cap55
-No, oh no George – esclamò Hermione asciugandosi
qualche residuo di lacrime sul viso – vieni pure!- fece alzandosi dallo
sgabello.
-Mmm biondo non va affatto bene che tu faccia piangere
la mia principessa dopo meno di dodici ore! Non la devi stressare: è in stato
interessante!- fece lanciandogli un’occhiata ambigua.
Hermione arrossì come un peperone.
“Cosa diavolo sta dicendo questo imbranato?!”
Il volto di Draco passò da una sfumatura dapprima
rosso ciliegia poi ad un verdognolo sbiadito.
In quel momento non sapeva cosa dirle! Era stato
talmente bene che sembrava di essere a qualche anno prima. Quando erano ancora
una coppia! E ora scopriva…
-Sei incinta Hermione?! Quando volevi dirmelo?! Non
credevo che t-tu…io…- non era più capace di spiccicare parola. Era sotto shock!
Anche Hermione era rimasta paralizzata all’uscita
infelice dell’amico.
Si ha presente quando ci si trova sott’acqua e si
riesce a risalire per un soffio? Bene, Hermione appena risalì da quell’abisso
diede una gomitata a George in grado di farlo piegare in due!
-Cosa diavolo stai dicendo George?! Io non sono
incinta! Non lo sono! Draco!- alzò le braccia cercando qualsiasi parola
per calmarlo, il suo colorito era tornato del colore normale ma vedeva nei suoi
occhi una patina di dolore e diffidenza. Così tento di avvicinarsi a lui ma
George, perfido lui, la tenne stretta per la vita- Draco non sono incinta! Non
potrei esserlo! Io…-
-Mezzosangue ti avrei fatto gli auguri se fossi stata
incinta! Cosa ti aspettavi? Una sceneggiata stile Blaise? Io non sono lui e poi
nemmeno mi importa. Cioè potrei avere un nuovo nipote ma che
differenza farebbe?! Lo amerei come James e come Victoire oppure come il figlio
di Theo. Perché non dovrei voler bene a tuo figlio?
L’aveva letteralmente freddata. Cattivo! Ma l’avrebbe
pagata. Da quel momento.
-Assolutamente non sto dicendo questo! Dico solo che
per il momento io e George vogliamo godere della vita mondana… –
George la strinse ad indicare di smetterla ma le i gli rivolse un sorriso
diabolico - fino a quando la prossima estate ci sposeremo! Sai George me
l’ha chiesto giusto qualche settimana fa e sono rimasta spiazzata ma poi con
tutto il mio fiato gli ho risposto “Certo che ti sposo fagiolino!”- concluse
con una scintilla negli occhi.
I due uomini sconvolti per le parole della mora quasi
si strozzarono al nomignolo “fagiolino”. Beh a qualcosa dovevano valere
tutti quei romanzi rosa e quei film romantici fino alla nausea! Sarebbe stata
cattiva perché Draco questo aveva usato nei suoi confronti: cattiveria.
“Smettila di parlarmi come se fossi una ritardata
Draco! Ho capito e ti comprendo. Quello che più mi strazia di questa
storia è perdere uno degli amici più cari che ho avuto” concluse abbassando la
testa e nascondendo gli occhi dietro ai ricci che con tanta fatica aveva
acconciato solo per lui quel pomeriggio. Aveva cercato di essere sempre
presente per lui ma allo stesso tempo discreta! Dove, cosa aveva sbagliato?
Lei lo amava per Morgana! Aveva sperato di
essere ricambiata ma non era stato così. Allora non gli avrebbe reso difficili
le cose. Lo avrebbe congedato come meglio poteva.
“Uno degli amici più cari che ho avuto…” beh, forse
aveva esagerata ma doveva pur uscirne da grifona.
Bugiarda, ne era uscita da codarda e infida.
Il veleno del serpente le aveva contagiato il cuore.
Cattiva!
