Un amore segreto

di soxy88
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 / Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


L’estate era finita ormai, con lei si erano anche infranti i sogni di Chidori di passare un momento romantico col suo amato se

UNA AMORE SEGRETO

 

CAPITOLO 1

L’estate era finita ormai; con lei si erano infranti anche i sogni di Chidori di passare un momento romantico col suo amato sergente.

 

Sosuke si aspettava di riprendere la sua missione senza troppi problemi. Che le loro giornate sarebbero state le solite; i litigi divertenti che rappresentavano la loro unica forma di dialogo, ma comunque significativi per entrambi… 

Invece non andò così…

 

Chidori al solo vederlo si sentiva bruciare dentro, le venivano in mente solo i peggiori ricordi che poteva pensare, la tristezza la invadeva completamente, stava malissimo. Era distaccata da tutti, ignorava persino la sua migliore amica. Questa volta se l’era presa sul serio!

 

Sosuke, benché la conoscesse da poco, si era fatto una certa idea di Chidori e mai avrebbe pensato di vederla abbattuta, senza forza di volontà, completamente vuota…

Continuava a chiedersi cosa le fosse successo, preoccupandosi più di quanto richiesto dalla missione. Cominciava a rendersi conto che forse era lui il responsabile, scoprendo quanto in realtà si era fatto coinvolgere da quella ragazza.

 

Lei stava seduta sul suo letto mentre con il piede muoveva la palla che inglobava il suo criceto. Aveva uno sguardo perso nel vuoto, solo ogni tanto riprendeva coscienza e osservava la sua grande casa in cui abitava da sola e ripiombava nella tristezza. Ma in fondo nel suo mondo di solitudine stava bene, si sentiva protetta… era lontana da lui…

 

Lui dal suo appartamento osservava con falsa indifferenza la finestra che dava sulla camera di Chidori. Vedeva la luce spenta; una piccola lampada illuminava quell’oscurità mostrando la fievole ombra del suo corpo seduto sul letto immobile…

Sudava… La preoccupazione lo assaliva…

Kurz vedendolo immobile davanti alla finestra gli si era avvicinato, gli aveva tirato un pugno amichevole alla spalla per distoglierlo e gli aveva sussurrato:

“ Va da lei…”

 Lui lo aveva guardato, dicendogli con la sua solita aria da grande militare:

“ Vado a controllare che sia tutto a posto; questo è il nostro compito. Ti terrò informato per eventuali interventi ”

“ Sì sì, fa pure l’indifferente ” prendendolo un po’ in giro “ … e trattala bene! ”

 

Uscì in fretta. Non sopportava la sfacciataggine di Kurz! Raggiunse velocemente la porta di Chidori e tentò di bussare, poi uno strano timore lo aveva fermato. Si sentì strano: lui, abituato alle guerre più terrificanti, si faceva intimorire da una porta? Fece un respiro grosso e bussò; nessuna risposta…

 

Lei, persa nella sua solitudine, sentì bussare. Si alzò dal letto lentamente ed andò ad aprire. Quando arrivò davanti alla porta, però, sentì un brivido freddo scorrerle lungo la schiena; provò quasi ribrezzo a guardare dal foro… temeva che fosse lui…

I suoi timori diventarono realtà.

 

Dopo molto tempo la porta si aprì; lei aveva un viso freddo, distaccato.

“ Sono venuto per controlli ” disse frettolosamente lui.

Nessuna risposta, solo un cenno della testa gli indicò che aveva il permesso di entrare. La seguì ed insieme raggiunsero il soggiorno. Si sedettero al tavolo, lei accese la TV senza parlare, quasi come se lui non ci fosse.

Andarono avanti così per tutta la sera e, dopo che lei aveva cambiato l’ennesimo canale scocciata, lui finalmente prese l’iniziativa e le chiese:

“ Si può sapere cosa hai? ” stupendosi lui stesso di una domanda così diretta         “ultimamente sei triste, distaccata, quasi assente. È qualcosa che ho fatto io? ”

Non riconosceva più sé stesso, mai aveva abbandonato il suo gergo militare; non c’è che dire, la sua vicinanza gli faceva scoprire lati nascosti di lui che non conosceva…

 

Lei non rispose ed, anzi, si alza e si diresse verso la cucina. Lui, non sopportando più la sua indifferenza e, preso da un attacco d’ira, l’aggredì, spingendola contro il muro.

“ Dimmi cosa ti è successo! Non capisci che sono preoccupato per te? ” le urla con tutta la rabbia accumulata.

Lei era pietrificata, non l’aveva mai visto così. Tutta quella rabbia però l’aveva aiutata a reagire e con la ritrovata tenacia gli aveva risposto per le righe, rivelandogli i suoi problemi:

“ Lo vuoi proprio sapere? Allora sappi che ce l’ho con te! Non so se hai notato che non mi sei indifferente…” in quel momento si era pentita di essersi scoperta ma era il momento della verità!

“ Ogni volta che nel nostro rapporto sembra esserci una svolta, tu mi fai capire che per te sono solo un’altra missione e che, una volta conclusa, ti scorderai completamente di me…” in quel momento gli occhi le cominciarono a diventare lucidi. Intanto lui continuava a stringerle le braccia facendole male; ascoltava tutto quello che diceva senza reagire, era sorpreso di quelle rivelazioni, nonostante se le aspettasse…

“… e come se non bastasse sembra proprio che provi un’attrazione particolare per Telethe… non è così?  Ho visto con quanta voglia speravi di vincere il bingo il giorno della festa! La volevi baciare, dì la verità! Sono proprio un’idiota: come ho fatto ad innamorarmi di un fissato di roba militare, oltretutto già perso in partenza?! Ehi… ma… perché non reagisci…? ”

In quel momento si era resa conto che lui non la stava più ascoltando, la guardava con uno sguardo mai visto prima, quasi ipnotizzato.

“ Allora non dici niente?! ” affermò lei con una paura addosso che cresceva sempre più. Quegl’occhi la spaventavano; lui intanto continuava a stringerle le braccia con forza sempre maggiore; lei ormai piangeva copiosamente.

Lui improvvisamente le si era avvicinato e nell’orecchio le aveva sussurrato.

“ Vuoi che ti dimostri tutto l’affetto che provo per te? ”

A quella domanda non sapeva rispondere, era troppo spaventata per la sua espressione.

“… e allora te lo dimostrerò! ” disse lui; intanto l’aveva trascinata per un braccio, facendole sempre più male; la portò in camera e la buttò sul letto; le fermò le braccia sopra la testa con una mano, come se fosse una prigioniera di guerra da interrogare, e con l’altra si stava preparando per compiere la sua crudeltà.

Ormai non capiva più cosa stesse facendo; era spinto da un desiderio forse represso in lui per troppo tempo: era incoraggiato dall’attrazione reciproca.

 

Lei spaventata gli urlò:

“ No, non è così che doveva andare… mi fai male alle braccia!… Lasciami!… Mi stai spaventando!…”

Quando poi con lo sguardo aveva seguito la strada che aveva percorso l’altra mano di lui verso i suoi pantaloni, si era agitata cercando di sottrarsi alla sua forte presa; finalmente riuscì a liberare un braccio e gli diede uno schiaffo ben assestato, poi lo spinse lontano con tutta la forza; lui era caduto per terra con la schiena appoggiata contro l’armadio di lei; aveva lo sguardo perso nel vuoto finalmente si era reso conto dell’oscenità che stava per compiere.

