Pirati dei Caraibi - Solcando i Mari d'Irlanda

di Hermes Shoes
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo primo - Una leggenda. Una verità ***
Capitolo 2: *** Capitolo secondo - Brindiamo alle disgrazie di Sparrow ***
Capitolo 3: *** Capitolo Terzo - Mari d'Irlanda ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quarto -Non tutti i mali vengono per nuocere ***
Capitolo 5: *** Capitolo Quinto -La nostra meta, capitano? ***
Capitolo 6: *** Capitolo Sesto -Incontri (s)fortunati ***
Capitolo 7: *** Capitolo Settimo -Complotti di donne, di re e ... di pirati ***
Capitolo 8: *** Capitolo Ottavo - Quei tre attacchi inaspettati ... ***
Capitolo 9: *** Capitolo Nono -Tre capitani. Tre ciurme. Una nave ***
Capitolo 10: *** Capitolo Decimo -Di solito le disgrazie sono accompagnate dalle donne ***



Capitolo 1
*** Capitolo primo - Una leggenda. Una verità ***


PIRATI DEI CARAIBI – Solcando i Mari d’Irlanda

Capitolo primo – Una leggenda. Una verità.         

 

Il cielo era terso e nitido, il sole scottava fino a far sudare e il mare era quasi del tutto piatto. Ma come si dice, la calma precede la tempesta. Eppure quel giorno la tempesta non arrivò, in compenso la nebbia si stese come un velo sopra il mare, tingendo tutto di sfocato e grigio.

 

-Marinai! Remate più forte! Sfaticati che non siete altro!- gridò Jack Sparrow.

Pardon, ho omesso un Capitano, mi pare.

Dunque inizio da capo.

-Marinai! Remate più forte! Sfaticati che non siete altro!- gridò il Capitan Jack Sparrow.

Jack non era cambiato di una virgola, e nemmeno di un punto, se è per questo.

Il solito sorrisino sfacciato stampato in volto e l’orgoglio negli occhi che in quel momento riflettevano Joshamee Gibbs, che si fermò a riposare.

-Mastro Gibbs! L’avvertimento vale anche per lei!- disse avvicinandosi all’uomo con fare minaccioso.

Eh sì, Jack non era cambiato neanche un po’.

-Ma Jack, qua si muore di caldo!- ribatté Joshamee rivolgendo lo sguardo al sole.

-E fammi capire, brutto sfaticato …- disse Jack puntando un dito in centro al petto di Gibbs.  - … da quand’è che ci diamo del tu?- continuò sempre più irritato. Poi schioccò due dita in fronte al lupo di mare, allontanandosi.

-Eh Jack, è il sole che mi fa quest’effetto!- rispose affaticato l’altro.

Sparrow si girò di scatto:

-Intendi… oh, intendete continuare?-

Il pirata sembrava davvero stanco e trovava difficile respirare, come tutti gli altri sfaticati, d’altronde.

-Ci conceda una piccola pausa! E se me lo permette, dato che siamo approdati nei mari d’Irlanda, vorrei narrare una leggenda.- Gibbs assunse un’espressione orgogliosa, perché lui era Irlandese, e anche perché sapeva benissimo di aver stuzzicato la curiosità del suo Capitano.

Quest’ultimo alzò le sopraciglia e, guardandolo con la coda dell’occhio, si finse disinteressato e disse:

-Va bene, va bene! Tanto ce l’hai sempre vinta!-

 

-Se mi permettete vorrei iniziare ricordando un aneddoto che è successo poco tempo fa. Vi ricordate, Capitano, quando era costretto a portarsi dietro della terra per sfuggire a cose poco piacevoli, che non oso ricordarvi?-

Jack mise su un’espressione scocciata.

-Ebbene, a quanto pare, non è stato l’unico. O dovrei dire, non è.-

-Che intendete dire, Mastro Gibbs?- domandò un marinaio.

Intorno al narratore si creò un cerchio di ascoltatori interessati, solamente Jack stava al timone e fingeva di non udire.

-Nessuno di voi scommetto (anche se giocherei sporco) conosce la Steel Diamond. Eppure è una nave più temibile della Perla Nera e di qualunque altra.-

-E ditemi Gibbs- intervenne Jack Sparrow, tutta la ciurma si girò accanita verso di lui con uno sguardo assassino. – (Ehi, scusate!) … Come può essere peggio della mia Perla Nera, se non l’ho neanche lontanamente sentita nominare?- concluse stappando una bottiglia di rum e curiosando al suo interno.

-Lasciatemi finire …- disse Gibbs, tutta la ciurma gli fu grata per questa risposta, Jack Sparrow sbuffò alzando gli occhi al cielo, ma lo lasciò continuare.

- Come stavo dicendo, la Steel Diamond è una nave più che spaventosa e così lo è anche il suo capitano: si dice che sia un uomo da cui stare alla larga. Però c’è qualcosa di ancora più terribile che circonda il nome di questa nave. Si dice che tutti gli uomini che vi sono a bordo siano perseguitati da una maledizione che li vede eternamente giovani.- A quel punto Jack fece per aprire la bocca: insomma, che male ci sarebbe ad essere eternamente giovani? Ma poi la richiuse immediatamente.

-Ma badate, chiunque di loro tenta di uscire dal mare e toccare terra, anche solo sfiorarla, riacquisterà i propri anni vissuti fino ad allora.

Proprio per questo il capitano di cui non si conosce il nome, ha sempre al collo un’ampolla piena d’acqua con all’interno una scheggia di legno della sua nave.-

Dalla ciurma si alzò un brusio stupito.

 –Fatemi continuare, e vedrete come sobbalzerete poi.

Il nome del veliero deriva da un vero e proprio diamante d’acciaio, che è incastonato al centro del timone. La leggenda narra che una Banshee* per non far morire l’uomo di cui si era innamorata, gli abbia donato questo diamante. Ma il capitano attuale della Steel Diamond rubò l’oggetto prezioso al suo legittimo proprietario (che si chiamava Fabius) e quando la Banshee scoprì l’accaduto, scatenò la sua ira sul ladro, lanciando su di lui e la sua ciurma la maledizione che ancora oggi imperversa su di loro. La maledizione dell’eterna giovinezza.-

Tutti si guardarono stupefatti e sussurrarono parole sconcertate.

-Sono tutte fandonie- ridacchiò Jack, ma fu fermato dall’urlo del----:-Nave in vista!

Il cielo si oscurò all’improvviso e le acque si agitarono.

La ciurma si girò verso il vascello avvistato e Gibbs li imitò rivolgendo lentamente il suo sguardo alla nave.

Fu solamente in grado di sussurrare queste parole:

-Oh. Mio. Dio.

 

ANGOLO AUTRICI  … SCARPE

*La Banshee è una fata di origini irlandesi che accompagna le vecchie famiglie. Ogni qualvolta che muore qualcuno di caro fa sentire il suo lamento.

 (Lo sappiamo: è strano chiamarci scarpa destra e scarpa sinistra di Hermes =.=)

Dx: Premettendo che io adoro il personaggio di Mastro Gibbs, volevo dire che non ho mai saputo il suo nome. Per merito di Sx pensavo si chiamasse Jasmine :/ Cooomunque! Spero vi piaccia questa storia, perché mi sono impegnata molto! E poi tra poco entreranno in scena molti personaggi che mi piacciono. Spero continuerete a leggere (se lo state facendo), secondo me vale la pena (la solita modesta) ;)!

PS: Preferiamo non metterlo, ma io ve lo svelo: le Banshee non hanno la testa O.O

Sx: Allora… mi pare che abbia detto tutto quanto  la scarpa destra (non è vero che le avevo detto che si chiamava Jasmine! Avevo solo accidentalmente scritto Johasmee, zizi)… maaa, voglio fare un commento su una cosa che non centra un bel niente. Sono perseguitata da una pubblicità: quella della Schweeps (l’ho scritto bene? E’ uguale)(Nd Dx: Continua a dire Schweeps in the city, Schweeps con gli amici e con gli estranei… fa paura! ‘-‘)

Non so voi ma io non faccio altro che ripetere, ripetere, ripetere, ripetere e ripetere quello che ha detto Uma Thurman … mi fa morire dal ridere!! Ahahah.

Per concludere in bellezza: “E tu… ti va un po’ di Schweeps solo io e te?”. Bwahahahah!!!

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Capitolo 2
*** Capitolo secondo - Brindiamo alle disgrazie di Sparrow ***


Pirati dei Caraibi - Solcando i mari d'Irlanda

Capitolo secondo  – Brindiamo alle disgrazie di Sparrow!

-Topi di fogna! Muovetevi, gettate quell’ancora. Non mi sembra così difficile,no?- gridò l’uomo con una sola gamba, i marinai obbedirono ai suoi perentori ordini.

Tutti si stavano dando da fare per approdare in quell’isola. O dovrei dire, tutti tranne uno. Un ragazzo stava comodamente steso su un’amaca e dormiva alla grande con un cappello sulla faccia, o almeno fino a quando la scimmia del capitano gli piombò sullo stomaco. Il marinaio cadde a terra atterrando sul suo sedere.

-Ti odio Jack!- gridò il diciannovenne biondo rivolto alla scimmia.

Ecco, c’è da ben notare che proprio in quel momento Hector Barbossa passava di lì ed era pronto a dirgliene quattro, quando fu fermato da quell’affermazione che gli piacque non poco. –Concordo pienamente- rispose –Che Sparrow sia maledetto! Alzeremo i calici alla sua disgrazia-

-Ceeeeerto capitano- rispose il ragazzo, -Anzi, proprio a questo proposito volevo offrirle del rum-.

Barbossa accennò un sorriso, -E ditemi, Aaron, cosa ci fate lì per terra?- domandò poi. –Signore, vorrei farle notare che ha confuso il mio nome: mi chiamo Alexander (O’Donnell, per precisare). E comunque…- prese un po’ di tempo per trovare una scusa plausibile. –Comunque, dicevo, sono inciampato su quella cima, signore- disse alzandosi in piedi e mettendosi in testa il tricorno che gli era caduto. Decisamente, Alexander O’Donnell era un abile bugiardo. –Muovetevi- disse duro Barbossa,             -Avremo tempo poi per festeggiare con il tesoro che troveremo da qua a poco-

Poco dopo questa conversazione,  Barbossa, Alexander e pochi altri uomini approdarono con una scialuppa in un’isola, parte del complesso delle Isole Aran.

Le Isole Aran, in particolare quella in cui Hector si trovava, erano piene d’oro, ma solo al centro dell’isola scelta.

-Cinque passi a destra, tre a sinistra, avanti per nove passi e sette saltellini.- lesse Alexander.

-Mi stai prendendo in giro?- sbraitò Barbossa.

-No, signore, poi dovete fare mille passi indietro, scavare lì, andarci dentro e… temo che questa carta sia stata manomessa!- continuò O’Donnell.

-Cosa? Manomessa?- Barbossa gliela strappò dalle mani e rese noto ciò che c’era scritto:

- Cinque passi a destra, tre a sinistra, avanti per nove passi, sette saltellini, mille passi indietro, scavare lì, andarci dentro e sotterrarcisi?! SPARROW!!- urlò in preda all’ira, mentre il biondo si tappò le orecchie. 

La ciurma cominciò a scavare qua e là senza coordinate e ordini, quand’ecco che un uomo gridò:

-Ho trovato una moneta!- Barbossa si avvicinò con circospezione al marinaio.

-E’ una conchiglia, deficiente!-

Proprio in quel momento arrivarono due marinai, che, interrompendo la discussione dissero con la loro voce imponente:

-Abbiamo trovato questo qui che stava origliando!-

Tenevano per le braccia un ragazzo che scalpitava e scalciava per essere liberato.

-Lasciatelo in pasto agli squali, ci penseranno loro.- disse il capitano indifferente.

-Barbossa, sono sicuro: è una moneta!- ripetè il marinaio di prima.

Alexander sbuffò, chiedendosi perché fosse sceso da quella nave, e soprattutto, dall’ amaca.

Il ragazzino moro venne portato a forza verso il mare, ma fermò il tragitto con queste parole:

-Aspettate! Barbossa, avete detto?-

-Qualche problema?- tuonò l’uomo in questione.

 

ANGOLO AUTRICI … SCARPE

Dx: Ci credete che non voleva mettere che O’Donnell russava? Solo perché è interpretato da Alex  Pettyfer! Io immagino la storia un film… e poi non so scrivere! Comunque in questo capitolo ha lavorato più la sinistra! Tecnicamente la destra dovrebbe essere quella che lavora di più… nel nostro caso è il contrario! Diciamo che siamo mancine… Barbossa è un personaggio stupendo… un gran figo *-*    *va via venerando mentalmente Hector*

Sx: Ohhh, io adoro Alex O’Donnell (se non si fosse ancora capito)! E naturalmente adoro Alex Pettyfer *.* Ho dovuto pregare la scarpa destra per inserirlo nella storia… comunque, volevo dirvi di stare attenti a quel ragazzo … “era un abile bugiardo” più di quanto pensate! (ammesso che ci sia qualcuno dall’altra parte dello schermo). Comunque sia, non è vero che la destra non sa scrivere, quella sono io!

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Capitolo 3
*** Capitolo Terzo - Mari d'Irlanda ***


Capitolo terzo – Mari d’Irlanda

 

Parte I

 

Il cielo ormai oscurato accolse fulmini e saette, alla luce di questi comparve un’ombra al timone della nave avvistata da Jack Sparrow.

Il vento cominciò ad alzarsi e la tempesta travolse le due navi, il sole oramai era scomparso e l’unica luce che si poteva vedere oltre ai fulmini era quella proveniente dal centro del timone.

-Siete contenti adesso?- domandò Jack –Siete abbastanza rinfrescati, eh?- continuò a sdrammatizzare, ma tutta la ciurma e lui compreso, rimasero immobili, vedendo avvicinarsi una nube di nebbia che avvolgeva il vascello.

Sì, quella nave era la Steel Diamond.

Gli occhi di tutti i pirati seguirono con lo sguardo la nave mentre passava accanto alla loro. Videro un ragazzo al comando, avrà avuto circa 17 anni,  almeno quanti ne dimostrava. Non sembrava affatto turbato dalla violenta pioggia improvvisa. Quando la Steel Diamond passò accanto al timone dell’altra nave, il capitano della prima si voltò verso Jack e lo salutò con la mano, Sparrow per tutta risposta sbattè incredulo gli occhi più volte e barcollò avanti e indietro, avanti e indietro, sembrava stesse per svenire.

Osservarono tutti il vascello diventare un punto indistinto all’orizzonte.

