May I be your love?

di SoniaChirico
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Presentazione. ***
Capitolo 2: *** The beginning. ***
Capitolo 3: *** I tuoi capelli profumano di rose e girasoli. ***
Capitolo 4: *** I will stay forever here, always for your love. ***
Capitolo 5: *** You will be my end. ***
Capitolo 6: *** You're something special, for me. ***
Capitolo 7: *** Hospital. ***
Capitolo 8: *** Under my skin. ***
Capitolo 9: *** It 's all a bit like surgery. ***
Capitolo 10: *** He gives you feelings that you don’t want to fight. ***
Capitolo 11: *** Smile Mallory. Smile for him, for us, for what we are. ***
Capitolo 12: *** Damned flashbacks. ***
Capitolo 13: *** I can't sleep without him. ***
Capitolo 14: *** I’m gonna find my way, back to your side. ***
Capitolo 15: *** I was broken for a long time, but it’s over now. ***
Capitolo 16: *** Shattered. ***
Capitolo 17: *** Really, I can’t imagine my life, without your love. ***
Capitolo 18: *** The rainbow after the storm. ***
Capitolo 19: *** Lucky. ***
Capitolo 20: *** I'm happy for all. ***
Capitolo 21: *** Always, forever. ***



Capitolo 1
*** Presentazione. ***


Questa storia è nata dal bisogno di esprimere sentimenti, dolori, incomprensioni, e paura. Paura di avere qualcuno che ci sa amare davvero, che ci capisce e che fa di tutto per farci stare al meglio, per farci convivere con noi stessi. L'amore che state per scoprire è qualcosa di vero, naturale, qualcosa che nasce dal cuore.


Mallory ha diciassette anni, vive da due anni con suo fratello Cam, che lavora tutto il giorno per garantire alla sorella una vita decente, o almeno senza sofferenza. La protegge da tutto, anche dall'amore, ma presto scoprirà che non può più proteggerla, perchè qualcuno si è invaghito di lei, tanto da andarla a prendere ogni giorno a scuola e da farle regali costosi.
Il loro incontro è piuttosto inaspettato, come scoprirete.

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Capitolo 2
*** The beginning. ***








Capitolo 1.- The beginning.
 




Pov Mallory.
 


 
«Tyler mi ha mollata.» Sono troppo assorta nella mia geometria analitica per dar ascolto a  Jenn, la mia migliore amica.
«Mallory mi stai ascoltando? Tyler mi ha mollata.»
 Trova la parallela della seguente retta x – 6y..
«Mallory!»Alzo lo sguardo dal libro di algebra e lo rivolgo verso Jenn.
«Mi dici che hai da urlare? Siamo a mensa non al mercato del pesce.»
«Ma se tu non mi ascolti!»
«Ti sto ascoltando. Tyler ti ha mollata. L’ho capito.»
«E allora? Sono la tua migliore amica, non dovresti consolarmi?»
«Non mi sembri molto triste.»
«Non mi stai guardando. Vuoi guardarmi veramente e senza pensare alla tua matematica?»
 Ok, mi ha fregata. La guardo veramente, adesso. Ha gli occhi scavati dal dolore, le guance rosse a causa del continuo sfregamento dei fazzoletti di carta.
«Oh.» I suoi occhi azzurrissimi mi guardano da dietro le lunghe ciglia bionde.
«Mi dispiace, tanto. Vieni qui.»Le faccio segno di avvicinarsi a me e allargo le braccia. Lei si avvicina e io la stringo forte.
«Mi dispiace Jenn.»
«Anche a me, non sai quanto.»
«Dai, andiamo un attimo in bagno, così ti calmi.»
«Ok, va bene.” si asciuga le lacrime e dopo aver preso gli zaini ci avviamo verso il bagno.
Il corridoio è vuoto, ci sono solamente alcuni ragazzi che prendono e posano libri nel proprio armadietto. Io e Jenn passiamo inosservate, cosa che invece non succede mai a Cassie Anderson, che non passa mai inosservata, lei è bellissima, tutti i ragazzi le vanno dietro. E’ la ragazza più popolare della scuola. Da quando la conosco avrà avuto più o meno una trentina di ragazzi. Fa parte delle cheerleader, presiede il comitato studentesco, ha ottimi voti ed è ricca. Ma soprattutto ha dei genitori. Ha una madre e un padre che si amano, e che amano lei. E’ figlia unica, per cui è viziata, e non vuole mai sentirsi dire di no. Io la odio, e lei odia me.
Vivo con mio fratello venticinquenne a Boston, mia mamma è morta di Alzheimer da due anni e mio padre se n’è andato con un’altra donna subito dopo la morte di mia madre. Non ho mai avuto un ragazzo vero, mio fratello ostacola tutti coloro che provano un minimo di interesse nei miei confronti, e sono molto pochi. Mio fratello ha un lavoro che ci permette di pagare luce, acqua e robe del genere della casa che ci ha lasciato mio padre, almeno abbiamo una casa e per comprare qualcosa da mangiare. Io faccio la babysitter/dogsitter per poter aiutare mio fratello. Mi muovo per Boston a piedi, o con il treno. Mio fratello ha una macchina che fa piangere i poveri, ma riesce a mantenerla con i soldi che abbiamo.
Quando Jenn finisce di sistemarsi ci avviamo verso l’aula di disegno. Kevin, Sophia, e Luke sono già dentro che ci aspettano. Entriamo nell’aula di disegno e trascorriamo le solite due ore monotone con il professor Douglas. Dopo aver dato un saluto veloce ai ragazzi mi dirigo verso la strada di casa. Per arrivare a casa devo fare circa venti isolati, sono tanti ma non ho altra scelta. Verso le sei conto di essere a casa, finire i compiti e andar a casa della famiglia che abita davanti a me per badare alla loro figlia di due anni, perché loro hanno una cenetta romantica in programma.
Arrivata a casa il silenzio è l’unica cosa che sento. Mio fratello deve essere ancora a lavoro.
«Cam? Cam sei a casa? Cameron?»Niente, deve essere ancora a lavoro.
 
Mi metto una tuta in fretta e comincio a fare i compiti per il giorno successivo. Cerco di avere buoni voti per poter prendere la borsa di studio per andare all’Università, perché certo non ho i soldi per pagarla. Dopo un’ora mezza finisco tutto e mi preparo per andare a trascorrere una serata alquanto monotona con Sally.
Infilo al volo un jeans, una camicetta bianca a maniche corte, metto sopra una felpa nera e infilo le mie Vans nere. Prendo il mio iPhone, (regalo fatto da parte di mia madre prima che morisse, e prima che cadessimo in questa disastrosa situazione economica, che non sapeva nemmeno di avermelo regalato perché era malata), le chiavi di casa, la mia tracolla ed esco velocemente, attraverso la strada e suono al campanello dei Davidson. La sig.ra Davidson mi apre la porta bellissima, con un vestito da sera blu e una bella acconciatura, truccata bene, attraverso il raso del vestito riesco a notare il reggiseno di pizzo, probabilmente messo per far contento il marito dopo la cena.
«Ciao Mallory, io e Ralf ce ne stiamo andando, puoi entrare.»
«Grazie, sig.ra Davidson, è bellissima stasera.»
«Grazie, cara. Ralf? Sei pronto?»
«Si amore, arrivo!»Il signor Davidson si precipita sulla porta di casa e nel giro di dieci minuti sono sola a casa con la piccola Sally.
«Ciao Sally, allora, che facciamo stasera?»
«E’un segreto! Mally vieni!»
 
 
 
Quella serata fu tutto tranne che monotona. Sally mi truccò come un pagliaccio, avevo il rossetto rosso e l’ombretto della sig.ra Davidson su tutta la faccia. La piccola non mi permise di togliere il trucco se non dopo che si fu addormentata, così scesi in cucina e dopo che aprì la borsa, mi misi a cercare le salviettine struccanti che tenevo sempre in borsa.
«No, dove siete? Non potete essere finite, cavolo!»Salgo nel bagno di sopra e mi metto a cercare un paio di salviette, e non trovandole prendo un asciugamano, lo bagno e comincio a passarmelo sulla faccia. Il trucco comincia ad andarsene, ma non del tutto.
«Perché non te ne vai! Dio! Dai vattene!»Così comincio a strofinare più forte. 
«Non concludi niente facendo così, vedi.»Mi giro di scatto e vedo un ragazzo attraente, molto attraente sulla porta del bagno.
«Chi cavolo sei tu? Sei un ladro! Chiamo la polizia!»
«Arresterebbero te, se ti vedessero con quella faccia.»
«Dimmi chi sei o chiamo la polizia!»
«Sono il figlio dei Davidson, Kyle.»
«No, ti sbagli. Loro hanno solo Sally, sei ancora in tempo per uscire da questa casa.»
«Sono il fratello di Sally. I miei non ti hanno mai parlato di me?»
«No, non so chi tu sia, quindi esci da qui, adesso.»prese il portafoglio dalla tasca dei jeans e lo aprì.
«Tieni, questa è la mia carta d’identità.»Me la porge e leggo: Kyle Davidson.
«Sei veramente il figlio di Ralf e Laura?»
«Si, vuoi che chiami mia madre?»
«No, chiamo io.»
 
Dopo pochi minuti ero al telefono con Laura Davidson, che mi garantiva che quello era suo figlio, e che si era dimenticata di dirmi che sarebbe arrivato di lì a poco.
«Ok, grazie sig.ra Davidson, mi scusi se ho rovinato la sua serata. Arrivederci.»Poso il cellulare nella tasca posteriore del jeans e continuo a togliermi il trucco dalla faccia.
«Facendo così ti rovini il viso, posso aiutarti?»Mi giro verso di lui e lo fulmino con lo sguardo.
«Cosa ne puoi sapere tu?»
«Lasciami provare.»Lo guardo e vedo una sicurezza nei suoi occhi neri che mi rapisce.
«Vieni, andiamo in cucina.»
 
Mi avvicino alle scale e scendo per prima, sentendomi addosso uno sguardo insistente. Così mi giro di scatto e lo ritrovo a fissarmi il fondoschiena.
«Potresti smetterla di fissarmi il culo per favore?»
«Chi ti dice che ti sto fissando il culo?»
«Mi sento il tuo sguardo addosso, finiscila.»
«Come vuoi, adesso vieni e siediti in cucina che voglio vederti senza tutto quello schifo in faccia.»Vado in cucina e mi siedo, Kyle invece prende un pentolino con dell’acqua e lo mette sul fuoco.
«Puoi dirmi almeno cosa stai facendo?»
«Sto bollendo dell’acqua.»
«Questo l’avevo capito.»
«Allora non fare domande e fatti aiutare.»
 Il suo corpo però mi impedisce di rispondere ed i miei occhi cominciano a osservarlo veramente.
E’ alto, molto alto e il suo corpo è muscoloso, ben definito. Ha una schiena larga, probabilmente per lo sport praticato al liceo. Ha i capelli neri, con riflessi castani e lisci, ne troppo lunghi ne troppo corti. Gli occhi neri sono contornati da lunghe ciglia nere e folte, il naso è praticamente perfetto e la bocca è carnosa e mi sorride ..
Alzo lo sguardo verso i suoi occhi e vedo che anche lui mi sta fissando. Sposto lo sguardo altrove ma mi accorgo che lui ha capito che lo stavo osservando.
«Come ti chiami?»Lo guardo e vedo una nota di fierezza nel suo sguardo.
«Mallory.»
«Mallory, mi piace.»
Si allontana dai fornelli e apre un cassetto, esce una bustina e dopo averla aperta ne versa una piccola parte dentro il pentolino. Dopo pochi minuti prende un panno e lo imbeve dell’acqua del pentolino, si avvicina a me e si siede sulla sedia accanto alla mia.
«Girati, così riesco a pulirti meglio.»Mi giro verso di lui e comincia a passarmi delicatamente il panno sul viso, e all’istante vedo che il suo aneddoto funziona.
«Mia madre non si strucca mai con le salviettine dei centri commerciali. Lei usa il fiordaliso, pulisce delicatamente e dona alla pelle morbidezza.»
«La sig.ra Davidson ha un viso meraviglioso. Credevo usasse creme particolari anti-età.»
«Mia madre si prende cura del suo corpo. Anche tu hai un viso meraviglioso, ora che riesco a vederlo per bene.»Bagna un altro po’ il panno nell’acqua e me lo passa sulle labbra, sfiorandole in modo sensuale. Tutti e due restiamo in silenzio per parecchi minuti, finché non mi rendo conto che è tardi e che il giorno dopo ho scuola.
«Io, io dovrei andare.»
«Adesso sei bellissima.»Sento le guancie avvamparmi e chino il viso per nascondere il rossore sul mio viso.
«Nessuno ti fa complimenti da parecchio tempo, vero?»Annuisco leggermente, ricordando il momento in cui mia madre, subito prima di morire mi aveva detto che ero bellissima, anche mentre piangevo per lei. Gli occhi mi si inumidiscono all’istante al ricordo di mia madre, così prendo la tracolla e mi alzo, per poter dar sfogo ai miei occhi che sono delle dighe.
«Devo andare. Ciao e grazie, per avermi pulito la faccia.»Sorrido debolmente ed esco dalla casa dei Davidson, attraverso la strada e dopo aver preso le chiavi dalla tracolla le infilo nella toppa ed entro in casa.
 
«Cam? Cam sei tornato?»
 Salgo fino in camera sua e riesco a vedere che Cam è in dolce compagnia. Beh, dolce mica tanto visto che non riesco a prendere sonno se non alle due e mezza del mattino, quando la compagna di mio fratello esce da casa nostra e le urla cessano.
 
 
Adesso sei bellissima. – Alzo il viso e i nostri occhi si incontrano per dei momenti interminabili, quando sento la sua mano giocare con una ciocca castano ramata, la mia, e l’altra mano che mi accarezza il collo e che piano piano mi avvicina verso la sua bocca carnosa..
 
 
La sveglia suona alle sei e mezza e sono costretta ad alzarmi, ed ancora sbalordita per il sogno appena fatto mi ficco nella doccia e dopo essermi asciugata i capelli e vestita scendo sotto, dove trovo mio fratello impegnato al telefono. Prendo un po’ di cereali e metto un po’ di latte nel microonde, quando il latte è caldo lo prendo e mi siedo a tavola, e comincio a fare colazione.
«Lo so che sei occupata oggi, ma ho bisogno di vederti, ok? Richiamami.»Lo guardo di sottecchi e lui capisce che ho qualcosa da dire.
«Che c’è?»
«Chi è? La tipa di eri sera?»
«Che ne sai tu di ieri sera? Non eri dai Davidson a badare a Sally?»
«Si, ma sono tornata a mezzanotte.» Lui mi guarda con una faccia sbalordita.
«I sig.ri Davidson non erano ancora tornati a mezzanotte. Hai lasciato la bambina da sola? Che ti passa per il cervello?»
«No! Certo che no! E’ arrivato il figlio dei Davidson e visto che era tardi me ne sono andata prima e non sono riuscita a prendere sonno fino alle due e mezza perché la tua amica urlava come una scimmia in calore!»
«L’hai sentita?»
«L’ha sentita tutto il vicinato, Cam. Ed io vado a scuola, non puoi fare venire a casa ragazze nel pieno della notte e farle urlare così, io ho bisogno di dormire. Ok?»
«Ok, sarò più prudente. Ma tu hai .. emh, visto qualcosa?»
«No! Certo che no!»
«Ah, menomale.»
«Cam, non lo fare mai più, ok? Non ho dormito stanotte.»
Né per colpa sua, né per colpa del mio sogno.
«Ok, scusa. Andiamo?»
«Si, vado a lavarmi i denti e andiamo.»Salgo in camera e dopo aver lavato i denti mi metto a cercare il telefono. 
«Ma dove sei?»Smonto la camera con il solo risultato di non trovare il cellulare.  
«Cacchio.»
 
La mattina Cam riesce ad accompagnarmi a scuola, ed è l’unico momento della giornata in cui possiamo parlare. Ogni mattina lo lascio a malincuore quando devo scendere dalla macchina, così appena arrivati a scuola lo saluto e mi ritrovo Jenn e Sophia ad aspettarmi sul marciapiede davanti alla Brighton High School, la mia scuola. Scendo dalla macchina e vedo che Sophia è totalmente presa dall’osservare Cam, per il quale ha una cotta segreta. Do un bacio a Jenn che sembra stare meglio nonostante la rottura con Tyler, e chiamo Sophia.
«Sophia, se n’è andato Cam, vedi.»Lei ritorna nel mondo dei coscienti e mi guarda, avvampando.
«Oh, è che è troppo carino!»Ha una cotta irrefrenabile per mio fratello dall’inizio delle medie, il giorno in cui io, Jenn e Sophia ci siamo incontrate per la prima volta. Loro sono l’unica cosa che rende la mia vita più respirabile e vivibile. Loro sono la mia vita. Ognuna di loro ha un pezzo della mia anima, del mio cuore, del mio cervello.
«Perché non venite a casa mia oggi? Sophia, Cam non c’è ma non fa niente, vero? Dai è tanto che non venite da me. Potremmo organizzare qualcosa. DAI DAI DAI! Non abbiamo nemmeno compiti per domani!»
«Certo che veniamo!»
 
Uscite da scuola ci mettiamo a parlare quando Jenn e Sophia mi indicano qualcosa.
«Che c’è? Oh, ragazze. Che succede?»
«C’è un ragazzo, dietro di te, molto carino e attraente, che ti fissa da quando siamo uscite da quella porta.»
«Com’è?»
«Capelli e occhi neri, fisico atletico, ha una Mercedes.»Sospiro.
«Kyle.»
«Lo conosci? Vacci a parlare! Ciao zuccherino, ci vediamo dopo!»
 Mi giro lentamente e come previsto Kyle è nel parcheggio, appoggiato alla sua Mercedes. Percorro i metri che ci separano e mi avvicino a lui.
«Che ci fai qua?»
«Devo dire che sei molto dolce con i ragazzi che ti riportano oggetti di valore smarriti, invece che tenerseli per conto proprio.»
 Dice mentre mi porge il mio telefono e 16 dollari.
«Oh, l’ho dimenticato a casa tua? E questi soldi? Sono in più, sono il doppio.»
«I soldi sono il doppio perché mia madre ha pensato che sei stata molto brava a gestire il mio arrivo, ti sei preoccupata e l’hai chiamata. Per il cellulare ho pensato di portartelo ora, perche ieri sera ho riflettuto, e tu eri troppo impegnata ad urlare, così anche se avessi suonato tu non mi avresti aperto.»
«Oddio, hai sentito le urla ieri notte?»
«Si, e devo dire che la tua gola non ne ha risentito per niente.»Dice sfiorandomi la gola con l’indice.
«No, aspetta! Non ero io, lo giuro! Era la ragazza che era con mio fratello! Io ho solo diciassette anni! Non faccio sesso alle due di notte!»
«E quando lo fai allora?»Chiede ammiccando.
«Io non faccio sesso. E comunque non sono affari tuoi.»
«Ah, va bene. Ti credo.»Prendo il telefono dalle sue mani e lo infilo nella tasca del jeans insieme ai soldi.
«Quando ti sei seduta ieri sera l’hai tolto dalla tasca e l’hai messo sul tavolo, te ne sei andata così in fretta che l’hai lasciato lì.»
«Si, a proposito, scusa, per ieri. Solo che, ho avuto ..»
«Non importa. E’ tutto ok.»
«Ok, allora io vado. Grazie per il telefono.»Faccio per andarmene, quando la sua mano mi stringe in modo delicato il braccio, tanto quanto basta per fermarmi, così mi giro e lo guardo.
«Senti, non sono venuto solo per il telefono. Volevo sapere se ti andrebbe di prendere qualcosa insieme.»La sua proposta mi lascia a bocca aperta.
«Emh, penso di si.»
«Ti va un caffè, adesso?»Lo guardo stupita.
«Adesso?»
«Si, se ti fa piacere. Sennò sarà per un’altra volta. Non importa.»
«No, okay. Va bene.»
«Andiamo?» Mi fa cenno di salire in macchina.
«Sai guidare?»Mi guarda in modo presuntuoso.
«Ho una Mercedes, so guidare. Guido molto bene.»
«Non dovrei salire in macchina di persone che non conosco.»
«Ti fidi di me?»
«No.»
«Ottimo, sali.»
 
 
Salgo in macchina e all’istante un profumo particolare mi avvolge. Kyle entra in macchina e mi sorride.
«Che profumo è? Sa .. di mare e di .. foresta.»
«E’ il mio odore.»
«Mi prendi in giro?»
«Non uso profumi, e non ne metto in macchina.»
«Quindi la tua macchina ha questo odore perché è tua, e standoci dentro il tuo odore è rimasto qui?»
«Si, più o meno.»
«Quindi tu hai l’odore di questa macchina?»
«Si.»
«Non ci credo.»
«Vieni qui e senti, allora.»
«Stai scherzando?»
«No, se non ci credi.»
«Prometti di non fare niente.»
«Prometto di non fare niente.»
Mi avvicino a lui e il mio viso è a pochi millimetri di distanza dal suo collo, e inspiro a fondo.
«Profumi di mare e di foresta.»
«E i tuoi capelli di rose e girasoli.»
«Mi hai odorato i capelli?»
«Si.»
«Avevi promesso di non fare niente.»
«Tu mi attiri, Mallory.»
«Andiamo, sennò faccio tardi.»
«Hai programmi?»
«Le mie amiche vengono a casa mia, tra un po’.»
«Ah, quindi dobbiamo fare in fretta.»
«Se intanto parti, ce la facciamo.»Mette in moto la macchina ed esce dal parcheggio della scuola. Io intanto prendo il telefono dalla tasca dei pantaloni e invio un messaggio a Jenn:
 
Faccio un po’ di ritardo, dove siete?
A casa di Sophia. Dobbiamo andare ancora da me. Tu?
Kyle mi ha invitata a prendere un caffè.
E sei con mister Sexy adesso? ;D
Non chiamarlo in quel modo, comunque si.
Capito, honey. Fai con calma, Sophia ci mette assai, lo sai.
Jenn, ha detto che lo attiro. :\
Bene, continua così, honey! ;)
Ma io non sto facendo niente! Lo tratto pure male.
Non trattarlo male, gli piaci.
Scapperà se mai conoscerà mio fratello.
Intanto goditelo, voglio sapere com’è sotto i vestiti.
Jenn! Non ne ho la minima intenzione!
Ci sentiamo dopo honey! <3
 
«Piaccio alle tue amiche, vero?»,mi giro di scatto e lo guardo allibita.
«Eh?»
«Le tue amiche, mi fissavano a scuola.»
«Veramente, eri tu che fissavi me.»
«Non ne sembri molto contenta.»
«Non mi piace che la gente mi fissi. E’ una vita che le persone lo fanno. Dopo la morte di mia madre e mio padre che se n’è andato, la gente non fa che fissarmi.»
«Mi dispiace, per tua madre.»Il suo sguardo in quel momento era di una dolcezza assoluta.
«Se ne vuoi parlare, io ci sono, ok?»Annuisco.
«Quindi abiti con tuo fratello?»
«Si, sono due anni che abitiamo insieme.»
«Ti piace vivere con lui?»
«Per alcuni aspetti si, certo. Da altri no. E’ un bel ragazzo quindi ha parecchia compagnia femminile. Lui può farsi tutte le ragazze che vuole nel pieno della notte, però io non posso nemmeno avere un ragazzo. Allontana tutti quelli che provano un minimo di interesse per me. Due anni fa ero fidanzata con un ragazzo che aveva due anni in più di me, e appena ci ha visti che ci baciavamo lui ha cominciato a picchiarlo, ed io sono dovuta intervenire. Per poco non ha subito una denuncia, intanto tutti quelli della mia scuola l’hanno saputo e nessun ragazzo si è più avvicinato a me da allora, per paura di mio fratello.»
«Forse non gli piacevi abbastanza da voler rischiare.»
«Forse, però non può comandare la mia vita in questo modo. Ho il diritto di poter amare qualcuno, e anche di soffrire per amore. Non so nemmeno perché sto dicendo queste cose a te.»
«E se io volessi rischiare per te?»
«Noi non ci conosciamo, ed io non provo niente per te. Perché dovresti rischiare?»
 Intanto arriviamo al bar e scendiamo dalla macchina, chiudo lo sportello e sento il suo fiato caldo sulla nuca.
«Mi piacciono le sfide.»
 
Kyle entra nel bar tenendomi la porta aperta, il cameriere ci indica un tavolo libero e ci fa accomodare.
«Quindi è questo che sono per te, una sfida?»
«Mi attiri, Mallory. Voglio conoscerti meglio.»
«Vuoi solamente scoparmi.»
«Scoparti non mi dispiacerebbe, però se ti dico che mi attiri, è vero. Il tuo sguardo .. è qualcosa di profondo. Hai un sacco di pensieri che ti passano per la testa, vero?»
«I miei pensieri non sono roba che tu dovresti sapere.»
«Tu mi piaci, Mallory. Mi piaci veramente. Ho visto, come mi guardavi ieri a casa mia. Mi stavi analizzando.»
«Questo che centra ora?»
«Centra, perché anche io ti piaccio. Forse non quanto tu piaci a me, ma ti piaccio fisicamente, almeno.»
Dopo aver cercato di negare l’ovvio e un caffè a testa Kyle mi accompagna a casa, così apro la porta e mi rifugio dentro casa mia.
 
 
Dopo pochi minuti Jenn e Sophia arrivano, emozionate dal mio “appuntamento” con Kyle.
«Com’è andata con mister Sexy?»
«Jenn smettila di chiamarlo in quel modo.»
«Ma è sexy, lo sai.»
«Non importa, non lo conosco nemmeno.»
«E bhè?»
«Non voglio avere niente a che fare con lui.»
«E dai, è stato così carino oggi.»
«Solamente perché mi ha portato il telefono non vuol dire che sia carino.»
«No, però il fatto che ti abbia portato il telefono, che ti abbia offerto un caffè, e che ti abbia riportata a casa, fa si che lui sia carino.»
«Non ho intenzione di mettermi con lui. Sia chiaro. E comunque abita di fronte a casa mia, non è che mi ha proprio accompagnato a casa. Adesso, prendete le patatine nello stipo, coca cola, il film, e andiamo a vederci questo film, per favore. Così vi state un po’ zitte.»
Dire che del film io non abbia seguito niente è poco. Non so nemmeno il titolo. O meglio, non lo ricordo. Nella mia mente le frasi che lui aveva detto risuonavano come delle trombe:
 
Adesso sei bellissima.
 
Ti fidi di me?
 
Tu mi attiri, Mallory.
 
E se io volessi rischiare per te?
 
I tuoi capelli profumano di rose e girasoli.
 
Mi piacciono le sfide.
 
Il tuo sguardo .. è qualcosa di profondo.
 
«Mallory? Ci sei?»
«Terra chiama Mallory!»
 Guardo le mie amiche che mi fissano da minuti, ormai, e mi rendo conto che sanno che non ho visto niente del film.
«Stai pensando a mister Sexy da ore ormai, andiamo! Ammetti che ti piace.»
«No.»
 
Quattro giorni senza sue notizie, lui è di nuovo lì, bello come la prima volta che l’ho visto, appoggiato alla sua macchina.
Mi avvicino a lui e gli dico: «Non dirmi che ho dimenticato qualcosa nella tua macchina, perché non è vero.»
«Ok, non hai dimenticato niente.»
«E allora? Che ci fai qui?»
«Volevo portarti in un posto.»
«Stai scherzando?»
«No. Sono serissimo.» Il suo sguardo percorre il mio corpo in modo lento.
«E tu sei bellissima.»
«Si, come no. Dove andiamo?»
«E’ una sorpresa.»
«Non mi piacciono le sorprese.»
«Stai zitta e vieni con me.» Sbuffo ed entro in macchina. Lui mi segue e parte sgommando.
«Era proprio necessario?»
«Che cosa?»
«Sgommare in quel modo.»
«Bhè, di solito non lo faccio, ma mi piace dare spettacolo.»
«Me ne sono accorta.» Lui mi guarda e mi sorride.
 

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Capitolo 3
*** I tuoi capelli profumano di rose e girasoli. ***







Capitolo 2. - I tuoi capelli profumano di rose e girasoli.
 
 
Pov Mallory.



Mi stendo più comodamente sul sedile di pelle beige e accavallo le gambe per pura comodità. – Dovresti mettere dei jeans più stretti. Questi non ti evidenziano le gambe. – Lo guardo. – Non mi interessa come la pensi. I jeans che ho sono tutti così. – Sbagli a comprarli così larghi. Hai delle belle gambe, dovresti metterle in risalto. – Così tu le puoi guardare meglio? – Ride. – Bhè, magari. – Smettila, ok? – Di fare cosa? – Di osservare profondamente ogni parte del mio corpo. – Se ci penso, c’è una parte del tuo corpo che vorrei osservare profondamente. – Ignoro il suo doppio senso e guardo davanti a me. – Parlavo dei tuoi occhi. – Si, come no. – Veramente. I tuoi occhi, non ho capito se sono verdi o azzurri. Vorrei osservarli da più vicino. – Sono verdi contornati da un verde acqua chiarissimo. – Mi piacerebbe comunque osservarli meglio. – Ma tu non vai a scuola? Sei sempre a passeggio. – Io ci vado a scuola, ho diciannove anni, quasi venti. Vado all’università. Che è sempre di mattina e nemmeno tutti i giorni. Sei contenta adesso? – In che facoltà sei? – Medicina e Chirurgia. – Mi giro stupita e lo guardo. – Perché quella faccia? – Io voglio fare il chirurgo. – Sarà destino, non trovi? – No, è solo una coincidenza. Tutto qui. – Va bene, come vuoi. – Ormai sono dieci minuti che siamo in macchina, e ancora non siamo arrivati. Dove stiamo andando? – Eccoci. – Kyle esce fuori dalla macchina ed io lo seguo, ma quando vedo che siamo fermi davanti ad un negozio di dolci mi fermo e mi appoggio alla macchina con le braccia incrociate. Lui vede che mi sono fermata e mi viene vicino. – Mi hai portata in un negozio di dolci. – E allora? Non dirmi che sei a dieta perché non ne hai bisogno. – Vuoi farmi ingrassare per caso? – No, voglio solamente farti assaggiare i migliori dolcetti al cocco di tutta la città. – Hai detto al cocco per caso? – Lui mi guarda e annuisce. – Ok, ma solo uno. – Solo uno, promesso.


Saranno anni che non mangio dolcetti al cocco così buoni. Ovviamente Kyle mi sta fissando, e quando vedo che mi sta guardando sorridendo mi fermo all’istante. – Che c’è? – Avevi detto solo uno. – All’improvviso mi accorgo che di dolcetti non è ho mangiati solo uno, ma parecchi in più. – Oh mio dio. Non mi potevi fermare? – Eri così rilassata mentre li mangiavi, come potevo turbare il tuo benessere? – Dovevi farlo. Ok, per pagare facciamo a metà, non posso lasciarti pagare tutti questi dolci. – No. – Mi stavo alzando per andare a pagare, quando lui con quella affermazione mi fa rimanere immobile. – Non pagherai tutto per me. – Si, invece. Non farò mai pagare una donna che è mia invitata. Te lo puoi scordare. – Non riuscirò a convincerti, vero? – Lui fa cenno di no con la testa. – Ok, mi arrendo. Ma adesso portami via, che non voglio farti pagare tutto il negozio. – Almeno portatene qualcuno a casa, mi farebbe piacere. – No. Ne ho già mangiati troppi. – Fallo per me. Faresti qualcosa che mi renderebbe felice. – Lo guardo e lui mi guarda con due occhi dolcissimi, più dei dolcetti al cocco. No scherzavo, non c’è niente di più dolce dei dolcetti al cocco. – Va bene. Ma sappi che so che mi stai corrompendo con gli occhi da cucciolo bastonato. Non lo fare mai più. – Agli ordini capo. – Kyle si alza e va a pagare, mentre intanto prende alcuni dolcetti in più per farmeli portare a casa. Io mi alzo e lo seguo. Alzo lo sguardo verso Kyle e lui si gira a guardarmi e mi sorride, guardo la signora che c’è dietro al banco e la vedo osservarci. – Come siete belli spensierati. Non si vedono più ragazzi come voi alla vostra età di questi tempi. – Mi avvicino di più e la osservo meglio. Ha gli occhi azzurri e la pelle color mogano. Dimostra circa cinquant’anni ma si capisce che ne ha molti di più da come parla. Nonostante la sua età è una bella donna. – Così come, mi scusi? – Le chiedo. – Lui ti sorride, tu gli sorridi. E’ un po’ che vi guardo. Fai di tutto per ostacolare i suoi sentimenti. Ti do un consiglio, cara. Quando ero giovane anche io ero come te. Ostacolavo tutti perché non volevo mostrare i miei sentimenti. Adesso che sono vecchia ti posso dire una cosa: Da quando ho incontrato mio marito, non sono mai stata bene come quando stavo con lui. Con lui potevo essere me stessa. Lui aveva tutto di me, anima e corpo. E ce l’ha ancora, anche se è dove io non lo posso più vedere. Per stare bene, cara, devi condividere le tue emozioni con le persone che ti amano. Ricordatelo. – Io la osservo bene e le sorrido. – Grazie. – Prego cara, quando vuoi sai dove trovarmi. – Annuisco. Esco velocemente dal negozio seguita da Kyle, che mi prende per il braccio. – Tutto ok? – Annuisco. Mi porge il sacchetto con i dolcetti e mi guarda. – Hai bisogno di qualcosa? Sembri, non so, disorientata. – Io lo guardo, senza sapere che dire, poi mi guardo intorno. – Kyle continua a guardarmi. Quando lo guardo sento un irrefrenabile voglia di essere abbracciata. Non so come fa, ma nemmeno un attimo dopo lui è appoggiato alla macchina e le sue braccia sono intorno a me, che mi stringono. Per un attimo il mio corpo si immobilizza, ma poi comincia a stringersi contro quello di Kyle. Lui mi accarezza i capelli e mi bacia la testa.


In macchina c’è un silenzio imbarazzante. Parte per quello che mi ha detto la signora del negozio di dolci, parte per l’abbraccio con Kyle. Io non lo guardo ma so che ogni tanto lui si gira e mi guarda, come se avesse paura che io crolli da un momento all’altro.


Arriviamo davanti casa mia che sono le sette passate ormai, Cam arriverà da un momento all’altro. Scendiamo dalla macchina e ci incontriamo a metà strada. – Mio fratello sarà qui da un momento all’altro. Ti conviene non farti vedere nelle vicinanze. – Gli dico sorridendo. Lui mi accarezza il fianco e ricambia il mio sorriso. – Ho già detto che voglio rischiare per te, non ho paura di tuo fratello. – Tu no, forse. Ma io ho paura di quello che potrebbe farti. – Lui mi guarda aggrottando le sopracciglia. – Hai paura per me? – Scrollo le spalle. – Forse. – Il sorriso che sul viso è il più sincero che io abbia mai visto. – Allora, ci vediamo domani? – Lo guardo e lui annuisce.

La mattina dopo faccio le solite cose che faccio sempre e quando esco da casa vedo una cosa che mi colpisce. Davanti alla porta di casa ci sono una rosa e un girasole. I tuoi capelli profumano di rose e girasoli. Le parole di Kyle mi tornano in mente. Guardo casa sua, ho l’impressione che lui sia dietro una delle tante finestre, ma non lo vedo. Prendo i fiori e li porto dentro, mio fratello mi guarda. – Che c’è? – Di chi sono questi fiori? – Miei. – Chi te li manda? – Non lo so. – Perché credo che tu lo sappia, invece? – Non ti arrabbiare. Non lo fare. -  Con chi ti stai sentendo? – Non è che mi sto sentendo .. – Mallory, chi è? – Si chiama Kyle. – Mi guarda a lungo. – Lo sai che non voglio. – Voglio solamente essere felice, e lui mi capisce, Cam. Mi capisce più di tutti quelli che conosco. – Più di me? – Non voglio ferirti, ma a volte si. Ma tu rimani sempre mio fratello. Ok? Non voglio che te lo dimentichi. – Cam mi guarda con lo sguardo più duro del mondo. All’improvviso prende i miei fiori e li lancia contro il muro, rovinandoli. – Che .. che stai facendo? – Questo è quello che penso dei tuoi fiori! Vuole soltanto scoparti! Non capisci che vuole soltanto questo? – Non è vero. – Le lacrime cominciano a rigarmi le guancie. -  Si che è vero Mallory! Fanno tutti così! – Non sono tutti come te, Cam. – esco di casa correndo verso scuola. 

All’uscita da scuola vedo Kyle che mi sorride dalla sua solita postazione. Ha un paio di occhiali che lo rendono ancora più figo. Do un saluto veloce a Sophia e Jenn e mi avvio verso di lui. Lui apre le braccia e mi abbraccia. – Sei venuto. – Dico sorpresa. - Voglio vederti. Voglio vederti sempre. Non riesco a stare lontano da te. – Quindi vieni a prendermi ogni giorno, adesso? – Se a te fa piacere, posso venire sempre, tutti i giorni. – La mia educazione mi sta dicendo che dovrei rifiutare. – Non farlo. Ho bisogno di vederti. – A malapena è una settimana che ci conosciamo. – E’ una settimana che non riesco a smettere di pensarti. – Non sai niente di me. – Ti chiami Mallory, il cui significato è , adatto alla tua situazione familiare. Hai diciassette anni e hai un fratello di nome Cam che è abituato a fare urlare ragazze nel pieno della notte, il che può essere tradotto come un modo per sfogarsi, visto che non c’è mai a casa e che probabilmente lavora tutto il giorno. Le tue migliori amiche sono Jenn e Sophia, e i tuoi amici maschi Luke e Kevin, i quali non ho ancora avuto il piacere di incontrare. Hai gli occhi verdi e i capelli mossi castano ramati, sei alta più o meno un metro e 65, hai la pelle chiara. Le tue gambe mi fanno impazzire. Fai la babysitter e mia sorella ti adora. Nonostante siano anni che le fai da babysitter chiami ancora i miei genitori sig. e sig.ra Davidson, quindi hai una buona educazione. Tua madre è morta, ho saputo di Alzheimer. Mi dispiace. Tuo padre aveva l’amante e appena ha perso la moglie si è trasferito in un’altra città, lasciando te e tuo fratello da soli nella casa familiare. I tuoi capelli profumano di rose e girasoli. I tuoi dolcetti preferiti sono quelli al cocco.

Appena finisce di parlare mi guarda negli occhi e si inumidisce le labbra. Il modo in cui lo fa è seducente. Porto il mio sguardo sul suo e mi dice: Sono un sacco di cose. – Io lo osservo a lungo, ma non riesco a pensare a niente se non alla sceneggiata di mio fratello. Non riesco a lasciarmi andare, così gli dico: Mi dispiace. – Comincio a correre verso casa, ma dopo pochi isolati mi ritrovo le sue mani intorno alla vita, mi trascina in un vicolo e mi blocca con il suo corpo contro il muro. I suoi occhi neri sono a un soffio da me, la sua bocca pure. Ma non mi bacia, mi guarda. Intrappola i miei occhi nei suoi. Porta una mano sul mio viso e mi aggiusta una ciocca di capelli dietro l’orecchio. –  Perché scappi da me? – Le lacrime cominciano a scendermi dagli occhi. Lui le asciuga. – Ho litigato con mio fratello stamattina, per te. Ha visto i fiori. Mi manca mia madre. Mi manca qualcuno come lei, che mi possa consolare e consigliare in questi momenti. Come quando un bel ragazzo mi aiuta a struccarmi con dell’acqua al fiordaliso, e mi offre un caffè senza nemmeno conoscermi. Quando mi porta a mangiare degli squisiti dolcetti al cocco. Quando mi lascia dei fiori sulla porta di casa. Quando mi viene a prendere a scuola senza richiesta da parte mia e mi insegue per isolati solo per sapere perché scappo da lui, che è tanto dolce e carino con me. – Lui mi guarda, mi abbraccia e mi stringe forte. – Mi dispiace. Aspetta qui, vado a prendere la macchina e ti porto a casa, ok? – Annuisco.

Arrivati davanti casa mia mi prende in braccio e mi porta fino alla mia camera, mi adagia sul letto e mi copre con una coperta. Mi bacia la fronte e fa per andarsene, quando la mia mano stringe il suo polso per fermarlo e lo avvicino a me. – Che c’è? – Ti ricordi quando ho detto che ho il diritto di poter amare qualcuno? – Lui annuisce. – Non ho detto che sono pronta a farlo, non ancora. – Lo guardo e vedo dal suo sguardo dolce che ha capito. Si stende accanto a me ed io mi appoggio sul suo petto e piango, fino ad addormentarmi.

Quando mi sveglio Kyle non è più accanto a me, do un occhiata veloce in giro e vedo Cam buttato sul divano che guardando la partita ancora in TV si è addormentato. Per terra è pieno di birre. Capisco già che domani non andrà a lavoro. Apro la porta ed esco fuori, l’aria fredda della sera mi sveglia completamente e mi incoraggia a fare quello che ho in mente. Attraverso la strada e busso alla porta dei Davidson. La sig.ra Davidson mi apre e mi sorride. – Ciao Mallory. – Salve sig.ra Davidson, Kyle è in casa? – No, è uscito più o meno un’ora e mezzo fa, volevi dirgli qualcosa? – No, non importa. Grazie lo stesso. – La saluto e ritorno a casa mia, mi siedo sulla panchina che c’è sul marciapiede e aspetto.

Quando vedo la macchina di Kyle arrivare davanti a me sono tre ore che lo aspetto. Probabilmente mio fratello non si è svegliato ed è ancora davanti alla TV che dorme. Kyle esce dalla macchina e quando mi vede seduta nella panchina corre verso di me. – Mallory che cavolo stai facen.. – Poso un dito sulla sua bocca e lui si zittisce. Afferro il risvolto della giacca sportiva che indossa e mi alzo sulle punte, avvicino le mie labbra alle sue e lo bacio. Un bacio delicato, a fior di labbra, di quelli che ti invitano a darne un altro, e un altro ancora.  Lui mi guarda stupito, io sorrido e mi avvio verso la porta di casa.

Appena entro un pugno arriva sulla mia guancia e la forza con cui Cam lo tira mi fa finire a terra. Cado violentemente sul pavimento e con la mano mi tocco la guancia. – Cosa cazzo credevi di fare, eh? Ti ho detto che non devi stare con quel tizio! – Comincio a piangere, e cerco di alzarmi lentamente, ho le braccia doloranti e la guancia che urla dal dolore nella mia testa. Continuo a piangere e Cam mi guarda, poi esce di casa sbattendo la porta. Salgo in camera mia ed entro in bagno. La mia guancia è di un viola chiaro, c’è un po’ di sangue che esce da una piccola ferita ma non è niente. Mi asciugo con un panno e questo si macchia immediatamente. Prendo il telefono con le mani tremanti e cerco il numero di Kyle nella rubrica. Per fortuna lui me l’aveva salvato, aveva detto: Se ho qualcosa da dirti, o devo avvisarti, sai che sono io. – Premo il tasto chiama e nemmeno due secondi dopo lui mi risponde: Mallory, che c’è? – K..Kyle. Vien..vieni, ti pr..ego. – Le parole mi escono balbettando a causa del pugno e dello shock. Non ho mai pensato che mio fratello avrebbe picchiato me.

Quando Kyle entra in bagno mi trova a terra, con le gambe rannicchiate e le braccia appoggiate alle ginocchia. La testa è calata, per nascondere la guancia. – Mallory, che è successo? – si inginocchia accanto a me e mi alza il viso delicatamente. E’ completamente bagnato dalle lacrime. – E’ stato tuo fratello? – Io annuisco. – Era ubriaco, non lo so, penso che ci ha visti .. io .. non capisco.. – Shh, stai tranquilla. Sto io con te, stasera. – Comincio a fare di no con la testa, e lui mi abbraccia. – No, no. Ti picchierebbe. Non voglio che ti faccia del male, non voglio Kyle, ti prego. – Shh, non ti preoccupare. Non ti preoccupare, ci sono io. Ci sono io.

Kyle si è occupato di me: mi ha pulito e disinfettato, mi ha messo un cerotto sulla ferita e mi ha abbracciata, dopo mi ha messo una tuta per andare a dormire. Mi infilo sotto le coperte e lui si siede accanto a me e mi prende la mano. La mia è fredda come la neve, la sua è calda come il sole d’estate. – Dovresti andartene. – Sussurro. – Non me ne vado finché non ti addormenti, angelo. – Vieni qui, allora. Sento freddo. – Lui si avvicina a me e dopo essersi tolto le scarpe si infila sotto le coperte con me. Alza un braccio ed io mi rannicchio sulla sua spalla. Per riscaldarmi la mano scosto un po’ la maglietta che ha indosso e appoggio la mano sulla sua pancia. – Sei così caldo.. – Lo sento sorridere anche se non lo vedo, sono troppo stanca per tenere ancora un momento gli occhi aperti. – Buonanotte, Kyle. – Buonanotte angelo.

La mattina dopo Kyle non c’è, mi alzo dal letto e mi guardo allo specchio. Sulla piccola ferita si è formata una crosticina, ma la guancia non è molto pestata. C’è solo un’ombra lilla sulla parte inferiore della guancia. Mi lavo e mi vesto, scendo di sotto e vedo Kyle davanti ai fornelli che cucina qualcosa dall’odore delizioso. Mi avvicino a lui e quando mi vede mi sorride. – Buongiorno. – Buongiorno angelo. – Che ci fai qui? Mio fratello? – E’ tornato verso le quattro. - Lo guardo allarmata, ma non vedo segni di lotta. – Stai tranquilla. Gli ho parlato e gli ho dato dei soldi per prendersi una camera da qualche parte. Quando si calma tornerà. E lo farà, ok? Non ti sentire in colpa. Non hai fatto niente. – Io annuisco poco convinta. Il mio sguardo si fissa su quello che sta cucinando. – Mmm, pancetta e uova? – Da quant’è che non fai una vera colazione? – Da quando mia madre si è ammalata, cinque anni fa. – Lui mi guarda con lo sguardo pieno di comprensione. Si gira verso di me e china il suo viso verso il mio. – A proposito quel bacio di ieri sera .. – io lo guardo e gli sussurro: Cosa? Non andava bene? – Andava benissimo. – avvolge la mia vita con le braccia e mi attira verso di lui. La sua bocca è vicinissima alla mia, i suoi occhi neri mi guardano. Avvicino un altro po’ il mio viso al suo e in un attimo siamo trascinati in un bacio che ci travolge. All’inizio calmo, dolce, poi sempre più veloce e struggente. Mi prende in braccio e mi appoggia sul bancone della cucina. Le sue mani mi accarezzano la schiena, le mie gli sfiorano la nuca e gli toccano i capelli, avvicinandolo a me. Dopo parecchi minuti sentiamo un odore di bruciato che ci ferma. Kyle si volta verso la padella e vede che la mia colazione può essere buttata nella pattumiera. – L’ho bruciata, mi dispiace. – Mi guarda con lo sguardo dispiaciuto, ed io gli sorrido. – Non importa. – Lo tiro per la maglietta e lo avvicino a me.

Un venerdì mattina arriviamo a scuola e lui mi accompagna fino a dove sono sedute Sophia, Jenn, Kevin e Luke. Il livido e il graffio sono completamente spariti, la sua mano è intorno alla mia e per il momento è l’unica cosa che sento. Arriviamo di fronte ai miei amici e loro mi sorridono, salutandoci. Ormai si sono abituati alla presenza di Kyle, lui è come la mia ombra. E’ sempre vicino a me, non mi lascia mai, nemmeno la notte. Sta lì accanto a me, passa ore a fissarmi mentre dormo, senza fare niente, semplicemente osservandomi. Ci sediamo vicino a loro ed io mi appoggio a lui che mi stringe. Luke apre il discorso per primo: Domani c’è una festa a casa mia. Voi due piccioncini venite? – io rimango di stucco. – Quale festa? – E’ una settimana che ne parlo. I miei sono a Miami per dieci giorni. Così faccio una festa. – E perché io non ne sapevo niente? – Eri occupata. – Mi fa l’occhiolino riferendosi a Kyle. – Ah, beh, non lo so. Le feste non sono proprio una cosa che adoro.. – Veniamo. – Mi giro verso Kyle e lui mi sorride. – Hai bisogno di fare qualcosa che ti liberi la mente. Andiamo a questa festa. – Ok, va bene. – Si avvicina a me e mi bacia.

Due giorni passano velocemente, così appena sento suonare a casa capisco che Jenn e Sophia sono arrivate. Abbiamo pensato di darci appuntamento a casa mia, di prepararci per la festa e di andare tutte insieme a casa di Luke. Kyle intanto è andato a casa per prepararsi.
Iniziamo a prepararci e prendo dal mio armadio la mia minigonna di jeans e una canottiera nera con uno scollo rotondo che parte dalle spalle e arriva all’attaccatura del seno, le indosso e dopo infilo le mie Vans nere. Metto un po’ di matita nera e del mascara sugli occhi per renderli più grandi e luminosi. Sophia e Jenn si lamentano del fatto che io non metta mai scarpe con il tacco, ma io resisto e infilo le mie scarpe basse dappertutto. Essendo appena fine maggio ci si può vestire così, ma quando vedo come si sono vestite Jenn e Sophia rimango di stucco.

Jenn ha un vestitino corto, molto corto, bianco, con un’unica manica nera. Ai piedi ha dei tacchi 12 neri. Sophia ha una minigonna nera molto corta, che gli copre a malapena 1\3 di coscia con una camicetta bianca quasi trasparente, con un paio di scarpe bianche più alte di quelle di Jenn. – Volete fare conquiste stasera, per caso? – Jenn sfila davanti a me. – Stasera c’è Tyler, voglio fargli vedere cosa si è perso. – Poi è il turno di Sophia, che annuncia di volere un ragazzo. Bhè, io non sono nessuno per negargli di fare quello che vogliono, quindi. – Tu invece tacchi no vero? – Faccio segno di no con la testa. – Non metto quei cosi. – Ok, fai come vuoi. Siamo pronte? – io e Jenn annuiamo. Infilo il telefono nella tasca della gonna ed usciamo di casa. Saliamo sulla macchina di Sophia ed io sono sul sedile posteriore.

Arrivati a casa di Luke, Sophia parcheggia la macchina e noi scendiamo, avviandoci verso l’ingresso della casa. Luke ci accoglie alla porta e ci da un bacio sulla guancia, poi entriamo dentro. La musica è assordante, la casa è piena di gente della scuola e non, ragazzi tra i quindici e i venticinque anni, tutti coi bicchieri pieni di alcolici. Luke conosce un sacco di gente, è uno sportivo, fa parte del giornalino scolastico e conosce tutta la scuola. Noi tre ci mischiamo alla folla e cominciamo a ballare. Io bevo qualcosa e intanto Sophia e Jenn vengono portate via una alla volta dal mio campo visivo da dei ragazzi che probabilmente giocano a football. Comincio ad avviarmi verso la porta d’uscita per prendere una boccata d’aria, quando due braccia mi afferrano per i fianchi e mi stringono forte alla persona dietro di me. Nonostante il volume della musica sia molto alto riesco a sentire la persona dietro di me dire: Sei bellissima. – Riconosco l’odore di mare e foresta dietro di me, e capisco che Kyle è arrivato. – Sei venuto solo? Ci hai messo tanto. – Sono qui con degli amici. - Chissà perché riesco a stento a crederci. – E’ vero. Vedi quei ragazzi che si stanno strusciando con le tue amiche? – annuii. - Sono miei amici. – Sei sicuro? – Volevo stare da solo con la mia ragazza, così li ho mandati a prendersi quegli schianti delle tue amiche. – Mi giro e lo guardo negli occhi. – Sono gelosa, non provocarmi. - Mi cinge la vita con le braccia e mi avvicina a lui. – Tu sei mia, angelo. – I suoi occhi sono possessivi, accesi, le sue labbra fremono dalla voglia di baciarmi. Balliamo appiccicati per più di un’ora, le sue mani fanno su e giù sulla mia schiena provocandomi dei brividi. I nostri visi si avvicinano e i nostri nasi si sfiorano, quando lo vedo sorridere. – Vieni con me. – Si allontana all’improvviso da me e mi avvolge la mano con la sua, trascinandomi fuori.

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Capitolo 4
*** I will stay forever here, always for your love. ***


 




Capitolo 3. - I will stay for ever here, always for your love.




Pov Mallory.


Usciamo da casa di Luke e lui mi trascina verso il boschetto che c’è lì vicino. – Kyle! Dove stiamo andando? – Lui corre tenendomi per mano. – Si gira verso di me e si ferma. – Non ti fidi di me? – Alzo lo sguardo verso di lui. – Certo che mi fido di te, ma non possiamo camminare più piano? – Lui si china verso di me e mi sorride. – Sei stanca? – Abbiamo ballato un sacco e se adesso corri rischio di crollare. – Lui mi guarda per un attimo poi mi prende in braccio e ricomincia a correre. Io mi aggrappo al suo collo e riparo la faccia dal vento freddo della sera e da lui che corre. – Mi dici dove stiamo andando? – No, lo vedrai quando arriveremo. – Ti ho già detto che non mi piacciono le sorprese. – Lui mi ignora alla grande e subito dopo che entriamo nel boschetto avvicina la bocca al mio orecchio. – Chiudi gli occhi, e non li aprire per nessun motivo, ok? – Io lo guardo e annuisco, chiudendo gli occhi e avvicinando la testa al suo collo.

Dopo un paio di minuti lui si ferma, dicendomi di non aprire ancora gli occhi. I miei piedi fanno scricchiolare i rametti che ci sono per terra, lui mi avvolge da dietro e mi stringe. Porta le sue labbra vicino al mio orecchio e mi sussurra: Puoi aprirli, adesso. – Io apro gli occhi e rimango immobile.

Davanti a me ci sono decine e decine di piccole lanterne con delle candele accese all’interno, che trasformano il bosco che mi è tanto familiare in un cielo stellato. Tutte le lanterne si specchiano nel laghetto che c’è di fronte a me, i miei occhi guardano ogni minimo dettaglio di quel posto così magico, la luna si riflette anch’essa nel lago, creando una specie di spettacolo di luci e riflessi. A terra c’è una tovaglia azzurra, probabilmente per poterci sedere, sopra vedo un sacchetto color panna, con il logo di un negozio che ricordo bene, e un sacchetto di cartone un po’ più grande. I miei occhi si inumidiscono, quando sentono le parole di una canzone che non conosco cantate sussurrando dal ragazzo dietro di me:

If I could find the years that went away, destroying all the cruelty of fate.
I must believe that love will find away tonight.