Con il viso arrossito dalla vergogna si nascondeva con il braccio, massaggiandosi la guancia colpita dallo schiaffo; era sconcertato; non riusciva a pensare ad una soluzione: l’errore era stato troppo grande!

Cominciò a piangere intensamente, copiosamente, come un bambino. Non l’aveva mai fatto, neanche nella sua giovane vita di mercenario…

 

Lei, rimasta immobile e sedere sul suo letto, ripensava all’accaduto e non sapeva che cosa fare se non piangere; era terrorizzata…!

Improvvisamente sentì un altro pianto diverso dal suo. S’interruppe e vide il suo amato e crudele Sosuke in uno stato pietoso: ne gioì da una parte, ma dall’altra provò compassione per lui… Un sergente come lui che si abbassava a piangere, a mostrare la sua debolezza…

In quel momento, spinta da una forza a lei sconosciuta, si alzò dal letto, s’incamminò verso il suo aggressore, si chinò su di lui, con due dita gli prese il mento, girò il suo volto verso di lei e lo baciò con tutta la dolcezza che poteva trasmettergli. Lui si rianimò e rispose al bacio con delicatezza che una ragazza come lei si meritava. Dal bacio passarono velocemente agli abbracci e poi al letto, ma questa volta era diverso: era dolce e voluto da entrambi…

 

Le carezze di lui la eccitavano tantissimo e allo stesso tempo la facevano sentire protetta. Era un emozione indescrivibile che mai aveva provato e che giudicava irripetibile… Tutta la passione di lui, ed ogni suo movimento, le confermava tutto l’amore che provava per quel ragazzo e che ad ogni momento cresceva… Non si era mai sentita così vicina ad una persona prima.

 

Il gesto spontaneo di lei aveva alimentato il desiderio incontrollato di accarezzarla, di toccarla, di possederla… Le sue azioni erano guidate da un’esperienza che mai avrebbe creduto di avere. Non avendo mai pensato a queste cose, credeva che sul momento si sarebbe sentito impacciato; invece vedere la sua amata Chidori nuda, completamente nelle sue mani, gli dava coraggio.

 

Una volta finito si addormentarono abbracciati e, poco prima di chiudere gli occhi, Sosuke le sussurrò:

“ Ti amo tanto… ”

 

A scuola finalmente Chidori era tornata sé stessa e anche il suo rapporto con Sosuke era tornato quello di sempre, ma con in più l’amore che nascondevano abilmente.

 

Mentre lei stava tornando a casa con la sua amica, questa le aveva chiesto chiarimenti sul suo rapporto ristabilito con Sosuke:

“ Tutto risolto con quel pagliaccio. ” e tra sé “… il mio adorabile pagliaccio…”

  

 

   

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


CAPITOLO 2

CAPITOLO 2

Era passato molto tempo dalla loro prima volta: più di un anno.

Lentamente si stava avvicinando il Natale e Chidori non vedeva l’ora che le vacanze iniziassero: voleva passarle tutte col suo amato Sosuke!

Era da un mese che non lo vedeva a causa di un’ennesima missione che gli avevano affidato. Lei odiava quelle missioni perché ogni volta c’era il rischio che non tornasse più! 

Lo voleva vedere, lo voleva vedere, lo voleva vedere…! Non pensava ad altro.

 

Lui era nella sua cabina del sottomarino, sdraiato sul letto. Fissava il soffitto con aria distratta, completamente perso nei suoi pensieri. Non sapeva più cosa fare per ammazzare il tempo; a volte canticchiava, a volte fischiava e… a volte… immaginava lei… Al pensiero che di lì a poco l’avrebbe rivista, abbracciata, toccata, non stava più nella pelle.

Durante la missione non aveva pensato molto a lei per concentrarsi meglio e si sentiva tremendamente in colpa, ma era convinto che al solo vederla queste futili preoccupazioni l’avrebbero abbandonato.

 

Lei era appena ritornata a casa da scuola e non fece neanche in tempo a chiudere la porta che il telefono squillò. Quando ebbe ascoltato tutta la telefonata cominciò ad urlare di gioia: era entusiasta! Si cambiò in fretta e raggiunse immediatamente il posto prestabilito; l’elicottero non si fece attendere.

Quando arrivò alla base segreta della Mitril, cercò di darsi un contegno per non far sapere a tutti la gioia che provava per l’imminente arrivo.

Stava seduta davanti a Telethe ad aspettare il ritorno del suo sergente. L’attesa era snervante e per smorzare il silenzio chiese:

“ Si può sapere perché mi avete fatto chiamare? Di solito non lo fate. Lui si presenta a casa mia alla fine di ogni missione. È successo forse qualcosa per cui é richiesta la mia presenza? ”

“ No, non si preoccupi signorina Chidori. L’ho fatta chiamare perché, una volta che il sergente sarà arrivato, gli dovrò comunicare un ordine ufficiale che probabilmente coinvolgerà anche lei. ”

Dopo poco lui entrò. Le pareva cambiato: più adulto, più alto, più bello!

Si sedette di fianco a lei mantenendo una certa distanza, senza neanche guardarla, ma era il prezzo di chi sta con un militare e per giunta in segreto.

 

Non appena la vide si sentì ribollire dentro! Un mese di lontananza l’aveva resa ancora più bella: ormai era una donna… si era tagliata i capelli ed indossava un vestitino nero che risaltava il suo corpo perfetto che già aveva posseduto e che ancora voleva stringere. Nascose a fatica le sue emozioni e si sedette aspettando i nuovi incarichi; sperava che gli ordini fossero di proseguire la protezione alla sua amata, ed invece…

 

“ Benissimo, sarò breve. ” disse Telethe “ Mi è stato comunicato che il suo acerrimo avversario, sergente Sagara, ora punti non solo alla signorina Chidori per venire in possesso delle informazioni segrete, ma anche ad altri individui, ovviamente tutti da proteggere. Secondo le nostre ultime ricerche ne abbiamo individuati la maggior parte e abbiamo provveduto immediatamente alla loro sicurezza… ”

“ No, aspettate un attimo, cosa sta succedendo? ” interruppe Chidori

“In poche parole sono state individuate altre persone che, come lei, nascondono nella loro memoria informazioni segretissime. L’uomo che vuole catturare lei, signorina, vuole catturare anche loro. E, come stavo cercando di dire, la maggior parte è già sotto stretto controllo, tranne una ragazza che al momento si trova di là, in sala medica per controlli. Pare che sia stata aggredita in aeroporto ieri mattina; veniva a trovare la sorella per le vacanze natalizie, doveva essere una sorpresa, a quanto dice lei, poi è stata aggredita da quest’uomo che abbiamo riconosciuto come il suo nemico ” rivolgendosi a Sosuke con una faccia quasi preoccupata. “… potete seguirmi per favore ”

Si alzarono tutti ed uscirono rapidamente tranne Chidori. Restò per un momento immobile pensando che, ormai, era certo che quella ragazza sarebbe stata affidata al suo amato e che le vacanze insieme sarebbero sfumate rapidamente.

Sull’uscio della porta comparve Sosuke da solo che le disse.

“ Allora vieni lentona! ” con molta dolcezza, le fece l’occhiolino e la invitò a seguirlo. Lei si sentiva già meglio e lo fece.

