inconveniente imbarazzante del dormire con Duncan.
Sento la tensione salire mentre mi avvio verso il ristorante dell’hotel.
Smettila di tremare!
La sala è di un bianco accecante; addobbata a festa, mi sembra di essere caduta in una lavatrice di panni bianchi.
Mi avvio, poco curante delle occhiate e dei commenti vari, verso il tavolo al centro della sala, dove i due cretini e il troglodita stanno parlando animatamente.
Sembra che l’atmosfera sia alquanto tesa.
Mentre mi avvicino, sento distintamente le parole “Courtney”, “esaurita”, “sarà uno schifo”, proferite ovviamente da Duncan. Mi sento assai abbattuta.
Scanso la sedia con malagrazia e decido di fingere che vada tutto bene.
- Tesoro, finalmente!- esordisce Gwen. Trent mi rivolge un sorriso timido.
- Allora, come vanno le cose, Court?- mi chiede lo sposo, imbarazzato.
Allusioni a Duncan o no, opto per un “benissimo”.
Duncan grugnisce qualcosa in risposta.
- Che ne pensate dell’albergo? E’ molto carino, non trovate?
- Se si esclude la disposizione delle camere…
Duncan manca completamente di tatto.
- Purtroppo non abbiamo potuto fare nulla, amico- risponde bonario Trent.
Trattengo a stento un ruggito.
- A proposito di camere, Gwen, dove alberga la biondina al tavolo dei tuoi?- chiede Duncan, improvvisamente ravvivatosi.
Mi volto all’istante verso tale bionda.
- Oh, lei è mia cugina Ellie! Camera 254B, se non sbaglio, vero Trent?
- Giustissimo amore!
E via con una serie di baci.
Ma che schifo!
- Scusate, ho la necessità urgente di andare a salutare i genitori della sposa…
E così si defila dal tavolo, con un sorriso avvenente dipinto sul viso.
***
- Mi dispiace! Mi dispiace, Court!
Faccio finta di non sentire le rassicurazioni di Gwen e di Owen mentre siamo seduti su una panchina nel parco antistante l’albergo.
- Dai, vedrai che si sistemerà tutto- continua Owen. Non avrei mai creduto che quel ragazzone potesse diventarmi simpatico.
II due si scambiano un’occhiata preoccupata alla mia ennesima non-risposta.
- A me non importa nulla se vuole provarci con Ellie o con chi diavolo vuole! E’ la sua faccia da schiaffi che mi innervosisce!
- Lo so, lo so. Non è mai stato un galantuomo, vero?- cerca di rassicurarmi Owen. Gwen mi passa un braccio intorno le spalle.
- Non lo è stato mai con nessuna.
Gwen sospira forte. A noi si aggiunge Trent.
- Court, immaginavo fossi qui…
Mi sento una bambina in cerca di conferme e rassicurazioni.
Cazzo Court, puoi farcela!
- Ho un’idea!
L’improvviso tono eccitato di Owen mi risveglia dall’apatia.
- Stasera giro di pub e ubriacata tattica pre-matrimonio!- urla.
Ci scambiamo sguardi accesi e pronti a tutto.
- Tequila, arriviamo!- urla Trent, prendendo per mano Gwen.
- Vado a prendere le chiavi della macchina!- asserisce Owen.
Sarà una lunga notte.
***
- Fanculo a Duncan!
- Fanculo a Ellie!
- Fanculo al mondo!
Siamo quattro ubriachi a Forest Harbour, che strillano, imprecano, bevono come spugne.
Siamo quattro ragazzi, due quasi-sposini, un ciccione e una disperata.
La vita va alla grande!
- Passa la vodka!
- Battuta amena!
Qualcuno sta ridendo.
- E vi ricordate quando Heather ha perso tutti i capelli?
