Destino

di MadHatter96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3.5 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** capitolo 18 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 22: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Destino
Capitolo 1
È inutile gridare, tanto qui non mi sente nessuno tranne  loro… loro chi? Chi sono quei tizi che non fanno altro che ridere e bere? Dov’è mio padre? Dov’è mio fratello? Dove sono tutti? Sono sola, non ho nessuno a cui aggrapparmi. Light, Light! Dove sei? Ti prego, vieni a portarmi via!
Non so nemmeno se mi trovo ancora a Tokyo… forse non sono più nemmeno nel Kanto, nemmeno a Honshu… cerco inutilmente di liberare le mani dalle corde che mi lacerano i polsi, mi sento stupida nel farlo perché so perfettamente che non serve a nulla, ma è una cosa che va fatta secondo copione: in fondo che altro posso fare? Non posso nemmeno parlare per colpa di questo stupido pezzo si stoffa che mi serra le labbra.
Cerco nell’oscurità di identificare qualcosa, qualunque cosa che possa mostrarsi famigliare, qualunque cosa che possa dimostrarmi che questo è un orribile incubo; serro gli occhi per impedire alle lacrime di uscire ma qualcuna me ne sfugge.
“Ma guardala!” Esclama uno sghignazzando
“Ehi! Non piangere bella! Se vuoi possiamo consolarti, che ne dici, eh?”
Ma che dicono sti pazzi!?
“Effettivamente è parecchio carina, è un peccato tenerla qui e lasciare che si annoi, dobbiamo essere gentiluomini no? In fondo né il boss né Mello hanno detto niente a riguardo…”
Mello? Hanno già pronunciato in precedenza questo nome… che cavolo vogliono fare?
Che domanda stupida, l’ho capito benissimo: mi rannicchio su me stessa, come se potessi sfuggire alla loro vista e fargli dimenticare che sono lì.
“Effettivamente mi secca non poco lasciarla così… tanto mica l’ammaziamo, lo scambio si può fare lo stesso, cosa cambia?”
Un uomo robusto mi si avvicina e si accovaccia per guardarmi in volto: “ E tu che dici piccola?”
È una domanda retorica, non posso rispondergli e anche se potessi non ne avrei la forza: ormai sul mio petto si è creato un blocco che mi serra anche la gola… posso solo guardarlo con gli occhi umidi e sbarrati.
Tremo di paura… ma in fondo, che cosa mi importa? Non sono nemmeno certa di uscirne viva da questa storia… Light! No, Light non mi abbandonerà, ne sono sicura! Né lui, né papà, né il signor Matsuda… non lo faranno! Light è la persona più buona e giusta che la terra abbia mai visto… non lascerà che dei tizi del genere mi facciano del male! Lui è quello che ora sta mettendo alle strette Kira, figuriamoci, questi qui li sbatte direttamente in galera… lui è il mio angelo custode… non mi lascerà da sola ora… mi ha sempre protetta, e lo farà sempre!
Serro nuovamente gli occhi: devo solo resistere un altro po’…
“Beh… chi tace acconsente, andiamo… non sai quanto rimarrai qui… e potrebbe essere una bella secca…!”
“Smettila di giocare!” Una voce fredda ma non acida si fa strada tra l’oscurità: non era tra le voci che ho sentito fino adesso.
Trovo il coraggio di spostare lo sguardo, di guardare oltre la spalla dell’uomo che mi sta difronte, e vedo un … ragazzo… sì, quello è un ragazzo! Avrà circa la mia età: è abbastanza alto, dei capelli biondi tagliati a caschetto irregolare gli ricadono sugli occhi color ghiaccio e un crocifisso gli ricade sul petto. Questa visione mi fa provare una sensazione di sollievo, supportata anche dalla tavoletta di cioccolato che sgranocchia: per me il cioccolato è sempre stato un simbolo di allegria.
L’uomo davanti a me si volta: “S-scusa Mello… è che…”
Mello?! Quello è Mello?! È la persona che loro temono di più!
Tutte le mie speranze svaniscono… in fondo, cosa stavo sperando!  Se un tipo si trova in un posto del genere, o è una vittima come me o è uno di loro… e se fosse stato una vittima non avrebbe parlato con quel tono…
“ Sta’ zitto. Andatevene tutti! Devo parlare con la ragazza.”
No, no! Non voglio rimanere da sola con lui! No! Vi prego, no! Signore, se è vero che esisti aiutami! Salvami! Aiuto! Light! Papà! No…!
La porta prima aperta si chiude e il ragazzo si avvicina a me;  prende la fascia di stoffa che mi stringeva la bocca e l’abbassa fino al mio collo, poi mi prende il mento e sul suo volto compare un accenno di sorriso, anzi, di ghigno:
“Hai paura?”
Sto tremando, non vorrei… ma non riesco a fare nient’altro.
Il ghigno scompare: “Rispondi almeno!”
Non voglio che si arrabbi, ma non ci riesco… non riesco a parlare.
Lui sospira portandosi la tavoletta di cioccolato alla bocca e mordendone un pezzo mentre si siede a gambe incrociate davanti a me.
“Sei ridicola!”
Lo so… ma… ma… vattene via! Ti prego! Lasciami andare! … vorrei urlare…
“Sayu Yagami eh? Sappi che non me ne frega un cazzo della tua vita… potrei ucciderti in qualunque momento, ma mi servi viva.”
“Perché?” Mormoro: la mia voce mi sembra come un sogno, una cosa di cui non ero più certa della sua esistenza…
“Non sai nulla del Quaderno della Morte?”
“C-cosa?”
Sorride di nuovo: “Che ingenua…”
Porta la tavoletta di cioccolato davanti a me… io la guardo perplessa… che sta facendo?
“Mordila se vuoi… il dolce consola.” Dice freddo.
Questo… è un gesto gentile. Sì è così… non… non mi vuole fare del male.
Trovo il coraggio di alzare lo sguardo e incontro i suoi occhi: sembrano… malinconici e freddi, ma non vuoti.
Forse non è così cattivo.
Mi faccio coraggio e mordo l’angolo accanto al segno dei suoi denti… non che il cioccolato mi attiri in questo momento… ma facendolo mi convinco di più che quel ragazzo forse un po’ buono lo è.
Lui mi guarda… direi quasi sorpreso
“Grazie…” mormoro: non posso dire di non esserne comunque spaventata.
Lui si alza ed esce chiudendo la porta e lasciandomi sola; ma sebbene la parete ci divide sento la sua voce comandare: “Lasciatela in pace.  A lei ci penso io”
 
Continua…

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Destino
Capitolo 2

Apro lentamente gli occhi nell'oscurità della mia stanza; le mie pupille non si sono ancora abituate alle tenebre della mia camera.
Mi giro trovando la posizione in cui mi trovo alquanto scomoda... ma che ore sono?
Faccio per allungare il braccio verso il comodino ma la mia mano non vuole muoversi, la sento premere contro la mia schiena e un'ondata di terrore mi invade l'anima: giro leggermente la testa per affondarla nel dolce e rassicurante calore del mio cuscino, ma al suo posto trovo qualcosa di freddo e duro che ricordo essere un pavimento.
Mi sento come trafitta da una lama ghiacciata: non posso muovermi, e se comunque riuscissi ad uscire da questa stanza non troverei mia madre e mio padre intenti a fare colazione... troverei solo quegli uomini, quelli che mi sorvegliavano. I ricordi riaffiorano: prima sfocati e irreali poi sempre più definiti e angoscianti. Provo a gridare ma la mia bocca rimane spalancata senza emettere alcun suono. Posso sentire il sapore delle mie lacrime. Cerco di alzarmi ma nella posizione in cui mi trovo non faccio altro che torturarmi le costole.
All'improvviso nella mia mente appare l'immagine di due occhi azzurro chiaro: gli occhi di quel ragazzo, di Mello.
Il respiro prima affannoso rallenta: mi tranquillizza il pensiero che lui si trovi in questo stesso luogo, sebbene io non sappia dove mi trovi. In realtà non avrei motivo ad aggrapparmi così tanto a lui, visto che probabilmente è stato proprio Mello a farmi rapire... però... forse è perchè in questo momento non ho nessun appiglio, nessuno di cui fidarmi... perchè sono sola.
La porta si apre e lui entra guardandomi dall'alto in basso:
" Ti sei svegliata."
Io lo guardo con il volto ancora premuto sul pavimento, tanto non penso (o almeno non spero) che si aspetti che io parli.
"Tra due giorni tuo padre verrà a prenderti." Mi dice duro.
Sgrano gli occhi e trattengo il fiato: è un sogno!
Ho paura che ora mi dica che mi sta prendendo in giro, che si è inventato tutto... ma perchè dovrebbe?
Lo guardo, lui è impassibile... allora è vero! Mi stanno venendo a prendere... sarò salva! Light, papà... sapevo che non mi avreste abbandonata! Finalmente rivedrò la luce del sole!
Chiudo gli occhi e sorrido: respiro piano per assaporare quel momento, per imprimere questa sensazione di sollievo nella mia anima...
"Grazie Signore..." sussurro.
"Tsk! Almeno ora starai buona." Oh no, si è arrabbiato? M-ma non ho mai parlato!
Mi fissa ancora un attimo, poi si volta, penso voglia uscire... lasciarmi qui...
"Aspetta!" Gli urlo; non so nemmeno io il perchè... forse non voglio rimanere ancora da sola al buio... in fondo il buio aumenta l'angoscia della solitudine.
"Puo-puoi... restare?" Chiedo timida e un po' tremante.
Lui increspa le labbra in un sorriso di scherno: "E tu credi che io abbia tempo da perdere con un ostaggio?"
E se ne va lasciando dietro di se l'oscurità.
La porta ormai è chiusa ma io continuo a fissarla, quasi sperando di vederci attraverso.
Provo ancora ad alzarmi ma è tutto inutile.
Mi chiedo chi sia in realtà quel ragazzo... cos'ha in realtà dentro di lui. Quando ho incontrato i suoi occhi mi sono sembrati come... non so... insicuri. Forse...
La porta si riapre improvvisamente interrompendo i miei pensieri e lasciando nuovamente emergere dalla luce la figura di Mello... è tornato?
Richiude la porta accendendo una torcia elettrica: non da una grande illuminazione, ma ora posso distinguere nettamente i lineamenti del ragazzo.
Lui si siede in un angolo alla mia destra e inizia a scartare una nuova tavoletta di cioccolato. Era solo andato a prendere quella?
"Sei tornato..."
"I mocciosi fanno spesso cazzate... non penso tu faccia eccezzione."
Come faccio a fare cazzate se nemmeno riesco ad alzarmi?
Mi guarda, e come se riuscisse a leggermi nel pensiero si alza e mi si avvicina... inizio a provare paura ma dentro di me so che non mi farà mai del male.
Si china e con una certa delicatezza mi afferra le spalle per poi sollevarmi in modo da mettermi in ginoccio. Mi sento completamente intorpidita e non sento nemmeno più la parte di viso che era spiaccicata al terreno.
Lui torna con fare seccato al suo posto e si risiede.
Lo guardo: " Grazie." La mia voce sembra più tranquilla di quello che dovrebbe essere. Lui non risponde e fissa un punto a caso ingoiando un pezzo di cioccolato.
Adesso sono sicura: Mello non è cattivo.
Prima ha parlato di Quaderno della Morte...
"Cos'è il... Quaderno della Morte?"

Continua.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Destino
Capitolo 3
“Che cos’è… il quaderno della morte?”
“Meglio per te non saperlo.” Risponde annoiato.
Meglio per me? Ma io voglio capire… in fondo ormai sono coinvolta.
“A cosa ti serve?” Insisto.
Lui sorride spavaldo: “A catturare Kira.”
Kira? Proprio quel Kira?!... Beh, non penso ce ne siano altri.
Ma allora perché mi ha rapita? Anche mio padre e mio fratello lo stanno combattendo… allora perché?
“M-ma anche mio padre gli sta dando la caccia… non puoi unirti a lui e…”
“Tsk! Ti sembra che io voglia allearmi con la giustizia!? Non voglio catturare Kira per il bene mondiale; è solo per mostrare a tutti che io sono il migliore.”
Lo guardo perplessa: migliore di chi?... non so se chiederglielo, rischierei di farlo innervosire.
“Senti, lascia perdere. Pensa ai cazzi tuoi!” Esclama.
Ma se l’ho solo guardato! Che cos’ha?
“Ma… questo non giustifica il mio rapimento.”
“Perché nella tua logica i rapimenti vanno giustificati?”
La sua tavoletta di cioccolato diminuisce sempre di più… quando la finirà tornerà a prenderne un’altra?
Ho bisogno di tenere la mente occupata.
“Ma per essere migliore devi per forza dare la caccia a Kira? Devi proprio rischiare così tanto?”
Sposta lo sguardo su di me, ma non è fulminante come al solito… è più… dolce.
“Non posso fare altro… devo arrivare a Kira prima di Near.” Al suo tono freddo questa volta si è aggiunta una nota di tristezza. È questo Near che gli brucia così tanto?
“Però non credo che quel tipo sia migliore di te in tutto… insomma, ci sarà qualcosa in cui tu lo batti.”
Senza rendermene conto sto parlando con lui normalmente, con tranquillità… come se non stessi parlando con il mio rapitore.
“Forse… ma comunque non vuol dire che sono come lui.” Questa volta parla quasi come lo stesse dicendo a sé stesso.
“Ma così non rischi di trascurare le tue doti per avere quelle di questo Near?”
Lui si blocca di colpo, quasi si dimentica di respirare, poi stringe i pugni e bruscamente si alza portando il suo viso fuori dal raggio luminoso della torcia ; la croce sul suo petto scintilla nel riflettere la luce dando l’impressione che sia lei stessa a brillare.
“Che cosa vuoi saperne tu, ragazzina!” Mi urla contro; io sussulto e istintivamente indietreggio con le spalle come a volergli sfuggire.
“Sc-scusa…” cerco di calmarlo.
“Tu pensa a fare l’ostaggio e non impicciarti nei fatti miei!” E così dicendo raggiunge la porta con poche falcate e se ne va sbattendola.
Io rimango nuovamente sola, con quello spicchio di pavimento illuminato. A quanto pare l’ho proprio fatto arrabbiare.
Che stupida a parlargli così! Lui è comunque il mio rapitore!
Mi piego cercando di rallentare il respiro che accelera: non ne posso più… papà, fai presto! Ti prego!
Che cosa dovrei fare?... Che domanda stupida! Non posso fare niente!
E… se mio padre cambiasse idea? O peggio, se gli facessero del male? Se lo uccidessero?
Di nuovo paura, di nuovo terrore.
Dubbi angoscianti, ancora peggiori dei precedenti: in fondo non mi ha detto perché sono stata rapita… e se fosse proprio per questo?
No, Mello ha detto che è per catturare Kira… non avrebbe motivo per far del male a papà… devo cercare di stare calma. Anche perché sono sicura che Light non gli permetterà di fare pazzie… lui studierà un piano… e saremo salvi. Sì, non può andare diversamente.
Poi sicuramente Light riuscirà a catturare Kira… lui è il mio fratellone, ce la farà! E quando tutto sarà finito andremo a Spaceland… magari possono venire anche il signor Matsuda e gli altri agenti con le loro famiglie!
Sì, presto l’incubo di Kira sarà finito… perché è tutta colpa sua! È colpa sua se Light e Papà rischiano la vita, è colpa sua se mi hanno rapita: Mello non avrebbe avuto interesse a rapirmi se non fosse stato per lui!
Un attimo… e Mello? Se Light cattura Kira cosa farà?
E se poi Light lo arresta? In fondo è il mio rapitore… dovrei esserne felice… allora come mai questa angoscia?
Abbasso lo sguardo verso il pavimento illuminato e noto abbandonata nell’angolo la mezza tavoletta di cioccolato fondente: devo averlo proprio fatto infuriare.
 
Continua…
 
 
Ringraziamenti:
Devo assolutamente ringraziare tutti quelli che hanno letto i due capitoli precedenti e che leggeranno questo. Grazie davvero. Non mi aspettavo che venisse letta da così tante persone…

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Capitolo 4
*** Capitolo 3.5 ***


Destino
Capitolo 3.5                            POV  MELLO
Che cosa ne sa quella ragazzina?! Chi è lei per dirmi cosa fare?!
È solo un ostaggio dannazione!
Procedo a passo svelto verso il divano e mi ci butto.
Le mie doti… figuriamoci! Devo battere Near… sono cresciuto con questo scopo, non posso cambiare ora.
Lui è sempre arrivato prima di me… sempre! Non posso permettere che succeda anche questa volta.
Se catturo Kira avrò il riconoscimento mondiale, prenderò il posto di L… e Near sarà annientato.
Tutti, anche lei, mi vedranno come il migliore, il numero uno! E quello lì non sarà nessuno.
Lei non capisce… non può capire… chi si crede di essere?
Sayu Yagami… tsk! Scommetto che è la cocca di papà!
“Che hai Mello? Stai progettando qualcosa?” Los mi fissa con gli occhi socchiusi.
“No, nulla… è solo che la mocciosa mi ha fatto innervosire.”
Lui scoppia a ridere: “ Mello, non dirmi che ti stai interessando all’ostaggio?”
Mi sto interessando a lei?... Tsk! Figuriamoci! Non me ne può fregare di meno di quella ragazza!... Semplicemente parla troppo, forse avrei  dovuto tapparle di nuovo la bocca…
“Volevo vedere se da lei potevamo ricavare qualche informazione, tutto qui.”
Los si volta e torna a interessarsi alla donna seduta tra le sue gambe.
Sayu… stupida! Riparleremo delle mie doti quando avrò catturato Kira.
Manca qualcosa… la tavoletta di cioccolato… maledizione! L’ho dimenticata nella stanza della mocciosa?
Sospiro e mi alzo per andare a recuperarla… spero di mantenere la calma, non ci guadagno nulla a spaventarla.
Apro la porta e la vedo: si è trascinata fino all’angolo, nel raggio luminoso della torcia. Si è addormentata, ma il suo volto non è rilassato… forse sta avendo un incubo. La tavoletta è accanto a lei.
Mi avvicino e mi accorgo che la ragazzina ha le lacrime.
Mi chino per afferrare il cioccolato, il mio orecchio è vicino alle sue labbra; la sento ansimare… sta mormorando qualcosa. Non è una cosa continua, è un nome pronunciato ogni tanto: “Kira…”
Sospiro e afferro quello che sono venuto a prendere, poi prima di alzarmi, senza motivo le dico: “Quello lì lo prendo io.”
Il suo respiro rallenta e il suo viso (anche se non del tutto) si rilassa.
Sorrido mentre me ne vado: “Tsk! Basta questo per farti stare zitta?”
Sayu, cosa mi dirai… quando sarò L?