 

Arrivarono in sala medica, e Chidori, prima di osservare dietro al paravento che nascondeva la misteriosa ragazza, chiese:

“C’è una cosa che non capisco, cosa centro io in tutto questo? Lei mi aveva detto che mi avrebbe coinvolto in questa storia, ma non vedo come? ”

“Signorina Chidori guardi dietro al paravento e lo saprà ”

Lei era intimorita da quello che c’era lì dietro, ma guardò ed esclamò:

“So…so…sorella!!! Ma che ci fai tu qui?! ”

“Ciao sorellina… sorpresa! ” sembrava scossa e spaventata e Chidori lo capì subito: sua sorella non aveva mai sopportato i militari.

 

Lui rimase a guardare le due sorelle dal vetro-spia della stanza. Gli faceva uno strano effetto vedere la sua Kaname consolare la sua sorellina… gli sembrava quasi una mamma…

 

“Allora sergente, accetta la missione? ” lo interruppe Telethe.

“Affermativo…” anche se in cuor suo voleva rifiutare, non voleva allontanarsi ancora da Kaname.

“… Qual è la missione? ”

“Non si preoccupi, è un lavoro semplice e breve: dovrà solo tenere sotto controllo la sorella della signorina Chidori fino a che non ripartirà per l’America. Siccome non siamo in grado di trovarle un alloggio adeguato, starà da lei; in questo modo potrà, in caso di necessità, assistere Weber nella protezione della signorina Chidori. ”

“Affidate a Kurz Chidori? ”

“Sì. Dobbiamo garantire una minima protezione anche a lei, benché l’obbiettivo principale sembra essere la sorella… Perché, ha qualche obiezione, sergente? ” un po’ indispettita…

“No signora! Eseguirò gli ordini. Ora mi ritiro col suo permesso ”

“Permesso accordato ” e tra sè pensò “ è dura essere la comandante diciassettenne dell’uomo che ami! ”

Si mise a ridere…

 

Lei era disperata… Doveva apparire serena per riuscire a consolare la sorella, ma intanto dentro di sé si sentiva morire… Avrebbe passato il Natale senza di lui…

 

Lui tornò nel suo appartamento dove, al posto del solito e arrogante Kurz, si ritrovava una ragazza da proteggere. L’idea di passare tutte le vacanze con lei invece che con Kaname lo irritava. Ma il lavoro e pur sempre lavoro…

 

Lei stava seduta sul letto e guardava la finestra di Sosuke pensando a quanto in realtà la sorella fosse sveglia e pronta a sedurlo… infatti le piaceva Sagara; glielo aveva detto nella stanza…

Arrivo Kurz e le disse:

“Non ti preoccupare, se la saprà cavare anche con una ragazzina…”

 

Lui stava andando a dormire, quando dall’altra stanza si sentì chiamare.

Si diresse subito verso la sua protetta per accertarsi che stesse bene e vide che stava benissimo. “ Sarà un’altra sua lagna ” pensò tra sé.

“Senti sergente, non potresti dormire con me, ho troppa paura a stare da sola! ”

Subito voleva rifiutare, poi preso dalla compassione acconsentì.

 

Chidori dalla sua finestra vide il suo lui stendersi nel letto con sua sorella…

 

Lui non riuscì a dormire quella sera. Era preoccupato di cosa sarebbe potuto accadere se lo fosse venuto a sapere Kaname. Invece la sorella se la dormì della grossa.

Lui voleva uscire, andare dalla sua Chidori, voleva parlarle non sapeva neanche di cosa, ma lo voleva! Apri la porta e trovò per terra un bigliettino con la firma della sua amata. Pensò:

“Se è riuscita a portarmi questo biglietto, vuol dire che la guardia di Kurz è efficace… ” e sorrise. Il sorriso si tramutò presto in dolore. Nel biglietto c’era scritto che lei non voleva più vederlo e che preferiva di gran lunga la protezione di Kurz. Diceva inoltre che avrebbe chiesto subito il cambio di assegnazione.

Non poteva credere a quello che leggeva, era amareggiato… Si sentiva perso all’idea che lei sarebbe stata protetta da qualcuno che non fosse lui, non poteva fargli questo… lei era sua e solo sua!

 

Lei continuava a guardare dalla finestra. Vedeva il suo amato andare avanti e indietro per la casa con un foglietto in mano, era sicuramente il suo. Godeva nel vederlo soffrire dopo che la sera prima si era divertito con un’altra, e per giunta sua sorella!

Poi vide una cosa che la fece rabbrividire… sua sorella si era alzata e gli si era appoggiata contro, lo abbracciò e gli diede un bacio… Era la goccia che aveva fatto traboccare il vaso!

Uscì, visto che Kurz dormiva come un angioletto. Faceva freddo e neanche il giaccone lungo riusciva a riscaldarla. Camminò a lungo, senza meta…

 

Lui, dopo le azioni della sua protetta, la respinse con forza e dalla finestra vide Kaname prendere il cappotto e uscire con un’aria abbattuta. Improvvisamente capì… lo aveva visto la sera prima e anche quella mattina… aveva frainteso!

Andò verso la sorella la prese per le braccia e le disse:

“Mi dispiace, ma il mio cuore è già impegnato…” la lasciò lì e corse ad inseguire Kaname.

Si sentiva liberato di un peso: avere finalmente dichiarato i suoi sentimenti a qualcuno lo faceva sentire libero, ma ora la cosa più importante era trovare Chidori!

 

Lei continuava a camminare, quando si sentì chiamare da dietro. Si girò e non fece in tempo a vedere chi fosse che Sosuke la baciò con intensità, dolcezza, amore…

Quel bacio valeva più di mille spiegazioni…

 

Kaname…” disse lui “… non so cosa tu possa aver frainteso, ma sappi che io ci sarò sempre e ti proteggerò sempre… sei una parte di me…”

Lei arrossì.  Sorrise. Gli accarezzò la guancia; lo abbraccio e lo baciò… e in quel momento, sotto la neve che aveva cominciato a cadere, con quel bacio, rinnovarono il loro amore.

 

 

         

 

 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


CAPITOLO 3

CAPITOLO 3

Dopo essersi chiariti in quella strada, tornarono alle loro case.

Lei era finalmente serena perché era tutto risolto con il suo sergente, ma il benessere non durò molto…

 

Lo spettacolo che si trovarono davanti era orribile!

L’intero quartiere era raso al suolo! Delle case non rimaneva altro che un cumulo di macerie.

Ormai era chiaro ad entrambi che c’era stato un combattimento…

 

Lei spaventata si strinse nelle braccia di lui e gli chiese

“Ma cos’è successo?!… Ho paura Sosuke! Dove sarà mia sorella?!”

Lui non rispose, si limitò a stringerla di più per trasmettergli un po’ di sicurezza. Sapeva benissimo cos’era successo, ma non voleva parlarne per non turbarla ancora.

 

Improvvisamente comparve un robot. Era maestoso e possente. Accanto ad uno dei pochi palazzi rimasti in piedi, appariva ancora più imponente; il riflesso del sole, faceva apparire lucente quella corazza che sembrava impenetrabile; quel rosso acceso del metallo, facilmente si scambiava per sangue… un enorme robot che sembrava ricoperto di sangue…

Non c’erano dubbi, quello era l’AS di Gauron!