Non voleva che si lasciassero per davvero! Voleva
sapere solamente se da solo avrebbe sofferto per la sua mancanza! Voleva
qualche settimana di pausa. Voleva capire se davvero era l’unica che gli faceva
quell’effetto quando incontrava i suoi occhi. Non voleva altro sesso, non
voleva altre labbra che non fossero le sue.
Ma aveva paura.
Ne aveva avuta anche prima di chiederle di uscire la
prima volta e ora voleva riflettere prima di fare una stupidata.
L’avrebbe fatta di sicuro data la sua risposta.
Passeggiare per la Londra babbana lo aveva fatto
rincitrullire con i fiocchi. Sposarla. Legarla a se per sempre.
“Uno degli amici più cari che ho” ma cosa diavolo
significava?!
L’aveva usato per…per…per il sesso!
Non aveva mai preteso nulla da lui!
Ogni regalo era una guerra! Non voleva che spendesse
un capitale e ogni volta dopo una festività restavano bisticciati per i
seguenti tre! Perché allora lei lo considerava un amico?!
Aveva fatto con lo Sfregiato e con la Donnola quello
che aveva fatto con lui?!
Non poteva crederci.
Non poteva restare un minuto di più in quella stanza.
L’abbracciò, le mormorò sulla guancia un ti voglio
bene e scappò via.
Da solita serpe quale era.
Erano rimasti amici, poi.
Dopo un mese dove lei era sparita al seguito di Ginevra
per i preparativi delle imminenti nozze e dove lui ogni volta che poteva si
azzuffava con gli altri “cari amici”.
Sparita la rabbia era rimasto l’affetto.
C’erano sempre l’un per l’altro ma il muro
dell’imbarazzo era sempre presente tra loro. Sino a quando lei non andò dai
propri genitori in Australia e poi al “paese delle manette.”
I rapporti migliorarono. Si sentivano spesso come due
cari vecchi amici.
Poi la sera ognuno si rotolava tra le proprie lenzuola
a pensare come sarebbe stato se nel posto freddo accanto ci fosse stato
l’altro.
-Mmm…Hermione, tesoro, gli hai fatto prendere un
colpo! Perché gli hai detto questa cosa?- chiese George con un filo di voce.
Lei per tutta risposta sfoderò un ghigno degno del
maestro.
-Perché è la verità luce dei miei occhi!- una infida
idea le balenò in testa- ora gli voglio far vedere l’anello di fidanzamento
amore. Che ne dici? Mi accompagni a prenderlo “pucci pucci”?- gli chiese
facendo gli occhi da cerbiatta e facendo scendere una mano in un modo
imbarazzante sulla coscia del collega.
Ad occhi sgranati mormorò un “si padrona” e
dopo un attimo sparirono dietro la porta a scrigno.
-Vuoi farmi vergognare Herm? Vuoi davvero farmi
vergognare?! Si vede da un miglio che sono gay e tu gli dici che ti ho chiesto
di diventare mia moglie! Mio Dio che imbarazzo! Chissà cosa direbbe il mio
povero Werner!- sbottò contrariato.
La ragazza furibonda acciuffò per la collottola l’uomo
decisamente contrariato e gli sibilò contro l’orecchio: -Fammi sentire come sei
passionale George! Per qualche giorno trovami irresistibile!- lo mollò con poca
grazia e si avvicinò al suo portagioie. Riprese quel solitario che utilizzava
raramente. Lo aveva ricevuto in dono dalla nonna l’anno che si trasferì negli
Stati Uniti. Era bellissimo e raffinato. “Come solo i Malfoy possono
sceglierli!”
Balle! Anche il suo povero nonno aveva trovato un
bellissimo anello quarant’anni prima!
Dopo averlo infilato al dito prese la sua fida
bacchetta e trasformò tutta la sua pudica biancheria in una seducente e in
tutti i toni del verde e del grigio. I vecchi pigiami felpati trasfigurati in
baby doll e vestagliette di classe.
-Che ne dici?- chiese una Hermione imbarazzatissima
nella sua camiciola da notte verde smeraldo coperta poi da una vestaglia corta
grigio perla.
