Due Volte, la Pioggia

di Yu_Kanda
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Pianto del Cielo ***
Capitolo 2: *** Kiyomizu-dera ***
Capitolo 3: *** Le Vie di Kyoto ***
Capitolo 4: *** I Segreti di un Viaggiatore ***



Capitolo 1
*** Il Pianto del Cielo ***


DISCLAIMER: non possiedo alcun diritto su D. Gray-man, PURTROPPO è tutto in mano a quella pazza della Hoshino... Perchè, se fosse stato altrimenti... Il manga non sarebbe diventato un'accozzaglia informe di assurdità, e Lavi sarebbe insieme a Kanda da un bel pezzo!

ATTENZIONE YAOI - se non sapete cosa questa parola voglia dire, o se non gradite le relazioni uomo/uomo questa storia non fa per voi, siete avvisati! Come si dice, se non vi piace NON LEGGETE!









 


Due Volte, la Pioggia


 

Capitolo I : Il Pianto del Cielo

 

 

Sole.

Sbuffi di nubi sparsi qui e là per l'azzurro immenso che l'avvolge, e sonnecchia, distratto, sovrastando la città di cui è la volta.

Aria. Calda, opprimente, una coltre spessa e umida che circonda il passante ignaro, talmente avvezzo a respirarla da non far più nemmeno caso alla sua esistenza.

Il sole ammicca, le nubi fuggono e il blu terso del cielo si staglia dietro di loro, curioso; sotto di lui esserini minuscoli camminano diretti chissà dove, persi fra i palazzi di quella metropoli così grande, eppure vista da lassù così insignificante.

Un rombo squassa il silenzio, le nubi si ammassano di colpo, ora scure, un lampo abbaglia il sole, una scarica di energia si connette con la terra. Gocce d'acqua iniziano a scrosciare, dapprima solitarie, poi copiose, una cascata che violenta si abbatte su edifici e persone, cogliendo impreparata ben più di qualcuna di esse.

Un nugolo di ombrelli si apre, qualcuno inizia a correre coprendosi il capo con mezzi di fortuna, qualcun altro si rintana sotto un cornicione, una tenda, l'ingresso della metropolitana.

E in tutto questo trambusto, c'era anche chi, nel panico, non guardava dove andava.

 

 

Perso nei propri pensieri, un giovane sulla ventina camminava distrattamente per la strada assolata di uno dei quartieri più famosi della città, maledicendo fra sé l'impertinenza del vento, che da quando aveva messo piede in quel dannato posto non smetteva un momento di scompigliargli i capelli, già sufficientemente arruffati per loro conto.

Estrasse dalla tasca una bandana, cercando di domare quelle ciocche ribelli così simili a lingue di fiamma, tanto intenso era il rosso del loro colore, quasi innaturale. Non gli piaceva granché scoprirsi la fronte, perché rendeva palese la sua menomazione all'occhio destro, costringendolo a indossare una benda medica per coprirlo; ma in una situazione simile, con il vento che gli spostava continuamente i ciuffi facendoli finire nell'occhio sano rischiava di non vedere un bel niente, quindi doveva adattarsi.

Scegliere Tokyo, questa volta, come meta del suo ultimo viaggio non pareva essere stata una brillante idea, non in estate quantomeno e in modo particolare non a inizio Agosto, con quel caldo infernale e solo una misera brezza, per giunta fastidiosa, a mitigare la temperatura.

Si piazzò la benda che aveva appena comperato in un minimarket, una di quelle bianche che di solito si usano per proteggere gli occhi durante terapie o dopo interventi; a suo parere faceva molta meno impressione della classica benda nera in stile 'pirata', che gridava 'mi manca un occhio' solo a guardarla. Quindi, con un sospiro, indossò la bandana, bloccando finalmente i ciuffi spettinati lì dove dovevano stare.

Non fece in tempo a guardarsi intorno per capire dove fosse finito mentre litigava con il vento, che questo cessò di colpo e il sole sparì all'improvviso. Vide la gente intorno a lui iniziare ad agitarsi, ma solo quando fu colpito dalle prime gocce d'acqua comprese ciò che stava per accadere e iniziò a correre, come tutti, verso un riparo.

- Maledizione! - esclamò seccato. - Non ci mancava che questo!

Si tirò la maglietta fino a coprirsi i capelli, assestò lo zaino in spalla e s'infilò nel primo ingresso che trovò sulla sua strada a testa bassa. Cosa molto poco saggia da fare in un posto affollato, si accorse subito dopo nello sbattere violentemente contro qualcosa, o meglio qualcuno, visto che l'impatto fu seguito da una sonora imprecazione.

- Dannato idiota, guarda dove vai! - ringhiò lo sconosciuto, cercando di toglierselo di dosso per non cadere, ma fallendo.

I due finirono a terra con un tonfo sordo, proprio a un passo dalla scalinata che conduceva verso l'interno di quella che era la stazione della JR (1), nell'esatto momento in cui fuori scoppiava il finimondo. Sibilando un'inaudita sequela di altre imprecazioni, il giovane Giapponese che era stato atterrato si liberò con violenza del corpo sopra di lui, portandosi in ginocchio e poi afferrando l'idiota colpevole di quell'affronto per la collottola, intenzionato a dirgliene quattro come meritava, salvo poi accorgersi, come questi sollevò il viso a guardarlo, che era un dannato turista! Un occidentale!

- M-Mi dispiace, non ho fatto apposta! - balbettò detto turista, sorprendendolo con delle scuse nella sua lingua; che fosse una frase imparata a memoria?

- Tch. - gli sfuggì dalle labbra; mollò la presa e si rialzò, scrollandosi gli abiti con fare irritato, poi si voltò per andarsene senza aggiungere un'altra parola, sdegnato e ancora in collera, ma si sentì afferrare per un braccio.

- Ehi, aspetta, ti ho chiesto scusa no? - si lamentò l'idiota occidentale, di nuovo in giapponese. Dunque non era stato un caso, parlava la sua lingua e anche bene.

- E con questo? - gli rispose, aspro, sperando che desistesse e lo lasciasse in pace, ma l'altro non pareva essere dello stesso avviso.

- Posso offrirti qualcosa per farmi perdonare? Davvero non mi aspettavo la pioggia, e sono senza ombrello, e così mi è preso il panico, perché non ho con me un cambio di vestiti, e allora... - il fiume di parole che fuoriuscì dalla bocca del giovane occidentale fece saltare definitivamente i nervi al suo interlocutore, che roteò gli occhi esasperato, troncando bruscamente quel discorso senza capo né coda.

- Vuoi piantarla?! - esplose in faccia alla seccatura oltremodo assillante che non accennava a voler tacere. - D'accordo, ho capito! Ora lasciami, ho di meglio da fare.

- Nemmeno un caffè? - il tono dell'idiota era sinceramente dispiaciuto. Perché mai doveva prendersela tanto per aver urtato un perfetto sconosciuto? Davvero non lo capiva, e fu ancora più sorpreso quando questi gli porse l'altra mano, un sorriso esitante sul viso. - Il mio nome è Lavi. Lavi Bookman.

Uno sbuffo, poi si voltò del tutto, accettando di stringere quella mano. Forse non tutto il male veniva per nuocere, si disse; e lui era in giro senza meta quel giorno proprio perché aveva bisogno di distrarsi.

- Kanda. - disse in tono non troppo cordiale. - Vada per il caffè. Ma poi sparisci.

- Ricevuto! - mimò Lavi, scattando sull'attenti e guardandosi intorno subito dopo. - Accidenti, ora devo procurarmi un ombrello. - mormorò, più a sé stesso che al giovane accanto a lui, cercando un negozio che potesse averne.

- Tch. - ancora quell'esclamazione; sembrava che Kanda la usasse piuttosto che parlare, o quando era seccato. Il che doveva avvenire spesso, visto il suo caratterino. - Aspetta cinque minuti e non sarà necessario. - aggiunse, indicando fuori e poi incrociando le braccia al petto.

Lavi guardò la pioggia cessare e la gente tornare ordinatamente a camminare senza protezione, come se nulla fosse accaduto. Una fila di persone che uscivano dalla stazione gli passò davanti, proseguendo per la propria destinazione. Si voltò verso Kanda con aria interrogativa e lo trovò con un ombrello in mano, uno di quelli di plastica trasparente; sorpreso, lo fissò mentre gli si avvicinava e glie lo appendeva al braccio.

- Che c'è? - chiese il giovane Giapponese, sollevando un sopracciglio e indicando un punto in terra a poca distanza da loro, dove ne giaceva un altro. - È per questo che si chiamano ombrelli usa e getta. - commentò sarcastico nell'incamminarsi anch'egli verso l'interno della stazione. Quando si rese conto che l'altro non lo seguiva, tornò sui suoi passi, mostrando evidente irritazione. - Allora, intendi venire o no? Credevo dovessi offrirmi un caffè. - lo apostrofò con durezza; Lavi parve spiazzato.

- Già, bè, ecco... Dove siamo? - domandò grattandosi la nuca, molto imbarazzato di essersi anche perso. - Io volevo andare al SunshineBuilding... - iniziò, ma Kanda lo prese per un braccio, trascinandolo con forza insieme a lui.

- Questo è l'ingresso principale della stazione di Ikebukuro (2), hai fatto il giro, idiota! - e con quell'insulto lo condusse fuori, attraversando la strada e poi fermandosi. - Prendi dei punti di riferimento se non vuoi perderti. - disse, indicando i palazzi intorno a loro e la facciata della stazione subito dopo. - E ora andiamo.

Lavi si lasciò trascinare, approfittando per osservare ogni edificio sul tragitto, le strade così enormi e le macchine così rare; era bizzarro che ci fosse pochissimo traffico, in maggioranza taxi, ma la ragione era piuttosto chiara: in pieno centro città, dove lo spazio scarseggiava, in pochi potevano permettersi di tenere un'auto. Svoltarono in una piazza alberata e attraversarono una strada più piccola, entrando in uno spazio pedonale in cui diversi ragazzi e adulti distribuivano pubblicità varia ai passanti, molti di loro invitandoli a entrare nel ristorante per cui lavoravano.

C'erano davvero tantissimi locali in cui mangiare in quella zona, di ogni genere, tanto da avere l'imbarazzo della scelta, ma Kanda non si fermò finché non raggiunsero un immenso ponte, che doveva essere la bretella di un raccordo sopraelevato. Delle enormi strisce pedonali portavano dall'altro lato dell'altrettanto enorme strada sottostante.

- Quello laggiù è il Sunshine. - lo informò allora il giovane Giapponese, mentre il semaforo diventava verde e una bizzarra musichetta iniziava a scandire l'attraversamento della gente, additando un altissimo edificio alla loro destra. - Dentro ci sono anche caffè e ristoranti. Cammina. - ordinò poi, lanciandosi sulle strisce prima che tornasse il rosso.

Lavi si trovò completamente spiazzato da quel comportamento, era come se Kanda fosse seccato della sua ignoranza; prima voleva liquidarlo su due piedi, ora lo accompagnava di forza dove lui gli aveva detto di voler andare. Bizzarro, ma molto attraente, si sorprese a pensare osservando i lunghi capelli neri del giovane, raccolti in una coda alta come usavano fare gli antichi samurai, i lineamenti scultorei e il fisico invidiabile. Era anche piuttosto alto per un Giapponese, appena un poco meno di lui, e molto bello per un uomo, forse persino troppo.

Bè, gli andava a genio, doveva assolutamente farci amicizia e convincerlo a essere la sua guida, anche se era irascibile e un tantino acido. I suoi pensieri furono interrotti quando varcarono le porte a vetri dell'imponente grattacielo, allorché Kanda gli indicò le scale mobili.

Finalmente seduti davanti a quel famoso caffè, il piano di Lavi prevedeva lo scusarsi ancora e poi il tentativo di entrare in confidenza per potergli proporre di accompagnarlo, pregandolo fino allo sfinimento perché accettasse, ma Kanda lo sorprese.

- Perché volevi venire qui? - chiese d'un tratto, interrompendo dall'inizio la sequela di 'mi dispiace' che stava per rovesciarglisi addosso.

- Ecco, ho letto che dalla cima si gode di un panorama favoloso, che si può vedere perfino il monte Fuji! - esclamò Lavi con un sorriso raggiante, come un bambino al quale hanno promesso di andare sulle giostre. - Se non hai altri programmi, perché non vieni anche tu fino in cima? Pago io. Ti prego?

Kanda alzò gli occhi al cielo. Non poteva credere che l'idiota lo stesse davvero invitando a visitare qualcosa che lui conosceva palmo a palmo. E... Ehi! Sapeva che si pagava per salire fino all'osservatorio per cui tanto smarrito non doveva essere, in più parlava benissimo la lingua, quindi perché assillare lui per essere accompagnato? Stava per rispondere in malo modo quando incontrò lo sguardo implorante che Lavi gli stava rivolgendo; perché gli faceva un effetto così strano? Forse il fatto che aveva un occhio ferito, forse quello rendeva la sua espressione tanto toccante... Sì, doveva essere per quello.

Sbuffò, portandosi una mano al viso con fare sconsolato.

- Sta bene; ma poi sparisci dalla mia vista. - disse, pentendosi immediatamente dopo di aver accettato, perché si ritrovò le braccia del giovane intorno al collo.

- Promesso! - assicurò Lavi, raggiante, liberandolo dall'abbraccio e alzandosi subito dalla sedia prima che lui potesse reagire.

Inutile narrare quale incredibile tortura fu per Kanda dover assistere al modo in cui l'idiota 'esplorava' il perimetro dell'osservatorio; era estremamente imbarazzante vedere come si appiccicava alle vetrate, neanche avesse avuto cinque anni e fosse stata la prima volta che osservava qualcosa dall'alto.

Stava raggiungendo il limite estremo di sopportazione allorché notò di essere seguito. Dannazione, era proprio così, un gruppo di ragazzine lo stava fissando! Con movimenti rapidi si sciolse la coda, lasciando ricadere i capelli liberi sulle spalle e tirando fuori un paio di occhiali da sole, quindi si avvicinò a Lavi per esortarlo a velocizzare la sua visita.

Quest'ultimo si mostrò meravigliato del cambiamento, ma non chiese nulla, lanciando un'ultima occhiata alla città e poi incamminandosi verso l'ascensore.

Una volta di nuovo nell'atrio Kanda era davvero sollevato di poter mollare finalmente la disgrazia che gli si era appiccicata; mise le mani in tasca preparandosi a guadagnare la porta, solo,ma nel liquidare Lavi con un laconico 'Addio' si scontrò nuovamente con quella sua espressione a metà fra idiota disperato e cucciolo smarrito. La bocca gli si mosse da sola e fu sorpreso dalle sue stesse parole.