I will stay forever here until that one day comes, praying time will bring you near, always for your love.
One day you will come always for love sake, one day to be loved.
I will stay forever here, always for your love.

Se potessi trovare gli anni che sono trascorsi distruggendo la crudeltà del fato. Devo credere che l'amore troverà la sua strada stanotte.
Resterò qui per sempre finché arrivi quel giorno, pregando che il tempo ti porterà vicina, sempre per il tuo amore.
Un giorno verrai sempre per il bene dell’amore, un giorno per essere amata.
Resterò per sempre qui, sempre per il tuo amore.


Stringo le sue mani che sono davanti a me, le sue braccia mi stringono al suo petto. Ormai è inutile che tenti di fermare le lacrime che stanno scendendo come acqua corrente dai miei occhi. Mi giro verso di lui e poso la testa sul suo petto, bagnandogli la camicia azzurra. – Le tue lacrime sono una cosa positiva? – Io alzo il viso e lo guardo negli occhi, poi annuisco debolmente e gli sorrido. Lui mi prende dai fianchi e mi alza, baciandomi. Per stringermi di più a lui avvolgo la sua vita con le mie gambe, ed il suo collo con le braccia. Appoggio la fronte sulla sua e restiamo minuti così, fermi, senza fare niente, con il fiato affannato. Lui mi posa per terra e mi prende per la mano, poi insieme ci sediamo sulla tovaglia azzurra. Lui si appoggia al tronco di un albero e mi fa spazio fra le sue gambe ed io mi appoggio a lui. La gonna che indosso è la cosa più sconveniente che avrei potuto scegliere, perché oltre a scoprirmi una buona porzione di gambe, devo stare attenta a non farla alzare troppo. - Non apri i tuoi regali? – Mi dice. – Non dovevi farmi dei regali. – Si lo so, non ti piacciono le sorprese. Adesso aprili. – Mi giro a guardarlo e vedo la luna riflessa nei suoi occhi neri. Gli do un bacio veloce e mi allungo a prendere il sacchetto più piccolo.

Lo apro e vedo i dolcetti al cocco, così ne prendo uno glielo avvicino alla bocca, lui lo morde ed io mangio il pezzetto rimanente. Mi sorride e mi dice: Apri l’altro. -  prendo l’altro sacchetto e facendo attenzione stacco le graffette che lo tengono chiuso. Riesco ad aprirlo ed infilando la mano dentro sento qualcosa di stoffa. Lo afferro e lo tiro fuori. – Spero ti piacciano. – Li apro e vedo che sono jeans, e sono molto più stretti di quelli che sono abituata ad usare. Sorrido al pensiero di quello che mi aveva detto giorni prima: Sbagli a comprarli così larghi. Hai delle belle gambe, dovresti metterle in risalto.– Pensavo scherzasse, ma adesso so che lo pensava veramente. Si avvicina a me e mi accarezza il viso. – Li ho comprati il giorno dopo che ti ho portato a mangiare i biscotti in quella pasticceria, aspettavo il momento giusto per darteli. – Non so se mi entrano. – Sono la tua taglia, dovresti provarli. – Se continui a comprarmi dolcetti al cocco non mi entreranno mai. – Provali. – Qui? – Ci siamo solo io e te. – Non mi voglio spogliare davanti a te. – Lui mi osserva per bene. – Ti ho già vista in biancheria intima. – Io sposto lo sguardo e replico. – Era una situazione diversa. – Penso al giorno in cui ho visto mio fratello per l’ultima volta prima che si prendesse una pausa da me. D’istinto la mia mano va alla guancia destra, e la sfiora delicatamente, rivivendo il dolore di quel pugno. – Ehi, se non vuoi non fa niente. – Porto entrambe le mani al bottone della gonna e la tolgo delicatamente, facendola scivolare fino a terra. I suoi occhi seguono il movimento nei minimi dettagli ed appena tocca terra lui risale il mio corpo con gli occhi fino ad arrivare a guardarmi in faccia. – Rivestiti, o non starai in piedi ancora per molto. – io cammino fino ad arrivare davanti a lui e mi inginocchio. I miei occhi sono all’altezza dei suoi, mi avvicino alla sua bocca e lo bacio. Le sue mani vanno sulla mia schiena e mi stringono i fianchi, avvicinandomi a lui. Sorridiamo ed io mi stendo su di lui, mi prende dalla vita e si sposta sopra di me, baciandomi. Gli sfilo la camicia dai pantaloni ed infilo sotto le mani, accarezzandogli la schiena calda. Non so come faccia a staccarsi da me ma lo fa, così restiamo sdraiati, i nostri respiri si completano. – Provati questi pantaloni, prima che ti tolga anche qualcos’altro. – Io mi giro e lo guardo, gli sorrido e lo bacio. – Ok. – Mi alzo e prendo i pantaloni, li apro quanto basta per entrarci dentro, e la misura è perfetta. Guardo Kyle che mi sorride e faccio un giro su me stessa. – Avevo proprio ragione. – Mi guarda fiero di se stesso e si alza, poi si rimette la camicia dentro i pantaloni. – E’ un sacco che siamo qui, andiamo, prima che ci diano per dispersi. – Io annuisco e mi rannicchio sotto il suo braccio. – Ah aspetta, prendo i biscotti e la gonna. – Lui si ferma e mi aspetta, mentre io prendo la gonna e la metto nella busta dei pantaloni insieme al sacchetto dei biscotti. Torno sotto il braccio di Kyle ed insieme ci avviamo verso la festa. Siamo quasi entrati dentro quando Luke ci raggiunge disperato. – Mallory, tuo fratello sta combinando un casino, entra lì dentro e fermalo. – Che cosa? – Ti sta cercando, muoviti! – Mi metto a correre seguita da Kyle e vedo mio fratello al centro del soggiorno, dove tutti stanno ballando, dare spintoni a destra e a sinistra.

Mi avvicino a lui e cerco di fermarlo, mi scosto appena in tempo per evitare un altro pugno. – Cam! Cam sono io! – gli prendo la testa fra le mani e fisso i miei occhi nei suoi. – Fermati! Calmo! Sono io! – Vedo il suo petto gonfiarsi e sgonfiarsi, è affannato. – Dove cavolo eri ? E’ mezz’ora che ti sto cercando, ho guardato la casa una ventina di volte. – Ero con Kyle, stai tranquillo. – Mallory! – Mi giro e vedo Kyle dietro di me con lo sguardo preoccupato. – Cam mi afferra le mani e le stringe. – Dove eravate? – Io lo guardo, senza riuscire a dire niente. – Cam mi lascia le mani e si butta sopra Kyle, cominciando a picchiarlo. – Che le hai fatto a mia sorella?! Te la sei scopata, eh? Io ti ammazzo! Lo sapevo che non dovevo lasciarla da sola con te! – io mi butto sopra Cameron e cerco di bloccarlo, ma sono troppo fragile per impedirgli di picchiarlo ancora. – Cam calmati ! Non abbiamo fatto niente! Cam! – Si apre uno spiraglio tra i due ed io mi ficco in mezzo, con le spalle rivolte verso Kyle, per proteggerlo. – Basta! Lascialo stare! Non ha fatto niente! Non abbiamo fatto niente, calmati. – Cam rimane immobile e mi fissa, con lo stesso sguardo di quando se n’è andato la prima volta. Il suo sguardo è fisso nel mio, nel giro di un paio di secondi lui non è più davanti a me, ma è quasi fuori dalla casa. Non ho la forza di rincorrerlo, così mi giro verso Kyle, e vedo che ormai i protagonisti della festa siamo noi. Prendo Kyle per la mano e lo trascino in bagno, facendolo sedere sul water chiuso. Il labbro è tagliato ed esce sangue che gli ha macchiato la camicia, oltre al viso.

Io prendo la cassetta di pronto soccorso che Luke tiene nell’armadietto del bagno, la apro e prendo un po’ di garza e la bagno con un po’ di disinfettante. – Dimmi se ti faccio male, ok? – Lui annuisce. – Tu stai bene? Tutto ok? – Si, non ti preoccupare. Brucerà un po’. – Lo so. – Comincio a passare la garza sul suo labbro inferiore, lui stringe gli occhi appena la pelle viene a contatto con il disinfettante. – Mi dispiace, io, io non sapevo che sarebbe venuto qui. – Non potevi saperlo. Non ti preoccupare. – Mi dispiace. – E’ tutto ok, angelo. – No, non è tutto ok! Guarda come ti ha combinato il labbro! Ti ha fatto male solo qui? Dove ti ha colpito ancora? – lui mi guarda e alla fine dice: No, solo qui. – Sei sicuro? – Si, è tutto ok. – Kyle, non è tutto ok. Niente è ok. Lui, non so cosa gli da fastidio. Non può essere solo gelosia, è troppo. Quello che prova è troppo forte, e se fa male alle persone che amo, devo sapere qual è il suo problema. – Lui mi guarda e un sorriso meraviglioso gli si dipinge sul viso. – Che hai da ridere? Non è proprio il momento. – Che hai detto prima? – Io lo guardo senza capire, e rispondo: Che devo sapere qual’e il suo problema. – Prima. – Che quello che prova è troppo forte. – Dopo, dopo questa frase, che hai detto? – penso per qualche secondo e poi dico: Se fa male alle persone che amo, devo sapere qual è il suo problema. – Lui si alza e mi prende il viso fra la mani. – Mallory, ti rendi conto di quello che hai appena detto? – Io lo guardo, e stavolta glielo dico senza mezzi termini. – Ti amo, Kyle. – La sua stretta sul mio viso si fa pian piano più lenta, quando vedo una lacrima cadere dall’angolo del suo occhio nero. – Stai .. stai piangendo? – Anche io ti amo, Mallory. – si china verso di me e mi bacia. Le sue lacrime si mischiano al bacio, e dopo pochi secondi qualcuno bussa alla porta del bagno. Guardo Kyle e lo lascio a malincuore. – Aspetta un attimo. – Mi avvicino alla porta e la apro leggermente. – Aprite questa porta! Sta per vomitare! – Spalanco la porta e una ragazza entra e si china subito sul water, mentre un ragazzo gli tiene i capelli. Kyle mi guarda mentre riesce a malapena a trattenere le risate, mentre io gli faccio segno di uscire.

Usciamo dal bagno e noto con piacere che la festa sta continuando, nessuno fa caso a noi e Kyle dopo avermi preso per mano si avvia verso la postazione dove ci sono i suoi amici insieme a Jenn e Sophia. Arriviamo vicino a loro e le mie amiche mi vengono subito incontro, chiedendomi se è tutto apposto. – Si state tranquille, sto bene. Beh, lui di meno. – Dico indicando Kyle. Lui sente la mia affermazione e mi guarda, dicendo: Mi stai sfottendo, per caso? – Io? No, nemmeno per sogno. – Vieni, che ti presento i miei amici del liceo. – Mi tira per la mano e mi presenta i due ragazzi che avevano “rapito” Jenn e Sophia. – Allora, lui è Paul, mentre lui e Jeff. – Sono entrambi alti, non quanto Kyle, il primo è castano con gli occhi verdi, mentre il secondo ha i capelli biondi e gli occhi azzurri. Entrambi mi porgono la mano e mi salutano. – Piacere, Mallory. - Sorrido a tutti e due e Kyle allarga il braccio ed io mi stringo a lui.

Allora è lei, la Mallory di cui tanto ci parlavi. – Mi volto verso Kyle e gli chiedo: Ah, quindi parli di me in giro? – In modo positivo, angelo. – Si curva verso di me e mi bacia, quando ricordo che la sua camicia è tutta sporca di sangue. – Hai ricambi? Non puoi andare in giro così. – Amico, ho una tua camicia in macchina, vuoi che te la vado a prendere? – Si grazie, vengo con te. – Vengo anche io, aspettami. – Kyle mi prende per mano e seguiamo a Paul che si avvia fuori casa di Luke.

Usciamo fuori all’aria fredda della notte e scopriamo che la macchina di Paul non è tanto lontana, e appena arriviamo alla macchina Paul apre il cofano e afferra un borsone, da dove prende una camicia blu scuro. – L’hai dimenticata a casa mia una sera tempo fa, così l’ho lavata e te l’ho portata. – Grazie, sei la mia salvezza. – Io mi siedo nel cofano ed i miei piedi penzolano, ma ho le gambe a pezzi. Non oso immaginare come saranno i piedi di Jenn e Sophia. Sorrido al solo pensiero di quanto siano stupide a volersi mettere i tacchi, quando una cosa molto più interessante mi distrae dai miei pensieri.
Kyle si è sfilato la camicia dai pantaloni e la sta sbottonando con calma. Io alzo lo sguardo e mi inumidisco le labbra, perché improvvisamente ho la bocca asciutta. Mi incanto a guardarlo e lui se ne accorge subito, perché fa tutto ancora più lentamente. Si sfila la camicia in modo affascinante, alzo gli occhi sul suo viso e il suo sorriso è il più invitante che io abbia mai visto, nonostante sia ferito. Mi alzo di botto e mi lancio su di lui per baciarlo, mentre Paul dice: Voi due, voi due siete come due calamite. Vi attraete finche non vi attaccate. Siete straordinari, davvero! – Sorrido mentre lo bacio e torniamo alla festa.

Guardo l’orologio e vedo che sono le due e mezza del mattino, mentre i segni della stanchezza si prendono possesso del mio corpo. Kyle lo nota e mi si avvicina. – Vuoi andare a casa? – Io annuisco. – Va bene, salutiamo e ce ne andiamo. – Salutiamo tutti e ci avviamo alla macchina di Kyle. Entro nella macchina che ormai mi è tanto familiare, e mentre Kyle esce dal vialetto della casa di Luke mi ricordo che ho dimenticato dentro il sacchetto con la gonna e i dolcetti. – Ho dimenticato una cosa. – Kyle mi guarda e mi chiede: Cosa? – Il sacchetto con i dolci e la gonna. – Vuoi che torniamo indietro e li prendi? – Io ci penso un attimo e rispondo: No, non so nemmeno dove sono. Sono stanca, se li trova me li faccio portare da Luke. – Lui annuisce e continua a guidare. Durante il tragitto chiudo gli occhi, cercando di non addormentarmi.

Arriviamo a casa mia e Kyle mi prende in braccio. Nonostante i miei buoni propositi mi sono addormentata lo stesso. Apro gli occhi e chiedo a Kyle di farmi scendere. Guardo casa mia e vedo le luci al piano di sotto tutte spente, tranne quella del soggiorno. – Cam deve essere dentro. – Mi giro verso Kyle e i suoi occhi sono preoccupati, per me. – Vuoi che venga con te? – Alzo lo sguardo verso di lui e faccio segno di no con la testa. – Devo affrontarlo. Ed è una cosa che devo fare da sola. – Sei sicura? – Si, sono sicura. – Mi alzo sulle punte e lo bacio, poi lui mi circonda con le braccia. – Se hai bisogno di me chiamami. Non esitare. – Ok, tu però non ti preoccupare. – Non posso non preoccuparmi. Tu sei tutto per me, adesso. – Gli stringo le mani, e gli dico, per la seconda volta in una sera: Ti amo. – Anche io ti amo. – Gli lascio le mani con dispiacere, e mi avvio verso la porta di casa.

Prendo le chiavi di riserva dal vaso della pianta che c’è fuori dalla porta, e lentamente entro dentro. La luce è accesa in soggiorno, Cameron è seduto sul divano, immobile come una statua. Io mi avvicino lentamente e mi siedo accanto a lui, aspettando le urla che però non arrivano. La cosa che arriva, invece, è tutt’altro che un urlo. Cam sta piangendo. Piccole gocce di acqua salata gli scivolano sulle guancie, atterrando sulla Tshirt bianca che aveva alla festa, sporca di sangue. – Sto mancando al mio dovere. Permettendoti di stare con quel ragazzo, sto mancando al mio dovere. – Lui si gira lentamente e fissa i suoi occhi verdi nei miei. – Quando la mamma è morta, e papà se n’è andato, avevo promesso a me stesso che ti avrei protetta, da qualsiasi cosa o persona. E non lo sto facendo, perché tu frequenti persone di nascosto, persone di sesso maschile, Mallory. Gli uomini non sono dolci, non sono carini, e se fanno qualcosa di dolce e carino per te, non è perché ti amano, è perché vogliono portarti a letto. – Io gli prendo le mani fra le mie e le porto sopra il cuore. – Lo senti? Lo senti il battito del mio cuore? – Lui annuisce lentamente. – Non ho mai sentito il mio cuore battere così forte, da quando sono nata, se non con lui. Lui, lui non è come gli altri, e so che tu stai pensando che io credo che lui sia diverso solo perché provo qualcosa per lui, ma io so che lui è diverso. So che vuoi proteggermi, e mi fa piacere che tu lo voglia fare, ma non puoi impedirmi di amare, come non puoi impedirmi di soffrire. Tu vuoi proteggermi dal mondo, ma non lo puoi fare, Cam. Non lo puoi fare e sai perché? Perché un giorno tu non ci sarai più, ed io non potrò seguirti solo perché non so vivere nel mondo badando a me stessa. In diciassette anni io non ho mai avuto un ragazzo vero, parte per l’età e parte per la tua iperprotettività. Io amo Kyle, e lui ama me, mi ama davvero, Cam. Lui, se solo tu provassi a conoscerlo, sapresti che lui non è cattivo come tu dici. Lui è dolce, e carino, e mi sta dando tutto quello di cui io ho bisogno. Tutto. C’è solo una cosa che lui non mi può dare, e sai qual è? Un fratello come te, un fratello che mi ama e che in due anni si è rotto il fondoschiena per poter andare avanti, e per poter badare a sua sorella. Tu sei mio fratello, ok? Nessuno potrà sostituirti, nemmeno Kyle. Perché lui non era con noi, né a Natale, né a Capodanno, né il giorno del Ringraziamento. Lui non era con noi quando la mamma si è ammalata, lui non c’era quando papà tornava a casa ubriaco e quando parlava al telefono con un’altra donna, che non era sua moglie.  Quando la mamma è morta, ed io e te ci abbracciavamo davanti al suo corpo bianco, immobile, immacolato, e senza vita, quando papà è scomparso nel nulla, e quando tu hai firmato i documenti per diventare il mio tutore. Non c’era, ok? C’eri tu, ed eri e sei la sola persona che ci sarebbe potuta essere, per me, in quei momenti. – Lui mi guarda sconcertato, ma quando vedo sul suo viso formarsi uno splendido sorriso, è in quel momento che io mi sento veramente felice. Mi avvicino a lui e mi siedo sopra le sue gambe, abbracciandolo forte. – Ti voglio bene, Cam. – Lui mi stringe la vita con le braccia muscolose. – Anche io ti voglio bene, tanto. – Appoggio la mia testa sulla sua e una lacrima mi scende sul volto.


Dormi con me stanotte? – lui mi guarda e annuisce, sorridendo. Ci alziamo dal divano e lui mi prende in braccio, arriviamo in camera e mi posa sul letto, poi si sdraia accanto a me, stringendomi. Sorrido al pensiero che oggi sono riuscita a far piangere gli uomini della mia vita. – Perché sorridi? – Mi alzo sui gomiti e lo guardo, poi gli rispondo: Kyle ha pianto, per me, prima. – Perché? – Gli ho detto senza accorgermene che lo amo. – Lui si alza e ci sediamo entrambi a gambe incrociate. – Lo ami veramente? – Annuisco dolcemente. – Io ti dico solo una cosa: Se proverà a farti del male .. – Non lo farà. – Se comunque ci proverà.. – Shh, stai zitto. – Lui mi sorride, poi mi da un bacio sulla fronte. – Vuoi parlarmi di lui? – Non avrei mai pensato che un giorno questa frase sarebbe uscita dalla sua bocca. – Lui, lui è bello, dolce, passionale. Lui riempie tutti i miei vuoti, e a volte ne crea di nuovi solo per poterli riempire..


Parliamo tutta la notte, anzi, parlo tutta la notte, gli racconto tutte le cose che abbiamo fatto insieme, tutto quello che lui ha fatto per me. Lui sorride per tutto il tempo, ma sorride davvero, anche i suoi occhi sorridono. – Non ti ho mai vista così felice .. così piena di .. – Si ferma un attimo a pensare. – Piena di amore.  I tuoi occhi risplendono d’amore. – Che c’è? Sei geloso? – Lo prendo in giro, scherzando. – Forse. – Comincia a farmi il solletico sulla pancia ed io comincio a ridere. Dopo buoni dieci minuti passati a ridere lui mi lascia in pace e ci stendiamo. – Ho sonno. – Dormi, Cam. – E tu? Non dormi? – Si dormo, stai tranquillo. – Chiudo gli occhi e lentamente scendo nel mondo dei sogni.
Quando i miei occhi si aprono sono al calduccio dentro il letto, il piumone mi copre fino agli occhi. Vicino a me sento la presenza di qualcuno, probabilmente Cam, ma quando mi avvicino il suo odore mi riempie i polmoni. Lui allarga il braccio ed io mi appoggio sul suo torace. Lui porta una mano sulla mia testa e mi accarezza i capelli. – Buongiorno, angelo. – Ciao. – Passo il braccio intorno al suo busto e lo stringo a me. – Che ci fai qui? – Tuo fratello è andato a prendere la colazione e mi ha chiamato al cellulare per stare con te. Ha detto: Se si sveglia sola potrebbe iniziare la giornata con la luna storta. Falle compagnia. Non potevo non accettare, mi ha invitato nel tuo letto. – Sorrido. – Io posso invitare le persone nel mio letto, non lui. – Mi alzo e mi inginocchio sul letto. – Quindi devo uscire? – Mi guarda amareggiato. – Si, subito. – Scosta le coperte per uscire, si siede con le gambe fuori dal letto. Io mi sposto dietro di lui e mi appoggio alla sua schiena, abbracciandolo da dietro. – Non dovevo andarmene? – Mi chiede lui. Io sussurro: Da quando dai ascolto a quello che dico io? – lui gira il capo verso di me ed i nostri nasi si sfiorano. – Hai ragione. – Si alza girandosi completamente verso di me, poi si riabbassa e si stende completamente su di me, baciandomi. – Menomale che non ti do ascolto. – Gli passo le braccia intorno al collo e lo avvicino a me, poi gli alzo la Tshirt che indossa e gliela sfilo rapidamente. – Che ti prende stamattina, angelo? – Shh, sta zitto. – Lo sento sorridere durante il bacio. Cerco di spostarlo da sopra di me e lui si sdraia, mentre io salgo a cavalcioni sul suo basso ventre. Mi chino per baciarlo e le sue mani vagano sulla mia schiena, calde.
Emh, scusate? – Sposto lo sguardo verso la porta e vedo mio fratello appoggiato allo stipite. – La colazione è pronta. – Chiude la porta ed io guardo Kyle. – Forse non avrebbe dovuto vederci così, angelo. – Annuisco frettolosamente e scendo dalla sua pancia.
Cammino fino all’armadio ed apro il cassetto per prendere un paio di pantaloni di tuta, perché sono in canottiera e slip. Infilo subito i pantaloni e una felpa sopra alla canottiera, perché sento fresco lontano da Kyle, che è la mia fonte di calore. Vado fino alla porta e la apro, quando vedo Kyle seduto, rannicchiato, ancora sul letto. – Kyle? – Ho un problema. – Che succede? Stai male? – No, ma non posso alzarmi. – Richiudo la porta e vado vicino a lui. – Lui si gira in modo lento verso di me e mi guarda. – Kyle che succede? – Lui mi fa segno verso sotto. Guardo e noto un rigonfiamento dentro i suoi pantaloni. – Non posso scendere così, capisci? Tuo fratello mi ucciderebbe. – Lo guardo, e senza riuscire a trattenermi comincio a ridere. – Non ridere! E’ una cosa seria! – Si, certo. Allora, io scendo. Quando ti calmi, ci raggiungi, ok? – Lui annuisce.

Scendo di sotto ancora con i residui della risata, e vedo Cam seduto a tavola che guarda la TV. – Ehi. – Mi avvicino a lui e lo bacio sulla guancia. – Lui mi guarda, e poi ritorna alla TV. – Non te la sarai mica presa per prima? Non stavamo facendo niente, Cam. Tu hai fatto molto di peggio, davanti a me. – Non è vero. Tu non mi vedevi. – Ogni tanto quando passavo davanti alla tua camera, e tu lasciavi la porta aperta, io vedevo Cam. Certo, non restavo lì a guardare, ma ti vedevo. – Lui mi guarda stralunato, poi mi abbraccia e mi bacia la testa. – Non lo fare mai più davanti a me, ok? – Ok, promesso. – Kyle? – E’ di sopra, tra un poco scende. – Si sente male? – Nono, voleva farsi una doccia, ora viene. – Non mi piace mentire a mio fratello, ma è per una buona causa. – Ok. Allora, ho portato ciambelle e caffè, aspettiamo Kyle e poi iniziamo, che ne pensi? – Penso che sia un’ottima idea.

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Capitolo 5
*** You will be my end. ***


Oook, ci siamo. E' il quarto capitolo della storia. Bhè, non so che dirvi, quindi, mi scuso per eventuali errori.
Per qualsiasi cosa, questo è il mio profilo facebook:
http://www.facebook.com/SoniaChiricoEFP
Buona lettura :) 


Capitolo 4. - You will be my end.



Pov Mallory.






Quando Kyle varca la porta della cucina dieci minuti dopo è perfettamente normale, mi guarda sorridendo e si siede accanto a me. Saluta mio fratello ed intanto cominciamo a mangiare. Ad un certo punto iniziamo a parlare.  Anzi, mio fratello inizia a parlare. – Ti avevo detto di farle compagnia. – Kyle alza lo sguardo verso di lui e lo fissa nei suoi occhi. – E’ quello che ho fatto. – A me sembrava molto di più che semplice compagnia. – Non ho la minima idea del perché Cam stia facendo così lo stronzo con Kyle. Gli avevo appena detto che non avevamo fatto niente! – Cam, finiscila. – Poso la ciambella che ho in mano e mi accorgo che nonostante il mio richiamo Cam continua a provocare Kyle, cosa che non sopporto. – Almeno è contenta, anzi, lo era fino a cinque minuti fa. – Risponde Kyle guardando il mio viso. Sono sicura che è rosso dalla rabbia. – Finitela. – Mallory stai zitta, sto parlando io. – Guardo Cam e rimango a bocca aperta. – Il cavolo che mi sto zitta ! Lo stai aggredendo per niente, quando noi due avevamo appena fatto pace! – Non gli avevo detto di farti quel tipo di compagnia. – No, infatti. Ho preso io l’iniziativa. – Mi guarda furioso negli occhi, Kyle mi osserva in silenzio senza dire una parola, continuando a bere un caffè. – Tu .. cosa? – Volevo iniziare la domenica bene, ed ero contenta che il mio ragazzo fosse insieme a me, almeno fino a cinque minuti fa. Puoi spiegarmi il motivo per cui devi sempre rovinare tutto? – Cam mi fissa per cinque lenti minuti, poi si alza e comincia a fare avanti e indietro per il corridoio. – Sai che ti dico? Vado a fare due passi, mi manca l’aria in questa casa. – prende le chiavi della macchina e io lo seguo fino alla porta. – Non fare lo stupido, Cam. - Dopo due secondi sento il motore della sua auto avviarsi e la vedo uscire dal vialetto di casa per poi scomparire lungo la via.


Rientro in casa sbattendo la porta, Kyle è ancora seduto che gusta la sua colazione, immobile, e tranquillo. Mi siedo di fronte a lui, cambiando postazione, sperando che lui se ne accorga. Non riesco a mangiare niente, sono troppo nervosa per la stupida litigata con Cam. Se mangiassi qualcosa probabilmente lo vomiterei. Squadro Kyle per momenti interi, sperando che dica qualcosa. L’ho appena difeso, beh, in teoria non l’ho proprio difeso, però lui avrebbe potuto fare qualcosa in più per aiutarmi. – Si può sapere che hai da fissarmi? – Stai continuando a mangiare ignorando tutto quello che è successo. – E che cosa dovrei fare? Stare lì come fai tu, senza fare niente? – Lo guardo sbigottita.

Mi passo nervosamente le dita fra i capelli e poi mi copro il viso con entrambe le mani. Faccio respiri lenti e profondi per non scoppiare da un momento all’altro, con scarsi risultati. – E tu cosa hai fatto? Sentiamo! Io parlavo e tu mangiavi come se non te ne fregasse niente! Grazie eh, grazie davvero! Sei stato d’aiuto! – Cosa avrei dovuto fare secondo te? – Qualcosa! Difendermi in qualche modo! Aiutarmi! Hai detto due parole e dopo che sono intervenuta non hai fatto più niente! Sei il mio ragazzo! Non avresti dovuto fare qualcosa di più? – Resto ferma a guardarlo e poi abbasso la testa lentamente. – Non mi piace litigare con mio fratello. Lui è la mia famiglia, Kyle. – Lui sorseggia il caffè, guardandomi. – Tu hai rotto la situazione di equilibrio che avevamo raggiunto con tanta fatica dopo la morte di mia madre. E’ come se tu fossi un estraneo che si è infiltrato nella nostra vita, nella nostra casa. – Kyle posa la tazza di caffè sul tavolo e si avvicina a me. – Mi stai dicendo che resterò un estraneo? Che non posso entrare a far parte della vostra vita? – Alzo lo sguardo e guardo i suoi occhi neri che vogliono una risposta. – Io, non lo so. Se la situazione resterà così, non credo di reggere ancora a lungo. – Ok, ho capito. – Prende il cellulare e se lo infila in tasca, poi prende anche lui le chiavi dell’auto. – Dove stai andando? – Me ne vado. – Non puoi lasciarmi qui da sola! – lui si volta a guadarmi. - Non mi vuoi abbastanza, Mallory. Tieni più a tuo fratello che a me, ed io voglio qualcuno che mi voglia, e tu non mi vuoi abbastanza. – Ma che stai dicendo? – Hai capito cosa intendo. – No! Sei tu che non hai capito! Io non ti voglio abbastanza? Sto litigando quasi tutti i giorni per te! – Io non voglio che tu litighi per me, Mallory. Se litighi .. vuol dire che qui non sono il benvenuto. – Lo sai che ti amo, Kyle. Non andartene. – Non ho altra scelta. – Se te vai..  impazzirò. – Mi dispiace, angelo. – si avvia verso la porta ed esce, con me al suo seguito. – Kyle .. ti prego. Resta qui. – Lui mi ignora e sale in macchina, avvia il motore ed i nostri occhi si incontrano per un paio di secondi.

Quando la sua macchina scompare dalla mia visuale scivolo lentamente a terra, piangendo e tremando. Resto ferma in quel modo senza riuscire a fare niente. I secondi, i minuti, le ore passano.



Vedo il sole che lentamente inizia a scendere verso le montagne, e la macchina di Cam entrare nel vialetto. Scende dalla macchina e mi vede seduta per terra, con le gambe contro il petto.


Le lacrime non hanno più smesso di scendermi dagli occhi né il mio corpo ha smesso di tremare. Cam si avvicina e si siede accanto a me. – Che stai facendo? – Niente. – Mallory? – Non voglio parlare con te. – Si può sapere perché tremi e piangi? – Non sono fatti tuoi, ok? – E invece si! Sei mia sorella! – Dice urlandomi nelle orecchie. – Ti prego non urlare. – Sussurro. – Dimmi che stai facendo qui, ed io non urlo. – Mi sfiora un braccio e immediatamente mi appoggia sulle spalle la sua felpa. – Sei congelata.. da quant’è che sei qui? – Da stamattina .. quando Kyle  se n’è andato. – Lui mi guarda, senza sapere che dire. - Perché Kyle se n’è andato? – Non riesco a dire niente.. non riesco a dirgli che probabilmente ci siamo lasciati, probabilmente per colpa sua. – E’.. successo qualcosa? – Secondo te se non era successo qualcosa piangevo e tremavo così? – Vi siete.. – Lasciati. – Completare quella frase fu la cosa più dolorosa che dovetti fare in vita mia. – Cam fa per abbracciarmi ma io lo scosto brutalmente. – Non abbracciarmi, è successo tutto per colpa tua. Per colpa tua e della tua stupida gelosia del cazzo. Vattene, non voglio vederti. – Lui si alza ed entra in casa.



L’aria è fredda e rende il mio viso una maschera di ghiaccio. Le lacrime si sono asciugate ed ormai la mia espressione è la stessa da ore. Cam ogni tanto mi guarda dalla finestra per vedere se ci sono ancora, lo so perché sento il suo sguardo preoccupato attraversare il vetro.
Mi sento come la luna che c’è sopra di me. Senza nessuno, piena di buchi, e senza nessuno che li riempia. O che li voglia riempire. Bianca, spoglia, fredda. SOLA. Perché è questo che sono adesso. Sola come la luna.


Sono stata fuori tutta il giorno, tutta la notte, ma quando capisco che Kyle non ha intenzione di tornare trovo la forza di alzarmi ed entro in casa. Prendo il telefono e sfoglio la rubrica lentamente fino alla lettera “K”, trovo il nome “Kyle” e sfioro lo schermo sul tastino verde. Porto il telefono tremante vicino all’orecchio e sento con il battito del cuore a mille gli squilli interminabili.


Uno, due, tre, quattro, cinque, sei.. poi il rumore che annuncia l’attivazione della segreteria telefonica.


“Kyle, sono io. Io, io davvero non ce la faccio. Ti pr..prego. Ho bisogno di te più di qualunque cosa, per favore. Torna da me .. ti amo.”


Ovviamente lui non mi richiama, né mi manda un messaggio. Non so nemmeno se è vivo. Mi trascino a forza verso il mio letto e mi siedo con calma. Sto ore a fissare il cellulare sul comodino, sperando che per qualche ragione si illumini, cosa che non succede.


Alle cinque e mezza del mattino la stanchezza prende il sopravvento ed io crollo, addormentandomi.


Sento i raggi del sole sulla mia pelle, così i miei occhi si aprono controvoglia. Mi alzo reggendomi sulle braccia e mi siedo sul bordo del letto, con le mani appoggiate alla pancia che brontola da morire. E’ un giorno che non mangio ne bevo niente. Ho dei crampi assurdi allo stomaco ma non m’importa, prendo il telefono e lo sblocco, trovandolo come non mi aspettavo:


0 Chiamate ricevute. – 1 Messaggio ricevuto.


Ovviamente spero sia Kyle, ma quando apro il messaggio è Cam.

“Non ti ho svegliata. Ho provato a chiamare Kyle, ma non mi risponde. Credo che tu non abbia mangiato nulla e che quindi ti verranno i crampi allo stomaco da qui a momenti. In cucina ci sono delle focaccine, mangiale, per favore. Ti voglio bene.“


Mi alzo dal letto e scendo lentamente le scale, le gambe tremano e le mani si aggrappano allo scorri mano. Arrivo in cucina e mi arrampico sullo sgabello davanti al bancone. Il sacchetto è sul tavolo, lo apro e una nuvoletta di vapore mi arriva sul viso. Sono ancora calde. Ne prendo una e l’avvicino lentamente alla bocca. La mordo e le mie papille gustative cominciano a ringraziarmi, come il mio stomaco dopo cinque focaccine.

Prendo il telefono e ricompongo il numero di Kyle. – Devi rispondermi, ti prego.


Sempre i soliti sei squilli, e successivamente l’attivazione della segreteria telefonica.


“Sono sempre io.. so che prima o poi non risponderà più nemmeno la segreteria telefonica. Quindi.. ti prego, fammi sapere se stai bene. L’attesa mi sta uccidendo, ed io ho bisogno di te. Ho bisogno della tua presenza vicino a me, ho bisogno del tuo amore. Cam non c’è .. se vuoi puoi passare. Possiamo ricominciare, possiamo parlare ..  basta che torni, ti prego.”
 
 
Sento il campanello suonare e mi avvicino alla porta. Guardo dallo spioncino e vedo Sophia e Jenn impazienti, preoccupate, dietro la porta. La apro e loro, vedendomi, rimangono sconvolte. – Che.. che è successo? – Jenn si avvicina a me e mi accarezza la guancia, seguita da Sophia. Alzo lo sguardo e lo fisso nei suoi occhi azzurri. – Stai bene? – Faccio segno di no con la testa. Sophia si avvicina a me e mi sfiora delicatamente un braccio. – Sei congelata.. ma che cosa è successo? – Io e Kyle ci siamo lasciati.

Le mie amiche mi conducono di sopra e mi fanno sdraiare, coprendomi con delle coperte, per farmi riscaldare. Si stendono accanto a me e mi abbracciano, stringendomi. – Andrà tutto bene, non ti preoccupare. – Jenn mi da un bacio sulla fronte e mi massaggia le tempie. – Tornerà, Mallory. Tornerà.

Anche se sono accanto a me, è come se non ci fossero. Sono dei fantasmi che mi parlano, che mi sussurrano cose impossibili: Tornerà.. – Non tornerà mai. Mi addormento cullata dalle mie migliori amiche.


La mattina dopo mi alzo e dopo essermi lavata e vestita scendo sotto in cucina. Cam è seduto che parla al telefono, ma non ho il minimo interesse per sentire quello che sta dicendo. Prendo un po’ di caffè e lo verso in una tazza, poi lo sorseggio lentamente. Salgo in bagno e mi lavo i denti, prendo il giubbotto di pelle che uso in primavera e lo infilo. Metto lo zaino sulle spalle e insieme a Cam ci avviamo alla macchina.
Torni già a scuola? – Io annuisco. – Ti senti bene? – Non sono malata, Cam. – Ho solamente il cuore spezzato. – Si, certo. Però non stai bene, Mallory. Se vuoi ti riporto a casa. – No, sto bene. – Ok, come vuoi.


Arriviamo davanti a scuola ed io scendo dalla macchina. Trovo Sophia, Jenn, Kevin e Luke sempre al solito posto, mi avvicino a loro. Appena mi vedono smettono immediatamente di parlare e fanno finta di fare altro. -  Ehi, ragazzi. – Ciao Mallory. – Kevin mi sorride, non troppo convinto. - Che succede? – Niente, che cosa dovrebbe succedere? – Non lo so, siete strani. – Li osservo tutti e quattro con attenzione, e hanno sicuramente qualcosa. – Se è per Kyle .. non preoccupatevi. Mi passerà prima o poi. – Di sicuro centra con Kyle.. – Dice Luke. Jenn e Sophia si lanciano su di lui per tappargli la bocca. – Che vuoi dire? – Jenn e Sophia si guardano allarmate. – Ditemi immediatamente cosa sta succedendo. – Loro guardano un punto alle mie spalle ed io mi giro per capire cosa stia accadendo.


Kyle è lì. Kyle è davanti ai miei occhi.Abbracciato a Cassie Anderson. Il mio cuorenon batte più per parecchi secondi, il mio respiro cessa, e le lacrime che credevo di aver finito ricominciano a sgorgare dai miei occhi. Eppure lui è davanti a me, incurante della mia presenza, che abbraccia la persona che odio di più al mondo. Mi asciugo le lacrime frettolosamente e mi siedo vicino a Kevin. Lui mi guarda, e non è il solo. Tutti i miei amici mi stanno fissando. – Smettetela di fissarmi, ok? Basta. Le persone vanno avanti, così non mi aiutate granché. – Loro annuiscono e cominciano a parlare.


Mi ha sostituita, due giorni che ci siamo mollati e mi ha già sostituita. Con Cassie Anderson. Per lui potrà essere anche un piccolo particolare, ma per me non lo è. Io mi distruggevo pian piano, e lui usciva con Cassie Anderson. Sono una stupida, una stupida.


Ci avviamo verso l’entrata della scuola e prima di entrare non riesco a fare a meno di girarmi verso di lui. Cassie lo sta abbracciando, tenendolo stresso a sé. Le sue braccia sono intorno al suo collo, che gli accarezzano i capelli sulla nuca. Io facevo in quel modo quando lo abbracciavo. Io. Non Cassie Anderson. Malgrado le coccole di Cassie lui alza lo sguardo e lo rivolge verso di me. I suoi occhi neri mi squadrano da lontano, ed io mi immobilizzo, non riuscendo più a fare niente. Cassie si accorge che Kyle sta guardando qualcos’altro che non sia lei e si gira verso di me.
Mi guarda sorridendo, poi si rigira verso Kyle e avvicina la sua bocca a quella di lui. Io sposto lo sguardo da loro e mi dirigo verso la mia classe.





Al suono della campanella ci avviamo tutti e cinque verso la mensa, prendiamo il pranzo e ci sediamo al nostro solito tavolo. – Stamattina ci siamo annoiati a morte, le lezioni del martedì sono una vera tortura, vero Luke? – Luke guarda Kevin e annuisce. – Sono un vero schifo. A voi com’è andata? – Jenn e Sophia si guardano sorridendo. – Noi il martedì ci divertiamo un sacco. Abbiamo un sacco di lezioni divertenti, vero Mallory? – Io le guardo e mentre mangio la mia insalata annuisco sorridendo, fingendomi entusiasta. – Il martedì è uno dei giorni che preferisco. – Vedi, siete solo due poveri sfigati. – Sophia e Jenn cominciano a ridere, io guardo Luke e Kevin che mi guardano, ed io scrollo le spalle.



Esco da scuola e mi incammino verso l’uscita del parcheggio, quando vedo Kyle appoggiato alla sua macchina, nel posto dove di solito aspettava me. La cosa ovvia, adesso, è che non sta aspettando me. Riprendo a camminare e mentre gli passo davanti impiego tutta la forza che ho per non girarmi verso di lui. Respiri lunghi e profondi, Mallory.


Lunghi e profondi.

Lunghi e profondi.

Lunghi e profondi.


Lo supero e accelero il passo per rifugiarmi dietro un palazzo. Mi appoggio al muro del vicolo dove mi sono rifugiata e lentamente scivolo a terra fino a sedermi sull’asfalto. Mi porto le gambe al petto e ci poso sopra la testa. Comincio a piangere e dopo parecchi minuti mi alzo e mi avvio verso la fermata dell’autobus. Salgo sul primo che va verso la direzione in cui voglio andare. Non c’è nessuno a bordo oltre l’autista, due signori anziani e una giovane donna con un bimbo in braccio, e me.


Scendo dall’autobus e prendo la strada che mi ricorda un momento che non potrò mai dimenticare, per quanto mi faccia male ricordarlo.
Entro nella pasticceria e la signora con gli occhi azzurri e la pelle color mogano è davanti a me, sorridente. La saluto educatamente e le chiedo dei dolcetti al cocco. Lei li mette in una bustina e me li porge. – Non ti abbattere per così poco, ragazza mia. Non ti abbattere. Combatti per quello che è tuo. – Io la guardo e faccio di no con la testa. – Io, io non so come fare. – La risposta ti verrà dal cuore, devi solamente cercarla dentro di te.– Resto secondi a guardarla e lei mi sorride, pago ed esco dalla pasticceria. Non ho voglia di tornare a casa e cammino fino ad arrivare ad un parco lì vicino.


“Non ti abbattere per così poco, ragazza mia. Non ti abbattere. Combatti per quello che è tuo. La risposta ti verrà dal cuore, devi solamente cercarla dentro di te.”


La risposta mi verrà dal cuore .. arrivo al parco e mi siedo su una panchina. Apro il sacchetto e mentre mangio i dolcetti osservo le persone intorno a me. Bimbi che corrono, inseguiti dalle mamme disperate. Cani al guinzaglio che trascinano il padrone verso qualcosa, vecchietti che camminano mano per la mano.


Guardo il cielo azzurro sopra di me. Ogni tanto qualche nuvola lo rende meno uniforme. Le nuvole.. grandi ammassi di fumo bianco, grigio, e nero. Riescono a coprire il sole nei giorni meno belli. Si riempiono d’acqua, e poi la svuotano sopra la nostra testa.


E se io fossi la terra, e Kyle fosse come il sole? Cam è come una nuvola, una nuvola che ci divide nei giorni in cui deve scaricare la sua pioggia, su di me?


Ho capito.


Mi metto a correre più veloce che posso e in un quarto d’ora arrivo a casa di Kyle. Suono alla porta e dopo parecchi minuti che aspetto fuori Kyle mi apre, senza camicia. – Ti devo parlare. E’ importante. –E’ un tantino impegnato. – La testa di Cassie spunta da sotto il suo braccio e mi guarda, sorridendo. Noto che anche lei non ha niente sopra al reggiseno nero di pizzo. – Ciao, Mallory. – Ciao. – Ciao brutta schifosa, penso nella mia mente. – Siamo impegnati, non puoi parlare con il tuo ex, adesso. – Il modo in cui dice ex, mi fa incazzare ancora di più. – Guardo Kyle, che mi osserva con i suoi occhi neri. – Cassie, vestiti, e vattene. – Lei lo guarda di stucco. – Che cosa? – Vattene da casa mia. – Lei entra dentro e dopo essersi vestita esce fuori, sale in macchina e parte sgommando a tutta velocità. Kyle entra dentro un attimo ed esce subito mentre indossa una maglia leggera.


Che mi devi dire di così importante? – Ho capito. – Che cosa? – Ho capito perché abbiamo litigato. – Lui sposta lo sguardo altrove ed io con una mano gli sposto la testa e lo riporto su di me. – Io sono la terra, e tu sei il sole. Cam è una nuvola. – Lui mi guarda. - Non capisco. – La terra ha bisogno dell’acqua, ma ha bisogno anche della luce solare, no? – Lui annuisce. – Cam ogni tanto ostacola il nostro rapporto, quello terra-luce solare, perché con le sue nuvole ti oscura per poter liberare la sua pioggia su di me. Lo fa perché è geloso del nostro rapporto. Io ti voglio nella mia vita, ti voglio nella mia casa, e per me non sei mai stato un estraneo. Mi sono fidata di te dal primo momento in cui ti ho visto, senza ripensamenti. E non è vero che non ti voglio abbastanza, perché io ti voglio ogni secondo della mia vita. – Gli sfioro leggermente le dita della mano e poi le allaccio alle mie. - Ti voglio sempre, ti voglio adesso. E ti volevo anche mentre vedevo le mani di quella puttana su di te, e anche se avrei voluto odiarti, non l’ho fatto, perché ti voglio. Perché ti amo. E perché non posso dimenticarti. Non ora che ti ho conosciuto. Non ora che sei entrato a far parte della mia vita. Ti voglio, qui, adesso, subito. E ti volevo ieri mentre piangevo per te. Ti vorrò domani. E ti voglio ora. – Ci fissiamo per momenti infiniti, mentre io aspetto impaziente che qualcosa esca dalla sua bocca.


I suoi occhi neri sono l’unica cosa che vedo.

Le sue dita intrecciate alle mie sono la sola cosa che sento.


Ti prego, dì qualcosa, Kyle. – Lui mi osserva, muto. – Dimmi anche che non vuoi vedermi mai più, ma dimmi qualcosa. Qualsiasi cosa. – Lui si avvicina a me, e il suo viso è a pochi centimetri da me.


Ti amo, angelo. – Mi aggiusta una ciocca di capelli dietro l’orecchio. – Che.. che cosa? – Ti amo. Ti amo. Ti amo. –Davvero?Potrei mai non amarti? – Mi alzo sulle punte e gli allaccio le braccia intorno al collo. Lui mi circonda la vita con le braccia avvicinandomi al suo busto caldo. Sorrido e gli bacio la spalla, poi ci appoggio sopra la fronte. Piccole gocce di acqua salata gli bagnano la maglia di cotone. Lui lo nota e mi sussurra: Angelo ..– Io giro il viso verso di lui. – Non andartene mai più in quel modo. – Non me ne andrò mai più, amore. – gli stringo più forte le braccia intorno al collo e appoggio la testa nell’incavo del suo collo.



Mi porti a casa? – Gli domando dolcemente. Lui mi prende in braccio ed io avvolgo le gambe intorno alla sua vita. Attraversa la strada e dopo aver preso le chiavi dalla mia tasca apre la porta ed entriamo dentro. Sale fino in camera mia e si siede, con me ancora fra le braccia.
Gli sfioro la pelle nuda del collo con le labbra, poi rivolgo lo sguardo verso i suoi occhi dolci.
Mi siedo a cavalcioni su di lui e abbracciandolo lo avvicino a me.
Ce la faremo? – Gli chiedo. Lui allontana il viso dal mio e mi sorride. – Ce la faremo. Insieme. – Io annuisco, poi avvicino le labbra alle sue e lo bacio dolcemente.
Appoggia la fronte alla mia, io porto le mani sulla sua schiena e gli sfilo lentamente la maglia dalla testa e la getto per terra. Le sue mani calde si infilano dentro la mia felpa e il contatto con la sua pelle mi fa rabbrividire.
La mia felpa finisce vicino alla maglia di Kyle, i nostri busti si avvicinano ancora di più ed io gli accarezzo la nuca con le dita. La sua bocca mi travolge in un bacio non più dolce, ma ardente.

Le sue labbra calde, Dio. Sono la cosa più bella del mondo. La sua lingua che danza contro i miei denti, le sue dita che tracciano percorsi sulla mia schiena, percorsi che non finiscono mai.

Lo faccio sdraiare sul letto e lui mi sbottona i pantaloni, facendoli scivolare lungo le mie gambe. Tolgo le scarpe e i miei jeans finiscono per terra. Fa la stessa cosa con i suoi e poi si sdraia completamente su di me. Il nero dei suoi occhi riempie i miei di tutto quello di cui ho bisogno. Avvicina le labbra al mio orecchio e comincia a sussurrare..



http://www.youtube.com/watch?v=EsNnMWxwJEo

"I die each time you look away, my heart, my life will never be the same.
This love will take my everything, one breath, one touch, will be the end of me."


"Muoio ogni volta che tu distogli lo sguardo, il mio cuore, la mia vita non sarà più la stessa.
Questo amore prenderà il mio tutto, un respiro,  un tocco, sarà la mia fine."



Lo guardo ed i nostri respiri sono l’unica cosa che sento.

Ci spogliamo a vicenda, e quando lo sento sfiorare la mia entrata, guardo Kyle in viso, agitata. Lui mi sorride, delicatamente. – Stai tranquilla, è tutto ok. – Io annuisco.


Kyle entra dolcemente dentro di me, senza forzare, senza farmi male. – Angelo.. – Io lo osservo, le sue braccia sono ai lati della mia testa e lo sostengono, mettendo in risalto i muscoli delle braccia e delle spalle, il suo viso è praticamente sopra il mio.

Guardarlo mentre è dentro di me è la sensazione più intima che io abbia mai provato. Annuisco, leggendo la domanda nei suoi occhi. Inizia a muoversi contro di me, le spinte sono dolci e lente. Pian piano comincia ad accelerare, le spinte sono veloci e mi riempiono completamente.
Comincio ad assaporare quel momento, ed il mio corpo inizia a muoversi insieme a quello di Kyle. Le mie mani si aggrappano alla sua schiena quando il piacere inizia a provocarmi degli ansimi.

Raggiungiamo l’apice del piacere insieme, Kyle si sdraia sulla schiena strascinandomi sopra di lui. Il suo petto fa su e giù ed io appoggio l’orecchio sul suo torace. Sento i battiti accelerati del suo cuore, e lui con una mano mi accarezza la testa. I nostri respiri sono affannati ed io mi stringo più forte contro di lui.


Il leggero velo di sudore a contrasto con l’aria fredda della serata mi provoca spasmi di freddo. Kyle si alza lentamente prendendomi in braccio e si infila sotto le coperte, coprendomi interamente con il piumone e con le sue braccia. Io mi accoccolo contro di lui e alzo lo sguardo verso il suo viso.
Che c’è? Mi stai guardando in silenzio da minuti, ormai. – Gli sorrido e lo bacio. I nostri nasi si sfiorano, poso la mia fronte sulla sua. – Ti amo. – Lo sento sorridere e risponde: Anche io, angelo.

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Capitolo 6
*** You're something special, for me. ***








Capitolo 5. - You're something special for me.







Pov Kyle.



Non riesco a staccarmi da lei. Sono ore che è crollata sopra di me, ma non riesco a staccarmi da lei per poterla coprire meglio. Ho paura che senza di me avrà freddo, è così piccola. Piccola,fragile, bella. Stupenda. E’ di una bellezza al di fuori del normale. La pelle pallida, quasi bianca, i capelli che si diradano in onde castano ramate. I suoi occhi. Non ho mai visto degli occhi così.. non ho nemmeno parole per descriverli. Avvolgo le braccia intorno alla sua schiena e l’accarezzo lentamente. Resto minuti interi ad ascoltare i suoi respiri. Ha un volto così angelico.

 
Quando mi sveglio la casa è completamente al buio, la schiena di Mallory è appoggiata al mio petto. Le alzo i capelli e sfioro la pelle del suo collo con le labbra. Lei si smuove e poi gira la testa e volge lo sguardo verso di me, lasciandomi mozzafiato. I suoi occhi verdi sono pieni della luce lunare.
      
 
 
Vieni qui. – Lei si alza leggermente e avvicina il suo viso al mio, appoggiando la fronte sulla mia. Posa le labbra sulle mie e mi da un bacio delicato, poi si accuccia a me, stringendo il mio braccio. – Come stai? – Le chiedo. – Sto bene, se ci sei tu con me. – Sorrido, poi le do un bacio sulla fronte. – Ti amo, angelo. – Anche io. – Mi volto verso di lei e la circondo con il mio corpo. Impazzisco quando sento una delle sue gambe fredde infilarsi in mezzo alle mie. Lei se ne accorge e alza il viso verso il mio. – Sono troppo fredda, scusa. – Non importa. – Lei si allunga verso di me e mi bacia, infilando per prima la lingua dentro la mia bocca. Sento la sua presa di posizione, così la lascio fare. Sale sopra di me a cavalcioni e mi attira a sé tirandomi per il collo. La stringo a me cingendo la sua schiena e premendola contro il mio petto. Poi la sento dire: Stavolta comando io. – Le sorrido e rispondo:  Agli ordini, capo.