-Dico che se fossi un uomo vero ti sbranerei! Andiamo
ad uccidere quel sacchetto di pulci!- e iniziò a marciare verso il soggiorno –
a proposito! Con quello “strumentino” devi organizzarmi un matrimonio perfetto
per me e per il mio piccolo Wern!- le propose contento.
-Fammi uccidere Malfoy e poi avrai tutto quello che
vuoi George… anche la sua testa!-
Rientrati in cucina trovarono il biondo intento a
scolarsi un calice di vino colmo fino all’orlo.
-Draco non puoi berlo!- gridò strappandoglielo da mano
– farà contrasto con le medicine! Smettila ti prego!- rendendosi poi conto di
aver cambiato atteggiamento nei suoi confronti tornò ad essere l’Hermione
inviperita- ecco guarda. Visto che bel solitario mi ha regalato George?- fece
lei fintamente carica di aspettativa.
- Sembra una brutta copia
di quello di mia nonna!- sbottò infastidito il biondo.
A quel punto intervenne il fido compagno.
-Ma lo è Draco! È l’anello che mio nonno, nel lontano
1957, regalò alla mia deliziosa nonna Emmeline per chiederle di sposarla. Sai,
ho conosciuto Hermione in un ospedale psichiatrico. Era andata a fare da
assistente ad un vecchio ginecologo bavoso e io a trovare la mia dolce nonna
Emmeline. Quando all’improvviso compare lei, una visione in verde smerlado.*-
-Verde? Tu non porti il verde smeraldo!- sbottò
meravigliato.
-Qualche volta si Draco…-
-George io…- fece per intervenire in tutto ciò ma George
in preda oramai alla febbre dell’attore non l’avrebbe più smessa.
-Lo porti!-
-Lo porto- disse in direzione di Draco mesta.
Il biondo, in tutto ciò, aveva la testa che gli
scoppiava da tutte quelle informazioni nefaste e sembrava che i due novelli sposi
non volessero smetterla di tormentalo.
- E così vedendola avanzare
leggiadra per il corridoio chiesi alla mia dolce nonna: “Nonna Emmeline hai
visto mai cotanta bellezza in una sola donna? Potrà mai innamorarsi di me?”. E
così la mia cara dolce e sensibile nonna Emmeline mi carezzò dolcemente i
capelli e disse…- e lasciò un’po’ di suspance.
-Che cosa disse?- fece morboso dalla curiosità il
biondo.
-Disse… che diavolo ragazzo! Vai subito a provarci con
lei! Entro tre anni la voglio in famiglia e con almeno una dozzina di bambini
al seguito!- e concluse con una sonora pacca sul sedere di Hermione.
Le facce dei due ascoltatori erano paonazze. Hermione
non poteva credere a ciò che George in meno di un minuto si era inventato.
Draco, d’altro canto, aveva immaginato Hermione come la signora Weasley. Una
dozzina di bambini per Merlino! Quanti sarebbero stati? Dodici? Tredici? E lei
era felice di farlo! Quella non era la sua Hermione! Aveva sempre immaginato
una prole sui tre, esagerando, quattro figli! Ma Morgana tredici erano troppi!
Il cellulare di George suonò d’improvviso e così
com’era entrato in scena uscì. Doveva andare in ospedale a causa di un collega
che aveva avuto un malore.
-Fagiolino vuoi portarti un boccone in
ospedale? Sarai affamato!- fece lei preoccupata per lo stomaco dell’amico.
-Non preoccuparti micetta – fece
abbracciandola- mi sazierò pensandoti in mise discinte mentre gridi il mio
nome…- il viso di Draco era diventato un lenzuolo e George immerse il coltello
nella piaga- non ti spiace che invochi il mio nome, vero Draco? Sai com’è, c’è
chi l’ha per un’po’ sotto di se e chi l’avrà per sempre- con una mano a coppa
prese il seno destro della compagna e lo strinse- che morbidezza! Vado
panterona mia!-
Schioccatole un bacio velocissimo sulle labbra corse
alla porta d’ingresso.