- Che c'è ancora? Scommetto che non sai dove andare. - in realtà ciò che intendeva era sottolineare che si era di nuovo perso, ma la risposta di Lavi fu invece scioccante.

- Già. Sono partito un po' allo sbaraglio, non ho trovato un albergo. - confessò a disagio. - Non potresti...

Oh, questa poi! Adesso lo prendeva anche per un'agenzia viaggi? Kanda serrò la mascella per impedirsi di gridargli in viso di scomparire dalla faccia della terra e lasciarlo in pace una volta per tutte, stringendo i pugni e costringendosi a respirare profondamente per riguadagnare abbastanza la calma da poter parlare senza attirare l'attenzione dell'intero palazzo su di loro.

Procedura che funzionò sorprendentemente bene, perché si rese conto che poteva sfruttare la cosa a suo vantaggio, usando quel turista per sparire per un po' dalla circolazione senza che parenti ossessivi, sedicenti amici e colleghi di lavoro potessero rintracciarlo così facilmente. Se solo fosse riuscito a farlo stare un tantino più zitto sarebbe stato perfetto...

- Ascolta. - disse brusco, forse troppo, perché Lavi quasi fece un passo indietro nel timore che potesse di nuovo prenderlo per il collo. - Se mi giuri di tenere la bocca chiusa, per stanotte ti ospito nella mia camera d'albergo.

Aveva pescato un turista come lui? Lavi rimase a bocca aperta nell'udire la proposta, ma si affrettò ad annuire prima che l'altro cambiasse idea pentendosi dell'offerta appena fatta.

- Oh, cavoli, sì certo... Va benissimo! - esclamò, ancora incredulo. - Giuro di non disturbarti. Non avrei mai immaginato che anche tu fossi qui in vacanza.

Kanda si maledisse per essersi lasciato tentare da quell'opportunità. Nonostante avesse appena promesso, Lavi non riusciva proprio a chiudere il becco cinque minuti consecutivi. Il classico caso senza speranza. Ma lui non poteva restare lì un istante di più, o qualcuna delle ragazzine che l'aveva visto nell'osservatorio l'avrebbe ripescato e si sarebbe fatta avanti per parlargli.

- Non lo vado certo a dire al primo idiota che mi sbatte contro. - rispose gelido. - Seguimi, l'albergo è qui vicino.

 

 

Kanda lo condusse indietro verso la stazione, quindi lo guidò dentro di essa facendogliela attraversare tutta fino a raggiungere l'uscita nord e, una volta usciti, gli fece strada infilandosi in una via laterale. La piazza antistante la stazione era ampia e trafficata, circondata da alti grattacieli e complessi commerciali con insegne immense; la via che avevano imboccato invece contrastava con il resto, costeggiata da edifici più bassi intervallati anche da casupole fatiscenti. Il tutto sempre costellato di ristoranti.

Qualche minuto più tardi si fermarono dinanzi a un palazzo che svettava su quelli adiacenti, sulla cui cima era posta a mo' di corona un'insegna cubiforme che le girava attorno, quasi fosse il puntino di un'enorme 'i', sulla quale era scritto il sito internet dell'hotel: .

La reception era lussuosa e le impiegate in divisa li accolsero con molta cortesia al loro ingresso, cosa che rese Lavi assai felice; temeva che il suo nuovo amico fosse un Giapponese di ceto medio-basso e che quindi avesse scelto la cosiddetta topaia, alias ryokan economico, anche perché gli abiti molto casual che indossava suggerivano un gusto nel vestire non troppo ricercato: jeans e un'anonima camicia bianca a mezze maniche. Non che lui sembrasse Rockefeller, tutt'altro, ma era esattamente nei suoi piani di non dare nell'occhio, i viaggiatori che ostentano vengono facilmente presi di mira e derubati, ed era l'ultima cosa che voleva. Probabilmente anche Kanda la pensava così, si disse, mentre quest'ultimo parlava con una delle ricezioniste e tirava fuori il portafogli per saldare la stanza. Si sentiva in colpa che dovesse pagare un extra per la sua presenza, per cui decise che gli avrebbe proposto di coprire lui tutta una notte rendendogli i soldi.

Kanda presentò la sua tessera di socio alla ragazza della reception e chiese una camera doppia non fumatori, rendendosi però conto nel tirare fuori la carta di credito che se avesse pagato con quella sarebbe stato facilmente rintracciato. Dannazione, questa piccola fuga non era prevista, per cui non aveva molti contanti con sé, bastavano a malapena per coprire una notte; il giorno seguente doveva assolutamente prelevare.

Una mano che gli si posava sulla spalla lo fece voltare di colpo verso il proprietario di lei, il quale gli sorrideva in modo oltraggioso.

- Che c'è? - chiese bruscamente, riprendendo la carta di credito che aveva posato sul bancone prima di decidere per i contanti, in attesa del resto e della ricevuta, oltre che della sua Toyoko-inn card.

Lavi non poté evitare di notare il luccichio di quella JCB (3) Platinum che scompariva nel portafogli di Kanda, interrogandosi su come potesse permettersela qualcuno giovane come lui. Era di famiglia ricca? Oppure già lavorava in qualche grossa azienda? La ricevuta fu posata sul bancone accanto alla tessera dell'hotel e a una manciata di yen, permettendogli di leggerne l'intestazione prima che il proprietario le facesse sparire insieme alla carta di credito. Almeno ora sapeva il nome completo del suo ospite, si compiacque Lavi, anche se lui non voleva dirgli nulla.

- Ascolta, Yuu, vorrei pagare una notte, non trovo giusto approfittare della tua gentilezza. - propose; vide un guizzo irato attraversare gli occhi scuri di Kanda quando ne pronunciò il nome di battesimo, ma non fece in tempo a chiedersene la ragione che fu preso da parte in modo piuttosto rude.

- Non permetterti più di usare il mio nome! - sibilò il giovane a denti stretti, cercando di non farsi udire dalle impiegate dell'hotel. - Non siamo amici e non lo diventeremo, tienilo a mente o la prossima volta te ne faccio pentire. Mi hai capito? - aggiunse in tono truce.

Lavi deglutì a fatica, annuendo. L'aveva appena minacciato! Che fosse uno della Yakuza? Avrebbe spiegato perché d'improvviso si era messo gli occhiali scuri e slegato i capelli... Forse lo avevano riconosciuto! Notò solo allora lo strano involucro tubolare di stoffa che portava in spalla. Come mai prima non ci aveva fatto caso? Santo cielo, somigliava pericolosamente a una katana! Era sicuramente una katana! In che guaio si era cacciato, avrebbe dormito nella stessa camera con un killer della mafia Giapponese!

- C-Certo. - disse piano, un tremito che gli percorreva la spina dorsale.

- Bene. - il ghigno compiaciuto, che forse voleva essere un sorriso, comparso sul viso di Kanda spaventò l'altro giovane anche di più. - Adesso riguardo la tua offerta, visto che ho pagato solo fino a domani, sì, accetto volentieri.

Lavi si avvicinò alla reception offrendo un sorriso di circostanza e spiegò che voleva pagare lui la notte seguente, pregando con tutto il cuore di non doversene pentire. Alla risposta affermativa che ricevette estrasse la sua carta di credito, consegnandola all'impiegata sotto gli occhi stupiti del futuro compagno di stanza. Una VISA Acquire Black (4), non poté fare a meno di osservare quest'ultimo, chiedendosi se fosse rubata considerato l'aspetto sciatto del suo possessore e scartando l'ipotesi nel leggere che il nome su di essa corrispondeva a quello con cui l'idiota gli si era presentato qualche ora prima. Certo, poteva essere un nome falso, ma uno come lui non pareva il tipo del truffatore. Oppure sì? Dannazione.

Kanda sperò di non doversi pentire amaramente di quel colpo di testa.

 

 

Entrati in camera, Lavi sbiancò nel vedere che c'era un solo letto matrimoniale e si voltò immediatamente verso Kanda, più di un'ombra di panico visibile nel suo unico occhio verde. L'altro giovane sollevò un sopracciglio con aria sarcastica, lasciando che la porta si richiudesse dietro di loro.

- Non farti strane idee. - mise subito in chiaro. - La camera doppia costa di più.

Avrebbe molto volentieri evitato anche lui di dividere il letto con l'idiota lì presente, ma non arrivava a pagare in contanti la stanza con due letti separati, per cui aveva dovuto fare buon viso a cattiva sorte. E poi era sicuro che Lavi non fosse dell'altra sponda.

Il giovane parve rilassarsi dopo quella precisazione, iniziando a fare progetti per il giorno seguente, come se il fatto di dividere l'alloggio per una maledettissima notte li avesse automaticamente resi compagni di viaggio. Ora parlava di Obon (5) e fuochi d'artificio, una cosa che lui aveva accuratamente evitato tutta la vita, perché diavolo doveva andarci adesso proprio con qualcuno appena incontrato? E l'idiota pretendeva anche di comperare uno yukata per l'occasione!

- Ehi, Yuu... Cos'hai in quella custodia che ti porti in spalla? - chiese d'un tratto il suddetto idiota, interrompendo il discorso su Odaiba e i fuochi. C'era curiosità e timore in quella domanda.

- La mia spada da kendo. - bè, non poteva certo dirgli che dentro c'era la sua adorata katana, giusto? L'avrebbe senz'altro preso per uno Yakuza!

Kanda rispose a monosillabi alle successive domande stupide come 'Ah, pratichi il kendo?', fino a che il discorso ritornò sui progetti per i successivi giorni di permanenza lì a Tokyo. Quel tizio non stava zitto due minuti consecutivi, ma forse lui e le sue vacanze potevano tornargli utili, dopotutto.

Non ascoltò neanche la metà di ciò che gli veniva detto, sforzandosi di mantenere un'espressione neutra eppure non distratta. Finalmente l'idiota tacque per concentrarsi sul suo stupido computer portatile, iniziando a scrivere chissà cosa; davvero non pareva un viaggiatore alla buona come si sforzava di sembrare. Ma forse era solo lui a essere troppo sospettoso. Almeno adesso avrebbe potuto farsi una bella doccia e poi mettersi a dormire.

Entrò nel bagno senza neanche che l'altro se ne accorgesse, chiudendosi la porta alle spalle con uno sbuffo sollevato: finalmente solo. Aprì l'acqua della doccia e iniziò lentamente a svestirsi; appoggiò gli abiti ordinatamente piegati sopra la grata che reggeva gli asciugamani e, con un sospiro appagato, si infilò sotto il getto caldo.

 

 

Lavi era così preso da ciò che stava componendo da non notare nemmeno marginalmente il movimento sul letto accanto al proprio e la sparizione del compagno di stanza.

La sistemazione rimediata così, all'ultimo minuto, lo soddisfaceva moltissimo, sebbene il suo sesto senso gli stesse dicendo insistentemente che era stato un azzardo clamoroso dividere la stanza con uno appena incontrato. Di solito era il nonno che si occupava di tutto ciò che concerneva la parte 'tecnica' dei loro viaggi, come era appunto il trovare un alloggio prima di partire... Era così eccitato all'idea di visitare qualcosa senza il suo vecchio al seguito questa volta, che si era completamente dimenticato di pianificare la sua permanenza sul posto.

Quando se ne era reso conto, una volta salito sull'aereo, in realtà non si era preoccupato più di tanto: era una persona estremamente versatile, avrebbe saputo di certo arrangiarsi, come difatti era stato.

Ora, mentre appuntava le proprie impressioni su ciò che aveva visto durante quel primo giorno a Tokyo, la sua mente rifletteva sugli innumerevoli viaggi che aveva fatto fino ad allora e non poté evitare di riportare quella diserzione all'interno del suo diario.

"Io sono sempre stato un viaggiatore; ma, per quanto sia meraviglioso, interessante, avventuroso o anche mistico a volte, come diceva Cesare Pavese, 'Viaggiare è una brutalità. Obbliga ad avere fiducia negli stranieri e a perdere di vista il comfort familiare della casa e degli amici. Ci si sente costantemente fuori equilibrio. Nulla è vostro, tranne le cose essenziali – l'aria, il sonno, i sogni, il mare, il cielo – tutte le cose tendono verso l'eterno o ciò che possiamo immaginare di esso.', un pensiero riguardo il quale adesso posso dire di essere completamente d'accordo, poiché mi trovo a sperimentare questa sensazione io stesso.

È qualcosa che si percepisce unicamente viaggiando da soli, perché tutto ciò su cui si può fare affidamento è sé stessi e gli abitanti del luogo."

Fermò le dita a mezz'aria, sollevando di colpo il viso dallo schermo del suo portatile, il pensiero improvvisamente su uno di quegli abitanti di cui stava parlando.

- Yuu... - fece per chiedere qualcosa, accorgendosi però che il giovane non era nella stanza. - Yuu? - ripeté, una nota di panico nella voce. E se l'avesse lasciato lì da solo, pronto per essere aggredito e derubato dai suoi compari Yakuza? - Yuu! - gridò, realmente allarmato.

- Dannazione, vuoi chiudere quella bocca? Sveglierai l'intero hotel! - gli giunse la risposta irata dal proprietario del nome di cui stava così sfacciatamente abusando, il quale emerse dal bagno con un asciugamano in vita e uno gettato sui capelli, che stava accuratamente tamponando quando, presumibilmente, si era sentito chiamare a gran voce da lui.

- Oh, eri sotto la doccia. - Lavi sorrise, sollevato di vedere che il suo compagno di stanza non l'aveva abbandonato, ma ricevette in cambio uno sbuffo seccato; pareva proprio che Yuu fosse parecchio insofferente alle comuni, civili regole dei rapporti umani.

- Tch. Dove volevi che fossi? - ribatté il giovane Giapponese, caustico, indossando la veste che era posata sul letto accanto al cuscino e lanciando poi l'asciugamano che aveva attorno ai fianchi nella vasca. Lavi si aspettava che fosse un kimono, invece gli somigliava solo vagamente per il taglio della scollatura, perché altrimenti aveva le maniche all'occidentale e si abbottonava sul davanti. Notando di essere fissato con insistenza, Kanda rivolse uno sguardo truce al colpevole di una tale irritante sfacciataggine. - Ora chiudi quella bocca e lasciami dormire. - aggiunse, regolando l'aria condizionata e infilandosi sotto la coperta con un gesto tanto brusco che quasi mandò Lavi a sedere in terra con tutto il computer.