Capitolo breve

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Destino
 
Capitolo 4
La stanza è completamente bianca: pavimento, pareti… tutto di un bianco surreale.
Non so dove sono ma questo candore non fa altro che mettermi a disagio.
Mi alzo, sotto di me posso vedere il mio riflesso; avanzo e stranamente i miei passi non provocano alcun rumore.
Non c’è traccia di via d’uscita, sembra un lungo corridoio senza fine.
Ad un certo punto davanti a me scorgo qualcosa, o meglio qualcuno.
È disteso… forse sta dormendo. È troppo distante e non riesco a capire di chi si tratta.
Prima mi avvicino con calma… poi accelero… ora il mio passo è veloce… una brutta sensazione: corro.
Finalmente posso distinguere dei capelli biondi sparpagliati sul pavimento: “Mello!” Grido.
“Alzati!” Sono vicina; mi chino per svegliarlo… ma non sta dormendo… i suoi occhi di ghiaccio sono spalancati… senza la scintilla vitale…
“No… Mello… no!... No… no!”
I miei occhi si aprono nell’oscurità, il mio respiro è ancora affannoso: un incubo!
È la seconda volta in questi giorni di prigionia che faccio sogni… nell’altro c’era un ombra con occhi rossi e un sorriso agghiacciante… non ricordo altre caratteristiche fisionomiche… solo il nome che si ripeteva nella mia mente: Kira.
Quell’immagine era Kira, quel Kira che ci sta distruggendo la vita.
Però… in quel sogno era apparsa una speranza… come se qualcuno mi avesse consolata , rassicurata.
Invece questo sogno era piatto… nessun colore … c’era spazio solo per la morte, per il cadavere di… Mello.
Ancora lui!
Non… non può essergli successo qualcosa… è solo un sogno dopo tutto…
Eppure una sensazione di angoscia si fa strada dentro di me… ma perché mi importa così tanto di lui?
La porta si apre… Mello?
No, non è lui… è un  uomo più vecchio, e più robusto.
Si avvicina; io mi butto all’indietro e cerco di strisciare il più lontano possibile, ma il muro subito dietro di me mi blocca.
“Ehi! Non scappare! Sono venuto per portarti dal paparino!” Mi dice ghignando
Non ci credo… sta arrivando! Sarò salva!
Non so che ore sono visto che l’oscurità mi impedisce di vedere l’orologio.
“Scusa dolcezza, ma ti devo bendare.”
Qualcosa mi copre gli occhi, poi vengo sollevata: tremo per la paura, ma il sapere che sto andando verso la liberazione mi rassicura.
Dopo qualche minuto mi sento adagiare su una superfice più ruvida di quella di prima, ma credo sia sempre un pavimento.
Il telo scuro sui miei occhi viene tolto, le mie mani slegate e mi ritrovo in una cella di vetro.
“Tu aspetta qui” Dice il tizio che mi ha portata e subito dopo chiude la porta con un codice.
Non serviva me lo dicesse… non posso fare altro che aspettare.
Sebbene lo spazio non sia tanto mi alzo in piedi per sgranchirmi le gambe doloranti… non mi ricordo per quanti giorni sono rimasta in quella posizione.
Finalmente, adesso mi porteranno via da qui, passerà tutto.
Sarà come un brutto sogno che dimenticherò in fretta… sì sarà così!
Tutta la paura si trasformerà in gioia, non ci sarà più nessun…
No! Ma perché?! Perché ogni volta che trovo un po’ di serenità l’immagine di quel ragazzo torna a mettermi a disagio?!  Mello…
Me ne sto andando via da lui! È quello che voglio! Lui mi ha rapita, è colpa sua se ho provato tanta paura! Me ne andrò via, non lo rivedrò mai più, e sarò felice! Felice di dimenticarlo! Felice di ricordarmi la sua immagine come il peggiore dei miei incubi…!
Che stupida! So che non è così… non mi spiego il perché, ma ogni volta che penso a lui mi sento un nodo alla gola appena penso al fatto che non lo potrò più rivedere.
Forse dovrei andare da uno psicologo… non è normale affezionarsi a colui che ti ha rapito. No, decisamente non è normale… ma è così. Per quanto poco che lo conosco mi ci sono affezionata… forse è perché mi ci sono aggrappata, perché è stata l’unica persona di cui il mio istinto diceva che potevo fidarmi… in fondo so che non è cattivo come sembra, anzi… forse, lui è più fragile di me.
All’improvviso sento un rumore, mi volto:  è papà!
Scatto contro la parete di vetro e inizio a gridare: “Papà! Papà, sono qui!! Papà! Mi senti ?! Papà!!!”
Non so se mi sente ma mi ha visto. Apre la bocca e dice qualcosa ma io non la sento.
Un altro rumore e ancora mi giro, delle pallottole colpiscono rumorosamente il vetro che mi rinchiude.
Cado a terra per lo spavento, chiudo gli occhi per non mostrare a mio padre le lacrime che stanno per uscire, quando li riapro mi trovo una pistola puntata contro.
Ricomincio a tremare… l’uomo che regge l’arma ha il volto coperto. Non so dire se l’ho già visto prima.
Sento che il tizio e mio padre stanno parlando ma faccio fatica a capire cosa si stanno dicendo… probabilmente per via del vetro.
Ad un certo punto papà tira fuori dalla giacca un quaderno dalla copertina nera, e mi sembra di leggere una scritta in bianco che dice “Death…” e poi un’altra parola con la N… che sia il Quaderno della Morte di cui parlava Mello?
L’uomo dice qualcosa a mio padre, lui per un po’ ribatte; da entrambi riesco a sentire la parola “uccidere”.
Dopo un po’ mio padre si arrende e infila nella fessura il quaderno aperto mentre il tizio con la pistola ci scrive sopra qualcosa.
Dopo qualche secondo il criminale china il capo, come se stesse ascoltando qualcuno, poi guarda nuovamente mio padre e le parole che riesco a sentire mi fanno ghiacciare il sangue: “Il soggetto è morto, pare proprio che questo quaderno sia quello vero!”
Spalanco gli occhi: vuol… vuol dire che quel quaderno è in grado di uccidere? Basta scriverci sopra?
No, è impossibile… non può essere!
Allora… è con quello che Kira uccide? E che se ne fa Mello? Ha detto che vuole catturare Kira…
Mi sembra di stare in un fil Horror!!
Papà intanto ha inserito il quaderno nella fessura e l’uomo ha digitato qualcosa su una tastiera: la cella inizia a girare e mi porta verso mio padre.
Finalmente non ho più il vetro davanti e un filo d’aria arriva sul mio viso:
“Papà!” Grido lanciandomi tra le sue braccia: al sicuro, fuori da quella prigione di vetro, fuori da quella cella di oscurità che mi ha rinchiusa per non so quanti giorni.
“Va tutto bene Sayu, ora sei con me.” Dice mettendomi la sua giacca sulle mie spalle.
Aggrappata alla sua camicia e sostenuta dalle sue parole paterne mi dirigo con lui verso l’uscita dove ci aspetta un elicottero.
Mentre siamo in volo mi stringo a mio padre respirando il suo profumo di casa, il suo profumo di papà… dopo tanto tempo, e anche se non è tanto a me è sembrata un’ eternità.
Mamma, Light… non vedo l’ora di rivedervi.
Do un ultimo sguardo alla botola dove mi tenevano rinchiusa.
Di nuovo quel nodo alla gola: Mello… perché non voglio dirti Addio?
 
Continua…

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Destino
Capitolo 5
È passato circa un mese da quando sono stata rapita.
Cammino per strada a passo spedito insieme alla mia amica Chika.  Non vado più in giro da sola, ho troppa paura!
Ci stiamo dirigendo verso il bar per berci qualcosa.  Finalmente ho ricominciato a sorridere e a godermi la vita… qualche settimana fa me ne stavo chiusa in camera mia, pensavo non sarei più riuscita a fare nulla, ma la mia famiglia mi ha aiutata, soprattutto Light!
Entriamo salutando cordialmente la proprietaria, poi ci dirigiamo sul retro dove troviamo un tavolino da tre: io ordino una coca, non mi piacciono gli alcolici… ma Chika lo sa bene.
Le nostre ordinazioni arrivano subito, in questo locale sono velocissimi!
“Senti Sayu,  tra due sabati che fai?”
Mi chiede adesso quello che farò tra due settimane?
“Assolutamente niente… perché?” Chiedo portandomi il bicchiere alle labbra.
“Ah! Stupendo!! Allora vieni con me alla festa di Isei!”
Isei! Cavolo, me ne ero dimenticata… farà 21 anni. Non ho avuto il tempo per pensarci!
Però conoscendolo farà una festa pazzesca… in fondo i suoi sono benestanti.
Sarà in uno dei locali più famosi di Tokyo… e durerà tutta la notte… non so se me la sento di andarci dopo tutto quello che ho passato, è già tanto se ho ricominciato ad uscire…
“Dove?” Chiedo titubante
“Christon Cafe”
Cosa?! Ma è a Shinjuku !! Ok, non è così distante…è pur sempre a Tokyo… però… e poi in quel locale non ci sono mai stata! L’ho sentito molto nominare: dicono che l’arredamento sia quello tipico delle chiese occidentali, soprattutto quelle del medioevo… gotico insomma.
“N-non lo so… non mi sento ancora sicura…”
“Andiamo ci divertiremo! Tu hai bisogno di distrarti!!”
“S-sì però…così di colpo… di notte…”
Lei mi prende la mano. “Senti, non posso immaginare quello che hai passato… ma non puoi bloccarti.”
“Non sono bloccata… devo solo andare con calma.”
“Esatto, vai piano. Ci sono ancora due settimane… saremo insieme, nessuno ti potrà fare nulla!”
Lei mi guarda sorridente, io accenno un sorriso: “O-ok… vediamo…”
“Sì! Andiamo, così mi risparmi anche il regalo!” Esulta lei
“Perché scusa?”
“Perché porto te. Andiamo! Tutta l’università si è accorta di come ti guarda!”
“Sarà…”
Ma non so se è il caso di andare, in fondo io e la mamma siamo tornate in Giappone su mia richiesta, Light e papà sono ancora a Los Angeles…
“Dai! Io so di cosa hai bisogno!”
“Ah si?...” Chiedo quasi assente
“Sì! Tu hai bisogno di un bel ragazzo forte che ti protegga e di cui fidarti cecamente!”
Un ragazzo che mi protegga…
C’è una cosa che non capisco e non posso accettare: penso a Mello, continuo a pensarci.
Durante il giorno riesco ad autoconvincermi  che lui era la mia unica scappatoia, l’unica speranza per non impazzire in mezzo a tutto quel terrore… ma di notte quando mi sveglio dopo aver sognato quegli occhi di ghiaccio che mi fissano e mi accorgo di essere sola, nella mia stanza, nel mio letto, non posso ignorare il mio sentimento di solitudine e nostalgia… ovviamente non nostalgia per la situazione in cui mi trovavo, ma nostalgia di lui. Nostalgia di quella figura ai miei occhi tanto agghiacciante quanto rassicurante.
Mello… che cos’hai di diverso?
In fondo hai voluto il quaderno della morte… potresti essere tu Kira. No, mi avresti ucciso… tu non sei cattivo Mello
Mello… perché questo nome mi perseguita? Ci ho pure parlato pochissimo, come ho fatto a legarmi tanto?
Forse è perché non l’ho visto come una vera e propria minaccia… oh insomma! Che me ne importa di lui?
Vuole farsi arrestare? Vuole farsi ammazzare? E che si faccia ammazzare! È libero di fare quello che vuole!
… sì… però continuo  a sperare che quello che ho appena proposto non diventi realtà…
Mello, che stai facendo?
Che cavolo mi hai fatto?
Chi sei?
Domande sconclusionate senza risposta.
Maledizione a quel ragazzo dal viso d’angelo. Viso d’angelo?! Ma viso d’angelo dove! Anche quello ci metto?!
Sto impazzendo! È colpa sua!! Non dovrei nemmeno pensarci, anzi… la sua immagine nella mia mente dovrebbe provocarmi terrore, invece… solo nostalgia.
“Ehi Sayu!” Chika mi riporta alla realtà.
Forse… forse andare alla festa mi toglierà Mello dalla testa…
“E va bene! Andiamo a questa maledettissima festa!” Esclamo
“Sìììììììì! Così mi piaci bellezza!!”
Sospiro e mi alzo svogliatamente dalla sedia per seguire la mia amica alla cassa.
“Bene, è ora di andare a fare Shopping!”
“C-cosa? Ma se è tra due settimane!”
“Appunto, se aspetti rischi di perderti le cose migliori!”
Prima che io possa ribattere mi trascina per le vie di Tokyo piene di vetrine e ragazzi schiamazzanti.
Sebbene io cerchi di mostrarmi contrariata sono felice.
Finalmente! Questa è la mia vita!
La vita di una ragazza che vuole inseguire i suoi sogni divertendosi, ridendo con gli amici e salutando i ragazzi che incontra per strada.
Una ragazza che si rimira allo specchio dopo aver appena comprato un vestito nuovo: certo che però è proprio corto!
Sono di nuovo la Sayu che ero prima… quella che adora le scarpe e si ferma a ogni vetrina che vede, quella che annusa ogni profumo per condividere i suoi pareri con chi la circonda: Chanel, Dolce&Gabbana… non so decidermi su quale sia più buono!
Sono di nuovo la ragazza che ero qualche mese fa… la ragazza responsabile ma che vuole divertirsi.
“Grazie Chika…” Mormoro grata alla mia amica mentre percorriamo la strada di ritorno nella luce rossastra del tramonto, lei sorride felice.
All’improvviso suona il cellulare… lo prendo dalla tasca e leggo il nome: è Light!
Rispondo felice di sentire la sua voce:
“Light! Come mai questo piacere? Come va lì nella città più famosa del mondo?” Chiedo con fare divertito.
Lo sento esitare… e la mia gioia si spegne
“Sayu… ascolta… papà… c’è stata un esplosione e lui…”
Il cuore mi si ferma, gli occhi si sgranano e la bocca trema: Papà…
“Sayu, sii forte come lo sei stata fino adesso…” Forte?! Come faccio ad essere forte?!
Ormai non posso fare altro che cedere come stanno facendo le mie gambe: cado a terra in ginocchio.
Non ci credo… non può essere!  Mio padre non può essere morto!
Abbiamo ancora tante cose da fare insieme…  dovevamo andare a Spaceland per festeggiare la fine del caso Kira, dovevamo festeggiare l’anniversario di matrimonio suo e della mamma… ormai prossimo…
Mi sono sempre immaginata di vederlo sorridente al matrimonio di Light, al mio, al mio diploma e alla nascita dei suoi nipoti… fin da bambina per me queste idee erano una certezza meravigliosa.
Ero convinta che papà ci avrebbe accompagnati fino a quando anche noi, come lui, fossimo stati completamente realizzati… e invece…
“Com’è successo?” Chiedo a mio fratello senza quasi rendermene conto
“Eravamo riusciti a trovare un modo per catturare Mello, il tuo rapitore… ma quando siamo arrivati al suo covo lui ha fatto saltare in aria tutto… papà ha provato a resistere ma qualcuno gli aveva anche sparato… è morto in ospedale…”
“Mello? È stato Mello a sparare?” Che domanda stupida! Mio padre è morto, che me ne importa di chi ha sparato?
“Non lo sappiamo…”
“Mello… è morto?” Ti prego, non anche lui!
… Cosa? Perché? Devo smetterla di preoccuparmi di quello lì! Magari ha ucciso mio padre!!
Papà! Dimmelo, è stato lui a ucciderti?!
Tu mi diresti che è colpa di Kira vero? Anch’io la penso così…
“So che vorresti fosse così Sayu… ma ci sono buone probabilità che si sia salvato…”
“Light! Light… torna presto a casa…” Lo imploro. Adesso ho davvero paura… non voglio perdere anche lui.
“Il prima possibile Sayu. Adesso sta vicino alla mamma.”
“Light… Light…” Continuo a mormorare il suo nome.
Papà! Non ti vedrò più… non mi abbraccerai più… non tornerai più a casa alla sera a racconatrci delle indagini dell’ultimo caso a cui stai lavorando… perché questo è stato proprio l’ultimo.
Papà…! Ora il nome di Light esce ancora da le mie labbra, ma storpiato dai singhiozzi e dai lamenti.
“Sayu, fatti forza. Ti prometto che non mi farò uccidere e presto sarò di nuovo lì con te… staremo sempre insieme. Non permetterò che Kira ti rovini la vita… Ti voglio bene.”
Non ci credo… chissà come sta adesso la mamma… devo andare da lei… e poi…
Light, ti prego… cattura presto quel maledetto…
Stava cercando di catturare Mello?
“Light… “ pensa a Kira.
Per favore, lascia stare Mello.

Ringraziamenti:
Grazie mille a tutte le persone che stanno seguendo questa storia: sia a chi recensisce, sia a chi legge in silenzio... grazie 1000
Da questo capitolo sebbene cercherò di seguire un po' la trama del manga ci sranno differenze fondamentali. Intanto lo stato di semi incoscienza di Sayu è stato eliminata e poi lei e la madre se ne sono tornate a Tokyo prima di tutti gli altri ( apparte che loro due non si sa bene cosa fanno). Comunque la trama sarà modificata in modo sostanziale per via della MelloxSayu ma per il resto cercherò di attenermi alla trama originale il più possibile... anche se non so quanto sarà possibile.
Grazie ancora a tutti!

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6
Me ne sto abbracciata a Light davanti alla tomba di mio padre.
Finalmente sono tornati. Però… avrei voluto che mio padre tornasse vivo. Papà…
“Light…”
“Tra poco ti accompagno dalla tua amica” risponde lui con il tono di quello che non vuole sentire repliche.
“Però… non è giusto… non voglio… è morto solo due settimane fa…”
“Anche lui è d’accordo con me, ne sono sicuro.”
“Ma… mi manca Light…” Come faccio a trattenere le lacrime?
“Anche a me, ma dobbiamo essere forti Sayu.”
Ma perché ripete sempre che dobbiamo essere forti?
“Tu… eri con lui quando è…?”
“Sì, sono sempre stato con lui… è morto felice.”
“Light… non pronunciare più quella parola… per favore…”
“Sayu… è la realtà…”
Sì, ma non voglio! Papà non è morto… papà… papà ci sarà vicino sempre… anche se noi non lo vedremo. Sono sicura! Papà non ci abbandonerebbe mai così.
“Light… tu… non morirai vero?”
“Sayu…”
“Lo odio! “
“Sayu, non posso prometterti che non morirò… ma farò di tutto perché ciò non accada. Catturerò Mello e Kira… te lo prometto.”
No, a me interessa solo Kira… voglio sapere quel criminale dietro le sbarre.
Di Mello non mi interessa… o meglio, io… non voglio gli succeda nulla.
Spero non gli sia successo nulla.
Ultimamente mi sto convincendo che ci tengo così tanto a quel ragazzo perché forse è l’unico che può darmi delle risposte.
Ma lui è in America… non lo rivedrò mai più.
Ma perché questo pensiero mi fa stare così male da farmi venire le lacrime agli occhi?
Non ho il coraggio di dirlo a Light…
Perdonami papà, so che tu non sei felice di questo affetto che provo per il mio rapitore, ma cosa posso farci?
Forse dovrei veramente andare da uno psichiatra… in fondo, che c’è di trano se una ragazza che è stata usata come ostaggio va da uno specialista?
“Andiamo Sayu, se no farai tardi.”
“Ma Light…”
“Almeno tu che ne hai la possibilità, distraiti.” Dice sorridendomi: sembra un angelo.
Ben presto  mi ritrovo davanti al cancello della casa di Chika
“Se hai bisogno di qualcosa chiamami… “ Dice Light poi mi guarda divertito
“Che c’è?” Chiedo preoccupata
“Beh sorellina… vestita così te la vai proprio a cercare.” Risponde ridendo poi mi sorride di nuovo
“Non ti preoccupare, sei cresciuta… e normale. A domani!”  E così se ne va.
Io e Chika arriviamo al Christon  cafè: è pieno di gente!
“Sayu!”  Mi volto per vedere chi mi ha chiamato e mi ritrovo sommersa dagli abbracci
Sono tutti i miei amici!
Mi salutano e mi fanno domande, ma stanno attenti a non nominare la mia brutta esperienza.
“Ma come siamo sexy!” Fa notare Mitsuo agli altri… io mi sento arrossire.
Indosso un tubino nero senza spalline decorato con una fascia di paiette luccicanti all’altezza del seno, lungo fino a metà coscia e decisamente molto attillato… beh insomma , non è proprio il mio abito abituale... e poi questi tacchi vertiginosi…
Cerco di nascondermi nel misero cappotto che ho portato per ripararmi dalla tipica aria serale.
“Chissà Isei!” Esclama una mia amica e tutti sorridono complici.
Entriamo nel locale: è proprio come me lo avevano descritto!
Sembra di entrare in una chiesa medievale. Ci sono immagini del Cristo e dei santi ovunque… e i vetri colorati mi ricordano molto i rosoni di Notre Dame… papà ci aveva portati quando io avevo 8 anni… papà…
“Non ci credo! Sayu, ci sei anche tu?”
La voce di Isei togli la mia mente dai tristi pensieri.
Mi volto per vedere il ragazzo: Il solito gran figo. I suoi capelli tinti di rosso prendono sfumature colorate grazie ai mille vetri presenti nel locale e le lenti a contatto azzurre rendono come al solito il suo sguardo fulminante.
Anche lo sguardo di Mello è fulminante… ma lui non ha le lenti a contatto, i suoi occhi sono così, non hanno bisogno di nulla per essere… belli.
Ecco, di nuovo a pensare a quel ragazzo… devo togliermelo dalla testa!
Sorrido ad Isei: “Auguri! Festa grande come al solito eh?”
Lui mi circonda le spalle con il braccio: “Pensavo che questa sarebbe stata una noia… ma invece sei arrivata. È tutta la settimana che speravo di vederti!”
“Non potevo mancare!”  Mento spudoratamente.
Nonostante i miei pensieri iniziali mi sto divertendo. Abbiamo il locale praticamente tutto per noi, Isei è il padrone e anche i clienti che non centrano niente si fermano a fargli gli auguri… e lui ha sempre gli occhi puntati su di me.
È un bel ragazzo, ed è anche molto gentile… mi posso fidare di lui… forse è proprio come ha detto Chika: ho bisogno di una ragazzo che mi protegga e di cui mi possa fidare. Lui sarebbe perfetto.
Ma c’è qualcosa che mi blocca… anzi, qualcuno.
“Sayu!” Isei si fa spazio tra la folla
“Sì?”
 Lui mi guarda fisso negli occhi: “Senti… immagino tu sappia già che tu beh… non mi sei indifferente…”
Oh no! Non dirmi che sta per dire quello che sta per dire! Non posso! Non in questo momen…
Uno sparo.
Giro istintivamente la testa verso l’ingresso del locale e dopo un attimo di confusione mi scaravento fuori insieme agli altri.
Là tre uomini vestiti di nero stringono pistole che puntano su altre persone… forse passanti. Uno è a terra.
Il mio respiro si blocca e nel mio cuore nasce il panico, lo stesso panico di quando sono stata rapita… o molto simile.
Inizio a tremare e le gambe cedono
“Sayu!” Grida Isei stringendomi tra le braccia; i miei occhi rimangono fissi sull’arma dell’uomo più vicino a me. Isei mi sta proteggendo, ma io non mi sento sicura.
“Se state calmi nessuno si farà male! Lasciateci fare quello che dobbiamo fare e tutto finisce qui!” Grida uno di loro.
Un altro si avvicina a me e Isei: “Tu ragazzina. Vieni qui con me, quando avremo finito ti lascerò andare.”
No! Non di nuovo! Basta! Vi prego, fermateli! Mi sento strappare dall’abbraccio di Isei: lui grida, e anch’io.
Grido di terrore, sto implorando qualcuno… sto urlando qualcosa che la mia mente non riesce a registrare.
Non voglio! Lasciatemi!...
Papà!... No, papà non mi può più salvare… lui è…
Grido più forte questa volta anche di dolore.
“Zitta!” Urla l’uomo… ma io non riesco a fermare la mia voce.
Grido, grido, grido!
All’improvviso un auto nera piomba in tutta velocità dietro il tizio che mi tiene stretta e un proiettile gli colpisce la mano con cui regge la pistola costringendolo a mollare la presa.
Le mie grida si bloccano e rimango lì, intontita… non riesco a capire cosa succede.
Non so perché, ma ora la paura si sta calmando… come se mi sentissi più al sicuro.
Sento delle mani afferrarmi le spalle e incitarmi ad alzarmi.
Guardo la persona che mi sta aiutando: porta il casco, ma gli occhi sono inconfondibili…la parte scura del suo volto mi confonde, ma non posso sbagliarmi.
E ancora, quel ragazzo è il mio unico appiglio, nonostante questa volta sia circondata da persone che amo sento che è l’unico che mi può aiutare. Mello… alla fine ti ho rivisto.
Mi aggrappo a lui percependo chiaramente il suo sostegno; il mio capo è appoggiato al suo petto: posso sentire il suo cuore.
Ha un battito lento e regolare. I rumori si attutiscono, sembra vada tutto a rallentatore… ai miei occhi la realtà frenetica e angosciante diventa come un sogno, per me ora tutto è scandito da quel battito vitale.
Ancora stordita, mi lascio guidare da lui fino alla macchina e lascio che lui mi adagi sul seggiolino accanto al posto di guida inerme… solo quando sussultando lui sbatte la porta la realtà ricomincia ad accelerare.
La porta davanti a me si chiude violentemente ma la visione dal finestrino è chiara; Mello si porta una mano sulla parte sinistra del costato e si piega leggermente in avanti: è stato colpito.
Provo angoscia… non voglio vederlo morire… non è grave vero?
Ho intenzione di uscire dalla macchina per soccorrerlo ma lui risponde al fuoco. Sebbene sia un gesto che io disprezzi questa volta mi porta sollievo.
Lui fa il giro dell’auto sempre tenendosi stretto il fianco, poi apre la porta accanto al posto guida e si posiziona accanto a me afferrando il volante con la mano libera.
Ora mi sento al sicuro.
Mello schiaccia l’acceleratore e sfrecciamo a tutta velocità sulla strada lasciando tutta la confusione dietro di noi.
Rimango ancora un po’ sotto shock cercando di riordinare le idee e convincermi che la mia vita non è un film d’azione… certo però non posso dire che è la normale vita di una studentessa.
Poi guardo il ragazzo accanto a me
“Mello?...” Chiedo, ma non c’è bisogno che lui risponda.
Allungo le mani verso di lui e gli sollevo il casco: i capelli biondi gli ricadono sugli occhi ma non nascondono una cicatrice che gli copre quasi tutta la parte sinistra del volto… era quella la parte più scura del suo viso.
Lui mi guarda… la ferita gli fa male, lo capisco anche se lui sta cercando di nasconderlo.
“Sei vivo…”
“Sì… mi dispiace.”
Continua…
 