 
 
 
 
Mallory? Ma tuo fratello non dovrebbe essere tornato a casa da ore ormai? – Si, sarà andato ad accalappiare qualche donzella al pub. Tornerà, non ti preoccupare. – Non mi sto preoccupando affatto, amore. – attraggo il suo corpo nudo a me e l’abbraccio. Poi le canto:
 
 
“All that's made me is all worth trading just to have one moment with you.
So I will let go all that I know, knowing that you're here with me.”


“Tutto quello che mi ha dato vale la pena di essere scambiato soltanto per avere un momento qui con te. Per cui lascerò perdere tutto ciò che so sapendo che tu sei qui con me.”



Ci sono. Sono qui con te. – Mi guarda sorridente e mi da un bacio veloce. - Un giorno dovrò ascoltare tutte queste canzoni. Però adesso vado a fare una doccia. – Sposta le gambe fuori dal letto e si alza, avviandosi sinuosamente verso il bagno della sua camera. 

 
Entra e si chiude dentro, sento il rumore dell’acqua scorrere, ma dopo un paio di minuti vedo la sua piccola testa sporgere dalla porta. – Vuoi venire? – Le sorrido. – Come potrei  rifiutare? – Allora muoviti, che ho freddo qui. – Esco subito da sotto le coperte e corro verso di lei che intanto ha trasformato il bagno in una nuvola di vapore. 
Ci infiliamo insieme sotto il getto caldissimo dell’acqua.  – Ma la sopporti così calda l’acqua? – Lei mi guarda spensierata e annuisce. – E’ troppo calda per te? – Un tantino, ma la posso sopportare. – Non voglio farti ustionare, aspetta che la aggiusto.


Perdiamo dieci minuti buoni ridendo e scherzando per trovare la temperatura giusta dell’acqua, passando dal gelo completo al rovente. 
Le insapono i capelli e dopo l’aiuto a sciacquarsi. Usciamo dalla doccia infreddoliti e le lancio un asciugamano bianco identico al mio. Lei se lo sistema intorno al corpo, le sta veramente enorme.  A me invece copre a malapena le gambe fino alle ginocchia. Mallory si siede sul coperchio del water e con un altro asciugamano più piccolo comincia a togliere delicatamente l’acqua in eccesso nei capelli. Io cerco un altro asciugamano e dopo averlo trovato me lo passo sul petto e sulla schiena. Mi volto e vedo Mallory completamente incantata, che segue i movimenti delle mie braccia con il panno nelle mani.


Faccio finta di non essermene accorto e continuo.  Guardo l’orologio fissato alla parete e controllo l’orario: 22.58. Mallory domani ha scuola, è meglio se ci sbrighiamo, così la chiamo. – Mallory? Sbrigati, prima che ti venga qualcosa. – Lei si risveglia dalla sua estasi e mi guarda, arrossendo. – Eh? – Sorrido. - Asciugati, presto.

 
Dopo una mezzoretta siamo tutti e due asciutti, ma quando le dico di infilarsi nel letto Mallory mi urla contro contrariata.  – KYLE NON HO SONNO! – Sono le undici e trentacinque! Entra in quel letto o ti ci infilo io di forza! – Ti odio quando fai così, non sono una bambina. – Ficcati sotto le coperte. – Mi guarda imbronciata e si ficca sotto il piumino. – Ti va bene così? – io annuisco. Lei mi gira le spalle e si copre interamente con le coperte.


Mi avvicino a lei e mi inginocchio sul pavimento. – Mallory? – Non voglio parlare con te. – Amore, lo sai che è per il tuo bene. – Non tirare fuori la scusa del bene. Siamo stati a letto fino a un’ora fa. E abbiamo dormito. Non ho sonno, e tu mi hai obbligato a mettermi a letto. – Non abbiamo dormito poi così tanto, dai esci da lì sotto. – Solo se tu mi fai alzare e ci vediamo un film di sotto, sul divano. – Io ci penso per un paio di secondi e poi accetto, sapendo già che lei mi crollerà fra le braccia. – Ok, esci. – Davvero? – Si, muoviti prima che cambi idea. – Lei scosta le coperte con furia e si lancia sopra di me, facendomi perdere l’equilibrio.
 

Finiamo a terra, io batto la testa contro l’armadio e lei mi finisce di sopra, così comincia a ridere.  Io mi strofino la testa con la mano, mi sono fatto male. Lei mi guarda e quando capisce che ho sbattuto forte diventa ancora più pallida in viso.  – Tutto ok? – Io mi alzo lentamente e annuisco. – Scusa amore, mi dispiace. – Stai tranquilla. – Mi trascino fino ad appoggiarmi all’armadio con la schiena. Resto un paio di minuti seduto, quando Mallory mi guarda allarmata. – Ti prendo del ghiaccio. Forse è meglio che chiami l’ambulanza. Dov’è il cellulare? – Si alza di fretta e si mette a cercare il cellulare. – Mallory stai tranquilla, non c’è bisogno dell’ambulanza. Siediti. Prendi solo un po’ di ghiaccio. – Potresti avere un’emorragia celebrale a momenti! – Mallory, siediti. – Quanto chiamo l’ambulanza. – MALLORY! SIEDITI! E’ TUTTO OK! – Lei mi guarda, spaventata. Si avvicina e si inginocchia accanto a me. – Sono solo preoccupata per te. – Lo so, ma è tutto ok. Sto bene. – Le accarezzo la mandibola e le sorrido. – E’ tutto ok. Prendi solo un po’ di ghiaccio. – Lei mi guarda annuendo, poi scende di sotto in cucina.

 
Dopo un paio di minuti sale in camera e mi da un sacchetto con del ghiaccio. Lo metto sul bernoccolo e lo tengo un po’. Alzo lo sguardo verso Mallory e vedo che si sta uccidendo il labbro. – Ehi, è tutto ok. – Mi dispiace, è colpa mia. – Amore, sto bene. – Lei mi guarda ed io le do un bacio leggero. – Sto bene, è tutto ok. – Mi sento in colpa. – Stai tranquilla, avrò solo un corno, un grosso corno in testa. Ma sto bene, ok? – Mi osserva in silenzio e annuisce.


Si avvicina a me con quel corpo minuscolo, io le bacio la fronte e lego le mie dita alle sue. – Che film vuoi vedere? – Lei mi guarda speranzosa. – Non hai cambiato idea? – No, perché avrei dovuto? – Boh, non lo so. Comunque, sinceramente non lo so. Apriamo la TV e vediamo cosa c’è? – Io annuisco, poi mi alzo trascinando Mallory con me.
 

Arriviamo in soggiorno e dopo aver preso il telecomando mi siedo sul divano, Mallory fa lo stesso portandosi le ginocchia al petto. Apro la TV e comincio a cercare qualcosa. – Lascia qui! Lascia qui! – Mallory mi fa fermare su un canale dove stanno trasmettendo un film con Sandra Bullock. – Adoro Sandra Bullock, è una grande. – Io la guardo, e lei mi sorride. – Che film è? – Le chiedo. – Ricatto d’amore. Non l’hai mai visto? – No. – E’ bellissimo.
 
 
 
Amore, Kyle. Svegliati. – Apro gli occhi e vedo Mallory davanti a me, avvolta in una coperta panna. – Che ore sono? – L’una e venti. Ti sei addormentato durante il film, anzi, forse praticamente all’inizio. Mi dispiaceva svegliarti. – Oh, mi dispiace di essermi addormentato. – Non ti preoccupare. – Si avvicina di più a me e mi sfiora il collo con le labbra. – Eri così bello mentre dormivi. – Sorrido al pensiero di lei che mi guarda mentre dormo, come tra l’altro faccio io con lei. – Perché sorridi? – Anche io ti osservo mentre dormi. Sembri così in pace con te stessa, lasci fuori tutto, tutti i tuoi problemi. Non turbano minimamente il tuo sonno. – Lei sorride, rendendo il suo sorriso un momento dopo un sorriso malinconico. Vedo il cambiamento anche nei suoi occhi. Le faccio spazio allargando le gambe e la avvicino a me, circondandola con le mie braccia. – Angelo.. – Vedo una lacrima scivolarle sulla guancia, la asciugo passandoci il pollice di sopra e la stringo più forte. – Ci sono io .. angelo. Ci sono io. – Lei acconsente e si accuccia sopra il mio petto, le accarezzo delicatamente la testa e la lascio addormentare su di me.  
Quando le sue palpebre si chiudono la sposto leggermente a la prendo in braccio, è leggera come una piuma. La infilo dentro il letto e la avvolgo nelle coperte. Le do un bacio sulla guancia e mi avvio verso la porta.
 

Esco da casa di Mallory e dopo aver attraversato la strada entro a casa mia. Le luci sono tutte spente e salgo fino al piano superiore. I miei genitori stanno dormendo, così poso la giacca sulla ringhiera delle scale e vado in camera di Sally.

 
E’ dolcemente accartocciata a sé stessa, il suo pupazzo preferito, una piccola giraffa, abbracciato al suo tenero corpicino. Mi ricordo solo in quel momento che in sottofondo alle chiamate di mia madre, sentivo Sally urlare il nome Mally. Quando le chiedevo mia madre mi rispondeva che era Sally che non trovava la piccola giraffa, e che le aveva dato il nome della sua babysitter, la vicina. Capisco allora che la Mally che mia sorella chiamava era Mallory, perché ancora non riesce a pronunciare la R per bene. Sorrido. Sally si gira e appoggia la guanciotta al corpicino morbido della giraffa. Le scosto i capelli dal viso e le accarezzo le guancie.


Vado in camera mia prendendo la giacca dalla ringhiera e poi chiudo la porta. La appoggio alla sedia e comincio a spogliarmi.  Poso tutti i vestiti sulla poltrona all’angolo della mia stanza ed infilo un pantalone di tuta e una canottiera.
Mi ficco sotto le lenzuola e mi addormento, pensando a lei.
 
 
Quando mi sveglio la mattina sono le dieci passate, non devo andare all’università così mi alzo con calma e dopo essermi lavato mi vesto. Voglio farle un regalo. Perché lei merita un regalo, merita qualcosa di meraviglioso. Qualcosa che non le faccia dimenticare che ci sono io con lei, sempre.



Prendo di corsa le chiavi della macchina e scendo in garage, entrando in macchina. Metto in moto e mi avvio verso la concessionaria più vicina. Parcheggio l’auto ed entro dentro il grande capannone.
Un signore di mezza età mi si avvicina, chiedendomi se ho bisogno di aiuto. Gli dico cosa ho in mente di fare e dopo un’ora e mezza, dopo aver compilato tutte le carte e aver pagato, esco sorridente dalla concessionaria.

 
Prendo il cellulare dalla tasca e chiamo Jeff.
 
“Ehi amico, allora?” - Jeff mi risponde al secondo squillo. “Tutto ok. Io e Mallory abbiamo fatto pace.” -“Davvero? Grande! Non ti potevo vedere con quella.”- Mi gratto la nuca, pensando a Cassie. - “Lo sai che era solo un modo per farla ingelosire.”- “Ci sei riuscito, amico.”- “Mangiamo insieme a pranzo?”- “Ottimo, dove ci vediamo?”- “Al solito posto all’una e mezza?”- “Ci vediamo lì.”
 


Chiudo la telefonata e poso il cellulare nella tasca posteriore del jeans. Entro in macchina e mi avvio al fast-food dove io e i miei amici siamo soliti mangiare, Jeff e Paul sono seduti al nostro tavolo, che flirtano con delle cameriere. Faccio segno di no con la testa, avvicinandomi a loro. – Siete sempre i soliti, ragazzi. – Ehi Kyle! Sei in orario! – Come sempre. – mi siedo al tavolo e dopo aver ordinato dico ai miei amici: Ho comprato una cosa per Mallory, stamattina. – Loro mi guardano curiosi e mi chiedono cosa. – Un Maggiolone decappottabile. – Paul fischia, per evidenziare il regalo costoso. – Wow, la devi amare proprio tanto. – Si, la amo più della mia stessa vita.  – Jeff e Paul si guardano, sbuffando. – Che c’è? – Ti abbiamo perso, amico. – Non è vero, sono qui con voi. – Loro continuano a guardarmi. – E’ solo che.. sono innamorato. Sono innamorato di Mallory.
 
 
Tre ore e mezza dopo esco da casa mia indossando la giacca di pelle. Entro in macchina e mi avvio verso scuola di Mallory. Parcheggio al solito posto e dopo una decina di minuti esco dall’auto e mi appoggio alla portiera.
Quando esce accompagnata da Sophia e Jenn è chiaro che non le sta ascoltando, è sovrappensiero, e mi cerca subito con lo sguardo. Quando incrocia il suo al mio la sua bocca si apre in uno splendido sorriso. Saluta velocemente le ragazze e si avvicina a me.

 
Si solleva sulle punte e appoggia i palmi sul mio petto, chiedendomi un bacio. Non posso rifiutarmi, non voglio, così la bacio. Mi avvolge le braccia attorno al collo ed appoggia la fronte sul mio torace, la stringo a me infilando le mani nelle tasche posteriori dei suoi jeans. – Andiamo a casa? – Le chiedo. Lei alza lo sguardo e mi sorride, annuendo. Si sposta da me ed entra in macchina.
Mi siedo sul sedile e lei è parzialmente girata verso di me, le gambe incrociate, le dolci onde dei suoi capelli che splendono di luce, le mani in grembo. Sposto lo sguardo sul suo viso e la vedo passarsi la lingua sulle labbra. Metto in moto la macchina e parto verso casa sua.
La vedo continuamente accavallare le gambe e muoversi sensualmente sul sedile. Posa una mano sulla mia coscia e mi guarda fisso. – Mallory, smettila di provocarmi. – Io? Non sto facendo niente. – La guardai per un attimo e colsi nel suo sguardo che sapeva di provocarmi. – Finiscila. -  Ok, come vuoi.
 
Arriviamo vicino casa sua e nota subito la splendida auto bianca parcheggiata nel vialetto di casa sua.


 
 
 
Aggrotta le sopracciglia. – Ma.. chi c’è a casa mia? – Io la guardo e le sorrido. – Nessuno. – E quell’auto? – Parcheggio l’auto nel mio vialetto e Mallory scende dall’auto, guardandomi. – Che c’è amore? – E se c’è qualcuno a casa? – Vai a vedere, chi ci potrebbe mai essere? – Vieni con me? – Io annuisco e mi avvicino a lei, prendendola per mano. Attraversiamo la strada e lei si avvicina alla macchina nuova di zecca.
 
 
 
 
 
 
C’è un foglietto attaccato con dello scotch allo specchietto dell’auto. Lei lo stacca in modo lento ma deciso, e lo avvicina al viso per leggerlo.
 
“Sei qualcosa di speciale, per me. Di meraviglioso. E ti meriti un regalo, te lo meriti davvero, angelo.”
 
Le avvolgo le braccia alla vita e la attiro a me. Lei si gira con gli occhi colmi di lacrime, poi sussurra: E’ per me? – Io annuisco sorridendo, poi vedo le lacrime scenderle sulle guancie. – Non, non dovevi farmi un regalo così costoso. – Per te farei di tutto, angelo.
 

Due ore dopo..
 

Angelo, la sai guidare vero? – Lei mi guarda, facendo segno di no con la testa. – Non, non hai la patente? – No, non ho mai dovuto prenderla. – Lei sfiora il volante delicatamente, con le punte delle dita. – Mi insegnerai tu, vero? – Certo. – lei si lancia su di me, abbracciandomi. – Grazie, amore! – Mi stringe il collo forte, poi si allontana da me e mi guarda negli occhi.
Avvolgo  le braccia attorno la sua vita  e la stringo a me. – Ti amo, angelo. – Anche io ti amo, non.. non sai nemmeno quanto. – Una lacrima le scivola sulla guancia ed io l’asciugo prima che possa arrivare al mento.
Lei abbassa leggermente la testa e copre la mia mandibola di baci. – Angelo.. – lei continua a baciarmi.  – Mallory.. – Che c’è? – Alza la testa di colpo e mi guarda. I suoi occhi verdi sono carichi di desiderio, vivi, splendenti. Deglutisco. – Forse dovremmo.. andare dentro. – Lei mi guarda, annuendo. Usciamo dall’auto, e lei mi trascina dentro casa.
 


Appena chiusa la porta lei mi spinge contro di essa e mi bacia, alzandosi sulle punte. Sposto le mani sulla sua vita e infilo le dita tra i passanti dei suoi jeans, sfiorando con i pollici il suo bacino. Lei afferra la mia camicia e la sfila dai pantaloni, poi comincia a sbottonarmela.
La aiuto a cacciarmela scrollando le spalle, poi la spoglio completamente. Lei porta le mani alla chiusura dei miei pantaloni e mi guarda, il suo sguardo che penetra il mio.  Sbottona con lentezza i miei pantaloni, poi io li faccio scivolare fino a terra e dopo li spingo con il piede da parte.

 
L’attiro a me e dopo averla presa in braccio la appoggio al muro, lei mi passa le gambe intorno alla vita per reggersi meglio. Lei mi tira a sé stringendomi il collo con le braccia pallide. Avvicina le labbra al mio orecchio e mi sussurra: Sopra? – Io annuisco, poi mi avvio per le scale e appena arrivati in camera sul la adagio sul letto e mi corico su di lei. – Ti amo, angelo.
 

 
Lo squillo del cellulare di  Mallory interrompe lo stato di quiete che c’era in casa. – Non rispondere, angelo. - le sussurro, stringendola.– Potrebbe essere Cam, non è tornato a casa stanotte. – Lei si allunga su di me per prendere il cellulare. - Non è tornato? – No, ma lo fa spesso. – porta il cellulare all’orecchio e risponde. – Pronto? – Una voce che non conosco dice qualcosa che non riesco a capire. – Si, sono io. Chi è lei? – Altre parole incomprensibili. – Cosa? Che sta dicendo? – Lei si alza e si china per raccoglie gli slip da terra, poi se li infila. – Arrivo subito. – Lancia il telefono sul letto e ricomincia a rivestirsi. – Angelo, dove vai? – All’ospedale. – Io mi alzo e mi siedo sul letto. – Che cosa è successo? – Cam ha avuto un incidente.

 
 
Arriviamo all’ospedale di corsa, Mallory scende subito dall’auto e corre fino all’entrata. Io la seguo dentro e la rincorro per i corridoi. Arriva davanti ad una porta, con sopra scritto il numero: 3490. Porta la mano sulla maniglia e lentamente entra all’interno. La sento subito singhiozzare, mi avvicino alla porta e la vedo sedersi accanto al letto prendendo tra le sue la mano di suo fratello, incosciente.

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Capitolo 7
*** Hospital. ***


Okaay, questo capitolo è un pò una PENA. Ringrazio enormemente le 130 persone che hanno letto la presentazione, e le 40 persone fisse, che mi seguono sempre. :3 Sono tanto felice :)  
Ringrazio mio  padre per le consulenze mediche, grazie, ti voglio tanto bene :3  

In fine ringrazio Elisa e Roberta, che mi hanno fatto penare in questa settimana, siete sempre molto gentili. Vi voglio bene.
Saluto anche Roberta, Emanuela e Bruna,  vi voglio bene anche a voi. :3                                                                                        

                                                                                            
       

Capitolo 6.
- Hospital.






 
Pov Mallory.


 
Cam.. – sono ore che tengo la sua mano destra stretta intorno alle mie senza lasciarla un attimo. Kyle è stato accanto a me tutto il tempo, non si è mai allontanato. Non ha mai detto una parola, è semplicemente stato lì con me. – E’ colpa mia, avrei dovuto chiamarlo. Era troppo tempo che non tornava a casa. Maledizione! – Mi strinsi la testa fra le mani e trattenni l’urlo che con forza premeva per uscire. – Non posso perdere pure te, Cam. – Mi avvicinai a lui e appoggiai il viso sulla sua mano. – Ti prego, svegliati.


 
Il flebile rumore delle macchine delle camere dell’ospedale mi stavano facendo uscire di testa. Nella mia testa quei leggeri: Tic. Tic. Tic, risuonavano come trombe;come le gocce della flebo che cadevano una ad una ed i passi svelti delle infermiere che passavano a controllare i pazienti.
Nessuno entrava dalla porta di fronte a me. D'altronde, cosa c’era da controllare?
 

Un ragazzo apparentemente morto, in coma.
 

Sento Kyle alzarsi dietro di me, poi le sue mani si appoggiano mie spalle, consolandomi silenziosamente. – Angelo.. – giro la testa verso di lui e i suoi occhi neri sono di una dolcezza che mi uccide. Mi alzo e lui mi stringe forte tra le sue braccia. Mi accarezza dolcemente la testa e mi bacia la fronte. – Andrà tutto okay. Non ti preoccupare. – Kyle.. mio fratello è in coma. – Può sempre risvegliarsi. – Non ho visto un medico! Sono ore che sono qui, e nessun medico è venuto a vedere come sta mio fratello, Kyle! Cosa significa questo, secondo te? Significa che è andato. ANDATO. – Kyle mi prende la testa fra le mani e fissa i suoi occhi nei miei. – Smettila, ok? Lui non se ne andrà. Non se ne andrà perché ci sei tu qui, ad aspettarlo. Perché la sua famiglia è qui, accanto a lui, che non si lascerà abbattere, che resterà forte per lui, per quando si sveglierà. Okay? – rimango immobile, in silenzio. Porta le mani sulle mie spalle e mi scuote leggermente.  – Mallory, okay? – annuisco abbassando lo sguardo. – Mallory.. – mette l’indice sotto il mio mento e lo alza leggermente. – Io ci sono, sono qui per te. – mi allungo verso di lui e lo bacio sfiorandogli le labbra.


 
 
 
Dovresti dormire un po’, amore. – Kyle si avvicina a me e mi bacia la fronte, per la milionesima volta. – E se poi Kyle si sveglia? – In quel caso, ti sveglierò. Stai tranquilla. – Me lo prometti? – Certo. – Mi conduce verso il piccolo divano accanto alla finestra della camera di Cam.
Mi sdraio e Kyle mi copre con un plaid. – Svegliami se si sveglia, ok? – Ti ho già detto di si, angelo. Dormi adesso. – Io annuisco e chiudo gli occhi, addormentandomi.
 
 
 
 
 
Vengo svegliata da un forte e continuo BIP e dalle urla di Kyle.Mi alzo in fretta e la linea sul monitor è dritta. Non ci sono onde vitali. – Cam! – mi avvicino a lui e comincio a scuotergli il braccio. – Cam! – alzo gli occhi verso Kyle che non viene ascoltato da nessuno. – Kyle! Fa qualcosa! - i suoi occhi mi guardano, prima agitati, poi decisi. Si avvicina al letto, e a Cam. – Spostati. – Io mi sposto e lui comincia a praticare il massaggio cardiaco su mio fratello.

 
Uno, due, tre.
Respiro.

 
Uno, due, tre.
Respiro.

 
Uno, due, tre.
Respiro.

 
Guardo il monitor: NIENTE.

 
Ti prego, Cam. – tengo tra le mani il braccio immobile di mio fratello. -  Vivi per me. Ti prego.– sussurro tra le lacrime.
 
 
Uno, due, tre.
Respiro.

 
Uno, due, tre.
Respiro.

 
Uno, due, tre.
Respiro.

 
 
Guardo il monitor e delle piccole onde cominciano a formarsi sulla linea. Il cuore ha ripreso a battere.
Guardo Cam, poi mi avvicino di più al suo viso e gli scosto i capelli sudati dalla fronte. – Grazie.. – sorrido e sposto lo sguardo su Kyle, che è immobile accanto al letto. – Kyle? – i suoi occhi rimangono fermi, mentre fissano un punto nel vuoto. – Amore? Tutto okay? – Alza lo sguardo su di me e mi guarda, senza dire niente. – Ho bisogno d’aria. – Esce dalla camera e si avvia verso l’uscita, correndo per il corridoio.
Esco anche io dalla camera e lo inseguo, facendo attenzione a schivare i vari medici e le infermiere che sembrano delle formiche in un formicaio.

Arrivo alla hall dell’ospedale e non trovo Kyle, lo cerco con lo sguardo, ma non lo vedo.
 
 
Il vento freddo mi colpisce in pieno viso quando sorpasso le porte dell’ospedale, e iniziando ad osservare il parcheggio scorgo Kyle appoggiato ad un muretto, che fuma una sigaretta. Non l’avevo mai visto fumare.


Mi avvicino lentamente a lui. – Fumi? Da quando? – sposta per un secondo lo sguardo su di me e poi ritorna a fissare le macchine davanti a lui. – Da ora. – freddo. Tutto quello che riesco a sentire attraverso la sua voce, è il freddo. Glaciale. – Amore? Che succede? – Niente. – mi sposto di fronte  a lui e cerco qualcosa nel suo sguardo. – Kyle? Che c’è? – Non capisco. Che cosa gli succede? – Kyle? Ti prego, dì qualcosa. – Ho appena salvato la vita a TUO fratello, e tu ringrazi lui. Ringrazi lui, che stava morendo. Anzi, probabilmente è proprio quello che voleva fare, morire. Con la vita che si ritrova. IO ho salvato la vita di tuo fratello, IO.

Sento improvvisamente formarsi un groppo in gola, deciso a non andarsene. – Mio fratello stava morendo, STAVA MORENDO, Kyle. Ti sembra il momento per tirare fuori il tuo orgoglio maschile ferito? – vedo i muscoli del suo collo irrigidirsi. – Non ero autorizzato a mettere le mani su tuo fratello. Non sono un dipendente dell’ospedale, e sono soltanto al secondo anno di medicina. – Ma l’hai fatto, per me, Kyle. L’hai fatto perché ti ho chiesto di fare qualcosa. Ti ho chiesto di salvare l’unico membro che mi resta della mia famiglia. Vuoi sapere se ti avrei ringraziato? Certo che lo avrei fatto. Ti amo, e hai appena salvato la vita a mio fratello. Ti sarò debitrice per tutta la mia, di vita. – non dice niente. Se ne sta solamente lì, immobile, senza dire una parola. Butta la sigaretta per terra e la spegne strofinandola a terra con il piede. Allungo il braccio verso di lui e gli sfioro la mano, ma lui non la prende tra le sue. – Okay, fai come vuoi. - gli volto le spalle e mi avvio verso l’entrata dell’ospedale, prendo l’ascensore e salgo fino al corridoio dove è situata la camera di mio fratello.
 

 
 
Entro dalla porta ancora aperta e vedo due medici e un paio di infermiere accanto a mio fratello. – Che cosa è successo? – non riesco a vedere Cam così mi alzo sulle punte, spostando la testa a destra e a sinistra. – Mallory! – sento la voce di Cam e mi faccio spazio per raggiungerlo.


Arrivo accanto a lui e vedo i suoi occhi verdi che mi guardano. Prendo una sua mano fra le mie e la bacio, poi una lacrima mi scende sul volto e gli bagna la pelle. – Perché piangi? – Sposto gli occhi sul suo viso. – Sei vivo, Cam. Eri in un coma, e ti sei svegliato. Ti sei svegliato. Mi dispiace. – Per cosa? – Per non esserci stata, quando hai aperto gli occhi. – Cam porta la mano al mio viso e mi asciuga un’altra lacrima. – Non importa, l’importante è che ora tu sei qui. – Annuisco stringendogli più forte la mano.
 

 
Aspetto in camera di Cam mentre i medici fanno gli accertamenti sulla sua salute per poterlo dimettere dall’ospedale. Non vedo Kyle da più di tre ore. Lui non è tornato e io non l’ho chiamato. Non saprei cosa dirgli, e credo nemmeno lui. Guardo il telefono appoggiato accanto a me sul divano, e non trovo nulla. Né una chiamata, né un messaggio.

 
Nulla.
Niente.
Zero.


 
Mi alzo e metto dentro una busta di plastica le poche cose che Cam aveva con sé al momento dell’incidente. Le chiavi dell’auto, un pacchetto di fazzoletti, il cellulare mezzo rotto, le chiavi di casa, e un berretto. Cam entra in quel momento sdraiato su una barella spinta da un’infermiera. – Allora? – gli chiedo. – Tutto ok, tra un po’ possiamo andare a casa, devo solo firmare i documenti della dimissione. - Annuisco, poi mi avvicino al divano e controllo il cellulare.

 
0Chiamate ricevute. – 0 Messaggi ricevuti.
Blocco il telefono e  lo infilo nella tasca dei pantaloni, sospirando.
 
 
 
Un’ora dopo. 
 
 
Okay, finito. Andiamo Mallory, voglio uscire da questo posto. – A chi lo dici, un paio di ore fa eri su quel letto, in coma. – Mi dispiace di averti fatto stare in pensiero. – Non sei tornato per più di un giorno, si può sapere dove cavolo sei stato? – Prendo la busta di plastica dal divano e ci avviamo verso l’uscita. – Sono andato da Jane, a Somerville. – A Somerville? Chi è Jane? – Un mio amico, non lo sapevi? – Ahah, che ridere.. chi è Jane? Il mio fratellino si è innamorato? – Mi duole ammetterlo, ma forse si. – E lei? Com’è? – E’ bellissima, ha i capelli castano chiaro e due occhi azzurri, del colore del mare, degli occhi che puoi osservare per ore, senza mai stancarti, e poi quelle labbr.. – sorrido, tra me e me, pensando a quella notte dove ero io a parlare di Kyle, come lui sta parlando di Jane adesso. – Eh sì, ti sei proprio innamorato. Buona fortuna. – Con tutta la strada che ho fatto per lei, si è pure rifiutata di aprirmi la porta di casa! Stavo correndo come un matto in autostrada, ero qui vicino quando ho avuto l’incidente. – Deve essere una stupida, per lasciarsi sfuggire un ragazzo meraviglioso come te. – E tutti questi complimenti, sorellina? – Alzo le spalle per evitare di dare una risposta. Kyle mi manca da morire.

Prendo il telefono dalla tasca e guardo lo schermo che ormai ho imparato a memoria nelle ultime ore. – L’avrai controllato un milione di volte, Mallory. – continuiamo a camminare, mentre io abbasso lo sguardo e infilo le mani nelle tasche della giacca. – Che succede? Si tratta di Kyle? – annuisco. – Avete litigato? – Forse.. dovresti sapere una cosa. Il tuo cuore ha smesso di battere per due minuti, nessun medico si avvicinava, nonostante le nostre urla. – Sono.. sono morto per due minuti? – Si, è stato Kyle a rianimarti. – Kyle.. Kyle mi ha salvato la vita? – annuisco. – E adesso? Dov’è? – Non lo so, se n’è andato. Abbiamo litigato subito dopo, anzi HO litigato. Lui se ne stava lì immobile senza dire niente. Così me ne sono andata. – Perché? – Dopo che il tuo cuore ha ricominciato a battere ti ho sussurrato un: Grazie. Lui ha detto che era stato lui a salvarti la vita e che aveva trasgredito le regole dell’ospedale per salvarti, e che avrei dovuto ringraziare lui, non te. – Decido di omettere il particolare che secondo lui era mio fratello a voler morire. Meglio così. – Vieni, andiamo a casa. - Entriamo nel taxi che ho chiamato precedentemente e in pochi minuti siamo a casa.

 
Usciamo dal taxi e Cam nota subito la macchina ancora parcheggiata nel vialetto, la mia macchina. Mi guarda interrogativo. – E’ mia. – dico subito, con rammarico. – Me l’ha regalata Kyle, poche ore prima che ricevessi la chiamata dell’ospedale. – Infilo le chiavi nella toppa della porta ed entro subito in casa.
 Vedo la camicia di Kyle a terra, insieme alla mia maglietta. Resto parecchi secondi a fissarle, mi volto verso il muro dove ore prima ero appoggiata, sostenuta da Kyle. Prendo la camicia di Kyle da terra e la stringo fra le mani, poi la porto vicino al naso e sento il suo profumo.
 

Mare e foresta.

 
Quel profumo che mi ha fatto impazzire, che mi ha insegnato ad amarlo, che mi ha insegnato ad amare ogni piccolo, semplice particolare di lui.  – Mallory .. – giro la testa verso Cameron e lui ha lo sguardo più comprensivo del mondo. – Non .. non dire niente, per favore. – le lacrime hanno iniziato a scendere già da un po’, e non riesco a fermarle. Cam si avvicina a me e allarga le braccia, mi appoggio a lui e mio fratello mi stringe, riscaldando non solo il mio corpo, ma anche il mio cuore.

 
 
Mi sveglio e mi giro nel letto fino a riuscire a vedere l’orario nella piccola sveglia posata sul comodino. 15,38. Mi alzo controvoglia e dopo essere entrata in bagno mi guardo allo specchio.

Occhiaie fino al mento e aspetto cadaverico sono le conseguenze di ore e ore passate a pregare e piangere in ospedale e alla dura battaglia che ho combattuto poche ore prima per cercare di addormentarmi, o di entrare almeno in uno stato di quiete, così da non dover pensare a niente, o per dirla meglio di non pensare a Kyle.
Cameron, anche essendo appena uscito dal coma, è stato con me tutta la mattinata, sdraiato nel mio letto.
 

Mi ha abbracciato e ha asciugato le mie lacrime.

 
 Mi tolgo di dosso la tuta che avevo infilato prima di coricarmi ed entro dentro la doccia. Apro l’acqua e la regolo al massimo. L’acqua bollente comincia a scivolarmi addosso, riscaldandomi immediatamente.


 
Esco dalla doccia con le gambe molli, prendo un asciugamano e me lo avvolgo intorno al corpo, ma non faccio in tempo nemmeno a sedermi che devo subito piegarmi sul WC per vomitare.
I capelli bagnati mi cadono davanti al viso, e sento subito Cam entrare in bagno allarmato. Mi prende i capelli e li lega con un elastico, poi posa una mano sulla mia fronte e mi regge la testa, mentre continuo a vomitare.
Mi aiuta a sedermi per terra e si siede di fronte a me, guardandomi. – Non sei messa tanto bene. – Grazie, molto gentile. – Forse dovremmo andare da un medico, Mallory. – Siamo appena usciti da un osped.. – Non faccio in tempo a finire la frase che un altro attacco di nausea si impossessa di me, così mi chino di nuovo sul water e vomito, ancora, e ancora.


 
Cam mi asciuga i capelli con il fono e poi mi fa infilare dei vestiti in fretta, mi prende in braccio e mi porta sotto, in cucina. – Andiamo da un medico. – Non ce n’è bisogno.. è solo un po’ di nausea. – Non ti ho mai visto così, Mallory. – Si volta per prendere le chiavi della sua macchina, rendendosi conto subito che lui non ha più una macchina. – Maledizione! – Cam.. – lui si volta a guardarmi, preoccupato. – Possiamo prendere la mia, di macchina. – Sei sicura? – annuisco, asciugando immediatamente una lacrima fuggita dall’occhio. – Mi puoi prendere una coperta? Ho tanto freddo. – Lui corre verso il divano e prende il plaid che teniamo sempre lì, dopo viene davanti a me e me lo avvolge intorno. – Va meglio? – annuisco. – Grazie. – Cam mi prende in braccio e dopo aver preso le chiavi del Maggiolone esce da casa nostra, apre la macchina e mi deposita delicatamente sul sedile del passeggero. Si siede al posto del guidatore e mette in moto.
 

 L’avevo immaginato diverso il primo viaggio con la mia macchina nuova, soprattutto l’avevo immaginato insieme a Kyle, non in viaggio verso l’ospedale. Mi porto le ginocchia al petto e mi rannicchio sul sedile di pelle beige.


 
Angelo, la sai guidare vero? – Guardo Kyle e gli faccio segno di no con la testa. – Non, non hai la patente? – No, non ho mai dovuto prenderla. – sfioro il volante delicatamente, con le punte delle dita. – Mi insegnerai tu, vero? – Certo. –mi lancia su di lui, abbracciandolo. – Grazie, amore! – Gli stringo il collo forte, poi mi allontano da lui e lo guardo negli occhi.
Kyle avvolge  le braccia intorno alla mia vita  e mi stringe a lui. – Ti amo, angelo.



 
Mi passo il braccio destro sugli occhi per asciugare i lucciconi che mi stanno scendendo dagli occhi. Sento lo sguardo di Cameron addosso e mi volto verso di lui. – Mallory, stai tranquilla. Non è niente di grave, avete solo litigato. Farete pace. – Lo spero. – Sussurro.
 

 
Pov Kyle.
 



Dieci ore prima.


 
Entro in casa stanco, non ho voglia di fare niente. Niente. Voglio solo dormire. In casa non c’è nessuno, sicuramente i miei genitori sono a lavoro e Sally all’asilo. Arrivo in camera e butto tutto quello che ho in mano sul letto, caccio le scarpe e me ne vado in salotto, mi corico sul divano e penso. Ho appena salvato il ragazzo che mi ha dato un pugno in faccia, che tra l’altro è il fratello della mia ragazza. La mia ragazza. Tornerà tutto come prima?
 
 
 
 
Mi sveglio grazie al rumore insistente del campanello. Mi alzo e mi avvicino allo spioncino della porta.
 

Cameron?
 

Il fratello di Mallory è fuori dalla porta?
 
Apro la porta e Cam mi guarda. – Ciao, Kyle. – Ciao. – Posso entrare? – Emh, si. Certo. – Apro del tutto la porta e mi sposto di lato per farlo entrare, gli faccio strada fino in cucina e gli faccio segno di sedersi. – Ti ha mandato tua sorella? – gli dico, mentre lui alza lo sguardo verso di me. – No, lei non ne sa niente. Sono venuto a ringraziarti, Mallory mi ha detto che sei stato tu a rianimarmi. Grazie. – L’ho fatto per lei. – Grazie comunque. – si alza e insieme ci avviamo alla porta. Cam esce e si gira a guardarmi.  – A proposito, non lasciatevi per una cazzata del genere. Non ne vale la pena. – lo guardo e poi lui torna lentamente a casa sua.
 

 
 
Sposto la tenda dalla finestra e noto il Maggiolone bianco uscire dal vialetto, guidato da Cameron. Accanto a lui rannicchiata vedo la figura di Mallory, avvolta in una coperta. Esco di corsa da casa e salgo in macchina, poi senza farmi notare li seguo.
 

La macchina di Mallory si ferma davanti al pronto soccorso dell’ospedale lasciato ore prima. Osservo Cam uscire di corsa e prendere in braccio l’esile corpicino di Mallory. Vedo di sfuggita la pelle dall’aspetto di un cadavere del suo viso. – Che cavolo .. – parcheggio l’auto e scendo di corsa, seguendo Cam dentro l’ospedale. Quando lo vedo non ha più Mallory in braccio, ma la vedo sopra una barella. Lui mi vede e leggo la sorpresa nei suoi occhi.  – Che cosa è successo? – gli domando agitato. – Era pallida e aveva freddo, doveva vomitare ogni tre minuti e ad un certo punto ho deciso di portarla in ospedale, e mentre eravamo in macchina è svenuta. Così all’improvviso. – un infermiera si avvicina a noi e ci dice che dobbiamo aspettare in sala d’aspetto.

 
Ci avviamo contro voglia verso quelle sedie che non mi piacciono per niente.
 

Passiamo più di un’ora insieme, in silenzio, senza nessuno che ci dica qualcosa su Mallory.
 

Cameron Thompson? - Alziamo insieme lo sguardo e vediamo un medico che ci guarda dall’altro. Cameron si alza e da subito la mano al medico. – Mallory? – Nella posizione in cui si trovava sua sorella, il vomito le ha stimolato il nervo Vago, che ha rallentato l’afflusso sanguigno al cervello e che quindi ha provocato lo svenimento, ma adesso sta bene, almeno credo. – Cam lo guarda meglio. – In che senso? - Ha soli diciassette anni, eppure nei suoi occhi c’è un dolore immane. Che cosa le è accaduto da provocarle un simile dolore? – mi alzo e mi avvicino a loro. – Credo sia colpa mia, dottore. – Il dottore si gira verso di me. – Lei chi è? – Sono.. forse, il ragazzo di Mallory. – Non sono affari miei, ma qualunque cosa sia successa dovete avere più cura di lei. E’ piccola, e debole,  e voi siete gli uomini della sua vita, da quello che ho capito. Prendetevi cura di lei. – Lo faremo. – diciamo all’unisono io e Cam. 


 
Almeno su questo siamo d’accordo.
 

Il medico ci fa strada fino alla camera di Mallory. 3940. Che grande coincidenza. La stessa camera di Cameron. Mette la mano sulla maniglia ma non la apre, si gira a guardarmi. – Entra tu, per primo. – Davvero? – Cam annuisce. – Dovete risolvere, ma non la fare stancare. Voglio mia sorella tranquilla e serena. – Oh, grazie. – Apro la porta ed entro in camera di Mallory.
 

 
Lei è sdraiata nel lettino, le mani appoggiate in grembo, lo sguardo rivolto verso la finestra.

 
Ha cominciato a piovere.


 
Mi avvicino a lei lentamente. – Angelo.. – lei si gira verso di me e mi guarda, con gli occhi velati di lacrime. Mi siedo accanto al lettino e avvicino la sedia a lei quanto più mi è possibile, le prendo la mano e allaccio le sue piccole dita fredde alle mie. – Mi dispiace così tanto, angelo. Non volevo farti questo, mi sento così in colpa. Mi dispiace, è tutta colpa mia. – Amore.. – avvicina le dita al mio viso e mi accarezza la guancia. Asciuga la lacrima che mi scende sulla guancia ed io mi allungo verso di lei. Le poso un bacio delicato sulla fronte e le accarezzo i capelli. – Ho infranto la promessa che ti avevo fatto, quella di non lasciarti più. E invece l’ho fatto nel momento in cui avevi più bisogno di me. – i suoi occhioni verdi mi guardano, bellissimi come sempre. – Non importa, hai salvato la vita di mio fratello, hai salvato una vita. – Dovevo essere lì con te mentre stavi male. – Non c’era granché da vedere, amore. – Non importa, ci dovevo essere. – Ci sei, adesso ci sei. E sei qui, con me. Adesso che ne ho veramente bisogno. – le sue dita mi scompigliano i capelli, facendomi il solletico. – E poi, puoi sempre recuperare. – mi afferra dalla maglietta e mi attira a sé, mi bacia e mi morde il labbro inferiore. – Sei terribile. – le sussurro. – Lo so.



Ci vediamo Domenica prossima !

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Capitolo 8
*** Under my skin. ***








Capitolo 7. –Under my skin.


 
Pov Mallory.





 
“Mamma!” lei mi guarda da lontano, le gambe sono coperte dagli steli dei tulipani  e dalle margherite.  “Mamma!”
“ Mallory, vieni amore. Vieni dalla mamma.” le sue parole mi arrivano alle orecchie trasportate dal vento. Apre le braccia ed io comincio a correre verso di lei.
Le mie piccole gambe volano attraverso i fiori di campo, le manine scostano gli steli per poterci passare attraverso.
La lunga gonna salmone di mia madre è ampia e le scende morbidamente intorno alle gambe, la camicetta di seta bianca le fascia il busto, mettendo in risalto il seno. Salto e lei mi prende in braccio, e mi aggrappo con una mano al suo foulard salmone.
“Ti voglio bene, piccoletta.”
“ Anche io ti voglio bene, mamma! Tanto tanto!”  mi stringo a lei quando vedo un vortice nero aprirsi alle sue spalle.
“ Mammina..”
“Che c’è amore?”
“ Mammina, girati.” Mia madre si gira e vede il buco nero, che l’attira pian piano verso di esso. “Mammina, ho paura.”
“ Stai tranquilla, piccoletta.” la vedo gradualmente venire risucchiata dentro la crepa.
MAMMA!” quando vedo i suoi capelli biondi scomparire dentro lo spacco di terra, comincio a piangere.
“ Mamma.. non lasciarmi sola!”
 
 

“Mamma!”
“ Mallory!” vengo svegliata da Kyle che mi chiama. Sono tutta sudata, ho i capelli attaccati alla fronte e Kyle passa sopra la mano per scostarli.
“ E’ tutto ok, angelo.”
Kyle.”
“ Sono qui, sono qui.” Sento gli occhi bruciare forte per il pianto, così prendo un fazzoletto e mi asciugo gli occhi e le guancie.
“E’ stato soltanto un incubo, non era niente di reale, angelo. Niente di reale.” Quanto vorrei che fosse vero. Vorrei che fosse vero per potergli dire di non preoccuparsi, che è tutto ok. Ma non è tutto ok.
“Stai tranquilla, angelo. Vieni qui.” apre le braccia per accogliermi e io mi accuccio contro di lui, cingendo il suo busto con le braccia. Lui mi stringe forte e mi da un bacio sulla testa, dondolandomi dolcemente, come se fossi una bimba che ha appena sognato l’uomo nero. Gli stringo la maglietta con la mano, in modo forte. Come per aggrapparmi a qualcosa, per aggrapparmi a lui.
“Angelo, tremi.” Riesco a percepire i miei brividi, Kyle prende una coperta dai piedi del letto e mi ci avvolge.
“Kyle, ho paura.” I  suoi occhi neri mi osservano, preoccupati.
“Di che cosa?”
“Di rimanere sola. Tu non te ne andrai come la mamma, vero?”
“No, angelo.”
 
 
 
 
“Non è stato niente, Kyle. Solo un brutto sogno.” Non posso mentirgli, ma lo faccio ugualmente. Lo faccio perché ci sono già troppi casini, troppi.
“Non era solo un brutto sogno.” Mette un bel po’ di enfasi sulle parole:brutto sogno. “Tremavi, piangevi. Non ti avevo mai visto in quel modo, amore. Sono giorni che fai così.”
“Sto bene, ok? E’ tutto ok.” Odio mentire alle persone che amo, odio mentire a Kyle. È sempre lo stesso sogno, lo stesso maledettissimo sogno che mi tormenta tutte le notti da giorni, ormai.
Quel dannatissimo giorno in cui io e la mia famiglia abbiamo deciso di andare a fare un picnik in un campo di tulipani, i fiori preferiti della mamma. Stavamo cercando un posto adatto dove sistemarci, quando la mamma mi ha chiamata da lontano. Sono arrivata fra le sue braccia e lei ha cominciato a dire cose senza senso.
 
È stata quella la prima volta in cui mia madre ha dimostrato i primi sintomi dell’Alzheimer.
 
Finisco di lavare i piatti e mi avvio verso il divano, mi accartoccio su me stessa e apro la TV.
“Amore io non voglio forzarti, ma non stai bene.”
“Mi stai dando della pazza? Vorresti che prendessi un appuntamento da qualche parte?”
“Non ti sto dando della pazza, solo che non mi piace il fatto che tu stia male.”
“Non sto male, te l’ho detto.” Prendo il telecomando e giro diversi canali sul televisore, trovo un quiz-game e lo lascio lì. Tanto per distrarmi un pochino.
Vedo la domanda e dico subito la risposta corretta. “Alessandro Manzoni.” Kyle mi guarda alzando le sopracciglia. Io mi giro verso di lui e gli rispondo “E’ stato lui che ha scritto i Promessi Sposi.”
“Mi stai mentendo, Mallory?” vengo sorpresa così tanto dalle sue parole che faccio un salto.
“Eh? Ma che dici?” Lui si avvicina a me e mi prende la mano.
“Se ci fosse qualcosa che mi stai nascondendo me la diresti, vero angelo?” Lo guardo ingoiando il groppo di saliva che mi si è formato in gola. E adesso? Che cosa gli dico?
“Non è necessario, è tutto ok.”
“Quindi c’è qualcosa, e me la stai tenendo nascosta.”
“Kyle..” lui mi guarda, abbassando lo sguardo.
“Va bene, se è così allora da ora in poi non ti toccherò più finché non me lo dirai.”
Lo guardo allarmata. “Come non mi toccherai più?”
“Non riceverai da me nessuna coccola, nessuna carezza, niente.” Mi alzo in piedi, furiosa.
“Ma che stai dicendo? Impazzirò, Kyle!” Lui mi guarda, stiracchiandosi all’indietro sul divano. La maglietta si alza scoprendo il basso ventre, attirando immediatamente la mia attenzione sulla striscia di peli che scompare dentro i pantaloni. Alzo lentamente lo sguardo sui suoi occhi e lui mi guarda, sorridente.
“Non resisterai a lungo, vero angelo?” mi avvicino a lui e mi inginocchio accanto alle sue cosce, sul divano.
“Non puoi farmi questo.” Lui mi accarezza il collo con un dito e mi sussurra all’orecchio “ Certo che posso.”
 
 


Due giorni dopo.
 


“Vuole la guerra, e guerra sia! Gli farò rimpiangere di essere nato.”  Sophia e Jenn mi stanno accompagnando in un negozio di intimo. Devo farlo impazzire, prima che lo faccia io. Gli ho chiesto gentilmente in prestito dei soldi per andare a “fare la spesa” e lui me li ha dati, ignaro del piano malefico che sto mettendo in atto.
“Fai bene Mallory, vedrà di che pasta sei fatta.” Sophia è d’accordo con me, bene.
“Credo che tu dovresti dirgli cosa ti succede, è il tuo ragazzo, merita di saperlo, non credi?” Jenn, la solita rompi scatole.
“No, non voglio dirgli niente.”
“Non risolverai niente mentendogli, Mallory. Quel giorno rimarrà impresso nella tua mente per tutta la vita.”
“Hai detto bene, nella MIA mente. Voglio che la sua rimanga intatta. Amo Kyle, e non voglio che i miei problemi lo facciano stare male, non voglio.” Jenn mi viene vicino abbracciandomi.
“Sono pure problemi suoi, se state insieme.”  Mi scosto bruscamente da lei e la guardo, con gli occhi infuocati di rabbia inespressa. Sono due giorni che Kyle non mi tocca.
“Basta, ok? Non voglio dirgli niente, sono i miei ricordi. I miei sogni. I miei incubi. I miei. Posso ricordare gli ultimi pochi minuti passati con mia madre quando stava ancora bene. Se questo significa stare male un po’ la notte non importa, ma voglio ricordarli da sola. Kyle non centra. Non centra niente con tutto questo.”
Mi giro e mi avvio velocemente verso il negozio di intimo dietro l’angolo. “Mallory! Fermati!”
Continuo a camminare senza girarmi. “Mallory!” mi volto in mezzo alla strada e le guardo.
“Che c’è?” Jenn mi guarda, con gli occhi lucidi. “Non volevo farti arrabbiare, è solo quello che penso.”  Io mi avvicino a loro e la guardo negli occhi azzurri. La abbraccio.
“Lo sai che mi da fastidio quando fate così. Faccio quello che mi pare più giusto.”
Sento le sue braccia stringermi forte ed io faccio lo stesso. “Ti voglio bene, Jenn.” Lei mi da un bacio sulla guancia. “Anche io!”
 
Arrivate (finalmente) al negozio di intimo, la commessa comincia a mostrarmi dei completini molto, e quando dico molto intendo proprio molto, accattivanti.  Li provo in un batter d’occhio e decido subito di prenderli. Spendo tutti i soldi che Kyle mi ha dato. Ti faccio vedere io se riuscirai a non toccarmi, adesso.
 
Nascondo la busta dentro la borsa ed entro in casa. Faccio un giro di perlustrazione e vedo che Kyle e Cam non ci sono. Salgo velocemente in camera e dopo aver preso il sacchetto poso i completini dentro il cassetto.
 
Sento la porta di casa aprirsi e subito dopo la voce di Kyle: ”Mallory? Ci sei?” dal piano di sopra gli urlo che ci sono.
Scendo le scale con lentezza, arrivo di sotto e Kyle sta appendendo la giacca all’appendi cappotti. “Ehi.” Mi saluta e io ricambio, poi vado in cucina. Sono le sette e mezza di sera, Jenn, Sophia e io siamo andate subito dopo scuola a “fare la spesa.”
“Che mangiamo stasera?” Kyle mi chiede, ma sinceramente non ne ho la minima idea.
“Emh, non lo so.” Lui mi guarda, sospettoso.
“Non hai comprato niente?” I suoi soldi, cacchio.
“Mi hanno rubato i soldi mentre andavo al supermercato.” Lui si avvicina immediatamente a me e mi abbraccia.
“Ti hanno derubato? Ti hanno fatto male? Stai bene, vero?” Lo guardo sorridendo. “Perché diamine stai ridendo?”
“Sei carino quando ti preoccupi.” Vorrei baciarlo, davvero. Vorrei baciarlo così forte da strappargli il respiro per minuti interi. Ma io sono più forte, così mi sposto da sotto di lui e mi avvio al frigo. Lo apro e vedo un sacchetto con tre piadine. “Piadine?” Lui mi guarda sovrappensiero, sorridendo.
 
Preparate le piadine, Cam, Kyle ed io ci sediamo a tavola. Mentre mangiamo c’è il più assoluto silenzio. Evito lo sguardo di Kyle, lo evito del tutto. Non posso dargliela vinta. Finita la cena vado vicino al lavandino e comincio a lavare i piatti, sentendo Cam nell’altra stanza aprire la TV, e mettere la partita. Che noia le partite.
 
Il sogno di mia madre non ha smesso di tormentarmi tutte le notti. A volte un po’ di più, a volte un po’ di meno. Alzo lo sguardo e vedo davanti a me la figura di mia madre. Urlo e il piatto che avevo in mano cade per terra, provocando un fracasso che rimbomba in tutta la casa.
 
“Angelo, tutto ok?” vedo Kyle avvicinarsi e alzando lo sguardo non vedo più mia madre davanti a me. Kyle mi tocca la spalla con una mano. “Tutto ok? Ti sei fatta male?”
Faccio cenno di no con la testa. “No, sto bene.” Mi piego  e comincio a raccogliere i pezzi di porcellana dal pavimento. Kyle mi aiuta, ed io sento per tutto il tempo il suo sguardo addosso.
“Kyle, sto bene. Smettila di fissarmi.”
“Angelo, hai urlato.” Porto la busta con i pezzi del piatto sul tavolo e continuo a lavare i piatti.
 Kyle appoggia la testa sulla mia spalla sinistra e mi cinge i fianchi. Mi sta toccando, incredibile.
“Non è niente. Sto bene.”
“Angelo, non puoi continuare così.”
“Sto benissimo, Kyle. Smettila di dire il contrario, altrimenti puoi anche uscire subito da questa casa.”
 
 
Le allucinazioni. Ho le allucinazioni.
 