- Aww! - esclamò il giovane, colto completamente alla sprovvista. - Non era necessario essere così rude, Yuu. Bastava chiedere... - ma Kanda si era già voltato dall'altra parte, coprendosi fino al viso. - Okay, messaggio ricevuto.

Se Yuu non voleva più parlare con lui pazienza, si sarebbe rifatto l'indomani, quando l'avrebbe trascinato a comperare uno yukata da indossare per la festa dell'Obon.

Con quei pensieri in testa Lavi chiuse il portatile, andando a sua volta a farsi una doccia. Dopotutto, la giornata era stata abbastanza pesante persino per uno come lui.

Appena ebbe finito indossò anche lui la veste fornita dall'hotel e con molta attenzione si infilò a sua volta accanto a Kanda, badando bene a non disturbarlo.

"Che giornata incredibile!" Fu l'ultimo pensiero cosciente di Lavi prima che il sonno si impadronisse di lui.




NOTE:

(1) La JR (Japan Railways) è la compagnia dei trasporti statale Giapponese.

(2) Ikebukuro: uno dei quartieri più famosi del centro di Tokyo.

(3) JCB: Japan Credit Bureau, l'ente Giapponese delle carte di credito.

(4) VISA Acquire Black: una delle carte di credito più costose come canone fisso di gestione: quasi 4.000 dollari al mese, ovvero un po' più di 3000,00 Euro.

(5) Obon: ricorrenza Giapponese che cade fra il 13 e il 16 Agosto, durante la quale le famiglie rendono omaggio ai propri defunti.

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Capitolo 2
*** Kiyomizu-dera ***


DISCLAIMER: non possiedo alcun diritto su D. Gray-man, PURTROPPO è tutto in mano a quella pazza della Hoshino... Perchè, se fosse stato altrimenti... Il manga non sarebbe diventato un'accozzaglia informe di assurdità, e Lavi sarebbe insieme a Kanda da un bel pezzo!

ATTENZIONE YAOI - se non sapete cosa questa parola voglia dire, o se non gradite le relazioni uomo/uomo questa storia non fa per voi, siete avvisati! Come si dice, se non vi piace NON LEGGETE!




Due Volte, la Pioggia



Capitolo II: Kiyomizu-dera



Due giovani camminavano verso un punto che desse loro visuale sulla baia, entrambi in kimono estivo, uno dei due felice come non mai e l'altro contrariato oltre ogni umana comprensione. Dopo qualche minuto a girovagare nella brezza della sera quello entusiasta stese in terra un asciugamano, opportunamente sottratto all'hotel nel quale alloggiava, e invitò l'altro a sedersi, proprio mentre in cielo esplodeva la prima fontana luminosa.

- Vuoi ricordarmi come mai sono qui con te, vestito a questo modo, a vedere i fuochi d'artificio? - brontolò il giovane dall'aria seccata, scoccando un'occhiata tagliente a quello felice, il quale invece stava mangiando con gusto del pollo fritto, appena comprato da un ambulante che girava fra coloro che assistevano allo spettacolo pirotecnico.

Le guance rigonfie, il destinatario del commento si voltò verso l'amico con espressione interrogativa, masticando rumorosamente il suo cibo e ingoiandolo tutto d'un colpo.

- Eh? Hai detto qualcosa, Yuu? - rispose mettendo in bocca un nuovo pezzo di pollo e tornando a guardare in cielo.

Non solo lo aveva di nuovo chiamato per nome, ma nemmeno lo prendeva sul serio! Kanda appoggiò il viso sulla mano chiusa a pugno, sorreggendosi con il gomito sopra la coscia, un muso lungo da spaventare chiunque, se ci fosse stata abbastanza luce perché gli astanti lo vedessero.

Come aveva potuto lasciarsi convincere a comprare uno yukata, indossarlo, e accompagnare l'idiota seduto accanto a lui in un posto così umido e ventoso? Per vedere una cosa inutile come i fuochi d'artificio nientemeno!

Per non parlare di come tutti li avevano guardati appena erano arrivati! Una coppia di ragazzi in kimono estivo quando lì c'erano solo fidanzatini! Gli sguardi che ricevevano lo irritavano da morire.

Una folata di brezza marina gli mandò i capelli negli occhi, e con un gesto di stizza il giovane prese dalla manica un elastico, legandoseli una volta per tutte in una coda bassa. Sperò che quella seccatura si concludesse in fretta, visto che il giorno dopo sarebbero partiti molto presto...

Sì, insieme.

Perché? Perché aveva accettato di viaggiare con qualcuno che non sopportava? Perché era una copertura perfetta per eludere le ricerche che sicuramente erano già in atto dal momento in cui, il giorno prima, non si era presentato al lavoro, ecco perché! Chi avrebbe mai sospettato che lui potesse essere insieme a un turista occidentale, per giunta irritante come Lavi?

Lavi osservava il suo futuro compagno di viaggio con apprensione. Non sapeva nemmeno lui come avesse fatto a chiedergli di partire insieme quando il giovane gli aveva detto di essere in vacanza e di non avere particolari progetti per i giorni di ferie che gli rimanevano... Perché sapeva bene che non era affatto in vacanza! Era uno Yakuza, la spada che si portava dietro ne era la prova, altro che shinai (6)! E di sicuro stava scappando da qualcosa, ecco perché aveva accettato così facilmente di fare il suo stesso itinerario!

Deglutì a vuoto; sarebbero state delle vacanze di lavoro estremamente pericolose, se lo sentiva.

Kanda, dal canto suo, era impaziente di partire, temeva potessero star sorvegliando già le stazioni, per cui aveva raccolto i capelli sotto un berretto da baseball e insisteva nell'indossare occhiali da sole, anche mentre faceva il biglietto dello Shinkansen (7). Biglietto che, questa volta, non si fece problemi a pagare con la carta di credito; godeva nel pensare quanto avrebbe mandato tutti nel panico vedere una transazione di quell'importo intestata alle linee JR, visto che la destinazione non era indicata sulla ricevuta.

A bordo treno però la sua ben celata euforia fu brutalmente raffreddata dal comportamento di Lavi, che faceva perfettamente il paio con quello che aveva tenuto in cima al SunshineBuilding. Il giovane era praticamente appiccicato al finestrino con un'espressione idiota sul viso, sorridente come un moccioso alla sua prima gita scolastica.

Kanda si alzò, e con molta nonchalance sedette nella fila opposta, fingendo di non conoscere il rumoroso occidentale, che sospirava ed esclamava a ogni casupola tradizionale che spuntava in lontananza. Per non parlare del boato cui si lasciò andare alla vista del Monte Fuji!

- Yuu! Guarda, è bellissimo! - echeggiò nello scompartimento, ma quando Lavi si voltò a vedere perché non riceveva risposta trovò il sedile vuoto.

Spiazzato, spostò lo sguardo su quelli adiacenti, individuando l'oggetto della sua ricerca che faceva orecchie da mercante, fingendo di dormire nella fila accanto. - Ma Yuu! Che ho fatto? Perché mi ignori? - esclamò, allungando una mano per scuoterlo.

Kanda aprì gli occhi, estremamente arrabbiato, inveendo contro il compagno di viaggio idiota in Inglese, così che la maggior parte degli altri passeggeri non capisse ciò che diceva.

- Shut the fuck up! - ringhiò, lasciando Lavi di stucco per l'improvviso scatto d'ira oltre che per il cambio di lingua. - You'reembarrassing me!

L'espressione di Lavi si fece triste tutto d'un colpo nel comprendere all'improvviso quanto fastidio poteva aver dato, ma di cui nessuno si era lamentato perché lui era solo un turista maleducato e litigare per un Giapponese era sconveniente. Scavalcò Kanda, sedendogli accanto.

- Non c'è bisogno che me lo dici in Inglese. Mi dispiace, OK? Mi dispiace. - mormorò, ma l'altro non parve toccato dalle sue scuse.

- Molto bene, allora siedi, composto e in silenzio. - sibilò di rimando. Sorprendentemente Lavi ubbidì, fissando muto il panorama con aria afflitta per il resto del viaggio, di tanto in tanto prendendo appunti.

Quando lasciarono i loro scarsi bagagli al nuovo hotel, Lavi provò un profondo disappunto nello scoprire che avrebbero avuto stanze separate. Era un budget hotel e si pagava a persona, per cui una singola costava come una doppia. Inutile dire che Kanda aveva subito scelto di dormire solo. In realtà quella decisione non avrebbe dovuto toccarlo, ma per qualche oscura ragione invece il pensiero di non avere il giovane al suo fianco turbava Lavi in modo strano. Ovviamente si guardò bene dal protestare, non avrebbe saputo giustificare la cosa.

Anche Kanda provava una strana sensazione; credeva di sentirsi immensamente sollevato di poter dormire solo e tranquillo, invece si rigirava sul futon (8) incapace di prendere sonno. Possibile che sentisse la mancanza dell'idiota dalla lingua sciolta? Maledizione.

Cominciava a pensare che fosse stata una pessima idea imbarcarsi in quella stupida trovata, anche se pareva aver funzionato egregiamente. Ora era solo e in pace, nell'unico posto dove mai avrebbero pensato di cercarlo, la città dov'era nato: Osaka.

Espirò lentamente. Forse rivedere i posti dove era cresciuto non gli avrebbe fatto poi così male in fin dei conti, perfino con un turista occidentale al seguito.

La mattina seguente li vide già sul treno per Kyoto, meno di quindici minuti e sarebbero giunti a destinazione. Far base a Osaka era una scelta saggia, considerò Lavi, più economica che prendere un hotel a Kyoto e perfetta per visitare comodamente entrambe le città. Ripassò l'itinerario che si era preparato per quel giorno, impaziente di poter finalmente vedere alcuni dei templi più antichi del Giappone.

Appena usciti dalla stazione, Kanda inspirò profondamente, assaporando l'aria della città in cui aveva studiato da bambino, prima di trasferirsi; amava la sua brezza estiva, un venticello dolce ma imprevedibile, che ti accompagnava soave rendendo meno afosa la calura per poi a tratti scomparire o mutarsi in un piccolo tornado.

Anche Lavi porse il viso a quel vento, godendone il refrigerio, così piacevole dopo aver lasciato il comfort dell'aria condizionata all'interno del treno per immergersi nel sole di Agosto. Quindi, appena si fu guardato attorno per inquadrare la piazza davanti la stazione, alla ricerca delle piattaforme dove si fermavano gli autobus, il giovane estrasse una cartina che evidenziava tutti i templi visitabili, controllando poi quale dei tanti autobus vi si fermava più vicino.

Non gli fu difficile raggiungere la banchina, nonostante le numerose barriere spartitraffico e le ringhiere che delimitavano i marciapiedi per impedire che si attraversasse ovunque e, una volta davanti al numero giusto, Lavi si soffermò a osservare i dintorni.

Si trovavano al centro dell'area antistante la stazione, una specie di piccola città degli autobus, tanti erano i marciapiedi a essi dedicati, e tutt'intorno sorgevano palazzi massicci più o meno alti che ospitavano hotel o centri commerciali, mentre al piano strada erano costellati di negozietti di ogni genere. Però un edificio in particolare colpì la sua fantasia: il Kyoto Tower Hotel, che con la sua forma bizzarra somigliava molto più a una base spaziale aliena che a un albergo.

Kanda godette di quel raro momento di silenzio, nonostante si udisse sempre il rumore del traffico in sottofondo, grato che ci fosse qualcosa in grado di far tacere il suo troppo loquace compagno di viaggio. Quando, una volta sull'autobus, capì dov'erano diretti, rimase sorpreso di constatare che Lavi conosceva il percorso quasi meglio di lui, sebbene fosse la prima volta che metteva piede in città; aveva scelto uno dei suoi templi preferiti, nella zona del grande Buddha, quello con la Pietra. O forse avrebbe dovuto dire le Pietre, ma si rifiutava di considerare una credenza tanto stupida parte del fascino di quel particolare tempio: Kiyomizu-dera.

Era conosciuto come il tempio sospeso nel vuoto per la grande balconata di legno che dava su uno strapiombo, lungo il fianco della collina su cui sorgeva. Era immerso nel verde, pieno di statue votive e custode di numerose leggende, come quella dell'acqua sorgiva proveniente da una piccola cascata e incanalata sopra un suggestivo baldacchino per ricadere nella vasca sotto di esso; acqua che si diceva potesse garantire l'avverarsi di un desiderio, se bevuta.

Kyoto era una città trafficata, forse per le strade così strette, forse per la mancanza di linee metropolitane, visto che ne aveva solo due, che non coprivano nemmeno metà dei suoi punti nevralgici. Per cui, tutto il trasporto si basava sugli autobus e, ovviamente, per i cittadini, sulle auto. Lavi osservava rapito mentre passavano davanti ad altri templi, notando come gli edifici in generale fossero molto vari, zone con case tradizionali mescolate a palazzi moderni, templi come oasi del passato nel bel mezzo del mondo presente.

L'autobus li lasciò al limitare di una delle tante zone antiche della città; ora li aspettava una bella camminata in salita sotto il sole, per una stradina stretta e ripida delimitata da case basse tradizionali, molte delle quali adibite a negozietti di souvenir o dolci tipici.

Più si avvicinavano al tempio, più iniziavano a comparire bancherelle sparse e tiratori di risciò, finché non giunsero in vista dell'enorme arco rosso che annunciava l'accesso al luogo sacro. Questo era molto più elaborato dei normali Torii (9), la sua architrave era fatta come il tetto di una pagoda, e i sostegni laterali erano chiusi da un reticolato metallico al cui interno erano custodite due statue; un'imponente scalinata conduceva sotto di esso, permettendo di entrare nel cortile esterno del tempio.

Lavi era talmente eccitato all'idea di trovarsi sulla famosa veranda sospesa, che appena ebbero fatto il biglietto si precipitò dentro, lasciando Kanda indietro, cosa che al giovane dette particolarmente sui nervi. Lo sfruttava come guida e compagnia e poi, quando non gli serviva più, lo abbandonava? Molto bene, si sarebbe preso la sua piccola rivincita spaventandolo a morte, sotto le fondamenta della pagoda dove sorgeva l'altare principale dedicato a Zuigo Bosatsu, la Dea Madre Buddista.

Così, una volta che il giovane ebbe finito di godersi il panorama e scattare foto, Kanda lo condusse davanti ai monaci che custodivano l'ingresso sotterraneo ai pilastri di quella parte del tempio, i quali gli consegnarono un foglio con le istruzioni da seguire per visitare il 'ventre' della Dea. Lavi gli dette una rapida scorsa, e la cosa lo incuriosì immediatamente; un labirinto oscuro con al centro una pietra mistica? Ah, doveva assolutamente vederlo!