- E quando, che schifo, ha baciato Al che sembrava una lumaca eccitata?
Rido anch’io.
- A cavallo di questa sirenetta…
- E taci!
- Owen, Owen! Ma che, sei scemo?
Owen voleva buttarsi in mare.
- Mi passate un’altra bottiglia?
E’ una bella notte. (1)
***
La testa mi fa un male cane mentre cerco di ricordare a che piano si trova la mia camera.
Schiaccio a caso il numero 1; male che va farò qualche piano a piedi.
Ritrovo la porta della mia camera con un po’ di difficoltà.
E se quel deficiente non c’è e mi ha lasciata chiusa fuori?
Busso con fervore, sempre più forte, fin quando un assonnato Duncan non viene ad aprirmi.
- Ciao bel cucciolone!
Mi butto tra le sue braccia e sento l’odore del suo dopobarba.
Sto per andare in estasi.
Duncan mi scansa via come se fossi una bestia puzzolente e – non so nemmeno come- mi ritrovo sul pavimento.
- Ehi ragazzone, balliamo?
Mi sento davvero un’idiota.
Una parte di me sa di essere ubriaca, l’altra mi ricorda che sono una donna in carriera con un po’ di dignità.
- Cazzo Court, ma tu sei ubriaca fradicia!
- Finalmente ci sei arrivato, zuccone!
Inizio a ridere come una pazza, avventandomi di nuovo su di lui.
- Fanculo Ellie!- grido di nuovo, incurante del fatto che lui sia davanti a me e stia ascoltando ogni mia parola.
- Court, perché non ti sdrai un po’?
- Mmm, potevi farmi questa proposta prima che perdessi tutte le mie facoltà mentali!
Rido ancora. Mi sento leggera, svuotata.
Sento Duncan aprire la cerneria del vestito nuovo.
Evvai, evvai!
Approfitto per lasciargli una scia di baci sul collo.
Sarà una notte fantastica.
Chiudo gli occhi, lasciando che continui a spogliarmi.
***
Un tonfo sordo mi fa svegliare.
Mi guardo intorno, disorientata. Sento un braccio familiare stringermi per la vita.
Duncan, l’alcool, il vestito…
All’improvviso mi rendo conto di essere in pigiama. Per terra è rimasto solo il vestito; niente intimo.
La testa mi fa un male cane; forse ho bevuto troppo.
Duncan si sveglia nel giro di pochi secondi.
- Court?- mi chiama, preoccupato.
Mi fischiano le orecchie e mi lascio cadere pesantemente sui cuscini.
- Tutto bene?
Lo sento armeggiare con una bottiglia d’acqua.
Quando riapro gli occhi, mi sta porgendo un bicchiere e una pillola.
- E’ ibuprofene, non voglio avvelenarti!
Ingoio la pillola e sorrido, con riconoscenza.
- Grazie per stanotte, immagino abbia fatto la matta!
- Hai solo tentato di avere un rapporto sessuale con me, nulla di grave.
Sorride, non sembra arrabbiato.
- Cosa che non è successa, vero?
Dimmi di sì, dimmi di sì.
- Esatto. Ti sei infilata il pigiama e ti sei addormentata in un batter d’occhio.
Le mie speranze crollano.
- Grazie, allora…
Si avvicina pericolosamente e mi sfiora la guancia con una mano.
- Tranquilla Principessa, Ellie è solo…
Un giramento di testa fa in modo che io non senta il resto della frase.
Cosa non è Ellie?
- Stai bene?
- Sì, credo di aver bisogno di tranquillità.
- Vado a farmi una doccia. Puoi resistere mezz’ora senza di me?
Annuisco. Ho resistito talmente tanto senza di lui che alla fine ci ho fatto l’abitudine.
Avrò dormito per più di mezz’ora perché al mio, tragico, risveglio, già era andato via.
 
