Momenti mancanti di una coppia che non è una coppia.

di UnLuckyStar
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il fascino del diavolo ***
Capitolo 2: *** Quando la tempesta è sia fuori che dentro ***
Capitolo 3: *** Come condensa su un mondo freddo ***
Capitolo 4: *** Un'ora, trentasei minuti e quattordici secondi ***
Capitolo 5: *** Finché non sarò leggera come il vento ***
Capitolo 6: *** Una maschera sulla pelle ***



Capitolo 1
*** Il fascino del diavolo ***



 

Titolo: Il fascino del diavolo
Autore: UnLuckyStar
Genere: Sentimentale, romantico.
Raiting: Verde
Word: 636 parole
Disclaimer: Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro. I personaggi, i nomi, le situazioni e tutto ciò che deriva dalla trama appartengono solo a me.
Tabella: Aria
Prompt: Soffio
Note: --

 

The Four Elements: Air

1. Soffio 2. Ossigeno 3. Vento 4. Respiro
5. Cielo 6. Brezza 7. Nuvole 8. Tempesta
9. Atmosfera 10. Condensa 11. A scelta 12. Aria

Completate 1/12


Il fascino del diavolo

Lo vedo lì, seduto al solito tavolo del solito bar, intento a rigirarsi una ciocca del ciuffo nero tra le dita, con gli occhi immersi in un libro. 
E' questo il suo fascino. O almeno, io trovo che tutti i ragazzi che amano leggere abbiano uno charme irresistibile.
Rimango a guardarlo, senza muovere un passo, quasi con il timore che solo entrando potrei distoglierlo da ciò che sta facendo. E a me non piace disturbare le persone.
Mi sento una stupida, appostata in questo modo davanti a un bar a fissare il mio coinquilino. Sì, perché tra tutte le persone con cui potevo vivere, ho deciso di trasferirmi nell'accogliente casa del diavolo.
Non esagero, quel ragazzo potrebbe far spazientire anche un santo, ma la mia pazienza giunge al limite fin troppo presto, quindi potete immaginarvi che genere di convivenza sia la nostra.
Ma come qualsiasi demone che si rispetti lui ha quel non so ché, che non riesco a descrivere. Ha la capacità di far desiderare la sua assenza, ma di rendere indispensabile la sua presenza, di farsi odiare ed amare, di ispirare violenza e tenerezza allo stesso tempo.
E' capace di farti cadere nella parte del torto semplicemente guardandoti negli occhi. Lui ha tutto, può fare tutto, in qualsiasi momento, il punto è che non lo sa.
Questo è ciò che mi manda in tilt il cervello. Riesce a farti scordare il tuo nome con una tale disarmante innocenza che forse è proprio questo il motivo per cui i miei neuroni spesso smettono improvvisamente di funzionare.
Vorrei essere più ferma nel mio carattere, vorrei che non servisse solo un bel faccino e una voce consumata per farmi cadere in trance, vorrei picchiarlo ogni secondo e baciarlo nel tempo restante.
La mia bipolarità poi, non mi aiuta di certo in tutto questo; i miei pessimi sbalzi d'amore, i miei pianti improvvisi, le mie paure insensate, quella che lui chiama "malattia" perché sa quanto mi da' fastidio essere etichettata, specialmente come malata.
Parlare con Alessandro è come mettersi nei panni di un funambolo. Non so mai se cadrò e da che parte lo farò. Potrei precipitare dalla parte del materassino, magari potrebbe spuntarmi un livido, e concluderei la serata litigando selvaggiamente con lui. Sì, i litigi e l'odio sono il mio materassino, ciò che mi preserva dal farmi male seriamente.
Ma cosa succede quando cadi dall'altra parte, quella senza protezioni? Lì per lì precipitare nel vuoto sembra stupendo, ti sembra che non potrà mai esserci una fine a quello spazio in cui stai scivolando velocemente, fino a che non sbatti violentemente contro la realtà, incapace persino di alzarti da quella superficie fredda e dura. E' il momento il cui ti fai male davvero.
Va a finire che in fondo alla conversazione emerge un gesto inaspettato come una carezza, un bacio, una parola dolce che ci fa ritrovare a fare l'amore un po' ovunque: nel letto, sul divano, in bagno dopo aver fatto una doccia.
Parlare con lui equivale a stare in equilibrio su quella fune, fino a quando non cadi a causa di un soffio di vento. Il soffio di vento. Quello che determinerà come sarà la fine della serata e buona parte di quella successiva.
Quel soffio è capace di tutto. Di giocare con te, di farti rischiare di cadere, di abbracciarti, spaventarti, riempirti, disorientarti e di farti volare.
Quel soffio è Alessandro.
Lo vedo portarsi un dito alle labbra per inumidirlo e voltare pagina. Alza lo sguardo verso la porta, verso di me, che probabilmente ho assunto un'aria da maniaca. Non perde nemmeno tempo a sorridere o ad accennare un saluto con la mano. Riabbassa rapidamente lo sguardo sulla pagina assumendo un'aria più concentrata , o forse più turbata, come se guardare nella mia direzione fosse stato un errore.
Ieri abbiamo litigato e Alessandro non dimentica.