Una volta sentito il tonfo si guardarono imbarazzati
fino a quando, notando l’ora tarda, decise che il biondo doveva riposare.
-Vieni Draco, ti mostro la ca-camera da letto.- disse
facendogli cenno di seguirlo.
La vestaglia grigio perla svolazzava al ritmo dei suoi
passi veloci mostrandogli una porzione abbondante di cosce.
Arrivarono ad una camera dove la ragazza lo fece
accomodare e lui la riconobbe come la camera di Hermione. Semplice ma
ad effetto. Il mobili erano color noce ed avevano alcuni riporti in
pelle nera. Ad esempio il letto aveva una larga spalliera in pelle nera e sopra
di questa c'era una sola grande tela simile a quelle che aveva nel soggiorno
con una frase che non conosceva affatto.
"E l'occhio ride ma ti piange il cuore, sei
così bella ma vorresti morire, sognavi di essere trovata su una spiaggia di
corallo una mattina dal figlio di un pirata, chissà perché ti sei
svegliata..."**
Non conosceva il proprietario di quella frase ma sembrava fatta per la
Mezzosangue. Lui era un' po' figlio di un pirata! Erano i cattivi delle fiabe
dei babbani. E suo padre aveva fatto passare brutti quarti d'ora a tutti loro.
Hermione intanto iniziò a fare un’po’ di spazio in un cassetto per far
comparire della biancheria pulita da uomo.
Con un abile movimento del polso cambiò le lenzuola
rosse e ne mise un paio azzurro candido.
“Come i suoi occhi quando era felice”
- La casa è un’po’ piccina
e il divano è veramente scomodo quindi di-divideremo il letto. Ti spiace?- fece
imbarazzata.
- No, non preoccuparti per
me va bene ma quando tornerà il tuo ragazzo?- Hermione per qualche attimo non
rammentò chi fosse il suo ragazzo ma dopo lo smarrimento iniziale gli
rispose.
- Non preoccuparti, George
non abita con me, non dorme con me.-
Come era possibile? Stavano insieme e non dormivano
insieme? Che razza di fidanzato si era scelta?
La rivoleva.
“Non
ti spiace che invochi il mio nome, vero Draco?
Sai com’è, c’è chi l’ha per
un’po’ sotto di se e chi l’avrà per
sempre”.
Sarebbe stata una serpe con i fiocchi se non fosse
stato un lurido babbano.
L’avrebbe riconquistata.
- Capisco, quindi abbiamo
il lettone tutto per noi?- fece in modo sensuale.
- Beh, temo proprio di si!-
rispose torcendosi i capelli imbarazzata.
- Vado a fare una doccia e
torno Herm, mi aspetti a letto?- concluse lui.
- No,n-no vado a mettere un
attimo la cucina a posto, fa con comodo!-gli disse ormai già lungo il
corridoio.
Dopo circa tre quarti d’ora Hermione tornò in camera
da letto sperando che si fosse addormentato. E così sembrava. Quei medicinali
probabilmente erano molto forti e l’avevano messo ko dopo la doccia.
Così andò verso la sua parte di letto che lui le aveva
lasciato libera e si sfilò la corta vestaglietta rimanendo in un semplice
abitino da notte.
“Speriamo stia dormendo davvero”
Mentre alzava il lenzuolo per coprirsi notava il corpo
dell’uomo accanto a lei. Era proprio come lo ricordava. Tonico, longilineo e
con poca peluria biondissima.
“Pensavo fossi interamente glabro Malfoy!” fece mentre
passava le mani sul petto per raggiungere il collo. Le sue mani calde andarono
a ricoprirle i glutei attraendola di più a se.
“Ho tutto al punto giusto Mezzosangue” le rispose
languido mentre le baciava avidamente il collo e si spingeva verso il bacino di
lei.
“Posso averne una dimostrazione?” fece estremamente
maliziosa cercando di abbassargli i boxer sui glutei sodi.