 
 
 
(1) Paragrafo volutamente sconnesso per dare l’idea dello stato mentale di Court.

 

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Capitolo 2
*** #2. Domenica. ***


#2. Domenica.


Non credo di aver mai dormito tanto e tanto profondamente in vita mia. Dovevo essere davvero nel mondo dei sogni per non aver sentito la porta sbattere più volte, le urla adirate di Gwen, i sospiri ansiosi di Leshawna e le chiacchiere civettuole di Lindsay, tutto nello stesso instante. Si è mai vista una testimone capace di dimenticare le fedi a casa?
***
Duncan sta borbottando qualcosa di sconnesso e poco carino seduto accanto a me. Cerco disperatamente di portare l’auto intorno ai 140, ma continuo a incontrare lumache. Se morirò spiaccicata sull’asfalto sarà tutta colpa di Gwen e del suo matrimonio da strapazzo. Decido di superare un vecchietto che viaggia su un’auto risalente all’era preistorica, quando Duncan inizia ad aprire bocca.
- Court, sinceramente, perché hai accettato di essere la testimone di nozze di Gwen se sei stata perfino capace di dimenticare le fedi a casa?
- Perché è la mia migliore amica e sono talmente felice del fatto che si sposi con Trent da essere stata presa dall’eccitazione.
Mai risposta fu più falsa.
- Non è tutta una tattica di vendetta per le vostre vecchie… Discordie?
Alzo un sopracciglio, senza staccare gli occhi dalla strada.
- In ogni caso la colpa sarebbe da far risalire a te, quindi è meglio se taci.
L’animale grugna qualcosa di incomprensibile.
- Complimenti Court- riprende dopo un po’.
- Complimenti per…?
- Hai fatto saltare tutto il mio piano per portarmi a letto Ellie entro l’una di questa notte.
Stringo le nocche sul volante, ma sorrido in risposta.
- Potevi anche non accompagnarmi fino ad Ottawa.
- E lasciare che sabotassi ancora di più il matrimonio non tornando più in tempo per la cerimonia?
- Duncan, sono le dieci e il matrimonio inizia alle sei.
- E dunque?
- Avrei dovuto trovare una scusa plausibile per coprire una mancanza di più di otto ore. Non sarei stata capace.
- Infatti avresti architettato qualcosa di ben peggiore.
Cerco di non mandarlo a quel paese per pura decenza.
Macino chilometri in silenzio, giusto per non sentire la sua voce fastidiosa perforarmi le orecchie.
Nemmeno lui sembra avere tanta voglia di parlare e Ottawa sembra avvicinarsi sempre più, sotto il manto chiaro del cielo.
Aumento ancora di più la velocità, giusto per riuscire a tornare in tempo per il fatidico “sì” della mia migliore amica.
Ogni tanto lo sguardo di Duncan mi trapassa, ma tendo a non farci troppo caso. Sento un’improvvisa nostalgia per i tempi passati, quando il cerchio si chiudeva sempre con un’eliminazione e la vita sembrava davvero un gioco ripreso costantemente dalle telecamere. Quando era bello trasgredire, mancare di rispetto alle regole e non ora che devo farle rispettare o vincere su di esse.
Duncan si è addormentato; forse finge per non dover sostenere il peso di questo silenzio che incombe tra noi e che sembra essersi dilatato dopo la notte passata.
 ***
Da Forest Harbour a Ottawa sono 414 chilometri.
Facendo la strada più breve, la ON-28 E, si impiegano tra le cinque e le sei ore.
Ergo, non arriverò mai in tempo per il matrimonio.
E le fedi sono nel mio appartamento nel centro della capitale.
Se il matrimonio salta per colpa mia, credo di essere una donna morta.
***
Alla prima area di servizio, mi fermo.
Sono a Bancroft, ho percorso appena 193 chilometri. (1)
Non riuscirò mai ad arrivare in tempo e ho bisogno delle fedi.
- Duncan?
- Mmm?
Evidentemente si era addormentato davvero.
- Duncan, siamo nei guai.
- Court?
- Duncan, svegliati.
Lo scuoto con una mano, sperando si dia una mossa. Apre gli occhi dopo qualche minuto, palesemente assonnato.
- Che succede?
- Duncan, non arriveremo mai in tempo.
- Dove siamo?- chiede, spaesato.
- Bancroft.
- Tu sei un'idiota.
- C'era un incidente...
- Tu non hai cervello!
- Non è colpa mia...
- Tu sei un'emerita stronza!
Non rispondo e torno a voltarmi verso il volante, impallidendo.
La tensione è talmente palpabile che vorrei svanire.
- Cosa hai intezione di fare?- decide di chiedermi dopo un po'.
Non rispondo, ancora.
- Courtney, sai che ti dico? Trovati una soluzione da sola, io torno in hotel.