Zuigo Bosatsu, divinità materna Buddista che può esaudire un qualunque tuo desiderio...

- Oh, wow! - commentò Lavi mentre leggeva. Kanda sogghignò, preparandosi alla successiva richiesta di provare la discesa in quei sotterranei, che non tardò ad arrivare. - Duecento yen soltanto, che ne dici di visitarlo?

Prevedibile. Lo conosceva soltanto da qualche giorno, eppure riusciva a indovinare con precisione quel che gli passava per la testa bacata che si ritrovava.

- Perché no? - accettò con aria innocente, indicando il monaco sulla sinistra che gli porgeva due sacchetti di plastica, mentre quello di destra prendeva il loro pagamento. Kanda afferrò la propria busta e aggiunse: - Devi toglierti le scarpe.

Lavi fece come gli era stato detto, quindi i monaci lo istruirono su come scendere nel basamento, e quando gli fecero cenno che poteva andare, si voltò verso il suo accompagnatore lanciandogli uno sguardo perso.

- Non vieni con me? - chiese.

- È un'esperienza molto personale, bisogna andare soli. - spiegò Kanda con una punta di soddisfazione, nel percepire una certa inquietudine trapelare dalle parole di Lavi. - Io scenderò dietro di te, ma solo fra qualche minuto.

- O-OK... - il giovane gli rivolse un sorriso incerto e iniziò a scendere lentamente i gradini di pietra che conducevano nel sottosuolo.

Erano piuttosto ripidi, notò Lavi, sorreggendosi alla balaustra di ferro alla sua sinistra, e diventavano umidi dal punto in cui svanivano alla vista. Entrò nell'apertura e la scalinata lasciò il posto a un corridoio angusto; dopo appena qualche passo la via era sbarrata da una tenda. Il giovane la scansò, oltrepassandola per proseguire nel corridoio, e si trovò d'improvviso avvolto dall'oscurità più profonda, come se fosse diventato cieco tutt'a un tratto. Si paralizzò all'istante, spalancando il suo unico occhio a dismisura nel vano tentativo di intravedere un barlume di qualcosa, qualunque cosa, ma inutilmente; protese un piede scalzo in avanti, sentendo la nuda pietra del pavimento fredda e bagnaticcia al contatto con la sua pelle.

Lavi deglutì a vuoto, sforzandosi di rimanere calmo. Il monaco gli aveva detto di camminare avanti senza timore, ma non si aspettava certo una cosa del genere! Spostò il peso sulla gamba che aveva mosso, con cautela, brancolando letteralmente nel buio, agitando entrambe le braccia davanti a sé per timore di sbattere conto le pareti di roccia; era sul punto di trovare il coraggio per fare un altro passo, quando fu lui a essere urtato violentemente da dietro.

- Maledizione, ma che accidenti ci fai ancora qui? - imprecò una familiare voce seccata alle sue spalle.

- Yuu! - esclamò Lavi di getto; fu così sollevato di sentire che l'amico era lì con lui che si girò, abbracciando l'oscurità a casaccio in direzione di quella voce e trovando la solidità del corpo di Kanda, quasi gettandolo a terra nella foga del momento.

Il suo salvatore si piegò all'indietro sotto il peso improvviso che l'aveva sovrastato, ma non finirono entrambi sul pavimento di pietra come invece Lavi s'era aspettato; al contrario, si ritrovò raddrizzato a viva forza, un ringhio irato che risuonava in quel buio pesto.

Un piacevole profumo gli riempì le narici, facendolo rendere conto di avere il viso premuto contro qualcosa di soffice e setoso, che le sue dita avevano portato vicino a lui circondando...

Oh, mio Dio...

Probabilmente Kanda non credeva che il piano avrebbe funzionato così bene da terrorizzare Lavi al punto di saltargli addosso e stringerlo come se da quello dipendesse la sua vita, ma soprattutto non si aspettava che l'idiota gli si intrecciasse nei capelli premendo il proprio viso contro il suo. Il cuore prese a battergli all'impazzata nel sentire il fiato del giovane lambirgli il collo e le labbra di lui sfiorarlo.

- Idiota! Cosa credi di fare? Mollami subito e attaccati alla fottutissima corda! - ruggì, cercando di liberarsi da quella posizione imbarazzante, nello stesso istante in cui anche Lavi si accorgeva di ciò che aveva appena fatto e iniziava ad agitarsi per districare le dita dai capelli di lui.

- Corda? Oh, sì, la... la corda... - ricordava una corda; ebbe un flash dell'ingresso mentre scendeva l'ultimo gradino: ancorato alla parete di sinistra, a mezza altezza da terra, c'era un pesante cordone di canapa. Ecco perché il monaco gli aveva detto di tenere il sacchetto delle scarpe con la mano destra... - La corda... - ripeté ancora, frastornato, riuscendo infine a strecciarsi dai capelli dell'altro giovane.

- Sì, la corda! Muoviti! - ordinò questi, cercando di mascherare un tremito nella voce.

Lavi si allontanò di un passo, mettendo le mani sulle spalle di Kanda per avere un riferimento, poi allungò la destra per tastare la parete vicina alla ricerca della corda e una volta afferratala fece raggiungere la prima mano dalla sinistra, voltandosi infine nella direzione giusta per proseguire. Prese un profondo respiro.

- Mi hai spaventato a morte... - mormorò, mentre a tentoni riprendeva a muoversi, tenendosi disperatamente al cordone come se si stesse issando da qualche parte.

- Io! - ribatté Kanda in tono sarcastico, ignorando il calore che sentiva salirgli al viso. - Cammina!

A Lavi sembrò di percorrere chilometri in quello che nel volantino era stato definito come il 'grembo' di Zuigo Bosatsu, sentendo ogni minima irregolarità delle pietre su cui posava i piedi nudi, la sabbia, l'acqua; dovette cambiare direzione numerose volte nel labirinto, in silenzio, tutti i sensi tesi e all'erta per poter percepire un qualunque mutamento intorno a loro, udendo però solo il sibilo del vento, proveniente presumibilmente da una qualche apertura più avanti.

Camminerai attraverso le fondamenta completamente avvolte dalle tenebre seguendo i grani del Rosario Buddista...

D'un tratto gli fu chiaro il perché della presenza a intervalli regolari di grosse sfere di legno lungo la corda che faceva loro da guida, ma non fece in tempo a riflettere sul senso spirituale attribuito dai Buddisti a quel percorso che il corridoio si allargò all'improvviso e un fascio di luce gli comparve davanti proveniente dall'alto della caverna, apparentemente da un'apertura nella volta, illuminando una stele nell'esatto punto in cui era diretto.

Quando la Pietra di Zuigo apparirà di fronte a te, esprimerai un desiderio e la ruoterai con entrambe le mani...

- Wow, è come in un film di Indiana Jones! O in TombRaider! - esclamò Lavi, raggiungendo in un lampo la piccola colonna sulla quale era sistemata la Pietra Sacra e facendo per girarle attorno. Due mani l'afferrarono con decisione, trattenendolo prima che potesse intrufolarsi oltre le transenne che delimitavano il percorso dei visitatori.

- Dannato idiota, non è un videogioco questo! - ruggì Kanda alle sue spalle, piazzandolo di fronte al pilastro, che di fatto doveva essere un altare, e indicando sopra di esso. - Esprimi il tuo fottuto desiderio e usciamo di qui, prima che tu ci faccia arrestare!

Lavi emise una risatina imbarazzata; si era lasciato trasportare un tantino troppo dall'entusiasmo, ma quel posto era davvero meraviglioso, come potevano biasimarlo? Sembrava di vivere una fiaba! Si ricompose, sentiva di avere lo sguardo irritato di Kanda su di sé e non voleva che il loro primo giorno di visita a Kyoto finisse in un litigio. Giunse le mani, concentrandosi sul desiderio più grande che nutriva in quel momento, quindi ruotò la Pietra come era scritto nelle istruzioni dei monaci; poi si girò verso la sua iraconda guida, in attesa.

- Non esprimi il tuo? - chiese, notando che il giovane fissava la Pietra ma non pareva intenzionato a toccarla.

- Sono solo superstizioni, io non ci credo. - borbottò Kanda, scavalcando l'ostacolo umano per continuare il percorso, ma questo lo trattenne.

- Che male vuoi che ti faccia? Ormai sei qui, gratifica la Dea, non ti costa nulla. - argomentò il suddetto ostacolo, offrendogli uno di quei sorrisi ipnotici con cui l'aveva incastrato già più di una volta. Kanda deglutì a vuoto. Possibile che ogni volta che Lavi lo guardava a quel modo il battito del suo cuore accelerasse? Fu estremamente grato alla semioscurità, perché era certo di avere di nuovo il viso arrossato, da come gli bruciavano le guance.

- E va bene! - sibilò, fingendo rassegnazione e con gesti stizziti unì le mani per qualche istante, poi ruotò a sua volta la Pietra. - Contento?

- Sì. - ridacchiò Lavi, riprendendo a camminare con le mani incrociate dietro la nuca. - Non ti chiederò cos'hai desiderato, perché altrimenti non si avvera.

- Va' all'Inferno. - ritorse Kanda, ma ricevette in risposta solo un'altra risata, genuinamente divertita.

Di nuovo all'esterno, sedettero per qualche minuto sulla veranda di legno davanti al tempio, prima di proseguire nella visita seguendo il sentiero che si inerpicava lungo la collina e addentrarsi nel bosco che circondava tutta la zona.

La fitta vegetazione donava un po' di frescura nell'afa pomeridiana, facendo da cortina ai raggi del sole, che solo in alcuni punti riuscivano a penetrare il fogliame, creando fasci di luce simili a riflettori puntati sul sentiero e mettendo in risalto il rosso cupo delle fronde cadute; le quali, ammassate ai lati vicino le radici degli alberi cui un tempo appartenevano, formavano un tappeto scricchiolante sotto i loro passi.

Kanda aveva sempre amato la forma particolare di quelle foglie, il loro colore così intenso anche in estate, che macchiava di cremisi il verde del sottobosco; il modo in cui i cespugli delle piante più giovani sembrassero chiazze infuocate se viste di lontano, illuminati dal sole.

Sorrise fra sé, inspirando a pieno gli odori di quei luoghi e lasciando spazio per un istante ai ricordi della propria infanzia.

Percorsero lentamente il tratto di strada lungo il lato della collina, sia perché a un certo punto divenne piuttosto in discesa, sia perché Lavi non faceva che soffermarsi a guardare gli innumerevoli punti fra la boscaglia in cui erano disposte panchine e sedili di roccia, affinché i visitatori stanchi potessero sostare prima di riprendere il cammino, sempre circondati di statuine votive o comunque riconducibili al tempio.

Fino a che non raggiunsero nuovamente l'ingresso alla base della collina, dove si trovava la fonte con l'acqua Sacra. Solitamente questa era una vasca di legno nella quale veniva incanalata acqua sorgiva cui i visitatori potevano attingere usando dei mestoli di metallo, per sciacquarsi le mani o bere invocando la benedizione degli Dèi, ma quella di Kiyomizu era molto particolare e secondo la leggenda la sua acqua aveva il potere di esaudire un desiderio.

Si trattava in realtà di una piccola cascata, imbrigliata in tre diversi getti d'acqua che precipitavano giù da un baldacchino di pietra in una grande vasca a terra; sotto al baldacchino c'era una passerella dalla quale si poteva intercettare uno dei tre flussi tramite un ramaiolo dal manico lunghissimo, esprimendo il proprio desiderio prima di bere l'acqua Sacra.

Lavi scattò diverse foto, voltandosi poi verso il suo accompagnatore con un'espressione carica di aspettativa che diceva 'Sali con me?', davanti alla quale Kanda roteò gli occhi, sbuffando seccato.

- No. - disse in risposta a quella domanda silenziosa.

- Ma Yuu... - iniziò Lavi; questa volta però nessuna delle sue implorazioni ebbe successo: Kanda fu irremovibile, incrociò le braccia e finse di non sentire ciò che gli veniva detto.

Con un sospiro, Lavi salì le scale che conducevano sotto la struttura della fonte da solo, lanciando continuamente occhiate furtive verso il giovane, il viso imbronciato tanto quanto quello di lui.

Perché mai ci tiene così a fare tutte queste idiozie insieme a me? Perché ogni volta che rifiuto mi sento sempre in colpa? Si chiedeva Kanda a ogni sguardo che gli veniva rivolto, confuso sia dal comportamento di Lavi che da come lo faceva sentire.

Il giovane catturò l'acqua in caduta e se ne versò parte su una mano, bevendo ciò che restava nel ramaiolo, sciacquandolo e poi rimettendolo a posto per la persona che attendeva dietro di lui; una volta ridisceso, cercò subito fra la folla degli altri turisti, apparentemente preoccupato, come se temesse che Kanda potesse essersene andato piantandolo lì da solo.

Invece era dove l'aveva lasciato, con la stessa espressione contrariata sul viso, non troppo mascherata dagli occhiali da sole che insisteva a non togliersi mai. Gli nascondeva senz'altro qualcosa, ma cosa? Era davvero uno Yakuza? E se sì, magari aveva ucciso qualcuno, per quello scappava... e aveva scelto lui come copertura. Forse aveva pescato la persona sbagliata per farsi fare da guida, e ciò che era peggio, si stava facendo coinvolgere emotivamente.

- Sei un uomo pieno di desideri. - commentò Kanda, appena l'altro giovane lo raggiunse.

Lavi rise sommessamente, sistemandosi meglio la bandana sulla fronte.

- Tu no? - la risposta divertita ottenne uno strano effetto sul suo destinatario, che parve irrigidirsi, serrando le labbra per un istante.

- No. - affermò caustico, incamminandosi verso l'uscita. - Sono una perdita di tempo, non si avverano mai.

- In realtà, ho espresso sempre lo stesso. - rivelò Lavi, mentre si affrettava ad affiancarlo. - Così ho più probabilità.

- Tch. Idiota. - Kanda non capiva perché, ma nel preciso momento in cui l'aveva etichettato tale, stava bramando di conoscere cosa potesse riguardare quel desiderio al quale il suo idiota personale teneva così tanto. Si stava sforzando di ignorare la punta di frustrazione che lo scoprirsi interessato ai sogni di qualcun altro gli aveva portato, quando si sentì afferrare per un braccio.

- Ehi, là non ci siamo stati! - indicò Lavi, intravedendo un andirivieni di persone salire e scendere per un'altra scalinata.




NOTE:

(6) lo Shinai è la spada di bambù usata per praticare il kendo.

(7) Shinkansen: i treni super-veloci Giapponesi.