 

Subito dopo si sentì la voce del nemico

“Salve, mio caro sergente! Le piace questo spettacolino che ho preparato per voi?…” poi cominciò a ridere selvaggiamente.

Riprese “… E non hai ancora sentito la sorpresa finale… Sei curioso, vero?…” fece una pausa “… Che ne dici di un combattimento, Sagara?… Sarà all’ultimo sangue… sarà decisivo. Se vincerai, riavrai la ragazzina; se vinco io, mi prenderò quella dolce signorina che sta accanto a te… Vedrai, saprò come farla divertire… lei e la sorella, saranno una piacevole compagnia! Ah ah ah…”

 

Sosuke, che intanto si era disposto a difesa davanti a Kaname, strinse i pugni: era furioso. Non sopportava l’idea che Gauron toccasse la sua donna!

“Accetto la sfida.” affermò con tono fermo e deciso.

Lei si precipitò davanti a lui e disse preoccupata

“Non lo fare… non ci andare! Ho un brutto presentimento… Non lo fare, ti prego!”

“Devo farlo…” si limitò a dire lui

“Bene… Allora ti aspetto tra una settimana su quell’isola che si affaccia sulla spiaggia, e preparati: lo scontro sarà duro, mio caro sergente!” s’intromise Gauron che, subito dopo, si allontanò volando.

 

“Allora… sei veramente deciso a farlo?…” ricominciò lei

Lui non rispose; si voltò e si allontanò con freddezza. Lei non si demoralizzò ed aggiunse

“Io sono con te anche se non t’appoggio… sono sicura che tornerai da me vincente… Sii forte… Sosuke…”

Lui fermò un attimo la sua camminata, voltò leggermente il viso di lato e, con lo sguardo rivolto al terreno, disse

“Aspettami…” poi si allontanò

“Sì… t’aspetterò…” sussurrò lei, mentre l’immagine di lui che spariva all’orizzonte, fu offuscata dalle lacrime.

 

Lui si stava dirigendo verso la base segreta della Mitril quando distinse, tra le numerose macerie, la sagoma di un AS: l’AS di Kurz! Era praticamente distrutto…

Si precipitò per soccorrere l’amico e, quando aprì il portellone, lo trovò in uno stato pietoso.

Prese la ricetrasmittente e comunicò

“Base segreta della Mitril. Qui sergente Sosuke Sagara a rapporto. Mandate subito soccorsi: ho qui con me il sergente Weber gravemente ferito! Emergenza… ripeto… EMERGENZA!”

 

L’elicottero non si fece attendere a lungo e Kurz fu ricoverato d’urgenza.

Sosuke si rivolse a Melissa, che trovò fuori della sala operatoria

“Allora… come sta?!”

“Pare sia grave…” rispose lei scossa, poi si strinse la testa tra le mani “… I medici dicono che non supererà la notte…”

Sosuke in quel momento fu sopraffatto dal rimorso: per la sua negligenza, ora il suo amico era prossimo alla morte!

Tutto per quella ragazza… per quella ragazza che lo aveva fatto innamorare… La sua vicinanza l’aveva cambiato: si era lasciato trasportare troppo dai sentimenti, ed ora Kurz era su quel letto moribondo…

Non poteva perdonarsi! Era tutta colpa sua!

 

Lei si recò alla spiaggia. Contemplava quella meravigliosa massa d’acqua scossa dal venticello del tramonto; distingueva benissimo le onde che s’infrangevano sulle scogliere di quell’isola… quella del prossimo combattimento. Le era sempre piaciuto quel panorama romantico: la schiuma delle onde si tinteggiava d’arancio per il sole calante e l’affascinava… Ma quella sera la disgustava! Vedeva solo sangue e morte: era agghiacciante!

Si voltò di scatto, quasi spaventata, con un timore nel cuore, e si allontanò.

 

Lui, intanto, si stava allenando. Era strano come quell’allenamento riuscisse a distrarlo, come riuscisse a fargli dimenticare le preoccupazioni. Pensava solo a sconfiggere il suo nemico: non avrebbe permesso che Kaname finisse nelle sue mani!

 

Kurz era ancora agonizzante.

Melissa non si staccava mai dal suo letto: non poteva e non voleva abbandonarlo!

“Kurz… Ti prego… Svegliati! So che ti sembrerà strano, ma non supererei la tua morte!… Ti voglio bene e non posso perderti…” e dicendo questo gli strinse la mano a cui era attaccata la flebo. Cominciò a fissarlo intensamente. Non l’aveva mai visto così vulnerabile; con la sua allegria rendeva piacevole ogni missione e, anche se non se n’era resa conto, non poteva più farne a meno…

“Ti prego… SVEGLIATI!!!”

Una lacrima percorse la sua guancia e cadde sulle labbra di lui…

Poi un movimento lento, un fremito leggero, il suono della macchina…

 

Gli occhi di lei, da malinconici, assunsero i lineamenti di chi è furioso: si sentì palpeggiare il seno!

“Come ti permetti!” gridò lei mentre, con il pugno chiuso, stava per dargliele di santa ragione.

Lui le sorrise; si alzò a fatica e, quando fu seduto, le fece segno di vittoria: ce l’aveva fatta!

Lei, che solo allora si era resa conto di quello che era successo, lo abbracciò e cominciò a piangere di gioia

“Finalmente ti sei svegliato! Sapevo che ce l’avresti fatta…” affermò.

Lui la strinse a sé con le poche forze che aveva e disse

“Cos’ha maggiore? Non è da lei piangere così…” e sorrise

“Scusami se mi preoccupavo per t…” non fece in tempo a finire la frase perché fu paralizzata dal suo sguardo sereno.

“Perché mi fissi così?” si affrettò a dire

Lui l’accarezzò e la baciò con passione. Al distacco le sussurrò

“Grazie per le belle parole di prima…”

Lei lo guardò stupita, ma si riprese subito e rispose baciandolo.

 

Subito dopo entrarono i medici specializzati della Mitril. Dissero poche parole, ma bastarono per rovinare quel momento felice…

 

Il giorno del combattimento era arrivato.

Kaname si diresse alla spiaggia apprensiva. Sosuke era già sull’isola e stava combattendo.

Si diresse alla Mitril e cercò Telethe: doveva parlarle.

La trovò nel centro di comando, seduta sulla sua poltrona; stava osservando il combattimento da uno schermo gigante davanti a lei. Aveva il viso cupo… si capiva benissimo che era preoccupata.

Kaname si nascose dietro una parete e cominciò a guardare il suo sergente cadere sotto i colpi del nemico: era straziante!

In preda all’agitazione, non si seppe trattenere ed urlò

“Sosuke!!!”

Telethe si voltò di scatto

“Signorina Chidori… cosa ci fa lei qui?!”

“Scusa l’intromissione, ma non riuscivo più a sopportare l’attesa… Non riuscivo a stare tranquilla, sapendo che il mio Sosuke era lì a combattere! Ti chiedo ufficialmente di accompagnarmi là! Voglio aiutarlo…”

-Il suo Sosuke!- pensò

“Mi dispiace, ma non posso permetterle di rischiare la vita in questo modo… e… poi… gli saresti solo d’impiccio…” concluse con tono di sfida.

 

A terra stremato e ferito, lui si sentiva in trappola. Ma qualcosa gli diede coraggio… qualcosa gli ricordò per cosa stava combattendo… una voce… un urlo… “Sosuke!!!”…. Era la sua Kaname!