-Beh, che avete da guardare?- disse Jack agitando le mani. –Forza ciurma! Rotta verso Dublino!-

 

 

Parte II

Barbossa fece un cenno ai due uomini che tenevano il tredicenne, i suoi marinai allentarono la presa, ma non lo lasciarono. Barbossa si avvicinò a loro. –No, assolutamente- disse il ragazzino guardando truce i suoi uomini, -A dir la verità stavo proprio cercando lei- concluse.

-E perché, di grazia?- domandò curioso Hector, guardandolo meglio si accorse che il suo volto gli era familiare, gli ricordava qualcuno, il problema era capire chi gli ricordava.

-Perché, signore, sono figlio di suo fratello e mio padre ha detto che mi avrebbe fatto bene fare nuove esperienze con lei, sa, per vedere il suo nobile mestiere di mercante …- spiegò il ragazzino.

Ma certo, ecco chi gli ricordava! Suo fratello Lian!

I pirati guardarono sbalorditi Barbossa, poi il moccioso e poi di nuovo il loro capitano. –Lasciatelo- ordinò il condottiero rivolto ai suoi due uomini, quelli ubbidirono. –E ditemi …?-

-Klaus, signore, Klaus Craig- si presentò il giovane dai capelli e gli occhi castani.

-Tu conosci il mio nome, la mia leggenda e sei convinto che io faccia il mercante?

-Certo che vi conosco, signore. In realtà io so benissimo che voi siete un pirata. E’ mio padre mi fa credere questo.

-E dimmi, Klaus, caro nipote, dove posso trovare tuo padre, mio fratello?- domandò avvicinandosi a suo nipote, schivando Alexander e Jaden (un altro pirata) che erano seduti per terra mentre seguivano la vicenda scommettendo su quello che avrebbe fatto Barbossa.

-Ecco- disse Klaus grattandosi la nuca –E’ in quella taverna laggiù, ma è del tutto ubriaco e … non credo che sarebbe una buona idea-. Si vedeva lontano un miglio che stava mentendo, Jaden ghignò e disse: -Due dobloni che lo uccide-

-Due dobloni che non lo fa- ribatté invece O’Donnell.

-Ohhh, ma davvero?- disse ironico Barbossa. Klaus sudava freddo, spostò le mani dietro la schiena, quasi in imbarazzo. Hector pensò che quel ragazzino era esattamente il suo contrario.

-Voi riprendete a scavare- disse il pirata ai suoi scagnozzi, tutti si allontanarono da loro due, tranne Jaden e Alexander. –L’ordine vale anche per voi!- disse rivolto agli altri due che si alzarono sbuffando e si allontanarono lanciando occhiate al loro capitano e al suo presunto nipote.

Una volta rimasto solo con Klaus, il vecchio lupo di mare riprese la parola: -Mi stai mentendo.-

-E’ così- ammise il ragazzino. Poi puntò contro Barbossa una pistola carica, che probabilmente apparteneva ad uno dei due pirati che prima lo tenevano per le braccia. –Portami con te o sparo-

-Ho altri sei uomini pronti ad assalirti, e anch’io ho una pistola. Cosa ti fa pensare che ti porterò con me?- ribatté Hector.

-Sono veramente tuo nipote-

-Lo so-

-Sei vecchio. Hai bisogno di un erede, chi può esserlo meglio di me?-

A quest’affermazione Barbossa scoppiò in una risata. Eppure si accorse che quel ragazzino pelle e ossa aveva ragione.

Nel frattempo Jaden aveva fatto il giro dell’isola, e presto si ritrovò nel punto di partenza. Quando vide quella strana scena, ovvero Barbossa che veniva minacciato da un bambino, decise di correre in soccorso del suo capitano.

Furtivamente si avvicinò alle spalle del ragazzo e lo agguantò con forza, buttandogli a terra la pistola.

-Ragazzino, sei scaltro, ma non così tanto da potermi aggirare- disse Hector, -Ma sei abbastanza sfacciato per salire sulla mia nave- concluse con un ghigno.

-Lascialo Brooks- comandò a Jaden che lasciò il nuovo mozzo, non più di tanto sorpreso per l’improvvisa magnanimità di Barbossa, più che altro per aver perso due dobloni.

E Barbossa sancì il suo volere con queste parole: -Benvenuto sulla Queen Anne’s Revenge, Klaus Craig-

 

ANGOLO AUTRICI …  SCARPINE

Dx: Cavolo, Sx continua a sparare cavolate sulla solita pubblicità.

 Adesso ce l’ha con l’orsacchiottone della pubblicità del gelato.

No. Ma dovete vederla. -.-

E dire che una volta ero io quella pazza.

Ora. La storia. Voglio ringraziare infinitamente Malika *Sx la persegue e dice –Orsacchiottonaaaaaa!-* per le bellissime recensioni e per aver messo questa storia tra i preferiti. GRAZIE!!

Allora, la ff. Eh, non vi sareste aspettato certe cose da un ragazzino così… ehm… così! Anche questa volta Sx si è dovuta mettersi in ginocchio per far fare una parte così… forte ad un personaggio che non mi piace. Comunque Sx si è spremuta le meningi per tirare fuori il verbo finale “sancire”

Ah, arrivederci, perchè staremo per un pò via, non so se riusciremo a pubblicare regolarmente, cercheremo di farlo almeno una volta a settimana ;)

Sx: Grazie mille Malika per le tue fantastiche recensioni!! E anche per aver messo la nostra storia tra i preferiti!!!

La storia … mi è sembrato un po’ scontato che Jack vedesse la Steel Diamond, insomma credo che tutti se lo sarebbero aspettato … ma far salutare il capitano della suddetta nave … oh, quella si che è una bella trovata … chissà se in seguito … bah!

Comunque … per Dx il personaggio di Alex O’Donnell è troppo figo, bah … a me pare figo il giusto (cioè tantissimo XD)! Umh … IO ADORO QUELL’ORSO! Dai, non ditemi che non vi viene voglia di abbracciarlo e di stringerlo forte forte, quel morbidone!! Ahah, ci vediamo al prossimo capitolo!

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Capitolo 4
*** Capitolo Quarto -Non tutti i mali vengono per nuocere ***


Capitolo quarto – Non tutti i mali vengono per nuocere

La notte era ormai scesa su tutta Dublino, dove Jack e la sua ciurma erano approdati. Gli uomini capitanati da Sparrow si diressero verso una taverna allegra in periferia, vicino al mare, Jack aveva una voglia matta di rum, come tutti i pirati al suo seguito, del resto.

 

Tre figure si mossero velocemente, complice l’oscurità, per i vicoli stretti di Dublino.

Furono seguite da altre due ombre che si tenevano per mano, una delle due era estremamente bassa. Le tre sagome in testa si fermarono ad aspettare i loro compagni rimasti indietro.

-Andate, voi. Salite su quell’albero- ordinò una voce maschile agli altri due indicando un albero che copriva la luna, non permettendo così di far filtrare anche un solo debole raggio di luna -Ma Thomas…- cercò di ribattere una ragazza, -No Irene. Fa’ come ti ho detto-  la fermò la figura chiamata Thomas.

Il silenzio fu rotto all’improvviso da un forte e veloce rumore di passi e da voci concitate che venivano da poco lontano. –Muovetevi-  sibilò Thomas, e Irene fu presa per mano dalla prima figura che salì sull’albero aiutando poi la ragazza.

La giovane fu costretta a seguire, con uno sguardo di rimprovero Thomas che prendeva in braccio l’ombra più piccola e che diceva all’altra sagoma: -Corri! In quella taverna!-.

Le voci si fecero sempre più vicine e comparve una lanterna e una decina di uomini infuriati.

-Quando li acciufferemo li uccideremo, li daremo in pasto agli squali, o peggio! Alle sirene!-  gridò un uomo ridendo al pensiero della scena, -Ride bene chi ride ultimo. Ancora non li abbiamo in pugno, ma quando li prenderemo … Ah! Si pentiranno di aver rubato in casa Waldorf*!-  disse un altro. L’uomo che teneva il lume con una mano e una rozza spada nell’altra, indicò un’osteria, -Proviamo là dentro! Quei ladruncoli saranno nostri!-  esplicitò il suo pensiero. Così fu che tutti si diressero verso la taverna.

Irene fece per urlare e avvisare gli altri, ma una mano le tappò la bocca: -Lasciali andare, andrà tutto bene- sussurrò una voce maschile al suo orecchio e Irene non poté essergli più grata  a quelle parole.

 

Thomas (un ragazzo piuttosto alto dai capelli scuri e gli occhi azzurri) con in braccio un bambino dalla carnagione scura, che teneva a sua volta in mano un orsacchiotto, fu seguito da una ragazza dai capelli fulvi che non poteva avere più di diciotto anni. Tutti e tre (o forse dovrei dire tutti e due) , senza farsi vedere dall’oste, raggiunsero un tavolo nella penombra del locale occupato da dei chiassosi uomini e vi ci si nascosero dietro.

Un uomo dai capelli lunghi con in testa un tricorno, visibilmente ubriaco, si girò verso di loro, fece per dire qualcosa, ma fu interrotto dalla violenta irruzione di un branco di uomini dai tratti molto rudi e tutti armati, se non con una spada, con coltelli, picconi o quant’altro.

-Avete visto dei ladri?-  gridò uno, e senza dare spiegazioni diede ordine al suo seguito di perquisire ogni angolo dell’osteria. L’oste sembrava del tutto disinteressato: evidentemente queste scene si ripetevano non raramente**.

Un individuo si stava avvicinando sempre di più al tavolo dove i ragazzi erano nascosti.

L’uomo con il tricorno guardò quello che si avvicinava, poi i giovani. Fece due più due e sussurrò rivolto a coloro che erano dietro di lui: -Muovetevi! Sotto il tavolo!- e spostò la sedia di lato.

-Aspetta Thomas-  disse la rossa posandogli una mano su un braccio, -Chi ci dice che possiamo fidarci di lui?-

-Io ve lo dico! Certo che potete fidarvi-  rispose l’uomo al posto di Thomas, -Ma ci consegnerà alle guardie, o peggio … a loro!- ribatté lei

-No, affatto-

-E da cosa ce lo può provare?-

-Oh, Tommy! Te la sei scelta bene la ragazza!-  disse rivolto al ragazzo, -Noi non …- cercò di parlare il giovane. L’uomo sbuffò e a quanto pare gli venne l’illuminazione dato che si batté una mano sulla testa e, continuando a guardare fisso quello che cercava vendetta che ormai era solo ad un tavolo da loro, si tirò su la manica della camicia mostrando il marchio di pirata. La giovane gli prese il braccio con una mano e lo rigirò più e più volte ammirandolo. Poi scorse un tatuaggio poco sopra il marchio e alzò di più la camicia così da poter osservare un altro disegno che riconosceva l’uomo come il capitano della Perla Nera. -Jack Sparrow- sussurrò lei sorpresa.

-Volete favorire?-  domandò il pirata rivolto all’omone (che a dirla tutta sembrava un gigante-orco, come quello delle leggende) che stava per fare il giro del tavolo. La rossa era ancora fuori, allo scoperto. –No, grazie-.

-Avanti, signore, un po’ di rum non fa male a nessuno!- insisté il presunto Jack Sparrow.

L’uomo si fermò, questo permise alla giovane di mettersi al sicuro sotto il tavolo.      –Ho detto di no, grazie- ripeté quello, -Va bene, va bene. Ho capito- rispose Jack.

L’uomo passò oltre e presto, insieme agli altri, se ne andò imprecando in gaelico.

Il pirata e tutti gli uomini seduti al tavolo misero la testa sotto di esso contemporaneamente.  –Volete spiegarci cosa …- disse il capitano Jack Sparrow rivolto ai ragazzi. (adesso sembrava del tutto sobrio)

-Che dite di farli venire fuori di lì, capitano?- domandò mastro Gibbs.

-Sicuri che se ne sono andati?- domandò la ragazza. -Ma chi è questa?- domandò un pirata indicandola con il pollice, la rossa sbuffò –Usciamo da qui. Abbiamo una … mpfh, lo sai, Thomas- disse invece lei.

-Ho fame- parlò per la prima volta il bambino, -e qui puzza- aggiunse guardando imbronciato Jack, che lo fulminò con lo sguardo. Gibbs spostò la sedia e li lasciò passare, -Mi ha detto che puzzo!- esclamò Sparrow, -Beh, non puoi dire che non sia così- rispose Joshamee guadagnandosi così una gomitata dal suo capitano.

-Grazie signori, un giorno ci sdebiteremo- disse Thomas facendo un inchino (sempre tenendo per mano il bimbo) e fece per andarsene, ma una voce lo bloccò: -Potete sdebitarvi adesso spiegandoci cos’è successo e chi siete, per aver scatenato tutto ciò- disse Gibbs. Uno strano pensiero passò per la sua mente: quegli uomini non appartenevano forse alla famiglia dei Waldorf?

-Ma Gibbs! Se ne stavano andando tanto bene!- protestò Jack, -Sono dei ladri- ribatté sottovoce l’altro –Potrebbero tornarci utili-

-Ma prego! Accomodatevi in quel tavolo laggiù!- esclamò Sparrow facendo un sorriso a trentadue denti alzandosi in piedi (-Torniamo subito. Forse abbiamo trovato qualcuno che potrebbe aiutarci- disse Joshamee rivolto al resto della ciurma, quelli nemmeno lo ascoltarono continuando a bere rum e a mangiare tutto ciò che capitava loro sotto gli occhi), -Vi offriremo quello che volete- disse mastro Gibbs spingendo con una mano Thomas verso un tavolo vuoto vicino ad una finestra. –Un po’ va bene, ma non esageriamo, eh Gibbs!- disse Jack corrucciando la fronte e sedendosi per primo. –Non dategli ascolto, è solo uno spilorcio!-

Gibbs ormai aveva messo a sedere Thomas e il bimbo e aveva preso una sedia per la ragazza, che era rimasta sempre sulle difensive, ma aveva fame almeno quanto il piccolo bambino.

Thomas guardò la sua accompagnatrice (che non era la sua ragazza), -Grazie, ma …- tentò di dire il ragazzo, -No, insistiamo- ribatté Joshamee, -Anche a costo di pagarvi la cena- aggiunse (sarcastico) l’altro pirata facendo una smorfia.

-Sbaglio o voi siete Jack Sparrow, signore?- domandò la rossa sottovoce, così tanto che Gibbs faticò ad udirla, -Sbagliate. Avete omesso un capitano …- Jack si bloccò di colpo, accorgendosi di non sapere il suo nome, -Mitchell. Vivian Mitchell- si presentò lei, -Io sono Thomas Caferri e lui è Michael Cirmond (N.d.A. si legge Sirmond). Dì ciao Michael- si inserì Thomas, -Ho fame- disse il bambino.