 
 

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Destino
 
Capitolo 7
 
“Sì… mi dispiace”
Il suo tono freddo mi impedisce di capire se sta parlando sul serio o ironicamente, il che mi mette in difficoltà non poco.
“Hai bisogno di un dottore…”
“Non è certo questa ferita a spaventarmi!”
Riguardo la cicatrice scura sul suo viso piena di nervature, chissà quanto male gli avrà fatto.
“Però così rischierà di infettarsi…”
Lui si stringe più forte la ferita
“Posso farti una fasciatura io, ho fatto un corso di primo soccorso.”
“Sì, così andrai a spifferare alla polizia dove si trova il mio covo. Pensi che io sia stupido?” Chiede irritato
“No! Appunto per questo penso tu accetterai, sarebbe da stupidi rischiare per una ferita simile, non ti pare?”
Lui sbuffa scocciato: lo prendo come un ok.
Chissà se mio padre sarebbe d’accordo con quello che sto facendo…
“La ferita… quella sul volto, te la sei fatta nell’esplosione che ha ucciso mio padre?”
Lui mi guarda e si lascia sfuggire uno sguardo affranto: “Sì…”
Poi subito si riprende e guarda la strada.
“N-non gli hai sparato tu vero?”
Lui si volta di scatto: “No! No, non ho mai voluto ucciderlo! Te lo assicuro Sayu! Non..”
Si blocca rendendosi conto che le reazioni che sta avendo sono troppo umane per lui, ma comunque continua a fissarmi.
Io rimango inizialmente impressionata, poi provo pena: i suoi occhi diventano una finestra lucente da dove vedo tutto il rimorso che porta dentro di sé per la morte di mio padre, sebbene non sia stato lui.
“Ti credo Mello” Rispondo con un accenno di sorriso e questo basta a tranquillizzarlo.
L’auto inizia a sfrecciare per strade secondarie fino a giungere davanti ad un edificio abbandonato in periferia. Mello scende a fatica dall’auto, io lo seguo: Ma che sto facendo?! Sto andando dietro al mio rapitore come un agnellino! Questo sarebbe il momento buono per fuggire però…
Senza accorgermi mi sono bloccata e gli occhi di Mello mi guardano: hanno lo stesso colore di un cielo d’inverno. Lo stesso cielo sotto il quale io e Light giocavamo a palle di neve quando eravamo piccoli. È davvero un colore meraviglioso.
Lui continua a fissarmi cercando di mostrarsi scocciato, io ricomincio ad avanzare.
Se scappassi me ne pentirei.
Entriamo nell’edificio e sebbene non è così caldo provo sollievo nel ripararmi dalla fredda aria serale. Davanti a me appare una scala non così mal ridotta dove Mello inizia a salire: appoggia tutto il suo peso al corrimano… se non fossi convinta che a lui dà fastidio lo aiuterei volentieri…
Finalmente giungiamo davanti ad una porta rossastra che un tempo doveva essere marrone.
Mello la apre ed entra; io esito un attimo sulla soglia ma poi mi decido a varcarla: al suo interno l’appartamento è squallido; con pochi mobili e accessori, inoltre mal ridotti.
Mello è seduto su un divano pieno di rattoppi: ha la mano completamente insanguinata, e anche il braccio che stringe intorno al ventre inizia a prendere un colore scarlatto.
Il pensiero di essere da sola con lui mi agita ma non posso perdere tempo.
“Hai il disinfettante?”
“Guarda nell’armadio in fondo.” Dice gelido cercando di raddrizzarsi.
Io volto lo sguardo verso il luogo indicato e noto un armadietto grigio arrugginito che potrebbe benissimo essere scambiato per una cassaforte; al suo interno non solo trovo il disinfettante ma anche le garze.
Non pensavo fosse così fornito, ma in fondo con la vita che fa…
Mi giro per tornare dal ragazzo ma rimango bloccata.
Lo vedo lì, seduto sul divano, a torso nudo…
Le mie guance si coprono di uno strano calore… non dirmi che sto arrossendo!
È ovvio che deve mettersi a petto nudo, altrimenti come la faccio la fasciatura???
Cercando di ignorare l’interesse che inizio a provare per il mio rapitore mi avvicino e mi chino accanto a lui.
Inizio a disinfettare la ferita cercando di non incontrare il suo sguardo
“Brucia?” Chiedo titubante
Lui non risponde.
Finisco di avvolgergli il ventre nella garza e quando la sto chiudendo il mio occhio cade sulla cicatrice che gli percorre la parte sinistra del viso fino al petto… vista per intero  fa ancora più impressione…
“Che hai da fissare?!” Grida irritato
Io sussulto per lo spavento… ma perché deve urlarmi contro per ogni cosa ?!
“Ma se non ho fatto nulla!” Esclamo mostrandomi più irritata che turbata… sebbene è più l’incontrario.
Lui abbassa lo sguardo: “Non è bello guardarsi allo specchio e trovarsi con il volto a metà. È come se non fossi più io…”
Quasi sussurra. Il mio cuore per un momento si dimentica di battere e la mia mano scivola involontariamente sulla ferita.
Lui mi guarda sorpreso, io gli accarezzo le nervature sporgenti… e poi mi rendo conto del gesto forse avventato e fuori luogo.
Abbasso lo sguardo e rimango immobile per una attimo sentendo lo sguardo di lui su di me, poi mi alzo per riporre al loro posto gli oggetti utilizzati per la medicazione.
“Stupida.”  Mi dice lui da dietro.
Mi volto leggermente aspettando una sua spiegazione, ma lui non continua.
“Perché?” Chiedo titubante
“Tsk! Sei stupida a prenderti cura così di me. Faresti meglio a scappare. Ogni persona con un po’ di buon senso lo avrebbe fatto.” Dice con tono di scherno.
“Ho pensato di farlo…” Rispondo piano.
Lui Distoglie lo sguardo da me e fissa un punto davanti a se
“… però so che me ne sarei pentita.” Completo. Poi riposiziono le garze nell’armadietto e lo chiudo.
Sopra il mobiletto noto una pila di barrette di cioccolato: ne prendo una.
“Perché te ne saresti pentita? Mica mi uccidevi.” Ghigna lui cercando di mostrarsi divertito dalla mia stupidaggine.
“No. Ma sono convinta che non ti meriti un trattamento del genere… in fondo.”
Mi avvicino a lui e gli porgo la tavoletta
“Perché tu in fondo sei buono vero?”
Lui mi sfila il cioccolato dalle mani e dopo averlo liberato dalla carta stagnola ne stacca un pezzo pronunciando un “Illusa” Seccato.
Ma a quella provocazione a me viene solo da sorridere, perché ormai sono sicura che in realtà il suo cuore è dolce… proprio come il cioccolato.
 
Continua...


Chiedo scusa per il ritardo, ma ho avuto parecchi problemi ultimamente.
Grazie a tutti.


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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Destino  
 
Capitolo 8
 
Non ho la più pallida idea sul da farsi… l’unica azione che mi sento sicura di mettere in atto è guardare Mello  nei momenti in cui il suo sguardo è concentrato su qualcosa che non sono io.
Ad un certo punto un pensiero mi fulmina: mia madre!
Afferro il cellulare e cerco il numero di casa sulla rubrica; meglio la chiami io prima che venga a sapere dell’accaduto da altri e magari distragga Light dal suo lavoro.
“Che cazzo stai facendo?!” Esclama Mello minaccioso. È ovvio sia allarmato dal mio gesto: cerco di calmarlo ponendomi l’indice davanti alle labbra in segno di silenzio, stranamente lui obbedisce continuandomi a fissare.
Dall’altro capo del telefono la voce angosciata di mia madre risponde: “Sayu?!”
“Mamma! “ Esclamo. Penso abbia già saputo tutto, spero non abbia detto niente a mio fratello.
“Oh cielo! Tesoro! Come stai? Dove ti trovi? Mi ha appena chiamato una tua amica e mi ha detto…”
“Un ragazzo gentilissimo mi ha vista terrorizzata e si è preoccupato di portarmi via. Ha tenuto il casco perché ha paura di Kira… poteva benissimo essere che fosse uno di quei tizi, o addirittura che fossi io per quel che ne sapeva. Ma sai, da dietro il casco sono riuscita a vedere degli occhi bellissimi, assomigliavano a quelli di Light. Poi mi ha lasciato ad una stazione degli autobus dicendomi che qui sono al sicuro e che sono protetta.” Racconto mostrandomi serena.
“E tu sei da sola?! Vengo a pren…”
“Non serve mamma, tranquilla. Arrivo tra poco… ah, non dire nulla a Light, non voglio che si preoccupi.”
Dopo un attimo di esitazione risponde: “Va bene. Se è ciò che vuoi... mi raccomando, fai presto.”
“Sì…”
Riattacco il telefono e mi siedo sul divano non occupato da Mello.
Ho mentito spudoratamente, il che mi fa stare male. Ho mentito a mia madre, alla mia mamma che mi ama tanto e di conseguenza anche al mio adorato fratello.
Continuo a fissare il cellulare con l’animo pieno di rimorso.
Mi dispiace papà… io non sono una figlia nobile come Light, lui è un angelo… non sono in grado di essere come lui.
“Però, sei brava a raccontare balle.” Mormora Mello; sebbene non lo stia fissando sento che sta ghignando divertito.
“Zitto. È la prima volta che faccio una cosa del genere.” Sussurro… non riesco a pensare a nulla, né a chi sto parlando, né a quello che dico.
“Perché ti dai tanta pena per proteggermi?”
L’ultima parola pronunciata da lui fa dissolvere completamente il senso di colpa. È vero, ho mentito… ma l’ho fatto per proteggere lui, e questo mi sta bene.
Alzo lo sguardo e lo fisso; si è disteso: con una mano appoggiata sulla pancia vicino alla ferita causata dal proiettile e l’altra che stringe la tavoletta di cioccolato ormai quasi finita.
“Per lo stesso motivo di prima.” Dico lieve.
“Mpf… tu non hai avuto molta esperienza del mondo eh? Non c’è gente buona.”
“N-non è vero! Mio padre era buono… sì, non  puoi dire che non esistono persone buone perché ne hai avuto una prova anche tu! Lo hai conosciuto e…”
“Guardami!” Grida drizzandosi di scatto con la schiena e strattonando la ferita che sono sicura brucia.
Io lo fisso turbata… ma non impaurita.
Lui abbassa lo sguardo: “Non sono come tuo padre, non lo sarò mai! Hai ragione, era una persona buona… ma in questo mondo non c’è spazio per le persone come lui… e nemmeno come te. Devi stare attenta perché sei troppo pura per questo mondo, e lui non ti vuole. Io non sono puro, la mia anima è sporca… io vado bene al mondo, perché ho ceduto alle sofferenze che mi ha dato e sono diventato quello che lui ha voluto. Tuo padre nonostante tutto quello che ha passato non ha voluto uccidermi, e per questo ha perso la vita. E tu, che mi stai aiutando… stupida! Farai la stessa fine!”
Le ultime parole le ha dette fissandomi negli occhi. La sua voce tagliente e profonda abbinata a questo discorso sembra quasi ironica… eppure per me è perfetta.
Lo sapevo… lo sapevo, sta soffrendo! È la sofferenza e quel senso di inferiorità che lo porta a fare ciò che fa.
Io mi sfilo le scarpe per camminare un po’più comodamente e mi avvicino a lui. La mia mente non sta comandando nulla… nulla di quello che faccio è ragionevole: i pensieri, le parole e le azioni sono governate dal mio cuore che mi dice di fidarmi di quel ragazzo tanto pericoloso.
Mi siedo sul bracciolo vicino ai suoi piedi e sorrido: “Non ti pare che già queste parole dimostrano che sei buono?”
Lui mi fissa: “Tu sai che ho ucciso?”
“E sei pentito?”
“Mpf!” Esclama, ma il suo sguardo si distacca dal mio… sì, è pentito. E il peso delle vite umane dev’essere insopportabile.
“Cerca di rimediare…”
“Rimediare? E come?!” Dice con scherno.
“Salva altre vite.” Rispondo pronta.
Lui mi guarda e si avvicina con il volto: “Sai che questo vuol dire che sarei dovuto restare a Los Angeles?”
La ferita bruciante lo costringe a ritornate disteso con i denti stretti per contrastare il dolore.
“Cosa significa?”
“Che sono stato egoista e ti ho messa in pericolo.” Dice sorridendo beffardo.
“Perché? Per la sparatoria?”
Rivolge lo sguardo altrove: “Chi lo sa. Non penserai mica che io mi trovassi lì per caso? Ti ho seguita… ti ho seguita sapendo benissimo che più stai con me più sei in pericolo.”
Mi ha seguita? Perché? Il mio cuore perde un battito e i miei polmoni per un attimo non ricevono più aria: “Perché?”
“Perché…”
 
 
Continua…
 

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Destino
 
Capitolo 9
 

POV MELLO

“Perché…” distolgo lo sguardo da lei e lo rivolgo allo schienale del divano accanto a me: che cavolo vuole che le dica?!
Non può sapere quello che ho provato quando suo padre l’ha portata via… perché non lo so nemmeno io. È stato come un vuoto, un malessere che in certi momenti è persino riuscito a distogliermi dal mio obiettivo. Il desiderio di andarla a fermare non appena quella stupida porta si è aperta per lasciarla andare tra le braccia di suo padre; mi sono dato dello stupido: il mio obiettivo era il Quaderno cazzo!
Eppure… che avesse ragione Los? Mi sto interessando a lei?
“Tu sei la figlia di Soichiro Yagami, potresti risultarmi utile.” Spiego annoiato, ma sebbene questa sia una buona scusa per averla seguita, so che è totalmente falsa visto che prima d’ora non mi era mai venuta in mente.
La sento sospirare lievemente per poi mormorare: “A che ti servo ora che mio padre è morto?”
Alzo lo sguardo su di lei: Stringe le mani fra le gambe e le fissa con uno sguardo affranto, lo so sebbene questo sia nascosto dai capelli… sento che sta male. Forse potevo risparmiarmi di pronunciare il nome di suo padre.
“Ehi, non inizierai a piangere adesso!” Cerco di mostrarmi freddo ma comunque la mia voce assume una nota di dispiacere… mi brucia il petto… perché vederla così triste fa star male anche me? Non può… non deve!
Lei volta la testa dalla parte opposta alla mia e tende a chiudersi su sé stessa; sebbene cerchi di rimanere in silenzio si lascia scappare qualche leggero singhiozzo. Ho capito, facevo meglio a stare zitto.
E adesso che faccio? E perché me ne sto preoccupando?
Ma se la lascio così… non ce la faccio dannazione!
“Anch’io ho perso i miei genitori sai? Anche se ero ancora un bambino…” Pronuncio queste parole come se non me ne fregasse nulla, ma in realtà mi provocano un dolore tremendo.
“Mi dispiace…” mormora lei rivolgendomi lo sguardo: i suoi occhi sono lucidi e lievemente arrossati dal pianto ma lasciano trasparire un dispiacere vero.
Ma che fa questa ragazza? Si preoccupa degli altri senza pensare che quella che sta peggio è lei?
Mi chiedo come reagirebbe se sapesse che suo fratello è L che quasi sicuramente è Kira… ma è mai possibile che questa ragazza così fragile sia la sorella di Kira?
“E perché? Anche tu hai perso il padre… siamo nella stessa barca no?”
“Sì però… tu eri un bambino… immagino sia stato più difficile.”
“Ho trovato persone abbastanza competenti da farmi sopravvivere comunque.” Sbotto rivolgendo lo sguardo altrove.
Certo che è stupida! Che ci fa ancora qui? Farebbe meglio a scappare tanto io non posso inseguirla.
“Perché non torni dal tuo ragazzo?” Chiedo irritato… e questa volta lo sono davvero.
Prima, quando l’ho vista tra le braccia di quel tipo che assomiglia leggermente a Matt mi sono sentito… infiammare. Ma chi si crede di essere? Pensa forse di poterla proteggere?  Mpf , ma non mi faccia ridere! Ma se sarà stata la prima volta in vita sua che vedeva una pistola!
“I-io non ho un ragazzo!” Esclama lei leggermente irritata.
“Ah no? A me sembrava che eri molto in confidenza con il rosso…”La provoco cercando di fragarmene.
 Alla festa lui l’aveva anche chiamata in disparte…
“Isei è solo un amico!” Ribadisce.
“Un amico molto intimo.” Continuo io fingendomi divertito.
“Isei è uno dei miei migliori amici, ma tra noi due non c’è niente.”
“Ah, sì certo, come no!”
“Ma la pianti?!” esclama innervosita poi si ricompone: “S-scusa…”
Io rimango impietrito:  l’ho fatta arrabbiare? Ma no, ha chiesto scusa…
“Per la fortuna che hai te ti conviene trovare qualcuno che ti sappia proteggere.” Mi mostro disinteressato all’argomento.
In fondo io l’ho rapita, che diritto ho di parlare di protezione.
“Sì uno come Matsuda…” Sorride lei sovrappensiero.
Matsuda? Ma è quello che mi avevano spacciato per L!
“Tsk! Certo che tu ti trovi proprio i peggiori... quello stupido…” Me lo aveva detto anche Yagami che era un buono a nulla… anche se stava mentendo sono sicuro che questo era vero.
“Ma io stavo parlando ironicamente! Anche se a lui non penso dispiacerebbe stare con me…” Sorride divertita.
“Vuoi un consiglio? Lascia stare.” Dico, poi mi accorgo di aver sorriso anch’io.
Lei mi guarda felice… le è bastato un sorriso?
“Sai… c’è un’altra persona che mi interessa ultimamente…” Mi informa lei.
Io mi sento avvampare: e chi sarebbe questo?!
Ma perché me ne preoccupo?! Non deve interessarmi maledizione!!
“Ah sì? E perché me lo dici?”
“A chi vuoi che lo dica? Al videogioco qua davanti?”
Come mai ora inizia a diventare così socievole?
“Potevi stare zitta.”
“Ma visto che avevamo iniziato l’argomento…”
“Ma come siamo chiacchierini!” La provoco.
Lei sorride: “Perché mi fido di te.”
Si fida? … Di me? Come fa a fidarsi di uno come me?
Perché sono felice? Non è una felicita come quelle provate fin ora… come quando ho avuto il Death Note o quando ho vinto qualche sfida… è una felicità più profonda, che nasce dal cuore e si radica dentro…
Sento la porta aprirsi: “Mello. Ho pensato che per il rapimento della Taka… ehi! Chi è questa bellezza?”
 