Ritrovò il suo spirito combattivo ed ora iniziava il vero scontro!

Gauron si stupì di tanta forza e, siccome credeva di avere la vittoria in pugno, si fece sorprendere e perse. Cadde a terra, ferito mortalmente. Il suo AS era inutilizzabile: aveva perso tutta la sua maestosità.

“Ho… vinto…” furono le ultime parole che disse, poi il suo AS esplose.

L’onda d’urto fece cedere a terra anche Sosuke che, stremato, si addormentò. La ferita all’addome era grave, ma non mortale. Quella ferita gli fece sognare strani incubi, ma era sereno perché aveva sconfitto il suo nemico e… soprattutto… Kaname era salva!

 

“Computer, stato del pilota… subito!” ordinò Telethe

“Attualmente stato di dormi-veglia; grave ferita all’addome; difficoltà di respirazione; circolazione e pressione corporea stabili e nella norma; non rilevati altri danni” rispose una voce metallica.

“Perfetto… mandi un elicottero a prenderlo e lo faccia ricoverare immediatamente!” disse, rivolgendosi ad un soldato entrato da poco in quella sala

“Sarà fatto, signora!…” rispose subito questo, facendo il saluto militare “… Ecco i risultati delle analisi eseguite sul sergente Weber, come da lei richiesto.” terminò, e lasciò la stanza.

Telethe lesse con cautela. Non poteva credere a quello che vedeva davanti ai suoi occhi… Non poteva essere!

Kaname, che la vide preoccupata, chiese

“Cos’hai? Cos’è successo a Kurz?!”

“Scusa, ma sono informazioni riservate…” si affrettò a dire lei “Presto! Ora va dal sergente Sagara. Arriverà a momenti… vai ad accoglierlo…”

Kaname sapeva che a Telethe non andava a genio quella situazione, eppure l’avrebbe lasciata con lui piuttosto che fargli leggere quella cartella… cosa poteva esserci scritto?…

 

Finalmente il dottore uscì dalla sala operatoria.

“Ora posso vederlo?” chiese Kaname

“Sì. Si è appena svegliato, quindi faccia piano!” rispose l’uomo

“Ok…”

 

Quando entrò, lo vide sdraiato che guardava il soffitto. Aveva l’addome stretto da bende bianche sporche di sangue.

Si precipitò verso il letto e lo guardò negli occhi

“Come stai?!” chiese subito preoccupata.

Lui le sorrise

“Ora che ci sei tu, sto molto meglio…”

Lei l’abbracciò con dolcezza per paura di fargli male e cominciò a piangere

“Avevo tanta paura!”

“E perché?… Lo sai che non avrei mai permesso a quella bestia di farti del male…” disse lui con voce rassicurante

“Non avevo paura per quello… non ho mai dubitato del tuo successo! Però mi ha turbato vederti combattere…”

Lui la strinse a sé e le accarezzò i capelli; lei si perse in quell’abbraccio.

 

“Hai, per caso, notizie di mia sorella?” chiese poi

“Ne ho io… scusate l’intromissione…” disse Telethe, vergognandosi un po’.

Sosuke si affrettò a fare il saluto.

“Non c’è bisogno… Ehm… Riposo sergente!” ordinò ancora più imbarazzata…

“Dicevi che avevi informazioni su mia sorella…” intervenne Kaname

“Ho di più: è di là che ti sta aspettando. Subito dopo che lo scontro è terminato, ho dato disposizioni affinché fosse recuperata”

“Ti ringrazio” e dicendo questo, Kaname lasciò la stanza.

Telethe si avvicinò a Sosuke e gli disse

“Ora che siamo soli, posso farti vedere una cosa… Questa è la cartella clinica del sergente Weber… Dacci un’occhiata…” disse lei triste.

Lui, finito di leggere, rabbrividì… Ora il senso di colpa aveva occupato i suoi pensieri!

 

Passarono dieci giorni da allora e le vacanze natalizie erano finite.

“Fai buon viaggio sorella! E salutami papà!” urlò Kaname

“Sarà fatto!” rispose la ragazzina mentre saliva sull’aereo. Non si era ancora del tutto ripresa da tutto quello che era successo, ma sembrava serena.

Kaname invece era entusiasta: quello era il giorno in cui avrebbero dimesso il suo Sosuke!

Si precipitò a casa e si cambiò in fretta. Si mise un bell’abitino per apparire bellissima: voleva fare una bella impressione.

 

Sosuke stava percorrendo il corridoio per raggiungere Kaname, quando fu raggiunto da Telethe.

“Non andare da lei!” ordinò in fretta e si piazzò davanti a lui.

“Perché mi chiede questo, signora?”

“Riposo soldato…” –Perché non vuole capire che con lui non voglio mantenere il mio grado, che può comportarsi normalmente con me?!- pensò “… è una conversazione informale. Ti chiedo questo perché questa relazione non può andare avanti!” disse tutto d’un fiato.

Lui la guardò perplesso.

“Lo sai anche tu…” continuò lei “… che le faresti solo del male. Le vostre vite sono diverse: lei non è un militare! Non ti sto dicendo questo perché voglio allontanarti da lei per poi approfittarne… non lo farei mai… Lo sto dicendo solo per Chidori: sarebbe sempre in costante pericolo con te… con tutti i nemici che attentano alla tua vita… Ti prego pensaci!”

“Mi scusi signora…” disse lui con lo sguardo rivolto a terra “… Mi faccia passare?!”

Lei si zittì: la sua freddezza la bloccò.

 

Lo vide entrare nella sala d’aspetto e corse ad abbracciarlo.

“Finalmente sei uscito!”

“Allora… Andiamo?”

“Sì! Con immenso piacere!”

 

Si diressero alla spiaggia, la stessa da cui lei aveva osservato l’isola. Si sedettero e si prepararono per un pic-nic romantico.

Quando finirono lei disse

“Ti è piaciuta la cena? L’ho cucinata io… non sono bravissima…”

“Scherzi! Era deliziosa! Complimenti piccola…” e la baciò sulla fronte.

Lei si sdraiò su di lui

“La ringrazio signor sergente…” bisbigliò con voce maliziosa.

Poi si alzò e cominciò a correre, intenta a farsi inseguire. Lui non aspettò molto e, ridendo, le corse dietro.

La raggiunse subito e la fece cadere sul bagno-asciuga continuando a ridere. Poi smise; fu catturato dal suo sguardo provocante illuminato dalla luna.

“Ti amo Sosuke” disse con voce sicura.

Lui cominciò a baciarla e, bagnati dalle onde, si unirono per la seconda volta.

 

Il mattino seguente lei si svegliò un po’ infreddolita. Tastò la sabbia accanto a sé: lui non c’era!

“Sosuke!” urlò preoccupata.

Lo vide poco distante. Era in piedi e si stava rivestendo.

“Cosa fai?” chiese un po’ adirata.

Lui non rispose e finì di allacciarsi la giacca della tuta mimetica.

Lo sentiva freddo… distante. – Cos’è successo?- pensava.

Successivamente lui, senza neanche voltarsi, disse

“Kaname, io devo andare; non posso più stare con te”

Lei sgranò gli occhi

“Ma cosa dici?! Cos’è successo?! Che ti ho fatto?!”

“Niente. Semplicemente sono io che me ne vado. Non voglio più vederti!” urlò.