In quel momento entrarono due giovani: una ragazza bionda, molto bella e un giovane dai capelli e gli occhi scuri. Il ragazzo stava per dirigersi dalla parte opposta di dov’era Sparrow, ma la bionda lo prese per un braccio e si diresse verso il tavolo.

-Irene! Robin!- esclamò Vivian, -Allora state bene!- disse Robin mentre Irene squadrava curiosa il pirata, -Jack Sparrow- disse –Quale onore …- ed abbozzò un inchino, poi prese una sedia e si sedette vicino a Gibbs.

-Sapete … una volta e anche adesso, fino a prova contraria, ero umh, sono un capitano- borbottò il pirata chiamato in causa, ma nessuno lo stava ad ascoltare.

Robin guardò Jack di traverso –Ne siamo sicuri?- domandò a Thomas, lui annuì –Ah beh, allora …- e anche Robin prese una sedia e si sedette al tavolo.

-E voi chi sareste?- domandò Sparrow con una smorfia –Piacere, Irene Finnigan e Robin Jaramhen- disse la giovane dai capelli biondi, Jack Sparrow sputò quello che stava bevendo. –Finnigan? Parente di quel Finnigan***?- domandò Gibbs allontanando già la sedia dal tavolo con le mani, pronto a darsela a gambe. –Si, la figlia illegittima di quel Finnigan.- rispose la ragazza con una smorfia, -Non l’ho mai conosciuto e non ci tengo affatto- aggiunse sottovoce, Vivian e Robin ridacchiarono, Gibbs e Sparrow tirarono un sospiro di sollievo. Thomas prese la parola: -Allora … cosa volete sapere?-

-Ho fame- insistette Michael guardando con aria truce Jack, -Abbiamo capito- disse lui. –Comunque- disse Gibbs guardando male il suo compagno d’avventure, -Siete dei ladri, giusto?-

-Che intelligenza! Quanto c’è voluto per capirlo?- domandò sarcastica Vivian.

-Vivian!- la riprese Thomas, -Dunque … ecco, non so se possiamo proprio definirci dei ladri … in realtà noi prendiamo in prestito un paio di cose, giusto quello che ci serve per sopravvivere e …-

-Si. Siamo dei ladri- intervenne Robin, -Ho fame- ripeté Michael per la terza volta e strinse a sé l’orsacchiotto di pezza, ma lo strinse troppo forte dato che la testa saltò rivelando l’imbottitura che non era una semplice imbottitura: c’erano gioielli e pietre preziose al suo interno che in parte si sparsero sul legno del tavolo.

A Jack si illuminarono gli occhi, Gibbs li guardò sbalordito: -M-Ma quelli sono i cimeli dei Waldorf!- disse sottovoce Joshamee, -Sssssh!- lo ammonì Irene mentre riattaccava la testa all’orsacchiotto in fretta e furia. –Non vedo cosa ci sia di così straordinario- disse Jack allargando le mani, -Scherzi?!?!- gridò Joshamee, -Ehi! Abbassate la voce mastro Gibbs- gli consigliò il pirata.

-Scusate …- disse un po’ in imbarazzo l’uomo –Scherzi?!?! Quelli sono i gioielli più famosi di Dublino**! I Waldorf li sorvegliano giorno e notte senza sosta e loro … loro ….- Gibbs non riuscì a trovare le parole, -Li abbiamo presi in prestito- finì per lui Thomas, -Dì pure rubati, Caferri- disse di nuovo Robin.

-Ooooh! Come volete!- si innervosì Thomas, Vivian e Irene risero.

-Vi dispiacerebbe darci una mano in una piccola operazione?- domandò Sparrow guardando ognuno dei ragazzi.

I cinque si scambiarono un’occhiata e tutti dissero: -Di che si tratta?-, tranne Michael che gridò: -HO FAME! AVETE CAPITO SI O NO?-

 

 

ANGOLO SCARPETTE:

Solo un po’ di precisazioni …

*La famiglia Waldorf non esiste. In effetti è tutta una nostra invenzione, come il loro tesoro.

**Dovete sapere che nel 1700 il Parlamento inglese approvò l'Act of Resempton in base al quale tutte le terre confiscate o concesse dopo il 1689 dovevano tornare allo Stato, che le rivendette a pubblico incanto, per cui tutte le terre divennero di proprietà privata e l'organizzazione dei clan  fu completamente eliminata.  Dunque (supponiamo) molte famiglie rimasero senza casa e si diedero al brigantaggio (è un’ipotesi per la reazione dell’oste. Non sappiamo se sia vero o che. Si, va bene, la data non coincide con quella della storia, ma 50 anni dopo pensiamo che per vari disordini non tutti vivessero “felici e contenti e con un tetto sulla testa”, poi di lì a poco nel 1745 fu mandato in Irlanda come vicerè Lord Chesterfield, che svolse una politica tollerante e nel 1759 vi fu un primo tentativo, non riuscito, di unione tra Irlanda e Inghilterra.)

*** Anche questo è un altro personaggio inventato … è un cacciatore di pirati. E’ riuscito a catturarne e a consegnarne alla “giustizia” un sacco … infatti in Irlanda è difficile vedere una nave pirata … (anche questo è inventato xD)

Questa volta c’è solo Sx (Dx sta preparando la battaglia dei gavettoni … ahah): che ne pensate dei nuovi personaggi? Personalmente a me piacciono davvero! (in particolare per quanto riguarda Vivian) Vorrei mettere i prestavolto, ma sapete com’è … io sono piuttosto negata con la tecnologia di questo tipo.

Giusto per farvi un’idea ve li metto scritti, magari il prossimo capitolo … =D

Il ladro pirata del primo capitolo: Skandar Keynes

Alexander O’Donnell: Alex Pettyfer (il mio amore! <3)

Klaus Craig: Liam Aiken

Thomas Caferri: Tom Welling

Vivian Mitchell: Cintia Dicker

Michael Cirmond: Jaden Smith (in “alla ricerca della felicità”)

Irene Finnigan: Evan Rachel Wood

Per quanto riguarda Robin Jaramhen… non ne abbiamo la più pallida idea di chi possa essere. Ce lo consigliereste voi? Grazie mille a Malika che continua a seguirci (un abbracci otto orsacchiottoso!)

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Capitolo 5
*** Capitolo Quinto -La nostra meta, capitano? ***


Pirati dei Caraibi -Solcando i mari d'Irlanda

Capitolo Quinto

La nostra meta, capitano?

 

Il capitan Jack Sparrow sorrise soddisfatto  nel vedere i cinque ragazzi avventarsi famelici sui piatti che erano stati appena serviti da una ragazza dai capelli mori, quasi neri con qualche sfumatura rossiccia. Era molto bella ed anche desiderata, ma era la figlia dell’oste e più di tanto non poteva concludere lì dentro, comunque, quando aveva portato i piatti aveva guardato Robin quasi speranzosa, ma lui aveva altri pensieri per la testa.

Piatti fumanti ed invitanti. Finalmente mangiavano!

L’uomo dai capelli lunghi fece per aprire la bocca quando Irene lo precedette: -Oooh! Tutti in silenzio! C’è la mia canzone preferita!-. Il suono della chitarra riempì il locale allegro e la maggior parte degli uomini iniziò a battere le mani a tempo.

Jack si stupì di come la musica fosse importante per un paese come quello in cui si trovava. Da quando era approdato a Dublino aveva incontrato sette o otto persone che cantavano o suonavano per strada, sembrava che la musica fosse la loro vita, era una parte integrante della persona, serviva ad esprimersi. E inoltre i ritmi erano così veloci ed orecchiabili che mettevano un’immediata allegria.

L’attenzione dei sette si volse verso il cantante che si intravedeva tra la folla. Era un uomo sulla trentina dai capelli rosso fuoco e una barba folta, gli occhi vispi e azzurri saettarono tra i tavoli e poi si fermarono sulla giovane figlia dell’oste.

-Questa ballata è per voi,-  dedicò, la sua voce era calda, profonda –che avete ancora la forza di inseguire un sogno. Mi auguro che si realizzi.-

Jack sbuffò visibilmente annoiato: voleva mettere in chiaro il più in fretta possibile le sue intenzioni.

-Uomo di mare vieni a cercare

Il tesoro di questo magico mare.

Se trovarlo riuscirai il più potente diverrai-

Improvvisamente il pirata si rizzò su a sedere dritto dando una gomitata a Gibbs, -E’ questa!- sussurrò,          -Ssssh!- lo ammonì la bionda, ma Sparrow la ignorò dicendo: -Ascoltate molto bene questa canzonetta-.

Thomas lo guardò di traverso, Vivian si rizzò su a sedere composta guardando curiosa Jack, Robin diede un’occhiata fulminea a Gibbs e al capitano, Irene non li ascoltava affatto. Ed è inutile dire che Michael non degnò nessuno della sua attenzione, a parte il piatto che aveva davanti, ovvio.

-La leggenda?- domandò Thomas, Gibbs annuì, -Esiste veramente- disse piano il nostromo.

-Un giorno la figlia del mare sulla terra arrivò

E per sua sfortuna di un Cantillon si innamorò.

Suo padre tritone provò a tenerla con sé

Ma sua madre Calypso imperatrice del mare libera la lasciò

Allora il tritone Leonida infuriato era,

perché sua figlia Trisha alla sua immortalità, per un uomo, rinunciato aveva-

 

La cabina del capitano era immersa quasi del tutto nell’oscurità, fatta eccezione per più lanterne, messe lì apposta per ravvivare l’ambiente e per avere un po’ di luce in quella stanza. Ma proprio quelle fonti di luce rendevano l’ambiente più tetro che mai. La cabina era piuttosto ordinata, in un angolo c’era un’enorme scrivania dov’erano appoggiati curiosi oggetti, sulle pareti c’erano varie mensole piene di libri, scartoffie, un mappamondo, ed altri oggetti che se stessimo qui a descriverli, ci metteremmo giorni e giorni interi. Ma per farvi un’idea possiamo dirvi che c’erano: una maschera enorme che probabilmente veniva dall’Africa, tutta dipinta di nero e di rosso, una strana conchiglia azzurra che si avvolgeva su sé stessa e una clessidra d’oro con una sabbia strana, quasi verdastra.

 Il capitano di quella nave, Hector Barbossa, srotolò con cura una pergamena consunta e iniziò a studiarla per l’ennesima volta, mancava davvero poco per arrivare a Dublino e raggiungere quel farabutto di Sparrow. Poi da lì la via per trovare il tesoro era veramente vicina …

-Mi perdoni, signore … potrei sapere qual’é la nostra meta?- domandò il giovane Klaus Craig guardandosi intorno. Si avvicinò alla conchiglia e tese la mano per toccarla, quando una voce possente gli intimò: -Abbassa quella mano ragazzino-, il moro ritrasse all’istante la mano e fissò la schiena di Hector: l’uomo non si era affatto girato. Un brivido corse su per la schiena del ragazzo. Il pirata chiuse di scatto le carte e prese Klaus per la nuca dirigendolo fuori dalla sua cabina dicendo: -Sai Klaus … noi siamo dei pirati …- , il nipote lo guardò con un’espressione furba, nel frattempo erano arrivati già alla parte scoperta della nave, dov’era il resto dell’equipaggio che sgobbava facendo questo o quello.

-E noi sappiamo di un importante tesoro, non è vero, sfaticati?- disse ad alta voce Barbossa  e aggiunse, tirando una chitarra ad O’Donnell che era lì vicino,: -Renditi utile per una volta: facciamo ascoltare al nostro nuovo mozzo qual è la nostra rotta …-. Il biondo prese al volo lo strumento e ghignando iniziò ad accordare lo strumento. –Ascolta bene, nipote- sibilò Barbossa.

-Uomo di mare vieni a cercare

Il tesoro di questo magico mare.

Se trovarlo riuscirai, il più potente diverrai.

Dunque Leonida alla sua amante Calypso una maledizione lanciò:

quando sua figlia morta sarebbe

con lei un tesoro sepolto avrebbe.

Chi per fortuna lo avesse trovato,

Calypso in suo pugno avrebbe avuto

E sette desideri chiedere a lei avrebbe potuto.-

 

 

Un bel giovane dai capelli corvini era stravaccato sulla sedia con i piedi appoggiati sul tavolo pieno di scartoffie. In mano aveva una bussola e la guardava distratto pensando alla sua rotta, quelli erano i suoi mari, la sua vita …

Senza pensarci affatto, iniziò a canticchiare un motivetto allegro, le parole erano:

-Uomo di mare vieni a cercare

Il tesoro di questo magico mare.

Se trovarlo riuscirai, il più potente diverrai.

Ma sott’acqua Trisha e il Cantillon son sepolti

Assieme ai loro successori che son molti.

Per sott’acqua respirare, tu impavido marinaio,

Del magico tricorno, cimelio dei Dogherty, hai bisogno.

E cercarlo tu potrai se una mappa troverai.

Il foglio segnato è custodito presso un palazzo vicino a un fiume.

Lee, questo è il nome del corso d’acqua,

ma ora vai che il tesoro ti aspetta.

Uomo di mare vieni a cercare

Il tesoro di questo magico mare

Se trovarlo riuscirai, il più potente diverrai.

Questa non è fantasia, ma pura realtà

E chi il tesoro troverà lo testimonierà.-

Non appena ebbe finito di canticchiare, il ragazzo chiuse la bussola, alzò lo sguardo dall’oggetto e sorrise compiaciuto.

 

Angolo scarpine con le alucce ai lati ^^:

Questa volta solo Sx! Eh, vi tocca sopportarmi…

Innanzitutto voglio dire GRAZIE a tutti voi che continuate a seguirci nonostante tutto!

Passiamo alla storia … le due leggende sono completamente staccate l’una dall’altra. Quella della figlia del tritone che si innamora di un Cantillon è vera … a metà! Non esiste nessun tesoro nascosto, ma i due piccioncini sono sepolti davvero sott’acqua, assieme ai loro successori che continuano ad essere portati negli abissi del mare, almeno finchè… Cercatela voi! E’ proprio una bella storia! Se non la troverete ve la dirò io…

Ora passiamo a quella dei Dogherty. La storia del cappello che permette di respirare sott’acqua è vera, ma non è il cimelio di quella famiglia, anche se un uomo appartenente a quella dinastia lo usa per andare a trovare un tritone (gliel’ha dato la creatura marina), nella casa della sirena maschio scopre che il proprietario intrappola le anime dei marinai morti in mare …

Descriveremo molto la fantastica Irlanda e tutti i suoi modi e usi perché… ABBIAMO FATTO UN VIAGGIO FANTASTICO PROPRIO LI’ (e anche a Londra… me sbav). Non ho idea se voi ci siete mai stati, ma merita davvero come posto da visitare. E’ un’immersione nelle leggende, nei pub, nelle persone allegre che ti sorridono, nella musica (soprattutto), nel piccolo popolo, in tempi antichissimi, in innumerevoli castelli… E’ stato davvero un bel viaggio.