(8) Futon: il letto tradizionale Giapponese che va in terra sul classico pavimento di paglia di riso intrecciata (tatami).

(9) Torii: gli archi (o portali) dipinti di rosso che annunciano l'ingresso di un tempio o altro luogo sacro della religione Shintoista.




@redseapearl: che vuoi che ti dica? Sono arrivata al punto che meno ci penso e meglio è, a tutto l'ambaradan. Il che mi preclude la possibilità di tornare a scrivere di loro.

>>"Mi sorprende trovare subito questa fanfic pubblicata qui."

'Subito' mi pare alquanto azzardato, visto che è da novembre che aspettava il risolversi dei vari contest cui partecipava...

No, non credo proprio che apporterò aggiunte, altrimenti anche questa storia si fermerebbe per sempre.

Avrei voluto 'riempire' tutti i giorni del viaggio, ma adesso è troppo tardi.


@mrs mustard: e così hai cambiato di nuovo nome XD

>>"Bentornata nel fandom! È stato un vero piacere trovare una tua nuova fic pronta"

Purtroppo, più che un ritorno questo è un canto del cigno.

>>"tutto ciò è secondario ai problemi personali, e da parte mia posso solo augurarti che questo brutto periodo finisca il più presto possibile"

Se non fosse che non ho i soldi per procurarmelo, adesso sarei in cima ad un palazzo a sparare ai passanti con un M200 CheyTac. Tanto per sottolineare la gravità della situazione.

>>"In effetti l'ambientazione della Tokyo metropolitana mancava alla collezione delle tue brillanti AU"

Era da un po' che volevo sfruttare le mie conoscenze dei luoghi, a quanto pare era destino fosse l'ultima cosa che avrei scritto.

Trattandosi delle mie esperienze personali, alla fine risulterà piuttosto evidente che si tratta di 'vita vissuta', ma immagino che chi non c'è mai stato apprezzerà l'accuratezza dei dettagli.

>>"I tuoi Lavi e Kanda sono come sempre in pieno IC"

Io invece non sono più sicura di nulla. Però come sempre sono contenta che la storia ti piaccia; immagino che questa volta sia merito del fatto che lo scenario scelto è praticamente la mia seconda casa.

Della cosiddetta 'autrice' ho una foto nel mio telefono; prima o poi riuscirò a trovarla ad Osaka, e quando ciò avverrà lei sarà una donna morta. Ed io un Kanda felice.

>>"nel mio cuoricino ancora non è morta la speranza di veder aggiornata "Innocence"; faccio bene ad illudermi?"

Ci sono più probabilità che io scriva una Takesugi/Katsura al momento...


@Rebychan: Non ti preoccupare, avevo immaginato che fossi di nuovo presa dalla cosiddetta 'vita privata' XD

Per il contest, non è detto che tu non possa ancora partecipare, dopotutto scadrà a fine maggio e posso scommettere che saranno richieste anche le due settimane di proroga, per cui...

XD Kanda è sempre contraddittorio in quel che fa, è il suo marchio di fabbrica dire una cosa e pensarne un'altra... e negarlo nel venire scoperto! XDD

Mi fa piacere che trovi la trama interessante e che il loro incontro-scontro sia risultato credibile. Devo dire che all'inizio ero un po' scettica su questa linea di sviluppo della storia^^"

>>"La cosa però che più mi è piaciuta di questo primo capitolo sono le descrizioni. L'ambientazione, la Tokyo metropolitana, è resa benissimo"

XD Come dicevo a mrs mustard, è perché sono informazioni di "prima mano" XD

Passo tra Tokyo e Osaka/Kyoto circa 15 giorni ogni estate; praticamente lavoro solo per permettermi questo e il cosplay XDDD

Grazie per l'incoraggiamento, lo apprezzo davvero molto e spero anche io di riuscire ad uscire da questa situazione.


@Rubysage: Grazie, GiudiciA, per aver inserito il tuo giudizio come recensione ^_^

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Capitolo 3
*** Le Vie di Kyoto ***


DISCLAIMER: non possiedo alcun diritto su D. Gray-man, PURTROPPO è tutto in mano a quella pazza della Hoshino... Perchè, se fosse stato altrimenti... Il manga non sarebbe diventato un'accozzaglia informe di assurdità, e Lavi sarebbe insieme a Kanda da un bel pezzo!
ATTENZIONE YAOI - se non sapete cosa questa parola voglia dire, o se non gradite le relazioni uomo/uomo questa storia non fa per voi, siete avvisati! Come si dice, se non vi piace NON LEGGETE!



Due Volte, la Pioggia



Capitolo III: Le Vie di Kyoto



Dannazione! Kanda sperava di evitare quella parte del tempio, perché era certo che il giovane avrebbe dato spettacolo, ma sembrava proprio che non sarebbe riuscito nell'intento. Che l'idiota non notasse la particolarità celata in quegli altari minori era augurarsi l'impossibile; non aveva scampo.

Salita la prima rampa di scale e immortalate divinità e offerte poste davanti a esse, Lavi imboccò quella successiva, affrettando di colpo il passo fin quasi a correre appena vide ciò che stava cercando.

- Eccole, eccole! - esclamò raggiante. - Sapevo che erano in questo tempio!

Lui lo sapeva. Oh, fantastico, e magari era proprio per quello che aveva voluto visitarlo, conoscendo il tipo. Così, sperava di lenire le sue pene d'amore chiedendo l'aiuto delle divinità del tempio, ecco quale desiderio gli premeva tanto di far avverare. Stupide superstizioni!

Perché allora si sentiva tanto seccato di scoprire che era proprio l'altare del Dio dell'amore, Ōkuninushi, la ragione per cui Lavi aveva scelto quel posto?

- Sono solo sciocchezze. - pronunciò la bocca di Kanda in tono sprezzante, prima che lui potesse controllarsi. Ma la sua affermazione parve cadere nel vuoto.

 

Nello spiazzo che gli si parava davanti, Lavi aveva già abbracciato una delle Pietre Sacre che vi erano poste, suscitando l'ilarità degli altri visitatori. Imbarazzato, Kanda si mantenne a debita distanza, fingendo di non conoscere l'occidentale strambo che stava rendendosi ridicolo davanti a tutti. Ci avrebbe scommesso che l'idiota puntava alle Pietre dell'Amore! Era proprio da lui! E magari adesso avrebbe anche tentato l'attraversamento, visto che sembrava sapere già tutto sulle famose reliquie.

Confermando in pieno i timori del suo accompagnatore, Lavi documentò le Pietre, lesse attentamente le iscrizioni, e poi si soffermò per qualche minuto a osservare un paio di altri turisti che provavano ad andare dall'una all'altra. Erano a circa sei metri di distanza, considerò il giovane, non era impossibile. Tenendo conto della direzione del vento, poteva farcela.

All'inizio del viaggio mai avrebbe immaginato di trovarsi a voler invocare lui stesso il potere delle Pietre, ma adesso... Bè, anche se era una follia, anche se nemmeno ci credeva, si trovava lì che stava per farlo.

Avrebbe chiuso il suo solo occhio e cercato di camminare in linea retta partendo dalla Pietra più lontana fino a raggiungere la gemella e toccarla, garantendosi in tal modo di trovare l'amore: il vero amore. Sì, era di gran lunga la cosa più stupida che avesse mai fatto, così pazzesca che non si capacitava di come potesse essersi ritrovato in una situazione simile. Lui, noto sciupafemmine senza cuore. Forse era la punizione Divina...

Posò le mani sulla prima Pietra, si raddrizzo e abbassò la bandana a coprirgli l'occhio sano, inspirando profondamente l'aria estiva e concentrandosi sui rumori intorno a sé, in particolare sulla brezza che sapeva agitare le fasce rituali legate attorno alle due reliquie. Portò avanti a tentoni il primo passo. Si rese immediatamente conto che non era così semplice come pensava... Bè, gli spettava un po' d'aiuto, no?

- Yuu? - chiamò, schiarendosi la voce subito dopo. - Yuu, parlami... Yuu? Dimmi se vado dritto...

Kanda non poteva credere alle sue orecchie. Gli stava chiedendo aiuto! A lui! Per una fesseria del genere! Per una volta fu grato che l'idiota non lo chiamasse per cognome, sarebbe stato anche più imbarazzante, oltre che rischioso. Emise uno sbuffo seccato. Doveva rispondere per forza, se voleva che la piantasse di chiamarlo; e per nome anche.

- Non sono la tua fottuta fidanzata! - ritorse, con assai più enfasi di quel che si era riproposto. - Sbrigatela da solo.

Lavi sospirò. Non si era illuso che sarebbe stato facile convincere Yuu a collaborare, soprattutto con tutta la gente che li guardava e considerato quanto disprezzasse le superstizioni. Però lui era anche più cocciuto, e non si sarebbe dato per vinto.

- Non è necessario che sia la fidanzata a guidarmi, va bene anche un amico. - argomentò, allargando le braccia e cercando di sorridere in quella che a suo giudizio doveva essere la direzione da cui proveniva la voce di Kanda. La replica del giovane non si fece attendere.

- Non sono... - iniziò, ma fu anticipato, perché Lavi sapeva esattamente cosa avrebbe detto.

- OK, OK, va bene chiunque! - concesse, sperando che in tal modo Kanda cedesse, se non altro per farlo smettere di insistere e porre fine allo spettacolo che loro malgrado stavano regalando. - Ora vuoi darmi indicazioni?

- Tch. - si udì appena. - Avanti.

- Come? - Lavi fu colto alla sprovvista da quell'invito, incerto su cosa intendesse dire Kanda.

- Muovi il culo, prima finiamo con questa farsa, prima ce ne andiamo! - scattò quest'ultimo, esasperato dagli sguardi della gente.

Perché mai aveva deciso di partire proprio con uno come lui? Esattamente perché è talmente stupido che nessuno penserebbe mai di trovartici insieme, gli ricordò una vocina fastidiosa nella sua mente.

- Oh! - esclamò Lavi, avanzando di un passo e aspettando la successiva indicazione, che non tardò ad arrivare.

- Destra. - quasi ringhiò Kanda; chi stava aiutando? Come mai gli seccava così tanto di sapere che l'altro aveva il cuore impegnato? Sembrava davvero felice e anche se non poteva vederlo, era certo che la sua espressione fosse per lui. Perché gli si era disegnato sul viso quello strano sorriso? No, non voleva pensarci, ciò che gli importava era solo potersene andare via da lì.

Qualche altra indicazione e Lavi riuscì ad abbracciare di nuovo la prima Pietra, ridendo come un matto mentre si risollevava la bandana e tornava a guardarlo, neanche fosse appena accaduto chissà quale miracolo. Kanda scosse la testa: era davvero un caso senza speranza.

Ridiscendendo la scalinata per tornare all'ingresso del tempio, d'un tratto qualcosa attirò ancora una volta la smisurata attenzione di Lavi: una statua. Quella statua. Maledizione...

- Non ricordo se questa l'ho fotografata... - mormorò il giovane, allungando una mano per sfiorare l'animale in posa accanto alla divinità che la scultura onorava. Kanda scattò subito in avanti, afferrandogliela al volo.

- Non toccare! - ringhiò, incurante dell'espressione sofferente mostrata dal proprietario del polso che stava stritolando.

- O-OK, non c'è bisogno che mi stacchi una mano! - si lamentò quest'ultimo, strofinandosi poi la parte offesa, non appena fu liberata. Senza una parola di scuse, Kanda riprese a scendere lungo i gradini di pietra. - Ehi! Yuu! Aspetta, sai che questa divinità è l'equivalente Giapponese del nostro Cupido?

Kanda si fermò, voltandosi con aria sempre più irritata. Il coniglio dal manto dorato. Per quello lo voleva toccare? Che idiota. Considerando il nome che portava, un coniglio idiota. L'immagine del messaggero devoto al Dio dell'Amore gli aveva fatto realizzare improvvisamente qualcosa riguardo Lavi di cui prima non si era reso per nulla conto.

Sogghignò. Coniglio idiota. Sì, gli si addiceva proprio.

- Certo che lo so, Baka Usagi (10); e conosco anche la leggenda che ne spiega il manto dorato. - rispose con sufficienza, fingendo di non accorgersi della sorpresa del giovane nel sentirsi chiamare con quel nomignolo.

- Ehi! Yuu! Perché sarei un coniglio, adesso? - chiese subito il secondo coniglio in questione, ma ricevette in risposta una scrollata di spalle e soprattutto una visuale piena di quelle spalle, visto che Kanda se ne stava andando senza aspettarlo! Mentre si affrettava per stargli dietro, il suo cervello ricollegò i pezzi del puzzle grazie alla conoscenza che aveva della lingua locale. - Oh, certo. Il mio nome. Molto divertente, Yuu. - disse in tono risentito, ma il destinatario delle rimostranze proprio non lo ascoltava. - Yuu! Aspettami! Mi stai ascoltando?

- No. - lo informò Kanda, lapidario. Per la miseria quanto era insistente! Noiosamente insopportabile. Certo. E irritante.

Lavi sorrise soddisfatto tra sé. Oh, finalmente una risposta! Anche se non era quella che lui avrebbe voluto sentire. Però se gli aveva detto di no, lo stava ascoltando!

- Yuu! Non essere cattivo! Che ho fatto adesso? - continuò a lamentarsi. - Aspetta! Dimmelo!

L'altro giovane però non rallentò il passo né dette alcun segno di volersi anche solo girare per guardarlo, men che meno parlargli. Lavi sospirò, rassegnandosi al silenzio per il resto del tragitto.

 

Tornati ai piedi dell'area in cui sorgeva il tempio, Lavi tirò nuovamente fuori la sua cartina, studiandola con attenzione e poi guardandosi attorno. Dopo qualche minuto che erano fermi sotto il sole cocente, a Kanda saltarono i nervi già provati dalla performance cui aveva dovuto assistere poco prima, con le Pietre.

- Dai qua! - tuonò, strappando all'altro il foglio di mano, quasi facendogli prendere un colpo. - Dov'è che vuoi andare? Non possiamo star qui tutto il dannato giorno!

- Ehi, non serve arrabbiarsi così! - il giovane indicò un punto vicino a Kiyomizu, e poi altri due in sequenza a poca distanza.

Sì, itinerario piuttosto logico, posti di una certa importanza convenientemente vicini da poterli visitare in una giornata. Senza dire un'altra parola, Kanda si incamminò per una viuzza laterale, sbattendo la cartina fra le braccia di Lavi, che la bloccò al volo per evitare che il vento se la portasse via.

Yuu conosceva la zona! Ci era già stato e non gli aveva detto nulla! Si affrettò dietro di lui, chiedendosi come mai il suo umore era considerevolmente peggiorato tutto d'un tratto.