Continua…
 
 
 

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Destino
 
Capitolo 10
 
“Mello. Ho pensato che per il rapimento della Taka… ehi! Chi è questa bellezza?”
Una nuova voce nella stanza mi fa voltare perplessa: inizialmente ho paura che sia uno dei mafiosi che erano con Mello quando mi hanno rapita ma poi vedo varcare la soglia una ragazzo più o meno sulla ventina con una chioma rossa e due lenti arancioni che gli coprono gli occhi vispi.
“Questa è Sayu Yagami.” Risponde Mello.
“Ma dai! Non mi avevi detto che era così carina! Mi hai solo mostrato una sua foto di quando aveva 15 anni! Se lo avessi saputo sarei venuto a pedinarla con te. Amico, seriamente, ti sei trovato proprio una bella tipa.”
“Tsk! Sta zitto Matt!” Sbotta Mello notevolmente irritato.
Nonostante la rabbia del momento, Mello sembra sereno nel parlare con questo ragazzo… non è come quando dava ordini a quelli che mi sorvegliavano; a quanto pare questo Matt è proprio… suo amico.
“Ehi, no arrabbiarti… così la spaventi.” Dice Matt tranquillo, Mello sbuffa e rivolge lo sguardo altrove.
“Ciao Sayu, io sono Matt.” Dice il rosso rivolgendosi a me… ovviamente avevo già capito il suo nome.
“Piacere…” Mormoro un po’ insicura, anche se non sembra per niente pericoloso… e poi è amico di Mello.
Matt mi sorride ancora per qualche istante poi si rivolge al ragazzo steso sul divano: “Che è successo?”
“Ah, dei tipi impazziti che si divertono con giocattoli pericolosi.” Risponde Mello atono.
Beh… anche lui porta con se una pistola, ma è anche vero che non si mette a sparare vicino a uno dei locali più frequentati di Tokyo.
“Ok, ho capito. L’hai vista in pericolo e non hai potuto fare a meno di rimanere fuori dai casini.” Dice Matt accendendosi una sigaretta e buttandosi sul divano dove prima ero seduta io.
“Matt!” Esclama Mello come per rimprovero.
“Beh, dovresti ritenerti fortunato. Sei riuscito a portartela a casa.” Dice il rosso afferrando un videogioco che era posato sul tavolino.
“Smettila!” Dice di nuovo Mello sempre più alterato.
“Ok,ok…” Risponde l’amico mentre mi rivolge un sorriso  complice.
Io mi sento leggermente stupida e imbarazzata.
Il suono del videogioco di Matt mi ricorda qualcosa; mi alzo e mi avvicino all’altro divano dove è seduto il ragazzo: ah sì! È uno dei videogiochi a cui giocava Light quando era più piccolo… solo che ovviamente questo è la versione un bel po’ più avanzata.
Senza accorgermene mi sporgo un po’ di più sopra lo schermo fin quasi a sfiorare i capelli di Matt.
“Lo conosci?” Chiede lui
“Ah… ehm… ci giocava mio fratello da bambino, ma era molto meno evoluto…”
“Ahaha! Immagino. Questo è uno dei classici videogiochi che non muoiono mai. Un po’ come certi anime.”
A guardarlo bene, un po’ assomiglia a Isei.
“Sai giocare?” Chiede ancora.
“Cosa?... no, non ho mai provato.” Rispondo un po’ imbarazzata.
“Ok, ti insegno… guarda: con questo vai avanti, con questo indietro, poi così spari, e così salti… più o meno le regole sono uguali per tutte le edizioni, è la grafica che cambia.” Spiega per poi porgermi la console.
Io mi siedo accanto a lui e inizio a seguire le sue istruzioni sotto la suo sguardo vigile.
“Mello! Sai che Sayu se la cava meglio di te?” Chiede Matt divertito.
“Tsk! Dovreste vedervi! Siete proprio un bel quadretto!” Mello sembra innervosito,
“Hai visto che è geloso?” Mi chiede sussurrando Matt avvicinando le sue labbra al mio orecchio in modo che Mello non possa sentire.
Sento le mie guance scaldarsi e intanto perdo una vita nel videogioco.
“Cazzo, scusa!” Esclama Matt. Sembra che per lui i videogiochi siano una cosa seria.
“Non preoccuparti, anzi… gioca tu.” Dico ridandogli la console.
“Sicura?” Chiede
Io annuisco per poi rivolgere lo sguardo a Mello: mi sta guardando, ma appena incrocia i miei occhi si volta.
A me viene da sorridere.
Il mio cellulare trema: un messaggio da mia madre
Tesoro, dove sei?
Passo velocemente le dita sulla tastiera digitando lettere che poi diventano una frase:
Sono con degli amici. Gli autobus sono pieni e non riesco a salire. Farò il più presto possibile. Tranquilla, sono al sicuro. Ti voglio bene.
Poi mi alzo nuovamente e di nuovo mi avvicino a Mello; lui mi segue con lo sguardo finché non sono al suo fianco.
“Io… non ti ho ancora ringraziato.”
“Mpf!” Sbuffa rivolgendo lo sguardo a Matt intento a giocare… sembra essere stato teletrasportato in un altro mondo!
“Se non ti avessi protetta sarei vissuto per l’eternità con il rimorso di non averlo fatto.”
“Cosa?” Chiedo con la quasi certezza che quelle parole fossero più appropriate al videogioco di Matt che alla voce di Mello.
“Sì… beh … lo hai detto anche tu che devo riparare al male che ho fatto no?”  Sbaglio o ha balbettato? Ma come! Non sembra più il Mello di poco fa…
“Perché tu pensi di vivere in eterno?” Chiedo sorridendo.
“No, anzi… dando la caccia a Kira non so nemmeno quanto tempo mi resta.” Dice riprendendo il suo tono da duro.
Ma più che il suo tono per me sono dure le sue parole, troppo dure e vere da accettare.
Mi lascio cadere in ginocchio e gli afferro il braccio adagiato sul ventre.
“No!” Di nuovo… non c’è nulla di razionale in quello che faccio. Non è la Sayu che tutti vedono, è la Sayu che solo a pochi è concesso conoscere.
“Non… non dirlo! Non puoi! Tu sei più forte! Devi vincere! Kira non può portarti via! Non devi permetterglielo!” Una lacrima sfugge al mio controllo, abbasso lo sguardo nel tentativo di ricontrollarmi. Sento su di me sia lo sguardo di Mello che quello di Matt e il videogioco di quest’ultimo emette il classico suono di una sconfitta.
“Stupida…” Mormora Mello , quante volte me lo avrà detto ormai? Ma questa volta lo sento allungare la mano e sfiorarmi i capelli. Non mi tocca, si ritira prima… ma sebbene lo conosco poco, so che anche il solo pensiero di quel gesto da parte sua è una tenerezza che è concessa solo a pochi.
In fondo… lo conosco poco, ma già… tengo a lui quanto tengo a Light, anzi, forse di più.
Rivolgo lo sguardo a Matt e lo vedo sorridere, poi torno a guardare Mello che mi fissa ancora per qualche istante per poi guardare difronte a sé. Io rimango così, accanto a lui finché non vedo i suoi occhi chiudersi: si è addormentato.
Lo guardo bene: nonostante la cicatrice sembra un angelo… sì, ce lo vedo bene in uno di quei bei dipinti delle chiese occidentali.
“Gli piaci proprio eh?” Mormora Matt.
“Cosa?”
“Te lo assicuro. Forza, ti accompagno a casa.” Sorride.
“Ma… lo lasciamo da solo?”
“E lui piace a te, perfetto!”
“Cosa?... No, ma… cioè… no!”
“Va bene, va bene. Siete complicati però, eh! Su, nessuno gli farà nulla.” Dice con tono divertito riponendo il videogioco sul tavolino e alzandosi.
Io prima di seguire Matt per le scale mi chino sul volto di Mello e appoggio delicatamente le labbra sulla frangia bionda: “Domani passo a vedere come stai ok?”
Nel sonno sembra annuire con la testa, io sorrido e mi volto.
Non vedo l’ora che arrivi domani.
 
Continua…
 
 

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


Destino
 
Capitolo 11
 
Sono di nuovo davanti al palazzone scrostato di ieri sera. Sono indecisa se entrare o meno, ma il desiderio di vedere Mello mi spinge ad avanzare e oltrepassare la porta.
Salgo le scale fino ad arrivare alla porta scolorita e lì mi blocco: visto il lavoro che fa Mello, potrei agitarlo, e anche se non sono sicura che Matt sia come lui è comunque un suo amico e forse lo aiuta… anzi, ieri mi sembra di aver sentito la parola rapimento, anche se non sono sicura. Comunque in fondo posso sempre provargli di essere Sayu Yagami.
Alzo la mano per battere sulla porta quando questa si apre facendomi sussultare:
“Ehi Sayu! Però, sei carina anche in jeans e maglietta!” esclama Matt appena mi vede.
“Ciao Matt!” Rispondo sorridente… non si piò avere paura di questo ragazzo, è impossibile!
“Sei qui?” Il suono di questa voce mi fa mancare il respiro.
Guardo timidamente oltre le spalle di Matt e lo vedo: Mello è comodamente stravaccato sul divano con il solito cioccolato in mano. Gli occhi d’argento sono leggermente dilatati per la sorpresa.
“Sì… ciao.” Mormoro accennando un sorriso cercando di sfuggire al suo sguardo.
“Hai visto che è arrivata? Sai Sayu, Mello pensava lo avessi abbandonato!” dice Matt guardando con la coda dell’occhio l’amico che questa volta si limita a posare lo sguardo su qualcosa che non sia il rosso.
“Bene, mi spiace ma io ho qualche… ahm… commissione da fare. Vi lascio soli. Ci si vede Sayu!” Dice oltrepassandomi senza staccare lo sguardo da me e alzando la mano in segno di saluto. Continuo a fissarlo finché non sparisce all’esterno del palazzo.
“Hai intenzione di rimanere lì?” La voce di Mello mi riscuote.
Varco la soglia facendo chiudere la porta alle mie spalle per poi fermarmi.
Non so che fare. Mi sento a disagio… ma non per paura, è solo perché… Mello mi piace! Non so come ho fatto ad affezionarmi a lui… ma gli voglio bene.
“Se ti avvicini non ti mangio!” Sbotta lui infastidito dal mio comportamento, allora mi decido ad avvicinarmi e scivolo accanto a lui.
Lui si concentra sulla sua tavoletta di cioccolato mentre io lo fisso senza poter evitare di provare piacere e agitazione allo stesso tempo.
Ad un certo punto mi rivolge lo sguardo: “Ieri con Matt non ti facevi problemi però!”
Questa volta la sua voce irritata ha una sfumatura di… non so… gelosia?
“Sc-scusa…” Mormoro
“Tsk! Non pensare che mi interessi!” Esclama buttando indietro la testa.
Ah, non gli interessa? Perché questa cosa mi fa... leggermente arrabbiare?
“Allora perché l’hai chiesto?”
“Perché… non è stato lui a salvarti ieri sera!” Afferma deciso.
Io mi sento surriscaldare; balzo in piedi e punto i miei occhi nei suoi: “Ma non è stato nemmeno lui a rapirmi!”
Lui rimane lì, a fissarmi con gli occhi sgranati.
Rimaniamo lì così, in silenzio: io in piedi con i pugni stretti e lui a guardarmi.
Non so ancora bene cos’è successo, non so perché ho avuto questa reazione. I miei occhi puntati su di lui si abbassano in tempo per vedere la tavoletta di cioccolato cadere.
Non volevo arrabbiarmi così… tanto meno con lui, è solo che… certe volte penso che se non mi fossi fatta rapire per papà ci sarebbero state più possibilità di sopravvivere, ma forse è solo una mia impressione.
Mi lascio scivolare verso il pavimento, scioccata e spaventata. Mi adagio lì, davanti a lui… non so cosa stia pensando… forse lo diverte.
“Mi dispiace di averti fatto così male.” La sua voce rompe il silenzio dandomi il coraggio di alzare lo sguardo: Gli occhi quasi completamente coperti dalla frangia dorata sono puntati sulle proprie ginocchia e le braccia prima adagiate sullo schienale del divano ora sono stese lungo il corpo.
Mi sento in colpa… non pensavo ci fosse stato male. Anche se ha pronunciato poche parole, la sua voce sempre sicura ha tremato. Un tremore quasi impercettibile ma lo ha fatto. La sua voce sempre sicura questa volta ha lasciato trasparire i suoi sentimenti.
“Scusa… non  volevo…” cerco di chiarire ma lui mi blocca:
“Tsk! Non prendermi in giro! Credi che non sappia quello che pensi?! In fondo ti ho rapita no?! E sicuramente sarai convinta che io abbia ucciso tuo padre! Beh, non sono stato io, che tu ci creda o no! È inutile che giochi all’angioletto davanti a Matt solo per nascondere l’odio che hai verso di me…” Non so dove trovi il fiato di urlare tutte quelle cose in quella maniera. Mi sento trafiggere da qualcosa che non so spiegare. Mi fa male il pensiero che lui stia soffrendo, ma sono felice che a modo suo mi stia esternando i suoi sentimenti e poi… in fondo sta soffrendo per me. È una cosa orribile, eppure mi provoca una strana gioia che mi fa quasi sorridere, anche perché le sue paure sono assolutamente irreali.
“Non ti odio Mello.” Dico sedendomi accanto a lui
“Ti ho detto di non…!”
“Non ti sto prendendo in giro. Io non ho mai recitato. So che non hai ucciso mio padre… me lo hai detto tu. E io mi fido… mi sembrava di avertelo già detto ieri.”
“Come fai a fidarti della persona che ti ha rapita?” Chiede lui diffidente.
Io abbasso lo sguardo: “Non lo so… è una sensazione. Io sento che mi posso fidare, anzi, sentivo…”
Lui si volta allarmato: “Sentivi?”
Ok, lo ammetto: l’ho fatto apposta. Volevo vedere la sua reazione.
“Ora mi hai dato la prova che mi posso fidare. Sono stupida vero?”
Lo guardo sorridendo… ma lui no. Lui mi guarda e basta.
Mi fissa in silenzio… non capisco cosa prova, cosa pensa.
Improvvisamente, così, di punto in bianco le sue braccia mi circondano le spalle.
Rimango impietrita: ieri mi sentivo lusingata perché mi aveva sfiorato i capelli, invece adesso…
Arrossisco imbarazzata.
“Sì, stupida…” Mormora lui. Non posso vedere il suo viso ma sento il fiato sul mio collo, le sue braccia incrociate dietro la mia schiena mi stringono più forte a se. Le mie mani sono premute sul suo petto e posso percepire il ritmo del suo cuore; quel ritmo che ieri sera ha scandito il tempo e che ora inizia a scandire la mia stessa esistenza.
È giusto innamorarsi così velocemente?
Non importa. Faccio scivolare le mani fino alla sua pancia per poi passarle dietro la sua schiena e stringerlo come sta facendo lui.
Lui si irrigidisce colto di sorpresa, allora io affondo la testa nell’incavo del suo collo.
“Hai capito che non devi morire?”
 
 
 

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


Destino
 
Capitolo 12

POV MELLO

Non posso fare a meno di avvicinarmi a lei e circondarla con le braccia. È strano, è come se questo fosse un desiderio represso da tempo… da quando lei se ne è andata.
La stringo; lei si irrigidisce ma io non la lascio, non voglio!
“Sì, stupida…” Mormoro rispondendo alla sua domanda.
È una sensazione completamente nuova, anzi, sono sensazioni completamente nuove. Lei tiene a me, si fida! Non so come fa… o perché… ma so che fa bene a fidarsi. Io la posso proteggere.
Tsk! Ma cos’ha questa ragazza per farmi pensare queste cose e per farmi fare questi gesti?
Eppure, sebbene vorrei riderle in faccia per la sua debolezza come ho fatto chissà quante volte con svariate persone… non posso, non ci riesco!
Che invece sia mia la debolezza?
Non voglio essere debole!
Improvvisamente sento le sue mani posarsi dietro la mia schiena. Mi sta abbracciando? Nessuno lo aveva mai fatto. È un’esperienza nuova per me. Non so che fare… cazzo!
“Hai capito che non devi morire?” Chiede.
Non devo morire. Non vuole che io muoia. Perché? Cosa le interessa?
Perché non vuole perdermi? Ma no, non è possibile. Io le ho fatto male, l’ho devastata.
Ma allora perché?
E questo profumo di cioccolato?
Abbasso lo sguardo e solo ora mi accorgo di avere il mento appoggiato alla sua testa.
I suoi capelli profumano di cioccolata fondente… probabilmente perché  ieri mi è rimasta sempre accanto.
Diavolo! Lei era inginocchiata di fianco a me quando mi sono addormentato. È rimasta lì in silenzio… è rimasta più con me che con Matt. È palese! Allora perché non l’ho notato? Perché il mio cuore è riuscito solo a corrodersi al pensiero dei suoi capelli castani che si mischiavano con il rosso di Matt?!
La sento rannicchiarsi contro il mio corpo, inevitabilmente io mi piego in avanti, come per racchiuderla… per porla in una situazione di totale sicurezza.
Sicurezza? Io che l’ho rapita?
Stupido!
Non faccio altro che ripetermelo, io sono stupido!
Stupido a tenere a lei più che di me stesso, stupido a sorridere quando lei è felice e a rattristarmi quando lei sta male, stupido a stringerla così a me, stupido ad essere felice di questa stupidità.
Questo non sono io, questo non è Mello… o forse sì?
Possibile che io non abbia mai conosciuto me stesso?
Tsk! Ma che sciocchezze!
Questa è solo una ragazzina… anzi, è la sorella di colui che quasi sicuramente è Kira.
Non mi interessa nulla di lei!
Eppure non posso non stringerla contro il mio petto. Starei così in eterno.
Devo capire perché… perché lei è così importante?
È perché sia i suoi occhi che i suoi capelli hanno il colore del cioccolato?
No, non sono così deficiente da innamorarmi dell’aspetto esteriore.