Chi sa dirmi chi è il misterioso ragazzo della fine? =P

Si, lo so, le rime non son un granchè e nemmeno .a canzone in generale ... scusatemi!

E come dice il nostro cantante … spero che tutti i vostri sogni si realizzino! Un bacione  tutti e stasera state con il naso per aria a vedere il cielo: stelle cadenti all’orizzonte!

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Capitolo 6
*** Capitolo Sesto -Incontri (s)fortunati ***


p style="text-align: center;">Pirati dei Caraibi –Solcando i Mari d’Irlanda

Capitolo sesto –Incontri (s)fortunati

-Quella testa di cocomero è sicuramente a Dublino- disse infuriato capitan Barbossa guardando il cielo e ricordando cosa c’era scritto alla fine della mappa: “Saluti da Dublino!”, Sparrow era decisamente senza un minimo di coscienza. Quella era forse una sfida? Per lui, l’uomo che ha sfidato mari e monti, creature di ogni genere e specie? Ebbene, Hector Barbossa aveva colto il guanto della sfida.

-Scusate zio, o dovrei chiamarvi capitano?- domandò Klaus, che si era subito messo al lavoro lucidando il pavimento vicino al timone. –Chiamami capitano, per il momento sei solo un mozzo, bambino- rispose l’uomo.  Klaus era infastidito che tutti lo chiamassero “bambino” o “ragazzino” o “moccioso”, insomma! Era un uomo bell’e fatto! Ma non fece notare questa cosa a suo zio, era meglio così.

-Stavo dicendo, capitano … ma per testa di cocomero voi chi intendete? Sparrow?- domandò Klaus alle prese con una macchia che non voleva saperne di andare via. –Si, quella testa di cocomero marcia- precisò l’uomo con una gamba sola, -Umh… se posso dare un consiglio capitano … - si permise di dire il mozzo. O’Donnell  lì dietro sull’amaca, pensò che quel ragazzino era proprio coraggioso e sfacciato. –Dovremmo girare a destra, abbiamo il vento favorevole e riusciremo ad arrivare entro domani mattina presto-

-Perfetto. Se conosco Sparrow abbastanza bene, quel farabutto si fermerà lì a riposarsi o a darsi da fare- ghignò Hector.

Jack Sparrow starnutì,  -chi mi pensa?- si domandò mentalmente.

Approdarono la mattina presto a Dublino. Esattamente come aveva predetto Klaus.

-Lasciate l’ancora!- ordinò Barbossa, -Voi mi aspetterete qua, mentre Craig, O’Donnell e Brooks verranno con me. Avete capito o devo sturarvi le orecchie personalmente?- . Così i quattro salirono sulla scialuppa che venne calata.

***

Jack Sparrow, la sua ciurma e i suoi nuovi “acquisti” si erano svegliati piuttosto presto quella mattina per fare rifornimento (specialmente di rum), ma avevano trovato una “bella” sorpresa: la loro nave era stata rubata, confiscata o giù di lì (o magari era affondata per colpa di quella falla che aveva fatto un cannone, e che Gibbs non aveva riparato…).

Naturalmente Jack era infuriato, ma non troppo, dato che non si trattava della sua amata Perla Nera.

-Non sono un ladro- ribatté Sparrow, -Prendo in prestito una nave e poi la riporto-

-Si, distrutta- ridacchiò Gibbs, i ragazzi risero di gusto. Vivian era parecchio più avanti rispetto a loro, così non poté udire quello che dicevano. La rossa stava cercando una nave abbastanza veloce, efficiente e grande, il suo sguardo scrutava il mare e la sfilata dei velieri. Distratta com’era andò a sbattere contro qualcuno di grande stazza e che era di schiena. Vivian si girò e si trovò faccia a faccia nientemeno che con Hector Barbossa. Lo riconobbe subito sia per le storie che giravano su di lui (che comunque non gli rendevano giustizia) sia perché, assieme agli altri, gli aveva rubato un gioiello azteco di Isla de Muerta.

Gli altri erano rimasti indietro aiutando Michael che era caduto spargendo a terra tutto il tesoro.

-E’ meglio che vi spostiate- disse la ragazza, -E perché, di grazia?- domandò l’uomo, nel frattempo erano arrivati un ragazzino e un giovane dai capelli scuri.

-Perché devo fuggire, di grazia- rispose lei sottolineando le ultime due parole.

-E da chi?-

-Da voi, signore-, gli occhi del pirata si illuminarono riconoscendola,  -Tu! Piccola insolente!- iniziò a gridare il capitano con una gamba sola, ma Vivian non lo ascoltò, troppo presa a correre. Mentre cercava di muoversi più veloce che poteva, si guardava indietro, li aveva quasi del tutto seminati.

Stava per tirare un sospiro di sollievo quando andò a sbattere contro un ragazzo che non poteva avere più di diciannove anni, alto e biondo, interrompendo una discussione tra lui e un uomo che, stringendosi nel suo mantello, andò via.

-Insomma! Oggi mi venite a sbattere contro tutti quanti?- esclamò la rossa, -Mi spiace, ma sei tu che vai a sbattere contro tutti- precisò il giovane, -E poi sto con lui- aggiunse mentre le torceva il braccio immobilizzandola. –Grazie mille, eh- disse Vivian piuttosto seccata.

-Di niente, Mitchell- rispose lui ghignando, -Ma come…?- domandò la ladra sorpresa mentre Alexander O’Donnell la portava a forza verso Barbossa.

-Oooh! Ma guarda un po’ chi si vede- disse il Capitan Jack Sparrow con uno strano sorriso sul volto, -Vedo che non hai fatto quello che era scritto sulla mappa- osservò sarcastico.

-Il tuo ingegno è molto arguto, Sparrow. Vedo che sei in dolce compagnia- ribatté Hector lanciando uno sguardo a Irene, che strinse la pistola nella fondina.

-Oh, lei? Si, ma … ehi! Vedo che tu mi hai rubato l’altra dama!- rispose Sparrow leggermente infastidito, alludendo a Vivian. Gibbs strinse la mascella cercando di trattenersi.

-Ah, è con te- disse Barbossa, -Allora me la tengo-

-Ehi! Non sono mica una merce di scambio- protestò Vivian. –Ti conviene chiudere quella bocca-  intimò il pirata dietro di lei, la rossa gli pestò un piede.

-Ho i miei buoni motivi per tenerla con me- disse ghignando Barbossa, -Anche io ho i miei buoni motivi Barbossa- ribatté Jack.

-Ormai ce l’ho io, Sparrow. E so bene cosa può fare. Sono proprio i suoi servigi che mi servono- -Bah, prenditela pure- disse Jack muovendo una mano.

-Ma ehi! Lei sta con noi! Non possiamo separarci, vero Vivian?- si intromise Robin, -Verissimo- confermò lei.

-Ma che carini! La famigliola felice!- li canzonò Hector. –Vivian, eh? Colei che vive… mi sa che non vivrai tanto a lungo- disse Jaden sottovoce, ma la giovane lo sentì e lo fulminò con lo sguardo, mentre Alexander sorrideva divertito.

-Va bene Barbossa. Ti ho detto di fare come ti pare. O forse la vecchiaia ti ha rinsecchito anche il cervello?- disse Sparrow. Poi fece per andarsene dalla parte opposta di dov’era il gruppetto del suo nemico, che era rimasto lì a bocca aperta per la reazione inaspettata di Sparrow.

Ma Jack aveva fissato Vivian negli occhi per un istante, e quello sguardo era impossibile da non decifrare.

Il pirata si girò di scatto puntando una pistola contro Barbossa, Vivian diede una gomitata al ragazzo dietro di lei, Irene immobilizzò Klaus mentre Robin si occupava di Jaden e Thomas prendeva tutte le armi di Hector. Gibbs mise una mano davanti agli occhi di Michael e una davanti ai suoi.

-Mi spiace Hector. Ma lei mi serve, altrimenti gli altri non fanno un bel niente da soli, comprendi?- disse Jack. Barbossa cercò nella fondina attaccata alla cintura la sua pistola, ma non la trovò, -Sono meglio di quanto pensassi- disse riferendosi ai ladri. –Si, e per questo ho bisogno di loro- ghignò Sparrow muovendo la mano con la pistola. –Per il tesoro dei desideri, vero?- domandò Hector.

–Fermo lì- disse Alexander O’Donnell puntando una pistola contro Jack tenendo Vivian con l’altro braccio per il collo. –Oh, ragazzo! Sei così giovane- si lamentò Jack, -Perché vuoi morire?-, Alexander ghignò: -Lasciaci andare o la uccido- disse. E solo allora Sparrow si accorse che aveva un pugnale puntato contro la gola della rossa, lei scosse la testa.

Tutto sembrava andare per il peggio quando il biondo ricevette un calcio violento alle gambe e un colpo in testa, che lo obbligò a tamponarsi il sangue alla nuca.

-Ben fatto Michael- disse Gibbs sorridendo al bambino. –Via! Verso quella nave, svelti!- gridò Jack ai ladri e a Joshamee, correndo verso una nave poco lontana dove già la sua ciurma era salita (giusto per “un’ispezione”). Ben presto furono lontani dal porto di Dublino e potè raggiungere loro solo un lontano grido di donna che diceva: -Sparrow!-

 

Angolo autrici Scarpette:

Dx: Gente, da quanto!

Questo capitolo dice molto. Soprattutto la sbadataggine di Vivian e i suoi incontri sfortunati! Ahaha! :D

Sx vuole che sia io ad annunciarvi che abbiamo creato un blog apposito per la storia!!

Rullo di tamburi… il suo nome è ….

“Pirati dei Caraibi – Solcando i mari d’Irlanda”!

Che fantasia, eh,  gente? Scommetto che non ve l’aspettavate.

Ma, non pensate sia tanto facile, infatti il link è www.solcandoimariirlanda.blogspot.com (mi pare… forse è .it … boo! Vedete voi! XD): visto?  E’ del tutto diverso!

Comunque in questo blog riceverete preziose novità e molto altro ancora!

Se volete sapere (comprendere, alla Sparrow)  qualcosa basta scrivere nelle recensioni di questo capitolo, ma anche nei successivi!

Accoglieremo con felicità tutte le domande e risponderemo il meglio possibile sul blog!

Alla prossima!

PS: Ah, comunque ho vinto io alla guerra di gavettoni!

Sx: Eheh! Finalmente Desideria si è decisa a scrivere qualcosa!!! Passiamo al capitolo … che ne pensate? Io lo adoro! Mi piace più di tutto l’incontro tra Alexander e Vivian (i miei personaggi preferiti)! Turbolento è dir poco … praticamente si odiano! Ne vedremo delle belle … Devo dire che Barbossa mi sembra molto più vecchio, stanco e ingenuo di come sia in realtà. Non vedo l’ora che veniate a vedere il nostro blog! Ci saranno un sacco di “extra” e curiosità! Vi aspettiamo!!!

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Capitolo 7
*** Capitolo Settimo -Complotti di donne, di re e ... di pirati ***


p style="text-align: center;">Pirati dei Caraibi -Solcando i mari d'Irlanda

Capitolo Settimo –Complotti di donne, di re e ... di pirati

Barbossa si avvicinò circospetto alla ragazza che aveva gridato il nome di quel farabutto calzato e vestito. Era una ragazza molto giovane e aveva un non so che di estremamente famigliare. Hector tossì e la giovane si riscosse, smettendo di imprecare in gaelico. Ottenuto ciò che voleva, il pirata fece un mezzo inchino e disse: -Salve My Lady. Posso permettermi di chiederle il suo nome, di grazia…?-

Lei lo squadrò da capo a piedi, diede un’occhiata veloce agli uomini dietro di lui che si stavano lamentando sottovoce.

-Mi dica prima il suo- rispose lei piegando le labbra rosee in un sorriso furbo. Barbossa rimase interdetto un istante, poi la studiò meglio. Passò il suo sguardo sui capelli mori leggermente mossi della giovane, gli occhi azzurri-verdi e la pelle bianca come la luna. Sembrava totalmente completamente inerme e disarmata. Una normale giovane, se non fosse che indossava abiti maschili e stringeva una sciabola con la mano destra.

L’uomo decise di fidarsi di lei e disse lentamente: -Hector Barbossa al suo servizio, My Lady- e le prese una mano cercando di baciarla. Le sue buone maniere erano necessarie sempre, ancor di più se si trattava di una donna che poteva rivelarsi utile. La ragazza ritrasse di scatto la mano dalla sua presa, -Ah, Barbossa … il mio nome è Violet- annunciò, l’uomo aprì la bocca per dire qualcosa, ma lei lo precedette aggiungendo: -Sparrow. Violet Sparrow.-

Barbossa si dimenticò di ogni buona maniera che conosceva dicendo spavaldo: -La cugina di Sparrow …quale onore … mi pareva di averti già vista in giro- Violet ridacchiò, poi si fece seria. –Ebbene? Che volete da una povera indifesa come me?-

-Indifesa?- ripetè Hector, -Non sembra proprio. Ma dimmi Sparrow, che ti ha fatto questa volta tuo cugino?-

-Questa volta? Questa volta Jack ha superato il limite- si lamentò, -Mi ha rubato la nave-

-Aaaaah, capisco- disse ghignando l’uomo con una sola gamba –E scommetto che questa volta non la passerà liscia, giusto?-

-Nemmeno le altre volte l’ha passata liscia, Hector- precisò infastidita Violet, -Continua- lo incoraggiò.

-Ti propongo un patto. Sbaglio o tu conosci come le tue tasche questi mari?-

La ragazza si diede una certa aria di importanza e disse –E’ così, ma io cosa ci guadagnerei?-

-La tua nave e un desiderio tutto tuo- sussurrò Barbossa così piano che Violet faticò a sentirlo.

Qualche goccia di pioggia iniziò a cadere, un tuono irruppe in cielo. Le nuvole erano così dense che sembrava fosse arrivata la sera in anticipo o che ci fosse un’eclissi di sole.

-Non ditemi che anche voi siete in cerca di quel--

-Io direi di salire sulla mia nave e parlarne in tranquillità lontani da occhi e soprattutto orecchie- Barbossa si girò di scatto fissando una strana figura avvolta in un mantello nero in fuga, -indiscrete. E all’asciutto- concluse.