 

Chiunque stia leggendo Una storia un po' diversa, capirà subito che la mia Lucky è un po' OOC, ma per una volta volevo che avesse dei pensieri romantici, ma poco poco, eh, altrimenti si cade nel banale :P Ringrazio chiunque legga, recensisca e inserisca la storia tra le preferite/ricordate/seguite. 
#MuchLove, UnLuckyStar.

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Capitolo 2
*** Quando la tempesta è sia fuori che dentro ***


 

Titolo: Quando la tempesta è sia fuori che dentro
Autore: UnLuckyStar
Genere: Sentimentale
Raiting: Verde
Word: 1019 parole
Disclaimer: Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro. I personaggi, i nomi, le situazioni e tutto ciò che deriva dalla trama appartengono solo a me.
Tabella: Aria
Prompt: Tempesta
Note: ATTENZIONE! Questo capitolo contiene degli spoiler facendo riferimento alla storia in corso: Una storia un po' diversa.

 

The Four Elements: Air

1. Soffio 2. Ossigeno 3. Vento 4. Respiro
5. Cielo 6. Brezza 7. Nuvole 8. Tempesta
9. Atmosfera 10. Condensa 11. A scelta 12. Aria

Completate 2/12


Quando la tempesta è sia fuori che dentro

-Ma muori- dico a voce bassa, sperando di non farmi sentire.
Infilo distrattamente una mano nella borsa appoggiata alla sedia accanto alla porta, tirandone fuori le mie Marlboro e superando la soglia della porta, andando in soggiorno con lui alle calcagna.
-Sarai tu a morire, se continui a non mangiare- riprende tranquillo, sedendosi al tavolo.
-Mamma mia, Ale, come sei esagerato. Non si muore di certo perché si è saltato qualche pasto-.
Prendo una sigaretta e l'accendo con un fiammifero, lasciato abbandonato nella sua scatola, sul ripiano in marmo della cucina. Adoro accere le sigarette con i fiammiferi, da' al gesto di fumare un'aria profondamente romantica, come d'altri tempi.
Un lampo cattura la mia attenzione, risaltato dalla pioggia scrosciante, accorso subito da un tuono forte, che mi spaventa.
Ho sempre odiato i temporali. Quando ero piccola correvo sempre a rannicchiarmi sotto le coperte, tra le braccia di Giacomo, stretta a lui come se fossimo stati gemelli siamesi. Con lui sentivo di essere al sicuro, di poter mostrare quella debolezza senza avere timori di giudizi. Con lui ero me stessa e il mio mettermi a nudo non mi provocava nessun dolore o disagio.
Una bellissima sensazione, che non ho più provato con nessun'altro e che probabilmente non proverò mai più, per quanto possa voler bene a qualcuno.
-Non sono esagerato. Tu non hai idea di quante persone muoiano per queste malattie-.
Sbatto la mano sul ripiano della cucina e mi volto di scatto, avvicinandomi velocemente al tavolo e accostando il viso al suo.
-Io non sono malata- sibilo a denti stretti, mentre la corrente salta per un attimo.
-Io credo proprio di sì-.
Mi allontano con un gesto stizzito, portandomi la sigaretta alla bocca e mettendomi una mano tra i capelli.
-Credi di sapere tutto solo perchè hai digitato "anoressia" su google? Credi di poter formulare una diagnosi perchè hai letto qualcosa su wikipedia? Torna con i piedi per terra, dottor House- dico con un tono di voce sprezzante.
-Io so molte più cose di te di quanto immagini-.
-Sì, certo-.
-Dico sul serio. Per esempio, so che ti senti fisicamente debole, che fai fatica a concentrarti quando fai qualcosa. So che sei notevolmente sottopeso, che a volte hai dei dolori al viso, che perdi più capelli del normale, che ti senti grassa e che spesso eviti di guardarti allo specchio. So che la notta piangi, anche per ore e so che lo fai senza un motivo. So che ti senti triste e so anche...-
-Sì, okay, basta! Ho capito. Mi conosci, sai delle cose di me, ma questo non significa che...-
-Significa, invece. Vuol dire che hai bisogno di farti aiutare. Non è tragico- mi interrompe con il suo tono tranquillo, che mi fa innervosire.
-Non è tragico?! Ma che cazzo ne vuoi sapere tu?- chiedo alzando la voce e spegnendo la sigaretta in un bicchiere d'acqua lasciato là sul tavolo, mentre un altro lampo illumina ulteriormente la stanza, come il flash di una macchina fotografica.
-Cosa ne voglio sapere?- esclama alzandosi in piedi. Okay, l'ho fatto decisamente incazzare.
Si sposta davanti a me, talmente vicino che il mio petto quasi sfiora il suo.
-Li vedi questi segni? Vedi queste cicatrici?!- grida, sovrastando il rumore dei tuoni, che adesso è quasi ininterrotto. Mi mostra il dorso della mano tremante, dove vi sono dei segni violacei, che sembrano dei piccoli lividi callosi. Li avevo già notati, ma non gli avevo dato nessun peso. Si solleva la manica della maglia, facendomi vedere delle cicatrici sull'avambraccio,  troppo nette e dritte per pensare che siano state fatte casualmente.
-Ma che cavolo...- sussurro aggrottando la fronte.
-Io ero...-
La voce gli si rompe e tenta di deglutire la saliva per riprendere a parlare, ma ormai le lacrime gli scendono dal viso... Ed è colpa mia.
-Shhh, dai, non importa- dico abbassandogli la manica che si è sollevato.
Non ho bisogno che me lo dica, so già qual'è stata la sua malattia.
La mia prof di alimentazione ci aveva dato dei disturbi alimentari da studiare a gruppi. Al mio è toccata la bulimia.
Ancora mi ricordo le parole della ricerca:
"Quando la bulimia va avanti nel tempo, i segni di Russell (segni causati dallo sfregamento degli incisivi superiori contro il dorso della mano e delle dita, durante l'azione dell'induzione al vomito) possono diventare permanenti. [...]. Il soggetto bulimico tende a farsi del male da solo."
Io so qual'era il suo disturbo, so qual'era il suo mostro interiore.
Gli asciugo il viso con il lembo della manica, mentre lui tenta di ricacciare indietro le lacrime.
-E' tutto a posto- dico sorridendogli flemilmente, prendendolo per mano e portandolo in camera mia, chiudendomi la porta alle spalle con un colpo secco.