 
“Ho solo paura per te, sei pallida.”
“Sto bene, ok?” Mi giro e mi appoggio al lavello dietro di me con la schiena, reggendomi con le mani al bordo del mobile.
Kyle si avvicina aderendo il corpo al mio e appoggia la bocca sulla  mia fronte.
“Mi manca il tuo corpo, la sensazione delle mie mani sulla tua pelle.”
Mi deposita un bacio sulla fronte e si appoggia completamente a me. Salto e mi siedo sul lavello, apro le gambe e lui si infila subito in mezzo. Gli alzo leggermente la maglietta e gli accarezzo la vita con un dito. Lui avvicina la bocca al mio collo e comincia a baciarlo, facendomi rabbrividire quando sento la sua barbetta strofinare con forza contro la mia pelle.
 
Lo voglio, eccome se lo voglio. Ma non posso permettermi di cedere, non adesso, dopo due giorni di astinenza totale da lui.
 
Afferro il suo mento con due dita e lo avvicino alla mia bocca, ma quando le sue labbra raggiungono quasi le mie salto giù dal lavello, facendolo rimanere là, immobile e sbalordito. Vado da Cam e mi siedo accanto a lui, Kyle ci raggiunge dopo parecchi minuti, si siede accanto a me e avvicina la bocca al mio orecchio.
“Stavo per baciarti, angelo.”
“Lo so.” Resto ferma a guardare il televisore davanti a me, senza però guardarlo davvero.
“E allora perché te ne sei andata?”
“Sono due giorni che non mi tocchi, sono arrabbiata con te.”
“Lo sai che non è per colpa mia, sei tu che non stai bene.”
Sospiro, è vero che non sto bene. Ma non posso permettermi di passargli le mie angosce.
“Vado a dormire.”
 
Salgo le scale fino ad arrivare in camera mia. Prendo dall’armadio uno dei due completini che ho comprato, quello nero. Vado in bagno e lo infilo, metto il pigiama e mi ficco sotto le coperte.
 
Più tardi sento la porta della mia stanza aprirsi, Kyle si spoglia e dopo aver preso dal cassetto un pantalone di tuta che tengo sempre per lui nell’armadio, si corica vicino a me.
Percepisco il suo respiro nonostante il tumore assordante dei motori delle auto che passano davanti a casa mia. Mi accarezza la spalla con un dito, leggermente.
“Perché non ne parli con me?” Sussurra. Non voglio rispondergli, così faccio finta di dormire.
 
 
“ Mammina, girati.” Mia madre si gira e vede il buco nero, che l’attira pian piano verso di esso. “Mammina, ho paura.”
“ Stai tranquilla, piccoletta.” la vedo gradualmente venire risucchiata dentro la crepa.
MAMMA!” quando vedo i suoi capelli biondi scomparire dentro lo spacco di terra, comincio a piangere.
“ Mamma.. non lasciarmi sola!”
 
Mi sveglio urlando, Kyle mi abbraccia. E’ così abituato a farlo, in questi giorni. Il motivo, ormai si sa, è sempre lo stesso.
 
Dannato sogno!” sussurro tra le lacrime. Kyle mi accarezza la testa e sospira.
 
“E’ mia madre.” Dico, ad un tratto.
 
Kyle mi guarda sorpreso. “Che cosa?”
“E’ mia madre, è lei che sogno.”
Gli occhi neri di Kyle mi guardano a pochi centimetri di distanza. Sono comprensivi.
“Siamo andati in un campo di tulipani, quando mia madre stava ancora bene.” Mi asciugo le lacrime con la manica della maglietta. “E’ stato il primo giorno in cui lei ha dimostrato i sintomi dell’Alzheimer. Era con me.”
Kyle mi stringe le mani, facendomi segno di continuare.
“Nel sogno, invece di dire cose senza senso, dietro di lei si apre un vortice nero, e lei ci cade dentro. Io non posso fare niente, per lei. Non posso fare niente! Non l’ho potuta salvare, Kyle. Lei se ne andava pian piano, e io non l’aiutavo. Non ho fatto niente per lei.”
“Angelo.. vieni qui.” mi butto su di lui e sprofondo la testa nel suo petto, bagnandogli la pelle dorata con le mie lacrime. “Non hai fatto niente, solo perché non potevi fare niente. Non è colpa tua.” Annuisco lentamente, poi Kyle mi tocca la mano. “Sei freddissima, angelo. Aspetta qui.” Si alza e dopo pochi secondi sento l’acqua scorrere in bagno.   
Mi aggrappo a lui mentre mi porta nel bagno adiacente alla mia camera, quello con la vasca, mi fa sedere sul bordo e mi sfila lentamente la tuta, lasciandomi con indosso solo l’intimo.
 
Quell’intimo.
 
“E questo?” Mi domanda, passandomi un dito sulla spallina del reggiseno nero di pizzo.
 “Era per te.” Sussurro.
“Mmm, per me?” dice, stupefatto.
“Per farti impazzire, come hai fatto tu con me.” alzo lentamente lo sguardo su di lui, e vedo che gli angoli della sua bocca si alzano, piano.
“Non te li hanno rubati, i soldi. Vero? Ci hai comprato questo.” Annuisco con calma, vergognandomi.
“Scusa, non volevo fregarti i soldi. Volevo solo..”
M’interrompe baciandomi, sento le sue mani calde percorrermi tutta la schiena, massaggiandola con lentezza.
“Non fa niente, angelo.”  Mi dice, mi prende in braccio e mi appoggia sopra il mobile del bagno.  Rabbrividisco sentendo il freddo del mobile filtrare attraverso le culottes di pizzo.
 Avvolgo la sua vita con le gambe e mi appoggio con la schiena al muro, attirandolo a me con le braccia. Sentire le sua labbra sulle mie dopo tre giorni spazza via tutto. Compreso il sogno di poco prima.
 
Porto le mani sul laccio dei suoi pantaloni, lo slego. Arrivo al bordo posteriore della tuta e lo allargo, infilando le mani tra i boxer ed essa. Kyle, come per imitarmi, passa un dito sull’orlo anteriore delle mie culottes, facendomi fremere.
“Kyle..” gli sussurro, mordendogli il collo.
“Dimmi, angelo.” introduce la mano interamente nei miei slip, e infila un dito dentro di me. Rabbrividisco dal piacere che solo lui può, e sa darmi. Avvicina le labbra al mio orecchio e mi morde gentilmente il lobo. Sento la sua erezione premere contro la mia coscia. Rido, vedendo la voglia che ha del mio corpo.
 
La voglia che ha di me.
 
“Perché ridi?” Mi chiede Kyle. Alzo lo sguardo verso i suoi occhi lucenti. Ha gli occhi pieni di desiderio, di passione.
“Questi tre giorni non hanno giovato nemmeno a te, vero?”
Lui fa cenno di no con la testa.
“Vieni a fare il bagno con me?” Gli domando.
Lui mi slaccia il reggiseno ed io scendo dal mobile, mi sfila velocemente le culottes e si spoglia, lanciando i vestiti dall’altra parte del bagno.
Entro nella vasca mentre Kyle si avvicina alla porta e la chiude a chiave.
Si volta verso di me e si ficca nella vasca, facendo uscire un po’ di acqua fuori.
“Ops.” Sussurra, ridendo.
Avvolgo il suo collo con le braccia e lo attiro a me.
Mi mette le mani sui fianchi e si appoggia al mio corpo.
Sento subito il suo membro premere contro il mio bacino, apro leggermente le gambe e lo accolgo dentro di me.
 Non fa fatica ad entrare, l’acqua e il preservativo lo facilitano parecchio.
Spinge con forza dentro di me, provocandomi delle fitte di piacere che mi tolgono il fiato numerose volte.
Lui ansima sopra di me, e quando raggiungiamo l’orgasmo urliamo insieme, io affondando le unghie nella carne della sua schiena, lui stringendomi i fianchi con le mani calde.  
Si appoggia sopra di me, e non avendo la forza per fare niente, rimaniamo così per parecchi minuti.
Kyle esce dalla vasca e mi trascina con sé verso il mio letto.
Non abbiamo né la forza né la voglia per asciugarci.
Sono i primi di Giugno, non fa più fresco, qui a Boston.
 
Cambierò le lenzuola il giorno dopo.
 
Mi sdraio ancora appagata per il piacere di poco prima. Kyle mi viene vicino e mi bacia la nuca, più e più volte.
 
“Kyle..” lui mi cinge il fianco sinistro con la mano e si alza per potermi vedere negli occhi.
“Che c’è?” mi dice dolcemente.
“Se fai così mi addormento.” Gli sussurro, con gli occhi semichiusi.
“Non puoi dormire, non ho ancora finito con te.”
 
Quando mi sveglio la mattina sono dolorante. Le gambe mi fanno male e sono instabili. Mi alzo sui gomiti e trovo Kyle che dorme accanto a me. Lo guardo per alcuni minuti. E’ così bello. Sembra un angelo, il mio angelo.
 
Mi avvicino a lui e gli deposito un bacio sulla fronte, lui mi cinge la vita con le braccia e mi trascina sopra il suo corpo nudo.
“Buongiorno, angelo.”
Giorno.” Appoggio il mento sul suo petto e lo guardo.
“Mi guardi mentre dormo?” mi sussurra.
“Sei così bello, amore.” Lui mi scompiglia i capelli, ancora umidi.
“Adesso sei bellissima.”
Capisco dal suo sguardo che si ricorda la prima volta in cui me l’ha detto.
“Ti volevo davvero uccidere, quella sera.” Gli dico, ridacchiando.
“Davvero? Lo pensi ancora o hai cambiato idea?”
“Adesso morirei, per te.”
 
Lui si capovolge e si appoggia su di me, coprendomi con tutto il suo corpo.
“Ti amo, angelo.”
“Anch’io ti amo.”
 
Mi vesto velocemente, solo le sette e mezza del mattino e non sono ancora pronta per andare a scuola.
Usciamo da casa, io con i capelli leggermente umidi e Kyle con la giacca in mano.
“Kyle, sbrigati! Siamo in ritardo!”
Entro nella sua macchina e lui mi raggiunge un attimo dopo, si allaccia la cintura e partiamo a razzo verso la Brighton High School.
 
Arriviamo a scuola e vedo i miei amici seduti al solito posto. Sono le otto meno cinque e ormai dovremmo avviarci verso l’entrata.
Kyle mi accompagna da loro e mi abbraccia, avvolgendomi le spalle con il braccio destro.
Io avvolgo il mio braccio intorno alla sua vita e gli stringo il fianco sinistro.
“Ehi, ragazzi!” Esclama Kyle.
Loro si voltano verso di noi, sorridendo. Io vado verso Sophia e Jenn mentre Kevin e Luke si avvicinano a Kyle, salutandolo in modo amichevole. 
 
Mi siedo in mezzo alle mie amiche e Jenn dice subito: “Ha funzionato, vero?” So che si riferisce ai completini.
“Si, ha funzionato, ma gli ho detto comunque tutto. La situazione era diventata insostenibile. Non dormivamo più, né io né lui. E’ uscito spontaneamente dalla mia bocca.”
“Hai fatto bene, Mallory.” Mi dice Sophia, abbracciandomi. Io alzo lo sguardo verso Kyle e lo guardo.
 
E’ bellissimo, gli occhi gli brillano di una luce pura, di amore.
 
Stiamo bene, finalmente.

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Capitolo 9
*** It 's all a bit like surgery. ***


Capitolo 8. –It’ all a bit like surgery. 
 


Pov Kyle.

 
 
“Kyle?” Sento la vocina di Mallory chiamarmi da sotto le coperte.
“Che c’è, angelo?” mi avvicino a lei e l’abbraccio teneramente.
“Cam è tornato?” mi chiede, sussurrando.
“Non lo so, vuoi che vado a vedere?” Lei annuisce, così mi alzo e vado fino in camera di Cam.
 
Apro leggermente la porta e vedo Cam nel suo letto, abbracciato ad una ragazza. Entrambi stanno dormendo. Stanno dormendo?
 
M’infilo di nuovo sotto le coperte e Mallory mi si avvicina subito per essere abbracciata.
“Allora?” mi chiede.
“E’ nella sua camera, dorme. Non è solo.”
 “Non è solo, e sta dormendo?” Lei alza il viso stupita.
“Incredibile, vero?” le dico, sorridendo.
“Hai visto per caso com’era lei? Potrebbe essere Jane..” Io la guardo, senza comprendere.
“Chi è Jane?”
“Mio fratello si è innamorato di lei. Stava tornando da casa sua, quando ha avuto l’incidente.”
La guardo, e le sorrido. So che ancora il ricordo dell’incidente le fa male, quando ne pensa.
Lei ricambia e avvicina il viso al mio. Lascia un bacio leggero sulle mie labbra e posa la fronte sulla mia.
“Tutto okay?” lei annuisce, stringendo le sue dita alle mie.
“Che ore sono?” mi chiede. Mi giro per aprire la luce dello schermo della sveglia, è tardi.
“Le tre e venti.”
“Domani non c’è scuola, non mi va di dormire. Stiamo un altro po’ svegli?”
“Si, certo. Se me lo chiedi con quel faccino, poi.” I suoi occhi verdi sono a un passo dai miei.
Alzo la mano e le passo delicatamente le dita sulla guancia bianca. E’ candida. Brilla.
“Sei bellissima.” Nonostante sia buio riesco a notare il lieve rossore sulle sue guancie.
“Ancora arrossisci, angelo?” lei scrolla le spalle.
“Lo sai che mi succede sempre, se mi fanno dei complimenti.”
“Già, vero.” Spero di poter vedere quel rossore sulle sue guancie per sempre.
“Non potrò mai più fare a meno di te, lo sai?” Le dico. Lei si avvicina di più a me e aderisce al mio corpo con il suo.
“Non pensare che non valga anche per me.”
“Io pensavo che volessi lasciarmi, invece.” La provoco.
Lei alza la piccola testa dal mio petto e mi guarda.
“Sei un idiota se  pensi questo di me. Non lo farei mai.” Mi da un leggero pizzicotto sul capezzolo con le dita.
“Ehi!” mi alzo sulle ginocchia e comincio a farle il solletico dappertutto.
I fianchi e i piedi sono i suoi punti deboli.
 
“Basta! Basta! Ti prego!” si contorce nel letto come una bimba, soffre il solletico da morire.
“Dimmi che non sono un idiota, altrimenti morirai per il solletico.” Continuo a torturarla.
Lei ride da matti, non riesce quasi nemmeno a respirare.
“Non sei un idiota! Adesso ti prego , Kyle! ” caccio le mani dal suo corpicino esile e resto a guardarla.
Il torace le si abbassa e si alza, per riprendere fiato. Ne ha perso parecchio. Mi viene da ridere, se penso a poco prima.
“Però hai le sembianze di un idiota, ammettilo.” Mi dice, guardandomi di sottecchi. Alzo lo sguardo verso il suo e le sorrido, pronto di nuovo all’attacco.
“Ed io ti amo da morire, per questo!” si lancia lei su di me, stavolta.
Si siede sul mio bacino a gambe aperte, mi alza la maglietta e con le dita gelide mi sfiora il ventre, provocandomi un prurito assurdo.
“E adesso? Che fai?” mi dice. Io le metto le mani sui fianchi e le avvicino la testa alla mia. Poggio con forza le mie labbra sulle sue, trascinandola in un bacio sorprendente.
Le sue mani abbandonano il piano crudele che stavano effettuando sul mio stomaco, e si avvicinano alla mia nuca, passando le dita in mezzo ai capelli neri.
Le sue labbra cedono alle mie, facendosi trasportare. Mi morde e mi accarezza con la lingua l’attimo dopo. Ahimè, questa è la sua specialità. Farmi impazzire; del resto, si sa già.
 
 



Pov Mallory. 
 




Mi stiracchio allungando le braccia e noto che Kyle non c’è accanto a me. Sarà già sveglio. Stanotte abbiamo fatto un manicomio. Tra tutte le risate e le urla, ci abbiamo messo un po’ ad addormentarci.
 
Mi alzo e prendo la felpa di Kyle che c’è sulla sedia, la metto e mi avvio verso le scale. Dal corridoio vedo la porta della camera di Cam aperta. Una ragazza sta dormendo dentro il suo letto. Scendo di sotto. Per le scale sento Kyle e Cam parlare, ma non riesco a capire di cosa.
Entro in cucina e mi avvicino a Cam. Lui mi sorride e mi cinge i fianchi con un braccio, baciandomi la guancia. “Buongiorno!” mi dice allegro. Mio fratello allegro già di prima mattina?
“Chi è la bella addormentata al piano di sopra?” lui mi guarda, sorridendo ancora di più.
“Jane.” Io lo guardo alzando le sopracciglia.
“Quella Jane? Quella di Somerville?” Lui mi osserva, annuendo.
“Ed è qui perché..”
“E’ venuta qui ieri sera per parlare, poi.. beh, insomma..”
“Oh, okay.”
Mi avvicino a Kyle e lui mi avvolge le spalle con il braccio sinistro, avvicina la bocca alla mia fronte e mi bacia. Mi stringo a lui passando le braccia intorno al suo busto, poi appoggio la testa al suo torace.
“Dormito bene?” mi sussurra.
“Benissimo.”
“Mi pare che voi non abbiate dormito abbastanza, la scorsa notte.” Dice Cam, interrompendo le nostre coccole.
“Colpa di tua sorella, non aveva tanto sonno.”  Dice Kyle, scaricando addosso a me la colpa.
“Ehi! Tu hai accettato. E poi mi hai pure fatto il solletico, e sai che lo odio.”
Lo guardo, fulminandolo con gli occhi.
“Mi hai chiamato idiota.”
“Perché lo sei, scemino.”
Mi accosto a lui con il mio corpo, mi alzo sulle punte e gli sorrido. Lui abbassa la testa sulla mia e mi bacia.
Sorrido durante il bacio, e lui fa lo stesso.
 
Ci abbracciamo come due che stanno insieme da una vita, e vediamo entrare in cucina Jane. E’ davvero bellissima. Ha un vestito corto panna, che le fascia morbidamente il corpo snello. Ha delle lunghe gambe dorate. Capelli castano chiaro e occhi azzurri. Dio, è magnifica.
Cam la guarda camminare, come se fosse Afrodite. Non la lascia un attimo. Lei ci guarda e sorride.
“Ciao, devi essere Mallory, giusto?” mi porge la mano ed io la stringo leggermente.
“Si, e tu Jane.” Lei annuisce, sorridendo e mostrando dei denti bianchissimi e drittissimi. Mi volto verso Kyle e lo presento a Jane.
“Lui è Kyle.” Si stringono la mano e lei mi guarda subito.
“E’ il tuo ragazzo, vero?” annuisco.
“Si vede, siete così.. non lo so. Uniti, c’è un’aura di luce che vi circonda.”
Stringo il fianco di Kyle e gli sussurro all’orecchio: “Se mi tradisci con lei, ti ammazzo. Chiaro?”
“Non lo farei mai, angelo.” Mi da una pacca sul sedere coperto dalla felpa, che essendo lunga per me mi copre metà coscia.
Io gli pizzico la pelle della schiena ed infilo la mano nella tasca posteriore dei suoi jeans.
Jane si avvicina a Cam e lo abbraccia, lui le sfiora la gamba nuda con le dita  e lei gli sorride. Guardo mio fratello e vedo i suoi occhi scintillare. Ha un sorriso che non gli ho mai visto addosso.
Mio fratello è davvero innamorato. 
Non l’avrei mai detto.
 
Prendo la mano di Kyle e lo trascino con me verso le scale.
“Dove andiamo?” mi chiede, prendendomi in braccio.
“Siamo di troppo qui sotto, andiamo di sopra.”
Lui si lascia trascinare senza sforzo fino in camera mia, chiude la porta alle sue spalle ed io mi siedo sul bordo del letto.
“Li hai visti?” gli domando.
“Ho visto lei, di sicuro.”
“Kyle, la finisci?”
“Di fare cosa?”
“Smettila, sono gelosa. Non ho problemi ad ammetterlo.” Si avvicina e si siede accanto a me.
“Lo sai che amo solo te in tutto il pianeta, angelo. Sto solamente dicendo che Jane è una bella ragazza. Tuo fratello è fortunato.”
Mi sdraio sul letto fissando il soffitto. “E tu non ti ritieni fortunato?”  
Si corica vicino a me e avvicina i suoi occhi neri ai miei.
“Io sono molto più fortunato di lui, perché ho te.”
Lo abbraccio e poso la mia testa sulla sua. Sfioro i suoi capelli con la bocca e lui avvinghia le gambe alle mie.
“Possibile che tu sia gelida anche a Giugno? Ci sarà un periodo dell’anno in cui sei calda?”
“Non proprio calda. Luglio e Agosto sono tiepida. Ma mai calda.”
“Non oso sapere come sei in pieno inverno. Diamine, sarai un ghiacciolo.”
“In bocca al lupo.” Gli auguro, scherzando.
“Perché?” Mi bacia il collo e rabbrividisco.
“Toccherà a te riscaldarmi.” Lui mi prende le gambe e comincia a riscaldarle passandoci sopra le mani velocemente.
Mi sposto più in basso e mi lascio abbracciare, è così caldo. Infilo le braccia dentro la sua giacca leggera di cotone aperta e mi stringo a lui.
Lo sento respirare il mio profumo. Poso le labbra sul suo petto e lo bacio. Amo stare tra le sue braccia.
 
Scendiamo di sotto vestiti, abbiamo voglia entrambi di aria pura. Dico a mio fratello che stiamo uscendo e che non torneremo per pranzo. Ne sembra ben felice. 
 
Usciamo da casa mia mano nella mano, quando noto la mia macchina ferma nel vialetto.
“Quando incominciamo le lezioni? Voglio guidare la mia macchina.”
“Domani, se vuoi. O stasera. Ma credo che tu voglia uscire.”
“Mi conosci troppo bene, domani andrà benissimo.”
“Come vuoi, angelo. È sempre un piacere stare con te, lo sai.”
“Certo che lo so. Come faresti senza di me, eh?”
Sento la sua mano stringere la mia, mi avvicino al suo torace e mi lascio abbracciare.
“Dove andiamo?” mi chiede.
“Dove vuoi, prendiamo la macchina o andiamo a piedi?”
“Vorrei andare in centro, è tanto che non faccio una passeggiata da quelle parti. Prendiamo la macchina.”
 
 
Kyle toglie le chiavi della macchina dalla tasca dei pantaloni e sento il suono che avverte che la macchina è stata aperta.
Apro lo sportello ed entro in macchina, sedendomi sul sedile del passeggero. Kyle si siede al posto di guida e mette in moto.
 
“Settimana prossima ci sarò poco, angelo.”
Mi volto a guardarlo interessata.
“Come mai?”
“Devo andare all’università tutti i giorni esclusi sabato e domenica, avrò delle lezioni importanti che non posso saltare.”
“Ah, okay.” Sono dispiaciuta, questo è logico, ma insomma, lui deve frequentare le lezioni o non potrà prendere la laurea in ciò che gli piace di più fare.
 
La chirurgia
 
E’ sempre stato il mio sogno più grande. Poter aggiustare ciò che si rompe all’interno del corpo umano.  Sentire sulle mani quella sensazione di talco, che ti rimane dopo aver tolto i guanti di lattice.
Ho fatto ricerche riguardo alla specializzazione che avrei voluto prendere, e le uniche cose che mi affascinano sono Cardiochirurgia e Chirurgia D’urgenza.
 
C’è un sacco di sangue, lo so. Nella Cardiochirurgia si ha a che fare con il cuore, le arterie. Figurati se non c’è sangue. Per non parlare della Chirurgia D’urgenza. Lasciamo stare. Del resto, chi è che si inscrive in medicina se il sangue gli fa senso?
 
“Mallory?” Kyle mi ridesta dai miei pensieri.
“Che c’è?”
“A cosa stai pensando?”
“Oh, alla chirurgia.”
“E cosa pensi?”
“Che sarei la donna più felice del mondo se riuscissi a diventare un chirurgo.”
Kyle mi guarda sorridendo.
“Potremmo fare la coppia: Capo – Dipendente in ospedale. Eh? Che ne dici?”
“Lo sai che sarei io il capo.” Dico, scherzando.
“Ah si? Vedremo!”
Si sporge verso di me chiedendomi un bacio allungando le labbra verso di me. Lo accontento subito e dopo parecchi minuti parcheggiamo in centro.
 
Scendiamo dalla macchina ed io mi avvicino subito a Kyle, gli passo un braccio dietro la schiena nello stesso momento in cui Kyle ne passa uno sulle mie spalle, attirandomi a lui.
“Hai deciso dove vuoi andare, in particolare, o ancora no?”
“Mmmh..”
“Mmmh? Mugoli adesso?”
Alzo la testa verso la sua e lo guardo.
“Mi stai prendendo in giro?”
“Io? No, forse.” Mi risponde, sorridendo.
“Idiota.” Sussurro, senza farmi sentire da lui.
“Che cosa hai detto?”
“Io? Niente.”
Mi afferra dai fianchi e mi stringe contro il suo petto. Avvicina le labbra al mio orecchio e mi sussurra:
“Dimmi cosa hai detto o comincio a farti il solletico, qui davanti a tutti.”
Passiamo parecchi secondi in silenzio. Comincia a farmi il solletico davanti a centinaia di persone che ci camminano intorno.
Con il miglioramento del clima, dovuto a Giugno, le persone cominciano ad uscire di casa. Boston è così. D’estate si muore di caldo, d’inverno di freddo.
 
Mentre Kyle mi fa morire dal solletico sbatto contro qualcuno.  Kyle finalmente mi molla e mi volto. Vedo un ragazzo di fronte a me il cui viso è stupefatto,  la sua maglietta è completamente sporca di caffè. Ha ancora in mano in bicchiere che prima conteneva il caffè.
Il ragazzo mi guarda fisso con gli occhi azzurri veramente sbalorditi. Mi avvicino mortificata.
“Ma siete pazzi! Due pazzi!”
“Scusa, mi dispiace.  Mi dispiace tanto. Noi ..”
“Noi niente! Siete due stupidi!” Sento Kyle avvicinarsi alle mie spalle. Mi passa davanti e si mette di fronte davanti al ragazzo.
“Ehi, calmati. Non l’abbiamo fatto apposta.”
Il ragazzo si avvicina a Kyle e lo guarda minacciosamente. Vedo il petto di Kyle gonfiarsi, si sta arrabbiando.
Gli prendo la mano e la stringo leggermente.
“Kyle..” continuano a guardarsi.
“State più attenti la prossima volta, tu e la tua puttana.” sussulto  sentendo l’ultima parola della sua frase. Kyle mi molla immediatamente la mano e si lancia sopra il ragazzo.
“Kyle!” cerco di avvicinarmi a lui, ma loro cominciano subito a prendersi a botte.
“Come l’hai chiamata?!”
“Puttana!”
“Non ti permettere stronzo!”
“Kyle!”
Riesco ad infilarmi in mezzo ai loro corpi, e dando le spalle al ragazzo cerco di spingere Kyle appoggiando le mie mani sul suo petto.
“Kyle, guardami.”
Kyle abbassa gli occhi verso i miei ed io lo guardo.
“Andiamo via, non c’è bisogno di picchiarsi, ok?”
Vedo di fronte a me gli occhi di Kyle, la rabbia che traspare dal nero che tanto adoro.
“Kyle.”
“Andiamo via, Mallory.”
Annuisco, prendo la mano di Kyle tra le mie e lo trascino verso di me, guardandolo in viso. Gli sorrido debolmente e lo abbraccio passando un braccio intorno a lui.
 
Mentre camminiamo mi giro per guardare quel ragazzo. E’ ancora fermo nel mezzo del marciapiede, con decine e decine di persone che gli girano intorno.
Sposto lo sguardo su Kyle e ad un tratto mi ritrovo stretta fra le sue braccia.
Alzo la testa e appoggio la fronte sul suo collo.
E’ in questi momenti che lo sento. Sento quello che è davvero. Sento quello che prova, e quello che vuole farmi provare. Sento qualcosa bagnarmi i capelli, alzo un po’ la testa e vedo le lacrime bagnargli le guance.
“Amore..” gli sussurro. Mi alzo sulle punte e lo stringo avvolgendogli le braccia intorno al collo.
“No, non farlo. Non piangere.”
Sento le sue braccia muscolose stringermi la vita. Ci stringiamo a vicenda, ci consoliamo a vicenda. 
“Kyle, andiamo. Non c’è bisogno di piangere. Non è successo niente, ok? E’ tutto okay. Andiamo. Andiamo via di qui.”
“Okay, okay. Andiamo.”

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Capitolo 10
*** He gives you feelings that you don’t want to fight. ***






Capitolo 9. –He gives you feelings that you don’t want to fight.
 



Pov Mallory.



 
Camminiamo piano. Lentamente. La mano di Kyle mi stringe il fianco, convulsamente. Sta scaricando lentamente la tensione di poco prima. Porto la mano sulla sua e gliela stringo,  appoggiando la testa sulla sua spalla.
“Kyle.. non è necessario che ti arrabbi, okay?” gli sussurro, ed è davvero così. Io sto bene.
“Ti ha chiamata puttana, Mallory.”
“Lo so, ho sentito. Ma non c’era bisogno di fare tutto quel trambusto. Saremmo potuti andare via, e ignorarlo.”
“Non potevo starmi con le mani in mano, sei la mia ragazza, e devo proteggerti.”
“Non era necessario, Kyle. Non era proprio necessario.”
“Io credo di si.”
“Non m’importa cosa pensa un ragazzo che probabilmente non rivedrò più, amore.”
Alzo lo sguardo verso il suo e lo guardo intensamente.
“Non mi interessa per niente. Tu pensi che io sia una puttana?”
“No! Certo che no.”
“Mi basta questo, e deve bastare anche a te. Non voglio che tu ti faccia del male per uno stronzo qualunque.”
Lui abbassa lo sguardo verso il mio e appoggia la fronte alla mia. Avvicina la mano al mio collo e me lo sfiora delicatamente, facendomi rabbrividire. Scosta la catenina della collana dalla mia pelle e si china, fino a poggiare le labbra sul mio collo. Deposita un bacio sulla mia pelle e si stringe a me, facendomi avvicinare al muro di un palazzo che da sul marciapiede sulla quale stiamo camminando.
Allungo le mani verso il suo stomaco e le passo intorno al suo busto, attirandolo a me. Alzo la sua Tshirt e gli accarezzo la pancia con le punte delle dita.
Kyle mi bacia sfiorandomi le labbra con le sue, poi mi spinge la testa contro il muro e mi bacia, con passione.
Si stacca da me affannato, riappoggia la fronte sulla mia e restiamo immobili, ascoltando l’uno i respiri dell’altro.
 
Riprendiamo la nostra passeggiata fino ad arrivare in un parco pieno di gente. 
Ci avviciniamo al prato e dopo aver trovato uno spazio libero ci sediamo sopra l’erba.
“Mi annoierò a morte senza di te, lo sai?” gli dico, avvicinandomi di più a lui.
“Mi dispiace, lo sai che non posso saltare nemmeno un giorno.”
“Non importa, cioè, vai all’università ed è giusto che non salti le lezioni.”
“Sono certo che troverai qualcosa da fare, angelo.”
“Lo spero..” sussurro, portando le mani in grembo e abbassando gli occhi.
Kyle avvicina un dito al mio mento e mi alza la testa, guardandomi con gli occhi lucenti a causa del sole.
“Angelo, non sto partendo. Solo ci vedremo di meno, ma passerò a trovarti. Okay?”
“Okay.” Mi alzo sulle ginocchia e mi avvicino a lui, infilandomi in mezzo alle sue gambe e appoggiando la schiena al suo petto.
Appoggia il mento sulla mia testa a mi avvolge il busto con le braccia, stringendomi le mani.
 
Perdo la cognizione del tempo e dello spazio quando sono con lui.
 
Mi volto verso di lui e lo abbraccio, facendolo cadere all’indietro. Finiamo sdraiati sull’erba verde, con Kyle sotto di me.
Lo guardo sorridendo, è la cosa più bella che mi sia capitata in tutti questi anni. La cosa più bella.
 
Ti raccontano fin da quando sei piccola che prima o poi troverai quell’uomo di cui ti potrai fidare cecamente. Che vivrà per te, per renderti felice. Che farà ogni cosa gli chiederai, anche la più difficile, stupida, e impossibile. Con lui tutto l’impossibile diventa possibile, perché senti che lui è lì accanto a te, che ti ama. Che vive solo per vedere il sorriso sul tuo viso. Quell’uomo che sarà il tuouomo.
 

Io credo di averlo trovato.
 

Mi stringo contro il suo corpo e incastro la testa nell’incavo del suo collo. Mi perdo nel suo odore familiare.
Sento le sue mani scostare la mia maglia e appoggiarsi sulla mia pelle. Mi accarezza la schiena e io infilo le dita in mezzo i suoi capelli neri, scompigliandoli.
Mi lascio riscaldare dai raggi del sole, e mi rilasso sopra il suo corpo.
 
 



Pov Kyle.



 
Le accarezzo la schiena con movimenti circolari. Pian piano la sua pelle si sta riscaldando sotto i raggi del sole. Non vedo l’ora che finisca la scuola, così da averla tutto il giorno tutta per me. Voglio svegliarmi la mattina accanto a lei e non doverla portare di corsa a scuola.
Voglio prendermi il mio tempo, stare anche tutto il giorno abbracciato a lei, a letto. Accarezzarle la pelle delicata e bianca. Portarla al mare, fare viaggi con lei, portarla in posti dove non è mai stata.
Stare accanto a lei e guardare i suoi occhi chiari osservare i posti in cui si trova e stupirsi.
 
Sento il suo corpo leggero muoversi e poi il suo nasino appoggiarsi appena sotto il mio orecchio sinistro. La stringo più forte a me e lei mi da un bacio leggero.
“Angelo, non è che ti addormenti?”
“Mmm, forse.”
“Forse?”
“Sei così comodo e caldo..”
“Stai diventando una lucertola?”
“No, non voglio diventare una lucertola.”
Si alza e aprendo le gambe si siede a cavalcioni sopra di me. Mi alzo mettendomi seduto e appoggio le mani al prato per reggermi meglio. Lei mi guarda, i nostri occhi sono allo stesso livello di altezza.
Il sole si riflette nelle sue pupille rendendo i suoi occhi di un azzurro ghiaccio. Le sorrido. E’ veramente bellissima.
Si avvicina di più a me appoggia le mani accanto alle mie, accostando il viso al mio.
Appoggia le labbra alle mie e con i denti mi stuzzica il labbro inferiore. Si allontana leggermente per guardarmi negli occhi.
“Mi stai provocando, angelo?”
“Mmm, forse.”
“Cos’è, la parola del giorno?” Le dico, ridendo.
“Forse.” Mi bacia e poi si alza, dandomi un colpetto sulla coscia.
“Andiamo a mangiare?”
Mi alzo e la abbraccio passandole un braccio intorno alle spalle.
“Andiamo.”
 
 
Venti minuti dopo siamo seduti ad un tavolo di uno dei tanti McDonald’s di Boston. Mallory guarda con desiderio il menù che ha davanti agli occhi. Alza lo sguardo verso di me.
“Puoi iniziare a mangiare, se vuoi.”
“Ti aspetto.”
“Sicura?”
“Si.”
Appena il mio panino arriva vedo Mallory aprire la scatola di cartone e prendere il panino con le mani. Riesce a malapena a tenerlo insieme.
Sorrido e abbasso lo sguardo, prendendo il mio panino.
“Perché ridi?”
“Quel panino è più grande di te.” Le rispondo,  guardandola.
“Mi stai per caso prendendo in giro?”
“Sei una cucciola. Mangia che altrimenti deperisci.”
Lei mi fa la linguaccia e inizia a mangiare.
 
Dopo un’ora e mezza passata lì dentro Mallory si convince ad uscire. Le prendo la mano e dopo un po’ la sento sbadigliare. Mi volto verso di lei.
“Vuoi andare a casa?”
Lei annuisce e si infila sotto il mio braccio.
Ci avviamo alla macchina e durante il tragitto verso casa non la sento parlare. Ho la conferma che si è addormentata quando parcheggio nel vialetto di casa sua e sono costretto a prenderla in braccio per portarla dentro casa.
 
Salgo le scale e appena entrato in camera sua la adagio sul letto, faccio per alzarmi ma lei mi afferra la maglia con una mano.
“Stai qui con me?”
Mi sdraio accanto a lei e mi si avvicina subito, stringendosi contro il mio fianco. Io mi giro verso di lei e l’avvolgo con le braccia.
“Dormi angelo, dormi.”
 



Pov Mallory.
 


Quando mi sveglio sono accucciata nel mio letto, e per la seconda volta in quel giorno mi sveglio da sola.
Sono le sei e dieci del pomeriggio. Mi alzo e dopo aver infilato una canottiera pulita e un paio di pantaloncini corti di cotone scendo di sotto.
Kyle è seduto sul divano che guarda la televisione. Volge lo sguardo verso di me e mi sorride.
“Tuo fratello e Jane sono usciti. Dormivano quando siamo arrivati. E tu pure.”
Mi avvicino a lui e mi siedo sulle sue cosce, passandogli un braccio intorno al collo. 
“Dormito bene?” mi chiede dolcemente, accarezzandomi la gamba.
“Mi sentirei meglio se mi fossi svegliata con te accanto.”
“Mi sono svegliato da poco, angelo.”
“Non mi piace svegliarmi da sola, ed è già la seconda volta, oggi.” Sussurro, appoggiando la testa alla sua.
“Cercherò di ricordarlo, amore.” Mi dice cingendomi la vita con il braccio sinistro, mentre con la mano destra continua ad accarezzarmi la gamba.
Gli sfioro il collo carezzandogli i capelli. Li attorciglio con le dita.
Gli bacio la tempia e poi gli accarezzo la fronte con le labbra.
“Vuoi giocare, angelo?”
“Forse.”
Mi spinge con le braccia all’indietro, mi sdraio sul divano e lui si appoggia su di me, guardandomi.
Vedo i suoi occhi accessi osservare il mio corpo, spogliandomi con lo sguardo.
Si abbassa fino a sfiorare il mio collo con il naso. Sento la sua barba appena accennata accarezzare la mia pelle.
Si o no, angelo?” sussurra, lasciandomi baci sul collo.
Si.”
Infila le mani sonno la mia canottiera e mi accarezza la vita, facendo su e giù. Alza la testa e si adagia su di me, baciandomi.
Gli avvolgo il collo con le braccia, poi gli passo le gambe intorno alla vita per attirarlo ancor di più a me.
Mi sfila la canottiera e subito dopo anche la sua maglia finisce a terra, accanto alla mia.
Sorrido mentre lo bacio sentendo le sue mani che cercano il gancio del reggiseno sulla mia schiena.
 
Quando sento la porta di casa aprirsi guardo Kyle allarmata.
“Merda, Cam.” Sussurro.
Spingo via Kyle da sopra di me e afferro la canottiera, infilandola al volo. Kyle fa lo stesso con la sua maglietta.
Cam e Jane spuntano il secondo dopo e si avvicinano a noi.
Io divento rossa appena Cam mi guarda, così abbasso lo sguardo. Kyle apre la conversazione.
“Cam, Jane. Allora?”
Loro si guardano stupiti.
“Cosa c’è che non va?” chiede mio fratello.
Io alzo lo sguardo e guardo Kyle, cercando aiuto.
“Niente, assolutamente niente.”
“Abbiamo interrotto qualcosa, per caso?” Dice Jane.
Oddio. E adesso?
“No, perché?” Sposto lo sguardo su Jane.
“Così, hai la canottiera al contrario e i capelli tutti arruffati.”
Sbianco davanti allo sguardo di mio fratello, che mi fa sentire terribilmente in colpa.
 
Grazie Jane.
 
Salgo in camera seguita subito dopo da Kyle.
Mi tolgo la canottiera e la infilo nel verso giusto, stavolta.
Mi siedo sul letto e mi prendo la testa fra le mani.
“Angelo?”
“Che c’è?”
“Che hai?”
“Che ho? Mi chiedi che ho?” gli dico.
“Si.”
“Ho appena fatto una figura di merda colossale con mio fratello!”
Gli urlo contro. Quando mi rendo conto di avergli urlato davvero forte gli chiedo perdono.
“Scusa, Kyle. E’ colpa mia.”
Lo bacio e mi incanto a guardare quegli occhi da cucciolo. Mi viene istantaneo sorridere.
“Ti ho già chiesto scusa, non farmi quegli occhi.”
“Quali occhi?” dice, accentuando ancora di più muovendo le ciglia.
“Bastardo, lo sai quali occhi.” Dico, imitandolo.
“Ah, mi imiti bene, quindi.” Mi avvicino a lui e lo bacio, appoggiando le mani sulle sue gambe.
 
Scendiamo di sotto e ci sediamo in cucina insieme a Jane e Cam.
Cam evita il mio sguardo, e la cosa mi da terribilmente fastidio.
“Cam?” lo chiamo.
“Che c’è?” dice alzando il suo sguardo arrabbiato verso di me.
“Perché fai così?”
“Così come?”
Gli faccio segno di seguirmi e andiamo in salotto.
“Smettila, ok?”
 “Di fare cosa, Mallory?”
“Di fare l’idiota! Stai evitando il mio sguardo!”
“Non è vero.”
“Si che è vero!” odio quando fa finta di niente.
“Ok, è vero.”
“Perché devi fare così? Kyle è il mio ragazzo.”
“State insieme da poco più di un mese.”
“E allora?”
“E allora è presto per certe.. cose.”
 
Oh oh. Non sa che abbiamo già fatto l’amore. Possibile che non l’abbia ancora capito?
 
“Mallory?”
Oh merda. E adesso che gli dico? Si arrabbierà ancora di più e mi farà la predica. Non voglio chiudermi in una stanza con mio fratello e Kyle e parlare di anticoncezionali!
“Non avete fatto niente, vero?”
“Noi..”deglutisco.
Vedo il suo sguardo incendiarsi poco a poco.
“Ti prego non ti arrabbiare! Abbiamo preso tutte le precauzioni possibili! Pensavamo lo sapessi così non ci siamo fatti problemi!”
“Non vi siete fatti problemi? L’avete fatto più di una volta?!”
Lo guardo, facendo gli occhi dolci. Dio, ti prego. Fa che non si arrabbi.
“Mallory..”
“Non ti arrabbiare, ti prego. Non c’è niente di male in quello che facciamo.. io amo Kyle. E lui ama me.”
“Sei la mia sorellina.. come faccio a  non arrabbiarmi?”
“Provaci. Sai che non c’è ne bisogno.”
Mi guarda dall’alto come se stessi mentendo.
“Cam, sai che non ti mentirei mai. Poi parli proprio tu?”
“Cosa vorresti dire?”
“No niente, lascia stare. Andiamo di là.”
Lo trascino in cucina e vedo che Kyle e Jane stanno parlando. Sembra che stiano facendo amicizia.
 
“Ehi.” Mi dice Kyle, stringendomi il fianco. Mi siedo sulle sue gambe e lo stringo a me.
“Jane mi diceva che stasera andrà a ballare con tuo fratello. Tu che vuoi fare? Andiamo con loro?”
“Si, ottimo! Mi pare un’ottima idea.” Mi fingo entusiasta, preferirei stare a casa con Kyle.
“Oh, ok.” Kyle mi pare alquanto sorpreso dalla mia risposta.
“Potrebbero venire anche Jenn e Sophia, Mallory.” Suggerisce mio fratello.
“Posso invitare anche Jeff e Paul?” dice Kyle, baciandomi la guancia.
“Certo, perché no? Aggiungiamo anche Kevin e Luke, però.”
“Più siamo, meglio è!” esclama Jane.
 
Dopo un paio di telefonate abbiamo raggiunto il numero di 10 persone.
“Dobbiamo aggiustarci con le macchine.”
“E’ una buona idea andare in macchina? Molti di voi berranno.” Affermo. Finisce sempre così.
“Stabiliamo chi rimarrà astemio, allora.”
“Cam, andiamo. Chi è che non beve? Io non bevo molto, ma non guido.” Tutti mi odieranno dopo questo.
“Vuoi andare a piedi? E’ lontano da qui. E’ dall’altra parte della città.”
“No, ma non voglio che qualcuno si faccia male.”
“Allora stabiliremo dopo chi resterà astemio.”
“E come lo stabilirai?”
“Faremo a sorte, nessuno si offrirà volontario.”
Su questo ha pienamente ragione.
 
“Allora, sono usciti: Kevin e Sophia. Kyle guiderà la sua macchina quindi pure lui niente drink. Direi che bastano, siamo dieci e con due macchine possiamo farcela.”
Inutile dire che i due malcapitati sono alquanto scontenti. Pazienza.
 
Alle dieci dopo aver mangiato qualcosa scendo di sotto e trovo Kyle ad aspettarmi seduto sul divano.
Ha una camicia azzurra e ha lasciato aperti i primi due bottoni, dei jeans chiari e delle scarpe blu. E’ veramente stupendo.
Mi avvicino a lui e mi siedo sul divano, notando che i suoi occhi non riescono a distogliere lo sguardo dai miei pantaloncini di jeans strappati.
“La mia faccia è qui.” gli dico, alzandogli il mento.
“Sc..scusa. Sei bellissima.”
Ho una canottiera bianca e dei pantaloncini di jeans, le mie Vans ai piedi non mancano mai.
“Sto male?” gli chiedo.
“Ti ho appena detto che sei bellissima.”
“Vuol dire che sto bene?” dico, passandomi una mano fra i capelli.
“Stai benissimo.” Si avvicina a me e mi bacia la guancia, stringendomi la vita con il braccio destro.
“Ruffiano.” Gli sussurro sulla pelle.
Gli scosto il viso e lo bacio, mentre lui mi spinge contro la spalliera del divano.
 
“Andiamo?”
Sentiamo la voce di Cam e subito ci alziamo. Kyle mi prende la mano e ci avviamo alle macchine.
Mi siedo al posto del passeggero e Kyle si mette alla guida.
Incrocio le gambe e mi sdraio sul sedile.
Kyle sospira e capisco perché. E’ l’effetto che ho su di lui.
Mi ricompongo e dopo una ventina di minuti usciamo tutti dalle macchine e ci avviamo all’entrata della discoteca.
 
Entriamo ed immediatamente il suono assordante mi rimbomba nelle orecchie. Tutti ci dividiamo e Kyle allunga la mano verso di me. Io l’afferro e lui mi trascina in mezzo alla folla.
 
Avvicina il mio corpo al suo e mi stringe a sé passandomi le braccia intorno alla vita. Cominciamo a ballare e subito veniamo trascinati in un ballo passionale.
Allungo le mani verso il suo collo e lo avvolgo con le braccia. Alzo lo sguardo verso i suoi occhi e li vedo neri come la pece. Riesco a capire che  è eccitato dal suo sguardo. Mi alzo sulle punte e le sue labbra trovano subito le mie e le travolgono in un bacio ardente di passione e di … amore.
 Mi stacco da lui boccheggiante.
“Non ne avevi proprio voglia.” Gli dico avvicinando la bocca all’orecchio.
“Ho voglia di fare un sacco di cose con te, angelo.”
Infila le mani sotto la canottiera e allarga le dita sui fianchi.
“Ah si?” gli rispondo, premendo ancora di più il mio corpo contro il suo.
“Angelo, non mi provocare.”
“Altrimenti?”
Mi spinge fino in fondo alla sala e quando la mia schiena sbatte contro il muro lui mi prende in braccio, intrappolandomi tra il suo corpo e il muro. Avvolgo il suo busto con le gambe e le incrocio dietro la sua schiena.
Sento le sue mani vagare sulle mie cosce, infila le dita sotto il bordo dei jeans scostandoli dalla mia pelle.
Le sue labbra arrivano sulle mie con impeto, accolgo la sua lingua dentro la mia bocca immediatamente quando la sento sui miei denti.
Lo abbraccio e mi rilasso fra le sue braccia. Mi posa delicatamente a terra e ci avviamo al bancone. Ho la bocca asciutta.
Ci sediamo su due sgabelli e Kyle ordina una birra.
“Che cosa vuoi?” mi chiede, accarezzandomi la pelle della gamba.
“Un po’ d’acqua va bene.” Gli rispondo, alzando lo sguardo verso di lui e sorridendo.
“Acqua, davvero?” annuisco.
Dopo un po’ Kyle mi porge il bicchiere con l’acqua. Lo bevo tutto in una volta e mi piego in due tossendo e sputando quel poco che mi era rimasto in bocca. La bocca mi brucia da morire, idem la gola.
“Ma che cazzo..” guardo Kyle che ride. “Sei un’idiota! Davvero!”
Mi alzo e mi avvio verso il bagno.
“Mallory! Fermati!”
“Fermati un cavolo!”
Entro nel bagno e faccio appena in tempo a chinarmi sul WC che vomito tutto quello che ho mangiato la sera.  Kyle viene dietro di me e mi scosta i capelli dal viso.
“Non mi tocc…” altro vomito.
“Scusa, angelo. Non pensavo che ti avrebbe fatto quest’effetto. Mi dispiace.”
“Mi hai dato un bicchiere di vodka, cretino!”
Mi siedo per terra appoggiando la schiena  al muro dietro di me.
Kyle mi si avvicina e si inginocchia davanti a me.
“Sei davvero un idiota, Kyle.” Mi passa un fazzoletto e mi pulisco la bocca.
“Vado a prenderti un po’ d’acqua?”
Annuisco e lui si alza subito per andare a prendere una bottiglietta d’acqua.
 
Mi alzo e mi avvicino al lavello e dopo essermi bagnata le mani mi rinfresco un po’ il collo. Odio vomitare, dannazione.
Kyle entra e mi passa la bottiglietta d’acqua confezionata.
La apro e ne bevo un lungo sorso.
“Ti senti meglio?” mi chiede Kyle guardandomi con enorme preoccupazione.
“Si, adesso si.”
“Scusa angelo. Mi dispiace..tanto.”
Mi prende la mano e la accarezza lentamente. Mi giro verso di lui e appoggio la fronte contro il suo petto.
“Magari la prossima volta dimmelo, okay? Pensavo fosse acqua.”
“Scusa, amore.”
“E magari iniziamo anche con qualcosa di più leggero, per esempio una birra. Non sono solita bere alcolici e hai quasi rischiato di uccidermi.”
“Mi dispiace.”
“Ho capito Kyle, ti perdono.”
“Mi perdoni, davvero?”
“Certo amore, come farei senza di te?”
Dico sollevando il viso verso di lui. Mi alzo sulle punte e gli bacio il mento.
“Sono solo sciocchezze Kyle, posso perdonarti per delle sciocchezze.”
“Grazie, angelo.”

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Capitolo 11
*** Smile Mallory. Smile for him, for us, for what we are. ***


Capitolo 10. –  Smile Mallory. Smile for him, for us, for what we are. 
 


Pov Kyle.




Usciamo dal bagno e dopo aver preso Mallory sotto braccio ci avviamo verso il centro della pista.
“Vuoi ballare ancora?” le chiedo voltandomi verso di lei.
“Non proprio.” Rispondendo alza lo sguardo verso di me.
“Andiamo dagli altri? Sono seduti ad un tavolo di sopra. Mi ha mandato un messaggio Kevin.”
“Okay.” Sento infilarsi dentro la tasca dei miei pantaloni una sua piccola manina. Sorrido, un piccolo gesto come quello riesce ad elettrizzarmi.
 
Arriviamo di sopra e subito scorgo tutto il nostro gruppo seduto su un divano più in la, tranne Kevin e Luke che sono in piedi. Ci avviciniamo a loro e noto che sono tutti ben più che occupati.
Jenn è letteralmente sopra Paul. Cam e Jane, sono occupati anche loro. Kevin e Luke si sono trovati entrambi una partner ciascuno e stanno ballando in un modo molto sexy poco lontano dal nostro tavolo. Jeff e Sophia invece si guardano molto intensamente. Non parlano. Solamente, si guardano. La mano di lui le sfiora gentilmente una gamba fasciata da un pantalone nero molto stretto, che lascia poco all’immaginazione.
 
Quando vedo la mano di lui sfiorarle la nuca e avvicinarla a sé, mi volto verso Mallory e lei immediatamente si alza sulle punte e mi bacia. Le stringo le braccia intorno alla vita e le alzo leggermente la canottiera, carezzandole la pelle.
La punta del suo naso sfiora la mia e poi mi trascina verso il divano. Spinge Jenn che naturalmente non se ne accorge e mi lancia sul divano, facendomi sedere.
Divarica leggermente le gambe e si siede sopra di me a cavalcioni. Appoggia le braccia sulle mie spalle e mi guarda sorridendo.
“Che c’è?” le domando.
“Vuoi restare fermo ancora per molto o mi baci?”
Le passo una mano dietro la nuca e avvicino la sua testa a me.
La bacio, ancoraancorae ancora.





 
“Non ce la fai a stare senza di me.”
“Ahahah, non credo, sai?” mi volto verso Mallory che si ripara sotto la mia spalla.
“Ah, si? Ora vedrai. Non dormirai più con me. Mi stai sfidando.”
“Non ce la farai senza di me.”
“Sei davvero uno stronzo.”
“Perché?”
“Perché sai che non riesco a stare senza di te! Bastardo!” mi tira un pugno nella pancia e si allontana da me e incrocia le braccia davanti al seno.
“Cosa stai facendo adesso?”
“Ti ignoro.”
“Ah.”
Continua a camminare davanti a me e dopo aver preso le chiavi dal vaso accanto alla porta la apre, senza aspettarmi.
Entro dopo di lei e la vedo salire le scale.
“Mallory!”
Corro e salgo fino a sopra, entrando nella sua camera.
Si è tolta i pantaloncini e si è coricata sul letto a pancia in giù.
Un attimo.
Un. attimo.
Non ha i pantaloncini.
Quando diamine si è tolta i pantaloncini?
“Mallory?”
“Mmmh..”
Mi avvicino a lei lentamente.
“Quando..quando ti sei tolta i pantaloncini?”
“Prima.” Si alza e si gira verso di me, incrociando le gambe come fanno gli indiani.
Dannazione!
“Perché?”
“Forse.. dovresti metterti qualcosa.”
“Sento caldo. Vieni qui, dai. Ho sonno.”
“O..okay.” Caccio i pantaloni e mi sfilo la camicia.
Mi avvicino a Mallory che mi guarda sorridente e mi corico accanto a lei.
Le stringo un fianco e l’avvicino a me. Le sposto un ciuffo di capelli dal viso e lo incastro dietro il suo orecchio. Le accarezzo il viso e lei si sdraia accanto a me sulla pancia, mettendomi il braccio destro sul mio petto. Da sopra la sua spalla scorgo il suo fondoschiena, fasciato dagli slip neri. Sposto lo sguardo sui suoi occhi e la vedo sorridere.
“Che c’è?” sussurro.
“Mi stai per caso guardando il fondoschiena?”
“Non posso?”
“Certo che puoi, ma posso farlo pure io.” Si alza in ginocchio e mi tira verso di lei.
Mi abbraccia cingendomi il busto con le braccia ed io la bacio.
“Togliti quello che ti rimane addosso o ti pentirai amaramente, Kyle.”
Non mi sono pentito per niente della mia scelta.
 