Lei cominciò a piangere e lo guardò allontanarsi. Perché le aveva fatto questo?!

Poi cadde a terra, seduta;  si prese le ginocchia e, in quella posizione rannicchiata, osservò il mare.

 

-Perdonami se puoi, ma lo faccio solo per te… la mia vicinanza ti avrebbe solo fatto soffrire, come ora sta soffrendo Kurz. Vivi la tua vita e sii felice… Non ti dimenticherò mai, Kaname!- e con questi pensieri, Sosuke, si allontanò dalla sua Kaname.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  

 

 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 / Epilogo ***


CAPITOLO 4

CAPITOLO 4

Da allora passarono tre anni.

Sosuke, ormai diciannovenne, era stato promosso sergente maggiore e comandante di una squadra. In fondo, in mancanza di Melissa e Kurz, lui era l’unico che potesse assumere quel ruolo.

Era al comando di un gruppo esperto di piloti di AS: Rodny, Max, Phill e Sammy, unica femmina. Quest’ultima era innamorata di Sosuke e più di una volta ci aveva provato con lui, ma niente! Il suo cuore era occupato e nessuna avrebbe preso il posto di quella ragazza!

Sammy aveva sentito parlare di lei da Telethe e molte volte aveva cercato di prendere l’argomento con Sosuke, ma lui cambiava subito discorso o la ignorava: probabilmente il parlarne lo faceva soffrire e cercava di nasconderlo…

Ma quel giorno qualcos’altro lo faceva soffrire…

 

Quella mattina si vestì lentamente; infilò con molta calma un abito ufficiale adatto alle cerimonie. Mentre lo faceva, si guardava allo specchio della sua cabina; vedeva un ragazzo forte e fiero, con occhi che, però, non nascondevano il dolore e il rimorso per le sue azioni. Ripensava all’accaduto, al motivo per cui era successo… quindi ripensò a lei.

I suoi pensieri furono interrotti da Telethe che era entrata dicendo

“Allora, sei pronto? Ormai è ora…”

Lui era l’unico con cui parlasse normalmente; invece Sosuke continuava a trattarla solo come una capitana.

Gli anni l’avevano resa più bella e desiderabile. Molti, infatti, nella base la corteggiavano, ma lei continuava a soffrire per lui.

“Salve signora” disse lui frettolosamente, mentre armeggiava con la cravatta che non riusciva a mettersi.

“Oh, ma guarda…” disse lei con voce maliziosa “… Il mio bambino non riesce a sistemarsi la cravatta” si avvicinò e gliela mise a posto.

Lui arrossì e disse impacciato

“La ringrazio, ma non c’era bisogno”

“Oh sì, invece!” poi gli accarezzò il naso con l’indice in modo provocante. Lui reagì a quella sua azione e, con uno scatto, gli spostò la mano con violenza

“Mi scusi…” disse poi col volto cupo “… Ma non mi sembra proprio il momento per i suoi giochetti. Ora andiamo, è tardi.”

“Sì… scusa… hai ragione…” affermò con imbarazzo.

 

Raggiunsero rapidamente il luogo della cerimonia e si unirono agli altri militari.

Sammy, quando lo vide arrivare, fece subito il saluto e si azzardò a chiedere

“Chiedo il permesso di sedermi accanto a voi, Sergente maggiore”

“Permesso accordato” rispose lui.

Infondo non gli dispiaceva. Sammy era una delle poche persone con cui riuscisse a parlare liberamente: aveva trovato in lei una confidente. Con lei aveva parlato del suo rimorso e quindi poteva capire come si sentisse in quel momento.

 

Lui si sedette al suo posto, in prima fila, in quanto amico di Kurz. Cominciò a guardarsi intorno, cercandola. Incontrò subito quegl’occhi distrutti dal dolore, davanti a lui; ne rimase quasi impaurito e distolse lo sguardo. Poi si girò di nuovo e vide, in braccio a lei, quella bambina. Il suo sguardo innocente, faceva intendere che non stava capendo la situazione; continuava a giocherellare con le dita della madre che la teneva in braccio; i suoi profondi occhi azzurri lo squadrarono, poi gli sorrise. Quel riso spontaneo gli spezzò il cuore. Già… perché lui era il responsabile della morte di suo padre: quella bambina, di soli due anni, non avrebbe più rivisto il padre a causa sua!

 

La bara contenente il povero Kurz arrivò subito dopo. Era ricoperta da una bandiera commemorativa.

Tutti si alzarono in piedi e salutarono l’amico-collega con il saluto militare. La tromba, che intonava la marcia funebre, suonò, lasciando la tristezza nel cuore di tutti.

La bambina in braccio a Melissa, al passaggio della bara, strinse con la manina la bandiera, facendola cadere: sembrava quasi che anche lei volesse salutare il padre. Un militare poi la raccolse, la piegò e la porse alla bambina che la strinse a sé, come se fosse un tesoro che nessuno doveva togliergli. A quella vista, Melissa cominciò a piangere a dirotto, stringendosi la figlia al petto e accarezzandogli la testa.

 

Sosuke fu abbattuto da quello che era successo, ma si trattenne, mantenendo ben salda la mano attaccata alla fronte.

Sammy, dalla sua posizione di < Attenti! >, staccò il braccio dal corpo e strinse la mano libera del suo amato Sosuke; lui accettò la sua mano, sentendosi compreso da un’amica.

 

La cerimonia funebre durò poco e, al suo termine, tutti si allontanarono. Sosuke raggiunse Melissa e le fece il saluto militare, dicendo

“Le mie più sincere condoglianze, signora Weber”

“Ti ringrazio Sosuke. Ehm… Senti… ti andrebbe di accompagnarmi a casa? Non me la sento proprio di stare da sola oggi…”

“Ne sarò onorato” disse lui, aprendogli la portiera della macchina e salendo a sua volta.

Sammy osservò la macchina nera allontanarsi. Era preoccupata.

-Riuscirà a trattenersi e a consolare Melissa nonostante il suo rimorso- pensò. Poi si allontanò anche lei, insieme a Telethe.

 

Kaname stava sdraiata sul letto. Quel pezzo d’arredamento scomodo, era il suo letto da ben tre anni. Nel piccolo appartamentino di Parigi, in cui si era trasferita dopo la delusione di Sosuke, viveva come una prigioniera.

Non riusciva a prendere sonno e quel quartiere malfamato certo non l’aiutava.

Subito dopo sentì il pianto del bimbo. Suo figlio Danny era l’unica gioia che le era rimasta. Amava quel piccolo cucciolo indifeso, nato dal dolore che quell’uomo gli aveva fatto provare.

Come ogni mamma, lei viveva solo per suo figlio: continuava a sopportare quella situazione solo per Danny…

Si alzò con stanchezza e raggiunse il bimbo di appena dodici mesi; lo allattò, accarezzandogli il volto e sorridendogli. Non voleva certo fargli capire quanto fosse triste!

Poi spostò lo sguardo sul braccio che sosteneva Danny, vedendo quei lividi: quei maledetti lividi presenti su tutto il suo corpo che erano un segno evidente della crudeltà del padre di suo figlio…

 

Sosuke entrò tentennante nella villetta di Melissa. Lei gli fece cenno di accomodarsi, poi disse

“Aspetta qui. Vado a preparare del caffè”

“Ok”

Lui cominciò ad osservare quella saletta piena di foto della famiglia Weber. Vedere quelle facce sorridenti, specialmente quella di Kurz, gli fece piangere il cuore.