Hey Ale, te la ricordi quella sera? Fuori era scoppiata una tempesta, come se la Natura avesse deciso di riflettere i nostri animi. Conoscere parte del tuo passato mi ha aiutata ad apprezzarti. Venire a conoscenza delle tue debolezze ha fatto sì che io ti rispettassi di più.
Allora, te la ricordi quella notte di tempesta? Io a volte la rivivo nella mia mente. E' stata la prima volta in cui ci siamo amati, non potrei scordarla neanche volendo.
Forse quella lite è stata un frutto diretto del Destino. Allontanandoci per quei minuti, ci ha avvicinato, forse per sempre.
Alessandro, quei ricordi sono ancora vividi dentro di te? Nel tuo cervello c'è uno scompartimento dedicato a noi due? Un posto dove c'è scritto: "Momenti speciali di Alessandro e Fortunata"? Lì dentro hai archiviato ogni notte passata con me? Hai scolpito nella tua testa ogni litigio e ogni risata?
La mia mente è ancora affollata di quei ricordi, tanto che a volte rischio di vivere più in essi, che nella realtà.
Mi ricordo quando il giorno dopo mi sono svegliata e accanto a me c'era uno spazio vuoto, da cui proveniva ancora il tepore che il tuo corpo vi aveva lasciato nel corso della notte. La mia vita adesso è così: vedo chiaramente che manca qualcosa, ma poi sento il calore che quel "qualcosa" ha lasciato. 
Sento il tuo profumo tra le coperte, che a furia di annusarle stanno prendendo il mio odore, mentre il tuo svanisce.
Quell'odore sono i miei ricordi, che a forza di riviverli si stanno consumando, svanendo davanti a me.
Tu provi lo stesso? Anche tu mi stai vedendo sparire durante quella notte di tempesta?