 

 

Percorsero un piccolo labirinto di viuzze, tutte deserte; probabilmente i proprietari si trovavano al lavoro, quella zona appariva essere residenziale. Era abissale la differenza fra i quartieri della città vecchia e il centro congestionato; lì non c'erano palazzi, solo graziose casette di foggia più o meno antica, mescolate qui e là a qualche edificio vecchio e malmesso, tutte con almeno un pezzettino di cortile, che fosse recintato o mezzo accessibile per sbirciare all'interno. Nessuna costruzione andava mai oltre i due piani, assai raramente tre, e persino le più malandate non mostravano alcun segno di scritte vandaliche.

Era una delle cose che maggiormente lo aveva colpito del Giappone, l'educazione che la popolazione dimostrava. Non un animale randagio si intravedeva per le strade, non un rifiuto veniva gettato in terra. Eccezioni a tutto ciò le si trovava unicamente nelle zone ad alto numero di residenti occidentali, chissà come mai...

Continuarono a camminare, ma il panorama non variò: lì ristoranti e negozi erano assenti, si incontravano solo abitazioni.

Dopo un po' iniziò a intravedersi una torre svettare sopra le casupole, molto, molto antica; Lavi la riconobbe subito, e restò senza fiato quando le furono infine davanti.

- Ecco la tua dannata Pagoda. - disse Kanda in tono seccato, indicando la torre composta di innumerevoli livelli coperti da tetti spioventi. Il giovane la contemplò rapito, avvicinandosi per girarle intorno. - Muoviti a fotografarla e proseguiamo, tanto non si può entrare. - a quell'ulteriore commento tagliente fu chiaro che qualcosa doveva per forza essere successo a Kiyomizu, e Lavi era certo che dipendesse da lui.

Ma cosa poteva aver fatto per far arrabbiare Yuu a quel modo? Sospirò; non era nemmeno il caso di chiedere, tanto non gli avrebbe cavato una parola. Scattò quindi qualche foto e sorrise, mostrandosi pronto a proseguire.

Allontanandosi dalla Pagoda tornarono nella zona turistica e la gente ricominciò a popolare le strade; quel quartiere ospitava numerosi musei, c'era persino l'indicazione di un teatro kabuki. Per la gioia di Lavi, d'un tratto vennero loro incontro due Geishe in abiti tradizionali.

Non gli parve vero e, se Kanda tirò dritto neanche fossero invisibili, lui attaccò subito discorso, chiedendo una fotografia insieme; le due donne accettarono di buon grado, erano lì proprio per farsi belle con i turisti, dopotutto. Ora serviva solo qualcuno che scattasse.

- Yuu!

Kanda udì chiamare il proprio nome con un tono che non prometteva nulla di buono, perché, anche se lo avrebbe negato categoricamente, si era accorto del pericolo 'Geishe in avvicinamento' fin dall'inizio. Non appena si girò a vedere che accidenti potesse volere Lavi, ne ebbe la conferma: lo trovò già a braccetto con una delle due che tendeva verso di lui la sua macchina digitale.

Con gli occhi che mandavano lampi tornò sui propri passi, strappò la fotocamera al giovane con fare estremamente irritato e scattò la foto che gli era stata chiesta, facendo poi per restituire il tutto al legittimo proprietario; questi invece si mise fra le due donne, chiedendo una seconda fotografia. Kanda serrò le labbra e scattò di nuovo.

- Adesso muoviti, è tardi. - disse gelido, senza nemmeno salutare le sue connazionali.

- Ci dispiace molto che il tuo ragazzo l'abbia presa male. - disse una delle due a bassa voce, prima che Lavi si allontanasse, col risultato di farlo restare a bocca aperta. Davano quell'impressione?

- Ah, avete frainteso, Yuu e io siamo solo amici; è arrabbiato perché gli faccio perdere tempo, dice che qui tutto chiude alle cinque. - spiegò; le due Geishe si guardarono, poco convinte, mentre lui salutava per correre dietro all'amico, il quale lo stava di nuovo fulminando con lo sguardo dall'ingresso della scalinata che conduceva al successivo tempio in lista.

Considerata l'importanza di quel posto, meravigliava che avesse un accesso tanto anonimo, costituito unicamente da una ripida passerella di pietra a gradini molto larghi, ai cui lati, separata da due piccoli canali di scolo, c'era una fitta vegetazione. Raggiunta la sommità della stradina, un arco di legno grezzo sormontato da una tettoia dall'aspetto vissuto introduceva in un piccolo spiazzo pavimentato, che precedeva un'altra manciata di gradini. Questi ultimi, di forma e dimensioni normali, conducevano sulla sommità della collinetta su cui si ergeva il tempio di Kodaiji.

Lavi guardò la sua guida salire restando sempre due passi davanti a lui, quasi non avesse piacere che la gente capisse che erano in visita insieme; per una volta, essere lasciato indietro non gli dispiacque, perché gli dava modo di scrutare Kanda senza che ne fosse consapevole. Il giovane appariva a suo agio immerso nella natura, il volto perennemente corrucciato era, adesso, quasi sereno, le labbra distese in quello che poteva essere considerato un accenno di sorriso, mentre dirigeva la sua attenzione verso gli alberi intorno a loro.

Preferiva i posti isolati nel verde e la solitudine, piuttosto che luoghi affollati e caos cittadino. Lavi sorrise al pensiero di essere il suo compagno forzato di eremitaggio, una solitudine imperfetta, dopotutto, che lui invece pregustava.

Lo spiazzo del tempio era strutturato come un piccolo paese, con stradine lastricate di pietra e delimitate da basse staccionate di bambù, che conducevano ai vari siti visitabili; giunti davanti alla biglietteria, Kanda si voltò verso di lui, indicando con un cenno il cartello con i prezzi.

- Se vuoi vedere tutto, io ti aspetto dentro il giardino. - disse, l'espressione di nuovo scura, tirando fuori una moneta. - I musei non mi sono mai piaciuti.

Lavi questa volta non tentò nemmeno di obiettare, si era accorto di come l'altro guardava verso l'ingresso del piccolo paradiso naturale mentre si avvicinavano e l'ultima cosa che voleva era peggiorarne ancora l'umore con le proprie insistenze. Inoltre, il mistero intorno al giovane lo intrigava a tal punto che non vedeva l'ora di poterne osservare il comportamento all'interno del giardino zen.

Rispose con un cenno del capo, preparandosi a sua volta a pagare.

- Come preferisci. - acconsentì, offrendo un sorriso cordiale. - Ti raggiungo appena ho finito, allora.

Kanda non si curò nemmeno d'indicargli dove andare, tanto meno informarlo riguardo il luogo in cui l'avrebbe ritrovato. Gli voltò le spalle, mani in tasca, dirigendosi verso l'ingresso dei giardini.

Lavi sospirò, guardandolo scomparire all'interno di essi e, con una punta di delusione che in cuor suo non sapeva spiegare, s'incamminò lungo la stradina indicatagli dal bigliettaio.

 

 

Kanda si guardò attorno, inspirando l'aria estiva e godendo della lieve brezza che spirava in quel momento. Starsene per un po' da solo con i suoi pensieri gli avrebbe di certo giovato, si disse, mentre sedeva sulla veranda che dava accesso al giardino, davanti alla quale faceva bella mostra di sé un grazioso laghetto. Questo era circondato da rocce disposte ad arte dall'uomo e un ponticello di legno sormontato da una tettoia lo scavalcava, conducendo al bosco nel quale si trovava immerso.

Fissò il panorama, cercando di concentrarsi solo su quello e dimenticare per un po' con chi era venuto in quel luogo, ma la cosa non funzionò troppo bene; i suoi pensieri tornavano ciclicamente a Lavi, al modo di fare così irritante e invadente di lui, all'insistenza con cui tentava di coinvolgerlo in ogni follia che gli passava per la mente di tentare. Ai suoi stupidi desideri, dei quali non gli sarebbe dovuto importare un accidenti e che invece erano diventati un chiodo fisso.

Si schiaffeggiò mentalmente per essere stato così sciocco da iniziare quell'assurdo viaggio con un petulante occidentale, soprattutto considerato il fatto che non ne era affatto pentito, cosa ancora più assurda. Chiuse gli occhi, respirando ritmicamente, in un patetico tentativo di meditazione.

- Yuu? - la familiare voce interruppe immediatamente la concentrazione di Kanda, facendogli riaprire le palpebre di scatto.

Il giovane si voltò verso l'origine della voce che aveva pronunciato il suo nome, incontrando lo sguardo felice di Lavi.

- Tch. Era ora. - disse in tono aspro. - Sono stanco di aspettare i tuoi comodi.

L'altro parve ferito dal commento tagliente, ma cercò di non darlo a vedere; sorrise, sedendogli accanto ed estraendo una bottiglietta d'acqua, dalla quale bevve un sorso prima di rispondere.

- Non credevo di averci messo tanto. - si scusò. - Visitiamo il giardino o l'hai già fatto?

- Accomodati. - fu la risposta laconica di Kanda. - Però sbrigati. È tardi.

Il sorriso di Lavi scomparve per un attimo per poi ritornare, radioso, sul suo viso. Ma in esso non c'era più luce. Era come se il giovane indossasse una maschera per nascondere il suo vero io, così che gli altri non fossero mai scontenti di lui. Altra cosa irritante.

- Da dove si inizia? - chiese, guadagnandosi uno sbuffo seccato.

- Segui gli altri turisti. - gli giunse in risposta. - Non puoi sbagliare.

Lavi sorrise ancora, annuendo, e si diresse lungo il ponte coperto, nella scia di un'anziana coppia che sembrava conoscere il percorso. Il sentiero saliva lungo la collina, inerpicandosi fra gli alberi, finché, dopo un po' che camminava, giunse davanti a una piccola costruzione tradizionale intitolata a Nene, la moglie di Hideyoshi Toyotomi; da lì aveva una visuale parziale sul laghetto e la veranda. Il suo sguardo cercò inconsciamente Kanda, prima che, accorgendosene, Lavi si desse dello stupido e riprendesse il sentiero per tornare al punto di partenza; in altre parole da lui, da Yuu.

Appena gli fu di nuovo accanto, il giovane si alzò in silenzio, precedendolo fuori dall'area del giardino, per proseguire la visita intorno al tempio e vedere le due case da the indicate sulla piantina informativa; che probabilmente, invece, erano ciò che interessava a lui, indovinò Lavi, considerando che tutti i Giapponesi amano molto quella bevanda. Tuttavia in quel periodo dell'anno erano chiuse, per cui dovettero limitarsi a rimirarle dall'esterno. Tornando indietro verso l'uscita, gli alberi del boschetto intorno al tempio, che li avevano accompagnati fino ad allora, furono sostituiti da un'affascinante foresta di bambù.

Lavi osservava ogni dettaglio con espressione rapita, scattando foto qui e là e rimanendo indietro più di una volta a causa di ciò, perché, ovviamente, Kanda si guardava bene dall'aspettarlo quando lui si fermava per inquadrare il paesaggio.

Appena fuori dell'area appartenente al tempio di Kodaiji l'attenzione di Lavi fu attratta dai numerosi negozietti di souvenir, finché il suo sguardo non incontrò qualcosa di molto, molto più interessante. Qualcosa che decisamente non passava inosservato.

- Che accidenti è... quello? - esclamò, afferrando Kanda per una manica della camicia bianca che indossava e indicando nella direzione in cui era l'oggetto di tanto entusiasmo. - È immenso!

Kanda scoccò un'occhiata seccata prima all'idiota che lo tratteneva e poi alla cosa che questi puntava con tutta quell'enfasi.

- Una statua? - rispose in tono insofferente.

Lavi assunse un'espressione imbronciata, rifiutando di lasciar andare la presa.

- Lo vedo che è una statua del Buddha, sai benissimo cosa intendevo! - si lamentò, incamminandosi da solo verso la gigantesca figura, con aria indignata.

Questa era seduta sopra una costruzione di foggia più Indiana che Giapponese, presumibilmente il tempio a lei intitolato; a occhio e croce sembrava alta una trentina di metri, realizzata in cemento armato, imponente e solenne.

- È Ryozen Kannon. - disse infine Kanda, affiancando il giovane. - Questo tempio fu costruito in memoria dei Giapponesi che morirono durante la Seconda Guerra Mondiale.

Quindi era molto recente, rifletté Lavi; bè, ripensandoci, la foggia della struttura lo lasciava capire chiaramente e a un osservatore attento come lui non avrebbe dovuto sfuggire. Stava perdendo colpi, la presenza di Kanda accanto a sé lo confondeva, oltre che distrarlo.

Non trovava di grande interesse qualcosa di così poco antico, quindi decise di evitare la visita del suo interno; però doveva dargliene atto, il Buddha era davvero impressionante.

Tuttavia, mentre scattava le foto di rito, non poté resistere alla tentazione di avvicinarsi e sbirciare dentro l'ingresso per avere almeno un'idea del cortile interno. C'era una grande vasca al centro di esso e, immediatamente dietro, un braciere nel quale venivano piantati i bastoncini d'incenso che la cassiera consegnava ai visitatori per commemorare i caduti.

Fu sufficiente a fargli cambiare idea; tirò fuori dalla tasca una manciata di monete e prima che il suo accompagnatore potesse obiettare afferrò il bastoncino d'incenso ed entrò all'interno del tempio.

Contrariato, Kanda si affrettò a pagare il biglietto, entrando a sua volta. Non ebbe però il tempo di rimproverare Lavi, perché questi, dopo aver sistemato l'incenso nel posto che gli competeva, piantato all'interno di un braciere colmo di sabbia, già stava correndo altrove.

Un bagliore dorato aveva attirato l'attenzione di Lavi su qualcosa alla sua sinistra. Il giovane fece qualche passo in quella direzione, scoprendo che si trattava di una bizzarra sfera laminata d'oro, sistemata sotto una tettoia quadrata. Una quantità di piastre rotonde erano appese a cordicelle tese fra i pilastri che sostenevano la copertura della sfera e dietro di essa facevano bella mostra di sé numerose file di bianche lanterne rituali.

Prima che Kanda potesse dire qualunque cosa, il giovane era già davanti ai cartelli presenti per spiegare che accidenti fosse quell'oggetto tondo, leggendo avidamente.

- Oh! - esclamò appena ebbe terminato di leggere. - Affascinante. Sembra che in ogni vostro tempio si possa esprimere un desiderio.

Kanda alzò gli occhi al cielo. No, non di nuovo! Si avvicinò anch'egli per assicurarsi di non essere coinvolto in qualunque pratica fosse prevista per questo ennesimo desiderio.