-Allora Sparrow? Non rivuole la sua nave?-

***

-A te serve il desiderio per riavere la tua nave?!?!- esclamò indignato Thomas, Jack Sparrow riaprì un occhio, poi l’altro. -Qualche problema? I desideri sono miei e ci faccio quello che mi pare- esplicò chiaro l’uomo.

-A me pare che dobbiamo ancora trovare questo tesoro- disse Robin alzando un sopracciglio,  -Non abbiamo nemmeno la mappa- rincarò la dose Irene. Michael stava curiosando qua e là e Vivian era seduta per terra ascoltando distrattamente i loro discorsi mentre si studiava le unghie disinteressata.

Il bambino si avvicinò ad un sacco in un angolo, senza essere visto da nessuno lo aprì e iniziò a curiosarci dentro. Gli si illuminarono gli occhi vedendo quel tesoro. Tante, tantissime bottiglie, ma non contenenti un liquido o quant’altro.

Quelle erano navi in bottiglia.

Michael Cirmond ne tirò fuori una che gli piaceva particolarmente, aveva le vele nere e nella targa c’era scritto a caratteri cubitali il nome. Il bimbo si avvicinò a Vivian, -Che c’è scritto?- domandò con la sua vocina, -Perla Nera- rispose lei.

-Si, Perla Nera, suppongo che voi abbiate sentito parlare molto spesso della mia nave che…- stava blaterando Jack con le spalle rivolte verso i ragazzi, cercando qualcosa in quel caos della sua cabina, -Ma dove l’ho messa?- si domandò il pirata.

-Perla Nera- ripeté Michael guardandola con occhi luccicanti. Sparrow si girò di scatto e guardò i cinque con un sorrisino che era a metà tra il divertito e l’imbarazzato. Poi i suoi occhi incontrarono la piccola figura del bambino e gridò: -Ridammi la mia Perla!-

Nel frattempo si era tuffato verso Michael che si era spostato di poco, evitandolo. -Mia Perla- disse il bimbo senza staccare gli occhi dall’oggetto. -No. Mia Perla. Mia e solo mia!- precisò Jack iniziando a correre dietro a Michael, -Ridammela!- gridò il pirata, -No, mai!- rispose Michael tenendosi stretto l’orsacchiotto e la bottiglia. Continuarono così per un po’ sotto gli occhi allibiti di tutti, finché Robin non si decise a prendere Michael per la collottola e afferrò la bottiglia poco prima che cadesse (e si frantumasse) a terra.  Il ragazzo la guardò, -Proprio un bella nave …- commendò ammirandola. Il pirata prese l’oggetto e lo strinse a sé con aria possessiva, -Mia Perla- precisò soddisfatto.

***

La pioggia batteva forte su Dublino quella tarda mattina e in cielo il sole si faticava a vedere.

Una donna anziana guardò fuori dalla finestra di un enorme palazzo a Dublino. I capelli bianchi erano raccolti in una crocchia molto elegante, si girò lentamente guardando con gli occhi limpidi una ragazzina dietro di lei, seduta composta su una poltrona. La donna era piuttosto vecchia, ma gli occhi erano vispi e i suoi tratti delicati rivelavano una bellezza non ancora svanita del tutto.

Le sue labbra rosee si piegarono in un sorriso compiaciuto nel vedere sua nipote che le somigliava incredibilmente, era come se vedesse sé stessa attraverso una finestra spalancata sul passato. Stessi occhi azzurri, stessi capelli castani tendenti al rossiccio che le ricadevano disordinati sulle spalle esili, stesso naso dritto, stessa bocca rossa e carnosa. E anche lo stesso carattere forte e determinato.

-Rivoglio i miei gioielli.- disse Rachel Waldorf guardando sua nipote. -Anch’io nonna. A quanto pare la notizia del furto non si è ancora sparsa per la città. Potremmo recuperarli e fare come se non fosse successo nulla.- rispose convinta Diaspro Waldorf scrutando sua nonna, che nel frattempo si era seduta e aveva versato del tè in due tazze.

-Ne vale il nostro onore. Se scopriranno cos’è successo, capiranno che non siamo così imbattibili, che non valiamo davvero.- disse Rachel porgendo una tazza a Diaspro, -Dobbiamo salvaguardare il nome della nostra famiglia- affermò di nuovo la donna dopo aver sorseggiato il suo tè. -Non voglio finire in miseria- disse Diaspro giocherellando con la tazza, -Non oso immaginare come sarebbe vivere da persone …- ci pensò su un attimo -normali- completò con disgusto.

-Lo so Diaspro, lo so.- affermò comprensiva Rachel.

-So che i nostri uomini hanno visto cinque ragazzi- disse Diaspro, -In particolare un bambino piccolo e una ragazza bionda-

-Devono essere quei ladri che hanno fatto il colpo anche a casa di Mary- ragionò Rachel.

 -Diaspro, lo dico a te perché tuo padre è un po’ tardo e non capirebbe-

-Ti ascolto, nonna- disse la ragazzina che aveva circa tredici o quattordici anni, nascondendo un po’ di stizza: suo padre era un brav’uomo.

-Li voglio morti- pronunciò Rachel con un sorrisino angelico, le parole di sua nonna colpirono Diaspro. -Si nonna, ma…- cercò di controbattere la giovane, -Ti stai chiedendo cosa c’entri, vero?- la precedette la donna, la ragazzina annuì mentendo.

-Voglio che tu convinca tuo padre a radunare una flotta. Staranno cercando di fuggire quei luridi ladri, e cosa sarebbe meglio di una semplice nave per i mari sconfinati? Assolutamente niente Diaspro, niente.-

Diaspro rabbrividì: a volte quella donna la spaventava tanto era scaltra, calcolatrice e perfida.

-Voglio che partiate domani. Sicuramente al porto troverai qualcuno che ti dirà su che nave sono saliti- ordinò Rachel. -Va bene nonna. Farò il possibile.-

-No Diaspro Benedict Hope Waldorf. Tu non farai il possibile. Tu farai anche l’impossibile per prendere il nostro tesoro. E uccidere quei furfanti.- disse Lady Rachel, sua nipote deglutì quasi inorridita da tale determinazione, quasi ai confini della realtà.

***

-Sono stati avvistati dei pirati, signori- avvisò il messaggero del re, -Il sovrano richiede i suoi servigi, signore- aggiunse in fretta il ragazzo lasciando una busto con il sigillo regale sulla scrivania del destinatario.

-Molto bene.- disse un uomo sui cinquant’anni, capelli brizzolati, occhi verdi, -Molto bene- aggiunse congedando il messaggero, che se ne andò subito facendo un inchino.

L’uomo prese la busta e la aprì con un tagliacarte mentre si sedeva su una poltrona vicino alla finestra del suo studio. La pioggia batteva insistente sui vetri e all’uomo piaceva quando pioveva, gli dava un senso di liberazione, come se tutto quello che avesse fatto fino a quel momento non fosse mai accaduto. E il bello era che l’acqua non lavava solo la sua coscienza, ma anche quella di tutti gli altri, di tutta l’Irlanda.

E la pioggia cadeva spesso in quell’isola e lui e tutti gli altri abitanti venivano lavati, liberati dalle loro azioni. Ed erano tutti nuove persone.

O quasi.

Si accese la pipa, posò il tagliacarte sul bracciolo della poltrona e iniziò a leggere la lettera, scritta con una calligrafia elaborata e molto fine.

“Molto bene” pensò gettando la carta nel fuoco del camino, “Era da un po’ che non si vedevano pirati. Sarà divertente …” e l’uomo ghignò compiaciuto guardando il suo nome, Damian Finnegan, bruciare vicino alle parole “cacciatore di pirati”.

 

Angolo scarpette che domani tornano a scuola :(

Come va la vita? A noi niente bene, dato che domani torniamo a scuola … sigh! Dai, forse non è così brutto: rivediamo i nostri compagni di classe (avventure …)

Abbiamo deciso di pubblicare due capit0oli tutti in una volta per farvi una sorpresina per l’inizio della scuola, sperando di avervi fatto venire un’ombra di sorriso sul vostro volto … Speriamo che questi capitoli vi abbiano fatto piacere!

Mamma mia, se ci pensiamo … ci tocca andare a scuola domani! Facciamo (anche a noi) un imbocca al lupo a tutti gli studenti che ci seguono per questo nuovo lunghissimo anno di cui non si vede ancora la fine! Speriamo bene!!!! (per non parlare di me –Sx- che ho il morale sotto le scarpe: il mio compleanno è il 13 e mi tocca festeggiare a scuola …)

Che ne pensate dei nuovi personaggi? Fateci sapere al più presto!!!! Un abbraccio (e dai che ce la facciamo!)

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Capitolo 8
*** Capitolo Ottavo - Quei tre attacchi inaspettati ... ***


Pirati dei Caraibi - Solcando i mari d’Irlanda

Capitolo Ottavo -Quei tre attacchi inaspettati…

-Io ci sto-disse Jack Sparrow guardando il boccale di rum quasi vuoto.

-Siamo sicuri che non farete brutti scherzi?- domandò invece il ragazzo dai capelli scuri scrutando Jack, poi diede un’occhiata veloce al tavolo dietro di loro, dov’erano i cinque ladri, O’Donnell, Klaus e Violet, che si guardavano in cagnesco.

-Giuro solennemente- disse Barbossa, il giovane guardò Sparrow. -Quello che ha detto lui- confermò Jack muovendo una mano. -Allora siamo d’accordo- constatò Hector alzando il calice che fu seguito dagli altri due e sancirono il loro patto dicendo: -A Calypso e il suo tesoro!-

***

La sera prima, nella cabina del capitano della Black Lady, due uomini erano comodamente stravaccati su due comode poltrone con i piedi su un tavolino d’ebano e con un paio di bottiglie di rum in mano, stavano parlando tranquillamente di quello che era accaduto fino a quel momento.

-Capitano, avere una donna a bordo porta terribilmente sfortuna, figurarsi due!- si lamentò Gibbs, -Sono d’accordo con voi mastro Gibbs- affermò Jack, -Portano sfortuna come quel bambino-aggiunse facendo una smorfia. -Ma comprendi Gibbs, se non ci sono anche le ragazze (e quel bambino) quegli altri due non vengono e va a finire che rimaniamo senza i loro servigi.- ricapitolò Jack. -Ma hanno accettato perché dovevano allontanarsi il prima possibile da Dublino, e non ci hanno detto dove volevano essere lasciati o quando … Dunque faranno quello di cui necessitiamo e poi li molleremo da qualche parte. Giusto Gibbs?- disse il pirata con un sorriso furbo che non prometteva nulla di buono. -Giustissimo, capitano- rispose il nostromo.

 

-Magnifica serata, non credete, Lady Rachel?- domandò un avvenente uomo sui vent’anni, era assieme alla donna davanti ad un’enorme finestra da cui si vedeva tutta Dublino in quella limpida notte.

-Stupenda serata, My Lord- rispose lei, -Sarebbe ancora meglio se potessi indossare la mia collana- aggiunse tra i denti, sfiorando con le dita affusolate la pelle del suo collo priva di gioielli. -Lo so, My Lady. La comprendo, sa …- disse Lord Adrian Blanchett, -No. Lei non capisce.- lo bloccò Rachel guardandolo di sottecchi. -Se permettete, My Lady, posso domandarle il motivo del suo ordine di vedermi?- cambiò discorso Adrian, -Ma certo. Accomodatevi pure.- disse lei voltandosi verso un divanetto color verde smeraldo. Il marinaio della flotta dei Waldorf si sedette di fronte alla donna che si era accomodata su una poltrona del medesimo colore che risultava imponente rispetto al divanetto. -Desiderate qualcosa da bere, Lord Adrian?- domandò Rachel cortesemente, -Si, magari io …-

-Stavamo parlando di affari- lo interruppe la donna come se non avesse mai posto quella domanda, -Giusto, My Lady.- confermò l’uomo. Se aveva capito una cosa stando per quattro anni al servizio di Rachel Waldorf, quella era di darle sempre ragione. Qualsiasi cosa chiedesse o succedesse.

 -Mia nipote Diaspro ha provato a convincere suo padre a radunare una flotta, ma lui non ne ha voluto sapere. Così mi rivolgo a lei, anche perché Diaspro ha sottolineato la sua prodezza. So che non siete uno dei migliori dei miei uomini. Ma mi fido ciecamente di voi. E poi siete abile, veloce, e, in sintesi, giovane. Voglio che lei, Adrian, parta. Per recuperare i miei gioielli il più presto possibile. Ah, e che uccida quei ladri.- disse la donna. Adrian rimase in silenzio, -Voglio che partiate questa notte stessa.- aggiunse fissando il giovane uomo che pareva paralizzato: era immobile, sembrava non sbattesse gli occhi e nemmeno respirasse.

-Ma … Lady Rachel, non le sembra che la morte di quei--

-Ho detto che li voglio morti.-

-Ma …- tentò di controbattere Adrian: lui non era di certo un assassino! Per una stupida storia di orgoglio familiare (non suo), poi!

Rachel mosse lievemente una mano e dalla tenda dietro l’uomo sgusciò fuori silenziosa come un gatto, una figura completamente vestita di nero e con la sua mano guantata puntò una piccola pistola alla tempia di Adrian. L’uomo deglutì e iniziò a sudare freddo.

-O farai quello che ti dico o ti ucciderà. Ti seguirà sempre, qualsiasi cosa farai o in qualunque parte ti recherai. Ti seguirà giorno e notte. Sarà la tua seconda ombra e non te ne accorgerai. Ma meglio che te lo ricordi. Perché se cercherai di sfuggire ai miei ordini, la tua fine è già segnata.- fece una piccola pausa densa di significati durante la quale Adrian fissò il sorriso compiaciuto della sua padrona.

-Adrian,- ricominciò -ti presento Gallagher, il tuo angelo custode oppure, il tuo futuro boia.-

***

La mattina dopo,  Jack Sparrow si lisciò il pizzetto con due dita guardando la sua bussola, poi la cartina. Guardò di nuovo la bussola e ancora la cartina. Si lasciò andare sulla sedia  sbuffando: la bussola puntava a nord mentre la loro meta era verso sud.

Ma cosa voleva di più al mondo?

-Capitano!- arrivò Gibbs trafelato spalancando la porta, Jack istintivamente chiuse la bussola. -Che c’è Gibbs?- domandò mettendo i piedi sul tavolo e afferrando una bottiglia di rum.

-E’ urgente: ci stanno alle calcagna-

-Chi dei tanti?- domandò bevendo un sorso della sua bevanda preferita.

-Tutti e tre- rispose Joshamee prendendo un fucile e una pistola  da una poltrona dietro il suo capitano. Jack per poco non sputò tutto quello che aveva ingoiato.