 

Ecco qui la seconda OS! Ringrazio tantissimo OporaFreakyyep e JeyMalfoy_ per aver recensito! Spero di sentirvi anche in questo capitolo ;)
Baci, UnLuckyStar!
P.s. Non so per quale arcana ragione l'editor mi separa le righe l'una dall'altra... Spero di aggiustare tutto -.-
P.p.s. Sì ragazze, alla fine del capitolo Lucky e Alessandro vanno a letto insieme.
P.p.p.s. La parte finale, quella scritta in corsivo, è esplicitamente in stile 'Nana' (chiunque non conosca quest'anime, corra a vederlo)

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Capitolo 3
*** Come condensa su un mondo freddo ***


 

Titolo: Come condensa su un mondo freddo
Autore: UnLuckyStar
Genere: Sentimentale
Raiting: Verde
Word: 570 parole
Disclaimer: Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro. I personaggi, i nomi, le situazioni e tutto ciò che deriva dalla trama appartengono solo a me.
Tabella: Aria
Prompt: Condensa
Note: --

 

The Four Elements: Air

1. Soffio 2. Ossigeno 3. Vento 4. Respiro
5. Cielo 6. Brezza 7. Nuvole 8. Tempesta
9. Atmosfera 10. Condensa 11. A scelta 12. Aria

Completate 3/12


Come condensa su un mondo freddo

-Dai Ale, falla finita, lo sai che non soffro il solletico-dico spingendolo via con una mano e tenendo gli occhi puntati su Angeli e Demoni di Dan Brown.
-Eh dai, Lucky, staccati da questo libro- dice prendendomelo dalle mani.
-No! Idiota, stavano per uccidere il terzo cardinale!-
Lui alza un sopracciglio, posando quel meraviglioso ammasso di pagine sul davanzale della finestra, accanto al quale mi sono sistemata con una sedia, un plaid e una tazza di tè verde che si sta lentamente raffreddando.
-Non dovresti leggere certi thriller. Sei già abbastanza violenta senza che Dan Brown ti influenzi con i suoi libri- dice abbassandosi e sedendosi sui propri talloni.
-Ma scusa, sei stato tu a consigliarmelo-
-Sì, ma non credevo che non avresti fatto altro che leggerlo tutto il giorno-
-Mh, è colpa tua- rispondo dandogli un bacio sulle labbra -Hai ottenuto quello che volevi, ora lasciami leggere- dico riprendendo in mano il libro.
Lui si alza in piedi e mi guarda dall'alto della sua statura.
-Se continui così, ho idea che dormiremo in letti separati, stanotte- dice portandosi le braccia al petto.
Quest'affermazione basta a farmi chiudere di scatto il libro.
-Mi stai ricattando?- chiedo alzando lo sguardo sul suo viso.
-No, ti sto informando della situazione-
-Fammi finire almeno il capitolo- dico tentando di simulare l'espressione di un cucciolo bastonato -E poi non è colpa mia se tu hai buongusto per i libri- riprendo tirando fuori la mia faccia da ruffiana.
-Non mi addolcirai adulandomi. Se non vieni in camera tra dieci minuti, chiudo la porta a chiave- dice toccandomi la punta del naso con un dito e dirigendosi verso la stanza che in poco tempo è diventata la nostra camera.
Guardo il libro che ho in grembo, che con i suoi caratteri eleganti sembra sussurrarmi "Leggimi!". Fisso la porta aperta da cui provengono i fruscii dei vestiti di Alessandro che cadono a terra.
Rivolgo di nuovo l'attenzione sul mio libro dalla copertina rossa e poi ancora sulla luce che proviene dalla stanza.
Certe volte anche una scelta così stupida e irrilevante può risultare difficile.
Guardo fuori dalla finestra, dove il buio regna sovrano, e in controluce a un lampione vedo delle piccole gocce di pioggia cadere in modo costante verso il basso.
La tazza di tè di cui mi sono completamente scordata, emana ancora dei lievi rivoli di vapore, che appannano il vetro della finestra con delle piccole gocce di condensa, che seguendo il loro percorso verso il basso ne incontrano altre, unendosi a loro, diventando un'unica cosa che prosegue il suo tragitto. Fino a sparire.
Alessandro e io possiamo definirci simili alla condensa che si posa su un vetro freddo. Sin dalla prima volta ci siamo avvicinati e legati l'uno all'altra, anche se in modo bizzarro.
Non ci siamo mai sopportati e tutt'ora non andiamo chissà quanto d'accordo, eppure c'è sempre qualcosa che ci costringe a stare insieme.
Noi siamo... siamo il calore in mezzo al freddo, i sentimenti nel mare dell'apatia, gli svegli tra gli assopiti, i creativi fra gli anonimi. 
Noi siamo come condensa su questo mondo freddo, che ci lascia girovagare e scivolare via, come se fossimo insignificanti.
Mi alzo in piedi, mettendo da parte il libro e andando verso la porta della nostra camera. Lui è proprio lì, in piedi, con una mano sulla maniglia.
-Stavo per chiudere la porta- dice sorridendo, compiaciuto dal fatto che ho ceduto al suo ricatto.
Faccio un passo avanti, verso di lui, e gli stampo un bacio sulle labbra.
-Può anche stare aperta, adesso- dico spingendolo verso il letto.
 