Bene, si trattava soltanto di soldi. Semplice e diretto: fare un'offerta, esprimere il desiderio, toccare la palla dorata con la mano destra girandole intorno per tre volte. Questo avrebbe fatto avverare il desiderio in questione; semplicemente ridicolo.

- Tch. 'Sfera dei Desideri' un accidente. - commentò sprezzante, ma Lavi nemmeno lo ascoltava, era già davanti alla cassa delle offerte.

Un nuovo moto d'irritazione s'impadronì di Kanda, esattamente come a Kiyomizu-dera, e fece una fatica ancora più grande per trattenersi dall'afferrare l'idiota per quei suoi stupidi capelli rossi e trascinarlo via a viva forza. E continuava a non capire perché se la prendeva tanto per delle sciocchezze del genere.

Lavi si voltò verso di lui, sorridendo felice come non mai dopo aver compiuto l'insulso rituale; per tutta risposta Kanda sbuffò, voltandogli le spalle e proseguendo lungo il tragitto per il terzo tempio in programma per la giornata.

Udì un sospiro dietro di sé, ma l'ignorò bellamente, accelerando addirittura il passo. Tutta la dannata situazione era assurda!

Lavi raggiunse e affiancò la sua guida, desiderando di domandargli che avesse, ma non osando per paura di una reazione ancora peggiore del semplice ignorarlo. Yuu era affascinante e allo stesso tempo insopportabile, con i suoi modi scontrosi e l'atteggiamento asociale.

Attraversarono un bellissimo parco pieno di gente, in maggioranza Giapponesi che si godevano l'ombra seduti sulle panchine o addirittura facevano picnic, comodamente sdraiati su teli stesi nell'erba.

Il posto era grande e pieno di alberi diversi, di spiazzi, ponticelli che sormontavano ruscelletti, fiori; Lavi avrebbe voluto fermarsi un poco più a lungo per girarlo tutto, ma Kanda non sembrava affatto intenzionato a fare soste né a rallentare il passo. Per cui si rassegnò a stargli dietro e ad accontentarsi di ciò che poteva osservare passando, finché, raggiunto una specie di arco in pietra, appena oltre sbucarono su una grande strada con un incrocio molto ampio, al di là del quale potevano vedere la scalinata d'ingresso del Tempio di Chionin, larga e dall'aspetto faticoso.

Sulla sua sommità c'era un immenso Torii a tre accessi, sormontato da un tetto a pagoda con più strati che rivaleggiava con quello di Kiyomizu-dera. Raggiuntolo ansimante, Lavi s'aspettava di trovare lo spiazzo antistante il tempio e invece gli si parò davanti un'altra ripidissima e imponente scalinata, con lunghi gradini di ruvida pietra grigia.

Kanda pretese di non accorgersi del disagio accusato dal suo compagno di viaggio, iniziando la salita della nuova rampa senza battere ciglio; Lavi estrasse un piccolo asciugamano, si deterse viso e collo, poi con un clamoroso sospiro affrontò a sua volta la scalata.

Giunto in cima, finalmente, vide il tempio, anch'esso come i precedenti suddiviso fra differenti edifici. Tuttavia, adesso non fremeva affatto dalla voglia di esplorare ogni dove, anzi. Era stremato, affamato e soprattutto preoccupato dal caparbio silenzio di Yuu nei suoi confronti.

Questa volta la visita era trascorsa senza incidenti fino a quel momento, però Lavi aveva passato la maggior parte del tempo ad arrovellarsi su cosa potesse aver detto o fatto perché Yuu ce l'avesse così con lui. A tratti sembrava quasi sforzarsi di fingere che non esistesse.

Per cui, dopo aver finito il giro di quell'ultimo tempio in programma - quantomeno degli edifici che si affacciavano sul piazzale - fu estremamente grato che Yuu decidesse di entrare nell'edificio principale. Dovettero togliere le scarpe e riporle in sacchetti di plastica, forniti dentro contenitori posti davanti all'ingresso, che avrebbero poi portato con sé finché non fossero usciti. Kanda gli fece cenno di restare in silenzio prima di sedersi, quindi, una volta sistematosi a gambe incrociate, indicò lo splendido Buddha bronzeo che occupava l'altare centrale di quel padiglione.

Lavi avrebbe voluto fargli delle domande a riguardo, ma prima che potesse aprir bocca il suono di un tamburo rituale attirò la sua attenzione altrove; si voltò in quella direzione, cercando di vedere cosa stesse accadendo. Non si era reso conto che fosse ora di preghiera e alcuni monaci stessero entrando proprio allora nell'edificio principale, perché d'un tratto uno di loro iniziò la sua litania, accompagnandola con il tamburo di cui aveva appena udito il suono.

Stava recitando un Sutra, e ascoltarne il canto parve rilassare anche Kanda, che chiuse gli occhi, in palese meditazione.

Si sentiva così stupido per come aveva reagito a Kiyomizu, non era affar suo quale genere di desideri esprimesse Lavi; non doveva interessargli e tanto meno irritarlo, perché avrebbe significato che si stava lasciando coinvolgere. Il guaio era che invece si ritrovava a considerarsi parte in causa. Cercò di scacciare la sensazione d'impotenza che l'aveva pervaso: era certo che si trattasse solo di un momento di debolezza. Non aveva mai provato quel tipo di attrazione per un uomo, per cui non poteva essere una cosa seria. Non faceva testo, una volta finita quella settimana di vacanza il giovane sarebbe tornato in Europa e lui avrebbe dimenticato tutto.

 

NOTE FINALI

(10) Baka Usagi: in realtà avrei dovuto continuare a scriverlo in Italiano, visto che dall'inizio si è stabilito che entrambi parlano già in Giapponese. Non avrebbe quindi senso infilarci una parola in Giapponese che già è tale come condizione iniziale, però lasciando tutto in Italiano si perdeva il senso del gioco di parole con il nome di Lavi. Almeno secondo me, per cui l'ho comunque scritto in Giapponese quando è uscito dalla bocca di Kanda.

Per chi non sapesse di cosa parlo: il gioco di parole deriva dal difetto di pronuncia che tanti Giapponesi incontrano con vocaboli e nomi propri stranieri. Lavi diventa Rabi, molto simile alla pronuncia storpiata che i Giapponesi hanno del vocabolo Inglese "Rabbit".

Ecco da dove salta fuori lo stupido coniglio, che pertanto è prerogativa assoluta di Kanda. Nessun altro personaggio può né capire, né pensare, né anche solo immaginare un gioco di parole del genere, non parlando una sola parola di Giapponese.

Fatta forse eccezione per Komui e Lenalee, che presumibilmente un'infarinata di Giapponese ce l'hanno.

 
@mrs mustard:
Ho trovato un sito pieno di foto di Kiyomizu, così ho pensato di riportare qualche link delle cose di cui ho parlato XD
E a proposito di particolari, mi domandavo appunto se alcune descrizioni potessero risultare pesanti; ad esempio, ho omesso di descrivere terrazza e panorama o il chiosco dei souvenir che le sta proprio in mezzo (sotto la tettoia), e ancora l'hotel di Osaka, o gli shinkansen, temendo di annoiare troppo il lettore.
Spesso le parti descrittive vengono addirittura saltate a vantaggio dei dialoghi, per cui mi fa piacere sentire che tu invece le hai apprezzate molto.
>>"Se la Hoshino snatura in maniera imbarazzante i suoi stessi personaggi, non rende i tuoi Lavi e Yu meno IC"
Sai come la penso su di lei, per cui non aggiungo altro u_u
>>"Appropriato come lo è in Giappone, Yu, non lo è da nessun altra parte."
Io voglio che Kanda sia Giapponese, lo PRETENDO! Giapponese al 100%, e non accetto postille di sorta. =_= Possa bruciare lei e la redazione di Jump al completo.


@redseapearl:
>>" penso che potrei morire se mai dovessi ritrovarmi in un luogo sconosciuto e al BUIO!"
Ecco, nemmeno io mi aspettavo di ritrovarmi immersa nelle tenebre, devo dire che la reazione di Lavi è un po' la mia^^" Non avevo capito perché dovessi avere la mano sinistra libera, ci sono arrivata una volta incapace di muovere un passo a scoprire il cordone... Mi sono detta: "E adesso?"
Però la pietra era proprio qualcosa XD
>>"Lavi ha visto il letto matrimoniale non ho potuto fare a meno di sghignazzare!"
Lo so, perché è usato in continuazione come stratagemma per farli poi cedere al piacere della carne. Gli hotel che prenota Komui regolarmente non hanno disponibili né singole né doppie, solo camere matrimoniali XD
>>*vuole Lavi-micio*
LaviMicio è scappato u_u

@Rebychan:
>>"E credimi la fic meriterebbe di essere letta anche solo per questo."
Giro la domanda anche a te: avresti trovato noioso se ci fossero state anche le descrizioni degli altri luoghi citati, come la terrazza?
>>"Per quanto riguarda il resto, il mistero sui mestieri di Lavi e Kanda s'infittisce"
XD vedrai che li hai indovinati entrambi, alla fine anche quelli sono stra-usati^^
>>"Così come promette bene il fatto che Kanda capisca Lavi a menadito"
*annuisce* nessuno potrà mai convincermi del contrario, quei due si capiscono al volo, sono complementari.
XD Adoro il Lavi curioso cronico! Anche se la cosa irriterebbe Kanda ogni volta XD
>>"Grazie per la comprensione al mio periodo pieno di impegni."
Figurati, anche io sto rimandando un sacco di impegni presi da un po' di tempo a questa parte ç_ç
E grazie ancora per i complimenti!

@Mamie:
XD difatti l'idea quando ho deciso di scrivere questa AU era proprio quella di comporre una sorta di cronache di viaggio usando le mie esperienze XD
Sono quindi felicissima che sia un'ottima pubblicità per il Giappone XD
*Si propone come Guida Turistica*

@MrsLovett: Grazie GiudiciA per aver inserito il giudizio come recensione, e per aver apprezzato così tanto la storia.

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Capitolo 4
*** I Segreti di un Viaggiatore ***


DISCLAIMER: non possiedo alcun diritto su D. Gray-man, PURTROPPO è tutto in mano a quella pazza della Hoshino... Perchè, se fosse stato altrimenti... Il manga non sarebbe diventato un'accozzaglia informe di assurdità, e Lavi sarebbe insieme a Kanda da un bel pezzo!
ATTENZIONE YAOI - se non sapete cosa questa parola voglia dire, o se non gradite le relazioni uomo/uomo questa storia non fa per voi, siete avvisati! Come si dice, se non vi piace NON LEGGETE!




Questo capitolo di "DUE VOLTE, LA PIOGGIA" è pubblicato per il LAVIYUU FESTIVAL!


Benvenuti al LaviYu Festival, evento giunto alla sua quarta edizione!

Organizzato dalle fan di tutto il mondo, il Festival si colloca a cavallo dei compleanni di Lavi e Kanda, iniziando il 6 Giugno, data del compleanno di Kanda, e culminando nel LaviYuu day, che è stato scelto esattamente a metà fra le due ricorrenze, l'8 di Luglio, per terminare il 10 di Agosto con il compleanno di Lavi.
Quest'anno l'evento non ha un programma definitivo, complice la morte totale del fandom e l'abbandono di massa che ne è seguito. L'unico punto fermo Italiano restiamo noi del Black Order Forum, sebbene in disarmo; chiunque voglia partecipare è libero di lasciare il link del suo lavoro (sia esso una fanart, una foto oppure una fanfiction) nel thread apposito che riunirà tutti gli omaggi fatti alla nostra coppia preferita.
Noi ci proponiamo anche quest'anno di gestire una kinkmeme week Italiana.

Trovate i dettagli della Kinkmeme Week nella pagina del forum dedicata al festival:
LaviYuu Festival Head Quarter Italiano

La discussione in cui riunire i link dei vostri lavori la trovate qui:
LaviYuu Submission Thread Italiano



Due Volte, la Pioggia


 

Capitolo IV: I Segreti di un Viaggiatore



Prima di rientrare all'hotel si fermarono a mangiare in un ristorante tipico, dietro le insistenze di Lavi, che voleva a tutti i costi gustare sushi per cena. Kanda era troppo turbato dagli eventi accaduti quel giorno per opporre una valida resistenza, così si ritrovò al tavolo di un locale solo sushi senza nemmeno accorgersene, con Lavi che parlava a ruota libera di quanto si fosse divertito.

Normalmente gli avrebbe intimato di tacere, ma in realtà non stava proprio ascoltando, perso fra le sue riflessioni apocalittiche. Finché, un nome a lui ben noto lo riportò d'istante al presente, facendogli spalancare gli occhi quanto bastava per avvisare l'altro che aveva detto qualcosa di troppo e la reazione avrebbe potuto non essere piacevole. Le parole successive gli morirono in gola, e Lavi fissò Kanda in silenzio, aspettandosi il peggio.

- Inari?! Inari? - ripeté questi, sputando le parole come se potessero colpire Lavi fisicamente. - Tu vorresti farmi salire in cima alle scalinate di Inari? Scordatelo!

- Ma Yuu... - obiettò l'accusato, assumendo l'aria imbronciata che, da quando lo conosceva, non aveva mai mancato di far crollare tutti i buoni propositi di Kanda di mandarlo al Diavolo una volta per tutte. - È uno dei posti più suggestivi di Kyoto, potremmo salire solo un po', senza arrivare in cima, no?

- No. - ribadì il giovane, irremovibile. Non aveva nessuna intenzione di passare oltre due ore, sempre che bastassero, a salire un mucchio di fottute scale di pietra! Quelle odierne gli erano bastate e avanzate. - Hai una vaga idea di quanto tempo ci vuole, e soprattutto di quante scale sono?

- Bè, lo so, porterà via l'intero pomeriggio, ma ne vale la pena... Ti prego? - insistette ancora Lavi, offrendo il suo irresistibile sorriso per accompagnare l'indigesta richiesta.

Kanda restò un attimo interdetto; possibile che vincesse sempre lui? Era mai possibile, che quando gli sorrideva così non riuscisse più a dirgli che poteva anche andare all'Inferno, per quanto gli importava? Forse perché, anche se solo un pochino, magari gli importava? Maledizione.

- D'accordo. - borbottò a denti stretti, quasi spaventando Lavi. - Io però ti aspetto ai piedi delle scale, chiaro? - precisò, prima che l'altro si facesse delle illusioni.

Tuttavia, quando questi annuì, allargando a dismisura il sorriso, il cuore di Kanda fece uno strano salto e un terribile presentimento si insinuò in lui.