- E come scusa? Sei senza auto.
- Troverò il modo.
Detto questo scende, sbattendo la portiera.
E' scemo o cosa?
- Duncan, torna qui!- urlo, scendendo a mia volta.
Il benzinaio mi guarda in tralice.
- Duncan!
Sento la crisi isterica pronta ad esplodere.
- Duncan, torna, qui!
Non mi ascolta. Non vuole aiutarmi.
Lo rincorro. Appena è a portata di mano, lo afferro per la maglietta.
- Duncan, vuoi per cortesia ascoltarmi?
Si volta, palesemente irato.
- Cosa diavolo vuoi ancora da me?- sibila.
Mi ritraggo, impaurita. Poi mi schiarisco la voce e prendo coraggio.
- Aiutami, ti prego.
- Perché dovrei?
- Perché... Perché...
Ho perso le parole. Il paradosso dell'avvocato.
L'idiota sorride. Poi - e cavolo, povero il mio cuore- mi abbraccia.
Mi sento un'ebete.
- Che ne dici di trovare delle fedi nuove?- mi chiede, staccandosi.
Annuisco.
- La differenza non si noterà nemmeno...- mi rassicura.
Torno più serena verso l'auto.
***
- Cosa desiderano i signori?
Entriamo nella gioielleria più costosa di Bancroft un pochino spaventati.
- E' qui per regalare il gioiello della vita alla sua ragazza?
Commesso inopportuno.
- Siamo qui per salvare un matrimonio. No, non è il nostro.
Risposta pronta di Duncan; merita un sorriso.
- Come posso esservi utile?- chiede l'uomo; capelli brizzolati, sulla cinquantina, accento strano.
- Procurandoci a tempo di record due fedi- rispondo io, con un sorriso ammiccante.
- Fedi? Per quando vi servono?
- Ehm, massimo per le tre di questo pomeriggio .
- E' mezzoggiorno signorina.
- Lo so, ma a me servono per quell'ora! Vuole che la denunci per mancato servizio?
Duncan mi posa una mano sulla spalla.
- Courtney voleva dire che la commissione è assai urgente, ma se lei non può aiutarci, ci rivolgeremo altrove.
Colpo basso da economista che gioca tutti i giorni in borsa.
- Va bene signori, cercherò di aiutarvi.
Dieci minuti abbiamo scelto le fedi più simili a quelle originali.
Ci vorrà più tempo per l'incisione dei nomi.
Usciamo dal negozio più sicuri di noi e ci fiondiamo al primo ristorante disponibile.
Duncan non parla molto, mi sembra pensieroso.
Ci prova spudoratamente con la cameriera e mi sorride troppo poco.
Fatto sta che due ore dopo siamo di nuovo in strada; è lui a guidare.
Nel bel mezzo del viaggio, mi addormento.
***
Sento qualcosa sfiorarmi la guancia; apro gli occhi, assonnata.
A pochi centimetri dal mio viso - dalle mie labbra- c'è Duncan che mi guarda con un sorriso, una mano posata sulla mia guancia.
- Principessa, siamo arrivati. Sono le quattro passate.
E' così vicino che potrei contare le pagliuzze più scure delle sue iridi.
- Scendiamo?
Il mio cuore perde alcuni battiti; annuisco.
Si allontana di colpo e guarda altrove.
- Ricordavo che non amavi i risvegli bruschi- dice, sottovoce.
- Ricordavi bene. Ora, se non ti dispiace, credo sia ora di prepararci. Abbiamo meno di due ore per essere stupendi.
Balbetta qualcosa, imbarazzato.
In silenzio, entriamo nella hall.
***
- Principessa, faremo tardi.
- Metto il mascara e ho fatto- urlo dal bagno.
Ho abbandonato l'idea di indossare il vestito giallo.
Era talmente orrendo che anche Gwen ha concordato sul fatto che fosse meglio che non lo indossassi.
Con grande maestria, ho finto di aver messo per sbaglio in valigia un altro vestito super-elegante, questa volta di un bel verde intenso.
Il mio piano è riuscito.
Indosso il vestito prescelto e mi sento bene; perfino il trucco è meraviglioso.
Decido di aprire la porta del bagno con cautela, giusto per vedere che effetto farò a Duncan.
Entro con molta calma.
- Come sto?- chiedo, fingendo che il suo giudizio non mi importi.
- Stai... Bene.
Il ragazzo arrossisce furiosamente - è successo talmente poche volte che sorrido, soddisfatta della vittoria.
- Andiamo?- mi chiede, porgendomi il braccio.
In smoking è qualcosa di indescrivibile.
Fingo di non sentire il richiamo degli ormoni e afferro il suo braccio.
Usciamo dalla camera come due sovrani.
Previsioni meteo per la serata a cura di Courtney: si prevedono lampi di passione, pioggia d'amore e uragano di baci.
Sarà delizioso.
***
- Vi dichiaro marito e moglie!
Tutta la platea esplode in un applauso commosso.
Mi sento onorata di essere la testimone di nozze.