 

Wuhahahahahah ma quanto mi divertirò a scrivere certe minchiate, quanto? :')
Sì, mi faccio di nuovo viva tra queste one-shot dopo quasi due mesi... Mi vergogno e chiedo perdono ç.ç
Devo dire che tutto il ragionamento che ho fatto sulla condensa l'ho sognato qualche notte fa. Solo che nel mio sogno illustravo i miei pensieri a un mio amico che purtroppo non c'è più. E visto che oggi ricorre l'anniversario della sua morte, voglio dedicare 
a lui  questa piccola one-shot 

Io vado, e spero di trovare qualche parere nuovo al mio ritorno :)
Baci, UnLuckyStar

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Capitolo 4
*** Un'ora, trentasei minuti e quattordici secondi ***


 

Titolo: Un'ora, trentasei minuti e quattordici secondi
Autore: UnLuckyStar
Genere: Sentimentale
Raiting: Verde
Word: 548 parole
Disclaimer: Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro. I personaggi, i nomi, le situazioni e tutto ciò che deriva dalla trama appartengono solo a me.
Tabella: Aria
Prompt: Ossigeno
Note: Questa one-shot non ha né capo e né coda. Non è stata scritta per avere un senso. La situazione presente in questa pagina probabilmente non farà parte della trama originale di 'Ti piace respirare?' (ma non ne sono ancora del tutto convinta, lol)

 

The Four Elements: Air

1. Soffio 2. Ossigeno 3. Vento 4. Respiro
5. Cielo 6. Brezza 7. Nuvole 8. Tempesta
9. Atmosfera 10. Condensa 11. A scelta 12. Aria

Completate 4/12


Un'ora, trentasei minuti e quattordici secondi

Sposto il peso del mio corpo da una gamba all'altra e continuo a fissare la valigia che è ai miei piedi. La sto fissando, o meglio, perforando con lo sguardo, da un'ora, trentasei minuti e quattordici secondi.
 Lascio le braccia a penzoloni lungo i fianchi, prendo un lungo respiro e guardo la porta di casa, sperando che si apra da un momento all'altro.
Dai, apriti. Entra adesso. Vieni qui e dimmi che non vuoi partire. Forza.
Prego silenziosamente dentro di me, ma quella porta rimane chiusa.
Abbasso lo sguardo sulla valigia e gli do' un calcio. E un altro. E un altro ancora.
Sfogo la mia rabbia su quell'oggetto come se fosse quella la causa per cui Alessandro ha deciso di andarsene.
Lui se ne va per causa mia.
Forse si è reso conto di quanto sono infantile, lunatica e maledettamente stupida. Magari vuole semplicemente starmi lontano.
Ora come ora non credo che mi mancherà. Sembra strano, ma io penso che sia così. In fondo, perché dovrei sentire la sua mancanza?
Non è il mio ragazzo, non è neanche mio amico. E' solo la persona con cui ho vissuto negli ultimi quattro anni.
Sì, siamo andati a letto insieme, ma questo non implica necessariamente legami affettivi, o almeno, non per me.

Mi piacerebbe poter dire che lo amo, che per me lui è vitale. Non sapete quanto vorrei dire che lui è come ossigeno per me, ma sarebbe una bugia. Lui è il fumo, l'anidride carbonica, il gas nocivo che riempie i miei polmoni, che mi uccide lentamente. E io non me ne sono mai accorta perché ho sempre sperato , perché mi sono sempre illusa che lui fosse il mio ossigeno e che mi avrebbe aiutata a sopravvivere.
L'ho desiderato. Ho desiderato davvero che lui per me fosse indispensabile.
La porta si apre improvvisamente. Lui entra in casa, e senza dire una parola prende la valigia che è ai miei piedi.
-Beh... Io vado-
Non mi lascia parlare, non mi fa dire "Arrivederci", "Buon viaggio", "Mi mancherai".
Lui prendere tutto o se ne va, veloce come quando è arrivato nella mia vita, senza preavviso.
Ora che quella porta è stata chiusa nuovamente, la sento la sua mancanza.
Mi sento come un fumatore che non può gustarsi la sua sigaretta, come un alcolizzato che ha finito l'ultima bottiglia di Scotch.
Credo di averlo amato. Provo lo stesso amore malato che prova un tossico nei confronti della sua dose giornaliera.
Forse in modo troppo masochista, folle e complesso per essere compreso e ricambiato, ma l'ho amato. E, forse, lo amo ancora.
Apro la porta e mi precipito per le scale.
-Alessandro, aspetta!- grido raggiungendolo.
-Che c'è?- chiede voltandosi. Nei suoi occhi regna la totale indifferenza, gli stessi occhi con cui guardi un'estranea.
-Io...- non riesco a parlare, non riesco a dire una sola parola se continua a guardarmi così -Niente. B-buon viaggio- riprendo sorridendo amara e tornando in casa.
Sì, io l'ho amato. L'ho amato come una persona ama l'ossigeno che gli riempia i polmoni e la tiene in vita.
Ma una volta che l'ossigeno non c'è  più, non resta che morire.
L'unica cosa che voglio fare adesso è piangere.
Piangere fino a prosciugarmi, fino ad annegare nelle mie stesse lacrime.
Voglio piangere fino a sparire.