 
Il rumore del campanello mi sveglia e non sentendo nessuno andare ad aprire la porta, mi alzo lentamente per non svegliare Mallory.
Infilo dei pantaloni di tuta e scendo di sotto. Guardo dallo spioncino e vedo un signore di mezza età aspettare fuori. Apro leggermente la porta e lo guardo negli occhi.
“Salve, state cercando qualcuno?”
Lui fissandomi negli occhi mi risponde. “Mallory Thompson. E’ in casa?”
“Un attimo.” Chiudo la porta e vado da Mallory.
“Amore, svegliati. Ti cercano.” Lei si gira e mi guarda, stropicciandosi gli occhi.
“Chi è?”
“Non lo so, vieni l’ho lasciato fuori.”
Lei si alza ed io le passo la mia camicia. La infila come se fosse un vestito e andiamo di sotto. Apro la porta e lei dopo aver visto chi ha davanti si immobilizza completamente.
“Ciao, Mallory.”
La guardo per diversi minuti, lei non dice niente e non fa niente. Le prendo la mano e cerco di scuoterla. Mi avvicino a lei.
“Angelo.. che succede?”
“Che ci fai tu qui?”
“Che bel modo di accogliere tuo padre dopo tanti anni.”
“Mio padre? Tu non sei più mio padre da quando te ne sei andato.”
Mi spinge lontano dall’uscio e chiude la porta, lasciando suo padre fuori.
Si appoggia alla porta e chiude gli occhi.
“Angelo?”
Vedo due lacrime scivolarle sulle guancie e poi sento dei colpi sulla porta.
“Apri questa cazzo di porta! Mallory! Apri immediatamente questa cazzo di porta!”
La vedo tremare e poi lei fissa i suoi occhi chiari nei miei.
“Non aprirla.”
“Ma che è questo casino?” giriamo la testa verso le scale e vedo Cam scendere.
Lei si stacca dalla porta e si lancia sopra suo fratello.
“Che succede? Mallory?” lei sussurra qualcosa sulla pelle nuda del petto di suo fratello.
Cam mette le mani sulle spalle di sua sorella e la scosta leggermente da lui.
“Aspetta.”
Si avvicina alla porta e la apre.
“Ciao papà.” Gli da un pugno così forte che lui finisce a terra con un sacco di sangue che gli esce dal naso e dalla bocca.
“Addio papà.”
“Ti pentirai, Cameron.”
Richiude la porta e subito raggiunge Mallory.
“Cam..”
“Shh, sta’ tranquilla. E’ tutto okay.”
Si abbracciano e Cam le da un bacio sulla testa. Le accarezza i capelli con una mano e con l’altra le stringe la vita.
Lei muove la testa come per dire no e lui la tranquillizza.
“E’ tutto okay, piccola. E’ tutto okay. Non tornerà.”
“Perché è tornato? Perché?”
“Non ci deve interessare, okay? Lui non c’entra niente con noi.”
“Io non lo voglio qui, Cam. Non lo voglio qui.”
“Lo so, lo so. Nemmeno io. Nemmeno io.”
 
 


Pov Mallory.
 



“Ti serve qualcosa?” Kyle mi stringe la mano ed io appoggio la fronte sulla sua spalla.
Siamo seduti sul divano del soggiorno da ore ormai. Non ho voglia di alzarmi, non ho voglia di fare niente. Voglio solo che quel bastardo se ne torni dove era prima.
“No..non preoccuparti.”
Mi bacia la fronte ed io mi siedo su di lui, lasciandomi avvolgere dalle sue braccia.
“Ci sono io qui, okay? Non vado da nessuna parte.”
“Lo so che ci sei. E’ solo che.. ho il vomito quando lo guardo negli occhi. Sono sua figlia e pure mi fa così schifo esserlo. Eravamo felici una volta.. e guarda adesso. Mio fratello gli ha spaccato la faccia.”
“L’ha fatto per te, lo sai.”
“Lo so! Ma dopo quello che è successo a mia madre.. lui avrebbe dovuto starle vicino. Io lo farei con te. Starei sempre con te e non ti farei mancare nulla. Non mi troverei l’amante come ha fatto lui. Non lo farei mai.. non lo potrei mai fare, non dopo tutto quello che tu hai fatto per me.”
Appoggia la guancia sinistra al mio petto e con una mano mi accarezza il collo.
 
“Okay, emh, io vado. Domani mi devo alzare presto.” Kyle prende le sue cose ed io lo accompagno alla porta. Abita dall’altra parte della strada eppure mi fa così dispiacere quando se ne va.
“Ci vediamo domani sera?” mi viene vicino e mi accarezza il fianco. Annuisco e appoggio la testa al suo braccio.
Mette due dita sotto il mio mento e alza il mio viso finché i suoi occhi non incontrano i miei.
“Angelo..”
“Lo so, lo so. Non stai partendo. E’ solo che non sono abituata a stare senza di te.”
Sorride e mi sfiora la schiena con due dita. Sposto il braccio dietro la sua schiena ed infilo la mano nella tasca posteriore dei suoi jeans. So che lo fa impazzire.
“Smettila o ti porto di sopra.”
“Okay.”
Sfilo la mano e lo abbraccio, baciandogli il petto. Lui mi bacia la testa ed apre la porta.
“Ci vediamo domani, angelo.”
“Ciao amore.”
 
Esce fuori ed io mi appoggio allo stipite della porta, incrociando le braccia sotto il seno. Il cielo sta scurendo, si sta facendo notte.
Arriva davanti alla porta di casa sua e si gira per salutarmi, prima di entrare. Lo saluto muovendo la mano e dopo chiudo anche io la porta.
 
“Mallory! Vai ad aprire! E’ la nostra pizza!”
Mi alzo dal divano e vado ad aprire la porta. Il solito ragazzo delle consegne mi guarda ammaliato. Lo fa sempre.
“Ciao Harry.”
“Ci..ciao.”
“Tutto okay?” gli chiedo, sorridendo. Vedo i suoi occhi illuminarsi. Fa così tenerezza.
“Si, si. Tu?” mi risponde, passandomi lo scatolo di cartone con la nostra pizza.
“Sto bene.” Infilo la mano nella tasca posteriore dei pantaloni e gli do i soldi, più la mancia.
“Ci vediamo, Harry.”
“Ciao Mallory.” Prende i soldi e li infila nella tasca della giacca con il logo della pizzeria in cui lavora da mesi. Chiudo la porta e vado il salotto. Appoggio la pizza sul tavolino di fronte al divano e mi siedo, aspettando Cameron.
 
Prendo il telefono dalla tasca quando lo sento vibrare e guardo il display.
 
0 Chiamate ricevute. – 1 Messaggio ricevuto.
 
From Kyle: “Mi manchi.”
Rispondo subito. “Anche tu!”
“Che fai?”
“Aspetto Cam. La pizza si sta raffreddando.”
“Mmmh, pizza. Dove l’avete presa?”
“Da Luigi’s Pizza.”
“Adoro la pizza di Luigi. Conosci Harry?”
“Viene sempre lui a portarla, quando la ordiniamo.”
“Mi devo preoccupare?”
“No, amore.”
“Sicura?”
“E’ solo che è così carino quando mi guarda. Sembra un ragazzino innamorato. Ha tutto il viso rosso..”
“Angelo?”
“Che c’è?”
“Mi devo preoccupare?”
“Ti ho già detto di no.”
“Ti amo.”
“Anche io ti amo.”
“’Notte piccola.”
“’Notte amore, xxx.”
 
 
Cam si siede accanto a me e si passa velocemente le dita fra i capelli, schizzandomi di acqua.
“Ehi! Ma sei scemo?”
Si gira verso di me e mi sorride.
“Come mai ci hai messo tanto?” gli chiedo, aprendo lo scatolo.
“Stavo parlando con Jane.”
“Oh - oh. Jane?”
“Si, Jane.” Morde un pezzo di pizza e mastica, guardandomi.
“E’ una cosa seria?”
“Si.” Prendo un pezzo anche io di pizza e comincio a mangiare, sorridendo.
“Wow, non ti ho mai visto così serio.”
“Sono cambiato.”
“Lo so, solo che è strano. Tutti questi anni.. tutte queste ragazze. E’ strano.”
“Mi sono stancato di quelle storie da una notte. Sento che con lei posso costruire qualcosa di serio.”
“Io sono con te.” Alzo la mano e mi batte il cinque.
 
Sento qualcuno prendermi in braccio e portarmi in camera mia. Apro un po’ gli occhi e vedo Cam che mi sorride.
“Ti sei addormentata sul divano, ti sto portando sopra.”
Annuisco e mi accuccio contro il suo petto.
 
Mi corico e mi rannicchio, e dopo pochi secondi mi riaddormento.
 
 
 
“Jenn! Jenn!” la chiamo sussurrando, ma lei non mi sente. Accartoccio un pezzo di carta e glielo tiro in testa. Sussulta quando la colpisco e si gira verso di me.
“Che vuoi?”
“Mio padre è qui.”
“Cosa?”
“Ieri è venuto a casa. Cam gli ha dato un pugno.”
“Cosa? Un pugno?”
Annuisco.
“Thompson, la cercano in presidenza.”
Giro immediatamente la testa verso il professore che tiene in mano il foglietto con la quale di solito il preside informa noi classi.
“Eh? Ah, si. Okay.” Mi alzo e vedo Jenn guardarmi incuriosita. Scrollo le spalle.
 
Mi avvio verso la presidenza e dopo aver bussato entro dentro. Mio fratello e il preside stanno  conversando. Mi siedo accanto a Cam e aspetto che qualcuno dica qualcosa.
“Che succede?”
Cam si guarda le mani, senza dire niente.
“Cam, che succede?”
“Ho chiesto il tuo trasferimento.” Cosa?
“Co..cosa?”
“Dobbiamo cambiare città.”
“Perché?”
“Dobbiamo cambiare città.”
“L’hai già detto! Perché?”
Papà.
“Cosa ?”
“Casa nostra.. stamattina ci hanno cacciato. O meglio, la polizia l’ha fatto per lui.”
“Cosa cavolo stai dicendo?” gli occhi mi si riempiono improvvisamente di lacrime.
“Non ci lascerà stare Mallory, se non ce ne andiamo. Lo capisci?”
“No, no. Non voglio andarmene..”
“Credo che dovrete continuare da un’altra parte questa conversazione.” Il preside ci dice di uscire e Cam mi invita a prendere lo zaino in classe.
Non do spiegazioni a nessuno,  né a Jenn né a Sophia, né a nessun altro ed esco dalla mia scuola.
Non dico una parola quando entriamo in macchina. Piango, perché non c’è nient’altro che mi farebbe sentire meno peggio, in quel momento.
“Mallory, lo sai che non abbiamo altra scelta.”
“Io..noi.. come faremo Cam? Dove andremo?”
“C’è un mio amico a Somerville.. ha detto che possiamo stare da lui.”
“Sei riuscito a prendere vestiti.. le nostre cose..qualcosa?”
“Ho preso i vestiti, sono l’unica cosa che sono riuscito a prendere.”
“La mia macchina?”
“Se la sono presa.”
“Merda. Merda!”
Scoppio a piangere, dovrò andare via da Kyle. Non posso andare via di Kyle.
“Hai visto Kyle?”
“No.” Prendo il telefono dai pantaloni e subito lui mi ferma.
“Non dirgli niente.”
“Che cosa? Non posso non dirgli niente!”
“Devi.”
“No, non posso fargli questo.” Prendo il cellulare e inizio a comporre il numero di Kyle.
“Mallory, dammi il cellulare.”
“No!”
“Dammi il cellulare!”
“No! Non esiste!”
“Dammi quel cazzo di cellulare, Mallory!”
Mi prende il cellulare dalle mani e lo infila nella giacca.
Appoggio la testa al sedile e chiudo gli occhi.
“Non posso andarmene così, Cam.”
“Non hai scelta.”
“Invece si! Andiamo lì.”
“Dove?”
“All’università. Devo salutarlo.”
“Non gli puoi dire che ce ne andiamo, vorrà venire con te.”
“Lo so, diamine. Non voglio che lasci tutto per me. Maledizione!” Mi copro gli occhi con le mani e appoggio i gomiti sulle gambe.
“Per favore.. faremo finta che gli ho fatto una sorpresa. Ma fammelo vedere un’ultima volta. Sarò brava, ti prego.”
Mi volto verso di lui e lo guardo implorandolo con gli occhi. Lui mi asciuga una lacrima passandomi il pollice sulla guancia.
“Okay. Cinque minuti.”
“Grazie.”
 
“Kyle?”
“Angelo, che c’è?”
“Sono fuori, vieni un attimo?”
“Sei fuori? Perché?”
“Sorpresa!” riesco a stento a fare la voce allegra, ma non è vero niente. E’ tutta una finzione.
“Un attimo e esco.”
“Okay, ti aspetto fuori.”
 
Mi siedo sul bordo di una fontana mentre dico a Cam di farsi una passeggiata. Mi asciugo le guance e aspetto. Aspetto. Aspetto.
 
Lo vedo venire verso di me sorridente.
 
Sorridi, Mallory. Sorridi per lui, per noi, per quello che siamo.
 
“Angelo! Che ci fai qui?”, mi alzo e mi butto su di lui. Lo abbraccio forte e lo stringo a me. Non sentirò più la sensazione del suo corpo contro il mio. Non la sentirò più. Non sentirò più la sua voce, il tocco delle sue mani sulla mia pelle nel bel mezzo della notte.
“Sorpresa! Mi mancavi!”
“Ah, davvero?”
“Si, tantissimo.” Mi scosto da lui e gli prendo la testa fra le mani. Avvicino la bocca alla sua e lo bacio. Lo bacio come non ho mai fatto da quando lo conosco, lo bacio come se sapessi di non poterlo fare mai più. Questa è la realtà. La realtà che devo affrontare.
“Angelo, tutto ok?”
“Si, tutto okay.”
“Io.. devo andare.”
Annuisco. “Si, okay. Okay.” Gli prendo le mani e gli accarezzo i palmi con i polpastrelli.
“Vai, vai. Ci vediamo dopo.” Non vi saremmo visti dopo. Non ci saremmo visti mai più.
“Ti amo, angelo.”
“Ti amo anche io, non sai quanto.” Lo abbraccio un ultima volta e poi lo vedo allontanarsi verso l’entrata dell’università.
 
Mi dispiace..” sussurro quelle parole come se potesse sentirmi.
 
Mi avvicino a Cam che sta fumando una sigaretta e scoppio a piangere quando lui mi guarda e mi abbraccia.  Mi aggrappo con forza alla sua maglia e gliela bagno con le mie lacrime.
“Non ce la faccio, non ce la faccio.”
“Ce la puoi fare, ce la devi fare.”
“Non posso, non ci riesco.”
“Ci riusciremo insieme.”
“Tu non stai lasciando niente qui, Cam. Io sto lasciando la mia vita. Tutta la mia vita.”
“Ce ne faremo un’altra, Mallory.”
Nessuno sarà mai come lui. Nessuno.”




Okayy, non odiatemi, per favore!. Ma ci voleva qualcosa che rompesse la normalità e beh, c'è stata. Fatemi sapere cosa ne pensate, se volete/potete. Ci vediamo domenica prossima (posterò sicuramente in tempo perchè da mercoledì non si andrà a scuola, e quindi.)
Per il capitolo 12, la prossima domenica (15 aprile) ancora non sono sicura di poter postare perchè lunedì 16 partirò per la gita, quindi non è niente di certo, ma mi pareva giusto avvisarvi. Non posterò sicuramente Domenica 22 Aprile, mi pare ovvio.
Grazie a chi mi segue costantemente! Vi voglio tanto bene! xxx Sonia :)

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Capitolo 12
*** Damned flashbacks. ***


Sorpreesaa! Vi posto il capitolo con ben due giorni di anticipo! Grazie alle settanta persone che hanno letto il decimo, vi sono davvero grata.
Sonia, xxx.






Capitolo 11. –  Damned flashbacks.
 



Pov Mallory.


 
Mi siedo in macchina  senza forze. Cam entra in macchina e mette in moto. Avvicino le gambe al petto e mi rannicchio su me stessa. Non ci posso credere.
 Sto lasciando la mia città. I miei amici. La mia casa.
Il mio amore.
Sto lasciando tutto qui, per colpa sua.
Per colpa di quel grandissimo stronzo che non mi ha mai dato niente in tutta la mia fottuta vita.
“Sei pronta?” la voce di Cam mi ridesta dai miei pensieri.
Dopo parecchi minuti in silenzio, rispondo.
Si.”, ma non è vero. Niente di tutto quello che ho detto nell’ultima ora e mezza è vero.
Tutte le bugie dette ai professori, alle mie amiche, ai miei amici, a Cam stesso, a Kyle.
Ho mentito a Kyle.
L’unica cosa che mi ero ripromessa di non fare con lui. Gli ho mentito. Odio chi mente, odio chi fa del male alle persone che ama.
Odio essere come loro.
E adesso lo sono.
Mi abbasso gli occhiali da sole di Kyle sugli occhi per nascondere le lacrime.
Dio, gli occhiali di Kyle. Di Kyle.
 
 


 
Pov Kyle.


 
“Chi era?” Jack, il mio amico dell’università mi tocca il braccio con il gomito.
Mi giro verso di lui e lo guardo, preoccupato.
“Mallory.”
“La tua ragazza, giusto?”
Annuisco, guardandomi le mani.
“E allora? Perché quel faccino preoccupato?”
“Non lo so.. aveva qualcosa di strano.”
“E’ successo qualcosa?”
“Io.. non lo so. Non fra di noi. Ha cercato di nascondermelo, ma la conosco. Aveva una tristezza in fondo agli occhi..l’ho vista. Era proprio lì.”
 
 
 
Arrivo a casa mia e parcheggio la macchina nel vialetto. Esco dall’auto e mi avvicino a casa di Mallory. E’ completamente circondata dai nastri rossi e bianchi della polizia.
“Sequestrata? Che cazzo significa?”
Faccio il giro della casa e vedo che le luci sono tutte chiuse. La macchina di Mallory non c’è. Nemmeno quella di Cam.
Prendo il cellulare e compongo il numero di Mallory.
Squilli, uno dopo l’altro. Lei non risponde. Perché non risponde?
La chiamo, dieci, quindici, venti volte. Niente.
“Perché non rispondi? Maledizione!
 
Entro di nuovo in macchina e mi avvio verso casa di Jenn.
 
Lei mi apre la porta sorridente. 
“Ciao, Kyle.”
“Hai visto Mallory?”
“Stamattina, era preoccupata. E’ andata via prima da scuola, è venuto Cam a prenderla.”, diamine, è venuta da me dopo.
“Perché? PERCHE’?”
“Non ne ho idea! Non mi ha detto niente.”
“Sai dov’è? L’hai sentita?”
“No, non risponde al cellulare. Sarà a casa.”
“La polizia ha sequestrato casa sua. La casa è vuota.”
“Cosa?”
“Sono andato, non c’è nessuno.”
 
Passo la notte in giro per la città. Nessuno ha visto Mallory, né Kyle. Provo a richiamarla diverse volte, ma non risponde mai.
“Dove sei, angelo?”
 
 
 


Pov Mallory.



 
Kyle mi sta cercando.
E’ dalle sei e mezza del pomeriggio che il mio cellulare non ha smesso di squillare.
Il suo nome è perennemente sul display.
Voglio rispondere, voglio dirgli che è tutto okay e che non si deve preoccupare.
Ma non posso.
Non posso dirgli che sono scappata.
Non posso dirgli dove sono perché lascerebbe tutto per me, e non è giusto.
Non posso dirgli che siamo senza soldi, perché ce li darebbe lui.
Esco dalla macchina e vedo Cam avviarsi verso la porta della casa di fronte a noi.
Un ragazzo gli apre la porta. E’ della stessa altezza di mio fratello, ha i capelli marroni ed ha una tuta addosso.
Cam mi fa segno di avvicinarmi a loro e mi presenta.
“Lei è mia sorella, Mallory. Mallory, lui è Simon. Il mio amico che ci ospiterà.” Allungo la mano e lui me la stringe. E’ appiccicosa, dio. Ma che persone conosce mio fratello? Faccio finta di niente e dopo strofino la mano sul jeans, cercando di togliermi di dosso quella sensazione di appiccicaticcio.
 
Dieci minuti dopo Simon ci mostra dove dormiremo io e mio fratello. La camera è piccola. C’è un divano letto in un lato della stanza e una piccola scrivania, una specie di armadio nell’angolo,una poltroncina e un piccolo bagno.
Cam sorride al suo amico e dopo un po’ ci lascia soli.
 Appoggio il borsone con i vestiti per terra e poi mi accosto al muro.
La casa puzza di alcol e vomito. E’ così insistente che mi viene la nausea.
Mi copro gli occhi con le mani e scivolo per terra.
Cam si siede accanto a me e mi stringe la gamba con la mano destra.
“Piccola..non preoccuparti. Appena recupero un po’ di soldi ce ne andiamo da qua.”
“I soldi non cadranno dal cielo, Cam.”
“Troverò un lavoro, okay?”
“Anche io.”, non ho intenzione di lasciargli fare tutto da solo.
“No, devi studiare.”
“Studierò, ma troverò un lavoro. Non farai tutto da solo.”
“Mallory...”
“Questione chiusa, Cam.”
Il telefono suona e vibra sopra le mie gambe.
Non ho bisogno di vedere chi è per sapere che è Kyle.
Premo il tasto: Ignora.
Le lacrime che stavo cercando di trattenere riescono a scappare dai miei occhi.
“Ti prego, smettila di chiamarmi.”
 
Suona di nuovo. Ignora.
Ancora. Ignora.
Ancora. Ignora.
Ancora. Ignora.
 
“Ti prego, per favore.”
Cam mi mette un braccio sulle spalle e mi avvicina a sé, abbracciandomi.
“Non ce la faccio, Cam. Non ce la faccio.”
“Forse è meglio chiudere il telefono.” Prende il telefono dalle mie gambe e tiene premuto il tastino in alto finché il display non diventa completamente nero.
 
Prendo un pantalone di tuta dal borsone e poi cerco una maglia da mettermi.
Trovo una canottiera nera e la infilo. Cam uscirà dal bagno a momenti.
Abbasso la maglietta fino a coprire lo stomaco e noto che è molto più lunga di qualsiasi altra maglietta che possiedo.
Il suo odore mi avvolge all’istante, come la prima volta che sono entrata nella sua macchina. Gli occhi mi si riempiono di lacrime. Tutto ciò che vedo davanti a me è sfocato, la testa comincia a girarmi e sono costretta ad appoggiare una mano al muro per sostenermi. Lo stomaco si contrae causandomi una fitta atroce.
Possibile che anche il mio corpo senta la sua mancanza, come la sento io?
“Tutto okay?”, Cam mi viene dietro e passa un braccio intorno alla mia vita.
Annuisco e appoggio la fronte al suo braccio, proprio come ho fatto con Kyle la sera prima.
“Vieni, ti porto a letto.” Mi conduce fino al divano, che adesso è aperto e forma  un letto, riducendo di molto la piccola stanza. Mi siedo sul bordo del letto e poi mi sdraio.
Cam si siede accanto a me e mi accarezza la testa, spostandomi un ciuffo di capelli dal viso.
Piego un braccio sotto la mia testa e mi ci appoggio.
Cam mi guarda, preoccupato.
“Guarda il lato positivo delle cose.  Non dovrai andare a scuola. Ormai l’anno è finito e ti manderanno la pagella dalla tua vecchia scuola fino a qui. Bello, no? Salterai un paio di giorni.”
Sorride, ma a me non viene per niente di sorridere.
“Non me ne frega niente della scuola. Potrebbe andare a fuoco, per quanto mi riguarda. Potrebbe andare tutto a fuoco.”
Si alza e fa per sedersi nella poltrona.
“Dormi lì?”
“Si, è abbastanza comoda.”
“Vieni qui, Cam. Non fare lo stupido. Non puoi dormire lì.”
“Sto bene qui.”
“Cam, è un letto a due piazze. Vieni qui, muoviti.”
Si corica accanto a me ed io mi giro verso di lui.
“Entriamo, vedi?” gli sorrido.
“Si, entriamo.”
 
E’ la prima  notte che “dormo” senza Kyle. Dormo fra virgolette perché non ho dormito per niente.
I miei occhi non si sono chiusi nemmeno per mezzo secondo.
Hanno continuato a lacrimare e quando, voltandosi verso Cam, hanno realizzato che accanto a me c’era lui, e non Kyle, non mi hanno dato più pace.
 
Dalla finestra comincia ad arrivare un po’ di luce, e dopo qualche ora vedo Cameron muoversi accanto a me. Avvicino le gambe al petto e mi rannicchio su me stessa. L’odore di Kyle mi fa sentire un po’ meglio. Mi stringo nella sua maglia, nella sensazione di lui.
“Sei sveglia?”, gli occhi verdi di Cam mi guardano, ancora un po’ spenti.
“Si, sono sveglia.” Quando lo sguardo di Cam si fa più sveglio lo vedo sgranare gli occhi.
“Mallory..”
“Cosa c’è?”
“Dio, ma hai dormito?”
“Secondo te ho dormito? Ti sembro una che ha dormito?”
“No, non sembri proprio una che ha dormito.”
Mi alzo e vado in bagno. Mi metto davanti allo specchio e mi guardo.
Ho gli occhi scavati e rossi, due occhiaie che mi arrivano fino alla fine dello zigomo e sono ancora più pallida di come sono normalmente.
Ritorno a letto e mi siedo sul bordo. Cam mi viene vicino e mi passa un fazzoletto. Non so nemmeno io quanto cavolo ho pianto. Credo che ormai non ci sia più acqua nel mio corpo.
Beh, in teoria a quest’ora sarei morta.
“Dai, vestiti. Usciamo.”, mi volto verso di lui e lo vedo alzarsi.
“Dove andiamo?”
“Cerchiamo qualche lavoro, sondiamo la zona.”
Mi porge una mano e dopo averla presa mi fa alzare in piedi.
“Dai, sbrigati. Sono le nove e mezza.”
Mi piego e dopo aver preso dei vestiti dal borsone entro in bagno e mi preparo.
 
Dopo una mezz’oretta usciamo da quello schifo di casa. Sono vestita semplice. Ho gli occhiali di Kyle in testa, un paio di pantaloncini di jeans, una canottiera blu e le Vans blu e bianche.
Ho provato un po’ di fondotinta sul viso per coprire le occhiaie, senza buoni risultati, così ho deciso di non metterlo proprio.
Entriamo in macchina e dopo un po’ arriviamo in quello che ci sembra il centro di Somerville.
Parcheggiamo la macchina e ci avviamo a piedi per le vie di questa città.
 
Non è niente, in confronto a Boston. L’aria è diversa. Tutto è diverso.
Oppure sono io, quella diversa.
 
Cam entra in ogni negozio davanti alla quale passiamo e chiede se cercano personale. Mangiamo qualcosa a pranzo e poi ricominciamo la nostra ricerca.
“Non ce la faccio più, è da stamattina che camminiamo.”, mi siedo su una panchina e incrocio le gambe.
“Hai ragione, non c’è un fottuto lavoro in questa fottuta città!”
Il sole mi colpisce in piena faccia, così mi abbasso gli occhiali da sole sugli occhi.
 
 

 
 
Mi muovo su di lui e appoggio il naso sotto il suo orecchio sinistro. Mi stringe più forte a lui e gli do un bacio.
“Angelo, non è che ti addormenti?”
“Mmm, forse.”
“Forse?”
“Sei così comodo e caldo..”
“Stai diventando una lucertola?”
“No, non voglio diventare una lucertola.”
Mi alzo e mi siedo a cavalcioni su di lui. Kyle appoggia le mani dietro la schiena, sul prato e lo guardo.
Mi sorride.
Mi avvicino a lui e appoggio le mani accanto alle sue, accostando il mio viso al suo.
Appoggio le mie labbra alle sue e con i denti stuzzico il suo labbro inferiore. Mi allontano leggermente per guardarlo negli occhi.
“Mi stai provocando, angelo?”
 
 

 
 
Eccolo, maledetto sole. Perché mi fai questo? Perché mi fai ricordare? Perché?
Appoggio la testa all’indietro alla panchina e resto ferma. Sento solo il mio respiro strozzato e il rumore assordante del mio cuore nelle orecchie, che sembra spezzarsi.
“Mallory, guarda!”
Alzo la testa e vedo dall’altra parte della strada un cartello di una pizzeria, dove c’è scritto che cercano personale.
“Vieni!” mi prende dalla mano e mi trascina fin davanti a quel cartello.
“Chiama a questo numero, presto Cam!” Prende il cellulare dalla tasca del jeans e dopo aver composto il numero chiama.
 
Dopo dieci minuti il proprietario risponde al cellulare. Cam parla un po’ e dopo mi guarda sorridente.
“Allora?” gli chiedo, agitata.
“Abbiamo un lavoro!”
“C..cosa?”
“Ci hanno dato il posto!” mi lancio sopra di lui e lo abbraccio forte.
“Quando cominciamo?”
“Stasera.”
“Stasera, stai scherzando!”
“No, hanno bisogno, per quello ci hanno presi tutte e due.”
“Cosa dovremo fare?”
“Tu servirai ai tavoli, io consegnerò le pizze.”
“Wow, non ci è andata nemmeno male!” gli sorrido e ci avviamo alla macchina.
 
Arriviamo in pizzeria con ben dieci minuti di anticipo. Entriamo e un ragazzo sui venti cinque anni  ci viene incontro.
Cam gli si avvicina e gli stringe la mano.
“Adam, giusto?”
“Si, tu sei Cam?”
“Si, sono io.” Si gira verso di me e mi prende la mano, trascinandomi accanto a lui.
“Lei è Mallory, mia sorella. Ti ho parlato di lei al telefono, oggi pomeriggio.”
“Si, si. Mi ricordo. Piacere Adam.”
“Mallory.” Mi stringe la mano delicatamente.
Sembro così fragile?
“Venite con me.”
Lo seguiamo lungo un corridoio e lui apre una porta.
“Qui è dove vi potete cambiare e potete posare le vostre cose. Vi do le magliette, vi spiego qualcosa  e poi potete iniziare. Okay?”
Annuiamo.
 
Mi sfilo la maglietta e subito mi metto quella della pizzeria. E’ bianca e ha al lato il logo della pizzeria.
Cam mi si avvicina e mi bacia la fronte.
“Ci vediamo dopo, okay?”
“Si, okay.”
“Ti voglio bene.”
“Anche io, sta’ attento.”
“Sempre.”
Esce dalla stanza ed io mi avvicino ad Adam, che è seduto vicino alla cassa.
Mi vede arrivare e mi sorride.
“Ehi, allora. Vieni che ti spiego cosa devi fare. Non hai esperienza, vero?”
“No, per niente.”
“Okay. Allora. Devi essere cordiale con i clienti, con tutti, okay? Se c’è qualcosa che non va chiami me, non c’è problema. Vai al tavolo, chiedi se vogliono ordinare. Se sono pronti prendi l’ordine, sennò ripassi dopo cinque minuti. Prendi l’ordine e vieni qui da Joe”- mi indica la cucina – “e glielo dai. Quando è pronto lui chiama. Susan ti darà una mano con i tavoli. Lo stipendio, come ho già detto a tuo fratello, ve lo darò a fine mese. Sono 500 dollari ciascuno al mese.”
“500 dollari?”
“Si.”
“Oh, okay.” Dio, 500 dollari ciascuno sono 1000 dollari al mese!
“ Hai capito tutto?”
“Si, okay.”
“Sicura?”


 
“Sicura?”
“E’ solo che è così carino quando mi guarda. Sembra un ragazzino innamorato. Ha tutto il viso rosso..”
“Angelo?”
“Che c’è?”
“Mi devo preoccupare?”
“Ti ho già detto di no.”

“Ti amo.”
“Anche io ti amo.”
“’Notte piccola.”
“’Notte amore, xxx.”


 
“Dannazione.” Mi volto appena in tempo per nascondere le lacrime ad Adam.
Dannati flashback.
“Ehi, stai bene?” mi asciugo gli occhi e mi giro verso Adam.
“Si, tutto okay. Mi è entrato qualcosa nell’occhio.”
“Oh, okay. Sembravi un po’..assente.”
“Sto bene.”
“Non siete di qui, vero?”, faccio segno di no con la testa.
“Boston.”
“Non sono mai stato a Boston.”
“Io ci vorrei tornare.” Vorrei tornare da Kyle.
Ed ecco il mio telefono vibrare nella tasca del mio pantalone.
Lo prendo e guardo il display.
 
Kyle.
Ignora.
 
Rimetto il cellulare nella tasca del pantaloncino e mi guardo intorno. Sono quasi le otto e il locale sta cominciando ad affollarsi.
“Quanti anni hai, Mallory?”
“Diciassette.”
“Oh, sei piccola.” Sento una nota di preoccupazione nella sua voce.
“Ti prego non cacciarmi. Ho bisogno di soldi. Ti prego non importa che non sono maggiorenne!”
“Ehi, sta’ tranquilla. Non ti caccerò.”
“Grazie.”
“Stai tranquilla, Mallory. Qui sei al sicuro.”
 
 



Sono sfinita. E’ mezzanotte e mezza e sono quattro ore che vado avanti e indietro portando pizze, bottiglie e posate ai vari clienti. Ho visto Cam poche volte per qualche secondo ciascuna.
Mi butto a peso morto sul divanetto nella stanza dei dipendenti.  
Non sento più le gambe.
 
Driin, driin, driin, driin.
Ti prego, ti supplico!
Prendo il telefono e resto ferma a guardare lo schermo.
 
Kyle.
 
 
Sussulto quando sento la porta aprirsi e vedo la testa di Adam spuntare.
“Ehi.”
“Ehi.”
“Noi beviamo qualcosa. Vieni?”
“Si, un attimo e vengo.”
“Okay, siamo di là. C’è anche tuo fratello.”
“Okay.”
 
Ignora.
Ignora.
Ignora.
 
Mi alzo dal divano e infilo il telefono nella tasca posteriore dei pantaloncini.
 
Vado nella sala e dopo che trovo una sedia libera mi siedo vicino a Cam. Mi avvicino di più a lui con la sedia e appoggio la testa alla sua spalla. Mi prende la mano e me la accarezza.
“Com’è andata?”
“Bene, a te?”
“Bene anche a me.”
“Menomale.”
Cam mi passa la sua bottiglia di birra e io ne prendo un lungo sorso.

 
 
“Magari la prossima volta dimmelo, okay? Pensavo fosse acqua.”
“Scusa, amore.”
“E magari iniziamo anche con qualcosa di più leggero, per esempio una birra. Non sono solita bere alcolici e hai quasi rischiato di uccidermi.”
“Mi dispiace.”
“Ho capito Kyle, ti perdono.”
“Mi perdoni, davvero?”
“Certo amore, come farei senza di te?”
 

 
Mi alzo dritta e mi prendo la testa fra le mani, appoggiando i gomiti sulle gambe.  Mi stropiccio gli occhi e poi sento una mano toccarmi la schiena. Giro la testa e vedo il viso di Adam davanti al mio.
“Che succede?”
Mi alzo e vado nella stanza dei dipendenti.
Prendo il telefono portatile della pizzeria e faccio il numero di Kyle.
 
“Pronto?”  Dio, la sua voce. Silenzio.
“Mallory? Sei tu?”, non riesco a parlare.
Vorrei dirlo. Sono io. E’ tutto okay. Ma non ci riesco.
Mi si è formato un groppo in gola e non riesco a fare niente, se non piangere.
“Angelo, dove sei? Ti vengo a prendere?”non puoi venirmi a prendere. Non posso tornare.
“Amore, stai piangendo? Ti prego, dove sei?”riattacco.
Se fossi stata un secondo di più a parlare con lui gli avrei detto tutto.
Che non volevo andare via, che volevo restare con lui.
Per sempre.
 
Ritorno di là e sento le  loro voci.
 
“Dai Susan, lo sai anche tu che Jason è un poco di buono.” E’ la voce di Adam.
“Chi è Jason?” si intromette mio fratello.
“E’ il mio ragazzo.” Risponde Susan.
“E che cosa ha fatto per meritarsi questa reputazione?”
 
Mi avvicino a Cam e gli tocco la spalla.
“Andiamo a casa?” vedo nel suo sguardo scomparire a poco a poco l’allegria.
“Ragazzi, mi direte un’altra volta cosa ha fatto di male questo povero ragazzo. Noi andiamo a casa.”
Sento lo sguardo di Adam addosso e istintivamente lo guardo. Gli sorrido nascondendo per un po’ il dolore nel mio sguardo.
 
Prendiamo le nostre cose dalla stanzetta e poi usciamo fuori. Il vento è freddo e infilo il giubbino di pelle. Entriamo in macchina e ci avviamo verso casa.
 
“Ho chiamato Kyle.”
“Che cosa hai fatto?”
“L’ho chiamato.”
“Perché?”
“Non lo so.”
“Ma che ti è saltato in mente?”
“Volevo solo..sentire la sua voce. Credo.”

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Capitolo 13
*** I can't sleep without him. ***


Okaay, ci siamo. Vi avevo promesso che avrei scritto nelle vacanze e beh, l'ho fatto. Quindi potrò postare domenica prossima, anche essendo appena tornata dalla gita. Spero che anche questo capitolo vi piaccia.
Buona lettura. :)




Capitolo 12. –I can’t sleep without him.


 
Un mese dopo.


 
Pov Mallory.

 
 
“Dio, c’è un sacco di gente stasera.” Do l’ordine a Joe e mi avvicino ad Adam che ha appena dato anche lui un ordine a Joe. C’è troppa gente e ha deciso di dare una mano a me e a Susan.
“Non ne ho mai vista così tanta.” Adam mi guarda e mi sorride.
Ricambio il suo sorriso e automaticamente prendo il telefono e premo il tasto Ignora.
Dovrei spegnerlo. Lo so che dovrei farlo.
Sarò stupida e masochista , ma ho paura che lui smetta di cercarmi.
Ho paura che lui si possa rifare una vita.
Ho paura che lui mi possa dimenticare.
Ho paura di tutto questo, e ho paura di non accorgermene nemmeno.
Alzo il viso verso Adam e vedo che sta osservando Joe.
Anche se non mi guarda, so che lui sa che c’è qualcuno che sto cercando di ignorare.
Sa qualcosa, o per lo meno lo ha intuito.
E so pure che prima o poi mi chiederà chi è che mi cerca.
O per chi piango non appena ho un minuto per stare da sola.
Si gira verso di me e mi sorride.
E’ così carino e simpatico con me.
Ma non riesco a lasciarmi andare con lui. Non riesco perché se lo faccio, Kyle potrebbe fare la stessa cosa con qualcuno. Con Jenn o Sophia, per esempio. E ho paura.
L’idea di lui con qualcun’altra mi terrorizza.
Quindi non lo faccio.
Tengo il pensiero fisso su di lui.
Il ricordo della sensazione delle sue mani sulla mia pelle, dei suoi capelli in mezzo alle mie dita, della sua bocca sulla mia.
 
Sento una mano stringermi il fianco e vedo Cam accanto a me.
“Ehi.”
“Ho finito il turno.”
“Di già? Sono a malapena le dieci.”
“Lo so!” mi da un bacio sulla guancia e io lo abbraccio.
“Mallory! C’è un nuovo cliente!” Adam mi chiama ed io mi giro, bloccandomi immediatamente.
Kyle.
Kyle si è appena seduto ad un tavolo. Gira la testa verso di me ed io appena in tempo mi abbasso, riparandomi dietro il bancone.
“Merda.”
Adam mi vede.
“Che stai facendo?”
“Non posso servire.”
“Perché?”
“Non posso. Ti prego non mandarmi lì.”
“C’è un sacco di gente, Mallory.”
“Shhh! Non dire il mio nome!”
“Ma perché?”
“Poi ti spiegherò tutto. Ma adesso, ti prego. Non mandarmi lì.”
“Okay, sta’ tranquilla.”
“Mandami Cam.”
Due secondi dopo Cam è seduto accanto a me, dietro il bancone.
“Okay, allora. Andiamo nella stanza di là e Adam ci chiama non appena se ne va, okay?”
“Okay.”
La testa di Adam spunta da sopra il bancone.
“Non se n’è andato, ma è in bagno. Muovetevi.”
Ci alziamo e corriamo fino allo spogliatoio.
Ci sediamo sul divano e io mi porto le gambe al petto.
Dio. Come vorrei andare da lui e mangiare una pizza insieme. Anche senza mangiare.
Vorrei stare con lui per un po’, vorrei anche guardarlo solamente.
“Mi manca così tanto, Cam.”
“Lo so, piccola.”
“Tienimi, altrimenti mi alzo e vado da lui.”
“Stai ferma.”
“Tu tienimi per sicurezza.”
Si sdraia e appoggia le gambe sulle mie, bloccandomi.
“Abbastanza pesanti?”
“Se.”
Appoggio la testa all’indietro e sospiro.
“Dio. Voglio baciarlo.”
“Non ci pensare.”
“Come faccio a non pensarci! E’ proprio qui, nella stanza accanto!  Maledizione!
Piango per sfogarmi.                                              
Il pianto è diventato il mio migliore amico ultimamente.
Passa mezzora e poi Adam ci viene a chiamare.
Ci alziamo e faccio per uscire, ma Adam mi blocca per un braccio.
“Adesso ci sediamo qui, e  spieghi cosa cazzo hai, okay?”
Sussulto. Non mi ha mai trattato così.
“Ehi, Adam.” Cam lo sente e lo guarda.
“E’ tutto okay, Cam.” Lo tranquillizzo e dopo un po’ se ne va.
Mi siedo sul divanetto e lui prende una sedia e si siede di fronte a me.
Aspetto che lui dica qualcosa, non so di preciso cosa vuole sapere.
“Stasera c’è un sacco di gente, e tu ti sei rifiutata di lavorare. Sai cosa avrei dovuto fare?”
“Licenziarmi.” Sussurro, abbassando lo sguardo.
“Esatto. Quindi, adesso mi spieghi perché cazzo non sei voluta andare in quella fottuta sala a servire.”
“Quel ragazzo.. è Kyle. E’ il mio ragazzo. Anzi, non so se ormai posso definirlo più tale.”
“Quindi? Cosa è successo? Ti ha picchiata? Mi ha mostrato una tua foto. Mi ha chiesto se ti avevo vista, gli ho detto di no.”
“No! No! Non mi ha picchiata. Quando abitavamo a Boston, andava tutto okay, finché non è tornato mio padre. Lui se n’è andato con l’amante quando mia madre è morta. E’ spuntato così dal nulla e ci ha preso la casa, la mia macchina, tutto. Siamo dovuti scappare. Io non ho detto niente a Kyle. Lo amo più della mia stessa vita e non gli ho detto niente. Gli ho mentito. Gli ho mentito perché lo amo troppo e non voglio che lui abbandoni tutto per me. Se lui mi avesse visto, stasera.. sarebbe stato un disastro. Io sarei tornata a Boston, o lui sarebbe rimasto qua. Un disastro. Un completo disastro.”
“E’ lui che ti chiama ogni minuto della giornata?” lo sapevo che se n’era accorto.
“Si.”
“E’ per lui che non chiudi occhio ogni notte, vero?”
“Non riesco a dormire senza di lui.”
“Dio, Mallory. Ti stai facendo del male inutilmente.”
“Io lo amo.” Alzo lo sguardo pieno di lacrime verso di lui.
“Comunque ti stai facendo del male inutilmente.”
“Non è colpa mia.”
Mi alzo e mi avvio verso la porta, ma Adam mi blocca per il braccio come poco prima.
“Cerca di dormire, stanotte.”
“Non dormirò, Adam.”
“Penso sia stupido non dormire.”
“Ma non capisci che non sono io a deciderlo?” mi giro verso di lui e lo guardo, arrabbiata.
“E’ il tuo corpo.”
“Si, ma è anche il mio cuore e la mia testa.”
“Allora sono stupidi anche loro. Ti stai facendo del male.”
“Mi stai dicendo che sono una stupida?”
“Si, penso che tu lo sia.”
“Vai a farti fottere, Adam.”
Mi giro e me ne vado.
 
 
 
Mi sdraio in quel letto che ogni santa notte mi fa venire il mal di schiena e fisso il soffitto.
Dio quanto mi manca Kyle.
Ce l’avevo lì, a pochi metri di distanza.
Era vicino a me.
Pochi passi e avrei potuto toccarlo.
Baciarlo.
Dannazione, è la cosa che mi manca di più, baciarlo.
Le sue labbra morbide.
Il suo mento.
La mandibola che vorrei ricoprire di baci.
Santo dio.
Cam entra in quel momento in camera e si siede accanto a me. Era rimasto fuori con Jane.
“Tutto okay?” Giro la testa verso di lui e lo guardo.
“Si, tutto okay.” , mi risponde.
“Almeno uno dei due sta bene.”
“Mallory..”
“Mi abbracci?” i miei occhi si riempiono immediatamente di lacrime.
“Vieni qui.” mi avvicino a lui e mi lascio abbracciare.
Mi mancano così tanto i suoi abbracci.
 
 
 
Pov Kyle.
 




Ho deciso di andare a Somerville a cercarla. C’è una possibilità che lei sia qui.
L’ho cercata per tutta la città, ma di lei non c’è traccia.
Sono andato a mangiare una pizza in una pizzeria in centro, e ho sentito il suo nome.
L’ho sentito.Lo giuro.
Ho chiesto al proprietario se l’avesse mai vista, mostrandogli una sua foto.
Mi ha detto di no.
Entro sconfitto nella stanza dell’albergo dove sto alloggiando e mi butto sul letto.
Sto scoppiando.
Senza di lei mi sento morire.
Ogni giorno.
Ogni minuto.
Ogni secondo.
Non ce la faccio più.
Non capisco perché se ne sia andata.
Perché sia scappata.
Da me.
 
 
La luce che filtra dalle tende mi sveglia. Mi alzo e metto le cose che mi ero portato da Boston nel mio zaino.
Non avevo programmato di stare tanto tempo.
L’ho cercata per due giorni e non l’ho trovata.
Eppure lei mi ha chiamata il giorno dopo che se n’è andata.
Mi ha chiamato.
Ho sentito il suo pianto attraverso il telefono.
Piangeva.
I suoi singhiozzi sono l’ultima cosa che ho sentito.
E questo mi uccide.
Mi uccide perché la amo.
La amo e l’amerò sempre.
 
 
 
 


Pov Mallory.

 

 
 
Sento qualcuno che mi scuote e mi sveglio.
Gli occhi di Cam mi fissano, splendenti.
“Andiamo a mare.”
“Dove vuoi andare?!” sono ancora un po’ intontita dal sonno.
“E’ luglio! Si va al mare!”
“Io non vengo.”
“Alza quel fottuto culo dal letto, Mallory. Tanto lo so io e lo sai tu che non dormi mai. E lo sanno pure quelli della pizzeria.”
Ha ragione. Non dormo mai.
“Adam mi ha chiesto se hai qualche altro problema, oltre Kyle. La gente ti guarda. Tu non sei così.”
“Che mi guardi pure. Non ho problemi.”
“Mallory devi andare avanti.”
“Smettila di dirmi cosa devo fare, okay? Tu hai la tua ragazza, qua. E i tuoi amici. E me, che sono la tua famiglia. Io ho solo te. Credi che mi faccia piacere vederti slinguazzare con la tua ragazza ogni santissimo giorno? Credi che mi piaccia vedervi ridere insieme? Chissà perché quando tu hai deciso di scappare siamo venuti proprio qui.”
Si alza dal bordo del letto e mi guarda.
“Sai che ti dico, Mallory? Hai ragione. Hai proprio ragione. Stai pure nel letto a piangere come se fossi morta. Ma io non la penso come te. Hai diciassette anni. Sei ancora in tempo per rifarti una vita. E anche per trovarti un altro ragazzo. Guarda Adam. Ha solo un paio di anni in più di Kyle, e ti vuole bene. Si vede lontano miglia che ti vuole. Prova a costruire qualcosa con lui.”
“Non voglio costruire niente con lui. Lui non è Kyle.”
“Lo so che non è Kyle! Ma nessuno dei due ti aspetterà in eterno! Nemmeno Kyle! Quando tu sarai pronta, tutti e due si saranno trovati qualcun altra, e tu resterai sola. Senza nessuno che ti ami abbastanza per aspettarti.”
Mi mordo il labbro superiore e abbasso la testa. Sento gli occhi bruciarmi e so che da qui a poco piangerò.
Infatti un secondo dopo le lacrime escono fuori dai miei occhi e io mi giro per nasconderle a Cam.
Mi alzo e mi chiudo in bagno, sbattendo la porta.
Mi lavo e infilo il costume che, gentilmente, Susan mi ha comprato senza nessuna richiesta da parte mia.
Esco dal bagno, prendo le mie cose e le butto dentro la borsa.
Cosa rara che io usi una borsa, ma ci si arrangia.
Cam ed io usciamo ed entriamo in macchina.
Mentre andiamo alla pizzeria, dove dobbiamo incontrare gli altri, mi viene in mente la discussione che avevo avuto tempo fa con Kyle.
Lui mi aveva detto che mi avrebbe portata al mare, in estate.
Avrebbe baciato le mie labbra che sapevano di gelato alla nocciola, il suo gusto preferito.
E anche il mio.
Mi passo una mano fra i capelli e mi metto gli occhiali da sole.
Sempre quelli di Kyle.
Un giorno di sole glieli avevo presi e me li ero messi.
Lui aveva detto: Ti stanno bene, tienili.
Non ha più voluto che glieli restituissi.
Brutto scemino.
Sorrido al ricordo del suo sorriso.
Sono dimagrita di quattro chili.
Credo che il mio corpo stia rifiutando la mia nuova vita.
Del resto, in fondo nemmeno io l’ho accettata completamente.
 
Usciamo dalla macchina e ci avviciniamo agli altri.
Cam parla allegramente con tutti, io sto in disparte a sentire quello che hanno da dire.
Non parlo con Adam da quando abbiamo avuto quella discussione, una settimana prima.
Mi ha chiamata stupida.. non ci posso ancora credere. Mi appoggio alla macchina e guardo il marciapiede. Vedo Cam e Adam venire verso di me.
Parlano come se si conoscessero da una vita.
“Mallory vai dietro. Adam viene con noi.”
“E allora? Va lui dietro.”
“Mallory vai dietro.”
Guardo male Cam e apro lo sportello dal lato del passeggero.
Prendo la mia borsa e me ne vado dietro.
Mi siedo sul sedile e metto la borsa accanto a me. Incrocio le gambe e guardo fuori dal finestrino.
La macchina parte e prendiamo la strada che porta al mare.
Non potevo starmene a casa.
 
Driin, driin, driin, driin.
Buongiorno Kyle.
Ignora.
Ignora.
Ignora.
 
Adam gira la testa e mi guarda. Io ricambio il suo sguardo per un attimo e poi lo rivolgo verso il finestrino. E’ un mese che lavoriamo nella sua pizzeria e a momenti ci dovrebbe dare i nostri 1000 dollari.
Odio Somerville.
 
 
Arriviamo alla spiaggia e Cam fa per uscire dall’abitacolo della macchina, ma Adam lo ferma.
“Posso parlare un attimo con tua sorella?”
“Fai quello che vuoi.” Grazie, Cam. Tante grazie.
“Ehi un attimo. Non voglio parlare con te.” M’intrometto.
“Un attimo, Mallory.” Mi guarda con uno sguardo supplichevole.
“Per favore.”
“Okay.”
Esce dalla macchina e si siede accanto a me. Giro la testa parzialmente verso di lui e mi porto le mani in grembo.
“Sono stato troppo duro, con te. Non volevo dirti che sei una stupida..”
“L’hai fatto.”
“Lo so, mi dispiace. E’ solo che non capisco.. non so com’è amare qualcuno così tanto da non poter dormire senza di lui. Non so cosa vuol dire perché in ventitré anni non ho mai amato nessuno così tanto.”
“Mi dispiace per te.”
“Mallory, sto parlando con te come non ho mai fatto con nessuno. Per favore.”
Mi prende la mano e la stringe.
“Io voglio vederti sorridere davvero. So che quando mi sorridi è solo una maschera. Lo vedo il dolore che nascondi in fondo ai tuoi occhi, non sei così brava a nasconderlo.”
Giro la testa verso di lui e lo guardo. Ho un groppo in gola e sento qualcosa comprimermi il petto.
“Ti prego, Mallory. Non guardarmi in quel modo..”
Allarga le braccia e io mi avvicino a lui. Mi lascio abbracciare da Adam e piango.
Le sue mani mi confortano massaggiandomi la schiena con movimenti circolari.
 