Per non parlare della vocina nella sua mente che lo canzonava, facendo presente che si godeva una vista meravigliosa dalla cima di Inari.



Lavi si sentiva ansioso, ma soprattutto a disagio; eppure non avrebbe dovuto farsi tutti questi problemi per un bagno, giusto? Invece se li faceva. Un gran mucchio.

Era conscio che per un Giapponese lavarsi in un'area comune veniva considerato assolutamente normale, non si trattava di quello, e nemmeno poteva imputarlo a una questione di pudore, perché non era proprio il tipo da vergognarsi della propria nudità. Ciò che lo preoccupava, dovendo essere del tutto sincero, era quella di Kanda.

Provava uno strano misto di emozioni al pensiero che entro pochi minuti l'avrebbe visto senza veli, e tutte quante puntavano nella medesima direzione, la stessa che gli aveva fatto esprimere quei desideri malati per l'intera giornata: si sentiva attratto da lui.

Desiderava poter godere dello spettacolo di Yuu nudo e allo stesso tempo avrebbe voluto accampare una scusa per sottrarsi a quella prova, perché lo terrorizzava il pensiero che lui se ne accorgesse, che se ci fossero stati altri presenti potessero notare come lo guardava; senza contare il fatto che, per quanto autocontrollo avesse, il tipo di reazione cui il suo corpo rischiava di cedere non era mascherabile in un posto dove tutti stavano, per forza di cose, senza vestiti.

Inoltre, il solo immaginare di trovarsi immerso nell'acqua bollente della grande vasca insieme a Yuu, accanto a Yuu, lo mandava in corto circuito mentale ancora prima che il giovane si fosse anche soltanto spogliato.

Tuttavia, doveva sperimentare ogni cosa delle usanze locali, inclusa quella del bagno rilassante; si chinò sul lavandino di quello comune del piano a cui erano le loro stanze, buttandosi sul viso dell'acqua fredda, nella speranza di calmarsi un poco.

- Dove accidenti sei? - ringhiò una voce nel corridoio, facendolo sobbalzare e quasi sbattere contro il rubinetto. - Non morivi dalla voglia di vedere come si usa la vasca comune?

Lavi avrebbe giurato che quel 'vedere' suonasse come un 'annegare' e rabbrividì al tono irritato di Kanda.

- Arrivo, ero alla toilette! - disse a voce appena più alta del dovuto, per essere certo che questi lo sentisse bene.

Un 'Tch' assai seccato accolse quell'affermazione e subito dopo si udì rumore di passi in allontanamento. Lavi si precipitò fuori all'inseguimento del giovane, raggiungendolo davanti al piccolo ascensore dell'hotel; poco dopo erano al pianterreno di fronte alla reception, per chiedere di usare sala da bagno Giapponese.

L'addetto prese la chiave e fece strada, aprendo la porta per poi congedarsi con un breve saluto. I due giovani entrarono, chiudendo bene dietro di loro e, posate le ceste fornite dall'hotel, nelle quali avevano riposto l'occorrente per il bagno insieme alla biancheria pulita, iniziarono a spogliarsi davanti agli armadietti in cui andavano riposti gli effetti personali.

Lavi gettò al suo interno i vestiti che indossava e vi mise anche il marsupio con soldi e documenti, chiuse e si infilò il laccetto elastico cui era legata la chiave al polso. Quindi si chinò sulla cesta per prendere l'asciugamano fornito dall'hotel e il sapone, sbirciando di sottecchi Kanda, il quale, già completamente nudo, stava inchiavando l'armadietto. Si gettò l'asciugamano sulle spalle, voltandosi per aprire la porta scorrevole a vetri (rigorosamente opachi) che separava l'atrio del bagno dalla sala vera e propria con docce e vascone, subito seguito da Lavi, per una volta in religioso silenzio.

Alla loro destra c'erano sei postazioni doccia installate a muro, ciascuna con specchio, sgabellino per sedersi e kit di saponi (bagnoschiuma/shampoo e balsamo), più una bacinella per sciacquarsi. I rubinetti erano disposti a circa mezzo metro da terra, in modo da accedervi comodamente una volta seduti sullo sgabello di plastica, così come gli specchi.

Prima che potesse chiedergli qualsiasi cosa, Kanda indicò le docce, avvicinandosi a una di esse e prendendo del sapone dal dispenser per poi iniziare a stenderlo su di sé.

- Lavati per bene, sciacquati altrettanto bene, poi potrai entrare nella vasca. - spiegò con sufficienza, aprendo il rubinetto di una delle postazioni.

Lavi annuì, ma aveva sentito solo marginalmente ciò che gli era appena stato detto, intento com'era a cercare di controllare le proprie fantasie; si scoprì incapace di distogliere lo sguardo dal corpo di Kanda, il quale pareva non accorgersi assolutamente di essere concupito in un modo così sfacciato mentre attendeva a una normalissima attività come la cura di sé stesso.

Lavi avrebbe voluto toccare quei meravigliosi capelli, neri come l'ebano, e molto, molto altro di lui... Fortunatamente, i suoi pensieri lascivi furono interrotti dall'ingresso di altri due ospiti dell'hotel, i quali gli si affiancarono, procedendo a insaponarsi. Costretto a tornare alla realtà, il giovane si adoperò per finire di sciacquarsi prima di loro ed entrare in tal modo nella vasca insieme a Kanda, che stava scavalcandone il bordo giusto in quel momento, per immergersi poi fino al torace nell'acqua bollente.

Un'ondata di riflusso si rovesciò con un sonoro scroscio dalla vasca sul pavimento, finendo nelle grate di scolo grazie alla leggera inclinazione di quest'ultimo, quando Lavi fece altrettanto; ciò, ovviamente, gli guadagnò dall'altro occupante un'occhiata da incenerire un palazzo.

Kanda avrebbe voluto strangolarlo, ma riuscì a trattenersi, deplorando mentalmente l'espressione idiota e sorridente sul viso di Lavi, il quale aveva appoggiato la schiena contro uno dei lati e disteso le braccia sul bordo della vasca, lasciando penzolare le mani fuori.

- Che meraviglia! - esclamò il giovane, reclinando la testa all'indietro, il che fece sollevare un sopracciglio a colui al quale la sua esternazione era rivolta.

Prima però che questi potesse redarguirlo in qualunque maniera, gli altri due uomini presenti si avvicinarono per entrare nell'acqua.

Kanda fece segno a Lavi di spostarsi e cambiare posizione per occupare meno spazio, ma quando si rese conto che l'idiota non recepiva, anzi proprio non lo guardava, scivolò verso di lui prendendogli un braccio e scansandolo di peso con un colpo d'anca.

Lavi si sentì afferrare e poi urtare; spalancò il suo unico occhio di colpo, sorpreso, trovandosi le mani di Kanda su un polso e attorno alla vita. Il viso gli cambiò colore all'istante, raggiungendo una tonalità pericolosamente simile a quella dei capelli, perché non solo Yuu lo stava toccando, poteva persino percepire il corpo di lui contro il proprio, anche se si trattava di un contatto marginale, fianco contro fianco.

Le mani che l'avevano bloccato si ritrassero, ma quel contatto rimase; Lavi non riusciva a distogliere il pensiero dal sedere di Yuu che da un lato toccava il suo... Sì, in realtà erano solo i loro fianchi a toccarsi, ma la sua mente in quel momento non coglieva la differenza; finché fu troppo tardi per rimediare.

Rendendosene conto con orrore, si alzò di scatto, grato di essere stato così previdente da appoggiare il proprio asciugamano sul bordo della vasca dopo esservisi seduto dentro e coprendosi con esso.

Kanda gli rivolse uno sguardo interrogativo, vedendolo uscire di punto in bianco e avvolgersi il telo da bagno sui fianchi, ma non commentò né chiese spiegazioni.

Lavi abbozzò un sorriso assai imbarazzato, rispondendo alla domanda inespressa.

- È... troppo caldo; vado a rinfrescarmi di là. - disse, schizzando verso la porta a vetri e sparendo nell'antibagno.


 

Il contatto con l'acqua fredda parve riportare un po' di buon senso nella testa di Lavi, oltre che calmarne i bollenti spiriti. Il giovane prese un profondo respiro; si bagnò la faccia una seconda volta e poi una terza.

Improvvisamente si sentì davvero stupido; tutta quella smania di conquistare qualcuno che conosceva appena, un altro uomo per giunta. Doveva essere uscito di senno per alimentare quel desiderio al punto di rendersi ridicolo davanti a tutti.

Rise sommessamente fra sé. Innamorarsi così di uno Yakuza; sì, decisamente era una follia che non poteva concedersi. Promise a sé stesso di mantenere le distanze e ignorare l'attrazione che sentiva per Yuu.

La ritrovata ragione gli suggerì di andarsene a dormire subito, dal momento che la mattina seguente avrebbero dovuto alzarsi presto per continuare la visita di Kyoto. Un saluto veloce e poi di corsa a letto, coraggio, ce la poteva fare!

Fermò per bene l'asciugamano intorno ai fianchi, prese un respiro e si riaffacciò nel bagno.

- Ah, Yuu... sono molto stanco, vado a dormire. A domani. - disse tutto d'un fiato e poi richiuse la porta senza aspettare l'eventuale risposta.

Kanda sollevò un sopracciglio, perplesso. Erano proprio strani, questi occidentali. Pazienza, avrebbe continuato il suo bagno in santa pace, ora che Lavi se n'era andato.



 

NOTE:
Forse io sono pigra, ma in tre volte che ci sono tornata a visitare questo trio di templi ho fatto solo una manciata di foto. Invece mi sono resa conto che tutti gli altri turisti hanno documentato maniacalmente ogni passo fatto durante la loro visita XD Bè, meglio così, almeno ho trovato foto da mostrare XD

Yasaka Pagoda:

Tempio di Kodaiji:

Tempio di Chionin:




Visto che nessuno ha detto "no per carità non ti dilungare", mi sono costretta ad inserire i dettagli anche del secondo e del terzo tempio; adoro Kiyomizu, diciamo pure che questa triade di templi è la mia preferita.
 
In realtà, di Chionin avevo poco da raccontare XD Ci sono arrivata che ero stanchissima, faceva un caldo boia ed era pure tardi (inoltre ero anche incazzata perché un tizio con un cane zombie aveva tentato di rimorchiarmi), per cui mi sono limitata a fare un giretto del perimetro e poi, come ho visto che in uno degli edifici si poteva entrare, che c'era il tatami in terra e ci si poteva sedere... bè. Mi sono fiondata dentro. XD
Non so quanto interessi, ma dopo lungo penare sono riuscita infine a portare a termine una storia che avevo iniziato all'incirca a Ottobre scorso...
Ci sono voluti solo otto mesi. La prima e unica cosa nuova che ho prodotto a parte quelle 500 parole di "Moonlight Shadow". Dite che è di buon auspicio? Inizierò a pubblicarla per il LaviYuu Day, se tutto va bene... Sono a Parigi quel giorno, per cui non so se ci riuscirò.
Ho riesumato anche un'altra storia che giaceva nel mio Hard Disk da tipo 3 anni, dovrei riuscire a pubblicare il primo capitolo anche di quella. Spero.
*Incrocia le dita*

Secondariamente, se scopriste da un giorno all'altro che vostro padre si è giocato i risparmi di una vita, suoi, di vostra madre e di vostra nonna, come vi sentireste?

Già, sono una donna fortunata, nevvero? E' tanto che non sono in mezzo ad una strada, per cui comprenderete che mi sarà difficile essere concentrata sullo scrivere, adesso più che mai.

Nonostante ciò, non intendo rinunciare, a nessuno dei miei progetti.
E' bello ritrovarsi in queste situazioni ad una manciata di giorni da un evento cosplay per il quale si è prenotato (e pagato) mesi prima...

 

@mamie: Se potessi, io sarei sempre in viaggio XD (Spirito da esorcista? XD O spirito da Kanda? "Più lontano sto da 'casa' meno mi rompono e non li devo sentire")
--> "questo strano reportage mi piace veramente tanto, anche perché è "visto" con gli occhi dei nostri due adorabili idioti"
XD Sì, loro due insieme sono sempre adorabili, è il modo in cui interagiscono, non lo si può negare XD Io penso che si siano resi conto quasi subito di essersi 'trovati', comunque si voglia intendere il loro rapporto. C'è poco da dire, si completano a vicenda, ecco!
-->"Se mai dovessi andare in Giappone (sogno proibito da un sacco di tempo) ti prenderei sicuramente come guida turistica!"
Se le cose in Italia continuano ad andare a scatafascio, ci finisco a fare la guida turistica u_u
Forse dovrei iniziare da subito a proporre viaggi organizzati in Giappone, così mi esercito XD
 
@mrs mustard: anzitutto grazie dell'incoraggiamento, sempre gradito^^
XD Quando ho visto il coniglio e scoperto che è l'equivalente del loro Cupido ho riso troppo XD Le pietre dell'amore, poi, non so come le abbiano pensate XD
Avete voluto le descrizioni, eccole... Ciò ha però provocato uno slittamento del punto in cui le cose iniziano a farsi 'serie', quindi immagino che, come molte altre lettrici, sarai rimasta delusa^^"
Però almeno si intuisce a cosa mira Lavi XD Non che non fosse chiaro dall'inizio, visto il tema della storia, vabbè XD
-->"Yu Kanda è giapponese, ma con la G maiuscola"
*Lei lo scrive maiuscolo a prescindere, per partito preso*
 
@Rebychan: come sempre, grazie anche a te per il sostegno che mi dai.
Sono lieta di essere riuscita ad evocare le immagini di questi bellissimi posti con le mie descrizioni, è sempre difficile far 'vedere' al lettore quello che i tuoi occhi hanno potuto osservare.
--> "Sì, perché ormai è chiaro che i due hanno iniziato a provare qualcosa l'uno per l'altro"
*annuisce* Sì XD E come sempre, Lavi si rende conto di questo 'qualcosa', mentre Kanda si illude che non sia nulla di importante, solo una seccatura passeggera XD
--> "Devo dire che la faccenda è davvero imbarazzante"
A volte Lavi riesce ad essere molto imbarazzante XD Ma noi lo amiamo anche per questo XDD
Magari altri lettori si saranno annoiati per il proseguire del resoconto sui templi, anche se ho cercato di non esagerare con le descrizioni, ma alla fine è sempre così; accontenti qualcuno e deludi qualcun altro^^""altri lettori si saranno annoiati per il proseguire del resoconto sui templi, anche se ho cercato di non esagerare con le descrizioni, ma alla fine è sempre così; accontenti qualcuno e deludi qualcun altro^^""

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