“Per lei questo ed altro…” e continuarono a scoprirsi
quel pomeriggio come mai avevano fatto.
Il calore a quel ricordo le aveva infiammato le guance
fino a farle diventare un rosso corallo. Le gambe le tremavano ma non doveva
svegliarlo. Gli diede le spalle e cercò di regolare il suo respiro decisamente
troppo corto.
Lui era sveglio invece e aveva seguito tutta la scena
bramoso di lei. Aveva sentito poi il suo sguardo addosso. L’aveva terribilmente
eccitato, come tuttavia faceva sempre.
“Draco…” un gemito strozzato le fermò le parole in
gola.
“Dimmi Hermione, dimmi tutto…” continuava lui
imperterrito mentre cercava di strapparle la carne dalle cosce talmente che la
tirava con forza su di se.
“Io…io Draco ti…” un gemito prolungato la costrinse a
fermare le parole in gola per raccogliere ossigeno per quell’orgasmo che la stava
ancora squassando. Quelle vibrazioni portarono anche lui all’apice e mentre si
svuotava la baciò con passione e poi le mormorò sulle labbra “Sei l’unica…Sei
l’unica che voglio” e se la ritirò sul petto fino a quando finirono
addormentati.
Entrambi non riuscivano a dormire.
Entrambi sapevano che la persona che volevano al loro
fianco ogni notte era lì di fianco ma non riuscivano ad abbattere quel
muro che li avrebbe portati alla felicità.
Dopo una presa di coraggio enorme Draco le si
posizionò alle spalle facendo aderire il suo petto caldo contra la schiena di
lei coperta da quel sottile strato di seta.
“Hermione…”- lei sussultò come una gazzella ma non
riuscì a staccarsi da quel tocco bollente e gentile.
Un sussurro roco fu tutto quello che riuscì a
produrre. La bocca si perse a baciarla il collo, ogni vertebra cervicale
procurandole brividi di piacere immensi. La lingua andò a leccare le fossette
alla base del collo.
“Quanto gli erano mancate!”
Una volta portata all’estrema eccitazione infilò le
mani sotto il corto abitino scoprendo una culottes in pizzo verde che lo mandò
in estasi.
La voltò irruento verso di se e iniziò a baciarla con
avidità. Sempre con più passione. La lingua riscopriva ogni antro lasciato anni
prima. Come aveva fatto a farla andare via così? Come aveva potuto essere così
pazzo? Dalla felicità gli salivano le lacrime agli occhi.
Aveva ritrovato la casa.
Aveva ritrovato la sua casa.
L’urgenza non stava dando loro la giusta quantità di
lucidità. Le mani correvano da per tutto come un cieco che dopo cento anni
rivede la luce. Si aggrappa a questa e non la lascia fino a quando non ne è
sazio.
Per ore si completarono l’un l’altro.
Avevano ricostruito il loro puzzle.
Le mani di Hermione corsero ai biondi capelli di lui
tirandoli leggermente.
“Erano ancora i suoi capelli, quei capelli che potevi
bistrattare per ore senza che lui sentisse alcun vero dolore”
L’emozione l’aveva portata già al limite, aveva
urgenza di averlo dentro di se. Senza alcun pudore, senza alcun pensiero.
Voleva indietro se stessa e per riaverla aveva un
bisogno disperato di lui.
Di loro.
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Salve ragazze! Perdonate il ritardo a postare questo capitolo ma ieri non ero
convinta di qualche parte e ho desiderato rivederla prima di pubblicare. Spero
sia stato di vostro gradimento anche questo capitolo.
* Questa parte è stata ripresa dal film "Il matrimonio del mio migliore
amico". Già ho detto che vado matta per questo film???
** Questa citazione invece viene dall'ultima canzone di Cesare Cremonini
"Il Comico".
Spero che vi sia piaciuto questo capitolo e anche se non sia stato di vostro
gradimento fatemi sapere cosa ne pensate.
Un bacione
Poseidonia=)
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