Non ho riletto nulla, e credo che non lo farò a meno che non avrò voglia di deprimermi.
Ciao mondo! 
Beh, che dire? 
So bene che tutto quello che ho scritto non ha molto senso, onestamente non so nemmeno perché Alessandro se ne sta andando, questa è una questione tra loro due (?) 
Trovo che fino ad ora ho scritto queste one-shot tutte smielate, quindi ho deciso di cambiare un po' di cose e di mettercene una un po' più drammatica, che ne dite? *Schiva i pomodori che gli lanciano addosso* Okay, riconosco che è un esperimento fallito, ma è sempre meglio di niente xD
Ringrazio Koteichan, CaramellaAlCioccolato94 e Freakyyep per aver recensito lo scorso obbrobrio :3
Io ho finito, spero di sentirvi e trovare qualche altra recensione xD
Baci, UnLuckyStar

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Capitolo 5
*** Finché non sarò leggera come il vento ***


Titolo: Finché non sarò leggera come il vento
Autore: UnLuckyStar
Genere: Introspettivo, malinconico
Raiting: Verde
Word: 669 parole
Disclaimer: Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro. I personaggi, i nomi, le situazioni e tutto ciò che deriva dalla trama appartengono solo a me.
Tabella: Aria
Prompt: Vento
Note: Mi dispiace per le mie care lettrici, ma questo capitolo non conterrà elementi Luckyssandro. Sì, dispiace anche a me, perché volevo utilizzare queste one-shot per illustrare i lati più o meno teneri di questa coppia; lati che nella storia originale faticherò a tirar fuori, ma in ogni caso mi piaceva l'idea per il prompt del 'vento' e non volevo stravolgere tutto solo per aggiungere Alessandro... Sono stronza, lo so çç

 

The Four Elements: Air

1. Soffio 2. Ossigeno 3. Vento 4. Respiro
5. Cielo 6. Brezza 7. Nuvole 8. Tempesta
9. Atmosfera 10. Condensa 11. A scelta 12. Aria