-Tutti e tre chi?- chiese, anche se era una domanda superflua, alzandosi in piedi e uscendo dalla cabina seguito dal nostromo. -La marina irlandese, Barbossa e i Waldorf- precisò Gibbs, -Ah.- disse l’uomo -Loro.- 

-Già- confermò Joshamee, -Non sarà così grave- minimizzò Sparrow muovendo le mani e arrivando alla parte scoperta della nave. Si fermò di colpo contemplando al situazione e per poco Gibbs non gli rovinò addosso.

La Black Lady era praticamente circondata.

-Porto le ragazze e il bambino nella sua cabina, capitano- lo informò Joshamee, Jack gli fece un cenno di assenso ordinando al resto della ciurma di prepararsi alla fuga … pardon a combattere e di preparare i cannoni.

-No.- disse Irene decisa, -Suvvia ragazzina, non vorrete mica mettere in pericolo la vostra vita- provò l’uomo sbuffando. -Sono d’accordo con lei- si aggiunse Vivian, Gibbs roteò gli occhi pensando cosa mai avesse fatto di male per meritarsi tutto ciò.

Anche se il detto recitava il contrario, Gibbs non riuscì a fare a meno di torcere  contemporaneamente le braccia delle signorine, aggiunse: -Non siete in condizioni di combattere, vedo.- scrutò Mitchell e Finnegan che si massaggiavano le braccia.

Nel frattempo erano già al sicuro, così l’uomo con un gesto furbo e veloce della mano, afferrò la maniglia della porta e, sporgendosi disse- Buon divertimento.- con un sorriso che partiva dall’orecchia e finiva dall’altra.

Le due ragazze, dunque erano rinchiuse senza via d’uscita. Una si stravaccò su una poltrona, mentre l’altra si accomodò davanti a lei.

Si guardarono per un po’, poi urlarono all’ unisono: -MICHAEL!!

***

Agganciate la nave con la passerella!- gridò Barbossa, Brooks e O’Donnell fecero così.

-Pronti a colpire …- urlò il capitano della nave dei Waldorf agli uomini con i fucili.

-Via!- concluse il commodoro della marina irlandese, e così la Black Lady venne assalita dalla marina, mentre i Waldorf iniziavano a sparare sulla ciurma di Jack che combatteva contro quella di Barbossa.

-Accidenti!- disse Jack, -Si può sapere perché mai tutti debbano ricorrere alle armi, oggigiorno?- l’uomo infilzò Brooks, e, girandosi di scatto, colpì anche un castano. -Eh no, non si attacca alle spalle!- volle finire l’opera, ma ci pensò uno dei Waldorf, intento a colpire Jack, a dare il colpo di grazia al moro.

Adrian Blanchett era indeciso se salire sulla nave, quando sentì dei colpi provenire da una botte di rum lì vicino. Si guardò intorno cercando la figura ammantata di nero, ma non riuscì a vederla. Si avvicinò circospetto alla botte puntando la sua pistola. Rimase un istante fermo contemplando cosa fosse meglio fare. Con la pistola ben incollata alla mano tolse il coperchio e puntò l’arma dentro il barile. Vide una ragazzina dai capelli scuri che urlò terrorizzata guardando la pistola che era puntata sulla sua fronte.

 -D-Diaspro?- chiese incredulo lui abbassando la pistola -Non ci posso credere! Cosa ci fai qui? E’ pericoloso!- la ammonì subito lui guardandosi intorno, lei fece per alzarsi, ma lui la rispinse dentro e le disse: -Non farti vedere da nessuno e non farti sentire. Nessuno deve sapere che sei qui. Vedi di stare al sicuro. E rimani qui dentro.- sul viso di Adrian era comparsa un’espressione leggermente più rilassata e divertita nel vedere la ragazza che serviva e con cui aveva passato tutta la sua infanzia in una situazione del genere.

 

 

Angolo scarpette (da ginnastica ^^)

Allora, che ne pensate??? Abbiamo deciso di  dividere il capitolo della battaglia in due perché altrimenti era toppo lungo!!! Che ne pensate di Adrian? (ci date qualche consiglio riguardo a chi lo potrebbe impersonare???) Nei nostri piani non esisteva, ma a quanto pare è entrato con forza tra le righe … e di Gallagher??? I personaggi dovrebbero essere tutti qui … ne manca essenzialmente uno solo … Alla prossima!!!  Kiss kiss Sx e Dx

 

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Capitolo 9
*** Capitolo Nono -Tre capitani. Tre ciurme. Una nave ***


 

Capitolo Nono –Tre capitani. Tre ciurme. Una nave.

Dedichiamo questo capitolo a:

Carmaux_95 per il suo compleanno e per le sue bellissime recensioni,

Lord Beckett perchè è un mito e per la sua costante "partecipazione",

Malika perchè continua a seguirci e per la sua pazienza (P.S.: non vediamo l'ora di vedere il tuo capolavoro!)

Un bacione. E grazie a tutti coloro che leggono.

(scusateci per la lunga assenza -anche se sappiamo che era meglio quando non c'eravamo-)

Irene era scattata in piedi e aveva preso tra le mani il pomello della porta tentando di aprirlo, prima con le buone, poi, esasperata, cominciò a scuoterlo con forza. Notando che ciò non dava alcun risultato, o almeno apparente, passò alle maniere ancora più violente colpendo il legno con pugni e calci. Naturalmente non ottenendo nessun effetto. Diede un’occhiata semi-disperata a Vivian che prese il posto della bionda per dare forti calci, con cui, in conclusione, si faceva più male lei che la porta.

-Ma di cosa è fatta? Di ferro?-  si lagnò Irene passandosi una mano tra i capelli e buttandosi su una poltrona, fece una smorfia e prese la pistola sopra la quale si era seduta. Vivian la guardò, pardon, guardò ciò che aveva in mano e le si illuminarono gli occhi. Irene la guardò, poi guardò la pistola, poi di nuovo Vivian (che a dirla tutta sembrava Michael in quel momento) e ancora l’arma e poi disse: -Non vorrai mica ….?-

-Ooooh, si! Lo sai che sei un genio alle volte?- rispose lei prendendo una pistola a caso dal tavolo, Irene era troppo scioccata per ribattere, così si limitò ad osservare ogni suo movimento, allibita.

La rossa prese per bene la mira, il dito sul grilletto, pronta a sparare.  Irene aprì la bocca più volte, come un pesce fuor d’acqua. Jack Sparrow le avrebbe senza dubbio trucidate.

 Vivian sparò un colpo secco alla porta.

O almeno pensò di aver sparato, perché la pistola era del tutto scarica. La ragazza iniziò a premere velocemente più volte il grilletto senza ottenere nessun risultato.

 -Accidenti a quel pirata!- si lagnò la rossa e si buttò dietro le spalle l’arma da cui, solo ora, partì uno sparo che colpì una già pericolante e stracolma mensola. Tutto ciò che sorreggeva cadde per terra.

Le due ragazze si guardarono per un istante e dissero all’unisono:-Ci ucciderà di sicuro.-

-Ulteriore motivo per uscire di qui al più presto.- aggiunse Vivian, Irene intanto era passata dalle parole ai fatti: dopo aver preso una pistola, aveva sparato verso la serratura che si aprì.

 

Adrian stava spingendo una botte che avrebbe dovuto contenere rum, ma dentro c’era qualcosa di decisamente più prezioso per la famiglia Waldorf. La battaglia attorno al ragazzo (che era diventato temporaneamente, e solo per questa speciale occasione, capitano) non si percepiva in alcun modo, infatti quasi tutti gli uomini erano sul bordo della nave indaffarati a sparare sulla ciurma del pirata che aveva scoperto essere Jack Sparrow. Tutti erano concentrati sulla Black Lady. Ed Adrian sperò che ci fosse anche Gallagher, là in mezzo alla battaglia, ma questo non poteva saperlo, dato che non aveva visto la sua figura ammantata di nero da nessuna parte, a partire da quella fatidica serata.

Iniziò quasi a credere che Lady Rachel gliel’avesse presentato solo per incutergli paura.

-Inizia a girarmi la testa- si lamentò Diaspro da dentro la botte, -Manca poco, non dovete preoccuparvi- rispose lui. Un uomo lì vicino lo squadrò da capo a piedi giudicando il suo capitano semplicemente matto.

-Da bere per tutti alla fine!- disse Adrian rivolto al marinaio che,  a quelle parole,  sollevò i pollici facendo un sorrisone: doveva aver bevuto un goccetto di troppo. Il giovane tirò un sospiro di sollievo, era a due passi dalla dispensa, quando sentì il sibilo di una pallottola venire verso di lui, si girò per schivarla, ma sembrava impossibile: era troppo vicina.

Tutto accadde in fretta.

Vide una figura indistinta arrivare davanti a lui e bloccare il proiettile con due dita.

Guantate di nero.

La testa di Gallagher si girò lentamente verso di lui, e Adrian poté intravedere sotto tutto quel nero, soltanto due pupille verdi brillare soddisfatte su una pelle lattea.

Il ragazzo deglutì e sbatté le palpebre una volta, ma quando riaprì gli occhi non c’era più nessuno davanti a lui.

-Allora Adrian?- sentì da dentro la botte, -Quanto manca ancora?-

 

Jack Sparrow si guardò intorno, la battaglia imperversava furiosa. Momento perfetto per darsela a gambe. Parò un fendente e rispose con un affondo che andò a segno, schivò una pallottola e prese la pistola dalla fondina di un uomo della ciurma di Barbossa, sparò un paio di colpi in aria e, come in una danza, si mosse velocemente per raggiungere la sottocoperta.

Adrian, dopo aver messo Diaspro al sicuro, fece agganciare la Black Lady con una passerella  e fece spargere metà dei suoi  uomini sulla piccola nave, ma lui rimase a guardare sul parapetto per un’eventuale ritirata.

-Ma guarda un po’ chi si rivede- disse Alexander parando una frecciata della ragazza dai capelli fulvi.                          –Sai com’è il detto, no? Chi non muore si rivede- rispose Vivian Mitchell, -Purtroppo- aggiunse evitando una botta dritta di O’Donnell.

 

Come se fosse estraneo a tutto quello che stava accadendo, Damian Finnigan non aveva alcuna voglia di combattere, lui era la mente e la sua ciurma, o meglio quella di sua maestà re Giorgio, era il braccio.

Dunque, mentre là fuori lo scontro infuriava, il commodoro Finnigan se ne stava nella sua cabina sottocoperta, intento a leggere un libro sulla Cina e sul Giappone. Sentì un paio di spari sopra la sua testa e un tonfo sordo, fatto che gli fece alzare gli occhi dal libro, tirò una boccata dalla pipa e ritornò al suo piacevole scritto.

In mezzo alla battaglia, nell’altra nave, l’altra componente della famiglia Finnigan, si era buttata in mezzo allo scontro. Irene bloccò un soldato della marina che aveva intenzione di mozzare la testa al povero Gibbs, e disse all’uomo che aveva appena salvato: -Mastro Gibbs! Vi siete ricordato di noi, ma non di Michael. Com’è potuto avvenire?-

-Non è avvenuto, infatti.- disse lui lievemente infastidito mentre sparava ad un marinaio di Barbossa, -Il piccoletto è al sicuro nella cabina del capitano.-

Jack guardò a destra, poi a sinistra e, per esserne totalmente  certo, fece un giro su sé stesso. Dopo aver appurato che nessuno lo aveva seguito, allungò la mano verso la maniglia e aprì la porta. Rimase senza parole contemplando la situazione, la bocca aperta, sembrava immobilizzato. Quando si fu ripreso da quella vista riuscì a fare solamente una domanda: -E tu che ci fai qui?-

Jack scrutò meglio il piccolo Michael Cirmond davanti a lui e notò che stava giocando (cioè, giocando!) con la sua Perla Nera e l’orsacchiotto. Il bimbo alzò gli occhi sul pirata, -Joshamee mi ha portato qui- rispose facendo avvicinare l’orsacchiotto alla bottiglia, -E’ tanto gentile lui, non come te.- aggiunse guardando accigliato i due “giocattoli”. –Si,si- rispose Jack muovendo una mano, -Adesso ridammi la mia Perla, grazie- ribadì, con una mano teneva il sacco, mentre con l’altra gli faceva segno di consegnargliela.

-No.- rispose Michael

-No?-

-No.-

-Come “no”?- Jack ripeté per la seconda volta il monosillabo, -Se tu dicessi di no, allora io prenderei il tuo orsacchiotto, ma siccome tu gli vuoi bene, non vuoi che questo faccia una brutta fine, perché se tu dicessi di no sarebbe solo colpa tua, mentre se dicessi di sì saremmo tutti più contenti.-  disse tutto velocemente senza riprendere fiato. –Comprendi?- concluse inarcando le sopracciglia mentre il suo solito sorriso furbo si dipingeva sul volto, sporgendosi in avanti.

Michael non gli aveva staccato gli occhi di dosso  mentre Jack stava facendo il suo soliloquio, poi ripeté il discorso tra sé e rispose: -Sì, ma se io dico di no, tu hai il mio orsetto e io la tua (mia) Perla. Così io ho la tua cosa mentre tu hai la mia. Così siamo pari, no?-

-Eh?- fu preso alla sprovvista Jack, -Mia Perla!- riassunse in due parole Michael passando sotto le gambe del pirata con in braccio sia l’orso di pezza che la preziosa bottiglia.

Allora Jack comprese di essere stato ingannato da un bambino, -Sbagliato Michael, vieni qua, da bravo …- e iniziò a corrergli dietro, ma quel bambino era peggio di una scimmietta: correva velocissimo schivando tutti e tutto, ma si fermò di botto quando si trovò davanti al combattimento. Jack per poco non gli rovinò addosso.

Michael era terrorizzato, si girò e si attaccò alla gamba destra di Sparrow con le lacrime agli occhi piagnucolando che aveva tanta, tanta paura, Jack lo guardò un attimo e iniziò a muovere la gamba per togliersi di dosso il piccoletto. Dopo aver verificato che tutto ciò era inutile, sfilò la bottiglia dalla mano del bambino e la mise assieme alle altre, poi si mise in spalla Michael e, senza farsi vedere da nessuno, arrivò alla passerella che collegava la Black Lady con una delle tre navi.

-Irene, attenta!- gridò Robin e parò un colpo che le stava per arrivare dritto alla schiena, Thomas si abbassò schivando la sciabola di un soldato della marina, poi gli diede un colpo in testa.