Subito dopo, rientrò Melissa con un vassoio in mano.

“Scusa se ti ho fatto aspettare; serviti pure”

“La ringrazio. E… Potrei sapere dov’è Yuiu?”

“L’ho messa a letto: era molto stanca. Comunque con me puoi parlare normalmente” affermò divertita.

“Mi dispiace molto per lei… Non potrà mai rivedere suo padre…” disse cupo, riportando la tristezza nella sala.

“Non dire così…” incominciò Melissa “… Yuiu conoscerà suo padre tramite i miei racconti: gli parlerò sempre di lui!” fece un sorriso “La mia piccola avrà sempre un padre che la proteggerà!”

“Ammiro la tua forza d’animo. Se solo quel giorno fossi stato presente!” gridò Sosuke, sbattendo i pugni sul tavolo.

Melissa continuò a parlare, ignorandolo

“Ricordo ancora il nostro matrimonio… Ah… Che bella cerimonia… Lui era stupendo! E ancora in piene forze…

Quando i medici, quel giorno, ci comunicarono che non erano riusciti a far niente per le complicanze che quella ferita aveva portato con , ci cadde il mondo addosso. A causa di quelle complicazioni, il mio Kurz sarebbe morto di lì a poco: non riuscivo a crederci! Lui invece sembrava sereno; mi disse che con me avrebbe passato i suoi ultimi anni migliori… Buffo, no?

Decisi subito di lasciare l’esercito insieme a lui e ci sposammo un mese dopo. Te lo ricordi?”

Sosuke annuì. Lei continuò

“Sai… Devo ammettere che Kurz aveva ragione: questi tre anni sono stati i migliori della mia vita! Forse è vero; se quel giorno ci fossi stato, non sarebbe successo niente; se quella ferita a poco a poco non avesse spento mio marito, ora mia figlia avrebbe un padre… Ma così non è stato. È inutile piangere o farsi prendere dal rimorso…” in quel momento Sosuke sussultò “… è meglio continuare a vivere e ricordarlo con felicità… sono sicura che è questo che vorrebbe! Io lo farò: continuerò a vivere per Yuiu!”

A quelle parole, Sosuke non seppe trattenersi ed abbracciò la donna

“Ti ringrazio…” sussurrò, poi si disse tra sé e sé

–E pensare che dovevo consolarla io…-

E in quell’abbraccio si rasserenò.

 

Un altro giorno era iniziato e Kaname si stava preparando ad uscire. Nonostante facesse caldo, visto che era estate, si mise un vestito che le copriva tutto il corpo per nascondere quei lividi. Preparò Danny e salutò Trevor, che si era alzato.

“Ehi ehi piccola… dove vai? Non saluti come si deve il padre di tuo figlio?” così dicendo le prese il braccio libero e la spinse contro il muro.

“No… Fermo Trevor! Così mi fai male!”

“E allora?! Lo sanno tutti che ti fa piacere…”

Aveva gli occhi minacciosi, tipici del maniaco. Lei si dimenava e cercava di liberarsi. Intanto Danny cominciò a piangere.

“Oh… che cos’ha il mio piccolo?”

“Non osare toccarlo!!!” urlò lei, tirandogli uno schiaffo.

Lui furioso disse

“Non permetterti di parlarmi così, sgualdrinella! E non azzardarti mai più ad alzare le mani!” poi gli diede uno schiaffo “Ora va, e comprami qualcosa da mangiare”

“Sì… vado subito…” sussurrò lei con un filo di voce.

Trattenne a stento le lacrime ed uscì.

 

Sosuke entrò nella sala conferenze.

“Finalmente sergente maggiore! È in ritardo” disse Telethe.

“Mi scuso”

“Scusato. Ora si sieda. Bene, visto che ci siamo tutti, posso cominciare…”

Sosuke si sedette accanto a Sammy; lei gli sussurrò con tono malizioso

“Allora Sagara, come mai così in ritardo? Dica, cosa stava facendo?… Eh…”

Lui arrossì: non era ancora abituato alle avance di lei.

“Ehm ehm… Allora la vogliamo finire di parlottare!” disse adirata Telethe.

“Mi scuso” disse Sammy.

“Bene! Guardate ora quest’uomo…” sullo schermo comparve una fotografia “… Quest’uomo è un terrorista che, secondo le nostre ultime informazioni, starebbe progettando un attentato a Parigi. Ma lui è troppo furbo perchè lo faccia di persona, così, molto probabilmente, assegnerà la missione ad un esperto fabbricatore d’esplosivi; più precisamente, a lui…” e comparve un’altra foto “… Lui si chiama Trevor Gandal. Pare si aggiri per Parigi da parecchi anni e che sia in cerca di un lavoro che gli frutti parecchi soldi. È già stato autore di parecchi attentati in tutto il mondo. Secondo noi, non si farà sfuggire quest’occasione! Il vostro compito è quello di trovarlo e di evitare la catastrofe. Tutto chiaro?!”

Tutti annuirono.

“Sergente maggiore Sosuke Sagara, accettate la missione?”

“Sì! A nome di tutta la squadriglia dico che accettiamo!”

“Perfetto! Domani partirete per Parigi”

E così tutti si diressero nelle loro stanze, per riposarsi in attesa dell’imminente viaggio.

 

La mattina seguente, la squadra di Sosuke partì alla volta di Parigi.

Il viaggio non fu lungo; appena arrivati, si divisero e si diressero in direzioni diverse.

Sosuke camminò a lungo per una via principale di un quartiere malridotto, nascosto solo da un giornale che gli copriva il volto e da cui poteva osservare la gente che passava tramite due forellini.

Improvvisamente vide una persona conosciuta: era Kaname! Sì, era proprio lei, n’era certo! Non poteva dimenticarsi la sua bellezza, i suoi capelli che erano tornati lunghi, il suo corpo stupendo…

Ma non era sola. Teneva in braccio un bambino bellissimo. Di chi era?!

-Probabilmente si è fatta una famiglia; avrà una vita tutta sua… Forse mi ha già dimenticato… La lascerò stare…- pensò. Però non poté non seguirla!

Quando la vide fermarsi davanti alla porta di un appartamentino al piano terra di un palazzo, pensò che le sue deduzioni erano esatte. La vide prendere le chiavi e aprire: sembrava già una donna adulta, nonostante i soli diciannove anni…

Poi osservò meglio il polso della mano in cui teneva le chiavi: aveva un livido! Cosa le poteva essere successo?

Quando aprì, comparve sulla porta un uomo, più precisamente, Trevor Gandal!

Non poteva crederci! La sua Kaname che viveva proprio con lui!

 

“Sei in ritardo come al solito, sgualdrinella!”

“Le chiedo perdono, sua altezza…” rispose Kaname con tono di sfida.

“Non usare quel tono con me!!!” e dicendo questo la schiaffeggiò, uscendo dalla porta.

 

Sosuke, alla vista di quella brutalità, buttò via il giornale ed impugnò la pistola.

“Fermo non ti muovere! Allontanati subito da quella ragazza!”

“Sosuke?” sussurrò lei.

“E tu chi diavolo sei? Come osi interrompere la lite di due conviventi?!”

Lui lo guardò con uno sguardo combattivo e minaccioso che fece tremare Trevor.