Completate 5/12


Finché non sarò leggera come il vento

Lecco il bordo della cartina e osservo la sigaretta malriuscita che ho prodotto.
Lo spazio tra il filtro e il tabacco è esagerato. 
La apro e ricomincio da capo.
Certe volte vorrei essere come una sigaretta.
Se qualcosa non va bene puoi disfarla e ricominciare.
Perché non può accadere una cosa del genere anche agli esseri umani?
Perché una determinata vita non può essere resettata e vissuta in modo migliore dal precedente?
Se si potesse, io sarei la prima della lista a farmi ripulire il cervello.
Un attimo e cancellerei la mia intera esistenza, comprese le poche azioni belle e le numerose brutte.
Ricomincerei la mia vita in Germania. Sarei alta, magra, biondissima e con gli occhi chiari.
Sarei una modella magari. Sì, se potessi, la mia vita sarebbe così.
Se potessi.
Ma invece eccomi qua, su un balcone il cui parapetto sembra volersi staccare da un momento all'altro, incastrata in un corpo che non mi piace, con un'anima che non voglio, in una città che mi soffoca e che nella sua grandezza mi fa sentire piccola e insignificante.
Non che io abbia una qualsiasi importanza per una qualsiasi persona, chiariamoci.
Rinuncio a rollare il drum che ho tra le mani. 
Dannata me quando ho deciso di provarci.
Accartoccio tutto. Cartina, filtro e tabacco si trasformano in una pallina che lancio via, ed esasperata prendo una Marlboro.
Guardo il lampione davanti a me, che si accende e spegne a intermittenza con la sua luce arancione. 
Osservo il profilo nero e freddo delle case, stagliate contro il cielo blu.
Alzo lo sguardo e fisso l'alone bianco che la luna emana attraverso le nubi dense.
Pierdavide Carone cantava "Di notte il mondo è giusto perché sta dormendo".
Non è vero.
Nell'oscurità si approfitta per fare le peggiori porcate.
Nel buio c'è il peggio della società, del mondo, e non vado fiera di dire che dentro sono buia.
Non lo sono sempre stata, ma di colpo ho deciso di spegnermi.
Tutti ci lamentiamo, diciamo che il mondo non ci merita, che è troppo crudele.
E se fosse il contrario?
Se fossimo noi che non ci meritiamo il mondo?
In pochi vedono le cose sotto questo punto di vista.
Perché, è ovvio, fare la vittima è sempre più facile che ammettere di essere il carnefice della propria vita.
Non ci rendiamo mai conto che siamo noi stessi a rovinare la nostra esistenza. Dare la colpa agli altri è più logico.
Tutti almeno una volta nella vita abbiamo detto di essere stati abbandonati.
Ma non pensiamo mai al fatto che in quelle situazioni, correndo dietro a qualcuno che non ci voleva, siamo stati noi stessi a trascurare le persone che ci volevano bene.
Un circolo vizioso? No, è solo la realtà dal punto di vista di una ragazza che ha fame.
Non ho fame di verità, sincerità, amore. Non ho fame di queste cazzate.
Accendo la sigaretta che stringo tra le labbra già da un po' e spero che il fumo faccia l'effetto desiderato.
Respiro.
Non va affatto meglio, ho ancora fame, ma se mi convinco di non star morendo dalla voglia di mangiare, magari mi passa.
Mi fa male. Sto male a passare i giorni così, fingendo di stare bene.
La gente mi vede come una matta, una pazza ossessionata. 
Credono che io mi diverta ad avere crampi allo stomaco e a rischiare collassi.
Non è così. Non è divertente. Certe volte è perversamente piacevole, ma non è divertente.
Ma non importa, in fondo.
Questa è una cosa momentanea, un piccolo ostacolo, un passaggio obbligatorio per avvicinarmi di un millimetro alla perfezione.
Non sarò così per sempre, è logico.
Un giorno riprenderò a mangiare, non ho intenzione di finire completamente pelle e ossa.
No, non arriverò mai a quel punto.
Io non sono mica come quelle ragazze malate di cui parlano su internet.
Ecco, loro hanno problemi. Loro sono anoressiche.
Io no. Lo sono giusto un po', lo sono per il momento.
Saprò fermarmi quando è il momento giusto, non voglio esagerare. 
Conituerò quanto è necessario.
Quanto basta a diventare leggera come il vento.





Il tempo di una sigaretta:
Ciao belle!
Eh già, niente Luckyssandro per oggi.
Ma anche volendo come facevo a inserirlo?!
Non volevo fare la classica cosa sdolcinata perché... Okay che questi sono lati nascosti e inediti dei nostri cari personaggi, ma non dimentichiamoci di quelli originali!
Quindi, che ne dite?
Volevo un po' approfondire l'amarezza che nasconde Lucky dietro al suo sarcasmo,
e volevo approfondire i suoi problemi, ovvero l'anoressia, e come lei si riconosca solo in parte in quella condizione, come lei sia convinta di non essere malata.
Se vi è piaciuto, lasciate una recensione, che a me non dispiace affatto <3
Se invece non vi è piaciuto... Magnema! 
No, okay, scherzo.
Se non vi è piaciuto, ditemi perché, o mandatemi a fanculo, tanto ormai è una tappa di pellegrinaggio :'D
Okay, smetto di dare i numeri.
E... Nulla... Non mi sarei mai aspettata da me stesso un tortuoso viaggi nel regno dell'introspettivo, ma invece eccomi qui a deprimere me e voi **
Ah, ci tengo a precisare che come mio solito non ho riletto niente, e se trovare errori vi prego di dirmelo, almeno posso correggere senza deprimermi xD
Basta così, io vado.
Sciao beli.
P.s. Ringrazio Koteichan (quanto sarai dolce tu? **), CaramellaAlCioccolato94 (la mia civetta preferita asdfghjkl *^*), Freakyyep (la mia recensitrice ufficiale ^^), quella ciccina di HikariVava (la più folle, pazza e dolce che abbia mai conosciuto :)), Seren_aliasRobin_ (l'unica che non ha pianto, per fortuna, allo scorso capitolo xD) e Aly_Kinney_Rodriguez (che sembra avermi abbandonata, ma che ringrazio le stesso ù.ù) per aver recensito lo scorso sgorbietto.
Spero di non far piangere nessuno stavolta °^°

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Capitolo 6
*** Una maschera sulla pelle ***



Titolo: Una maschera sulla pelle
Autore: UnLuckyStar
Genere: Maliconico
Raiting: Verde
Word: 497 parole
Disclaimer: Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro. I personaggi, i nomi, le situazioni e tutto ciò che deriva dalla trama appartengono solo a me.
Tabella: Aria
Prompt: Respiro
Note: Bene ragazze, qui c'è una nota importante di cui tenere conto: LA ONE-SHOT E' SCRITTA DAL PUNTO DI VISTA DI ALESSANDRO, OKAY? Okay.