Un uomo dei Waldorf sparò in direzione della testa rossa che spuntava qua e là, ma O’Donnell spinse Vivian verso l’albero maestro della nave e le fece scudo con il suo corpo. Ripresero fiato, poi Alexander le domandò: -Beh? Non mi ringrazi?-, la ragazza lo fulminò con gli occhi azzurri, lui le rispose con un ghigno divertito e si allontanò per buttarsi di nuovo nella battaglia. La rossa si sporse per riprendere il suo combattimento, ma vide una pallottola puntare al cuore del giovane che era lì accanto. Lo prese per un braccio attirandolo a sé, salvandolo, -Io non sono in debito con nessuno- sibilò tra i denti.

Jack si ritrovò sulla nave di Barbossa, che era impegnato nello scontro, sulla Black Lady. Michael iniziò a dimenarsi sulla spalla del pirata, -Un attimo e ti chiudo in una cabina al sicuro, eh…  piccoletto?- gli disse e si diresse sottocoperta indisturbato. Nessuno era sulla nave, in effetti sarebbe stato un gran bel colpo prendere la Queen Anne’s Revenge sotto il naso di Hector, ma da solo era praticamente impossibile (figurarsi con Michael al seguito!). Con  questi pensieri aprì una porta e, per la seconda volta in quella giornata, non poté credere ai suoi occhi.

Davanti a lui c’era una ragazza dai capelli mori: sua cugina Violet.  Fece un paio di passi indietro, si voltò, tossì per ricomporsi, poi si girò con un balzo dicendo: -Violet! Cuginetta cara!-. La giovane fece un sorriso tirato e si avvicinò a Jack Sparrow.

Gli diede uno schiaffo.

 –Questo è per avermi rubato la nave.-, motivò,  -Questo è per avermi rubato il cappello e averlo perso*. E questo ….-  disse arrivando al terzo schiaffo, -Questo è per il semplice piacere di farlo.-

-Anch’io sono contento di rivederti, Violet!- rispose Jack sorridendo e mostrando i suoi denti d’oro, ondeggiando avanti e indietro.

Intanto sull’altro vascello, tutto sembrava andare per il peggio: i Waldorf e la ciurma di sua maestà stava mettendo in ginocchio Jack Sparrow, senza parlare di Barbossa che con i suoi uomini rovinavano la difesa della Black Lady.

Salvarsi sembrava praticamente impossibile, finché, inaspettatamente, non si udì Barbossa gridare: -Aiutateli codardi! Ci servono vivi!-. Il perché solamente Hector lo sapeva, e dunque ecco che il vecchio pirata dava inaspettatamente una mano al suo nemico mortale. Se solo avesse saputo che Jack era nella sua nave ….

-Non mi aspettavo di vederti qui. E quello chi è?- domandò indicando Klaus che era comodamente steso su un divanetto, rigirandosi tra le mani una pistola. –Prima di tutto io sono Klaus. Craig.- si presentò lanciando un’occhiata di traverso a Jack, -Secondo: cosa c’è lì dentro?- domandò indicando con la pistola il sacco che aveva in mano il pirata, -E terzo: che ci fa un bambino qui?-

-Ma bravo Klaus! Mi hai tolto le parole di bocca!- gli disse con un sorriso Violet. I due avevano legato durante quel tempo in cui erano stati chiusi in quella cabina. –Ehi! Una domanda alla volta.- disse Jack,

-Dunque, da quale iniziamo?- si domandò mentalmente cercando di svignarsela, -Dalla due- gli rispose la ragazza avvicinandosi con un sorriso “innocente” sul viso, -Cosa c’è lì dentro?- ripetè.

-Nulla!- rispose Jack mettendo il sacco dietro la schiena, -Non è vero.- si intromise Michael –C’è la mia Perla-

-Che Perla, piccolino?- chiese Violet abbassandosi, -La mia Perla Nera- precisò combattendo contro le mani di ferro di Jack. Un colpo partì dalla pistola di Klaus che bucò il soffitto. –La nave?- domandò incredulo,

-Come fa una nave a….- iniziò il ragazzino, ma fu interrotto da Jack che disse: -Credo che tu abbia fatto un bel guaio… temo che Hector non sarà molto contento di ciò….- e con queste parole se ne uscì dalla stanza e vi chiuse di nuovo dentro, Klaus, Violet e il piccolo Michael che era riuscito a prendergli la sua amata bottiglia.

Klaus e Violet si scambiarono uno sguardo d’intesa e sorrisero al piccolo Michael che indietreggiò spaventato.

Barbossa nel frattempo muoveva la sua spada con la perla di tritone, facendo cadere o appendendo con le cime i Waldorf e la marina. Ma quei  nemici sembravano non finire mai.

Ovunque Robin rivolgeva lo sguardo ne venivano fuori altri, e, non essendo abituato ad uno sforzo fisico del genere, iniziava ad essere piuttosto stanco. Sperava che il leggendario capitan Jack Sparrow avesse in mente un piano o un’idea folle che potesse portarli sani e salvi via da lì. Anche se era da un po’ che non lo vedeva in giro….

Jack ghignò e decise di tornare sulla Black Lady per combattere con la sua ciurma. Non li avrebbe lasciati mai e poi mai! (forse …)

Si mise il sacco in spalla e si aggrappò ad una cima, decise di darsi un bello slancio per vedere per bene la situazione.

Mentre “volava” vide Adrian richiamare i suoi e dare ordine di preparare i cannoni, vide Barbossa aiutare Thomas e poi la fiancata della Queen Anne’s Revenge. Si bloccò un attimo –Accidenti- sussurrò, poi si diede un ulteriore slancio, questa volta in direzione della marina. Vide avvicinarsi sempre di più un uomo che aveva l’aria truce ed era sul parapetto, ad osservare lo scontro. Sempre di più, sempre di più….

Jack Sparrow urlò prima di rovinare addosso a Damian Finnigan. L’ex pirata, infuriato, iniziò ad imprecare in gaelico. Era semplicemente andato in collera. Non tanto perché uno stupido pirata gli era piombato addosso dal cielo, non tanto perché aveva rotto la sua pipa, ma perché aveva distolto la sua attenzione da una ragazza. Bionda. Gli ricordava terribilmente Alison, ma non poteva essere lei, dato che era fuggita in qualche posto. Comunque sia, questo lo distolse dai suoi pensieri, dal suo passato.

-Ciao!- sorrise a trentadue denti Jack.

Sparrow era comunque rimasto attaccato alla cima e il suo sguardo poté intercettare una quinta nave avvicinarsi a tutta velocità alle quattro. Era strano che si muovesse così velocemente, perché non c’era un filo di vento. Poteva essere soltanto una nave: la Steel Diamond.

-E… arrivederci (speriamo di no)!- continuò, dandosi uno slancio forte e veloce, e arrivò a toccare una seconda cima, ma senza riuscire ad afferrarla. Si diede un secondo slancio in avanti, poi indietro, e continuava così, urlando quando era vicinissimo alla cima da poterla toccare e tacendo quando tornava indietro. Tutto questo sotto gli occhi increduli (ma non lo dava a vedere) di Damian.

La nave si fermò presso lo scontro e il capitano diede ordine di assaltare quella nel mezzo. Ben presto la nave di Violet si riempì di ulteriori marinai, che però erano dalla parte di Jack ed Hector. E quando venivano colpiti non morivano.

Finalmente Jack riuscì ad afferrare la cima, che usò come liana, per tornare al punto di partenza.

-Arrivederci, una seconda volta!- urlò a Damian (che era ormai lontano), prese il cappello ad un pirata proprio sotto i suoi piedi, e lo portò al cuore, per poi metterselo in testa.

 Il giovane comandante della Steel Diamond era schiena contro schiena con Irene, circondati da cinque soldati della marina di sua maestà.

-Regola numero uno- disse il giovane dai capelli scuri, -Mai abbassare la guardia.-, sia lui che Irene guardarono in cagnesco i propri nemici. –Ora!- gridò lui, ed entrambi assalirono gli uomini che avevano davanti. Presto li sbaragliarono e finirono per incrociare le loro lame. Si studiarono un istante, -Niente male per una dilettante-  si complimentò lui, -Niente male per uno che non può morire- ribattè lei, il moro rise e finalmente si presentò: -Roger Ever, capitano della Steel Diamond, al vostro servizio.-

Mentre pronunciava queste parole, fece un inchino mentre una pallottola gli attraversava la spalla, senza che sentisse dolore, senza che uscisse del sangue. La bionda sbuffò e immobilizzò uno dei pochi Waldorf rimasti (riconoscibili perché avevano tutti una giacca azzurra con ricamata una “W”in oro).

-Regola numero due: Mai fidarsi dei tuoi alleati.- continuò Roger, “rapendo” Irene.

Damian Finnigan fece il segnale per la ritirata e preparò i cannoni.

Ormai sulla nave c’erano solo le ciurme di Jack, Hector e Roger. –Stanno per distruggere la nave!- gridò Thomas, Jack si guardò intorno e studiò una strategia per svignarsela. –Tutti sulla mia nave!- urlò il comandante della Steel Diamond, -Ah beh, se non c’è di meglio …- commentò Jack. Tutti si rifugiarono (i pochi rimasti) chi sulla Steel Diamond, chi sulla Queen Anne’s Revenge.

Velocemente come non mai presero il largo. Non era difficile né per Roger né per Hector (muoveva la sua spada per far muovere i remi). Si allontanarono giusto in tempo per vedere la nave di Violet essere distrutta. Venire affondata.

-Oh, Jack Sparrow … Non finisce qui…- disse Damian con un sorriso che non prometteva nulla di buono.

 

-NOI- urlò Jack indicando prima sé stesso, i ladri dietro di lui e Roger, poi Hector, -DOBBIAMO PARLARE!- gridò per farsi sentire dal capitano dell’altra nave.

 –Che ha detto quel buon annulla?- domandò Barbossa a suo nipote Klaus, quello alzò le spalle.

–NOI-DOBBIAMO-PARLARE!-  ripeté Sparrow. Hector mimò con le sue labbra il movimento di quelle di Jack. –Noi dobbiamo parlare?- ripeté tra sé, -Aaah! CERTO!- rispose lui. –QUESTA SERA A LIMERICK!- propose l’uomo con una gamba sola.

Jack si girò verso Roger chiedendo spiegazioni. –Limerick è qua vicino- gli disse il giovane, -Arriveremo entro le nove, se va bene.-

Jack gridò:-OK!- in direzione di Hector,  -Non ti sei scordato qualcosa?- gli domandò Thomas

 -Ah. Giusto. Il bimbo malefico.- si ricordò il pirata. –NON E’ CHE CON TE C’E’ UN BAMBINO?- urlò ancora a Barbossa, -CHI? QUESTO?- chiese Hector indicando Michael che era in braccio a Violet.

Aveva in mano la sua Perla. Jack Sparrow sbarrò gli occhi. –Come-cosa…?- non aveva più parole. Digrignò i denti.

 –SI’!- rispose Thomas guardando di traverso Jack. –HA ANCHE LA TUA NAVE, SE E’ PER QUESTO- gridò Barbossa ridendosela assieme a Violet, Klaus e Alexander.

 

-Dunque, tu consigli di unire la mia ciurma con quella di quegli altri due?- ricapitolò Barbossa, -Per poi sfidarli una volta trovato il tesoro.- disse annuendo Klaus Craig.

–Una semplice collaborazione. Si arriva al tesoro e poi si vedrà.- ripetè il ragazzino.

Poco dopo Barbossa era seduto ad un tavolo, in una taverna a Limerick, esponendo il piano di suo nipote.

-Io ci sto-disse Jack Sparrow guardando il boccale di rum quasi vuoto.

-Siamo sicuri che non farete brutti scherzi?- domandò invece il ragazzo dai capelli scuri scrutando Jack, poi diede un’occhiata veloce al tavolo dietro di loro, dov’erano i cinque ladri, O’Donnell, Klaus e Violet, che si guardavano in cagnesco.

-Giuro solennemente- disse Barbossa, il giovane guardò Sparrow. -Quello che ha detto lui- confermò Jack muovendo una mano. -Allora siamo d’accordo- constatò Hector alzando il calice che fu seguito dagli altri due e sancirono il loro patto dicendo: -A Calypso e il suo tesoro!-

-Ah.- disse Roger, -Si prende la mia nave.- constatazione che suscitò un borbottio contrariato da parte di Hector e Jack.

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Capitolo 10
*** Capitolo Decimo -Di solito le disgrazie sono accompagnate dalle donne ***


Capitolo Decimo -Di solito le disgrazie sono accompagnate dalle donne

A tutti voi, che avete avuto pazienza e che continuate a seguirci. Scusateci! :)  

-Si può sapere perché siamo qua?- domandò Klaus guardandosi intorno, -Forse vorrai dire: perché siamo qua con loro- lo corresse O’Donnell guardando i cinque ladri e soffermandosi per un istante sulla giovane dai capelli vermigli.

-E’ quello che ci stiamo chiedendo anche noi- disse Robin inarcando le sopracciglia, come faceva sempre quando era leggermente confuso o irritato o … entrambi, come in questo caso. –Faresti meglio ad essere un po’ più gentile con loro- lo riprese Thomas. Era qualcosa che andava oltre la sua volontà, doveva sempre correggere e portare sulla retta via i suoi bambini, pardon, i suoi amici e “colleghi” come fa un fratello maggiore o un giovane padre o una madre. Mettetela come vi piace di più.

-Ma se per poco non ci uccidevano- ribatté l’altro

-Sì- ammise Thomas, -Ma poi ci hanno aiutato- precisò, -E senza di loro non ce l’avremmo mai fatta-.

Vivian gli fece dietro il verso e Irene trattenne a stento un sorriso, -Lei ti ha fatto il verso- disse Michael tirando per una manica il giovane Caferri, -Non è vero!- si discolpò subito la rossa e poi lanciò subito uno sguardo che diceva “tu-non-la-passi-liscia” al piccolo bimbo che in tutta risposta le fece  una linguaccia.

Violet  fissò per un istante Robin e rispose alla domanda posta inizialmente da Klaus Craig dicendo: -Per colpa loro, ovvio- affermò alludendo a Jack, Hector e Roger Ever –E perché hanno lo stesso obiettivo-

-Sarà ….- commentò Irene, guardando Gibbs che era seduto ad un tavolo assieme al resto della ciurma, stanca, affamata e assetata di rum. Non era affatto messo bene, il povero Joshamee

-Scusami tanto, biondo- disse Vivian,  -Ho un nome- ribatté quello appoggiandosi  allo schienale e incrociando le braccia al petto. –Non mi interessa- rispose la giovane rossa, -Non darle ascolto- disse Irene, -Alexander. O’Donnell.- rispose sorridendo alla ragazza bionda. –Si, quello che è- Vivian riprese il discorso corrucciando la fronte e muovendo una mano, -Come facevi a sapere il mio nome?-

Alexander sorrise divertito e spiegò: -Sapete, c’è una quantità enorme di manifesti con le vostre belle facce per tutta Dublino. Non è mica difficile riconoscevi-.