Innamorarmi?
Io non posso provare questo sentimento. È qualcosa che solo le persone pure possono provare… le persone come lei.
Io non ne ho il diritto.
E poi… io non sono  un debole! Se cedessi a un sentimento del genere come farei a battere Near?
Near… ma a lei non importa.
Per lei io ho delle doti che Near non può battere.
Me lo ha detto una delle prime volte che le ho parlato… mpf! Come se le avessi parlato chissà quante volte!
Per  lei io non sono secondo…  però non ha mai conosciuto Near… forse cambierebbe idea.
No! No, no! Lei no!
Lei non è come tutti gli altri! Lei vede qualcosa in me! Lei vede qualcosa di buono!
Sayu. Per te non sono secondo a nessuno vero?
Ma dai! Come faccio a dirlo? E cosa mi interessa?
E poi, che doti vuoi che abbia visto?
Mi preparo a sciogliere l’abbraccio: la stringo forte, come quando si prende l’ultima boccata d’aria prima di immergersi in acqua.
Lei capisce e delicatamente si stacca da me.
Io quasi mi pento: è come se mi stessi separando da una parte di me… tsk! Che pensiero idiota!
“Come va la ferita?” Chiede lei puntando gli occhi sul mio torace.
“Meglio.” Dico cercando di nascondere una strana agitazione che mi prende dentro.
La vedo chinarsi e raccogliere la tavoletta di cioccolato che ho lasciato cadere per poi riporgermela:
“Ti deve piacere proprio tanto eh?”
“Mi aiuta a concentrarmi.”
“Mh… intendi dire che sei così sveglio solo grazie al cioccolato?” Sorride.
“Tsk! Io non sono mica come quello lì sempre immerso nelle sue bamboline!”
“Eh? Stai parlando di quel tipo… aspetta,aspetta… Near?”
Io annuisco senza parlare.
“Mh, sono sicura che non è certo così impavido come te vero? Nemmeno Light lo è… in effetti da quando ti ho conosciuto sotto questo aspetto ho iniziato a giudicarlo un po’ noioso…”
No, Near non è come me. È sempre chiuso in una stanza… anche alla Wammy’s era così…
“A te piacciono i tipi chiusi?”
“Anche tu sei chiuso.” Fa notare, io involontariamente mi mordo il labbro.
“Però… i ragazzi misteriosi mi piacciono, ma non quelli passivi e sedentari…”
“Come Near.” Aggiungo.
Lei sorride: “Sai, se continui così me lo fai diventare antipatico.”
Io sorrido a mia volta.
Il suo sorriso è stupendo… è dolcissimo, più del cioccolato al latte. Mi piace.
Forse il vero Mello è un po’ stupido e debole… ma a me va bene così.
E poi… che l’amore sia davvero una debolezza?

Continua...
 
Scusate
Chiedo perdono se ci sono errori grammaticali ma sono parecchio stanca, li correggerò appena avrò tempo ^^
Mi auguro che Mello non sia troppo OOC... )Grazie a tutti coloro che seguono questa mia prima FF :)
 

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


Destino
 
Capitolo 13
 
Finalmente mi sorride con tranquillità. Ha decisamente un sorriso bellissimo, anzi, lui è bellissimo. Nonostante la sua cicatrice la sua rimane comunque una bellezza che definirei divina.
Mi stringo le braccia al petto cercando di rivivere l’abbraccio che è avvenuto poco fa: mi sono sentita così sicura, protetta… più di quanto non mi senta con Light…
Lo guardo mente morde la sua tavoletta e sorrido.  Forse dovrei odiarlo… ma non ce la faccio.
Papà, ti sto deludendo? Tu lo avresti messo dietro le sbarre vero? E invece io me ne sono innamorata… forse dovrei dire a Light che mi sto vedendo con lui, sarebbe la cosa giusta visto che in realtà lui è un criminale… però… in questo caso dovrei chiedere a mio fratello di rinchiudermi insieme a lui. Non ce la farei a vivere sapendolo dentro una cella.
“Mello! Stanno arrivando! Il camion è qui sotto!” Grida Matt entrando agitato nella stanza.
“Merda! Proprio adesso?!” Chiede Mello balzando in piedi
Io rimango ferma non riuscendo a capire la situazione.
“Idioti!”
Mello afferra la pistola per poi chiudere la porta a chiave.
“C-che succede?” Chiedo iniziando a provare una brutta sensazione.
Dalla scala si sentono dei passi e delle grida. Rabbrividisco.
“Stanno discutendo su dove siamo…” Informa sottovoce Matt.
Mello si gira allarmato verso di me per poi avvicinarsi. Mi afferra le braccia e pone il suo viso a qualche centimetro dal mio per costringermi a guardarlo negli  occhi: “Sayu...”
Dice solo questo, mormora il mio nome con un tono che non riesco a decifrare per poi stare in silenzio. La frase rimane così, in sospeso.
Poi si scuote, mi afferra bruscamente il polso costringendomi ad alzarmi e mi trascina fino alla finestra aprendola.
“Matt!” Dice voltandosi verso l’amico.
“Sì!” Risponde il rosso afferrando un’altra pistola e posizionandosi di fronte alla porta in attesa.
Un’angoscia mi assale: ma non è possibile! Non di nuovo! Non voglio essere ancora coinvolta in una situazione del genere!
Improvvisamente Mello mi cinge i fianchi sollevandomi da terra per poi appoggiarmi sul davanzale della finestra.
“Sayu,  non ti faranno nulla. Non gli permetterò che ti facciano nulla chiaro?” parla come una madre che sta dicendo al suo bambino di tenerle la mano per attraversare la strada.  Scandisce le parole in modo che la mia mente possa decifrarle nonostante  il terrore che mi sta prendendo.
“Ti proteggo io” Continua tranquillizzandomi.
“Ti proteggiamo noi.” Suggerisce Matt.
“N-non vi succederà nulla vero?”
“Tsk! Questi qui sono dilettanti.” Esclama Mello come se si sentisse offeso, poi torna a guardarmi seriamente: “ Sayu, ti fidi di me?”
“Ti fidi di Mello?” fa eco il rosso alle sue spalle. Ma come fa a scherzare in una situazione del genere?
“Matt, ti assicuro che non mi sorprenderei se ora ti riducessero in un colabrodo.”
“Sissignore! Chiedo scusa signore!” Esclama Matt sarcastico mentre io mi chiedo come faccia a essere così calmo.
“Ormai sono qui! Sayu, ti fidi di me?!” Chiede Mello lanciando un’occhiata alla porta.
Io annuisco spaventata dal sono qui.
” Ok, allora o salti tu o ti butto io.” Ordina freddo.
Mi solleva le gambe e le fa passare all’esterno del davanzale.
“Co…? Ma tu sei matt…!” No! Non posso non farlo. Se non lo facessi vorrebbe dire che non mi fido… “… ma io mi fido.” Mormoro per poi guardare il ragazzo che mi piace:” Fai attenzione.”
Lui annuisce. Io poggio le mani sul bordo del davanzale, respiro profondamente e poi mi do la spinta lasciandomi trascinare dalla forza di gravità.
Sebbene stiano passando solo frazioni di secondo mi sembra di non atterrare più. Tengo gli occhi chiusi e i denti stretti per non gridare, non mi piace questa sensazione.
Improvvisamente le mie ginocchia toccano qualcosa di rigido, ma troppo morbido per essere il terreno.
Apro gli occhi: sono tutta intera e questa è la conferma che dove sono appoggiata non è il suolo.
Alzo lo sguardo per vedere la finestra da dove sento provenire dei rumori… come di cose che si rompono.
Poi torno a concentrarmi su di me e mi accorgo di essere atterrata sulla parete superiore di  un camion, anzi, un telo sostituito alla parete superiore.
Mi sporgo verso  il davanti del veicolo e scivolo giù dal mio piano d’atterraggio per finalmente trovarmi con i piedi per terra.  Solo ora mi accorgo che il camion davanti ha tre posti. È una coincidenza o hanno pensato a me?
Improvvisamente sento uno sparo e mi volto giusto in tempo per vedere Matt saltare sul camion.
“Sei tutta intera?” Chiede.
Io annuisco: ”Stai bene?”
“Sì tranquilla.” Risponde scendendo dal camion.
Apre la porta  a destra  della vettura ed entra sedendosi sul posto centrale: “Su, vieni” Mi dice picchiettando sul posto accanto a lui, io mi accomodo un po’ agitata per Mello che ora fino a prova contraria è solo
Solo adesso mi accorgo che il rosso mi fissa sorridendo: “Noti niente?”
Io mi guardo attorno: “N-no… dovrei?”
“Mello mi ammazza.” Commenta senza darmi una vera risposta.
Dopo qualche minuto sentiamo una serie di spari e un tonfo sulla superfice del camion.
“Mello, tutto ok?” Grida Matt per farsi sentire dall’amico.
“Sì!” Risponde l’altro finalmente facendosi vedere dal finestrino dalla parte del guidatore dove poi si blocca.
Matt sorride: “Ma che faccia fai! Per una volta che ti lascio il posto guida!”
Mello incrocia le braccia al petto mantenendo un ‘ espressione di irritazione: “Ma hai studiato per diventare carogna o sei nato così?”
“Ah, amico! Certe doti non puoi acquisirle, devi averle!” Esclama ridendo il rosso spostandosi sul posto di guida. Io di conseguenza passo su quello centrale e Mello sale sedendosi accanto a me.
“Sayu, mi sa che devi stare attenta… hai presente i pappagallini inseparabili? Quelli che sono sempre insieme e se uno  se ne va l’altro schiatta?”
“Sì, quindi?”
“Ecco, Mello ormai si è tramutato in uno di quei pappagallini.”
“Eh?”
“Beh, lo hai visto adesso no? Dopo due giorni che lo vieni a trovare non può fare a meno di te… senza contare il periodo che ha passato prima pensandoti. Tipo quando…”
“Ma la smetti di dire cazzate?!” lo blocca Mello fulminandolo con lo sguardo che poi rivolge fuori dal finestrino.
“E va bene, me ne sto zitto!” Esclama Matt scocciato.
Io involontariamente sorrido: allora anche lui pensava a me!
Per tutto il tempo che c’è stato dalla mia liberazione al nostro ritrovo non ho fatto altro che pensare a lui, a Mello. A quel ragazzo tanto burbero che in realtà nascondeva un animo buono e pieno di rimorsi. A quel ragazzo che nonostante fosse il mio rapitore mi aveva fatto sentire protetta. Pensavo di essere scomparsa dalla sua mente o forse di non essere neanche entrata… e invece mi ha pensato.
“Dove andiamo?” Chiedo rendendomi conto di non sapere assolutamente nulla di quello che stiamo facendo.
“Facciamo un giro e poi torniamo dove eravamo.” Risponde distrattamente Mello.
“Cosa? Ma se quelli hanno appena…”
“ Te l’ho detto che sono dilettanti no? Non gli verrà mai in mente di tornare sullo stesso posto.”
“Ah, ho capito.”
C’è un momento di silenzio interrotto solo dal rumore del camion che avanza per le strade di Tokyo.
Ad un certo punto finalmente Matt si illumina: “Ehi! Che ne dite se ansiamo al Disneyland?"
"Al Disneyland?" Chiedo. Al Disneyland con Mello? Perchè questo pensiero mi affascina??
"Al Disneyland?" Mi fa eco il ragazzo seduto all mia destra.
"Ma sì! Io personalmente non sono mai stato in un Disneyland... non è che abbiamo avuto l' opportunità di andarci, quindi perchè no?" Commenta deciso Matt.
A me l'idea piace. Anche perchè in famiglia per andare al Disneyland bisogna iniziare a pensare perlomeno un mese prima alla faccenda... invece così improvvisamente...
"A me sta bene!" Esclamo.
"Yeah! Grande Sayu!" Esulta entusiasta Matt.
"A te Mello va bene?" Chiedo
"Se ti fa piacere..." Rispnde fingendosi disinteressato.
"Dai che ti diverti!" Esclamo e istintivamente mi accoccolo al suo braccio come faccio con Light per ottenere qualcosa.
Mi stupisco di questa reazione... non lo faccio mai nemmeno con Isei...
alzo lo sguardo per vedere la sua reazione: sembra stupito, come bloccato... poi volta lo sguardo senza dir nulla e le sue labbra si increspano in un lieve sorriso.
"Bene! Allora andiamo a svagarci ragazzi!"

Continua...

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


Destino
 
Capitolo 14
 
“Ok, dove andiamo?” Chiedo soffocando la domanda riguardante i soldi utilizzati per il biglietto dei quali non ho la più pallida idea da dove siano venuti fuori.
“Come ti ho detto non siamo mai stati in un Disneyland… quindi, sei tu la più esperta qui. “ Dice Matt stringendo le spalle.
“Hai tu la cartina?” Gli chiedo, lui annuisce aprendola. Mi avvicino a lui per osservare la raffigurazione del parco mentre Mello si guarda in giro.
“Certo che sembra proprio il paese dei balocchi!” Esclama Matt sorridente.
Mello sbuffa ma il suo sguardo si concentra su ciò che lo circonda: sono tutti e due meravigliati, come i bambini che corrono per le strade di questo paese delle meraviglie.
Non  devono aver avuto un’ infanzia felice come la mia… e questo mi mette una tristezza terribile, ma vederli in un contesto così diverso da quelli che probabilmente loro frequentano mi fa sorridere: chi avrebbe mai pensato che avrei visto il ragazzo che durante il mio rapimento è sempre rimasto circondato dal buio e dalla paura in un luogo dove tutto sembra un songo… e per divertirmi insieme a lui!
“Beh, ci sono varie zone… dipende quali preferite…” parlo piano, quasi per non disturbarli.
“Quali zone?” Chiede Mello con lo sguardo rivolto al castello bianco simbolo del parco.
Nonostante non perda la sua aria da duro, Mello ora ha una certa… tenerezza infantile che ai miei occhi lo rende ancora più stupendo. Ma forse sono proprio i miei occhi ad ingannarmi.
“ Il parco è diviso in villaggi… vediamo…” Abbasso gli occhi sulla cartina e sento entrambi gli sguardi dei ragazzi posarsi su di me.
“Sono sei villaggi.” Informo
“Mh… fammi vedere…” Matt punta gli occhi sulla carta che regge mentre anche Mello si avvicina
“Beh, c’è poco da dire. Facciamo un po’ di tutto no?” Dice Matt parlando con tono rilassato, come fosse una cosa ovvia per tutti.
“Ma dai Matt!” Esclama Mello
“Perché?”
“Fantasyland?!” Sbotta il biondo sottolineando il nome del villaggio cercando di mostrarne la banalità.
“Andiamo! Ho sempre voluto venire al Disneyland e adesso non me lo voglio perdere. Dai! Ci divertiamo! E poi sei con Sayu, non dimenticarlo!” Cerca di convincerlo Matt aggiungendoci l’occhiolino finale.
Mello sbuffa: “Ok, andiamo. Ma non vi garantisco nulla.”
“Quindi da dove si inizia?” Chiedo.
“Mh, dicci tu. Ti seguiamo.” Dice Matt circondandomi le spalle con il braccio.
“Beh, l’anno scorso quando sono venuta non abbiamo fatto Pirati dei Caraibi… ed è anche la più vicina.”
“Bene allora… avanti marsch!”  Esclama Matt stendendo l’indice davanti a sé come un generale e iniziando ad imitare una marcia militare io scoppio a ridere.
Lui si volta per guardarmi e sorride.
“Ti adoro Matt!” Dico… lo conosco da 2 giorni e già lo considero un caro amico.
“Lieto di essere di suo gradimento my lady!” Dice con un inchino per poi riprendere ad avanzare.
“Avete iniziato bene! Sembrate due bambini!” sbotta Mello affiancandosi a me
“Non hai voglia di tornare un po’ bambino anche tu?”
“Tsk! Se tornare bambino vuol dire rivivere la mia infanzia no grazie!” Lo dice quasi urlando.
“S-scusa…” mormoro turbata
“No, scusa tu…” La sua voce ha un’incertezza , lui se ne accorge e abbassa lo sguardo.
“Allora… che ne dici di dimenticare per qualche ora tutti i problemi?”
“Come se fosse possibile.”
“Mello. Anch’io voglio che Kira sia catturato quanto lo vuoi tu. Però…” Mi blocco, non so se continuare la frase… un po’ mi imbarazza… ma gliel’ho già detto in fondo…
“Però?” Mi incita lui
“Però ho paura che porti via anche te…” mormoro timidamente
Lui si blocca di colpo. Rimane fermo a fissare un punto che non so distinguere poi mi fissa.
“Ma perché?” Non ha gridato ma la sua voce è tagliente abbastanza da incutere timore.
“Come perché?” Chiedo a mia volta.
“Sayu, guardami! Mi vedi?! Mi riconosci?! Io sono quello che ti ha rapita! Per colpa mia è morto tuo padre! Sayu! Guarda! Guarda questa! Guarda la cicatrice!”
Si porta violentemente una mano sul volto e si tocca le nervature dando l’impressione di volersela strappare dal viso.
“Questa è come un marchio. Un marchio per ricordarmi chi sono, cos’ho fatto…” Si interrompe, e per un istante ho l’impressione che lo faccia per non lasciarsi prendere dal pianto… ma è troppo orgoglioso per farlo.
“Mello… ma perché me ne parli?”
Lui alza lo sguardo e mi fissa con aria persa. Io mi avvicino e gli afferro la mano con cui vorrebbe lacerare  la cicatrice.
“No Mello, non dev’essere un marchio per condannarti. Dev’essere qualcosa che ti spinge a migliorare, e lo stai già facendo!”
Lui continua a guardarmi in silenzio, io sorrido: “… lo stai facendo con me.”
“Sayu…”
“Divertiti! Facciamo le attrazioni che vuoi tu! Ma ti prego, divertiti!” Faccio per voltarmi e andare avanti ma la sua mano mi blocca: “Sayu, dovresti andartene lo sai?” La sua voce è fredda e dura, come una lama di spada.
“Che intendi?” Chiedo iniziando ad impaurirmi. Mi sta dicendo di stare lontana da lui?
“Io non avrei nemmeno il diritto di guardarti. Ho sbagliato io a cercarti.” La sua voce mi congela, ma dentro di me inizia a nascere qualcosa di ardente: rabbia.
“Non ci provare. Non allontanarmi, se lo fai giuro che…” non so come continuare, ma so che farò qualcosa di terribile se lui… dovesse andare via da me. Io non lo rimango rivolta dalla parte opposta alla sua per non guardarlo in volto, ma sento che si avvicina.
“Sayu…” Lui mi fa arretrare fino a se; sento la sua pancia contro la mia schiena, sento il suo respiro sul collo…
“Allora fai la brava e fatti proteggere.” La sua voce è quella dura che non ammette repliche  tipica di lui.
“…sì”
Lui molla la presa e si affianca a me, alzo lo sguardo e noto che Matt si è seduto su una panchina ad aspettarci.
“Ho capito, è stata una pessima idea!” Grida il rosso  per farsi sentire
“Perché?”  Chiedo sorridendo.
“Mi tocca fare il terzo incomodo! Ti sembra una bella cosa?”
“Dovevi pensarci prima!” Gli urla Mello.
“Allora lo hai ammesso! Se io sono il terzo incomodo vuol dire che Sayu ti piace! Beh… erra comunque palese…”
“Ma ce la fai a tenere il becco chiuso per due secondi?!”
“Bene… che ne dite di andare?” Chiedo interrompendo il loro strano litigio.
“Giusto, se no ci perdiamo la giornata.” Afferma Matt rialzandosi.
Io mi affianco a Mello e lo guardo camminare… è bellissimo.
È così strano.  Non ho mai provato un sentimento tanto forte per una persona, è qualcosa di nuovo per me. Io di lui non so nulla, e non lo conosco nemmeno da tanto… eppure non voglio lasciarlo, il pensiero di essere separata da lui mi terrorizza.
Lui è il tipo che tutti definiscono stronzo.
Lui è un criminale.
Ma lui per me è diventato Lui, l’unico Lui che nella mia vita conta.
Possibile che questa sia una semplice cotta?
No, perché lo so… perché il mio unico desiderio… è essere il suo destino.

Continua...