Raggiungiamo gli altri dieci minuti dopo. Hanno occupato un pezzo di spiaggia e hanno piantato un paio di ombrelloni. Ci sono un sacco di zaini e subito mi siedo sotto un ombrellone.
Vedo tutti spogliarsi e subito avviarsi verso l’acqua.
So di avere un libro in borsa e so di poterlo leggere, ma ho perso anche quell’abitudine da quando sono qui.
Vedo Adam venire verso di me e lo guardo.
Ha un costume a pantaloncino azzurro che risalta i suoi occhi azzurri.
E’ davvero un bel ragazzo.
Kyle. Non dimenticare Kyle.
“Ehi, non vieni a fare una nuotata?” si siede accanto a me e allunga le gambe.
Faccio segno di no con la testa e lui mi guarda.
“Non ti piace il mare?”
“Non ci vado spesso.”
“Prendi il sole?”
“Mi brucio.”
“Già, hai la pelle di Biancaneve.” Sorrido per il paragone e incrocio le gambe.
Prende una borsa e tira fuori un tubetto di crema protezione e me la passa.
“Hai litigato con Cam?”
“Stamattina, a casa.” Prendo il tubetto e comincio a spalmarmi la crema ovunque.
“Lui vuole che io vada avanti. Lui vuole che io dimentichi Kyle e che mi trovi un altro. Diamine, non è così facile. Certo, lui ha la sua ragazza qui. Può fare quello che gli pare, non gli manca nulla.”
“Lo fa per te, Mallory.”
“Lo so! Ma io non voglio andare avanti.” Mi giro verso di lui e lo guardo.
“Tu non hai qualcuno .. insomma. Sei un bel ragazzo. Non frequenti nessuna?”
Ride al mio complimento e mi guarda.
“Mio fratello prima di Jane si scopava una diversa ogni giorno. Non gli dire che te l’ho detto però. Pensa che un giorno lei ha urlato così tanto che tutto il vicinato l’ha sentita. Kyle pensava fossi io.”
Sorrido e lo guardo, appoggiando il mento sulle mani.
“Andiamo a fare il bagno, Mallory.”
“C’è una doccia qui vicino? Non mi piace la sensazione del sale addosso.”
“Si, è li. Vieni.”
Si alza e mi porge una mano. La prendo e lui mi tira in piedi.
“Okay, andiamo.”
 
“Dio, è freddissima.”
“Se entri dopo un po’ ti abitui, eh.” Adam mi guarda mentre nuota un po’ nell’acqua.
“Si, la fai facile tu. Io sono un tipo freddoloso.”
Sono a disagio. Mi sento osservata. Ho tolto la canottiera e i pantaloncini e non ho smesso di sentirmi osservata tutto il tempo.
Incrocio le braccia davanti al seno come protezione e resto ferma.
“Non sento più i piedi.”
“Eddai! Vieni qui!”
“Non ce la faccio.”
Si alza e il suo corpo bagnato attira la mia attenzione.
Si mette davanti a me e si abbassa appoggiando le mani sulle cosce.
“Riuscirò a farti entrare in acqua?”
Scrollo le spalle.
“Non lo so.”
“Prendi aria.”
“Che?”
Le sue braccia mi avvolgono la vita e un secondo dopo mi ritrovo completamente sott’acqua.
Riemergo senza fiato e appoggio le mani sulle sue spalle.
“Sei pazzo!” la pelle immediatamente si ricopre di brividi e mi viene la pelle d’oca.
“E’ davvero freddissima!”
“Ora ti ci abitui.”
Comincio a tremare e lui mi abbraccia. Il suo corpo è caldo e comincio a sentirmi un pochino meglio.
“Ti conviene non lasciarmi o divento un ghiacciolo, ti avverto.”
“E chi ti lascia.”
 
 
 
“Allora. Io corro a prendere un telo e quando torno tu esci di corsa e ti avvolgo nell’asciugamano.”
“Perfetto, però sbrigati. Sto morendo di freddo.”
“Okay.” Esce e corre fino al nostro ombrellone e dopo un minuto lo vedo sulla riva, con il mio telo da mare in mano.
Mi preparo ed esco di corsa. Arrivo vicino a lui e mi avvolgo subito nel telo.
Strizzo i capelli per togliere l’acqua in eccesso.
Mi volto verso Adam e lo vedo bello rilassato.
“Non senti freddo?”
“No.”
“Ah, fai la parte del duro?”
“No, non ne ho bisogno.”
“Ah. Ah. Ah. Davvero simpatico.”
Ad un tratto vedo il suo sguardo indurirsi.
“Che succede?”
Mi volto dall’altra parte e vedo un ragazzo che mi fissa.
“Quello è da più di un’ora che ti fissa.”
Ecco chi era.
“Dai, non fa niente. Andiamo vicino all’ombrellone.”
“Se continua..”
“Andiamo.”
Lo prendo per un braccio e lo trascino pian piano verso l’ombrellone.
Stendo il telo sulla sabbia e dopo aver preso gli occhiali mi ci siedo sopra.
“Spero di non bruciarmi.”
Indosso gli occhiali e mi sdraio.
Non sarebbe male prendere un po’ di colore.
“Ma sei dimagrita?”
“Un po’.”
“Un po’ tanto, Mallory.”
“Vuoi farmi la predica anche tu?” Dio, ne ho abbastanza di prediche.
“Cerca solo di non dimagrire troppo.”
 
 
La sera.
 
Infilo la felpa che mi sono portata da casa (anche questa di Kyle) e la infilo insieme ai pantaloncini. Ho messo le scarpe perché i miei piedi hanno più freddo di me.
I ‘maschi’ del gruppo hanno deciso di rimanere anche la sera in spiaggia e di accendere il fuoco.
Tipo camping.
Hanno comprato delle birre e dei marshmallow.
Non ho parlato con Cam per tutto il giorno. Non mi piace non parlare con lui.
Ci sediamo tutti intorno al fuoco e Adam si mette accanto a me.
Adam mi prende la mano e mi fa alzare in piedi.
“Vieni con me.”
Mi lascio trascinare e lui mi porta vicino alle macchine. Ha in mano una bottiglia di birra e ci sediamo sul cofano dell’auto.
Guardo le stelle e lui fa lo stesso.
Mette una mano dietro la mia nuca e avvicina la sua testa alla mia. Per baciarmi.
“Che stai facendo?”
Mi attira a sé stringendomi la vita con un braccio, poi mi accarezza lo stomaco con una mano.
Mi bacia il collo e io mi immobilizzo.
Che diamine sta facendo?
Lo spingo lontano da me mettendo le mani sul suo petto.
“Adam.. Non ho intenzione di fare nulla di tutto questo con te.”
Ma lui è forte, e non si scosta da me. Alza la testa e mi guarda.
“Ti voglio.”
“Io no.” Lo guardo, pregandolo con gli occhi.
“Qui, adesso. Subito.”
“Adam non..”, riprende a baciarmi ovunque e io premo con più forza con le mani.
Lo sento irrigidirsi contro la mia vita e il panico mi travolge.
“Adam!” mi stringe il fianco con forza, tanto da farmi male.
Mi schiaccia a pieno contro il cofano della macchina e sento una sua mano sul basso ventre.
Cerca di slacciarmi i pantaloni.
Comincio a dimenarmi contro il suo corpo e vedendo che non vuole mollarmi urlo.
“CAM! CAM! ADAM CACCIATI! CACCIATI DA SOPRA DI ME!”
“ADAM CAZZO! TOGLITI DA SOPRA DI LEI!”
Vedo la testa di Cam spuntare e tira con forza Adam da sopra di me.
Scendo dal cofano e mi appoggio allo sportello della macchina.
Gli altri ragazzi prendono Adam per le braccia cercando di farlo calmare e Cam mi si avvicina.
“Piccola.. tutto okay?”
Annuisco e lui mi abbraccia. Il fianco mi fa male e sono certa che mi spunterà un bel livido il giorno dopo.
“Ti ha fatto male? Dio mi dispiace così tanto..”
“Non hai colpa, tu. Stai tranquillo.”
“Andiamo a casa.”
“Si, okay.”
Entriamo in macchina e torniamo a casa.
La decisione più saggia di tutta la giornata, decisamente.
 
 
Quattro settimane dopo.
 
 
Non sono più andata a lavorare in pizzeria. Cam non ha voluto e sinceramente nemmeno io.
Stare con Adam.. non potevo, non ci sarei riuscita.
Mi ha chiamato e mi ha chiesto scusa, ma non ce l’ho fatta a tornare.
Ho cercato altri lavori in giro e non ho trovato niente. Un bel niente.
Sento suonare e vado ad aprire la porta.
Un signore con i baffi grigi mi guarda.
“Salve, siamo la polizia.” La polizia?
“Cercate qualcuno?”
“Cameron Thompson.”
“E’ mio fratello. C’è qualcosa che non va?”
“E’ in casa?”
“E’ uscito. Può dire a me.”
“Abbiamo trovato vostro padre.”
“Si lo sappiamo, è a Boston.”
“No guardi, abbiamo trovato il corpo di vostro padre.”
“Che?”
“Vostro padre è morto. L’abbiamo trovato in via di decomposizione vicino a un fiume a Boston. L’abbiamo riconosciuto dai documenti che aveva con sé nella tasca della giacca.”
“E’ morto?”
“Si, la casa è di nuovo vostra. Ci dispiace, deve aver trovato qualche agente corrotto che ve l’ha portata via. Adesso è vostra di nuovo.”
“Veramente?”
“Si, ci dispiace per la morte di vostro padre.”
“Grazie.”
Chiudo la porta e mi ci appoggio con la schiena.
Questo significa che possiamo tornare a Boston.
POSSIAMO TORNARE A BOSTON!
 
Cam entra in casa e io mi lancio su di lui.
“C’era la polizia.. che volevano?”
“Possiamo tornare a casa! Papà è morto e la casa è nostra! Possiamo tornare a casa! POSSO TORNARE DA KYLE!”
“Papà è morto?”
“Si…è morto.”
Alzo lo sguardo verso di lui e i nostri occhi si colmano di lacrime.
Non ci ha mai fatto mancare nulla finché la mamma si è ammalata.. ma è, era pur sempre nostro padre.
“Siamo soli davvero, adesso.” Sussurra Cam sulla mia fronte.
“Già.”
 
 
 
 
 
“Voglio andarmene da questa fottuta casa.” Cam mette le ultime cose nel borsone e va a controllare se abbiamo dimenticato qualcosa in bagno un’ultima volta.
Apro l’armadio e lo vedo vuoto, idem i cassetti.
“Niente, possiamo andare.”
“Niente nemmeno qui.”
“Possiamo andare.”
Mi volto verso Cam e gli sorrido.
Non ci posso credere, stiamo davvero tornando a Boston.
 
Entriamo in macchina e ci allacciamo la cintura.
Cam mette in moto e partiamo.
“Vai a fanculo, Somerville.” Sbotta Cam.
Sono pienamente d’accordo.




Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto.. beh. Finalmente Mallory può tornare a casa. Può tornare da Kyle.
Ci vediamo domenica prossima :D
xxx Sonia.

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Capitolo 14
*** I’m gonna find my way, back to your side. ***









Capitolo 13. –I’m gonna find my way, back to your side.
 



 
Pov Mallory.


 
 
Boston.
Quanto mi sei mancata?
Metto piede fuori dalla macchina e l’aria di casa mi riempie i polmoni.
Guardo casa mia e mi ci avvicino.
Prendo la chiave sotto il vaso e apro la porta.
 
E’ rimasto tutto come prima.
Il salone, l’ingresso, la cucina.
Siamo tornati a casa.
Appoggio tutto sul mobile all’ingresso e rimango immobile.
Cam mi viene vicino e mi abbraccia.
«Siamo a casa.»
Ed è proprio così.
 
 
Salgo in camera mia e d’istinto mi butto sul mio letto.
E sento il suo odore.
Il suo odore.
Kyle.
 
Mi alzo di scatto e infilo le scarpe.
Scendo di sotto e apro la porta.
Piove. E l’acqua è fredda, per essere Agosto.
Prendo una felpa e la infilo sopra la canottiera mettendomi il cappuccio.
Attraverso la strada lentamente.
E se si fosse trovato qualcun’altra?
E se si fosse dimenticato di me?
E se non mi volesse più?

Sono passati due mesi dall’ultima volta che l’ho visto.

Che l’ho toccato.

Abbracciato.

Baciato.


 
Arrivo davanti alla porta di casa sua.
Premo il bottone del campanello e aspetto.
Niente.
Lo premo di nuovo.
Niente.
Passano minuti e mi giro, avviandomi verso casa mia.
Sono completamente bagnata.
I capelli mi si sono appiccicati alla fronte e cerco di spostarli con la mano.
Sento la porta aprirsi e mi giro, lentamente.
 
E lui è lì.
E’ lì.
Proprio davanti ai miei occhi.
 
 
Il dolore degli ultimi mesi scompare..così.
 
 
 
Mi avvicino e lui fa lo stesso.
Ha dei pantaloni neri della tuta e una canottiera grigia.
I capelli sono cresciuti e anche la barba.
Ma è lo stesso.
E’ Kyle.
Gli occhi mi si riempiono di lacrime e vedo il suo labbro inferiore tremare.
Corre verso di me e quando è a un passo da me gli salto incontro.
Sento le sue braccia forti stringermi la vita e io con le mie gli avvolgo il collo.
Appoggio la testa sulla sua spalla bagnata e con le gambe gli cingo la vita.
Sento la sua mano accarezzarmi la pelle fredda della schiena e sento il suo calore contro la mia pelle.
Il calore del suo corpo.
Il suo calore.
 
Mi stringe più forte e io alzo il viso, fino ad avere i miei occhi all’altezza dei suoi.
«Angelo.. »quanto mi è mancata la sua voce.
«Sei qui?» la voce gli trema.
«Sono qui. » anche la mia trema.
«Davvero?»
«Davvero. »
Avvicino la bocca alla sua e lo bacio.
Ci baciamo per minuti interi. Sento la sua mano ruvida accarezzarmi la nuca e io gli passo una mano fra i capelli.
Dio, quanto mi è mancato.
 
Entriamo in casa sua tutti bagnati. Non ho smesso di sorridere da quando ho staccato le labbra (controvoglia) dalle sue poco prima.
«Vieni su.. ti do qualcosa di asciutto.»
Lo seguo di sopra e non stacco gli occhi da lui nemmeno per un millesimo di secondo.
Mi è mancato davvero tanto.
Troppo.
Entro in camera sua e lui chiude la porta a chiave.
Sento il clic della serratura e istintivamente mi giro verso di lui, sorridendo.
 
Si avvicina a me ed io mi sfilo velocemente la felpa bagnata mentre lui comincia a baciarmi ovunque.
Lascio cadere la felpa a terra e aderisco a lui con il mio corpo.
Le sue mani mi accarezzano la schiena sollevando il bordo della canottiera bagnata.
Faccio scivolare i pantaloni per terra lungo le mie gambe, mentre lui fa lo stesso.
Mi spinge contro il muro e il suo torace aderisce al mio.
Sento le sue mani afferrarmi le cosce e prendermi in braccio, mentre il suo corpo mi blocca contro se stesso e il muro.
Gli sfilo la canottiera e lui fa lo stesso con la mia.
Gli accarezzo le spalle calde godendo a pieno di quel contatto.
Abbassa la testa sul mio collo e mi bacia proprio sopra la carotide. Bacia ogni centimetro del mio collo e del petto, scendendo sul seno coperto dal reggiseno bianco ricamato, anch’esso ormai bagnato.
Arriva al gancio e con una facilità estrema lo sgancia, lasciandolo cadere per terra.
Porta le mani appena sotto il seno, sulle costole, e con i pollici caldi mi sfiora entrambi i capezzoli freddi.
Al contatto delle sue dita subito entrambi si irrigidiscono ed io appoggio la testa sulla sua, inspirando a pieni polmoni il profumo dei suoi capelli.
Gli passo le braccia intorno al collo e lo stringo forte contro di me.
Restiamo parecchi secondi così, immobili.
«Angelo..»
«Amore? »
«Non hai nemmeno una fottuta idea di quanto tu mi sia mancata
Il mio sguardo si incastra dentro il suo e lui mi trascina fino al letto.
Il contatto con il cotone pulito delle sue lenzuola mi fa sentire a casa.
Si sdraia sopra di me e comincia a baciarmi il corpo, partendo dalle caviglie fino ad arrivare alle mie labbra.
Sento il suo bacino adagiarsi piano sul mio e poi il suo membro premere contro il mio basso ventre.
Lo accolgo dentro di me e lui comincia a muoversi contro il mio corpo.
Accompagno i suoi movimenti con i miei mentre con la lingua esploro la sua bocca.
La bocca che mi è tanto mancata in quei mesi.
La bocca che era diventata il sogno migliore da fare tutte le notti.
 
Il sogno peggiore perché mi mostrava quello che non avevo vicino a me.
 
«Angelo? Che c’è?» mi accarezza la guancia ricoperta di acqua salata, l’acqua delle mie lacrime.
«Niente..»
«Angelo?»
«Stringimi e basta..stringimi.»
Mi stringe a sé e mi lascia un bacio leggero sulla fronte e passa le labbra sulla mandibola, fino ad arrivare al mento.
Arrivo al culmine del piacere proprio quando ci arriva anche lui.
Sorrido contro la sua bocca e lui fa lo stesso.
Mi è mancato tutto questo.
Mi è mancato sorridere mentre facciamo l’amore.
Mi è mancato sorridere con lui.
Mi è mancato essere felice.
 
Mi adagio sopra di lui e Kyle mi avvolge con il lenzuolo. Il sudore si è mischiato alla pioggia e sentiamo freddo. Okay, io sento freddo.
«Vuoi farti una doccia, angelo?»
Annuisco e mi avvicino di più a lui.
«Ti prendo dei vestiti..»
«Aspetta un altro po’. C’è tempo.»
«Okay.»
Mi stringe sul suo petto e mi bacia la testa.
 
 
Mezz’ora dopo prende dal cassetto una tuta, un paio di boxer (troppo piccoli per lui) e delle calze e mi porge il tutto.
I miei vestiti sono tutti bagnati, non posso rimetterli.
Mi faccio una doccia veloce e mi asciugo i capelli.
Infilo i boxer che mi stanno come se fossero miei e la maglietta a maniche corte.
Mi sento meglio, molto meglio, adesso.
Entro in camera sua e lo vedo steso sul letto.
Mi sdraio accanto a lui e gli prendo la mano fra le mie.
Accarezzo il palmo con le dita disegnando dei piccoli cerchi sulla sua pelle.
Lui allarga un braccio facendomi spazio.
Appoggio la testa sulla sua spalla e mi stringo a lui.
So che mi sta guardando le gambe nude.
Gli hanno sempre fatto uno strano, piacevole effetto.
Mi piace che gli piaccia il mio corpo.
Mi piace quando mi guarda così, con ammirazione, con amore.
«Sei dimagrita.» Alzo lo sguardo su di lui e lo vedo preoccupato.
«Un po’.»
«Un po’ tanto. Quanto?»
«Sei chili.» Sento la sua mano stringermi il fianco.
«Angelo..» Deglutisco e gli stringo la mano. Sento la sua preoccupazione.
«Non è colpa tua, okay? Niente di tutto quello che è successo è colpa tua. Non volevo scappare. Non volevo. Ma ho dovuto, ho dovuto farlo.»
Mi alzo in ginocchio e mi guardo le mani. Devo dirgli del quasi stupro. Devo farlo.
«Ti devo dire un paio di cose.»
«Quali cose?»
Rimane sdraiato di fronte a me, bello e preoccupato come il Donatello di Michelangelo.
«Mio padre è morto. E’ stata colpa sua se siamo scappati. Ci ha preso la casa e noi non sapevamo dove andare. Siamo andati a Somerville e Cam ha trovato asilo da un suo amico che, secondo me era un po’ drogato.»
«Ti ha fatto del male?»
«No. Non lui.»
«Che stai dicendo Mallory?»
«Sono quasi stata stuprata.»
 
Esce fuori tutto in una volta. Lo dico senza pensare, senza respirare.
 
Si alza di colpo e si avvicina a me.
«Che cazzo dici?»
Annuisco. «Lasciami finire.»
«Che vuol dire ‘quasi stuprata?»
«Lasciami finire, amore.»
Prendo una sua mano e stringo le sue dita.
«Abbiamo trovato lavoro in una pizzeria. Il proprietario.. Adam, ha qualche anno in più di te. Era veramente carino con me.. lo è sempre stato. Ci dava mille dollari al mese.
Siamo andati al mare, un giorno. Mi ci ha costretto Cam, in effetti. Siamo rimasti fino a tarda sera in spiaggia ed eravamo seduti sul cofano di una macchina ... ed è successo. Non chiedermi come o perché. Mi sono ritrovata schiacciata tra il suo corpo e la macchina. Ho cominciato a urlare e per fortuna Cam e gli altri sono arrivati in tempo. Ma non è successo niente.»
«Angelo..» mi abbraccia e appoggio la testa sul suo petto.
«Sei tornata a lavorare in pizzeria?»
«No.»
Mi accuccio contro il suo petto e mi lascio abbracciare.
«Ho perso peso anche per il fatto che non mangiavo tanto. Tutto mi ricordava  te. E il ricordo di te.. non ti potevo avere, Kyle. Sono stata malissimo. Soprattutto dopo che sei venuto in pizzeria a cenare.» Mi allontana dal suo corpo mettendo le mani sulle mie spalle.
«Eh? Che cosa? Tu eri lì?»
«Si, ero proprio lì. Dietro il bancone.» Abbasso gli occhi.
«Quello a cui ho mostrato la foto..»
«Era Adam. Senti, mi dispiace. Credimi, anche io volevo avvicinarmi a te, abbracciarti. Ma non potevo. Tu che avresti fatto se mi avessi vista?»
«Sarei rimasto con te o ti avrei riportato qui.»
«E’ proprio per questo che non mi sono lasciata vedere. Io ti amo, amore.» Alzo gli occhi su di lui e gli sorrido.
«Anche io ti amo, angelo.»
Mi stringe contro il suo petto ed io con un dito gli accarezzo la coscia.
«Però fatti la barba.» sussurro.
«Non ti piace?» lo sento ridere.
Faccio segno di no con la testa e poi gli bacio il collo.
«Appena ho due minuti me la faccio.»
«Vai ora, dai. Non mi piace per niente.»
«Voglio stare con te.»
«Rimango qui.»
«Sicura?»
«Non scappo più, Kyle.»
«Okay.»
Si alza e poi si china verso di me.
«Eddai! Sbrigati!» gli do uno schiaffetto sulla chiappa e lui mi guarda.
Gli bacio le labbra e gli accarezzo i capelli.
«Non vado da nessuna parte, quindi muoviti. Voglio stare su di te tutto il giorno.»
Vedo i suoi occhi accendersi di luce e poi si chiude in bagno.
 
Mi rannicchio sul suo letto e dopo un po’ sento una vocina stridula urlare il suo nome.
«Kylee! Kyleee! Kyleeee!»
Sally. E’ lei. La riconosco.
Sento la sua manina battere sulla porta e mi alzo.
Le apro e lei quando mi vede rimane un po’ a fissarmi.
«Mally?»
«Ciao Sally.» le sorrido.
«Che ci fai qui?”
«Stavo facendo compagnia a tuo fratello.»
Entra in camera e si siede sul letto.
«Dov’è Kyle?»
«Si sta facendo la barba, in bagno.»
«E tu che facevi sola?»
«Stavo riposando un po’, sono appena tornata.»
«Dov’eri? Mamma mi ha detto che tu non c’eri più, che te ne eri andata. Perchè te ne sei andata?»
Dio, per avere solo quattro anni è tremenda.
«Quando sarai più grande te lo spiegherò, okay?»
La vedo annuire poco convinta e poi abbassa gli occhi sulle mie gambe.
«Perché non hai i pantaloni? Non ti vergogni di mio fratello?»
«No, non mi vergogno di Kyle, piccola. Sai, noi stiamo insieme.»
«Vuol dire che siete fidanzati?»
«Si, siamo fidanzati.»
«Pure io sono fidanzata.» Le sorrido. E’ così piccola.
«Ah, davvero? Con chi?»
«Si chiama Josh, è mio compagno di classe. Però io non sto senza pantaloni con lui.»
E ora che le dico? Merda, che cavolo mi invento?
«Perché tu sei piccolina ancora, Sally. Io e tuo fratello ci vogliamo tanto bene, ma tanto tanto tanto. E siccome siamo grandi, possiamo stare senza pantaloni, se vogliamo. Siccome i miei pantaloni si sono bagnati con la pioggia li ho tolti. Tu però non li devi togliere mai mai mai, okay? Capito?»
«Si, ho capito. Perché sono piccolina. Che noia essere piccolina.»
Le sorrido e Kyle esce dal bagno. Sorrido anche a lui e si siede accanto a me.
«Di cosa parlavate, signorine?»
«Tua sorella mi ha chiesto perché non ho i pantaloni.» Kyle mi sorride mentre mi accarezza una coscia.
«Tu e Mally siete fidanzati?»
Kyle mi guarda ed io alzo le spalle.
«Si, siamo fidanzati.» La sua mano stringe la mia.
«Kyle, lo sai che anche Sally ha un fidanzatino?»
Sally diventa tutta rossa in viso e Kyle la guarda.
«Davvero? E chi è?»
«Josh, il mio compagno di banco. Ciaao deevo andareee!»
Esce correndo fuori dalla stanza.
«Ho sentito tutto quello che le hai detto, sei stata grande.»
«Tutto tutto?»
«Si, soprattutto la parte del: ci vogliamo tanto bene, ma tanto tanto tanto...»
Si china su di me e si mi si sdraia sopra mentre mi bacia.
«Non è così?»
«Si, è cosi
 
«Kyle senti noi.. »
Giro la testa e vedo che i genitori di Kyle sono sulla porta, immobili. Ci guardano.
Emh, mi guardano. Guardano soprattutto il mio ‘abbigliamento’.
«Mallory?» la madre mi guarda, piegando la testa di lato.
Kyle si sposta da sopra di me e si siede. Io cerco di coprirmi maggiormente le gambe, senza riuscirci.
«Scusa, figliolo. Non sapevamo che avessi compagnia.»
«No, no. Non fa niente.»
Sorrido timidamente alla sig.ra Davidson e lei mi guarda.
«Sei tornata.»
Annuisco e sento la mano di Kyle stringermi il fianco leggermente.
«Si, sono qui.»
«Quanto sei stata via, due mesi? Mio figlio è stato malissimo per te, nell’ultimo periodo.»
«Mamma! Smettila.»
«No Kyle, deve sapere.»
«Lo sa.” Guardo Kyle che guarda sua madre.
«Io.. mio padre è tornato in città. Ci ha preso la casa, i soldi. Tutti quelli che avevamo. Per amore di suo figlio sono scappata senza dire niente, perché altrimenti lui mi avrebbe seguita. Ho abitato per due mesi nella casa di un drogato, perché non sapevo dove vivere. Ho lavorato come nessuno della mia età dovrebbe lavorare. Sono quasi stata stuprata. Adesso, mio padre è morto. E io sono tornata. Perché ho di nuovo una casa. E sono qui, con suo figlio, perché non ho mai smesso di amarlo
Alzo lo sguardo verso Laura Davidson e vedo il suo sguardo addolcirsi poco a poco.
«Mi dispiace.. per tutto quello che ti è capitato.»
«Andiamo Laura.» Ralf Davidson le cinge la vita e la trascina via, chiudendo la porta.
 «Sono una stupida, non dovevo trattare così tua madre.»
«Angelo, ti ha provocato. Ti sei solo difesa, okay?» Mi abbraccia e mi bacia la testa.
«E poi.. mi piacciono le donne che si sanno difendere da sole.» sorrido.
 
 
Infilo i pantaloni della tuta e poi li accorcio ripiegando su se stesso il bordo inferiore delle gambe del pantalone.
Metto le scarpe e insieme a Kyle andiamo a casa mia.
Sentire la mia mano nella sua dopo due mesi mi fa sentire bene.. molto bene.
Cam non c’è. Mi ha lasciato un biglietto nella quale diceva che è andato al supermercato e riempire il frigo. Entriamo in camera mia e apro la finestra. Si muore di caldo.
«Fa caldo, vero?» Kyle mi sfiora la nuca con le labbra e io mi abbandono contro il suo petto.
Annuisco e le sue braccia mi avvolgono la vita, stringendomi contro il suo corpo.
«Andiamo al mare. Sono le tre del pomeriggio. Prendiamo quello che ci serve e andiamo. Ci facciamo un bel bagno e ci rinfreschiamo..»
Mi alza la maglia e con l’indice mi accarezza il ventre. Rabbrividisco.
«Okay, andiamo.»
«Andiamo.»
 
 
Nel giro di mezz’ora siamo pronti e saliamo in macchina di Kyle. Mi allungo sul sedile e Kyle mi sorride, mentre mette in moto.
 
Arriviamo alla spiaggia e quando scendo Kyle mi viene vicino e mi abbraccia passando un braccio sulle mie spalle.
Appoggiamo le nostre cose sulla sabbia mentre Kyle monta l’ombrellone. Ci spogliamo e per la mano raggiungiamo l’acqua.
Entro senza esitare. L’acqua è calda e Kyle mi raggiunge subito. Mi avvicino a lui e lui mi stringe a sé, baciandomi la spalla nuda.
«Hai ancora caldo?» sussurro vicino al suo orecchio.
«No, sto bene.» Mi accarezza i fianchi e io mi aggrappo a lui, cingendo il suo collo con le braccia e la sua vita con le gambe.
«Angelo..»
«Sta’ zitto, amore.»
Lo bacio e lui mi stringe sempre di più contro di lui.
 
Entro in casa e sento subito qualcuno lavorare in cucina. Cam è seduto vicino al tavolo e sta facendo dei tramezzini.
«Dov’eri?», mi chiede subito.
«Siamo andati al mare.. mi sono bruciata la faccia.» mi bagno il viso con l’acqua fredda.
«Lo vedo.» Ride e io mi siedo accanto a lui. Lo aiuto a preparare i tramezzini e quando sono pronti iniziamo a mangiare.
«Kyle non viene?»
«No, ci raggiunge dopo cena.»
«Ti sei divertita, oltre alla bruciatura?» ride.
«Ehi, smettila di prendermi in giro.»
«Pomodoro.»
«Cam.»
«Peperone.»
«Cameron!»
«Ciliegina.»
«CAMERON!» faccio per andarmene ma lui mi ferma prendendomi la mano.
«Eddai, lo sai che scherzo.»
«L’unica cosa che so con certezza è che sei davvero un rompicoglioni. A volte.»
Mi sorride e poi mi abbraccia.
«Ti odio quando mi prendi in giro.»
«Io ti odio quando metti il broncio.»
Gli sorrido e ritorno a mangiare il mio tramezzino.
«E’ proprio come lo faceva la mamma.» sussurro, dopo un po’. Alzo lo sguardo sui suoi occhi e sorrido malinconicamente.
«Già, era da tanto che non lo mangiavamo fatto così.»
«Già.»
Sento il campanello suonare e mi alzo per andare ad aprire a Kyle.
 
 
Apro la porta e lo vedo sorridente, con una mano dietro la schiena.
Aggrotto le sopracciglia.
«Che hai lì dietro?»
Lui porta la mano davanti al petto e vedo un mazzo di tulipani. Erano i fiori preferiti di mia madre, e anche i miei. Li prendo e poi alzo lo sguardo su di lui, sorridendo.
«Ti ricordi?»
«Certo che mi ricordo.»
Si avvicina a me e mi bacia la fronte.
«Ricordo tutto, ogni minima, insignificante cosa di te.»
«Sei.. davvero, davvero troppo per me.»
«Non sono troppo.. sono giusto per te. Siamo giusti. Noi siamo giusti. Ci completiamo.»
Mi alzo sulle punte e gli lascio un bacio sul mento, prima di entrare in casa.
 
Quando Kyle vede i tramezzini ancora sul tavolo mi guarda, dispiaciuto.
«Scusate, stavate ancora mangiando. Torno più tardi.»
«Non fare lo stupido, Kyle. Rimani con noi.» Cam gli sorride, porgendogli il vassoio.
«Ne vuoi uno?»
«No, no. Grazie. Sto bene.»
«Sicuro?»
Annuisce e mi sorride.
Finisco il mio tramezzino e poi Cam va di sopra a vestirsi. Stasera esce con Jane. Però stavolta lei si è presa una camera in hotel. Non la voglio qui, l’ho vista troppo spesso, ultimamente.
«Okay, io esco. Ci vediamo tra un paio d’ore.»
«Non bere troppo.»
«Non ti preoccupare.» Mi da un bacio in testa e ed esce.
 
Salgo di sopra con la mano di Kyle che stringe la mia. Chiudo la porta e mi ci appoggio, mentre Kyle mi guarda.
«Che succede?» mi chiede.
«Niente.» Si alza e mi si avvicina. Mi mette le mani sui fianchi e appoggia il mento sulla mia testa.
«Angelo? Che succede?»
Passo le braccia intorno alla sua vita e lo stringo a me.
 
Sto bene.
Sto bene quando sono così.
Sto bene quando sono con lui.
 
«E’ solo che mi pare strano averti qui.. di nuovo. E’ diverso.»
«E’ bello.»
«E’ bellissimo, ma è strano. Ho perso l’abitudine di stare sempre con te.»
«Allora dobbiamo ritrovarla.» Mi mette una mano sul collo ed io alzo il viso, guardandolo.
Mi alzo sulle punte e lo bacio.
 
 
Infilo una maglietta a maniche corte liberandomi subito dei pantaloni.
Kyle mi accarezza la schiena dopo esserci coricati sul mio letto.
«Ho sonno.» sussurro.
«Dormi, angelo.»
«Non dormo da tanto.»
«Adesso ci sono io, dormi.»
«Okay, dormo.»
«Dormi.»
«Dormo, ma tu dormi con me.»
«E chi si muove.»
Lo sento sorridere nel buio.

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Capitolo 15
*** I was broken for a long time, but it’s over now. ***


Okay. So che è presto, anzi  prestissimo per mettere il capitolo visto che lo avrei dovuto mettere domenica, ma l'ho messo adesso. 1, perchè era pronto; 2, perchè mi andava. Quindi ho deciso di metterlo in anticipo. (Emanuela e Roberta mi hanno convinta :*)
Quindi, boh, non so cosa dirvi anche perchè potrei dire ogni cosa possibile e non sapere nemmeno se l'avete letta perchè tanto non rispondete mai a qualsiasi cosa che scrivo, ma comunque. Non importa, lo scrivo lo stesso.
E' uno dei capitoli, se non l'unico, che mi piaccia veramente. Ho cercato di rappresentare un pò la vita di una coppia normale, spero di esserci riuscita.
Mi pare strano di essere qui a parlare con voi. Siamo già al 14esimo capitolo. Wow. Mi sembra ieri che la mia amica Bruna mi incitava a metterlo su EFP. A proposito, Grazie di cuore Bru <3
Vabbè, non so più cosa dire quindi, vi lascio alla lettura del nuovo capitolo.
Alla prossima!
Sonia xxx.



Ps. Manu e Ro, vi voglio un sacchissimo di bene! <3











Capitolo 14. – I was broken for a long time, but it’s over now. 


 
 
Pov Kyle.

 


 
Mi mancava questa sensazione.
La sensazione di lei.
Di averla vicina.
Accanto a me.
Svegliarmi con lei fra le braccia.
Le accarezzo la fronte e poi appoggio la guancia destra vicino alla sua.
 
A volte mi sembra che lei sia troppo, davvero troppo per me
La lontananza le ha fatto male.
Riesco a notare le ossa appena sotto la pelle che spingono con forza per uscire fuori,  per spaccare la pelle.
Sfioro la sua spalla con un dito e poi ci lascio sopra un bacio leggero.
Sembra che a momenti lei si possa spezzare.
«Kyle?» vedo le sue labbra muoversi e sussurrare piano il mio nome.
«Dimmi, amore.»
«Mi stai fissando?»
«Ti sto guardando
Si volta verso di me spalancando quegli occhi verdi che riescono a farmi sciogliere con una semplice occhiata.
Si incunea fra le mie braccia e mi stringe a sé.
«Che cosa facciamo oggi?» mi chiede.
«Tutto quello che vuoi.»
«Anche restare qui, senza muoverci?»
«Sarebbe perfetto.» sorrido. Si allunga verso di me e mi sfiora le labbra con le sue.
«Non facevo otto ore di sonno da tempo.» la sento sospirare e la stringo più forte contro di me.
«Angelo..»
«E’ tutto okay, Kyle. E’ una cosa positiva.»
Mi tocca il collo con il naso e poi comincia a mordicchiarmi la pelle.
«Mi mancavano da morire le coccole con te.» dice abbracciandomi.
«A me non mancavano solo le coccole, angelo.»
Mi metto sopra di lei sostenendomi con le braccia per non farle male. Sento le sue gambe avvolgere la mia vita attraendomi verso il suo corpo.
«Non credere che sia mancato solo a te. Anche io ho le mie esigenze, sai?» le sento sussurrare mentre con le mani si sfila velocemente la tshirt.
Le sue le dita vanno sulla mia schiena e sfilano dal mio corpo la canottiera che indossavo.
Allarga le dita sul mio petto, accarezzandolo.
«Puoi appoggiarti, vedi. Mica mi rompo.» ride ed io mi appoggio lentamente su di lei.
«Vedi? Sto bene.»
Le bacio ogni centimetro del viso fino ad arrivare alle sue labbra. Il suo reggiseno finisce per terra e quando alzo lo sguardo sui suoi occhi li vedo splendere.
Mi abbraccia il collo e poi mi accarezza la nuca con le dita.
Amo quando lo fa.
Amo fare l’amore con Mallory.
Con il mio angelo.
Con.
Il.
Mio.
Angelo.
Lei è mia.
Restiamo nudi e quando la sento pronta entro piano dentro di lei.
Sento il suo torace alzarsi e abbassarsi.
Sento i suoi sospiri..e sento i miei accompagnare i suoi.
Spingo dentro di lei finché non veniamo, insieme.
Esco da dentro di lei e rotolo sulla schiena, trascinandola sopra di me.
Appoggia la guancia sinistra sul mio petto e con l’indice mi sfiora l’incavo del gomito sinistro.
Appoggio il palmo destro sulla sua schiena e l’accarezzo.
C’è silenzio.
C’è pace.
C’è amore.
E va bene.
Va tuttobene, così.
 


 

«Angelo? Tutto okay?» è da mezzora ormai che cerca qualcosa nei cassetti, senza trovare niente.
«Non trovo..» vedo i suoi occhi spegnersi pian piano.
«Non trovi?» mi avvicino piano a lei e mi siedo sul pavimento caldo, accanto al suo corpo.
«C’era una busta..qui. Era proprio qui!» si porta le mani sugli occhi e se li stropiccia.
«Dio santo. Era qui! Maledizione!» ricomincia a cercare e poi si stringe la testa fra le mani.
«Mallory? Che succede?» le prendo delicatamente le mani e le sposto dal suo viso.
«Amore?» comincia a piangere mentre mi guarda.
«Che succede?»
«I soldi.. i soldi. Erano qui nella busta..io li avevo messi qui..»
«Quali soldi?»
«I risparmi miei e di mio fratello. Merda!» La vedo piangere e disperarsi, senza sapere che fare.
«Mallory? Quanti soldi erano?» abbassa lo sguardo sulle sue gambe e si asciuga le lacrime.
«Angelo?» abbasso gli occhi fino ad averli davanti ai suoi.
«Quattromila dollari.» sussurra.
«Qua..quattromila dollari?»
«Si.. quel bastardo si è preso tutti i miei soldi.» si passa una mano fra i capelli e sospira, distrutta.
«Era tutto quello che avevate?»
«Si..»
«Amore, senti. Vi aiuto io. Non preoccuparti. Sto bene economicamente, vi aiuto io.»
«No! Non voglio! Non voglio pesare su di te!»
«Ma non mi pesa aiutarvi.»
«Non voglio dipendere da te, Kyle. Non voglio.»
Allargo le braccia e le faccio segno di avvicinarsi a me.
«Non devi dipendere da me, angelo. Vi do solo dei soldi.»
«Erano risparmi di anni..»
«Lo so, lo so. Sta’ tranquilla.»
Si asciuga le lacrime passandosi il polso sulle guance. 
«Cameron lavora, no?»
«Si, al cantiere.»
«E allora vi darò solamente dei soldi in più, per ristabilirvi un po’, okay?» Annuisce e si appoggia completamente su di me.
«Andiamo a mangiare fuori, mmh?» Annuisce ed io le bacio la testa.
«Okay, alziamoci.» Mi alzo trascinandola in piedi con me.
 
Le stringo i fianchi e lei si alza sulle punte per abbracciarmi. Appoggia la fronte contro il mio mento.
«Ti amo.» dice, sfiorandomi il collo.
«Anche io ti amo, angelo.»
«Lasciami mettere qualcosa addosso, prima.» afferma mentre le alzo leggermente il bordo della camicia con una mano.
«A proposito, come mi devo vestire?»
«Andiamo a mangiare vicino alla spiaggia, quindi vestiti come vuoi.»
«Oh, okay.» mi sorride e poi mi fa segno di uscire.
Esco da camera sua e vado di sotto.

 
Trovo Cameron in cucina, seduto al tavolo che legge il giornale.
Mi vede e mi saluta. «Ehi, Kyle.»
«Cameron.»
Mi siedo anche io e bevo un bicchiere d’acqua. Non ho intenzione di dirgli niente riguardo i risparmi che hanno perso. Se vuole farlo, lo farà Mallory.
«Come va con mia sorella?» che razza di domanda è?
«Bene, va tutto bene.»
«Ah, menomale.»
«Come, come mai questa domanda?»
«No, niente.» Lo guardo aggrottando le sopracciglia.
«Okay, però non dire niente a mia sorella.»
Annuisco convinto e poi mi avvicino a lui.
«Jane. Non credo di volerla più.»
«Non era, tipo ‘amore eterno’ con lei?»
«Già, lo credevo anch’io.» Scrolla le spalle e continua a leggere il giornale.
«Cosa ‘credevi anche tu’?», sento la voce di Mallory e mi volto verso l’entrata della cucina.
 

 
Ha addosso un paio di shorts di jeans, che..dio. Sono veramente corti. Ha le solite Vans blu ai piedi e una canottiera bianca. Ha i miei occhiali da sole incastrati sulla testa e un sorriso che mi fa sciogliere come ghiaccio al sole.
I miei occhi ritornano però a guardare le sue gambe, e rimangono a fissarle per buoni dieci minuti.
Le vedo avanzare verso di me e Mallory si ferma davanti a me, appoggiando le mani sulle ginocchia.
Mi alza il mento per portare i miei occhi sui suoi, e poi mi sorride.
«Sono qui, sai?»
«Mmm, si lo so.» Incastro l’indice nella tasca anteriore degli shorts e la tiro verso di me.
Appoggio le labbra sulle sue e la bacio. Penso subito che vorrei portarla di sopra e annullare la distanza fra noi, ma lei si infila in mezzo alle mie gambe e mi passa le mani, ripetutamente, sopra le cosce, facendomi impazzire ancora di più.
«Okay! Ciao ragazzi!» Cam si alza ed esce, di corsa.
Mallory sorride mentre mi bacia. Mi alzo e mettendo le mani sotto le sue cosce la alzo e la faccio sedere sul bordo del bancone.
Mi sposto davanti a lei e lei allaccia i piedi dietro la mia schiena, unendo i nostri corpi.
Porto le mani sui suoi fianchi e li accarezzo, facendo su e giù sulla sua schiena, calda.
Mi stringe più forte a sé mentre la sua lingua esplora la mia bocca in modo lento, ma deciso.
«Amore.. siamo in cucina.»Sussurra, ridendo.
«Andiamo di sopra, non c’è problema.» Faccio per prenderla in braccio ma lei mi blocca.
«No no, aspetta. Non dovevamo andare a mangiare?»
«Già, vero. Che ore sono?»
Guarda l’orologio che ha al polso. Ha sempre avuto quel piccolo orologio con il cinturino di pelle, da quando la conosco. Non l’ha mai tolto, anche essendosi consumato.
«Sono le dodici e mezza. Non dovremmo andare?»
«Si, dovremmo andare.» le rispondo, baciandola un ultima volta.
La aiuto a scendere dal bancone e poi le prendo la mano.

 
Le passo un braccio intorno alle spalle e la stringo a me.
«Devi insegnarmi a guidare la macchina, amore.» La sento sussurrare da sotto il mio braccio.
«Quando vuoi, sono qui.»
«Oggi pomeriggio.»
«Oggi pomeriggio? Subito?»
«Dov’è che quella macchina diventa un pezzo d’antiquariato, Kyle. Sono due mesi e mezzo che è ferma.»
«Già, vero. Okay, quando torniamo facciamo qualche prova.»
Sorride e sento la sua mano infilarsi nella tasca posteriore dei miei jeans.
La spingo piano contro la portiera dell’auto e mi appoggio a lei.
Metto le mani ai lati della sua testa, poi abbasso gli occhi verso il suo viso.
«Angelo, giuro che se non la smetti subito, non resisterò ancora a lungo.»
Sento una sua gamba muoversi e poi la sento insinuarsi in mezzo alle mie. Sento la sua pelle stringare contro il tessuto dei miei pantaloni.
Non capisco più niente.
 
La mia bocca si precipita desiderosa sulla sua e la divora. Le nostre lingue si mescolano in un abbraccio lussurioso.  Le mie mani le stringono e abbracciano avidamente la schiena.
Si stacca da me con il respiro affannoso. Mi accarezza il fianco con una mano e poi alza lo sguardo verso il mio.
Sorride ed io non posso fare a meno di abbracciarla.
Appoggia la testa sul mio torace e dopo un paio di minuti entriamo in macchina.
Allacciamo la cintura ed io mi preparo per partire.
«Okay, angelo. Adesso devo guidare, quindi niente scherzetti. Capito?»
Annuisce e mi sorride.
«Hai capito? Prometti.»
«Prometto.»
«Fai la brava.»
«Lo sono sempre.»
«Dipende cosa intendi per ‘sempre’», sorrido e parto a tutto gas.
 
 
 


Pov Mallory.


 
 
Arriviamo al ristorante e subito un uomo di mezza età ci viene incontro. Non è vestito elegantemente ma nemmeno troppo casual.
Ci accompagna ad un tavolo e quando sto per sedermi Kyle accompagna la sedia da dietro.
«Oh, che siamo gentili, oggi.»
Si siede di fronte a me e poi mi guarda, toccandosi i capelli.
«Io sono sempre gentile», rido con lui e poi mi guardo intorno.
Il ristorante è all’aperto e c’è solamente una tettoia che ci ripara dal sole. Tecnicamente è una veranda sul mare. I tavoli e le sedie sono di legno e sparsi qua e là ci sono delle tavole da surf e dei pappagalli finti.
«Ti piace?»
«E’ molto carino», incrocio le gambe sotto il tavolo e resto ferma a guardare Kyle. Si accorge subito che lo sto guardando e mi rivolge uno sguardo piuttosto espressivo.
«Che c’è?»
«Niente, ti sto guardando.»
«Me ne sono accorto. Perché?»
«Sei bellissimo.» Vedo una nota di fierezza nel suo sguardo e mi pento subito di averlo detto.
«Ma non ti montare, eh!»
«E chi si monta qui!»
«Non attacca con me, Davidson.» Avvicina il viso al mio ed io mi allungo verso di lui e lo bacio.
«Volete ordinare, ragazzi?», mi giro imbarazzata verso il cameriere e gli sorrido, abbassando lo sguardo.
«Ci può dare altri dieci minuti, per favore?» Annuisce e si allontana.
«Che figura.» sussurro. Kyle si volta verso di me scuotendo la testa.
«Angelo, avrà visto mai dei ragazzi baciarsi. Non vergognarti.»
«Non ha mai visto noi, però.»
«Abituati, ho intenzione di baciarti molte altre volte, oggi.»
Gli faccio una smorfia con la bocca e poi mi avvicino di nuovo a lui per baciarlo.
 
Decidiamo di prendere io una focaccia farcita con il prosciutto cotto e formaggio svizzero (quello con i buchi,gnamm.), lui una focaccia con petto di pollo e maionese.
 
Il cameriere posa le due focacce calde davanti a noi con una lattina di Coca Cola per me e una di birra per Kyle.
Tocco piano la mia focaccia per vedere se scotta e infatti brucia. Poso le mani sulle gambe mentre vedo che Kyle inizia subito a mangiare.
«Ehi, non è giusto! La tua non brucia», gli dico.
«Aspetta un po’ ma non farla raffreddare molto, altrimenti perde il gusto.»
Aspetto cinque minuti e poi comincio a mangiarla.
Sento il sapore del formaggio sciolto mescolato a quello del prosciutto e le mie papille gustative cominciano a saltare dalla gioia.
«Dio, è deliziosa», bisbiglio.
«Già. La vuoi assaggiare?», dice porgendomi la sua focaccia.
«Posso?» Gli chiedo, con gli occhi che brillano.
«Angelo, certo che puoi.» Me la porge mentre anche io gli porgo la mia. Lo vedo scuotere la testa e lo fulmino con gli occhi.
«Assaggia pure tu la mia, amore.»
«Ma è la tua.. dai.»
«Anche questa è tua, muoviti.»
Prende la mia ed io prendo la sua. Do un morso e il pollo croccante e la maionese si impossessano della mia bocca.
«Sono buonissime, davvero. Dovremmo portarne qualcuna a Cam.»
«Se vuoi ne prendiamo un paio e le portiamo a casa.»
«Mi piacerebbe fargliele assaggiare.»
«Se ha risolto con Jane potremmo mangiarle anche stasera e farle assaggiare a loro.»
«Risolto con Jane? Che cosa è successo? Hanno litigato?»
Lo vedo sbarrare gli occhi e capisco che non avrebbe dovuto dirmi niente.
«Non dire niente a tuo fratello sul fatto che te l’ho detto. Se lo sa mi uccide.»
Scrollo le spalle e mi riprendo la mia focaccia restituendogli la sua.
Continuo a mangiare e lo vedo rivolgermi delle occhiate strane.
«Che c’è, amore?»
«Te la sei presa con me?»
«Ma che dici, Kyle? Se Cam vuole dirmi cosa è successo me lo dirà lui. Ma se decidi di farlo non gli dirò niente, capito?»
«Mi ha solamente detto che non crede di volerla più, tutto qui. Non so se hanno litigato.»
«Oh, okay. Pazienza.» Gli sorrido e bevo un sorso di Coca.
Finiamo di mangiare e quando Kyle si avvicina alla cassa per pagare e prendere altre focacce vedo una chioma bionda spuntare da dietro lo schienale di una panca.
Accanto c’è un’altra chioma riccia, castana.
Jenn e Sophia.
Jenn e Sophia sono qui.
 Mi alzo e mi avvicino lentamente al loro tavolo.
Non so se scappare di corsa o lanciarmi fra le loro braccia.
Mi hanno cercata entrambe appena sonoscappata, ma ho ignorato anche loro.
Arrivo davanti al loro tavolo e appena i loro sguardi incrociano il mio le lacrime escono spontanee dai miei occhi.
 
«Mallory?» Jenn sussurra il mio nome mentre entrambe si alzano per venire ad abbracciarmi.
Ci uniamo in un abbraccio di gruppo mentre cerco di formulare delle scuse accettabili.
«Mi dispiace .. non volevo scappare in quel modo. Io.. mio padre.. per favore non siate arrabbiate con me.»
Le loro braccia mi stringono in un abbraccio affettuoso e dolce.
«Avrai tempo per spiegarci cosa è successo e dove sei stata, soprattutto.» Sophia mi allontana da lei e mi squadra da capo a piedi.
«Santo cielo, Mallory. Ma che hai fatto?»
«Vi spiegherò anche quello, promesso.»
Ci stringiamo di nuovo e poi sento la voce di Kyle dietro di noi.
 
Parla con dei ragazzi che erano al tavolo insieme a Jenn e Sophia. Mi accorgo solo adesso che sono Jeff e Paul. Guardo interrogativamente le mie amiche e loro alzano le spalle.
Saluto Jeff e Paul e loro ricambiano abbastanza amichevolmente. Capisco che hanno risentimento verso di me. Devono avermi odiata per quello che ho fatto a Kyle.
Sento gli occhi spegnersi leggermente quando mi giro per guardarlo.
Lui capisce subito che c’è qualcosa che non va e mi fa segno di sedermi accanto a lui.
«Che succede, angelo?», sussurra vicino al mio orecchio.
«I tuoi amici.. mi odieranno per averti fatto soffrire.»
«E’ acqua passata, Mallory. Sto bene, mmh?»
Annuisco e mi accoccolo accanto al suo corpo e gli stringo la mano con la mia.
Guardo le ragazze e vedo che entrambe hanno conquistato i due ragazzi di fronte a me.
Jeff e Sophia, Jenn e Paul.
Kyle ed io.
Sorrido vedendo come ci siamo sistemati. E’ strano vederci tutti così..presi.
Presi.
Interessati.
Innamorati?
Sono anche loro innamorate di Jeff e Paul come lo sono io di Kyle?
Mi riprometto di chiederglielo, appena avremo due minuti per stare da sole.
«Noi stavamo per ordinare il gelato, voi due ne volete?», Jenn mi sorride ed io guardo Kyle.
«Facciamo a metà?», diciamo nello stesso, preciso, identico momento.
Sorridiamo ed io mi avvicino a lui per baciarlo, mentre sento la sua mano posarsi sul mio fianco.
«Potete rimandare a dopo le smancerie, e dirci cosa volete prendere?», dice Jeff, con un tono secco.
«Un cono nocciola?», mi chiede Kyle. Annuisco e Jeff prende l’ordinazione.
«Potete portare pure un cucchiaino, per favore?», chiedo gentilmente al cameriere.
Lui annuisce e io lo ringrazio. Mi volto verso Kyle noto nei suoi occhi un punto interrogativo.
«Perché il cucchiaino?», mi chiede.
«Non riesco a mangiare il gelato senza cucchiaino», alzo le spalle.
«Non ti schifi di me, vero?», lo guardo sbarrando gli occhi.
«Ma sei scemo?» Scrolla le spalle.
«Non mi schifo di te, stupidino. Solo che non riesco a mangiarlo in quel modo.»
«Menomale, mi era preso un colpo», mi alzo e mi siedo sulle sue gambe, passando il braccio destro sopra le sue spalle. Gli accarezzo la parte del collo dietro l’orecchio e lo sento stringermi la coscia.
Gli sfioro i capelli con le labbra e mi appoggio di più a lui. Lo starò facendo impazzire.
Rido nella mente e poi vedo il cameriere avvicinarsi a noi con i gelati.
Mi porge il cono e lo avvicino alla bocca di Kyle. Da una leccata e poi ne do una anche io, tanto per dimostrargli che non mi schifo per niente di lui. 
Ma quando dicevo che non riesco a mangiarlo, ero seria. Infatti la mia bocca si sporca immediatamente di gelato alla nocciola, tanto che Kyle comincia a ridere sotto i baffi.
Mi giro verso di lui e lo congelo con lo sguardo.
«Stronzo», sussurro sulla sua bocca sorridendo. Prendo un tovagliolo e mi pulisco perfettamente. Poi prendo il mio cucchiaino e mangio il gelato riuscendo a non sporcarmi per niente (yeah).
Kyle finisce il gelato e poi mi chiede se voglio tornare a casa.
«Tu vuoi andare a casa?», gli chiedo.
«Se vuoi restare un altro po’, restiamo. E’ da tanto che non vedi le tue amiche.»
«Oh, non lo so.» Mi volto verso le mie amiche e mi viene in mente un’idea geniale.
«Perché non venite a mangiare da me, stasera? Voi ragazzi state un po’ insieme, noi parliamo un po’ e poi restate a dormire da me, mmh?»
«Si certo! Ottima idea, Mallory», sorrido alle mie amiche e poi dopo aver salutato io e Kyle ci avviamo alla macchina.
 