 

Kaname osservava Sosuke.

Perché era lì? Perché era venuto proprio da lei?

Ma non era felice per il suo ritorno, anzi, il rivederlo aveva riaperto una vecchia ferita. Lo riteneva responsabile di quei tre anni terribili!

Allora spinta dalla rabbia, si mise tra il suo amato e odiato Sosuke e il padre di suo figlio, Trevor.

“Non puntare la pistola contro quest’uomo, Sosuke!” affermò poi.

“Ah… E così è un tuo conoscente. E brava la mia sgualdrinella! Hai anche degli ex fidanzati gelosi e pericolosi!” disse Trevor, abbracciandola da dietro e palpeggiandola.

“Ti ho già detto di lasciarla stare!” urlò Sosuke col dito sul grilletto.

“Hai visto come l’hai fatto arrabbiare stupidotta…” continuò il maniaco con tono ironico.

“Trevor, ora basta! Quel ragazzo è pericoloso: smettila di provocarlo! Smettila di palpeggiarmi davanti a lui! Non ti basta già a casa quando sei ubriaco la sera! Ti prego di smetterla: ha il grilletto facile!” sussurrò Kaname al suo convivente.

 

Sosuke, che aveva sentito tutto, disse

“Kaname, come puoi farti trattare così? Come puoi difendere quel terrorista?!”

“Terrorista?! Ma che ti salta in mente?!”

“Vuoi dirmi che non lo sapevi?” disse lui stupito.

-Qui si mette male!- pensò Trevor, che aveva già tirato fuori un coltello e l’aveva puntato alla gola della ragazza.

“Ma che fai, Trevor?!” urlò lei spaventata.

“Scusami, sgualdrinella, ma devo salvare la pelle. Quello sa troppo!”

Sosuke, con l’ira nel cuore, ma con freddezza ed esperienza, sparò. Centrò Trevor in mezzo alla fronte, facendolo cadere a terra dietro Kaname, rimasta scossa e spaventata.

 

Lei cadde a terra, in ginocchio, piangendo ed abbracciando il piccolo Danny che non aveva smesso un attimo di urlare dalla paura.

Lui rimase in piedi, con la pistola fumante in mano, e con lo sguardo vuoto. Guardava la sua Kaname piangere col figlio in braccio… Si sentiva un mostro! Un’altra volta aveva lasciato un figlio senza un padre; un’altra volta aveva fatto soffrire lei…

Poi si riprese, lasciò cadere l’arma, corse verso di lei, e l’abbracciò da dietro.

“Perdonami” fu l’unica cosa che riuscì a dire.

 

Lei quando sentì quell’unica parola… quella semplice parola… smise di piangere. Era la sola cosa che voleva. Da quel giorno in cui lui se n’andò senza dire niente, portandola alla rovina, l’unica cosa che voleva da lui era questo: un pentimento sincero.

Si tolse dall’abbraccio, si alzò in piedi e disse

“Seguimi”

Lui si alzò ed insieme entrarono in casa.

 

Riuscì a fatica ad addormentare Danny e lo ripose nella culla. Poi raggiunse Sosuke

“Ti ringrazio… Sono stata una stupida a difendere quell’uomo, me ne rendo conto… Mi hai salvato, te ne sono grata… E ti ringrazio anche per esserti pentito… Da quel giorno non aspettavo altro: mi avevi ferita!” disse mentre le lacrime le offuscarono la vista.

Lui non rispose. Si avvicinò a lei e l’abbracciò teneramente. Come aveva potuto farle così male?

Lei in quell’abbraccio si perse, ritrovando la tenerezza che Trevor la aveva negato. Continuò a piangere, appoggiata al suo petto, per molto tempo.

Dopo lui sussurrò

“Ti prometto che non ti farò più soffrire… Ti avevo lasciato perché credevo che con me saresti stata in costante pericolo e che tu non volessi rischiare, ma mi sbagliavo… e tu per il mio sbaglio hai pagato le conseguenze… Sono un mostro e capirò se non vorrai più vedermi…”

Lei allora smise di piangere e lo strinse forte.

“Ti prego, non abbandonarmi di nuovo… Non ho smesso di amarti, nonostante la rabbia. Ho bisogno di te, ora più che mai… Ti prego resta con me!”

Lui le accarezzò i capelli, le alzò il volto bagnato dalle lacrime, e la baciò. Il bacio durò tantissimo e, al suo termine, le disse

“Se è questo quello che vuoi…”

“Sì lo voglio!” rispose lei, baciandolo subito dopo.

 

Le labbra di lui erano morbide; i suoi baci dolci, al contrario di quelli freddi e aggressivi di Trevor. Più gli stava vicino, più lo voleva… Voleva unirsi ad un uomo vero, un uomo che l’amava, non un uomo che la riteneva solo un oggetto! Aveva bisogno che lui la facesse sentire di nuovo una donna!

“Sosuke… Unisciti a me… aiutami a tornare la ragazza spensierata che ero una volta… aiutami a non essere più solo un oggetto…” disse piano, mordendosi il labbro inferiore. Poi, quando incontrò lo sguardo dolce di lui, arrossì.

“T’aiuterò…” si limitò a dire lui.

 

Si sedettero sul letto mano nella mano; lo stesso letto in cui Trevor aveva consumato le sue oscenità. Lei, con la mano libera, cominciò a spogliarsi, sbottonandosi il vestito.

Lui, quando la vide compiere quel gesto, la fermò.

“Non devi” disse con voce dolce.

Subito dopo la fece stendere sul letto vestita e lui accanto a lei; la baciò sulla fronte e l’abbracciò.

“Ora dormi mio piccolo angelo, il tuo protettore è qui accanto a te e non permetterà a nessuno di farti del male”

Lei lo guardò con gioia. Aveva trovato il modo per farla sentire amata: l’aveva semplicemente amata, senza volere niente in cambio.

“Oh… Sosuke…” si limitò a dire, mentre si accoccolava tra le sue braccia.

 

Tra le braccia del suo amato, con Danny che dormiva tranquillo, e gli occhi bagnati da lacrime di gioia, ritrovò la serenità.

 

 

 

 

 

EPILOGO

“Ecco questa è la mia richiesta di abbandono” disse Sosuke, presentando un foglio a Telethe.

“Cosa hai detto?!”

“Ormai ho deciso: abbandono l’esercito! Ora devo stare con Kaname, ha  bisogno di me”

“Sei sicuro della tua decisione?” chiese lei preoccupata ed un po’ indispettita.

“Sì, sono sicuro!” rispose lui serio.

“Ci mancherai…” sussurrò “Beh… Sii felice!”

 

Uscì dall’ufficio di Telethe e incontrò in corridoio Sammy. Lei gli corse incontro e l’abbracciò

“Kaname è molto fortunata… Mi mancherai”

“Anche tu, sei stata un’amica preziosa…”

Lei gli sorrise e lo lasciò uscire.

 

Quando uscì, si trovò davanti la sua Kaname sorridente, con Danny in braccio. Li raggiunse, baciò lei ed accarezzò la testa del piccolo.

“Allora andiamo a casa?”

“Sì. Ah… Sosuke… ti ringrazio per aver riconosciuto Danny come tuo figlio”

Lui le sorrise e le prese la mano.

Così, mano nella mano, con figlio a seguito, si allontanarono come una vera famiglia: la futura famiglia Sagara. 

 

 

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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