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


Destino
 
Capitolo 15
 
“Pinocchio…” Mormora disperato Mello dopo essere sceso dal trenino che ci ha portato all’interno dell’attrazione.
Matt si porta dietro di lui cercando di fargli indossare le orecchie da Miki Mouse comprate qualche minuto prima, Mello si porta rapidamente una mano sopra la testa scansando quella dell’amico: “Sei scemo?!”
“Ma che palle Mello!” Si lamenta l’altro con fare infantile
“Smettila di usare quel nome… “ Sibila il biondo guardandosi attorno
Io li guardo divertita. In effetti dev’essere pericoloso usare il nome di Mello in un posto così affollato.
Abbasso lo sguardo sulla cartina… voglio trovare qualcosa che piaccia a Lui.
Quando finalmente trovo quello che cerco mi si contorce lo stomaco: Space Mountain.
Io non sono il tipo per questo genere di attrazioni. Però se può farlo divertire…
“Mello…” Finalmente mi rivolge lo sguardo “… a te piacciono le attrazioni tipo… questa?”
Lui si avvicina alla cartina per osservare: “Cos’è?”
“Questa… sono montagne russe praticamente, un po’ più veloci.”
“Potrebbe essere interessante…” Mormora.
“E va bene! Allora? Andiamo?!” Chiede impaziente Matt raggiungendoci e buttando un’occhiata alla carta.
Il rosso ci fissa per poi sbuffare prendendomi il polso e rivolgendosi a Mello: “Facciamo così: lei fa la carota e tu l’asino ok? Se no qua non ci muoviamo più!”
E improvvisamente parte a correre per le strade del parco.
“Mi dispiace per il rapimento ma se no quello lì non si muoveva più.” Mi dice Matt rivolgendo lo sguardo alle mie spalle dove Mello cammina a passo veloce per starci dietro.
“Eccoci!”
Io mi sento mancare. Odio questa giostra. Mi fa paura. Terrore.
“Che hai?” Chiede Mello da dietro. Io non rispondo.
“Stai male?” Matt mi guarda negli occhi e poi sorride: “Hai paura eh?”
“Io…”
“Non siamo costretti a farla.”
“Però…”
“Mello sopravvivrà… vero?” Chiede Matt all’amico. Come ha fatto a capirlo?
“Cosa?” Chiede lui cascando dalle nuvole.
“A Sayu non piace questa roba.” Matt scandisce le parole come per sottolineare la stupidità di Mello su questo piano.
Mello mi guarda e io sento un brivido: “Ma no facciamola… non morirò mica!”



Pessima idea!
Mi sento soffocare dalle protezioni nonostante sia seduta accanto a Mello.
Ho paura. Afferro il seggiolino davanti e chiudo gli occhi.
Una voce metallica incomincia a pronunciare un conto alla rovescia.
Il vagone indietreggia.
Attesa.
Panico.
Silenzio.
Zero. Si scatta.
Urlo, davvero mi terrorizza. Mi aggrappo a qualcosa e chiudo gli occhi ignorando le stelle che circondano i binari.
Grido quando sento le curve e i giri della morte.
Ho paura, nascondo il viso nel primo incavo che trovo.
Poi sento che rallentiamo, ci fermiamo.
“Sayu?” Alzo lo sguardo e noto di essere aggrappata al braccio di Mello, con il viso nascosto contro di lui.
Rimango ancora così un attimo poi pronuncio le uniche parole che mi vengono in mente: “Mai più.”
Scendo dal vagone e sento la mia testa girare… mi sembra ancora di volare e il vuoto di stomaco non è ancora del tutto passato. Le gambe mi cedono.
Delle braccia mi reggono: “Non riesci nemmeno a camminare?” La voce di Mello raggiunge il mio cervello stordito.
Mi prende per mano e mi guida fuori, l’aria più fresca mi accarezza il viso facendomi rivivere.
“Non pensavo ti spaventasse così tanto…” la sua voce non ha note di presa in giro.
“Tutto apposto.” Assicuro.
Poi sul suo viso si dipinge una smorfia… come di dolore.
“Mello?”
“Sto bene.” Dice impassibile.
“Splash Mountain!” grida intanto Matt entusiasta.
Io sorrido nel vedere la tenera felicità di Matt. Adoro questo ragazzo.
Annuisco seguendolo, ormai è diventato il comandante di questa strana spedizione.
Dopo 10 minuti di cammino ci troviamo davanti ad un’alta montagna  da cui sgorga una cascata artificiale e delle urla mi invadono le orecchie. Sorrido, questa attrazione mi elettrizza.
Iniziamo a fare la fila percorrendo il percorso formato dagli steccati di legno.
Mello rimane dietro di me, silenzioso.
E una mia impressione o è pallido? Non riesco a capirlo bene a causa della cicatrice.
“Tutto bene?” Chiedo.
Lui prima annuisce assente e poi assume un sorriso forzatamente beffardo: “Non  sono io quello che prima non si reggeva in piedi.”
Ignoro la battuta notando uno strato lucido sui suoi occhi.
“Sei sicuro di stare bene?”
Lui annuisce ancora.
Io non mi fido, non in questo caso.  Allungo la mano e la appoggio sulla sua fronte.
Lui rimane un attimo immobile poi fa per scansarsi ma sono io la prima a ritirare la mano con un’espressione sbalordita: “Ma… sei bollente.”
“Cosa?” Chiede Matt voltandosi verso di noi.
“Hai la febbre… dobbiamo tornare a casa.”
Mello sbuffa seccato: “Ma figurati! Per così poco!”
Cosa…? Si stava divertendo?
“ Come fai ad avere la febbre in questa stagione?” Chiede sorpreso Matt.
“Ti sei sforzato… è naturale dopo essere stato ferito in quel modo.”
“Non siamo costretti ad andarcene.” Insiste lui.
“Non fare storie piccolino!” Lo prende in giro Matt spingendolo fuori dalle barriere.
Ci dirigiamo verso l’uscita del parco e saliamo nel camion che ci ha portati.
“Peccato…” mormora Matt osservando avvilito l’entrata del parco che si allontana.
“Dai, ci torneremo quando quest’incubo sarà finito… e poi comunque abbiamo fatto un bel po’ di attrazioni.” Gli dico appoggiandogli una mano sulla spalla.
“Hai ragione” Sorride.
Mello se ne sta con la testa appoggiata al finestrino. Ha bisogno di riposo.
Matt ferma la vettura davanti al palazzo e noi scendiamo.
Devo ancora riprendermi dall’atmosfera gioiosa del parco…
“Liberati di questo coso il prima possibile.” Ordina Mello indicando il camion.
Lo osservo salire le scale: mi sembra instabile, deve avere giramenti di testa.
Chissà perché ero convinta che fosse il tipo che non si ammalava mai.
Entra nell’appartamento e si lascia cadere sul divano. Sebbene cerchi di rimanere impassibile si vede che prova sollievo.
Mi avvicino e mi chino accanto a lui.
“Mi dispiace, avrei dovuto accorgermene prima…”
“Ma figurati!” Esclama per quello che può esclamare una persona nel suo stato.
“ La ferita ti fa male?”
Lui fa cenno di no con la testa, ma non so quanto sia affidabile.
“Togli la fasciatura e lasciala respirare… ce la fai?” Lui annuisce ed esegue le istruzioni senza fiatare… il che è strano.
Io tiro fuori dalla borsa una bustina per alleviare il mal di testa e inizio a cercare un bicchiere.
“E Matt?”
“E’ andato a portare via il camion… ma la smetti di parlare sempre di Matt?!” Grida irritato.
“Ma io non parlo sempre di Matt!” Ribatto decisa.
“Sì, come no…!”
“Mello, stai diventando ripetitivo sai?”
“Tsk! Parla lei…”
“Ma come! Prima mi dici tutte quelle belle parole e poi mi tratti così?”
“Mpf! Io non ti ho detto nulla di speciale, non  montarti la testa ragazzina!”
Sebbene questa reazione sia tipica di Mello un po’ mi irrita e mi rattrista.
Lascio sciogliere il contenuto della busta nell’acqua e poi gliela porgo.
“Che roba è?”
“Serve per il mal di testa…”
“Non ho mal di testa!”
“Ti ho visto sulle scale…”
“Saprò io quello che ho o no!”
“Ma sei davvero così infantile o mi prendi in giro?!”
Butto l’occhio sulla ferita e vedo che si è un po’ arrossata. Si è sforzato troppo.
Intanto sento la mano che regge il bicchiere liberarsi: lo osservo ingoiare distrattamente l’acqua biancastra mentre fissa il soffitto.
“Sodisfatta?” Dice porgendomi il bicchiere vuoto. Io lo appoggio sul tavolino e afferro una tavoletta di cioccolato porgendogliela: “Sì”
Lui inizia a mordicchiare il cioccolato tranquillamente… io se fossi nel suo stato non concepirei nemmeno il pensiero di mangiare cioccolato… ma in fondo lui è Mello.
Le sue palpebre iniziano a farsi pesanti e affonda la testa sul cuscino.
“Prova a dormire, vedrai che ti sentirai meglio.”
“Sei la mia infermiera?” Mormora con un filo di voce, poi mi fissa: “Grazie, di preoccuparti per me…”
Cosa? Come mai è così gentile?
Improvvisamente si alza in ginocchio e mi afferra il viso tra le mani; all’inizio mi spavento e poi rimango incantata.
Mi sta fissando, i suoi occhi sono vicinissimi: “Sayu…” mormora.
Le sue labbra piano si avvicinano alle mie, io rimango immobile… è un sogno. Non può essere Mello quello che ho davanti.
Il suo respiro accarezza le mie labbra mentre il mio diventa affannoso. Manca poco… mi sento insicura.
Improvvisamente si blocca e si lascia ricadere, io sospiro involontariamente.
“Scusa…” mormora
“Non importa, è la febbre” gli dico come per rassicurarlo. È ovvio. Dovevo arrivarci prima, per questo è così gentile.
Lo vedo chiudere gli occhi e istintivamente gli accarezzo i capelli biondo sparsi sul cuscino.
La febbre…
È la prima volta che mi sento così… delusa.
 
Continua…

Grazie infinite a tutti quelli che seguono questa storia.
Gli ultimi capitoli sono stati noiosi, lo so bene, ma mi servivano. Ora ricominceremo con il caso Kira e tutto ciò che circonda Mello e Sayu nella loro storia.
Grazie mille ancora
:)

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Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***


Destino
 
Capitolo 16
 
“Sei in ritardo oggi o sbaglio, my lady?” Chiede ironicamente Matt mentre entro nell’appartamento.
Sta giocando con uno dei suoi soliti videogiochi e con la sua sigaretta in bocca.
Ormai è da due settimane che vengo ogni giorno a far visita nel loro rifugio.
“ma immagino che le ladies siano molto impegnate.” Aggiunge poi alzando lo sguardo e sorridendomi.
Io ricambio l’allegra espressione per poi guardarmi attorno: “Mello?”
“Ah… è andato a sistemare due cosine…”
“Cosine? Che genere di cosine?”
“Roba da niente.”
“Kira?”
Matt continua ad osservare il videogioco senza rispondermi.
“Matt!”
Continua ad ignorarmi. Per quanto questo comportamento mi irriti un po’ mi fa piacere perché mi da la possibilità di capire. Mello avrebbe semplicemente  mentito.
Mi avvicino e gli sfilo violentemente la sigaretta dalle labbra: “Ehi!” Esclama irritato.
“Matt, se riguarda Kira… voglio saperlo anch’io.”
Matt sospira: “Sayu, è meglio per te.”
“Meglio per me? Cosa, stare a guardare mentre voi andate a morire?!”
“Andiamo, non moriremo!” Dice lui sforzando un finto sorriso.
“Sì invece!”
La porta si apre.
“Matt, preparati. Tra due ore rapiamo la Takada. Non c’è altro modo. È lei che ha i contatti con Ki…” Mello entra violentemente nella stanza ma si blocca alla mia vista.
Io lo guardo poi lentamente chiedo: “rapire chi?”
Mi volto e mi dirigo verso di lui: “Chi è che tiene i contatti con Kira?”
“non sono affari tuoi!” Esclama il biondo allontanandosi.
“la sua portavoce certo!” Mi rispondo da sola scuotendo la testa per la mia stupidità.
“A te non deve interessare chiaro?”
“Certo che mi interessa! Quella lì vi ammazza!” Grido cercando di farmi ascoltare.
“Lei non è Kira Sayu!”
“Ma è dalla sua parte!!”
“Sayu dannazione, non complicare le cose!!”
“Mello… sta calmo.” Cerca di raffreddare Matt, nel vedere l’amico surriscaldarsi.
“Sei tu che le complichi!” Mi sento stupida ad alzare la voce così davanti a Mello. Ma io ho paura. Ho paura, ho paura di perderlo… un brutto presentimento.
Non voglio che Lui muoia. Non lo posso permettere. Non lo sopporterei…
“Mello, io mi sto solo…”
“Preoccupando?!” Scatta in avanti e mi sbatte violentemente contro il muro io rimango impietrita per questa reazione. Non riesco a capire, vedo solo Mello davanti a me che preme i miei polsi fino a farmi male. Ho la schiena dolorante per la botta.
“Preoccupati per te ragazzina!!” Grida, io chiudo gli occhi come per evitare di scontrarmi con il suo fiato violento.
Perché? Perché è così? Che è successo?
“M-Mello…” mormoro.
“Non cercare di intenerirmi, tanto sai che non ce la fai!”
Ma perché fa così?
“Mello, smettila!” Cerca nuovamente di fermarlo Matt.
“Lasciami fare! Lascia che faccia quello che voglio! Tu non ti devi intromettere chiaro?!”
Una serie di emozioni mi pervadono: prima paura, poi angoscia, vuoto… e infine rabbia.
Stringo i denti: “Stupido…”
Lui mi fissa con aria di sfida… io mi sento surriscaldare: perché non capisce?
“Ti fai ammazzare, non lo capisci?!”
“E chissenefrega!”
“A me dannazione! Secondo te perché sono qui? Perché sono sempre stata qui?! Capisci Mello!” Gli ho ordinato di capire.
“Io capisco soltanto che sei una stupida ragazzina!”
Ha ragione, sono io che devo capire. Dovevo capire che Lui era una trappola. Mi ha rapita, come faceva a provare qualcosa per me. È un criminale. Mi ha sfruttata, non so come… ma ora non gli servo più.
Ma ciò non toglie… che ne sono innamorata.
Sento lacrime di rabbia e disperazione allagarmi la base dell’occhio.
“Sai che ti dico?!” Ricomincio a gridare “Fa quello che vuoi! Vai da lei, rapiscila… anzi! Vai davanti a Kira a volto scoperto e urlagli il tuo nome! Fatti ammazzare! È questo che vuoi no?! A te piace! Certo, perché tu devi fare del male… allora fa soffrire altra gente! Sai che ti dico? Meglio così. Esci dalla mia vita e vattene. Vuoi morire?! Bene auguri!! Tutto quello che vuoi, non dico nulla! Solo una cosa… non farmi più così male!” Ho scandito le ultime parole, come se cercassi di iniettargli veleno nel cuore… veleno di consapevolezza.
 Lui allevia la presa sui miei polsi.
Io porto le mani avanti e le spingo sul suo stomaco con tutta la forza che ho per allontanarlo.
Sembra aver perso le forze e cade all’indietro.
Mi scaravento fuori dalla porta con le lacrime agli occhi.
Lo odio.
Lo devo odiare.
Lo odio.
Non posso che provar odio.
Mi fermo nello spiazzo davanti al palazzo.
Perché… allora… sto così male?
Lo odio… con la mente lo odio. Ma il mio cuore lo ama ancora. Lo amerà sempre incondizionatamente… e morirà con lui. Io morirò con lui, in anima e corpo.
Mi stringo le braccia al petto e mi lascio cadere permettendo alle lacrime di corrodermi l guance: le sento bruciare.
Improvvisamente qualcosa mi stringe: Matt.
“Lui vuole proteggerti Sayu. Non è cattivo…”
“Matt…” Mormoro cercando di trovare spazio per il suo nome tra i singhiozzi.
“Lui ti ama! Lo so, è stato crudele… ma lo ha fatto perché ti ama, per proteggerti!”
Proteggermi?
“Tu sei entrata dentro di lui… è un fatto inevitabile. Lui tiene più a te che a sé stesso. Te lo aveva detto di lasciarti proteggere…”
Io trovo il coraggio di guardare gli occhi di Matt: “L’unico modo che ha di proteggermi… è sopravvivere.”
“Dillo a lui.”
“Non posso… sono stata orribile…” Mormoro mentre vengo trafitta dal pensiero degli occhi di Lui. L’ho ucciso. Non è stato Kira… l’ho ucciso io.
“Mello… Mello!” Mi sciolgo dalle braccia di Matt e corro sulle scale, le mie lacrime di disperazione si trasformano in  lacrime di liberazione.
Lui capirà.
Spalanco la porta: “Mello!”
Sbarro gli occhi: la stanza è vuota. Solo una tavoletta di cioccolato ormai a metà.
 
Continua…

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Capitolo 18
*** Capitolo 17 ***