Owen mi saluta con la mano da lontano, fingendo di leccarsi i baffi.
Lindsay, Leshawna e Izzy mi fanno l'occhiolino in sincrono.
Heather una linguaccia. Sembra una rana mangia-mosche con quegli zigomi nuovi.
Sembriamo una grande ed affiatata famiglia.
E' tutto perfetto.
Una pioggia di riso investe i due novelli sposi non appena usciamo dalla chiesa.
La madre di Gwen sta piangendo tutte le sue lacrime.
Il padre sembra in preda ad un attacco di euforia.
La madre e il padre, questa volta di Trent, si baciano come ragazzini.
Duncan mi tiene per la vita, il fotografo scatta un miliardo di fotografie.
Sto iniziando a valutare positivamente i matrimoni.
***
La cena di matrimonio è un'abbuffata enorme.
Incastrata tra la madre di Gwen e il padre di Trent, cerco ogni secondo Duncan, al lato opposto del tavolo.
Elllie è giusto accanto a lui.
Sono circa venti minuti che cerco di non fissarli mentre ridono e scherzano.
- Tesoro, vuoi dell'altro arrosto?
La madre di Gwen mi risistema un ciuffo di capelli dietro l'orecchio e mi sorride.
- Questa gran bella ragazza dovrà aiutarmi, prima o poi!- urla il padre di Trent, dandomi una sonora pacca in mezzo alle scapole.
- Papà, non essere rude!- risponde la sorella minore di Trent.
Mimo un "grazie" nella sua direzione.
- Quello stupido di un Philips mi ha fatto causa perché lo steccato di casa, secondo lui, si è spostato ancorando un metro del suo terreno!- inveisce ancora il padre.
- Papà, ha ragione...- continua la ragazza.
- Tesoro mio, non dire la verità all'avvocato!- bisbiglia lui.
- Immagino che Courtney difenda gli innocenti!- risponde lei, chiamandomi in causa.
- Difendo tutti- rispondo con un filo di acidità io, voltandomi nuovamente verso i due piccioncini all'altro alto del tavolo.
Lei gli sta pulendo l'angolo della bocca con il tovagliolo.
Non credo di poter resistere ancora.
Due ore e qualche portata dopo, mi ritrovo ad affogare il mio dolore nella torta nuziale.
Una fetta, due fette, due e mezzo.
Duncan e la cugina bionda sono spariti in qualche recesso del parco addobbato a festa.
Giuro che bevo qualche bicchiere di spumante e smetto di pensare a lui.
***
Credo sia quasi mezzanotte. Non ho resistito al giro di danze apertosi con Gwen e Trent.
Per il mio bene ho deciso di ritirarmi in camera, darmi una sistemata e poi scendere giù per un'altra bevuta tattica con Owen, Izzy e Leshawna.
Notte in bianco per noi. Notte bianca per Duncan.
Mentre sono in bagno a cercare di non piangere, qualcuno bussa alla porta.
Vado ad aprire con cautela.
C'è solo Duncan, snervato e con diverse impronte di rossetto sulla camicia.
- Cos'è, non passi la notte fuori da questa stanza?- chiedo stizzita, non lasciandolo entrare.
- Deficiente, fammi passare- sbotta lui.
- Non mi dai ordini, hai capito?
- Secondo te mi sono divertito?
Lo fulmino con uno sguardo al veleno.
- Sono un avvocato. So riconoscere delle prove lampanti.
Indico le macchie di rossetto con un sorrisetto di vittoria.
- Senti Court, mettiamo in chiaro le cose.
- Illuminami, troglodita.
Ho le braccia incrociate sul petto.
- Courtney, per quanto mi riguarda ieri sera ti sarei volentieri saltato addosso, ma mi sono trattenuto per il bene dell'umanità.
Sbuffo sonoramente.
- E oggi, sì oggi, ho passato davvero una bella giornata.
- Certo, con Elllie...
- Con te, Court. 
Sto per schiaffeggiarlo, giuro.
- Peccato che le macchie di rossetto parlino chiaro- concludo io, armeggiando per chiudere la porta contro la sua resistenza.
- Senti, Elllie è solo una ragazza carina che vuole provarci. Tutto qui. Non è nulla, non è te.
Rimango per una frazione di secondo sconvolta dalla dichiarazione.
- Torno a ripetere che le macchie parlano chiaro.
***
Credo che non esista momento più bello di quando l'uomo che ami decide di farti tacere nel modo migliore possibile. 
- Principessa, è ora di smetterla.
E' l'attimo esatto in cui le sue labbra si posano sulle tue e tutto il resto del mondo, il resto del tempo, scompare.
- Mi sei mancato.
E' il secondo in cui sentite di appartenervi.
- Sarà una notte indimenticabile.
E' l'istante in cui siete tu e lui, e un letto soffice e un bel vestito e un bel matrimonio.
E una notte soltanto, perché non so cosa accadrà domani.