Ci sediamo in macchina e dopo venti minuti arriviamo a casa.
Saliamo in camera mia e mi sdraio sul letto. Mi ha fatto un sacco piacere rivedere Jenn e Sophia. Mi mancavano fottutamente.
Kyle si sdraia accanto a me e si mette su fianco. Sento le sue dita sfiorarmi lo stomaco e mi giro verso di lui. Lo faccio sdraiare sulla schiena e gli salgo di sopra a cavalcioni. Mi mette le mani sui fianchi ed io mi chino su di lui. Lo bacio con tutta la forza che ho in corpo e lui mi sfila velocemente la canottiera.  Gli sfilo la maglietta e dopo esserci liberati dei pantaloni lui mi si sdraia di sopra.
«Kyle, Kyle. Aspetta. L’abbiamo fatto stamattina. Sono solo le quattro del pomeriggio. Non è troppo presto?», bisbiglio. Lui mi osserva senza dire una parola.
«Hai paura?», lo guardo, senza capire cosa sta dicendo.
«Di..di cosa? Di cosa dovrei avere paura?»
«Di rimanere incinta. Hai paura, vero?»
«Oh, io..io non ci avevo mai pensato. Stiamo..stiamo usando le precauzioni, vero? Stai usando il preser..preservativo?», gli dico balbettando.
«Certo, piccola. Certo che lo sto usando.»
«E allora, allora perché mi stai chiedendo se ho paura? Si è mai rotto?»
«No, non si è mai rotto.» mi dice, ridendo. Abbassa la bocca sul mio collo mentre me lo ricopre di baci.
«Perché questa domanda, Kyle?»
«Lascia stare.»
«Kyle! Dimmi  perché dovrei avere paura!»
«Angelo, non lo so. Non lo so perché dovresti avere paura! E’ la prima cosa che mi è venuta in mente!»
«Oh, okay.»
«Non vuoi farlo? Bene, non lo facciamo. Okay, capito. Argomento chiuso.» Si alza dal letto e si riveste di fretta.
Rimango seduta sul letto senza sapere cosa fare.
«Kyle, non te ne andare. Mi sono spaventata, okay? Posso avere il diritto di spaventarmi? Una volta tanto? Non mi sono mai rifiutata di fare sesso..l’amore, con te. Mai.  L’abbiamo sempre fatto quando ne abbiamo avuto voglia. Non sono come le altre ragazze che vogliono aspettare. Solo che ho diciassette anni, non venticinque o trenta. Abbiamo fatto l’amore stamattina e ieri. Ho solamente chiesto se fosse necessario rifarlo subito. Tutto qui. Non te ne andare, aspetta», mi avvicino a lui e gli prendo la mano, portandomela al viso.
«So che per voi maschi è più importante il contatto fisico.. il sesso. Ma per me non è così; Per noi femmine non è così. Noi diamo più importanza alle parole, agli sguardi, ai gesti. Ma a me piace fare l’amore con te. Mi piace farlo quando ne ho voglia e quando ne sono convinta. Non quando non ne sono sicura. Quindi, resta qui.»
Si gira verso di me e mi avvolge con le braccia, stringendomi contro di sé.
«Okay, resto qui. Parole, sguardi e gesti. Capito.» Si china e mi bacia la testa, dopodiché mi accarezza la schiena. Sorrido contro il suo petto e poi lo trascino di nuovo fino al letto. Si corica accanto a me levandosi i pantaloni. Io infilo una maglia e mi rannicchio fra le sue braccia.
Gli lascio un bacio dolce sulla spalla e poi uno un poco più deciso sulla bocca.
«Ti amo, angelo», dice avvicinandosi ancora di più (se possibile) a me.
«Anche io ti amo, amore mio.»
 
 
 
                                                                                                                     
                                                                                                                             *
 


«Angelo? Amore svegliati, sono le sette.» Kyle mi scuote leggermente ed io apro gli occhi impastati per la bella dormita.
«Sono già arrivati?», gli chiedo, alzandomi sui gomiti.
«No, io esco. Vado a prendere un paio di birre per dopo, okay?»
«Okay, sta’ attento.»
«Ti serve qualcosa?»
«No, no. Puoi andare.» Mi lancia un bacio di sfuggita e si avvia alla porta. Gli afferro la mano e lo riporto su di me.
«Ehi, voglio un bacio per bene!», mi si siede accanto e io lo attraggo a me, baciandolo.
Le gambe mi si scoprono quando Kyle tira via il lenzuolo attorcigliato dal mio corpo.
Mi accarezza il polpaccio con la mano calda ed io allargo le gambe per fargli spazio. Mi preme contro il materasso ed io infilo una mano fra i suoi capelli. Si stacca da me e mi sorride, mentre mi bacia il collo.
«Era abbastanza per bene, questo?», mi chiede, riempiendomi il collo di carezze.
«Mmmh..», alzo la sua testa spingendo il mento verso sopra e lo bacio di nuovo.
«Okay, vai. Prima che il negozio chiuda.»
«Posso rimanere ancora..» e si sdraia di nuovo su di me. Gli do un colpetto sulla spalla e lui si allontana per guardarmi.
«Okay! Vado, vado!», si alza ed esce dalla camera, ma due secondi dopo vedo la sua testa spuntare dalla porta.
«Kyle..»
«Solo una cosa. Preparati per stanotte.» Aggiunge con un sorrisetto malizioso. Esce ed io rimango sul letto con le mani in grembo.
«Sei tremendo.» Mi passo una mano fra i capelli e mi avvio verso il bagno.





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Capitolo 16
*** Shattered. ***


Okay, è un capitolo un pò cosi. Penso che lo dica già il titoto, che tradotto è "a pezzi", per chi non lo sappia.
Comunque, buona lettura.







Capitolo 15. –  Shattered.

 
 

Pov Mallory.




 
Esco dalla doccia con i muscoli completamente rilassati. Do una botta di fono ai capelli per asciugarli e dopo aver indossato una gonna di jeans e una canotta azzurra con il collo rotondo infilo un paio di infradito. Mentre scendo di sotto noto che ho dei capelli gonfissimi, così prendo un elastico e li alzo, facendo una coda.
 
Arrivo in cucina e prendo uno strofinaccio per pulire il tavolo. Dopodiché prendo dalla dispensa dei piatti e bicchieri di plastica, tovaglioli e poso il tutto sul tavolo. Metto un po’ di sedie in giro per far sistemare i ragazzi, quando arriveranno.
Prendo le focacce che ha comprato Kyle e le infilo nel microonde per farle riscaldare. Trovo un pacco di patatine e le verso in una scodella. Esco le focacce dal microonde e le dispongo su un vassoio. Metto le ultime cose sul tavolo e dopo guardo se è tutto apposto.
 
Sento suonare il campanello e vado ad aprire. Kyle mi guarda sorridente con una cassa di birre da venti  bottigliette in mano e due bottiglie grandi di Coca Cola. Mi da un bacio e poi si avvia in cucina. Lo seguo e lo vedo posare tutto sul tavolo.
«Quel tavolo dov’è che crolla.» Dico, ridendo.
«Non può crollare, angelo.» Mi si avvicina e mi spinge contro il muro, mentre mi bacia.
«Era una battuta.» Bisbiglio, prima di lasciarmi travolgere dalle sue labbra.
 
 
 
«Non hai comprato troppa birra?», gli chiedo, avvicinandomi a lui da dietro.
«Siamo quattro ragazzi. Le tue amiche bevono?» Appoggio la fronte alla sua schiena e gli cingo la vita.
«Un po’.»
«E allora non ho esagerato, Mallory.»
«Mmh, okay.» Strofino la fronte contro la sua schiena e lui si gira verso di me, appoggiando la schiena al bancone.
Mi alzo sulle punte e mi appoggio a lui, e quando sta per baciarmi Cam entra in cucina. Non ho sentito la porta.
«C’è una festa a casa mia ed io non ne so niente?», chiede, guardandomi.
«Ho incontrato Jenn e Sophia e le ho invitate, insieme a Jeff e Paul.»
«Ah.»
«E’ stato tutto molto sbrigativo, eh. Rimani con noi oppure esci?»
«Esco.»
«Ho comprato delle focacce squisite da farti assaggiare, non puoi rimanere?»
« Ho già preso appuntamento con Trevor al pub.» Trevor è il suo migliore amico da.. sempre.
«Sono davvero squisite. Non sai che ti perdi.»
«Mallory, non rimango a cena. Esco con Trevor.» Lo dice alzando di tono la voce.
«Oh, okay.»
«Mi faccio una doccia e vado.»
«Forse dovresti rimanere, sai Cam? Tua sorella le ha comprate apposta per te.» Dice Kyle, con calma. Cam si gira e lo guarda, duramente.
«Nessuno le ha chiesto di comprarle. Non le voglio.»
«Potresti almeno fare bella figura davanti a lei e ringraziarla.»
«Non. Dirmi. Cosa. Devo. Fare. Hai capito?» dice rabbioso avvicinandosi a lui.
«Kyle, per favore.» Mormorio prendendo la mano di Kyle.
«Fai come cazzo ti pare.» risponde Kyle, tranquillo.
«Kyle!» dico pizzicandogli l’addome.
«Esci da casa mia! ADESSO!»
«Ehi! Basta, okay? Tutti e due. Basta.» Guardo entrambi e poi sento Cam salire le scale.
Alzo lo sguardo verso Kyle rimproverandolo.
«Non dovevi dirgli in quel modo.»
«Ti ha mancato di rispetto alzando la voce in quel modo
Sospiro e mi appoggio contro Kyle. Mi accarezza il fianco e dopo una decina di minuti sento i ragazzi dietro la porta d’ingresso.
Vado ad aprire e Jenn e Sophia mi abbracciano non appena riescono ad entrare. Ricambio l’abbraccio e dopo saluto Jeff e Paul. Sembrano essersi rilassati un pochino, da stamattina.
Chiudo la porta e vado in cucina, seguendo il gruppo. Kyle saluta tutti e dopo un po’ iniziamo a mangiare.
 Vedo Cam passare davanti alla porta della cucina e lo raggiungo subito.
«Ehi, non saluti nemmeno loro?» Si volta verso di me e mi guarda.
«Non me ne frega un cazzo, di loro.» Dice indicando la cucina con un movimento del braccio.
«Cam, per favore.»
«Mallory, smettila di comportarti così.»
«Così come? Sono i miei amici, un po’ di rispetto per loro potresti averlo!»
«Sono i tuoi amici, non i miei
«Io ho rispetto per i tuoi amici!» Gli dico, quasi gridando. Lui si volta e prende le chiavi della macchina dalla tasca.
«Sai una cosa? Mi meraviglio che sia stata la stessa madre ad educarci!» Urlo sbattendo subito dopo la porta.
 
Mi accosto alla porta e dopo aver ripreso il controllo di me stessa ritorno in cucina. Tutti mi guardano e stanno in silenzio. E’ ovvio che hanno sentito tutto quello che ci siamo detti io e Cameron. Mi siedo vicino a Kyle e ricomincio a mangiare.
Tutti piano mi seguono e riprendono a parlare. In una mezzoretta abbiamo finito tutte le focacce e il dialogo si è spostato su qualcos’altro della quale non ho ascoltato nulla. Ho mangiato guardando un punto fisso nel vuoto e pensando a quanto sia stupido mio fratello mentre Kyle mi massaggiava la schiena con una mano. So che è il suo modo di confortarmi. Do un’occhiata alla cassa delle birre e vedo che ne sono rimaste solo quattro.
«Vi siete scolati già sedici birre?!», esclamo esterrefatta.
«Angelo, ti avevo detto che non avevo esagerato.»
«Si, beh. L’ho notato.»
Mi alzo e comincio a raccogliere le bottiglie vuote, i tovaglioli e i bicchieri da terra, buttando tutto dentro un sacco nero della spazzatura.
I ragazzi, tutti, reggono bene l’alcol. Per ora. Però ho come l’impressione che vogliano andare sul pesante, stasera.
 
E infatti tre ore dopo sono tutti, tranne me,  ubriachi fradici. Kyle è combinato un po’ meglio, ma sempre ubriaco. Ho cercato di trattenerlo varie volte, ma non ci sono riuscita. Ha cominciato ad alzare la voce e allora mi sono tirata indietro. Non voglio litigare con lui. Né voglio che si arrabbi con me. Mi guardo intorno: qualcuno è sul divano e qualcuno per terra. 
Non so veramente cosa fare.
Non concepisco il loro comportamento.
Non mi è mai piaciuto bere, e non capisco come a certa gente possa piacere bere così tanto da stare male.
Vedo Kyle avvicinarsi a me e lo accompagno in cucina. Non riesce a reggersi in piedi e lo faccio sedere su uno sgabello vicino al bancone. Lo guardo, sapendo che prima o poi vomiterà così tanto da fare schifo.
Mi volto per prendere un bicchiere d’acqua quando sento le sue mani sul mio fondoschiena. Mi giro verso di lui e lo guardo. I suoi occhi sono piuttosto impazienti e le sue dita si conficcano con forza nella carne del mio didietro. Mi tira con forza verso di sé e mi bacia.
«Kyle, sei ubriaco.» Dico scostandomi da lui. Mi afferra i fianchi.
«Ti avevo detto di prepararti.» Stringe con forza la presa sui miei fianchi. Sento la pelle bruciare leggermente.
«Kyle, davvero. Basta.» Gli dico prendendo le sue mani e portandole sulle sue gambe. Mi bacia di nuovo e sento la sua lingua entrare prepotentemente dentro la mia bocca.
«Kyle, finiscila.» Ficca una mano dentro la mia canotta e mi passa la mano sul torace fino ad arrivare al bordo del reggiseno.
Lo sento mormorare qualcosa di incomprensibile quando cerco di spostare la sua mano da dentro il mio reggiseno.
«Basta, Kyle. Andiamo a dormire.» Infila di nuovo la mano dentro il mio reggiseno, stringendomi il seno. Mi fa male.
«Kyle! Mi fai male così! SMETTILA!»
«Andiamo a scopare, angelo.» Mi morde piano il labbro inferiore ma quando comincio a staccarmi da lui stringe sempre di più la presa sul mio labbro.
Lo sento bruciare e mi allontano da lui spingendolo con le braccia. Mi tocco il labbro e il sangue che ne fuoriesce mi sporca le dita.
Alzo lentamente lo sguardo su di lui e vedo i suoi occhi spegnersi pian piano di quella luce fosca.
Si avvicina a me e quando alza un braccio per toccarmi lo fermo.
«Non toccarmi.»
«Angelo..»
«NON TOCCARMI, DANNAZIONE!» gli urlo in faccia.
 
Esco dalla cucina e salgo in camera mia. Entro in bagno e con un po’ di cotone e disinfettante mi pulisco la ferita. Quando la sento bruciare due lacrime mi escono involontariamente dagli occhi.
Kyle entra in bagno e in meno di un minuto è rivolto sul water, che vomita l’anima.
Gli vado vicino e mi metto dietro di lui, mentre con una mano  gli sorreggo la fronte.
 
Dopo mezz’ora ininterrotta chinato sul water a vomitare Kyle si alza ed io lo accompagno fino al letto. Resto lì e gli tengo la mano finché non si addormenta.
 
Scendo di sotto e controllo il salone. Dio, è pieno di vomito.
«Perfetto.» Sussurro.
Comincio a pulire e verso le due sento Cam entrare in casa. Passa dal salotto senza neanche salutarmi e si rinchiude nella sua camera.
Finisco di pulire tutto alle quattro del mattino, quando tutti ronfano pesantemente ed io non riesco a stare in piedi dalla stanchezza.
Salgo in camera e mi levo di dosso quei vestiti che emanano odore di alcol e vomito. Infilo una delle tante magliette di Kyle che uso per dormire e mi sdraio sul letto, lontano da lui.
Il labbro mi si è gonfiato e mi fa male.
Riesco a prendere sonno solamente alle cinque e mezza, e quando chiudo gli occhi cerco di rilassarmi, cosa che non mi riesce affatto.
 
                                                                                
 
Pov Kyle.
 

 
Quando mi sveglio un dolore allucinante alla testa mi fa immediatamente richiudere gli  occhi.   
Devo aver bevuto proprio tanto, la scorsa notte. Allungo la mano verso l’altra parte del letto e non trovo chi ci vorrei trovare. Mallory non c’è. Cerco di alzarmi e guardo l’orario sul display del cellulare di Mallory - 13:48.
Mi alzo passandomi una mano sulla faccia. Vado in bagno e mi sciacquo la faccia. Scendo di sotto e per le scale un profumo delizioso mi fa venire fame.
 
 
Entro in cucina e vedo Mallory intenta a lavare qualcosa nel lavello. Mi guardo intorno e vedo la cucina piena di teglie con dentro torte di forme diverse. Mi avvicino lentamente a Mallory che non si è voltata verso di me.
Mi accosto dietro di lei e le metto le mani sui fianchi, baciandole il collo.
Appena la tocco fa un salto in aria dallo spavento e sbatte la testa contro l’anta aperta dello scolapiatti sopra di lei.
«Ma porca puttana! Kyle!», si sposta da me e tenendosi una mano premuta sulla testa si avvicina al frizeer. Prende una bustina da sopra il frigo e dentro ci mette un po’ di ghiaccio.
«Aspetta, ti aiuto.» Mi avvicino ma lei mi ferma alzando una mano. Mette un po’ di carta assorbente intorno al ghiaccio e poi lo appoggia sulla testa.
Si siede per terra e appoggia testa e schiena contro il muro, mentre con una mano regge il ghiaccio.
Mi avvicino a lei e mi siedo a terra, sul pavimento. Resta ferma, non si gira, non mi guarda, non mi tocca. Guarda un punto fisso davanti a sé.
«Angelo?»
«Che c’è?»
«Che hai?»
«Ho un bernoccolo enorme in testa! ECCO CHE COSA HO!» Risponde urlandomi in faccia.
«Oltre quello.» Gli rispondo. Non capisco perché faccia così. Non capisco perché ce l’abbia con me.
«Niente.»
«Niente?!»
«Niente, non ho niente
«Angelo, ti conosco.» Non risponde e si porta la mano destra sugli occhi, coprendoli.
«Ti prego, Mallory. Dimmi che succede.»
«Sono nervosa. Quando sono nervosa cucino.»
«Perché sei nervosa?» Si gira lentamente verso di me e mi guarda con gli occhi infuocati di rabbia.
«PERCHE’ SONO NERVOSA? DICI SUL SERIO, KYLE?» Mi guarda e vedendo che non so proprio di cosa sta parlando si alza e comincia a camminare avanti e indietro.
Noto che ha il labbro gonfio. Davvero gonfio. Non so come ho fatto a non accorgermene prima. Mi avvicino a lei e le prendo piano le mani, bloccandola.
Appoggia la schiena contro il bancone e abbassa gli occhi.
«Angelo..» Gli sfioro il labbro con un dito e poi mi avvicino un po’ di più a lei. Si irrigidisce immediatamente quando il mio corpo tocca il suo.
«Ti prego dimmi cosa è successo..» Le dico allontanandomi da lei. Le do le spalle e la sento sospirare.
«Ieri sera.. ti sei ubriacato.»
«Si, l’ho immaginato. Ho un merdoso mal di testa.»
«Ecco.. hai bevuto proprio tanto, Kyle. Troppo. Ma non solo tu, tutti. Fino ad paio di ore fa erano tutti sdraiati per terra, in salotto.» Mi volto verso di lei e la guardo.
«Lo sai che non mi piace chi beve così tanto da stare così male.»
«Continua, per favore.»
«Siamo venuti qui in cucina, ti volevo dare un bicchiere d’acqua. Poi tu hai iniziato..» si blocca, così.
«Che cosa? Cosa ho fatto?»
«Hai iniziato a toccarmi. A tastarmi. Fianchi, seno e fondoschiena.  Ho cercato di fermarti ma non hai voluto saperne niente..Mi hai baciata e mi hai morso il labbro. Forte. Poi hai visto il sangue e ti sei fermato.»
«Merda. Mi dispiace, angelo.»
«A un certo punto mi hai perfino detto: Ti avevo detto di prepararti. Andiamo a scopare, angelo!» Fa un sorriso amaro e poi si passa una mano fra i capelli. Si volta  e mi rivolge la schiena.
«Hai cercato di aiutarmi e io ti ho urlato di non toccarmi. Ero arrabbiata con te. Avevo più volte cercato di dirti di non continuare a bere.. ma mi hai attaccato. Quindi ho lasciato perdere. Non volevo litigare con te. Siamo saliti di sopra e poi hai cominciato a vomitare. Ti  ho sorretto la testa mentre vomitavi l’anima. Poi ti sei addormentato e sono scesa di sotto. Cam non mi parla. C’era vomito ovunque. Ho lavato tutto, da sola, e poi sono venuta qui a dormire. Non riuscivo ad avvicinarmi molto a te e a prendere sonno. Alle otto mi sono svegliata. Ho dormito solo due ore e mezza. Gli altri erano ancora qui incoscienti.. se ne sono andati poco fa.»
Dice, malinconica.
Sono a pezzi. Non posso credere di averla trattata così. Così malamente.
«Mi dispiace..» Sussurro.
«Non riuscivo a stare nel letto con te, Kyle.» Dice questa frase così sofferente che mi si spezza il cuore. Sento gli occhi tremare e poi le lacrime iniziano a sgorgare fuori dai miei occhi.
Mi avvicino a lei, senza toccarla.
«C’è..c’è qualcosa..che posso fare..per farti sentire meglio? Meglio di così?» bisbiglio, dietro la sua schiena.
Sento i suoi singhiozzi.
Piange anche lei.
«Non bere mai più così tanto. Ti prego. Solo questo. Ti chiedo solo di non bere così tanto. Ti prego. Per favore.»
Si gira verso di me ed io immediatamente l’abbraccio. E’ rigida.
«Non devi nemmeno chiedermelo, angelo. Non riuscirò a bere nemmeno io.» Si rilassa piano contro di me. Sento il suo corpo leggero e fragile abbandonarsi fra le mie braccia.
«Mi dispiace. Angelo ti prego, non essere arrabbiata con me. Ti prego.»
«Non sono arrabbiata.. solo .. prometti di non bere più.»
«Fidati di me.»
«Mi fido di te.. da sobrio.»
«Scusa, amore.» Si lascia stringere un altro po’ e poi credo di sentirla sorridere.
«Sei perdonato.»
«Davvero?» Annuisce e poi si stacca da me, alza gli occhi verso i miei e annuisce, sorridendo.
Si guarda intorno e poi rivolge lo sguardo verso di me.
«Hai..fame?» Mi chiede.
«Mi è venuta appena ho sentito quest’odore buonissimo dalle scale.»
«Oh, okay. Allora puoi iniziare a mangiare qualche torta. Dobbiamo finirle prima che vadano a male.»
«Sono.. Dio, angelo. Sono otto torte.»
«Quando sono nervosa cucino. Sono fatta così.» Dice, alzando le spalle.
«Sei fatta benissimo, allora.» Affermo, baciandole la fronte.
«Se lo dici tu.» Dice, rivolgendomi lo sguardo più dolce del mondo.
«Lo dico io.» Rispondo, abbracciandola.
«Boh, mi fido allora.»
«Ti amo, angelo.»
«Anche io, amore.» Mi sfiora il fianco e poi comincia a girare per la cucina, prende una teglia e l’avvicina a me.
«Sono tutte torte al cioccolato. Ho finito tutto quello che avevamo. Non c’era altro.»
«Adoro le torte al cioccolato..» Le dico, chinandomi su di lei. La bacio sfiorandole le labbra per non farle male. Ogni volta che guardo quel labbro gonfio sento un pugno colpirmi il cuore.
Mi avvicino ai cassetti e prendo un coltello, poi prendo la torta e ne taglio due fette.
Una la do a Mallory, una la mangio io.
La vedo osservarmi senza dire niente, so che vuole sapere cosa ne penso.
«E’ ottima, angelo. Sta’ tranquilla.»
«Ti piace?»
«E’ buonissima, veramente!»
«Sei sicuro? Non è che lo dici per farmi contenta?»
«Angelo. E’. BUONISSIMA. OKAY?»
«Okay.» Mallory mi passa un altro pezzo di torta e io la mangio ben volentieri.
«Portane una a tua mamma.» Mi dice. La guardo aggrottando la fronte e lei mi sorride.
«Sono un sacco. Portagliela, no? E’ una buona idea.»
«Se ti fa piacere.»
«Se te lo sto dicendo. Vai a portargliela, su.»
«Adesso?»
«Vai a casa, portargliela e fatti una doccia. Puzzi di alcol e vomito.» Mi dice sorridendo.
«Ah, okay. Ci vediamo dopo?»
«Si, tranquillo. Io sono qui.»
«Okay, vado.» Mi alzo, e dopo che Mallory impacchetta la torta le lascio un bacio sulla testa e poi vado a casa.
 
 
Entro e sento subito silenzio. Probabilmente dormono tutti.  Sono quasi le tre e mezza. Poso la torta sul tavolo e poi salgo in camera mia. Metto a lavare tutti i vestiti che ho addosso e poi mi infilo immediatamente nella doccia.
Dopo mezzora sotto l’acqua fredda esco e mi asciugo. Sto decisamente meglio. Io dolore si è attenuato e mi butto sul letto dopo aver infilato una tuta.
Chiudo gli occhi per mezzo minuto, ma mia sorella irrompe in camera mia urlando come una pazza.
«Kyle! Che fai, dormi?» Salta sul letto e mi guarda.
«Sally, non urlare.»
«Va bene, ma tu che fai? Dormi?»
«Mi sto riposando.»
«Posso dormire con te? Mamma e papà non mi fanno stare con loro.» Dice, imbronciandosi.
«Ah, si? E come mai?»
«Dicono che sono grande, ormai.»
«Beh, è vero. Hai quattro anni, piccola.»
«Uffi, però. Posso stare qui?»
«Certo che puoi stare qui. Vieni, che ti abbraccio.» Mi si avvicina e si accoccola contro il mio fianco.
Dopo nemmeno dieci minuti crolla. Sorrido. E’ così tenera quando dorme.
 


 
 
 Pov Mallory.
 


Cerco di smaltire le torte prima che la casa cominci ad assomigliare ad una pasticceria. Ne do tre ai vicini, e una la regalo al postino. Ho insistito così tanto che dov’è che mi denunciava.
Sento Cam entrare in casa mentre sono comodamente seduta sul divano. Passa davanti all’entrata del salone e tira dritto verso la cucina.
Sento il rumore del coltello che batte contro la teglia e scuoto la testa.
Le mie torte le mangi, però. Coglione! Vieni a chiedermi scusa, almeno!
Mi chiudo addosso la camicia di Kyle e prendo il telecomando. D’estate non c’è un cavolo in TV. Sempre gli stessi film sugli squali assassini, sul bambino che diventa migliore amico di un delfino, su una povera sfigatella che s’innamora di un bagnino super sexy.
«Che pizza.» Sbuffo. Mi fermo su MTV e noto che c’è quel programmino che mi fa passare il tempo molte giornate d’inverno dove ci sono dei ragazzi obesi che devono perdere tipo 50/80 chili in 100 giorni. I tutor li spremono come se fossero arance. E loro piangono e impazziscono. Poveretti.
Poi però penso: Ma se sono loro che li chiamano, che cavolo piangono affare? Mah.
«Nervosetta?» Sento la voce di Cam e mi giro verso la porta.
«Un pò.»
«Lo vedo, quante torte hai fatto?»
«Otto.»
«Otto? Ce ne sono solo cinque in cucina.»
«Le ho date ai vicini le altre.»
«Ah.» Ritorno con lo sguardo alla TV e cerco di ignorarlo. Si avvicina e si siede accanto a me. Né abbastanza vicino né abbastanza lontano.
«Sei ancora arrabbiata con me?»
«Dammi un motivo per cui non dovrei esserlo.»Sta zitto. Non dice niente.
«Ecco. Non ce ne sono motivi.»
«Che hai fatto al labbro?» Mi giro di scatto verso di lui e mi nascondo istintivamente la bocca con la mano.
«E’ inutile che lo copri, l’ho visto. E’ stato Kyle?»
«Si, ma non mi fa male.» Cerco di rimediare, in qualche modo.
«Ah, no?»
«No.»
«Non ci credo.»
«Non mi fa male.»
«Non mentire, ti fa male da morire.»
«Okay, è vero! Era ubriaco e non se n’è nemmeno reso conto! Che dovevo fare? Ho messo il ghiaccio.»
«Ti voleva avere e hai rifiutato, vero?»
«Certo che ho rifiutato, era ubriaco.»
«Ieri il salotto era un vero porcile. Che schifo.»
«L’HO PULITO IO IL PORCILE! E TU NON MI HAI DATO NEMMENO UNA  MANO! HO FINITO ALLE QUATTRO DEL MATTINO!»
«Ero arrabbiato con te.»
«Non importa. Avresti dovuto darmi una mano ugualmente.»
«Tu hai voluto invitare i tuoi amici, e tu pulisci.»
«VAI A FARTI FOTTERE, CAM. CON TUTTO IL CUORE.»
«Vedi di darti una calmata, eh!»
«Vedi di dartela tu, invece. Lascia i problemi con Jane fuori da questa casa.» Oops. E ora?
«E tu che ne sai di Jane?! Quel coglione del tuo ragazzo che ti dice sempre tutto! Non ci si può fidare!»
«Kyle non è un COGLIONE! TU LO SEI! E POI GLI E’ SCAPPATO!»
«Mallory, veramente. Cerca di farti passare il nervosismo! Sennò te lo faccio passare io!»
«Sei tu che me lo hai fatto venire! Dicendo stronzate! E poi come credi di farmelo passare, eh? Mi cacci fuori di casa?» Rido e continuo a guardare la TV.
«Si, vattene.» Mi giro verso di lui e inizio a ridere come una cretina.
«Non puoi cacciarmi, è anche casa mia.»
«Sono maggiorenne, tu no. Esci.»
«Non mi puoi cacciare da casa mia!»
«ESCI IMMEDIATAMENTE DA QUESTA FOTTUTA CASA!»
«No.»
«Okay, come vuoi.» Mi si avvicina e mi prende in braccio. Comincio a dargli pugni sul petto ma non lo scalfisco nemmeno minimamente.
«Mettimi giù! Sei un deficiente! Cam!» Esce fuori e mi lascia sul marciapiede, chiudendo la porta e bloccandomi fuori.
«APRI QUESTA PORTA! CAM! CAMERON! MUOVITI!» Silenzio assoluto. Bene. Sono bloccata fuori casa mia. BENE!
 
Mi siedo sul marciapiede e cerco di restare calma. NON POSSO STARE CALMA!
«APRI QUESTA PORTA! CAMERON!» Niente, non risponde.
Il mio sguardo va a posarsi sulla mia macchina. Non ho nemmeno le chiavi. Porca miseria.
Prendo il telefono e invio un messaggio a Kyle.
 
“Dove sei?” invio.
“A casa, tu?”
“Cam mi ha buttata fuori...”
“Fuori..fuori casa?”
“Se, posso venire da te?”
“Vieni che ti apro.”
 
Mi alzo e mi avvicino alla casa di Kyle. Dopo tre secondi che sono davanti alla porta lui mi apre.
«Ti ha davvero buttata fuori?» Mi chiede.
«Si.»
«Perché?»
«Perché ho preso le tue parti.» Mi guarda alzando un sopracciglio mentre saliamo le scale verso camera sua.
«Mi è scappata la cosa di Jane.. e lui ha detto che di te non ci può fidare e ti ha chiamato coglione.»
«Ah.»
«Non ti preoccupare, mmh? Entro stasera mi farà rientrare in casa.»
«Angelo, non mi preoccupo. Mi fa piacere stare con te.»
«I tuoi..»
«Non preoccuparti per i miei.»
«Oh, okay.»
«Andiamo nello studio, in camera mia c’è Sally che dorme.» Annuisco mentre lui mi fa entrare in una stanza in fondo al corridoio.




Okay, comunque non so quando aggiornerò quindi state un pò sull'attenti, perchè ultimamente sto aggiornando piuttosto spesso, per vostra fortuna.
Al prossimo capitolo! :D

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Capitolo 17
*** Really, I can’t imagine my life, without your love. ***








Capitolo 16. – Really, I can’t imagine my life, without your love.
              
 
Pov Mallory.
 

 
Entro e vedo una scrivania con qualche foglio sopra, dietro c’è una sedia a poltrone e poi c’è.. un pianoforte. Mi soffermo molto a guardarlo finché Kyle non mi si avvicina e mi mette le mani sui fianchi.
«Che c’è?» Mi chiede, accarezzandomi la schiena.
«Il piano..» Lo sento sorridere.
«Lo sai suonare?» Gli chiedo, girandomi verso di lui. Annuisce e sorrido. Dio, come.. come fa ad essere così perfetto?
«Suoni qualcosa?» Gli chiedo, con gli occhi lucidi.
«E’ da tanto che non suono.. da quando te ne sei andata ho mollato.»
«Kyle..» Lo guardo con gli occhi pieni di lacrime.
«Vieni.» Mi prende la mano e ci avviciniamo al piano, avvicina lo sgabello rettangolare e si siede, facendomi sedere accanto a lui.
 
Passa le dita sui tasti e poi comincia a premerli, leggermente.
La musica riempie immediatamente la stanza, e dopo pochi secondi sento Kyle cantare.
 
http://www.youtube.com/watch?v=iAP9AF6DCu4&ob=av3n
 
“So lately, been wondering who will be there to take my place when I’m gone, you’ll need love to light the shadows on your face..”
 
 
Comincio immediatamente a piangere, cercando di fare silenzio per non disturbarlo.
 
 
“Could you make it on your own? If I could, then I would, I’ll go wherever you will go. Way up high or down low, I’ll go wherever you will go..”
 
 
Dio.. la sua voce. La sua voce è qualcosa di incredibilmente straziante. E’ qualcosa che colpisce al cuore, che colpisce il mio cuore.
 
And maybe, I’ll find out a way to make it back, someday, to watch you, to guide you, throught the darkest of your day..”
 
Dove sei stato fino ad ora? Perchè non mi hai trovata prima? Io ti amo, non sai quanto ti amo.
 
Run away with my heart, run away with my hope, run away with my love. I know now, just quite how, my life and love may still go on. In your heart, in your mind, I’ll stay with you for all of time.”
 
Smette di suonare e poi si gira verso di me per guardarmi.
 
 
 
 
 
 
 
 
Pov Kyle.
 

 
Era tanto..troppo tempo che non suonavo, che non cantavo. Eppure non ho dimenticato.. non ho dimenticato niente. Non ho mai dimenticato la sensazione di gioia che provo quando le mie dita sfiorano i tasti del pianoforte.
Quei tasti bianchi e neri che riescono a farmi provare gioia.
Dolore.
Amore.
 
Ed è amore puro, profondo, sincero, quello che vedo negli occhi di Mallory quando dopo averle cantato uno dei più bei testi scritti da quando ho imparato a suonare e cantare, mi volto verso di lei.
 
I suoi occhi.. Dio.. sono grondanti di lacrime. Sono così lucidi che ci vedo il mio riflesso dentro. Mi guarda con ammirazione pura. L’amore che leggo dentro.. mi fa letteralmente sciogliere.
Le prendo il viso fra le mani e le passo i pollici sulle guance, asciugandole le lacrime.
«Perché non mi hai mai detto ch sapevi suonare..?» Sussurra, io mi avvicino a lei e l’abbraccio.
Appoggia la fronte contro il mio mento e mi passa le braccia intorno al collo.
Io le stringo la vita e con una mano le accarezzo la schiena.
«Io.. non so. Non ne ho mai sentito la necessità, credo.»
«Ho sempre voluto suonare il piano, da quando ero una bambina. Mi affascina, mi incanto completamente quando vedo qualcuno suonare.. e adesso so che tu suoni. Potrei restare giorni intere a guardarti suonare.. senza distogliere lo sguardo da te nemmeno un attimo, nemmeno un millesimo di secondo.» Si allontana da me, stringendomi le mani.
«Sai una cosa? Credo che non ci sia persona al mondo che ami qualcuno così tanto come io amo te.»
Lo dice lentamente, assaporando ogni singola parola. Assaporandola con il cuore.
«Credo di non meritarti.» Bisbiglia. Spalanco gli occhi e la guardo allibito.
«Angelo, che cavolo stai dicendo?»
«Kyle, cos’ho io di bello? Non so fare nulla, non ho soldi, non sono Miss Mondo, non so suonare nessuno strumento..»
«Smettila, ok? Smettila di dire cazzate. SMETTILA.» Distoglie lo sguardo dai miei occhi e si gira dall’altra parte, dandomi la schiena.
«Angelo..» - mi avvicino a lei e facendo passare una gamba dall’altra parte dello sgabello faccio aderire la sua schiena contro il mio petto. - «Che succede? Perché questa crisi?»
Resta immobile, non dice niente.
«Non mi vuoi più? C’è qualcun altro? Vuoi mollarmi?» Si gira immediatamente verso di me.
«Ma che cosa stai dicendo, mmh?» Mi dice,  incastrando le sue gambe sopra le mie e mi sfiora la mandibola con l’indice.
«Sei impazzito, per caso? Non c’è nessun altro, non vorrei nessun altro che non sia tu.»
I suoi occhi si addolciscono immediatamente quando incrociano il mio sguardo.
«E allora non dire mai più che non mi meriti. Perché non è vero.» - la avvicino a me e poso una mano sulla sua coscia, accarezzandola.
«Tu sei.. sei meravigliosa, Mallory. Sei davvero qualcosa di meraviglioso e i ragazzi dovrebbero fare a botte per averti. Possibile che tu non ti renda conto di quanto sia importante la tua presenza nella mia vita?» Le chiedo, mentre lei appoggia la testa sulla mia spalla.
«Ti amo, Kyle.»
«Anch’io ti amo, Mallory.»
 
Si alza e mi guarda, baciandomi lentamente la mandibola.
«Sei veramente un cucciolo quando mi dici queste cose..» Sussurra sulla mia pelle.
«E tu mi fai letteralmente impazzire quando mi tocchi così..» Le cingo la vita con le braccia e la tiro verso di me, facendola sedere a cavalcioni sul mio bacino.
Mi avvolge il collo con le braccia e si stringe a me, facendo combaciare perfettamente i nostri corpi. Le accarezzo la schiena con le mani, partendo dalla vita e arrivando alle costole.
Mi bacia e quando sento la sua lingua cercare la mia le stringo i fianchi.
«Angelo..»
«Mmmh?» Continua  a baciarmi tanto che non mi accorgo che mio padre è appena entrato nello studio.
«Oh, Mallory. Sei qui. Kyle, buonasera a tutti e due.» Mallory sobbalza e cerca di ricomporsi, passandosi una mano fra i capelli.
«Signor Davidson.» Sussurra.
«Oh, cara! Puoi chiamarmi Ralf! Ormai sei di famiglia!» Risponde mio padre, sorridendole.
Lei ricambia e poi mi guarda. In faccia è rossa come un peperone.
«Sembri un peperone.» Le sussurro, dandole un bacio sulla guancia.
«Cretino, mi sto vergognando un sacco. I tuoi ci beccano sempre mentre.. beh, mentre siamo in questi atteggiamenti. Starò passando per una puttana.»
«Ehi, non lo dire nemmeno.» Gli dico, alzando un tantino la voce.
«Comunque se volete continuare potete andare in camera di Kyle, Sally si è alzata ed è dalla mamma.» Riprende papà.
«Si, certo. Ora andiamo.» Dico, guardando Mallory che è ancora più rossa in faccia.
«Che figura..» Sussurra, coprendosi la faccia con i capelli.
«Non ti preoccupare, Mallory. Non stai facendo nessuna brutta figura.» Le dice papà.
Mentre prende dei fascicoli si ferma davanti a noi e le sorride.
«Se tu ami mio figlio, e lui ama te, non c’è niente di male ad avere rapporti. Basta che prendete le giuste precauzioni, okay? Non vorrei ritrovarmi a fare il nonno prima del previsto. A proposito, Kyle. Ti servono pr..»
«NO! No. Ce li ho, grazie.»
«Oh, okay. Mi raccomando.» Esce e se ne va. Ohsantocielo. Mio padre mi ha appena chiesto davanti alla mia ragazza se ho bisogno di preservativi. Diamine, ma da dove gli escono certe sparate?
«Andiamo in camera mia.» Suggerisco e subito Mallory mi segue, prendendomi per mano.
 
Entriamo in camera mia e subito chiudo la porta a chiave. Mallory inarca un sopracciglio e si corica sul letto.
«Non ho intenzione di fare niente, ma casomai ci venisse voglia di fare qualcosa non voglio che qualcuno ci sorprenda. Sta accadendo troppo spesso, ultimamente.»
«Hai ragione.» Sussurra, poi mi sdraio accanto a lei e l’abbraccio. Il mio letto ad una piazza ci sta stretto.
«Dovrei comprare un letto più grande.» Dico, poi lei annuisce. La sento ridere e mi chino sul suo collo, per baciarlo.
«Magari lo mettiamo da te, dormiamo insieme di più a casa tua, che qui.»
«Già, a meno che mio fratello non mi cacci di casa ancora.»
Le alzo leggermente la maglietta e le accarezzo la pelle bianca. Sospiro quando sento la sua gamba infilarsi in mezzo alle mie. La strofina contro le mie e poi mi si mette di sopra.
Subito le mie mani vanno sulle cosce e le stringono, non troppo forte. Il contatto con la sua pelle nuda mi piace, mi fa venire ancora di più voglia di lei.
Porta le mani al bordo della sua maglietta e se la sfila, poi si china su di me e mi bacia il collo, poi lo morde, e poi lo bacia di nuovo. Continua così per un po’, finché lei si alza e sorride, contenta del lavoro che ha appena fatto. Capisco che il mio collo sarà pieno di segni viola. Le sorrido e poi la faccio sdraiare sulla schiena, baciandole le spalle e mordendo un po’. Non voglio lasciarle i segni. Le slaccio il reggiseno e mi piego su i suoi seni, baciandoli.
Solo che dopo nemmeno un minuto mi accorgo di  un brutto livido sul seno destro. E’ viola scuro.
 
Mi allontano immediatamente da lei e rimango fisso a guardare quel brutto livido.
 
«Ti avevo detto di prepararti.» Stringo con forza la presa sui suoi fianchi.
«Kyle, davvero. Basta.» Mi dice Mallory prendendo le mie mani e portandole sulle mie gambe. La bacio di nuovo, spingendo la lingua dentro la sua bocca con forza.
«Kyle, finiscila.» Ficco una mano dentro la sua canotta e le passo la mano sul torace fino ad arrivare al bordo del reggiseno.
Mormoro qualcosa quando cerca di spostare la mia mano da dentro il suo reggiseno.
«Basta, Kyle. Andiamo a dormire.» Infilo di nuovo la mano dentro il suo reggiseno, stringendole il seno.
«Kyle! Mi fai male così! SMETTILA!»
«Andiamo a scopare, angelo.» Le mordo con forza il labbro inferiore tanto da farlo sanguinare.
 
Ricordo. Ricordo cosa è successo quella sera. Alzo lo sguardo sui suoi occhi e la vedo preoccupata.
«Girati.» Lei si gira e il mio sguardo cade sui suoi fianchi.
 
Ci sono dei piccoli lividi circolari, cinque su ogni fianco.
 
Le impronte delle mie dita.
 
I brividi mi assalgono. Le ho fatto male. Maledizione. Le ho fatto davvero male.
Alzo lo sguardo verso di lei con la vista appannata, piango. Le lacrime mi rigano le guance e sembrano non volersi fermare.
«Angelo..mi dispiace.» Sussurro. Poi mi alzo, apro la porta e chiudendola la sbatto. Scendo lungo le scale ed esco fuori.
Mi avvio lungo il viale, ho bisogno di aria.
 
«Kyle! Fermati! Ne abbiamo già parlato!» Non le rispondo né mi giro, continuo a camminare.
«KYLE! NON E’ SUCCESSO NIENTE! FERMATI!» Non so come fa a raggiungermi e mi tira forte la maglia.
«Kyle, fermati!» Mi colpisce la schiena ed io, sorpreso, mi volto a guardarla.
«Fermati, okay? Smettila, non è successo niente.»
«Non è successo niente, Mallory? Quei lividi sono niente, per te?» La guardo, immobile.
Si avvicina a me e con una mano mi tocca il fianco.
«Non fare così, non ne vale la pena.»
«Non posso stare con te se ti faccio del male, Mallory.»
«Ma non mi fai del male! E’ successo! Basta! Non deve per forza succedere di nuovo!»
«E a te chi te lo dice che non può succedere di nuovo?»
«Quindi mi stai dicendo che berrai ancora?» Mi guarda da vicino con gli occhi tristi.
 «Non vuoi rinunciare al bere.» Non le rispondo.
Ha gli occhi non più tristi, ma delusi.
«Non per me, almeno.» Bisbiglia.
«Io.. si..no.. insomma.. non lo so.. Mallory..»
«E’ così, tu non vuoi smettere di bere.»
Si è volta e si incammina per la strada a ritroso.
«Mallory!» Corre lungo il viale e io la chiamo più volte.
«Mallory! Maledizione fermati! Aspetta!» Arriva a casa sua e suona.
 
Cam le apre la porta ma io riesco a fermarla mentre la chiude.
«Non chiudere, aspetta. Parliamo.»
«Non ho niente da dirti, vattene.» Tiene lo sguardo basso.
«IO SI! HO MOLTE COSE DA DIRTI!»
«SI! PER ESEMPIO CHE PREFERISCI BERE CHE RINUNCIARE AL FARLO PER ME! L’HO GIA’ CAPITO DA SOLA, QUESTO!» Sbatte la porta ed io rimango immobile davanti a casa sua.
 
Merda.
 
 
Pov Mallory.
 
Salgo in camera mia correndo, chiudo la porta e lentamente scivolo fino a sedermi sul pavimento.
Allora mentiva, quando diceva che avrebbe smesso, che avrebbe preferito stare con me da sobrio.
Tutte puttanate. TUTTE MALEDETTE PUTTANATE.
Perché?
Perché non può evitare di bere?
Perché deve continuare a fare qualcosa di così stupido?
Appoggio la testa contro la porta ed esplodo, facendo uscire tutte le lacrime.
«Perché devi sempre rovinare tutto?» Sussurro, con la voce tremante.
Mi sdraio sulle mattonelle fredde e fisso il soffitto.
Sento la porta aprirsi e vedo la testa di Cam fare capolino.
«Che stai facendo?» Mi chiede, avvicinandosi a me. Si sdraia vicino a me sul pavimento e guarda anche lui il soffitto.
«Ho lasciato Jane.» Dice.
«Perché?» Sussurro.
«Lo sai perché.»
«Oh, bene.»
«Tu? Che cosa è successo?»
«Kyle ha perso il controllo l’altra notte, mentre era ubriaco. Ho qualche piccolo livido sulla schiena ma non mi fa male. Mi ha promesso che non avrebbe più bevuto ma a quanto pare ha già cambiato idea.»
«Devo andare a picchiarlo?»
«No, sta’ fermo. Non capisco perché vi costa tanto rinunciare agli alcolici, che ci trovate di bello? Mah. Siete tutti patetici. IDIOTI. Completi idioti. Vi rovinate, facendo così. Dio, quanto siete stupidi.»
 
Sento il cellulare vibrare per terra.
 
Chiamata in arrivo – Kyle :)
 
Leggo sullo schermo.
 
Lo lascio vibrare sul pavimento, ascoltando quel rumore fastidioso che il telefono provoca sfregando contro le mattonelle.
 
Un nuovo messaggio. – Kyle :)
 
«Puoi uscire?» Chiedo a Cam.
«Certo.» Si alza ed esce, chiudendosi la porta alle spalle.
 
“Non sono un alcolista. Bevo ogni tanto, ma non sempre. E quello che ti ho fatto.. è imperdonabile. Non riesco a credere come io abbia fatto a farti del male..ma tu mi hai perdonato.
Sei la cosa più bella che mi sia capitata in tutta la mia vita.
Tu, Mallory, amore mio, io ti amo. Voglio stare con te, sempre. Se questo comporta non bere con gli amici.. POSSO farlo. Posso davvero. Non importa. Non ti negherei mai nulla, potrei fare tutto per te, tutto.
Perché ti amo, e veramente, tutto quello che ti ho detto prima è vero.. andrò dovunque andrai tu
Perché non riesco ad immaginare la mia vita senza il tuo sorriso, senza il tuo viso davanti al mio.
Senza il tuo amore.
Quindi, ti prego, scendi e apri la porta. Ti prego.”
 
Mi alzo, e mi avvio lentamente alla porta.
Nemmeno io riesco ad immaginare la mia vita senza di lui. Non ci riesco.
 
Poso la mano sulla maniglia e la giro, aprendo la porta.
 
Vedo il suo viso davanti al mio, completamente rigato di lacrime.
Anche io piango.
Piango quando lui fa cose di questo genere, quando dimostra veramente di amarmi.
Piango perché in realtà non sono forte.
 Non lo sono mai stata.
 
Kyle mi si avvicina e mi accarezza il fianco con una mano, mentre io mi appoggio al suo petto e gli stringo forte la vita.
 
 
 
                                                                                                                                   *
 
 
 
Un mese dopo.
 
 
«Okay, allora ci vediamo alle cinque, mmh?», lo stringo di nuovo a me mentre lui mi passa le mani dietro la schiena, scostando lo zaino dalle mie spalle.
« Alle cinque.»
«Ci vediamo pomeriggio, e poi abbiamo tutta la notte per stare assieme.» Sussurra sul mio collo, sorridendo.
«Vero.»
«Poi non capisco perché sei voluta venire a scuola con la tua macchina. Non potevo accompagnarti io?»
«E’ il primo giorno di scuola, volevo fare bella figura con la macchina che mi ha regalato il mio ragazzo, non posso?» Sorrido mentre alzo lo sguardo su di lui.
«Puoi, certo che puoi farlo.»
Mi stringe un ultima volta e io gli lascio un bacio sulla mandibola.
«Mallory! Muoviti è suonata!» Jenn è in cima alle scale che agita la mano richiamandomi all’attenzione insieme a Sophia.
«Arrivo!» Urlo. Do un ultimo bacio a Kyle e poi le raggiungo.
 
«Allora, come ti senti? L’ultimo anno è arrivato!» Jenn allegramente mi abbraccia, dandomi un bacio sulla guancia.
«Sto bene, insomma. E’ il nostro ‘ultimo primo giorno di scuola’.» Dico, stringendo le mie migliori amiche.
«Entriamo?» Dice Sophia.
«Entriamo.»
 http://www.youtube.com/watch?v=iAP9AF6DCu4&ob=av3n

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Capitolo 18
*** The rainbow after the storm. ***










Okay. Mi scuso per il ritardo, avevo un pò da fare. Anyway, il capitolo è qui. Mi scuso per eventuali errori.. come al solito! Buona lettura!






Capitolo 17. – The rainbow after the storm.

 
 

Pov Mallory.



 
Questo è l’ultimo anno di superiori.
L’ultimo anno.
Dovrò scegliere un college dove andare.
Dovrò scegliere il modo nel quale continuare la mia vita.
La mia vita insieme Kyle.
Perché luiè ancora qui.
E’ ancora con me.
Dopo sei mesi di amore, passione, litigate, incazzature di vario genere e dolore.
Perché il dolore è stato nostro amico, per un po’.
E poi c’è stata, e c’è ancora, la pace.
L’arcobaleno dopo la tempesta.



 
«Benvenuti al vostro ultimo anno di superiori. Io sono il professor Collins, sono nuovo e sarò il vostro insegnante di matematica quest’anno. Come sapete già, a gennaio dovrete fare domanda ai vari college, e dopo vari test, fatti qui a scuola, saprete se sarete ammessi o no all’Università dei vostri sogni.»
Il solito discorso che fanno i professori all’inizio del quinto anno di superiori. Che palle.
«Quindi, come già sapete, dovrete studiare a fondo, perché qui non ci sono raccomandazioni.»
Si, come no.
«Beh, non ho altro da dirvi, se non raccomandarvi di seguire costantemente il programma senza lasciare indietro alcun argomento. Buon anno e, buona fortuna.» Finito di parlare il professor Collins, il nostro nuovo professore di matematica, si siede dietro alla cattedra.
«Okay, facciamo l’appello.» Apre il registro e inizia a fare i nomi, finché sento un nome nuovo.
«Callan Thomas?»
Un ragazzo dalla pelle ambrata e i capelli castani alza la mano.
«Presente.»
«Oh, sei nuovo, vero?» Domanda Collins.
«Si, vengo da New York.» Risponde Thomas, guardandomi.
«Oh, bene. Allora siamo in due.» Sorride al ragazzo e poi continua, fino ad arrivare al mio nome.
«Thompson Mallory?»
«Sono qui.» Dico, alzando la mano.
Mi guarda di nuovo.
«Oh, okay. Finito. Adesso vi do delle schede con un piccolo questionario. Dovete compilarlo, vorrei conoscervi più a fondo, se non vi dispiace. Sono domande alquanto particolari.»
Comincia a lasciare su ogni banco delle fotocopie.
Apro il questionario e comincio a leggere. Compiliamo questo questionario.