Destino
 
Capitolo 17
 

POV MELLO

“A te non deve interessare chiaro?”  Sayu… per favore ascoltami! Ti porterà solo guai!
“Certo che mi interessa! Quella lì vi ammazza!” Il mio cuore perde un battito. Non deve pensare a noi! Deve pensare a sé stessa, non ci arriva? Altrimenti rischia anche lei di rimetterci la pelle… non può, non voglio!
Non so cosa farei se morisse… io non posso permettere che una persona così… come descriverla? Io l’ho rapita, le ho fatto del male… e ora è preoccupata per la mia incolumità. Non posso permettere che le succeda qualcosa, nessuno la deve toccare.
“Lei non è Kira, Sayu!” Cerco di convincerla, devo farle capire… deve capire di stare lontana, al sicuro.
“Ma è dalla sua parte!” Ha ragione, quando si ha a che fare con un fedele di Kira c’è sempre del rischio, che abbia o non abbia un Death Note… ma è per questo che lei non si deve immischiare.
Chiudo velocemente gli occhi valutando se è giusto o no fare quello che sto per fare per poi riaprirli subito.
Ti ricordi Sayu, quando ti ho rapita? Il Mello che ti ha rapita?
Sappi che io non sono così… però… devo farlo.
È giusto così.
Alzo la voce fino a gridare: “Sayu dannazione, non complicare le cose!!”
“Mello… sta’ calmo.” La voce di Matt è solo un sottofondo.
“Sei tu che le complichi!” Alza la voce anche lei ma vedo perfettamente che non è abituata.
La vedo così fragile… avrei voglia di abbassare lo sguardo e chiederle scusa, come ormai sono abituato a fare con lei.  Ma non posso. Devo proteggerla, devo assicurarle la salvezza. Almeno a lei, lei ha fatto così tanto per me senza accorgersene. Non lo ammetterò mai, anche perché forse non ne avrò il tempo… ma senza di lei la mia vita sarebbe stata di gran lunga peggiore, non avrei mai avuto una persona da… amare.
L’unica pecca è quella di averla incontrata troppo tardi.
Lei torna al suo tono di voce abituale “Mello, io mi sto solo…”
La sua dolce voce, so consa vuole dire. E non posso fare a meno di provare una tenera gioia nel saperlo.
Ma non posso dagliela vinta! Lo devo fare per lei…
“Preoccupando?!” Grido prepotente su di lei. Mi sento come un leone contro un cucciolo di cervo. Le sto facendo paura? Non vorrei… ma se questo la farà allontanare da me… è meglio così.
Se lei per me è la salvezza io sono la disgrazia. Non posso essere egoista.
Scatto verso di lei e le afferro i polsi facendola sbattere sulla parete. Ho paura a stringerla, come se si potesse spezzare da un momento all’altro.
“Preoccupati per te ragazzina!” Questo è un pensiero sincero. È quello che io voglio che faccia.
Le ho sempre detto di abbandonarmi e di fare la sua strada. All’inizio perché non la ritenevo importante anche se lo era… ma ora…
“M-Mello…” Chiama il mio nome. Quanto vorrei dirle quello vero.
La vedo fragile e perfetta allo stesso tempo. La vorrei abbracciare come avevo fatto due settimane fa… vorrei posare le mie labbra sulle sue come stavamo per fare.
Ma non posso, non ne ho il diritto.
Merda, se non fossi stato così… stronzo, forse avrei potuto…
Ma no, lei è troppo angelica per uno come me.
“Non cercare di intenerirmi, tanto sai che non ce la fai!” Le grido lei chiude gli occhi come per non sentire le parole che ho appena urlato. Sì, mi sto comportando come mi comporterei con chiunque altro.
Come mi sono comportato anche con lei quando l’avevo conosciuta.
Sento Matt che cerca nuovamente di fermarmi. Lo ignoro.
“Lasciami fare! Lascia che faccia quello che voglio! Tu non ti devi intromettere chiaro?!” Lei ha gli occhi umidi.
Perdonami Sayu, lo sto facendo per te, perché tu… mi hai regalato una vita vera.
Lasciami pure morire… ma tu salvati.
I suoi occhi insicuri si infiammano, era questo il mio obbiettivo… eppure…
“Stupido…” Dice a denti stretti. Io la guardo come per sfidarla. L’ho fatta arrabbiare… vorrei dirle perché mi sto comportando così, ma annullerei l’effetto.
“Ti fai ammazzare, non lo capisci?!”  No, è arrabbiata perché non vuole che mi facciano del male. Mi mordo la lingua quando sento una sensazione di sollievo pervadermi il petto.
Non devo sentirmi sollevato… lei.. deve allontanarsi.
“ Chissenefrega!” Urlo. È vero… non mi importa di morire. Non se so che lei è salva. Lei vuole che Kira sia catturato, e io morirò per questo.
“A me dannazione! Secondo te perché sono qui? Perché sono sempre stata qui?! Capisci Mello!” Mi ha detto di capire, ma io non posso. Io posso capire solo il mio comportamento… ma non il suo. Non capisco perché è qui al mio fianco, e non capisco perché ci tenga tanto a me.
“Io capisco soltanto che sei una stupida ragazzina!” Perdonami.
“Sai che ti dico?!” Ricomincia a gridare “Fa quello che vuoi! Vai da lei, rapiscila… anzi! Vai davanti a Kira a volto scoperto e urlagli il tuo nome! Fatti ammazzare! È questo che vuoi no?! A te piace! Certo, perché tu devi fare del male… allora fa soffrire altra gente! Sai che ti dico? Meglio così. Esci dalla mia vita e vattene. Vuoi morire?! Bene auguri!! Tutto quello che vuoi, non dico nulla! Solo una cosa… non farmi più così male!”
Il mio respiro si mozza. I suoi occhi allagati dalle lacrime mi guardano devastati.
Lei mi odia.
Le ho fatto male.
È giusto così.  Lei mi ha odiato… lei ha vissuto con il dolore per colpa mia.
Mi vuole morto… però perché… io volevo che se ne andasse da me, ma ora… ora vorrei solo che lei mettesse la mano sulla mia cicatrice e la accarezzasse, che appoggiasse la testa sul mio petto e mi dicesse ancora di non morire… ma lei non vuole più che io sopravviva.
Non le interessa della mia vita… non vuole più starmi vicino. È giusto così… era quello che volevo.
No, non l’ho mai voluto… era quello che era giusto per lei… ma io sono troppo egoista per volerlo.
Apro la bocca per parlare e dirle che mi rimangio tutto. Che l’unica cosa che volevo era garantirle la salvezza… ma il pensiero che così forse le farei ancora più male mi blocca.
Sento le sue mani premere contro la mia pancia: quelle mani che mi avevano accarezzato con affetto ora mi respingono.
Mi lascio cadere all’indietro… non ho la voglia di sostenere il mio corpo. La vedo oltrepassarmi in lacrime.
Rimango lì in silenzio.
“Sei uno stupido Mello.” Dice Matt.
“È giusto così.” Rispondo a bassa voce e quelle parole mi lacerano l’anima.
Lo sento uscire.
Io rimango immobile.
L’ho persa. Ma che diavolo dico? Non è mai stata mia.
Eppure mi ero illuso. Ho fatto finta di volerla allontanare, ma per tutto il tempo non ho fatto altro che sperare di fallire.
E per una volta che non volevo vincere l’ho fatto. Lei se ne è andata… e io non ho più nessuno… Matt… ma è giusto coinvolgerlo?
Per istinto mi alzo e mi dirigo verso la porta con la stupida speranza di potermela riprendere.
Mi fermo a metà scala: vedo lei, tremante tra le braccia del mio migliore e unico amico.
Sì, consolala Matt. Proteggila tu per me.
Io sto per morire… non posso fare altro. Anche se sopravvivessi a Kira… la mia esistenza sarebbe solo un dolore in più per lei.
Vorrei andare lì, rivendicare il possesso di lei avvolgendola tra le braccia, continuare il bacio mai avvenuto e sussurrarle il mio addio all’orecchio.
Ma non posso.
Matt… te la affido. Fa quello che avrei voluto fare io.
Tsk! Che tenero. Mi faccio quasi schifo!... Non è vero, non finché lo faccio per Sayu.
Ritorno nell’appartamento e guardo sotto la finestra. Matt per fortuna non ha portato via il camion.
C’era da aspettarselo… figurati se obbediva tempestivamente agli ordini. Meglio così.
Non so quando dovrò mettere fine alla mia vita… ma sarai il mio pensiero fino alla fine Sayu.
Sringo le mani sul mio ventre dove per l’ultima volta lei mi ha toccato.
Il respiro si fa faticoso e vedo la mia vista annebbiarsi.
Pongo rapidamente le braccia avanti dolorosamente sorpreso: è mai possibile?
No… non mi capitava più da quando sono entrato nella Wammy’s House.
Nemmeno quando ero un bambino. L’unico ricordo di quando mi è successo è stato quando…
Ma non ci sono dubbi. Una scia calda mi percorre il viso dalla parte intatta… forse anche sulla cicatrice ma io non posso sentirla.
Tocco con la punta delle dita l’acqua amara che da tanto tempo non usciva da me.
Sorrido ironico: Sayu… anche questo sei riuscita a fare?
Salto in piedi sul davanzale.
Addio Matt.
Addio Sayu… vorrei dirti altro ma sono troppo orgoglioso per farlo.
Spero per te che la teoria su Kira non sia vera anche se dubito fortemente su questo.
Salto sul tetto del camion come abbiamo fatto quando siamo andati al Disneyland.
Il camion è rimasto qui fermo sul retro per due settimane?
Mi rendo conto che sto solo cercando di distrarmi… perché ora non ci sono Matt e Sayu ad aspettarmi.
Potrei raggiungerli se volessi… ma non sarebbe giusto.
“Matt… per l’ultima volta… rimani tu con lei.” Mormoro, come se lui potesse sentirmi.
Vorrei averla accanto fino all’ultimo. Ma è così che deve andare… devo pagare.
Salgo sul veicolo mettendolo in moto con l’immagine di lei incisa dentro di me.
 
Continua…

Ok, capitolo sentimentalistico... forse troppo... ma per varie ragioni doveva esserci. Se no Mello sembrava un pezzo di pietra leggermente affusolata...
Comunque grazie a tutti :)

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Capitolo 19
*** capitolo 18 ***


Destino
 
Capitolo 18
 
“Mello…” Provo a pronunciare il suo nome sperando stupidamente di ottenere risposta, ma la stanza è vuota, indiscutibilmente vuota. Se ne andato ,mi ha lasciata lì e lui se ne è andato forse incontro alla morte.
“Matt… Matt!!” Grido il nome del suo e mio amico per farlo venire da me, perché mi dica dove cavolo è finito Lui.
Sento Matt salire le scale velocemente e entrare nella stanza: “Che succede?!” La sua voce è preoccupata.
“Dov’è?” Chiedo, lui si guarda attorno.
Le lacrime che finalmente erano diventate fresche e dolci tornano ad essere aspre e roventi… corrodendomi l’anima.
Mi volto e mi aggrappo violentemente alla maglietta di Matt: “Dov’è??!!”
“Calmati. Lo troveremo, andiamo a cercarlo, vedrai che lo troveremo prima che faccia qualche cazzata.” Cerca di calmarmi posandomi le mani sulle spalle, poi sorride tristemente: “Se solo si accorgesse di quanto tieni a lui…”
“Grazie…” Rispondo, senza sapere il perché… eppure sento una sensazione di gratitudine nei confronti di Matt.
“Andiamo, meglio sbrigarsi.” Mi incita, io annuisco.
Lui si dirige verso le scale, mentre io raccolgo velocemente la tavoletta lasciata da Lui.
“E questa da dove salta fuori?!” Chiedo vedendo la macchina rossa parcheggiata nel garage che io ho appena scoperto.
“Dimmi una cosa… da uno a dieci quanto ti interessa?” Chiede Matt con un sorrisetto sulle labbra.
“Beh, credo che tutto sommato non sia così importante…” Rispondo salendo in auto.
Matt mette in moto il veicolo e si lancia a tutta velocità fuori dal garage, talmente velocemente che devo aggrapparmi per non farmi male.
“Senti Sayu, tu cosa saresti disposta a fare… per salvare la vita a Mello?”
Prendo un respiro per poi guardare il ragazzo accanto a me negli occhi: “Tutto, darei la vita… l’anima, purché lui si salvi.” Pronuncio le parole come se sperassi che raggiungessero Mello, che si facessero sentire da lui… almeno nel suo cuore.
“Bene, allora non ti lamenterai se ti chiedo di fare qualche… chiamiamola acrobazia.”
Sento la pelle irruvidirsi: “C-che?”
“Non so dove si trova… ma ci sono due posti in cui andrebbe impulsivo com’è… il primo è il nostro vecchio covo vicino all’aeroporto. Ci siamo stati due giorni ma lì abbiamo raccolto informazioni importanti e sicuramente quel luogo gli sarebbe utile per rapire la Takada… oppure…” Si blocca fissando la strada.
“Oppure?” Lo incito io.
“Oppure si è gettato nella missione da solo… e ti assicuro che la cosa mi fa preoccupare parecchio.”
“Cos…?! È andato a rapirla da solo?!” Mi sento mancare: se prima c’erano poche possibilità che finisse bene questa storia ora…
“Dobbiamo raggiungerlo!!”
“No! Prima dobbiamo vedere il covo.”
“Ma…”
“Se noi andiamo prima dalla Takada, lui ci noterebbe e ce la farebbe sotto il naso… mentre nel caso sia al covo, mentre noi lo andiamo a prendere farebbe in tempo a farsi ammazzare. In poche parole non ne caveremmo un ragno da un buco.”
“Sì… ma se…”
“Conosco la strada che deve fare, riusciremo a prenderlo.”
Che strano… con tutti i suoi ragionamenti mi sembra quasi di sentire Mello parlare… potrei quasi dire che sembrano fratelli.
“D’accordo, mi fido.” Mormoro annuendo leggermente.
Lui non risponde e continua a guardare la strada che sfreccia velo ce sotto di noi.
Ci fermiamo in un vicolo buio, dovevo immaginare che si rifugiassero in un posto del genere.
“Salta dentro.” Mi dice Matt aprendo una piccola finestra bassa.
“Ma…”
“Lo so, non è molto comoda. Ma la porta era troppo in vista allora abbiamo preferito… l’uscita di emergenza.”
Ignoro le ragnatele ed entro nella piccola stanza mentre l’odore di polvere e la polvere stessa mi invadono le narici. Mi porto una mano davanti alla bocca non riuscendo a trattenere la tosse.
“Mello?” Mi sembra impossibile sia qui.
“Mh…” Matt avanza nella stanza: il computer!  Nell’oscurità non lo avevo notato… ma lui sì!
Il rosso inizia ad osservare lo schermo che ora si è illuminato: “Cazzo! È troppo bravo per i miei gusti, e anche troppo impaziente!” esclama mordendo violentemente la sigaretta che tiene tra le labbra.
“Cosa?” Chiedo cercando di respirare il meno possibile per non inalare altra polvere.
“il nostro piano prevedeva l’intervento di tutti e due… e poi dovevamo metterlo in atto tra un’ora e mezza. Ma ha fatto tutto da solo.”
Io mi avvicino rapidamente allo schermo, non che capisca un gran che… ma si direbbe un pian o d’azione.
“Quello che temo è che…” Matt sembra indeciso se dirmelo o no. Mi guarda e io annuisco per incoraggiarlo ad andare avanti.
“Essendo comunque un’accanita seguace di Kira… è possibile che lui si sia fidato di concederle un po’ del suo…”
“Potere, le ha permesso di uccidere.” Concludo da sola la frase. Ma non è detto no? Magari Kira… ma è la sua portavoce…
Che angoscia!
“Andiamo!” Esclama Matt prendendomi la mano e facendomi salire sulla finestra.
Sbattiamo entrambi le porte dell’auto… mi stanno salendo le lacrima, ma non devo piangere. Perché per una volta sarò come Lui, sarò forte… e lo salverò.
Stringo i pugni: “Va’ più veloce.” Dico decisa.
Matt mi guarda e sorride: “Agli ordini my lady.”
Ci dirigiamo verso l’autostrada… Mello, resisti… non morire. Non morire!
 
Continua…
 
Chiedo scusa per il ritardo, ma ho un po’ di problemi. Questo è un capitolo di passaggio, il prossimo sarà un po’ più interessante… promesso!!!
Grazie a tutti quelli che leggono in silenzio, e a chi commenta :)

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Capitolo 20
*** Capitolo 19 ***


Destino
 
Capitolo 19
 
Superiamo  l’ennesima  auto. Ma dov’è finito?
Scruto ogni mezzo di trasporto che i miei occhi riescono a scorgere ma non vedo nulla che possa appartenere a Mello.
Matt ha detto che ha usato il camion del Disneyland… e pensare che fino a due settimane fa la mia preoccupazione più grande era quella di curarlo dalla febbre, adesso devo salvargli la vita!
“Eccolo!!” Il grido di Matt mi fa sussultare.
Aguzzo lo sguardo e lo vedo: è un bel po’ più avanti di noi, ma almeno è vivo… fin che guida è vivo no?
“Corri! Corri!!” Grido sporgendomi con il busto in avanti. Matt si lascia scappare un sorriso: se non fossimo in una situazione del genere scoppierebbe a ridere!
Il suo piede preme l’acceleratore al massimo e sfrecciamo tra le auto che suonano irritate e si spostano ai lati della strada per non scontrarsi con noi.
In una situazione del genere normalmente avrei gridato ma ora… sarei disposta a saltare sopra quel camion…
“Devi saltare sul camion.” Matt è serio.
“Cosa?!” Ma che fa?! Mi legge nella mente?! Ma io scherzavo… cioè no. Ma lui è più esperto di me no?! Cioè… Matt sveglia! Sono una studentessa universitaria che esce con gli amici a divertirsi… non un’agente segreto come quelli dei telefilm americani.
“Eri disposta a fare tutto per Mello no?”
È vero. In gioco c’è la vita di Mello… non posso farmelo portare via. Non anche lui, lo difenderò con le unghie, con i denti e se necessario anche con il sangue.
“Sì. Sì, va bene. Faccio quello che mi dici tu.”
Matt sorride ironico: “Sayu Yagami eh? Che ragazza intrepida…”
Io mi sento arrossire visto che intrepida non lo sono per niente…
“Ok, ascolta… vedi che sopra il faro posteriore c’è una sporgenza? Quando mi sono affiancato tu apri la porta e salta lì. Mi raccomando  tieniti forte e fai presto. Apri velocemente il portellone e saltaci dentro… avrai poco tempo: appena si accorgerà che lo stiamo seguendo farà di tutto per seminarci.”
Le mie mani tremano. Ho paura… non tanto di farmi male, ma di fallire.
Se sbaglio… lui… no! Non succederà!
Scancio la cintura di sicurezza e mi preparo per aprire la porta: “Matt, dimmi tu quando.”
Lui annuisce: “Tranquilla, vedrò di renderti le cose più semplici che posso.”
Sospiro profondamente per darmi coraggio… poi non avrò più il tempo per farlo.
Sento la macchina correre in avanti e pian piano il camion si avvicina.
Sento lo stomaco contorcersi, sono tesa… anzi, terrorizzata.
Lo sto facendo per Mello. Lo sto facendo per Mello. Lo sto facendo per Mello.
Stingo la maniglia della portiera e la apro con tutto il coraggio che sorprendentemente riesco a trovare in me e mi preparo.
Tre
Due
Uno
“Ok, vai!” Grida Matt e io automaticamente, senza pensarci su, mi do la spinta.
Per quei pochi secondi in cui non ho sostegno percepisco perfettamente la velocità con la quale stiamo viaggiando; il camion passa davanti al mio viso e io ho la percezione  di perderlo mentre l’auto da cui sono saltata sfreccia in avanti. Porto automaticamente le mani in avanti cercando di afferrare qualunque cosa mi possa regalare un minimo di stabilità… anche una ragnatela va bene, basta sia qualcosa a cui aggrapparmi.
Riesco ad afferrare qualcosa di freddo e il mio piede riesce ad appoggiarsi su un piano più solido.
Mi lascio sfuggire un grido quando sento il peso ricadere all’indietro sul piede ancora sospeso nel vuoto; mi aggrappo con tutte le mie forze all’asta di ferro serrando gli occhi.
Quando finalmente contro la forza dell’aria riesco a portarmi in avanti facendo aderire il mio corpo alla superfice liscia del camion mi accorgo che ha girato e non siamo più in autostrada: come ha fatto ad uscire?!
Non importa, sebbene la rapida mossa mi abbia messo in difficoltà non è finita.
La velocità del camion è diminuita… che si sia accorto che io sono dietro?
Scuoto la testa e facendomi coraggio mi stacco un po’ dal camion e tiro la sbarra facendo aprire lo sportellone dalla parte opposta alla mia, scivolo per tutta la superfice fino a raggiungere l’apertura e finalmente mi trascino dentro mentre sento il camion girare nuovamente con molta più lentezza.
Mi lascio cadere in ginocchio: è finita.
Serro gli occhi portandomi una mano alla fronte cercando di riprendere fiato.
Dopo qualche secondo istintivamente alzo lo sguardo incrociandone un altro sorpreso… è femminile…  metto a fuoco la figura davanti a me: è la giornalista! È Kiyomi Takada!!
Mi rialzo in piedi per fissarla meglio: è spaventata?
No, è stupita: mi fissa con gli occhi grigi sgranati e la penna che regge in mano trema.
“Y-Yagami…?” La sua voce trema dalla sorpresa ma la mia attenzione è attratta dagli oggetti che tiene stretti tra le dita: una penna e un pezzo di foglio.
Sono oggetti comuni eppure… il quaderno della morte…?
Cos’è il quaderno della morte?
Nessuno me lo ha mai detto ma… uccide, vero?
Il panico mi assale: mi lancio contro di lei e sbatto il dorso della mia mano contro la sua facendo scaraventare via ciò che reggeva.
Il camion si è fermato… non me ne ero accorta.
“Che stavi facendo?” Le chiedo con una voce tra il disperato e il furioso.
“Sayu…”
“Non pronunciare il mio nome.”
Butto l’occhio sul foglio: Mihael K
Mihael… è un nome… perché, mi fa provare questo brivido?
Torno a fissare gli occhi dei Takada che ancora mi guardano come ipnotizzati: “Light… e tuo fratello fa tutto questo per proteggerti… lo tradisci…” Non so se si sta rendendo conto di quello che dice.
Mio fratello?
Cosa centra mio fratello in tutto questo?!
Sta facendo cosa?! Sta cercando di catturare Kira?! Non lo sto traden…
Un lampo mi trafigge la mente e lo sguardo di Takada lo conferma.
Mi lascio ricadere all’indietro iniziando a tremare… qualcuno mi chiama ma io non sento.
L’unico motivo per cui io possa tradire Light è che…
Porto una mano davanti alla bocca mentre un petardo esplode nel mio petto:
mio fratello, il mio amato e angelico fratello… è Kira.
Urlo.
Le mie dita si ingrovigliano tra i miei capelli mentre con gli occhi sgranati fisso il soffitto.
Continuo ad urlare rannicchiandomi su me stessa.
Non so cosa sto gridando, forse che non può essere vero, forse più semplicemente il nome di mio fratello, o più semplicemente ancora urlo e basta.
Mi trascino rapidamente fuori dalla porta e mi butto su qualcosa che sembra erba.
La stringo, la lacero con le dita mentre mi sento soffocare al contatto con il terreno.
Continuo a gridare mentre le lacrime trasformano in fango la terra sotto di me.
Light, mio fratello, il mio adorato fratello è l’odiato Kira.
Non può essere.
Non è vero.
È un incubo.
Svegliatemi!
Uccidetemi!
Voglio morire! Voglio morire!!!
Fa troppo male! Il petto mi fa male! Soffoco!! Uccidetemi! Non posso sopportare che il mio Light sia… No!! Non può…!
Il mio corpo si contorce sul terreno ancora con il viso rivolto alla terra umida.
Perché sono viva? Perché sono nata? Per essere torturata in questo modo?
Light… che devo fare?! Devo odiarti?!
Guarda che mi hai fatto!! È colpa tua!!
Uccidi anche me! Uccidimi!! Che qualcuno mi uccida!!!
Basta!!!
I miei denti si stringono mentre continuo a urlare e la gola si fa sempre più asciutta.
Voglio morire!... Voglio morire!!!
“Basta!” Una voce mi blocca.
Quella voce… occhi color ghiaccio, il cielo d’inverno.
Sento un peso sopra di me e una mano stringe la mia ancora contorta attorno ad un ciuffo d’erba straziato.
“Basta… Sayu… per favore, basta.”
Qualcosa di caldo mi bagna la guancia; trovo la forza per alzare lo sguardo e dei ciuffi color oro mi ricadono sugli occhi.
Mello.
Mello, il mio Mello. Sta bene.
Giro completamente il volto per incontrare il suo: i suoi occhi, i suoi bellissimi occhi sono inondati dalle lacrime.
Sta piangendo. E lo sta facendo… per me.
Il dolore frustrante di prima si attenua lasciando spazio ad una tristezza immensa ma delimitata.
Sta bene.
Le urla di prima si trasformano in singhiozzi.
Se Light avesse continuato a fare ciò che faceva…
Mi rannicchio contro di lui appoggiando l’orecchio al suo petto: eccolo, il suo cuore.
La mia esistenza. La colonna sonora della mia vita.
Sta battendo.
Batte ancora forte dentro il corpo di lui permettendogli di vivere.
Se Light avesse vinto… lo avrei perso.
Fratello mio… perché mi hai fatto questo?
Sei impazzito. Non sei più Light, sei Kira. Non sei mio fratello, lui è morto.
Va bene così.
Se Mello è salvo, va bene così.
Ancora non riesco ad accettarlo però… Lui è salvo.
Continuo a piangere accoccolata al suo torace mentre le sue braccia mi stringono forte, sempre più forte, come se volessero nascondermi da tutto questo dolore… non può farlo, ma può mitigarlo.
“Rimani con me… non andartene più…” la mia voce è interrotta dai singhiozzi.
Lui si alza leggermente per vedermi in viso: “No, non lo farò più… te lo prometto. Te lo prometto.”
La sua voce è poco più di un sussurro.
Mi accarezza delicatamente la nuca e mentre ancora scendono le lacrime dai miei occhi le sue labbra si appoggiano sulle mie.
Io abbasso le palpebre.
Sì, questa è la cosa giusta.
Sento le sue labbra, il gusto di cioccolato, il suo respiro caldo che si mischia al mio.
La sua lingua mi accarezza dolcemente i denti: quanto lo avevo  desiderato, l’ho aspettato per tutto questo tempo. Da quando lui mi ha rapita inconsciamente questo è stato il mio unico desiderio, e ora sono qui, stretta tra le sue braccia forti e protettive.
Lo sento allontanarsi: no! Non voglio!!
Le mie mani prima posate sul suo petto ora si incrociano sulla sua schiena riportandolo a me.
Lui non oppone resistenza.
Sento le forze lasciarmi, è stato uno stress troppo forte: sto svenendo, lo sento… ma va bene così.
È l’unico modo per riprendermi da quanto accaduto. Tutto ciò che chiedo è un sonno senza sogni, anzi… un sonno dove l’unico sogno sia lui.
Mentre le mie palpebre si chiudono sento la sua mano sui miei capelli: “Dormi Sayu. Adesso ci sono io con te.”
E a me basta questo.
 