(1) Tutte le informazioni sul chilometraggio sono state riprese da Google Maps, quindi sono reali.

 

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Capitolo 3
*** #3. Lunedì; Epilogo. ***


"Sono venuto stasera perché quando ti accorgi che vuoi passare il resto della vita con qualcuno, vuoi che il resto della vita cominci il più presto possibile."
[Harry ti presento Sally]






#3.Lunedì.

Sinceramente, siamo solo persone. Inizio a pensare che amiamo illudere, illuderci; che siamo macchine da guerra che su quest'immensa arena amano distruggere. Quante vite ho distrutto io? Quante famiglie ho diviso in tribunale? Quante figli sono stati strappati alle loro madri, quanti uomini alle loro donne?

Siamo, sinceramente, solo persone. E ferire, ferirci, è talmente naturale che dopo un po' si inizia a farci l'abitudine.
***
Mi sveglio mentre la luce filtra appena dalla finestra socchiusa.
Non c'è nessuno in camera; l'unica valigia posata sul pavimento è la mia.
Credevo di sapermi difendere, e invece sento qualcosa bagnarmi le guance.
Fingo di non vedere il tuo biglietto lasciato piegato a metà sul lato destro del letto.
"Principessa, scusami".
Cliché.
Fingo di non essere delusa, o arrabbiata, perché ho sempre creduto che fosse solo sesso.
Fingo di non sentire le rassicurazioni di Gwen o i pettegolezzi mentre scendo nella hall; qualcuno mi saluta senza capire.
Fingo un sacco di cose, ma le tengo per me.
Mi avvio in silenzio con la mia valigia verso l'auto.
***
- Ehi, Court! Court!
Le parole di Trent mi raggiungono proprio mentre sto infilando la valigia nel portabagagli.
Mi volto, giusto in tempo per trovarmelo di fronte, arrossato e nervoso.
- Trent? C'è qualche problema?
Alzo un sopracciglio e scaravento la valigia dentro.
- Volevo solo scusarmi a nome di Duncan...- inizia lui, ma non voglio sentire ancora il nome di quel deficiente matricolato.
- Ah sì? Cos'è, il suo cervello si è dis-evoluto fino a quel punto?
Trent è visibilmente scosso; forse non dovevo essere così acida con lui.
- Scusa Court, ma...
Lo abbraccio forte, davvero forte.
Escludendo il fatto che nell'ultimo week-end si sia comportanto in maniera un pochino timida, rimane sempre quel gran marito rompiscatole della mia migliore amica.
Trent scioglie l'abbraccio con un sorriso.
- Court, se vuoi puoi venire a stare da noi per qualche tempo dopo la luna di miele- esclama, e sembra davvero sincero e preoccupato.
- E rovinarvi il primo mese di sesso violento?- domando, ironica.
Trent arrossisce imbarazzato.
- Beh, mese più, mese meno...
Scoppiamo entrambi a ridere.
- Davvero Court, se hai bisogno, se vuoi parlare... Anche se vuoi solo portarti Gwen per un sabato sera in discoteca... Non ci sono problemi.
Quanto gli voglio bene?
- Ti ricordi quello che mi hai detto quella volta che tu e Gwen avete litigato furiosamente e ti sei accampato a casa mia per tre giorni?
Annuisce.
- "Io la amo così com'è, anche se non sempre è da amare. Specialmente quando lascia il lavandino sporco di dentifricio".
- E' stata una frase terribile!- commenta lui, passandosi una mano sulla nuca.
- Il punto è quello Trent... Io lo amo così com'è, anche se non sempre è da amare. Specialmente quando mi tratta come una vecchia ciabatta.
- Sei terribile, Court!- decreta lui, accarezzandomi una guancia.
- Credo sia ora di andare...
- Fai buon viaggio e facci uno squillo quando sei a metà strada e quando arrivi!
Istinto paterno mode-on.
- Certo Trent!