A Thomas andò di traverso il rum che stava bevendo, Robin strinse il suo boccale, Irene smise di giocare con Michael (che mise su un’espressione imbronciata), Vivian sgranò gli occhi. Invece Klaus era l’unico a non sembrare scosso, toccato o altro, stava tranquillamente sorseggiando l’acqua, mentre Violet stava fissando con aria truce i tre capitani che stavano progettando chissà cosa.

-Comunque sia, tranquilli, non lo dirò a nessuno.- li tranquillizzò O’Donnell protendendosi in avanti.

Violet guardò scettica i tre capitani (o meglio, i due capitani e quel farabutto ladro di suo cugino) brindare e alzò un sopracciglio: che avevano in mente, adesso?

Scacciò un pensiero, un brutto, bruttissimo pensiero … Non potevano di certo unire le navi loro tre!

Qualcuno le sventolò una mano davanti agli occhi, lei li socchiuse accigliata e poi li spalancò. -Non ci posso credere, dopo un solo bicchiere di rum sei già in uno stato confusionale!-  constatò Robin stravaccato sulla sedia, sembrava leggermente deluso dalla sua constatazione, ma sembrava, appunto.

Thomas diede una gomitata al suo vicino che aveva appena fatto quell’affermazione, mentre O’Donnell e Klaus sghignazzavano divertiti, Violet li fulminò con un’occhiata e quelli smisero di botto, anche se, quando la ragazza si girò verso Robin, ricominciarono più sommessamente.

-Punto primo; non sono arrivata nemmeno a metà del bicchiere. Punto secondo: stavo cercando di capire cosa stanno farfugliando quei tre. Non mi fido di loro da soli, figurasi insieme!-  rispose lei acida. Proprio in quell’istante arrivò Jack Sparrow e disse loro: -Ragazzi, sorridete!-, barcollò avanti e indietro, -Facciamo vela tutti insieme per Cork!-

-Dopo aver fatto rifornimento- disse Barbossa

-Dopo aver fatto rifornimento- ripeté Jack

-E dopo esserci riposati un po’- aggiunse Roger

-E dopo esserci riposati un po’- ripeté Sparrow

-E dopo …- iniziò a dire Michael, Jack lo guardò truce e, stanco di ripetere tutto come un pappagallo, disse: - dopo aver fatto tutto quello che vi pare!-, poi mise su un broncio e andò al bancone a chiedere un'altra po’ d’”acqua della sua vita” (ma dopo averlo presentato così, l’oste, al posto del rum, gli diede del whiskey)

-Ecco.- commentò Violet alzando gli occhi al cielo.

 

La pioggia batteva forte a Limerick. Era del tutto deserta: non si vedeva anima viva, tranne una donna.

La figura femminile in questione camminava a passo deciso, sollevando una parte del lungo vestito per non cadere, cosa che aveva sperimentato poco prima. Il volto imbronciato era incorniciato da ricci capelli mori raccolti in un’acconciatura a dir poco bizzarra, sul capo risiedeva un enorme cappello grigio in tinta con l’abito, imponente e vistoso, degno di una signora ricca e importante. Il tutto sotto un parasole ormai bucato del tutto.

-Ma perché qua il tempo varia così velocemente?- mormorò ricordando “il sole” di cinque minuti prima e stringendo ancora di più la lucida valigia, che era già sottoposta ad una rigorosa stretta.

Le mani erano ricoperte da un paio di eleganti guanti bianchi , la postura rigida e composta era solo un buco nell’acqua. Cioè, non in quel senso, nel senso che la donna sprofondò in una pozzanghera, di nuovo.

Il suo scopo, prima di tutto, era quello di raggiungere un posto asciutto, pardon, di riuscire ad alzarsi. Ma a parte questo, la suddetta donna voleva salire su una nave. Avete presente quelle navi da villeggiatura che vi portano presto presto nel posto prestabilito in precedenza  e che vi offrono vitto e alloggio? Ecco, quelle.

La donna sfilò davanti ad una moltitudine di navi attraccate al porto, tutte curatissime, ma lei scelse quella in fondo, che era un po’ più manomessa. Sinceramente non ho idea di cosa avesse in mente, ma fatto sta che vi salì a bordo. Era piuttosto piccola in confronto alle altre, ma comunque sia molto carina. O almeno era quello che pensava.

Decisa salì gli scalini che erano stati aggiunti e si recò all’interno del vascello, sorridendo per non essere più sotto l’acqua.

 

Jack, Roger, Barbossa e tutto il resto della ciurma avevano recuperato quello che dovevano recuperare, e avevano concluso tutti i loro “affari” con successo, così riuscirono a partire prima del previsto. Naturalmente tutti insieme (inevitabilmente) sulla nave della leggenda Roger Ever. Quella sarebbe stata la prima volta che tre nemici mortali, accomunati da uno stesso obiettivo, avessero condiviso anche la nave, oltre che la rotta.

Sulla Steel Diamond regnava semplicemente il caos più incredibile. Michael che correva a destra e manca con in mano la bottiglia di Jack, che naturalmente gli correva dietro cercando di acciuffarlo, Barbossa che dava ordini su ordini che non venivano rispettati (dato che la ciurma di Roger Ever rispondeva solo a Roger Ever) e così andava su tutte le furie, Roger che si sorbiva le sfuriate di Hector senza batter ciglio, Klaus che appoggiava suo zio qualsiasi cosa facesse, Vivian che litigava con Alexander, Robin che ridacchiava divertito, Thomas che cercava di trattenere la rossa dal dire cattiverie, Irene che se ne stava assieme a Gibbs tentando di fare qualcosa di concreto per far partire la nave da Limerick.

E come se non bastasse una donna se ne andava in giro combinando guai uno dietro l’altro, inciampando sulle cime, buttando in mare delle bottiglie piene di rum, o lamentandosi di questo o quello.

Aspettate.

Una donna. Sulla Steel Diamond. Non è possibile, giusto? (almeno non un'altra...)

-Perdonatemi elegante gentiluomo- disse la donna, -Posso sapere dove trovare il capitano di questa deliziosa nave?- continuò rivolta a Jack. No. Non era possibile. Sparrow sbatté le palpebre un paio di volte e poi il suo orgoglio di capitano prevalse, come sempre. –Sono io.- rispose lui, ma nel frattempo era arrivato Barbossa, che si era inchinato e porgeva la mano alla mora, -Ditemi tutto, signorina- disse sorridendo, però ecco Roger che, dando uno spintone ad Hector, prese il suo posto. –Il capitano è al vostro servizio!-.

La donna sorrise, -Chiunque sia il capitano dovrà prendersi cura di me- disse. I tre rimasero spiazzati un istante, poi  iniziarono ad indicarsi a vicenda. La donna ridacchiava divertita prendendolo come un complimento, ma in realtà tutti e tre non vedevano l’ora di scaricare a qualcun altro quella donna. Si bloccarono all’improvviso quando Barbossa tuonò irritato: -Ma che stiamo facendo?-

 Jack rimase con la bocca aperta, Roger si mise dritto ed Hector, l’unico che sembrava aver un po’ di senno, esplicitò il pensiero che solo in quel momento era passato nella loro mente: -E … gentilmente, lei cosa ci farebbe, qui?-

-Come “cosa ci faccio qui?” !-  disse la donna con un risolino, -Questa è o non è una nave da villeggiatura?- domandò, evidentemente era una domanda retorica, almeno per lei.

 Barbossa rimase paralizzato, Roger spalancò la bocca, Jack la guardò con due occhi che sembravano uscirgli dalle orbite.

-No?- ripetè con un sorriso la graziosa donna lisciandosi una piega comparsa sul suo vestito.

-Non è possibile! Un’altra donna su questa nave! Così ci stiamo attirando tutte le sfortune di questo mondo! – sbraitò Barbossa entrando come una furia nella cabina del, emh, dei capitani, seguito a ruota dagli altri due.

-Io dico di buttarla giù in acqua con la valigia e tutto, sarà poi Calypso a decidere per lei- propose Jack

-Che ne dite di farle fare tutti i lavori fino a farla sfinire? Così si ricorderà bene com’è fatta una nave pirata!- disse Roger arrabbiatissimo e ferito nel suo orgoglio di pirata.

Qualcuno tossì, -Io sarei qui, se non vi dispiace MyLords- disse la giovane donna, Jack mosse una mano come per zittirla e poi ritornò assieme ai due capitani a confabulare per una punizione abbastanza adeguata per l’affronto fatto alla loro dignità di pirati.

-Ma potrebbe tornarci utile- disse Gibbs (che con il suo buonsenso e istinto aveva seguito quei tre) sempre meno convinto dalla parlantina della donna.

-Oh! Pirati, avete detto? E’ così eccitante! Se solo Lady Mohr sapesse! Sarebbe fiera di me!-

-Riesce a rimanere in silenzio un attimo? Solo un attimo!-

-Che ne dite della baia delle sirene?-

-Baia delle sirene? Quella vicino Cork, dite? Perché è proprio lì che devo andare!- squillò la donna –Sapete, lì ci sarà un ballo e devo cantare al palazzo dei Cooper, quello vicino al fiume Lee, avete presente? E’ meraviglioso, dicono, appena ristrutturato …-

-Insomma! Le avevo chiesto di …. Cork, avete detto?-

-Palazzo?-

-Fiume Lee?-

-Oh, sì! Allora lo conoscete anche voi!-, sul viso dei tre capitani si dipinse uno strano sorriso.

-Visto? Ve l’avevo detto che sarebbe potuta tornarci utile!- disse soddisfatto Gibbs.

 

 

Il giorno prima, in un posto differente...

Tutto era tranquillo sulla nave dei Waldorf, dopo quella lunga e stancante battaglia, tutti riposavano.

O almeno quasi tutti.

Una figura si mosse veloce e silenziosa nonostante non ce ne fosse bisogno. Schivò orripilata una bottiglia di rum mezza vuota che era caduta dalla mano di un marinaio che stava dormendo, ubriaco, appoggiato alla parete.

L’ombra scosse la testa e oltrepassò l’uomo scavalcandolo.

Ora, il suo unico pensiero, era quello di mettersi al sicuro, lontano da tutti e da tutto per riposarsi un po’, in fin dei conti se lo meritava dopo tutta quella tensione.

Attraversò il corridoio e svoltò a sinistra, dunque si ritrovò davanti ad una decina di porte.

Certo che quella nave era ben fornita nonostante le piccole dimensioni.

Arrivò in fondo al corridoio e aprì la porta di uno spiraglio, dopo aver constatato che non c’era nessuno, entrò dentro.

 Si guardò meglio intorno, osservando con attenzione la catasta di mobili, non riuscì a trattenere una smorfia … insomma: chi poteva mai avere tanto spazio su una nave per poter occupare un’intera cabina con solo cianfrusaglie?

Abbandonò questi pensieri ed ispezionò meglio la stanza, scegliendo un divanetto.

Gallagher si abbassò la parte del mantello che gli copriva la bocca, poi passò alle armi: tirò fuori dallo stivale un pugnale, posò sul tavolo la sciabola che gli scendeva al fianco, tolse le quattro pistole e altri due pugnali, si slacciò la cintura che era stretta sul suo addome contenente acqua e veleni di ogni sorta. Sistemò il tutto sul tavolo vicino al divanetto rivestito di rosso.

Dunque si sfilò i guanti, un dito alla volta, poi abbassò il cappuccio che gli copriva la testa, e una cascata di capelli dorati, trattenuti da una disordinata treccia, cadde sulla schiena di Gallagher. Si passò una mano sugli occhi verde smeraldo e si lasciò cadere sul divanetto.

Per Arya Gallagher era più difficile di quanto pensasse.

Ma, finalmente, un momento di pace.

 

Damian Finnigan era semplicemente furioso: non era mai successo che qualcuno gli fosse sfuggito come fumo tra le dita! Ma ciò che in realtà lo aveva scosso, turbato nel profondo dell’animo, era quella testa bionda, eppure non lo avrebbe mai ammesso.

I ricordi sembravano volerlo assalire, tuttavia non voleva perdersi nel passato, ora doveva capire quale era la loro destinazione. Prese una cartina e iniziò a studiarla, fumando la sua inseparabile pipa.

 

-Diaspro, posso entrare?- domandò Adrian bussando alla sua cabina dove poi lei si era sistemata lontano da occhi indiscreti. Non ottenne risposta così si appoggiò allo stipite della porta con una mano e gli sfuggì uno sbadiglio a causa della stanchezza, bussò di nuovo e finalmente la ragazzina spalancò la porta.

-Insomma, Adrian! Stavo riposando!- disse lei infastidita, era chiaro di come stesse facendo di tutto tranne che riposare. Sul viso del capitano Blanchett comparve un sorriso divertito e stanco.

-Se mi permettete, vorrei prendere le mie cose e lasciarvi la stanza.- disse lui entrando, -e dato che al momento non ho la forza di affrontare il discorso che vi spetta, lo posticiperei a domani, se siete d’accordo.- le dava le spalle, così Diaspro potè alzare gli occhi al cielo e fargli il verso senza essere vista.

-Se permettete- aggiunse il giovane girando solamente il volto verso di lei, -Le sarei grato se non mi prendesse per i fondelli-.

Diaspro avvampò a quelle parole, -Ma io …- annaspò in imbarazzo

-Io mi congedo, MyLady- disse infine Adrian. Agli occhi di Lady Waldorf apparve come un semplice soldato sporco di sangue che era riuscito a sopravvivere solo per fortuna , stanco e affaticato.

-Buona notte, MyLady-

-Buona notte, Adrian.-

Il giovane dai capelli neri e gli occhi azzurri non vedeva l’ora di abbandonarsi su un letto caldo, era l’ideale, e magari darsi anche una pulita.

 Attraversò il corridoio, svoltò a sinistra e si ritrovò davanti ad una decina di porte.

 Arrivò in fondo, presso l’ultima porta, appoggiò la mano sul pomello ….  

Angolino scarpette:

Dunque ... che dire? E' da un sacco che non ci sentiamo, gente! Noi ultimamente abbiamo avuto qualche problemino legato al tempo: la scuola è davvero stressante, ma adesso è finita! Così abbiamo voluto regalarvi il decimo capitolo (già al decimo?!?!?!) che è un po' (tanto) più lungo del normale ... a breve arriveranno anche i prossimi ... scusateci per la nostra prolungata assenza! Ma promettiamo che d'ora in poi saremo mooooolto più presenti ^^ 

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