Continua…
 

Ciao a tutti!
Stiamo arrivando alla conclusione della storia, i prossimi due capitoli saranno gli ultimi.
Vi prego, continuate a seguire questa Fanfiction fino alla fine, e ringrazio tutti quelli che l’hanno seguita fin ora. Grazie mille e a presto!!

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Capitolo 21
*** Capitolo 20 ***


Destino
 
Capitolo 20
 

POV MELLO

Lei sta ancora dormendo. Le sollevo la testa e gliel’appoggio sul mio grembo in attesa che si riprenda.
È da due giorni che dorme… è l’unico modo per sfuggire al trauma che ha avuto.
Come faccio a dirle che ora suo fratello è morto?
Le accarezzo i capelli color cioccolato; vorrei poter riportare in vita quel bastardo, per lei sarei disposto a farlo.
Guardo questo piccolo angelo addormentato sulle mie gambe, perché ha dovuto soffrire così? Non lo meritava. Lei non meritava di essere distrutta in questo modo, e un po’ mi sento in colpa. Forse se non l’avessi rapita… magari qualcosa sarebbe andato meglio… o forse…
La sento muoversi e porto il mio sguardo sulle sue palpebre che lentamente si riaprono: “Cosa…?” Mormora lei ancora in confusione, io la fisso senza parlare… non saprei cosa dire.
Guardo le sue pupille ancora scombussolate guardarsi attorno e poi, finalmente, mettere a fuoco il mio volto: “Mello…” Il suo dolce sussurro mi accarezza l’anima come il suo sorriso innocente.
“Stai bene?” Chiede con voce flebile mentre fa scivolare lentamente la mano sulla mia cicatrice, io in contemporanea accarezzo il suo viso liscio, illeso… e solo adesso mi rendo conto che ce l’ho fatta. La mia paura più grande era quella di perderla, di farla morire per colpa mia, per colpa di quello che sono. Ma non è successo. Lei mi è rimasta accanto e non è successo.
Lei è qui, sarà sempre qui.
Sorrido: maledetta ragazzina, guarda che mi hai combinato! Mi fai persino frignare come un bambino!! Ma ti ringrazio… per avermi ridato l’animo infantile che era scomparso troppo in fretta.
Non sarò mai come te, così innocente… ma sarò certamente migliore, se rimani con me.
“Perché… non mi hai detto che mio fratello era morto?” La sua voce distrutta mi fa sussultare: come fa a saperlo?
“Tu… tu lo sapevi vero? Mio fratello è stato ucciso da Kira…” Continua lei distogliendo lo sguardo.
Certo, la verità è troppo dura da accettare… è meglio credere che sia morto più tosto che fosse un killer, il più grande killer che il mondo abbia mai visto.
Va bene così.
Se credere ciò la può fare star meglio preferisco lasciare le cose come stanno. So che lei dentro di sé sa la verità… ma non è ancora pronta ad accettarla.
“Kira…Kira deve morire…” Sussurra ancora mentre delle scie argentee la percorrono nuovamente  le guance lisce.
“Kira è morto.” Le dico e i suoi occhi tornano spalancati su di me: “Cosa?”
“Sì Sayu, Kira non c’è più.”
Lei rimane in silenzio con le labbra semi aperte.
Non ci crede. È triste ma felice allo stesso tempo, anzi, più che felice è sollevata.
Le labbra si chiudono e si increspano in un debole sorriso: “E tu sei vivo…” mormora rannicchiandosi contro di me.
Io la sollevo leggermente in modo che si avvicini al mio petto.
La stringo, prima delicatamente poi sempre più forte.
Lei è mia. Di nessun altro, solo mia.
Appoggio le labbra sui suoi capelli mentre lei si aggrappa a me.
Adesso Kira non c’è più, non rischio più nulla… e sarò io a proteggerla.
Non la devo affidare a nessuno, ci sono io… e basto io. Nessuno la toccherà.
La stringo, tutto ciò che voglio è sentire il calore di lei stretto contro di me.
Più tosto che perdere il suo dolce profumo preferirei perdere l’aria.
Più tosto che perdere i suoi occhi che mi osservano fiduciosi preferirei perdere il sole.
Più tosto che perdere lei preferirei strapparmi il cuore dal petto.
Non ho bisogno di altro tranne che di lei.
Allontano il viso dai suoi capelli per poter osservare quella fragile figura cercare rifugio in me.
Le passo una mano sul collo per poi farle alzare il volto in modo che mi guardi. Prendo un profondo respiro; quello che sto per dirle… non l’ho mai detto a nessuno… nemmeno a Matt.
Ma lei lo deve sapere, deve capire che mi fido di lei.
“Mihael  Keel.” Lo dico secco. Persino a me quelle parole suonano strane, ma erano quelle che stavano per uccidermi… se non ci fosse stata lei.
Lei mi guarda perplessa: “Cosa…?”
Non le rispondo, la guardo mentre cerca di capire e poi finalmente comprende: “Ma certo… Mello non è il tuo vero nome…”
Io scuoto la testa: “No, questo è quello vero, e nessuno lo sa…tranne te.”
Lei mi fissa con gli occhi che luccicano di una tenera gioia. Sorride, non lo dirà a nessuno… me lo sta promettendo silenziosamente.
Inizio a giocherellare con una ciocca dei suoi capelli per poi mormorare: “Grazie… per avermi fatto capire… che dentro di me c’è un cuore.”
Lei rimane in silenzio mentre si alza in ginocchio sopra di me e intreccia le sue braccia attorno al mio collo.
Io mi avvicino lentamente al suo viso. Ecco tutto quello che voglio.
Lei rimane immobile in attesa, abbassa lentamente le palpebre man mano che mi avvicino.
Lei mi vuole quanto io voglio lei… e finalmente mi posso dire felice.
Accarezzo dolcemente le sue labbra con le mie prima di unirle come abbiamo fatto due giorni fa… ma questa volta lei è lucida e felice… felice di essere con me, felice che Kira non c’è più, felice di essere finalmente libera.
E quella libertà che desidera gliela voglio dare io.
Sento il suo respiro entrare dentro di me, scendere in gola fino ai polmoni.
Io sto respirando di lei, perché è lei la mia vita.
Sento le sue braccia stringersi attorno al mio collo mentre il suo torace preme contro al mio sempre più forte.
Continuiamo a giocare con le lingue finché nessuno dei due riesce più a distinguersi.
Assaporo ancora un attino le sue labbra prima di allontanarmi di mala voglia.
Lei sembra delusa dal mio gesto, ma c’è una cosa che devo dire.
La mia mano scivola accarezzandole il collo sotto i capelli morbidi e lisci, sospiro ancora… questa volta per prendere coraggio.
Guardo ancora la sua immagine seduta sulle mie gambe: siamo uno l’opposto dell’altra, anche nell’abbigliamento.
“Senti…” Inizio puntando lo sguardo su un punto che non è lei: “… io… non ti chiamerò amore e non ti darò nessun nomignolo sdolcinato… non è da me e non cambierò… però tu devi sapere che…” Il mio respiro diventa affannoso… è difficile, più di quanto immaginassi. Lei ha già dimostrato di volermi eppure.. ho paura di farla scappare. Sono due semplici parole e anche brevi per di più… e io sono Mello dannazione!!!
Mello che ha appena catturato Kira… e se anche non ho ancora battuto Near visto che ho vinto grazie a Sayu… sono comunque pari.
E allora perché sono così in difficoltà?
Prendo fiato e poi chiudo gli occhi: “Sayu… io ti…” Sento un leggero tocco che mi blocca le labbra.
Decido di guardare e vedo il suo volto sorridente mentre le sue dita mi incitano a tacere.
Quando è certa del mio silenzio toglie la mano dal mio volto per iniziare a giocherellare con il mio rosario: “Non sei costretto a dirlo se non vuoi…”
Riappoggia delicatamente la croce sul mio petto e incrocia nuovamente le braccia dietro di me: “Ti amo.”
La sua voce dolce e decisa mi fa trovare il coraggio per dire quelle semplici e importantissime parole: “Ti amo.” Rispondo.
E ora mi sento realizzato. Tutte le sconfitte subite fin ora non sono nulla rispetto a questa vittoria. Near, tu sarai anche il successore di L… ma non avrai mai ciò che ho io.
Le nostre labbra si avvicinano di nuovo e ricominciamo daccapo.
Il bussare della porta fa sussultare Sayu che fa per girarsi ma viene bloccata dalla mia mano: “Non preoccuparti…” le sussurro all’orecchio.
“Mello!!! Bastardo!! Guarda che qui ci abito anch’io sai!?! Cazzo, devo andare al cesso Mello!!!” la voce di Matt infuriata ci fa sorridere entrambi ma la ignoriamo e torniamo ad unirci con le labbra.
Per chi mi hai preso Matt? Secondo te perché ti ho chiesto la chiave di casa?
 
Continua…
Prossimamente l’epilogo

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Capitolo 22
*** Epilogo ***


Destino
 
Epilogo
 
7 anni dopo…
 
L’ennesima tavoletta di cioccolato cade nel carrello mentre io afferro l’ultimo ingrediente per la cena di questa sera: “ Adesso basta Aimi.” Dico sorridendo mentre due occhioni azzurri mi fissano.
“Ma mamma, a papà piace!” Insiste la mia piccola con le mani strette sul bordo di ferro.
“Ma a lui piace quella fondente, quella al latte sei tu che la divori.” Rispondo con un sorriso divertito.
Lei scuote i capelli castani infastidita: “Lui mangia anche questa, poi ho preso anche quella nera!” Esclama spostando con la manina le tavolette iniziali per mostrarmi la veridicità delle sue parole.
Sospiro: ovviamente in confronto alle tavolette di cioccolato al latte quelle fondenti sono in minoranza… ma è anche vero che Mello a mali estremi divora anche quelle.
“Va bene” Dico rassegnata, poi mi allungo per accarezzarle dolcemente i capelli: “ Ora andiamo, zio Matt ci aspetta al parco.”
Lei sorride radiosa mentre si porta davanti a me per spingere il carrello più grande di lei.
Ridacchio nel vedere la scena per poi raggiungerla e aiutarla nell’avanzare, se no arriveremo alla cassa domani mattina.
Usciamo dalle porte scorrevoli mentre lei inizia già a sgranocchiare una tavoletta di cioccolato.
“Mamma, zio Matt ha comprato le caramelle?” Mi chiede perplessa
“Non lo so tesoro, ma non ti basta la cioccolata?” Una madre normale avrebbe impedito alla figlia di ingozzarsi in quel modo di cioccolata, ma nessun’altra bambina ha per padre un mangiatore di cioccolato come Mello.
La guardo mentre cammina mano nella mano con me: Aimi ha sei anni, è nata l’anno dopo il nostro incontro, effettivamente siamo dei genitori molto giovani ma lei sta crescendo bene e poi… chi meglio del successore di L per proteggerla.
Mello me lo ha detto solo dopo la morte di Kira, mi ha raccontato tutta la storia.
Light, guarda che ti sei perso… la tua nipotina, tu l’avresti amata… e lei ti avrebbe amato. Ora come posso farle amare il peggior criminale del mondo?
Davanti a lei cerco sempre di evitare di pronunciare il nome di mio fratello per evitare eventuali domande sul suo conto.
“Stai bene mamma?” La sua vocina cristallina mi raggiunge l’orecchio.7
“Sì piccola.” Sorrido.
Mello ora è il miglior detective del mondo insieme a Near, ciò non vuol dire che collaborano insieme, quei due non andranno mai d’accordo, ma comunque cercano di non ostacolarsi a vicenda nel risolvere i diversi casi che il mondo propone loro.
Sorrido felice, come potrei non esserlo? Ho tutto ciò che voglio, tutto ciò che mi serve… come potrei essere triste?
“Ehi! Ma quanto ci avete messo?” La voce di Matt mi fa sussultare facendo scoppiare a ridere la mia bambina.
“Ahahahahah! Hai preso paura!” Io fingo di ignorare il divertimento di Aimi e mi concentro sul mio amico: “E tu non dovevi aspettarci al parco?” Chiedo rivolgendomi a Matt
“Ma daaaai! Vi sono venuto incontro no? Dovresti essere più gentile…”si difende,  poi i suoi occhi si spostano da me a mia figlia: “… vero principessa?”
Lei lo guarda con uno sguardo furbetto per poi saltargli tra le braccia: “Zio Matt!!!”
Lui ride stringendola al petto mentre lei si tiene stretta al suo collo: che tenerezza!
“Mi hai comprato le caramelle?” Chiede poi staccandosi un po’.
Io scoppio a ridere mentre sento Matt commentare: “Ah, c’era il trucco.”
Lo torno a guardare: no, Aimi gli vuole veramente bene… lo adora!
Matt sospira: “No, ma c’è qualcosa di meglio al parco.”
“ Il gelato?”
“No, ancora meglio.” Sia io che la bambina alziamo istintivamente un sopracciglio nel tentativo di risolvere il mistero mentre  lo sguardo di un Matt divertito passa da me a mia figlia: “Cazz… cioè… cavolo! Si vede che siete madre e figlia!”
“Grazie tante!” Rispondo io puntandomi le mani con le borse della spesa sui fianchi.
“Vuoi una mano?” Chiede rendendosi conto del peso che sto portando.
“Saresti gentile” Gli sorrido per poi guardare la bimba attaccata al collo di Matt: è vero, ci assomigliamo, ma in lei vedo qualcosa che la fa assomigliare molto… a papà.
Quando lei è nata ho sentito molto la sua mancanza… mi ero sempre immaginata la nascita dei miei figli con tutte le persone che amo presenti… invece c’era solo mia madre, oltre ai soliti zii e cugini.
Tutti si sono stupiti nel vedere che Mello non aveva nessun famigliare che veniva a congratularsi con lui… il che mi è dispiaciuto parecchio. Lui ha detto che non ha mai conosciuto i suoi genitori seriamente… ha solo dei vaghi ricordi di sua madre. Ma non è convinto se sono ricordi o solo residui di un sogno.
A pensare a questo mi pizzicano gli occhi… ma non ho motivo di piangere.
Seguo Matt che cammina con Aimi in braccio mentre canticchia qualche canzoncina insieme a lei.
Adesso che ci penso al matrimonio mia zia ha giudicato Mello “un vero figo” e si è anche preoccupata di assicurarsi che se la nostra unione fosse finita male l’avrei chiamata… sinceramente questo mi innervosisce non poco.
“Papà!” La voce di Aimi mi riscuote e la guardo in tempo per vederla saltare giù dalle braccia di Matt per correre da colui che le ha permesso l’esistenza.
“Ehi, piccola mia!” Esclama lui abbassandosi fino ad arrivare all’altezza della figlia e strofinando il proprio naso contro quello della piccola.
Poi i suoi occhi azzurri si posano su di me che lo fisso felicemente stupita: “Che ci fai qui?” Chiedo sorridendo.
“Ah, sono venuto a portarvi una cosa.” Dice lui con indifferenza rialzandosi.
In effetti non ha abbracciato Aimi ma ha tenuto le mani dietro di sé il che è strano.
Gli occhi della bambina diventano grandi come due uova al tegamino mentre il sorriso farebbe invidia alla luna: “Cos’è? Mi hai portato un regalo?”
“Per te e per la mamma.” Precisa lui.
Sebbene io stia cercando di fare l’indifferente la cosa mi incuriosisce non poco.
“Allora?! Dai papà!! Dove lo nascondi?! Dietro la schiena?!” Insiste Aimi nel tentativo di sbirciare.
“Ok, ok… tanto non riesco più a tenerlo nascosto.”
Piano piano Mello porta le mani davanti a sé rivelando così un tenero cucciolo di Akita.
Sia io che Aimi rimaniamo senza parole: ho sempre insistito di prendere un cane da quando ci siamo sposati!
“Oooh! Che bello!” La tenera voce meravigliata di nostra figlia ci fa sorridere tutti e tre mentre accarezza il cucciolo che inizia ad annusarla e poi leccarla.
“Come si chiama?” Chiede poi fissando Mello.
“Non ha un nome, sceglilo tu…”
“Arion!” Esclama lei… beh, qui in Giappone è un nome comune per gli animali, ma lei lo ha sempre adorato.
Delicatamente Mello posa il cagnolino tra le piccole braccia di Aimi che lo reggono a fatica.
“Mamma! Zio!” Urla correndoci incontro.
Io mi chino verso di lei accarezzando il piccolo: “E’ bellissimo.”
“Sì!” Risponde mentre il cucciolo le lecca ilo naso.
“Ehi, ti va se andiamo a insegnargli qualcosa?” Chiede Matt alla bambina chinandosi anche lui.
“Sì!” Esclama con gli occhi gioiosi per poi correre verso il prato inseguita da Matt. Forse è più bambino lui di lei.
Io mi avvicino a Mello che fissa i due giocare: “Sei stato carino.” Mormoro accoccolandomi alla sua spalla.
Lui porta lo sguardo su di me: “Io farei di tutto per rendervi felici Sayu.” Lo dice come una cosa ovvia.
Ci sediamo su una panchina mentre osserviamo i giocherelloni il suo braccio mi circonda le spalle e io estraggo dalla borsa una tavoletta di cioccolato che lui divora in cinque minuti.
“Grazie Sayu.” Sussurra di punto in bianco. Lo guardo stupita, non sembra voglia ringraziarmi per la tavoletta… ma poi seguo il suo sguardo e capisco.
Ecco lì il firmamento del nostro amore: la nostra piccola Aimi.
Lì, in quella piccola creatura che gioca allegramente c’è il risultato di tutte le sofferenze e le paure che abbiamo passato prima di incontrarci e dopo. Perché io e Mello siamo nati per appartenerci, e Aimi ne è la dimostrazione.
Lui è il mio destino, e io sono il suo.
Le labbra di Mello si posano delicatamente sulle mie: “Grazie Mello.” Mormoro prima che il contatto si completi.
 
 Fine


 
 Ed eccoci qui, ora è veramente finita.
Non pensavo mi sarebbe dispiaciuto così tanto… ma sicuramente scriverò ancora qualche Shot su questa coppia perché mi piace troppo!!
Grazie a tutti per averla seguita e averla recensita, non pensavo che sareste stati così in tanti.
Grazie mille!!! 

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