Mi sporgo per dargli un bacio sulla guancia.
- Ti voglio bene, isterica- sussurra.
- Anche io.
***
La strada verso casa sembra interminabile.
Ogni chilometro che supero, mi sento meglio.
Vuol dire allontanarsi da quella diavolo di stanza, da quel diavolo di albergo, da quelle lenzuola che stamattina sapevano ancora di noi.
Salvatemi da questi sentimentalismi.
Salvatemi da quel rozzo economista.
***
Raggiungo la stazione di servizio di Bancroft con anticipo rispetto alla tabella di marcia.
Questo posto mi fa schifo.
E' in questo momento che lo noto.
Un biglietto microscopico sul sedile posteriore, piegato con cura.
Lo apro, con un po' di titubanza.
Un indirizzo scritto a penna e giusto due parole.
" Chiedi della prenotazione per Court".
Saprei riconoscere la sua calligrafia fra mille.
E l'indirizzo mi lascia alquanto perplessa. La gioielleria?
***
- Buongiorno!
- Salve!
Quell'uomo già mi sta irritando.
- Lei... Lei è la signorina delle fedi? Sapevo che sarebbe venuta, prima o poi.
La cosa sta diventando davvero sospetta.
- Dovrebbe esserci una prenotazione a nome "Court"- spiego, avvicinandomi al bancone.
- Certo, certo...- risponde evasivo il commesso.
Sparisce nel retrobottega lasciandomi con i miei dubbi.
Quando riappare, ha tra le mani un pacchetto.
- Questo è per lei, è già pagato!
-Scusi?
- Deve avere una persona che la ama davvero là fuori...
- Mi scusi, io non ho ordinato niente!- protesto.
- Non ho mai detto che sia stata lei!
Esco dalla gioielleria con quel pacchetto che mi pesa tra le mani.
***
Essere a casa vuol dire essere nel proprio rifugio personale.
Vuol dire sentirsi bene.
Sentirsi liberi e felici.
Apro la porta, finalmente pronta a vivere senza quel deficiente.
Non ho aperto il pacchetto.
Credo che prima mi abbufferò di gelato e poi lo aprirò.
Il tutto per la mia sanità mentale.
***
Sto correndo furiosamente per le strade di Ottawa senza sapere bene perché.
Sarà stata la lettera, sarà stato l'anello, la gioia, l'amore...
Sono un avvocato in pigiama che sta per salire su un vagone vuoto della metropolitana.
Sono un'isterica innamorata di un uomo deficiente.
Sono una cretina che vorrebbe riuscire a far muovere più velocemente questo convoglio per raggiugerlo.
E, davvero, non è solo per l'anello che brilla sul mio anulare.
Non sono una materialista fino a questo punto.
***
Busso a questa stramaledettissima porta con foga.
- Apri, troglodita, apri!
Busso più forte, anche se sono le undici.
Busso troppo forte.
- Duncan, porca miseria, vieni fuori!
Ed esce sul pianerottolo davvero; mezzo nudo, con i capelli bagnati.
- Sei un cretino- esordisco.
Mi guarda stranito.
- Odio il tuo maledetto anello, odio il tuo sorriso, la tua faccia da schiaffi...
- Court...
- Sei un emerito coglione!
- Senti, Court...
Si stropiccia un occhio.
- Oh, vieni qui!
E mi avvento su di lui, fregandomene se mi voglia o meno.
Ma, da come mi bacia, credo proprio che mi voglia.





#. Epilogo.

No, non ho imparato ad amare i matrimoni. Tuttavia, da quando sto organizzando il mio, inizio a tollerarli.
La mia testimone indosserà un abito blu scuro.
Owen mi ha promesso di iniziare la dieta così da officiare al meglio il suo ruolo di paggetto.
Lindsay curerà il trucco e tutta quella roba con cui sono negata.
Heather sarà relagata al tavolo con mia zia svitata.
E Duncan mi sposerà e vivremo per sempre felici e contenti.
Dopotutto, non lo amo solo per l'anello che mi ha regalato.





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