 

   

The Four Elements: Air

1. Soffio 2. Ossigeno 3. Vento  4. Respiro 
5. Cielo 6. Brezza 7. Nuvole 8. Tempesta
9. Atmosfera 10. Condensa 11. A scelta 12. Aria

Completate 6/12

 

Una maschera sulla pelle

Ed eccoci di nuovo qui, punto e a capo.
Ancora qua, in questo letto diventato famigliare notte dopo notte, sempre con lei.
Qui, su un fianco, con la testa sollevata e appoggiata alla mano, di modo che quando si sveglierà potrà sorprendermi a fissarla, come se non avessi fatto altro per tutta la notte.
Forse risulterò tremendamente romantico alla luce dell'alba, con la tazzina del caffè già pronto, ma che nell’attesa si sarà freddato.
Probabilmente si farà una risata, alla faccia delle mie continue mosse anticipate e con un fiato butterà giù quel liquido marrone che, chissà, magari manterrà un po’di calore.
Poi, se ci sarà tempo, ci daremo qualche bacio; di sicuro gli chiederò di stare ancora un po’al caldo, insieme a me tra le lenzuola. Ma la conosco, non è solito cedere alle tentazioni, e come al solito anche quella supplica verrà archiviata insieme a tutte le altre, delle infinite mattine identiche a questa.
E…Via. Scapperà in bagno a mettersi in ordine e a cercare di convincersi che è felice, felice davvero.
E lì, in quello stesso bagno si preparerà psicologicamente ad affrontare la giornata. Coprirà la vergogna sul suo volto con un velo di fondotinta. Incornicerà la tristezza dei suoi occhi con uno strato di matita nera. Nasconderà la malizia colorandosi le guance di rosso. S’impasterà la bocca di rossetto ed ironia. Con le lenti a contatto appianerà i dislivelli del dolore formatosi nel corso della notte, il correttore cancellerà i segni viola dell’insonnia, e con i mascara si pulirà delle ultime lacrime versate di nascosto.
Poi, quando il trucco si sarà aderito alla sua pelle come fosse una maschera, si arriccerà qualche ciocca di capelli, solo per convincersi che non fa poi così schifo.
Verrà in camera, si butterà addosso qualche vestito, giusto per soffocare quel corpo che tanto odia.
Allora, sarà pronta per uscire.
Ormai la conosco bene. Ormai ho imparato le sue paranoie, le sue insicurezze. Ormai sono più impegnato a badare a lei che a me stesso.
A controllare quante volte si mette di profilo davanti allo specchio e trattiene il respiro per controllare quanti centimetri mancano per arrivare al suo ideale di bellezza malata.
Ad assicurarmi che non decida di fare a meno di quel respiro…Non so più che aspettarmi da lei.
Mi scuoto lentamente e stringo gli occhi. Mi sono lasciato prendere di nuovo dalle mie supposizioni, tanto da non accorgermi che Lucky ha già aperto gli occhi. Un sorriso accennato, un sospiro, una stiracchiata e qualche mugolio mentre districa le dita dalle ciocche di capelli vermigli, scomposti sul cuscino.
-Il caffè è già pronto- mormoro piano, e lei sorride, perché già lo sapeva. Sapeva che, come ogni mattina, gli avrei tolto almeno quel piccolo peso, cercando di farla svegliare nel migliore dei modi; cercando di farla sentire un po’amata.
Ma come tutte le altre volte probabilmente nulla andrà come voglio, nulla migliorerà.
E quindi sono sempre qui, punto e a capo.


Il tempo di una sigaretta: 
Ciao ragazze!
Come va? Come state? Mi volete far felice? Sì?
Bene, allore ditemi che ne pensare °^°
Era già da un po' che volevo scrivere dal punto di vista di Alessandro, e ormai mi pare ovvio che sto usando queste os come cavie, quindi...
Boh, io c'ho provato, poi il parere spetta a voi ^^
Poooi... La scorsa one-shot è stata un vero e proprio flop °-°
Ma ringrazio ugualmente Amazaynxx e Koteichan per aver recensito!
Ehm, non ho riletto molto bene questo capitolo, quindi può darsi (anzi, è sicuro) che ci sia qualche errore di battutura/grammaticale.
Basta, io me ne vado.
Taaanto ciao :3
UnLuckyStar
*Dispensa amore*

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