 
Come ti chiami?
Mallory Thompson.
Da dove vieni?
Sono nata qui.
Quanti anni hai?
Fra una settimana diciotto.
Ti piace vivere qui?
Molto.
Hai delle migliori amiche/amici in questa scuola?
Yep, Sophia e Jenn. Ci conosciamo dalle elementari.
Cosa vorresti fare da grande?
Chirurgia cardiotoracica.
Sei fidanzata/o?
Yes.
Sei innamorato/a?
Certo, del mio ragazzo.
Sei sicura/o?
C E R T O.
La media con cui sei uscito/a l’anno scorso?
8,40.
La tua famiglia?
Mio fratello e il mio ragazzo sono la mia famiglia. I miei genitori sono morti. Tutti e due.
Ami i tuoi genitori?
Più di quanto loro sappiano. Anche mio padre, nonostante abbia tradito mia madre prima che lei morisse. Lui è morto mesi fa.
Lavori?
Quando posso, si.
Okay, adesso hai finito. Puoi consegnare il test.
 


 
Era ora. Ma che domande fa questo? E io perché gli ho detto tutte queste cose? Mah.

 
Mi alzo e mi avvicino alla cattedra. Al primo banco è seduto Thomas. Lascio il foglio sulla cattedra e poi ritorno al mio posto.
Thomas mi guarda di nuovo.
Ma che cosa vuole?
 
Quando suona la campana dell’ultima ora mi avvio verso l’armadietto.
Lo apro e poso i libri, e dopo averlo chiuso vedo la faccia di Thomas che mi sorride.
Sorrido anche io e poi mi avvio verso la mensa.

 
Arrivo al mio tavolo e mi siedo. Ci siamo proprio tutti. Io, Sophia, Jenn, Luke e Kevin.
«C’è uno nuovo, sapete?» Dice Jenn.
«Davvero?» Risponde Sophia.
«Si chiama Thomas Callan. Ha la nostra età.»
«E’ in classe con me.» Dico. Jenn si volta verso di me con gli occhi spalancati.
«Davvero? E’ un figo!» Dice sorridendo.
«Se vuoi te lo presento.» Le dico, scherzando.
«Quando vuoi!»
Finiamo di mangiare e ognuno si avvia verso la proprio classe.
 
Alle cinque quando suona la campana sono sporca di pittura e di gesso. Mi diverto a partecipare a questi laboratori.
Vado velocemente in bagno e cerco di pulirmi il viso, le braccia e le mani.
 
Esco da scuola e mi avvio verso la macchina. La mia macchina.
Mi ci siedo dentro e metto in moto.
 
Vedo un ragazzo camminare a piedi e dopo riconosco Thomas. Mi accosto vicino a lui e esco la testa dal finestrino.
«Vuoi un passaggio?» Gli chiedo.
«Non sai nemmeno dove abito.» Mi risponde, continuando a camminare.
«Dimmelo..?» Continua a camminare.
«Lo vuoi o no?» Gli richiedo.
«Okay.» Sale in macchina e dopo avermi spiegato prendo la strada verso casa sua.
«Devi lasciarmi in una pasticceria, mia nonna lavora lì.»
«Okay.»
 
Dopo un quarto d’ora sono davanti alla pasticceria dove mi aveva portato Kyle. Esco fuori dalla macchina insieme a Thomas e lui mi guarda stranito.
«Ci vengo sempre con il mio ragazzo. Adoro i dolcetti al cocco.» Gli dico.
Entriamo e dopo aver parlato un po’ con la signora esco salutando entrambi.
 


 
Arrivo a casa con ben mezzora di ritardo e vedo Kyle davanti alla porta di casa mia con le braccia conserte.
«Ehilà.» Gli dico, avvicinandomi a lui.
«Sono le sei meno un quarto. Dove cavolo eri?»
«Ho accompagnato un mio compagno a casa e poi ho preso questi.» Dico, mostrandogli il sacchetto con i dolci.
«Un tuo compagno?» Dice, alzando il sopracciglio.
«Si, un mio compagno nuovo. E’ il nipote di quella signora che gestisce la pasticceria..» Gli dico, mentre alzandomi sulle punte lo bacio.
«Un tuo compagno, eh?» Domanda. Che geloso che è.
«Si, un mio compagno.»
Mi cinge la vita con le braccia e mi stringe a sé, baciandomi.
«Avvisami quando ritardi la prossima volta, mmh? Ero preoccupato.» Dice mentre mi accarezza i fianchi.
«Okay, scusa.»
«Sono certo che ti farai perdonare.» Sorride.
«Ecco, appunto. Ho bisogno di una doccia e volevo chiederti se volevi farmi compagnia..»
«Subito, maestà!» Dice mentre mi afferra dalle cosce e mi tira su, abbracciandomi.
 
 
  
                                                                                                                                 *
 
 
Un ora dopo siamo completamente bagnati e seduti sul letto. Io ho solo un asciugamano che mi copre il busto e Kyle uno intorno alla vita.
Mangiamo i dolcetti al cocco. Sono afrodisiaci.
«Era tanto che non li mangiavamo, vero?» Chiedo a Kyle.
«Già.» Si avvicina a me e mi si corica di sopra, mentre io mi sdraio.
Mi bacia mentre con una mano mi accarezza la coscia, scostando l’asciugamano dal mio fianco e poi aprendolo completamente.
«Non ti sazi mai..» Sussurro, mentre gli accarezzo la schiena.
«Non di te, angelo. Non di te..»
«Sei veramente..»
«Cosa?» Dice, mentre mi mordicchia il collo.
«Terribile.» Rispondo, sospirando.
 
 
                                                                                                                             *
 
 
«Resti a dormire qui, vero?» Domando, appoggiata con la schiena al petto di Kyle.
«Se mi vuoi.» Risponde, muovendosi leggermente sul divano. Apre un po’ di più le gambe ed io mi accoccolo meglio sui cuscini morbidi.
«Certo che ti voglio», replico. Stringo le sue mani con le mie, alzando la testa fino ad incontrare i suoi occhi.
«Mi vuoi? Davvero?»
«La smetti di fare domande stupide?», gli domando, alzandomi dal divano e mettendomi in ginocchio.
«Domande stupide?» Risponde, come se non capisse.
«Domande stupide, si. Esattamente. E’ questo che intendo.» Mi alzo e vado in cucina, apro il frigo e prendo una bottiglia di the alla pesca, e dopo ne verso un po’ in un bicchiere.
 
Sorseggio il the mentre Kyle mi raggiunge in cucina.  
«Sei arrabbiata con me?» Domanda, mentre versa un altro po’ di the per lui.
«No.»
«E perché fai la scontrosa, adesso?»
«E tu perché fai certe domande stupide? Certo che ti voglio. Hai ancora bisogno di chiedermelo?»
«Era per giocare..»
«Non sei un bambino, non hai bisogno di giocare.» Rispondo seria, mentre continuo a bere il the.
«Okay, come vuoi», si alza, avvicinandosi alla finestra.
 
Mette le mani in tasca e guarda fuori. Ha la schiena rigida, è teso.
E’ arrabbiato.
Mi alzo e mi avvicino a lui.
«Kyle..»
«Scusa se ho vent’anni e voglio divertirmi con la mia ragazza, eh. Scusa tanto.»
«Kyle..»
«E’ solo che non voglio essere così serio, con te. Sono sempre serio all’università, a casa..»
«Kyle..»
«E tu sei l’unica con cui mi posso sfogare, con cui posso essere me stesso.. io non sono così serio.»
«HO CAPITO! VA BENE!» Dico, urlando. Si gira e mi guarda, serio, ma veramente serio.
«Scusa se ho urlato, ma ti ho chiamato tre volte e tu continuavi a parlare.. scusa..mi dispiace.»
Mi avvicino a lui e appoggio la fronte contro il suo torace, abbracciandolo.
Lo avvicino a me e lui mi passa le braccia intorno al collo, stringendomi a lui.
 
Mi afferra dalle cosce come poche ore prima e mi tira su, ed io istintivamente allaccio le gambe lungo la sua schiena. Passo le braccia intorno al suo collo e lui porta una mano sulla mia nuca, accarezzandomi i capelli.
Rabbrividisco. Adoro quando mi tocca la nuca, così.
Passo le dita fra i capelli lunghi di Kyle e poi sento le sue labbra sfiorarmi il collo.
Si accosta al muro e mi incastra fra di esso e lui.
Alza la mia maglietta scostandola con le mani dalla mia pelle, poi mi accarezza il torace.
Porto le mie mani al bordo della sua maglietta e gliela sfilo, poi la lascio cadere per terra.
Passo le mani sulle sue spalle, poi avvicino la bocca e comincio a baciarlo ovunque.
 

 
                                                                      
 
 
 
Pov Kyle.


 

 
Dorme.
E’ così profondamente rilassata, tranquilla.
Si muove nel sonno e si avvicina  a me, appoggiando la schiena al mio petto.
Le passo un braccio sopra al fianco e la stringo a me. Mi alzo su un gomito e le accarezzo i capelli soffici.
Appoggio il viso alla sua testa e riempio le mie narici del suo profumo.
E’ così..non lo so.
Non so com’è.
So soltanto che non riesco a smettere di guardarla, quando è con me.
Non riesco a smettere di pensare a lei, quando non c’è.
E non riesco a smettere di pensare a quanto sia stato fortunato ad incontrarla.
A quanto io sia stato fortunato, perché lei ha scelto me.
Con tutti i miei difetti.
Poteva scegliere chiunque, ma ha scelto me.
Me.
Ed adesso ho lei fra le braccia.
E lei mi ama.
Ed io non potrei stare meglio di così, adesso.
 
 
 
                                                                                                                                                                          *
 
 
Arriviamo a scuola di Mallory con dieci minuti di anticipo. I suoi  amici sono tutti riuniti intorno ad un tavolo nel parcheggio della scuola.
Ci avviciniamo mentre Mallory infila una mano nella mia tasca.
Le passo un braccio intorno alle spalle e la stringo a me.
Ci sediamo vicino ai suoi amici e la vedo sorridere.
«Che c’è?», le chiedo sussurrandole vicino all’orecchio.
«Niente.»
«Sorridevi, angelo.»
«No, niente. Davvero.»
«Angelo..» Le bacio una tempia e lei mette una mano sulla mia coscia.
«Pensavo a cosa potremmo fare al mio compleanno, tutto qui..» Dice, guardandomi.
«Cosa vuoi fare?» Le chiedo.
«Non so..»
«E’ sabato.. dovresti avere almeno un centinaio di idee.»
Scrolla le spalle. Non sa proprio cosa fare. Sorrido.
«Sono sicuro che ci verrà qualcosa in mente, okay?»
«Okay.»
 
 
 
 
 
Pov Mallory.
 
 
«Conosci mia nonna, quindi.» Dice Thomas, guardandosi le mani.
«Si, da parecchio.»  Continua a guardarsi le mani.
«Mi ha dato veramente una mano, mesi fa. Ero in crisi con il mio ragazzo..»
«Si okay, non m’interessa questo.» Dice, guardandomi negli occhi.
«Oh, okay.»
 
«Come mai ti sei trasferito qui?», gli chiedo, curiosa.
«Sono affari miei.»
«Okay, non vuoi parlare con me.»
«Non voglio parlare delle mie cose. Non ti conosco nemmeno.»
«Ah, bene! Ti fai accompagnare in giro ma non vuoi parlare con me,  Okay. Va bene.»
 
Mi alzo e chiedo al professore se posso andare in bagno. Ho bisogno di camminare un po’.
 
Mi incammino nel corridoio e metto le mani nelle tasche anteriori della felpa. Sento il telefono vibrare e lo prendo.
 
From Kyle :)
“Che fai? :*”
 Premo il tasto verde e lo chiamo.
 
“Angelo, non sei a scuola?”
“Si, ma sono fuori. Volevo sgranchirmi le gambe.”
“Capito.”
“Tu?”
“Sto andando all’università, oggi esco tardi.”
“Oh, okay. Pensavo potessimo stare insieme, pomeriggio.”
“Non posso, mi dispiace.”
“Fa niente.”
“C’è qualcosa che non va?” Chiede preoccupato.
“No, no. E’ tutto okay. Mi manchi.”
“Anche tu, angelo. Ci vediamo stasera, da te?”
“Okay, dormi da me, vero?”
“Certo, amore mio.”
“Ci sentiamo.”
“Fai la brava.”
“Sempre.”
Chiudo la chiamata e infilo il telefono in tasca.
 
«Anche tu in giro, eh!» Vedo Kevin camminare nel mezzo del corridoio e mi avvicino a lui.
«Già. Avevo bisogno di uscire.» Mi abbraccia e mi da un bacio in testa.
«Il primo giorno di scuola. Non sei così santarellina, allora.» Sorride e io gli do un colpetto sul fianco.
«Beh, da quando c’è Kyle..»
«Già, è sempre da te! Dormite insieme, vero?»
Annuisco. Vedo un sorriso beffardo formarsi sul suo viso.
«Che fortuna dormire con te! E’ proprio un ragazzo fortunato.» Dice sospirando, mentre mi da un’occhiata al fondoschiena.
«Ehi!»
«Dimmi, piccola.»
«Non guardarmi il sedere.» Gli dico, incrociando le braccia davanti al seno.
«Scusa, piccola. E’ che sei così irresistibile! L’avete già fatto?» Mi domanda.
«Cosa?» Gli chiedo, guardandolo.
«Eddai! Sai cosa intendo.» Dice, strizzando l’occhio. Ah, okay. Ho capito.
«Non sono affari tuoi, sai?»
«E brava la nostra Mallory!»Dice, mentre io arrossisco.
«Shh! Non urlare!»
«Non urlo, piccola. Ma dobbiamo festeggiare!»
«Ma che festeggiare. Sono mesi ormai che l’abbiamo fatto.»
«Ah! Vedi tu!»
«Okay, basta. Cambiamo argomento.»  Arrossisco ancora di più.
«Stai arrossendo!»
«La smetti?» Gli chiedo, acida.
«Okay, come vuoi.»
«Rientro in classe.»
«Ci vediamo dopo!»
Rientro in classe e sento lo sguardo di Thomas seguirmi finché non mi siedo al mio banco.
Sfoglio il libro nuovo fino ad arrivare alla pagina giusta, e prendo appunti mentre il professore di Storia comincia a spiegare.
 
 
              
                                                                                                                                                                           *
 
 
Entro in casa e sento silenzio. Cam non è casa e così salgo direttamente in camera mia. Butto lo zaino per terra e dopo essermi tolta le scarpe mi lancio sul letto.
 
Volto la testa verso il comodino e guardo la foto di me e mia madre sul dondolo che c’era una volta nel retro di casa nostra.
Eravamo così sorridenti, felici.
Ricordo quando lei andava in centro a comprare dei vestiti per lei e io l’accompagnavo. Mi piaceva nascondermi in mezzo agli stand e poi sentirla chiamare il mio nome. Rideva quando uscivo di colpo e le facevo: Buuu!
Mi accarezzava la testa e poi io l’accompagnavo al camerino. Mi diceva di tenerle chiusa la tenda e io sbirciavo sempre da un buchino, di nascosto.
Adesso so che lei sapeva che io la guardavo. Allora non me ne rendevo conto, e la vedevo sorridere.
 
 
                                                                                  *
 
 
«Cam, mi passi l’acqua?»
Prendo la bottiglia d’acqua e me ne verso un po’ nel bicchiere.
Cam è strano. Non parla molto e guarda fisso il cellulare.
«E’ tutto okay?» Gli chiedo. Non mi risponde.
«Cam?» Alza di scatto lo sguardo su di me e balbetta un po’.
«Si, sii.. insomma..si.»
«Okay.»
Continua a mangiare lentamente, senza alzare lo sguardo dal cellulare.
«Sei sicuro?»
«Mallory, finiscila.»
«Come vuoi.»
 
Finiamo di mangiare e dopo aver sparecchiato salgo in camera mia, infilo una canottiera e dei pantaloncini e quando sento suonare al campanello corro di sotto.
 
Apro la porta e vedo Kyle sorridermi.
«Allegri, stasera?»
«Buon umore, yep.» Mi si avvicina e mi bacia, stringendomi piano i fianchi. Sento le sue mani infilarsi sotto la canottiera e sfiorarmi la pancia.
Mi alzo sulle punte e avvicino le labbra al suo collo, iniziando a sfiorargli la pelle, leggermente.
Sento la barba appena spuntata strofinare contro la mia pelle, poi le mani di Kyle correre alle mie cosce trascinandomi su. Mi appoggia al muro e mi bacia.
«Ehi.» Lo chiamo.
«Mmmh?»
«Forse è meglio.. andare di sopra?» Chiedo, sussurrando.
 
 
 
Chiude la porta con un braccio e mi ci fa appoggiare contro, mi prende in braccio e mi alza fino a far arrivare i nostri visi alla stessa altezza.
Si precipita sulla mia bocca e fa per baciarmi, mentre io alzo una mano e la porto sulla sua guancia destra, accarezzandola.
Lo guardo, e il modo con cui mi guarda mi fa letteralmente sciogliere.
 
«Tutto okay?» Mi chiede. Sento un po’ di preoccupazione nella sua voce.
«Si.. va tutto benissimo. Stai tranquillo.»
Gli tolgo la giacca e poi vedo cadere per terra una busta di carta bianca.
La guardo interrogativamente e poi alzo lo sguardo su Kyle.
 
 
«Che cos’è?» Gli chiedo, prendendo la busta in mano.
«Aprila.»
«Sicuro?»
«Sicurissimo.»
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 19
*** Lucky. ***








Capitolo 18. – Lucky.
 
Mallory’s pov.
 

Prendo la busta fra le mani e la guardo.
E’ bianca.
Non c’è scritto assolutamente niente tranne l’immagine di un piccolo gabbiano con le ali aperte disegnata in un angolo.
Guardo Kyle, che mi sorride.
 
«Non vuoi proprio dirmi cosa c’è dentro, vero?» Gli chiedo, sospirando.
«Credo che ti faccia più piacere vederlo da te.»
La rigiro un altro po’ tra le mani e poi sento Kyle sospirare, come se fosse abbattuto.
«Ehi.» Gli dico, prendendogli la mano.
«Non vuoi aprirla.»
«Voglio, solo che sono.. non so, come restia a farlo.»
«E’ un regalo, angelo. Aprilo, ti prego.»
 
Scosto un angolo della chiusura della busta con un dito e lentamente la apro.
C’è della carta, all’interno.
 
«Okay.» Infilo le dita dentro la busta e ne afferro il contenuto.
Lo tiro fuori e lo avvicino leggermente agli occhi, per leggerlo.
 
 
 
«Stai scherzando?» Dico a Kyle, avvicinandomi a lui.
«Non.. non ti piace? Non vuoi?» Mi guarda dall’alto con due occhioni neri tristi.
«No.. no! Ma cosa dici?» Mi aggrappo con le braccia al suo collo e gli bacio il collo.
«Sei un pazzo.. e ti amo.»
«Allora, ci vieni a Vienna con me, vero?»
«Certo che ci vengo..amore mio.»
 
 
                                                                                  *
 
 
 
«Fa freddo!», sussurro, appoggiata al torace di Kyle, che si alza e si abbassa.
«Tu hai sempre freddo.» Risponde, toccandomi la schiena.
«Non sempre sempre.»
«Sempre, angelo.» Dice sorridendo, mentre io mi avvicino di più alla testata del letto (quello matrimoniale che voleva comprare Kyle. Ecco, lo ha comprato) e appoggio il mento sulla sua spalla, mentre stringo a me il suo braccio.
Lui avvicina la mano alle mie cosce e me ne accarezza una con le dita.
«Che faremo lì?», gli chiedo, mentre gli bacio leggermente il lobo.
«Quello che vuoi..angelo.»
«E’ il nostro primo viaggio insieme.» Sorrido.
«Ce ne saranno molti altri..sai?» Bisbiglia Kyle, mentre mi si corica di sopra, baciandomi la clavicola.
«Molti quanti?» Dico mentre gli avvolgo la vita con le gambe.
«Molti.»
 
 
                                                                                      *
 
 
«Allora, che faremo per i tuoi diciotto anni?» Chiede Sophia, sprizzante.
«Non farete nulla.» Gli dico, pensando al viaggio con Kyle.
«NULLA? CHE DICI?»
«Nulla.»
«STAI SCHERZANDO? DOBBIAMO FARE UNA FESTA!»
«Non voglio una festa, non è necessario.»
«SI! E’ NECESSARIO.»
«Non farete nulla perché io non sarò qui a Boston, Sophia.»
«Non..non sarai a Boston? CHE VUOL DIRE?»
«Kyle ed io partiamo.»
«PARTITE? MA CHE DICI?»
«TI VUOI CALMARE? Si, partiamo.»
«E dove andate?»
«Vienna.»
«VIENNA?»
«SI! MA SEI DURA DI COMPRENDONIO OPPURE..»
«Hai una minima idea di quanto costano gli hotel a Vienna?»
«No.»
«Fidati, non costano poco.»
«Se lo può permettere, e lo sappiamo benissimo.»
«Già, hai ragione.» Dice, continuando a camminare verso la mensa.
«Sei proprio fortunata..»
La guardo interrogativamente e lei sbuffa.
«Insomma. Sei fidanzata con un ragazzo stupendo, sia come aspetto che come carattere, che è ricco, che ti ha regalato una macchina e che adesso ti regala un viaggio a Vienna..»
Ed io penso mentre lei continua il suo discorso.
Penso davvero che sono una ragazza fortunata.
 
 
«Mallory non sarà in città il giorno del suo 18esimo compleanno.» Annuncia Sophia, arrivate in mensa. La guardo male mentre i miei amici guardano male me.
«COME NON SARAI IN CITTA’?»
«Parto con Kyle. Mi porta a Vienna.»
«Oh, che romantico!» Esclamano ironicamente insieme Luke e Kevin.
«Ehi! E’ davvero romantico!» Dice Jenn, difendendomi.
«Si, come vuoi.» Risponde Kevin, mentre Luke gli da il cinque.
Faccio segno di no con la testa mentre sorrido.
Voglio davvero partire con Kyle.
 
 
 
                                                                                  *
 
«Kyle?»
«Dimmi angelo.»
«Quando partiamo?» Gli chiedo, mentre mi volto verso di lui incrociando le gambe sul sedile dell’auto.
«Domani pomeriggio alle tre.»
«DOMANI POMERIGGIO?» Così..così presto?
«Si, amore. Non hai letto la data nel bigliett..»
«No, non l’ho letta.»
«Ti amo.» Dice, sorridendo.
«Anche io ti amo, però devo fare la valigia ed io non ho ancora iniziato..»
«Non ti preoccupare, c’è tempo.»
«Ma domani esco alle cinque, come faccio a partire alle tre?»
«Ti fai venire a prendere da tuo fratello..»
«Devo dirgli a mio fratello che partiamo!» Che cretina, non gli ho detto nulla!
«Appena torna glielo dici, tranquilla, okay?»
«Okay. »

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Capitolo 20
*** I'm happy for all. ***






Avevo precedentemente promesso che avrei finito questo capitolo e beh, l'ho fatto.
Il fatto che la scuola sia finita mi ha agevolmente aiutata.
Sono state due settimane dure fra
studio e interrogazioni e compiti, 
rese ancora più dure dall'assenza di qualcuno
che era troppo presente per noi. 
Sono 17 giorni che non ci sei più e la tua assenza si fa sentire, principessa.
Manchi a tutti in un modo indescrivibile, soffocante, straziante.
Ti dedico questo capitolo, piccola, perchè sono sicura che ti avrebbe fatto
molto piacere viaggiare e visitare posti nuovi.
Ti vogliamo molto bene, principessa.





                      


            May I be your love?

           Capitolo 18   -  I'm happy for all.


«Sta’ tranquilla e non agitarti.»
«E se non vuole? Kyle io voglio venire e lui non vorrà sicur..»
«Angelo stai calma, okay? Ci parlo io.»
«Va bene.»
«E ricordati di stare calma, mmh?»
Parcheggia nel vialetto di casa mia e si ferma, mettendo le mani aperte sopra le sue cosce.
Gira la testa verso di me e mi guarda, ammiccando.
«Vuoi per caso farlo in macchina?» Gli chiedo, incredula.
«NO! Certo che no! Vieni qui, dai.»
Mi avvicino a lui e mi siedo sulle sue gambe, appoggiando la schiena al sedile. Passo un braccio dietro il suo collo e con le dita gli accarezzo i capelli. Appoggio la fronte alla sua testa e gli bacio la tempia. Sento la sua mano accarezzarmi la gamba destra, ed io lo stringo più forte a me.
«Ehi..» Sussurra Kyle.
«Mmmh?»
«Mangiamo insieme?»
«Solo se dormi con me..»
«Dormo con te, ovvio.» Mette il braccio sotto le mie ginocchia e scende dalla macchina tenendomi in braccio, e davanti alla porta mi fa scendere.
 
Entriamo in casa e subito Kyle chiama la pizzeria per ordinare due pizze. So già che lui mangerà la sua e finirà anche la mia.
«Sono sopra, mi vado a cambiare, okay?» Gli dico avvicinandomi a lui, mentre gli accarezzo il fianco.
«Okay, salgo subito.» Annuisco e salgo di sopra.
Entro in camera mia e lascio cadere lo zaino per terra, tolgo le scarpe e mi sfilo i vestiti. Prendo un paio di pantaloncini e una felpa dall’armadio e li infilo, sdraiandomi subito dopo sul letto.
Kyle fa capolino dalla porta ed entra dentro.
 
«Già a letto?» chiede, sedendosi accanto a me.
«Voglio rilassarmi...sai com’è.» Si corica accanto a me e appoggia la schiena alla testata.
Mi volto su un fianco e appoggio la testa sulla sua coscia.
Sento la sua mano appoggiarsi sulla mia testa e accarezzarla dolcemente. Infila i polpastrelli fra i capelli e li muove creando dei piccoli cerchi sulla mia testa.
«Così mi addormento, però..» sussurro sulla sua gamba, dandogli un bacio attraverso i jeans.
Lo sento ridere e volto la testa verso il suo viso.
Mi alzo e mi siedo sulle sue gambe a cavalcioni, posando le mani sul suo stomaco. Mi circonda immediatamente il busto con le braccia attirandomi a sé.
Infilo una mano sotto la sua maglia e gli accarezzo la pelle con le dita. La sua pelle calda mi riscalda un po’. Lui allarga le dita sulla mia schiena  e poi appoggia la testa sulla mia spalla sinistra.
Alzo la mano destra fino ad arrivare alla sua nuca e gli accarezzo i capelli con le dita, delicatamente.
 
 
                                                                                                                       *
 
«Farà freddo lì?», chiedo a Kyle mentre con le mani prendo un pezzo di pizza dal cartone.
«Mezzo tempo..più meno come qui. Tu avrai freddo, portati vestiti pesanti», dice, finendo la pizza e pulendosi le mani con un tovagliolo.
«L’hai già finita?», chiedo stupita. Fa spallucce e poi mi guarda. Io sono ancora al secondo pezzo.
Gli faccio segno che può finire la mia e lui mi guarda.
«Che c’è?» Gli chiedo.
«Mangia, angelo».
«Non mi va più, finiscila tu, dai».
«Non puoi non mangiare».
«Io mangio!»
«Non abbastanza, dai. Un altro pezzo».
«Non mi va, Kyle».
«Eddai!»
«Non mi va».
«Mallory».
«E che cavolo, Kyle! Non mi va!» Lo guardo, e lo fulmino con gli occhi.
Mi sdraio e gli do le spalle.
«Non fare la bambina, vieni qua».
«La bambina un corno!» Gli grido in faccia.
«Se non mi va non lo mangio! Punto. Non mi puoi obbligare a mangiare cose che non mi vanno, Kyle!»
Non mi guarda e non dice niente, afferra con forza lo scatolo della mia pizza e lo mette davanti a sé.
 
Finisce la mia pizza senza guardarmi nemmeno per un secondo.
«Mi guardi?». Gli chiedo, con la voce bassa.
«No.»
«Kyle..dai. Non prendertela», cerco di prendergli la mano ma lui la scosta.
«Kyle? Amore?»
Nulla.
«Va beh, vado a dire a mio fratello per domani. Ho sentito la porta aprirsi».
 
 
                                                                                                                                     *
 
Salgo in camera mezzora dopo con l’autorizzazione per partire di mio fratello.
Se partiamo.
Kyle è sdraiato sul letto che guarda la TV.
Mi siedo a gambe incrociate accanto a lui e guardo fuori dalla finestra.
«Mio fratello ha detto di si, sempre se ti interessa..» bisbiglio, restando a guardarlo.
Allarga il braccio sinistro e mi guarda.
«M’interessa tutto di te, angelo..»
Mi appoggio nell’incavo della sua spalla e poso il braccio destro sul suo addome.
«Non vedo l’ora di partire con te..» Gli dico, e poi lentamente mi addormento.
 
 
 
 
7.30 am – 15 Settembre.
 
 
«Non andare a scuola..amore». Le labbra di Kyle mi sfiorano il collo ed io mi appoggio a lui.
«Devo andare, Kyle».
«Non andare..non hai nemmeno fatto la valigia ancora!».
«Non ho fatto la valigia, cavolo! Mi sono completamente scordata!», mi volto verso di lui e lo vedo sorridere.
«Vedi, è un segno del destino.» - mi poggia le mani sui fianchi e mi accarezza la pelle - «Resta qui a casa, fai la valigia, e poi partiamo, mmh?»
«Okay.» Avvicino le labbra al suo collo e lo sfioro, lasciandoci poi sopra un bacio.
«Sono le sette e mezza, stiamo un altro po’ a letto?». Dice Kyle, accarezzandomi la vita con un dito.
Lo tiro per la mano e ci sdraiamo sopra il letto, lui avvicina la mano alla mia gamba e l’accarezza lentamente.
«Mi sa proprio che hai voluto che restassi a casa non per fare la valigia». Sussurro, avvicinandomi a lui e abbracciandolo.
«Cosa te lo fa pensare?». Domanda Kyle mentre sento la sua mano avvicinarsi al mio fondoschiena.
«Questo», dico indicando la sua mano. Lo faccio sdraiare sulla schiena e mi siedo sopra il suo bacino a cavalcioni.
Mi guarda con due occhioni neri e subito abbasso la mia bocca sulla sua e lo bacio.
«Ricordati che tu hai accettato a rimanere però..»
«Lo so». Dico, alzandomi e togliendomi la maglietta. La lascio cadere per terra e poi metto una mano dietro la nuca di Kyle e lo faccio alzare, così da poter sfilare anche la sua, di maglietta.
 
 
 
 
                                                                                                                                 *
 
 
 
«Kyleee!» Lo chiamo dalla cucina e lui subito corre verso di me.
«Che è successo? »
«Niente, è pronto. Mangiamo?» Chiedo, facendo gli occhi dolci a mo’ di scusa. Si avvicina e si siede di fronte a me.
«Pensavo fosse successo qualcosa..» Dice sporgendo la testa sopra il tavolo e baciandomi la fronte.
«Non è successo niente».
«Hai cambiato idea?», mi chiede, mentre posa il panino di nuovo dentro il piatto.
«Non vuoi partire con me, vero?»
«Ma che dici?», chiedo a Kyle sbarrando gli occhi dallo stupore.
Mi alzo e mi avvicino a lui facendo il giro del bancone. Arrivo davanti a lui e appoggio le mani sulle sue ginocchia. Lo guardo negli occhi e lui distoglie lo sguardo.
«Mi dici che hai? Che cosa sono questi ripensamenti, queste paure? Ti amo, Kyle. Voglio partire con te. Voglio stare con te.»
«Pure io voglio stare con te..angelo.»
 
 
 
Kyle’s pov.
 
 
 
Giovedì, 15th Settembre. 14.59 pm – Boston.
 
Stringo forte la sua mano nella mia mentre percorriamo il lungo viale che ci porta all’imbarco dell’aereo. Mallory ha addosso una giacchetta di pelle nera e uno zaino marrone sulle spalle. Ha degli occhiali scuri che le coprono gli occhi e il solito sorriso che mi fa sciogliere.
Due giovani hostess ci accolgono con un sorriso sincero all’entrata dell’aereo. Ci indicano i nostri posti e insieme raggiungiamo le due poltrone.
Prendo lo zaino di Mallory e lo infilo nello sportello sopra i sedili, poi le stringo il fianco avvicinandola a me.
«Vuoi stare dalla parte del finestrino?», le chiedo dolcemente, accarezzandole i capelli con le labbra.
«Se poi ho paura, ti siedi tu? Non ho mai volato». Mi domanda, alzando lo sguardo verso di me.
«Certo, piccola».
«Grazie amore», mi bacia sotto l’orecchio e poi si siede, prendendomi la mano non appena si siede anche lei.
 
«Hai paura di volare?» Mi chiede, guardando l’hostess di fronte a me.
«No, tu?»
«No, non lo so. Mi piace l’idea di volare..però non so se avrò paura. Com’è?»
«E’ bello..voli sopra migliaia e migliaia di persone.. sei nel cielo..passi attraverso le nuvole..ti piacerà»
Mi sorride e si allaccia la cintura, e appena un hostess comincia a spiegare cosa fare nel caso in cui l’aereo precipitasse, Mallory mi guarda allarmata.
«Sta’ tranquilla, è la routine»
«E’ la routine, ok. Ok»
«Sta’ tranquilla»
«Mi dai un bacio?», dice sporgendosi verso di me. Mi avvicino anche io a lei e appoggio le mie labbra sulle sue, baciandole dolcemente. Prendo la sua mano sinistra e la stringo nella mia, tracciando con il dito piccoli cerchi sulla sua pelle.
 
 
«Oddio mio..Kyle..»
L’aereo comincia a staccarsi dal terreno e Mallory stringe forte la mia mano. Appena prendiamo quota la sento pian piano mollare la presa e girarsi verso di me sorridente.
«E’ magnifico!», le sorrido e l’avvicino a me mentre lei mi accarezza i capelli sulla nuca.
«Da una scarica così..così..» - avvicina la bocca al mio orecchio - «come il sesso..elettrizzante.»
Mi lanci uno sguardo provocante e avvicino le labbra al suo collo, baciandolo.
«Quando arriviamo in hotel, amore»
«Ci puoi contare».
 
 
 
                                                                                                                             *
 
«Che ore sono?»
«Sono le sei e mezza, angelo»
«Pensavo fosse più presto, arriviamo a Vienna?»
«No, scaliamo a Madrid»
«Madrid? Veramente?»
«Si, abbiamo poco più di due ore per mangiare e comprare qualcosa all’aeroporto, se vuoi, poi alle undici e un quarto abbiamo l’aereo per Vienna»
«Oh, pensavo fosse un volo diretto»
«Non l’ho trovato, e poi pensavo che ti avrebbe fatto piacere vedere Madrid, anche se vedremo solo l’aeroporto»
«Dall’aereo si vedrà qualcosa, mmh? Non ti preoccupare»
«Ti ci porterò un giorno»
«Davvero?»
«Davvero».
 
 
 
 
20.41 pm – Madrid.
 
“Sono pregati i signori passeggeri di allacciare le cinture di sicurezza, stiamo per atterrare a Madrid.”
«Siamo arrivati» Mallory è tutta frizzante che saltella sul sedile.
«Si, dai. Prendo le borse e scendiamo»
«Scendiamo!».  Si avvicina a me e mentre mi cinge la vita si alza sulle punte. Abbasso leggermente la testa verso la sua e la bacio.
«Ehi, vi sbrigate! Qui c’è gente che deve lavorare!» prendo le borse e la mano di Mallory e mi avvio all’uscita dell’aereo.
 
Arriviamo subito all’interno dell’aeroporto attraverso un corridoio mobile attaccato all’uscita dell’aereo.
Mi avvicino al rullo dei bagagli del nostro volo e cerco le nostre valigie fra le centinaia che scorrono davanti a me.
Appena arrivano le prendo e mi avvicino a Mallory che si sta guardando intorno, incuriosita.
«E’ enorme..» Dice mentre prendendole la mano  mi avvio verso dei sedili.
«E non hai visto nulla, ancora. Vienna è molto più grande..»
«Veramente?», annuisco e ci sediamo, mettendo le valigie accanto a noi.
«Allora, vuoi mangiare qualcosa?» le chiedo passando un braccio sopra le sue spalle.
«Mmmh, perché no. Arriveremo tardi stanotte, saremo stanchi»
«Ok, ci sono pizzerie, ristoranti, fast food, bar, dove vuoi andare?»
Mi sorride mostrando tutti e trentadue i denti e io scuoto la testa. So che ha già deciso di andare in un fast food, ha un amore vero e proprio per questi posti. Ce la porto volentieri, anche perché è l’unico posto dove finisce tutto quello che ordina.
«Ok, andiamo al fast food» mi alzo e lei si rifugia sotto il mio braccio, ripetendo il suo\mio gesto preferito: infila la mano nella tasca posteriore dei miei pantaloni.
Sorrido e dopo aver camminato per tutto l’aeroporto arriviamo al reparto riservato ai ristoranti.
«McDonald’s o Burger King?»
«McDonald’s, ovvio»
 
Mallory prende posto mentre  io mi avvio al bancone per ordinare. Dopo dieci minuti arrivo al tavolo con il vassoio pieno di cibo.
Spartisco il cibo fra me e lei e noto che lei ha ordinato molta più roba di me. E’ una mangiona.
Iniziamo a mangiare e la differenza di dimensioni fra la bocca di Mallory e il panino che sta mangiando mi fa, come al solito, sorridere.
 
 
«Ho mangiato un sacco!». Dice Mallory mettendosi le mani sullo stomaco.
«Mangi sempre un sacco nei fast food»
«Hai ragione, dovrei mettermi a dieta»
«Ma sei uscita fuori di testa? Stai benissimo così, angelo»
«Hai detto che mangio un sacco..»
«Nei fast food, e per fortuna non ti ci porto sempre. A quest’ora non entreresti nemmeno nella macchina»
«Non mi ci portare spesso, allora. Ohmiodio. Non voglio diventare enorme»
«Non diventerai enorme, amore». Le faccio segno di avvicinarsi a me e lei lo fa.
L’abbraccio e lei appoggia una mano sulla mia coscia, e poggia la testa alla mia spalla.
«Non sei preoccupata, vero?»
«No, sono felice»
«Per il viaggio?»
«Per tutto».
 
 
Mallory’s Pov.
 
Venerdì, 16th Settembre. 03.15 am – Vienna.
 
«Mallory, amore, siamo arrivati»
La voce dolce di Kyle e le sue mani che mi accarezzano il viso mi svegliano in modo delicato. Apro gli occhi e quelli profondi di Kyle mi sorridono.
«Ehi», sussurro stropicciandomi gli occhi con le mani.
«Sono le tre e un quarto, siamo a Vienna»
«Siamo arrivati?». Mi alzo di scatto e abbraccio Kyle.
«Si, dai, andiamo»
«Dove?»
«In hotel?», le sorrido. E’ ancora un po’ insonnolita.
«Ah, si. Giusto. Andiamo».
 
 
 
 
 
 
03.58 am
 
 
Scendiamo dal taxi e immediatamente la mano di Kyle afferra la mia. Dice qualcosa che non capisco al facchino che si precipita immediatamente davanti a noi e dopo poco tempo lo vedo prendere i nostri bagagli e si avvia all’interno dell’hotel.
Alzo la testa e rimango folgorata dall’immensa costruzione che c’è davanti a noi. E’ alta almeno quaranta piani, ci sono almeno un migliaio di finestre ognuna con un balconcino davanti. Posta in cima c’è l’insegna, e noto, con sorpresa, le cinque grandi stelle dorate che susseguono il nome dell’hotel.
«Mallory?» - volto la testa verso Kyle e lo vedo sorridere. - «Andiamo?» - annuisco e mi faccio condurre all’interno dell’hotel.
 
L’interno è magnifico. La hall è interamente rivestita di marmo avorio, e per terra splende la moquette bordeaux, immacolata. Ci sono tanti divanetti di velluto color panna con davanti dei tavolini. Ci sono vasi color oro con fiori su ogni tavolino.
Ci avviciniamo alla reception e Kyle comincia a parlare con un signore di circa quarant’anni. Dopo pochi minuti l’uomo gli porge educatamente una tessera e sorride a Kyle. Sorride anche a me e io ricambio. Non nascondo che mi sento a disagio in tutto quel lusso.
 
Entriamo nell’ascensore e mi incanto nel guardare i ricami d’oro che ricoprono le pareti.  Arriviamo al nostro piano (non avevo dubbi che fosse l’ultimo) e Kyle mi guida fino alla nostra camera. Ce ne sono solo quattro su questo piano.
La porta è beige e decorata con gli stessi ricami dell’ascensore. Kyle infila la tessera nello spazio che sostituisce la serratura, e la porta facendo uno scatto si apre.
 
Kyle si sposta dalla porta e mi lascia entrare per prima.
 
Non esiste nessuna parola che possa descrivere quanto sono colpita da quello che mi ritrovo davanti.
 
La nostra “camera” non è per niente come una normale “camera” d’albergo. Ci sono almeno quattro stanze: l’ingresso enorme con tanto di fiori, una camera da letto e una porta da cui si può accedere al bagno, un altro bagno con un’enorme vasca incassata nel pavimento con un soffione grande poco meno della vasca attaccato al tetto, una cabina armadio grande quanto la mia cucina, e un salone, con tanto di poltrone, divano, e tavolino di cristallo.
«Sei pazzo..», sussurro voltandomi verso di lui.
«Ti piace?», dice avvicinandosi a me e stringendomi la vita.
«Da morire, ma tu rimani un pazzo. Hai preso una suite nell’albergo viennese più costoso e lussuoso, per caso?»
«Forse..»
«Sei davvero da ricovero, amore»
«E tu sei contenta?»
«Si, un sacco. Sarei stata contenta anche se alloggiassimo in un Bed & Breakfast, ma sono contenta»
Mi dirigo verso la camera da letto e ci entro. Le valigie sono accanto al letto - «E poi, guarda quanto è grande il letto..» - dico, togliendomi la giacca e le scarpe e sdraiandomici sopra.
 
Sprofondo nelle coperte soffici e mi abbandono completamente sul letto. Vedo Kyle togliersi anche lui le scarpe e la giacca e comincia a sbottonarsi la camicia stropicciata a causa delle ore in aereo.
 
Mi viene vicino e mi slaccia i pantaloni, li sfila tirandoli via dalle mie gambe ed io mettendomi seduta slaccio i suoi, dopodiché lui se li toglie.
Gli faccio un po’ di spazio in mezzo alle mie gambe allargandole e lui si mette sopra di me, senza pesarmi troppo. Porto le mani sul suo petto e finisco di slacciare la camicia, poi la scosto dalle sue spalle e lui mi aiuta a sfilarla dando un colpetto con il braccio.
Mi sfila la maglietta dal busto e la lancia, mette le mani ai lati della mia testa e la sua bocca si precipita sulla mia, mentre io allaccio le gambe intorno alla sua vita.
Sposta la bocca sul collo e comincia a riempirlo di baci, scende giù e bacia l’incavo fra i seni, slaccia il reggiseno e me lo sfila, poi bacia delicatamente e entrambi i capezzoli, facendoli inturgidire. Porto le mani sui suoi capelli e li accarezzo con le dita, mentre sento Kyle sfilarmi velocemente gli slip.
Infilo le mani fra il cotone dei suoi boxer e la pelle del suo fondoschiena, poi sfilo anche i suoi. Kyle alza la testa e i suoi occhi pieni di desiderio mi fanno sorridere, cosi ribalto le nostre posizioni, sedendomi sopra il suo bacino. Passo le mani sopra i suoi pettorali e sento le sue mani accarezzarmi i fianchi e scendere sul mio fondoschiena, poi accarezzarlo con fermezza, ma dolcemente.
 
 
 
                                                                                                                           *
 
 
Mi sdraio sul suo petto completamente senza forze. La sua mano calda mi accarezza la schiena sudata e la mia mano coccola la sua spalla. Abbiamo entrambi il fiato corto e i nostri toraci si alzano e si abbassano.
«Dio, angelo..»
«Già..»
Si alza dal letto facendo alzare anche me e mi prende in braccio, con una mano scosta le coperte e mi ci infila sotto. Si sdraiai accanto a me e allarga un braccio, ed io mi accoccolo nell’incavo della sua spalla.
Scivoliamo nel sonno mentre l’uno accarezza l’altro.
 
 
 
                                                                                                                                *
 
 
 
Mi sveglio e allungo le braccia per stiracchiarmi  un po’. Sento il profumo di Kyle accanto a me così allungo una mano verso destra e trovo un suo braccio. Mi avvicino a lui e appoggio la testa sul suo addome.
«Buongiorno»
«’Giorno», sorrido sul suo petto, poi alzo la testa e guardandolo lascio un piccolo bacio sull’angolo delle sue labbra.
«Che bacio è, questo?», sussurra Kyle, ancora con gli occhi chiusi. Mi allungo di più su di lui sdraiandomi sul suo corpo, mentre le sue mani corrono sui miei fianchi e la mia bocca preme con forza sulla sua. Apro la mia bocca e subito lui coglie il segnale e infila la sua lingua dentro.
 
«Ecco, questo era un bacio», sussurra soddisfatto, mentre scendo dal letto e afferro la sua camicia.
La indosso e chiudo i bottoni, poi vado vicino alla portafinestra e scosto un po’ la tenda. Il cielo è chiaro e ci sono poche nuvole bianche. Abbasso lo sguardo sulla città, e rimango esterrefatta.
Vienna vista da qui è proprio bellissima. Non credo di aver visto mai qualcosa di più bello.
Kyle mi viene dietro e passa le mani intorno alla mia vita. Mi appoggio con la schiena al suo petto e lui poggia il mento sulla mia spalla.
«Hai fame?»
«Un po’» dico voltandomi e passando le braccia intorno al suo collo.
«Andiamo a pranzo?»
«Non possiamo ordinare in camera?»
«Possiamo fare tutto quello che vuoi, amore.»
«Ordini adesso e poi andiamo a fare una doccia»
«Mmmh, doccia». Mi avvio al bagno ancheggiando ampiamente, mentre Kyle prende il telefono e ordina il pranzo. Volto la testa e gli sorrido.
«Vieni con me o no?»
Corre verso di me e prendendomi in braccio va in bagno e apre l’acqua della doccia. Sfila la camicia dal mio corpo ed entriamo nella doccia.
 
 
Esco e prendo l’accappatoio dato in omaggio dall’hotel. Lo infilo e la spugna morbida mi avvolge.
«Oddio, è così morbido..», dico sorridendo a Kyle. Lui prende un altro accappatoio e lo infila, venendomi vicino.
«Si, morbidissimo», mi cinge la vita e abbassa la testa sul mio collo, baciandolo. Sorrido e infilo una mano dentro il suo accappatoio, la avvicino al petto e lo accarezzo.
Gira la testa verso di me ed io lo bacio.
 
Sentiamo bussare alla porta e Kyle mi lascia a malincuore, mentre si avvia alla porta.
Apre al cameriere e gli dice qualcosa in tedesco, mentre lo fa entrare. Il cameriere è poco più grande di Kyle, un po’ meno alto e meno carino di lui. Ma è molto attraente e ha  un fisico più muscoloso, ma meno asciutto di quello di Kyle. E, per precisare, quello di Kyle mi fa impazzire.
 
Sorrido al ragazzo, non sapendo nemmeno una parola in tedesco, lui posa il carrello nel salotto e se ne va.
«Non sapevo parlassi il tedesco»
«Si, lo parlo un pò»
«Lo parli proprio, Kyle»
Kyle si siede accanto a me sul divanetto e mi cinge le spalle con un braccio.
«Che cosa hai ordinato?», chiedo.
«Un po’ di cibo locale, ti faccio provare qualcosa. Non puoi andare avanti solo con hamburger e patatine»
«Simpatico, davvero», si avvicina al carrello e scopre i diversi piatti.
«Ok, non ti fare pregiudizi, sono piatti ottimi»
«Non mi faccio pregiudizi, tu dimmi solo cosa sto per mangiare»
«Ok, allora. Abbiamo il Gulasch, è vitello un po’ piccante con i peperoni;il Rostbraten, costate di manzo arrostite con la cipolla; ti ho preso qualcosa che mangerai sicuramente, le Pommes Frites, sono patatine fritte; e poi due torte: La Esterhazyotorte, ricoperta di glassa; e la torta più famosa al mondo, la Sacher torte»
«Ok, ho l’acquolina in bocca, lo ammetto» , iniziamo a mangiare e dopo una mezzoretta arriviamo ai dolci.
Kyle prende il cucchiaino e stacca un pezzo di torta. Lo avvicina alla mia bocca e io la mangio. Assaporo quella torta e so che in vita mia non ho mai mangiato qualcosa di più buono.
«Mmmh..», dico mentre mi appoggio completamente su Kyle e lui mi stringe.
«Com’è?»
«Dio..è grandiosa..», mi siedo a cavalcioni su Kyle e lo bacio, stringendolo forte a me.
«Sono grandioso anch’io?»
«Si..»
 



Non vi so dire quando aggiornerò, ma penso e spero molto presto.
Mi scuso ancora con tutti per l'attesa, e
spero che questo capitolo vi sia piaciuto tanto
quanto piace a me.
E' molto più lungo rispetto ai miei standard, ma
saltando l'aggiornamento per due settimane, era il minimo che avrei potuto fare.
A presto! xxx, Sonia.

 

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Capitolo 21
*** Always, forever. ***


Ok, tutto ha una fine e anche questa storia
è giunta al termine.
Spero che questo capitolo,
come al solito,
vi piaccia, e beh,
vi auguro buona lettura!





May I be your love?
Capitolo 20 -Always, forever.
Epilogo.

 
 
 
Mallory’s Pov.
 




«Senti freddo?», chiede Kyle accarezzandomi il fianco.
«No, è più o meno come il tempo di Boston»
«Si, più o meno. Forse più freddo»
«Si, decisamente più freddo», dico passandogli un braccio intorno alla vita.
«Non hai freddo, vero?»
«No, stai tranquillo»
 
Non mi sembra vero. Sto passeggiando per Vienna insieme al ragazzo che amo.
Senza problemi.
Senza litigi.
Senza preoccupazioni inutili.
Certo che tornare a scuola dopo tutto questo sarà una vera tragedia.
 
E’ quasi buio e ci sono molte persone che passeggiano insieme ai figli. Vedo una coppia di giovani viennesi con due bimbi piccoli. Sono biondi e hanno gli occhi azzurrissimi. I due ragazzi sono felici e sembrano davvero molto innamorati.
Voglio essere così, tra un po’ di anni.
Voglio essere con Kyle.
Voglio avere dei figli, con lui.
E voglio essere ancora innamorata di lui.
Sempre, per sempre.
 
 
 
 
Domenica, 18th Settembre. 10.18 – Vienna.
 
«Tanti auguri a te, tanti auguri a te, tanti auguri amore mio, tanti auguri a te..». Le note di “Happy Birthday” mi svegliano dolcemente dal mio sonno profondo, così apro gli occhi e quelli di Kyle sono davanti ai miei.
«Buon 18esimo compleanno amore mio..»
«Aspetta, è già 18?»
«Si, buon compleanno»
«Grazie, amore», si lancia sopra di me e mi abbraccia fortissimo.
«Questa è per te», mi dice mentre prende un vassoio (con una torta  sacher, un’altra) con 18 candeline sopra.
«Dio, Kyle. Avrò preso 12 chili in tre giorni»
«Non è vero, lo sai»
«Grazie». Gli dico mettendomi seduta ed iniziando a tagliare la torta.
«Esprimi un desiderio», sussurra Kyle vicino al mio orecchio.
«Ho già tutto quello che voglio qui con me», rispondo baciandolo dolcemente sulle labbra.
 
 
 
 
 
Mi sveglio, incredibilmente rilassata e tranquilla.
Cosa che non faccio da un paio di giorni, quando ho scoperto di avere un ritardo di circa cinque giorni, e il vomito.
Vomito sempre.
Il sogno del viaggio fatto tre anni prima mi fa svegliare  in modo dolce.
Kyle è ancora con me, è qui.
Sono innamorata di lui come il primo giorno che l’ho visto. Lo bacio e ci metto la stessa passione che ci mettevo anni prima.
 
«Sei sveglia?», dice Kyle girandosi verso di me e baciandomi la fronte.
«Si, mi sono appena svegliata» - mi avvicino a lui e mi stringo contro il suo fianco. - «Ho sognato la mattina del mio 18esimo compleanno, a Vienna»
«Ah, si?»
«Si, mi ricordo ancora tutto, sai?»
«Anche io, angelo», mi alzo e gli do un bacio sulle labbra, mentre mi alzo e apro le tende della nostra camera da letto.
 
Non potrò mai dimenticare il giorno in cui mi ha chiesto di andare a vivere insieme. Sono letteralmente scoppiata a piangere e Kyle pensava volessi lasciarlo.
Non ho mai fatto scelta migliore in vita. Vivere con lui mi viene così semplice e naturale.
«E’ tutto ok?», domanda Kyle accarezzandomi il ventre. Sussulto. Per un attimo ho pensato che lui sapesse del mio dubbio.
«Si, tutto ok».
 
 

                      *

 
 
Mi sa che è ora di fare un test di gravidanza.
Gravidanza.
G R A V I D A N Z A.
Oddiomio.
Non so se sono pronta.
Ho solo ventun’anni.
Kyle.. Kyle rimarrebbe con me, se fossi incinta?
Ha finito l’università e sta facendo la specializzazione in un ospedale vicino casa.
E’ contento del suo lavoro, e lo sono anch’io.
Sono iscritta anch’io all’università e mi piace quello che studio, solo che ultimamente non sono molto convinta che questa sia la vita che voglio per me.
E poi questo bambino ha bisogno di una madre.
Q U E S T O  B A M B I N O.
Non so nemmeno se sono incinta e già mi preoccupo per lui..
E non è forse quello che chiamano istinto materno, questo?
 
 
 
«E’ tutto ok, Mallory?», Jenn mi sveglia dai miei pensieri e io sobbalzo.
«Si, si. Tutto bene»
«Sei molto sovrappensiero in questi giorni..»
Devo dirlo a qualcuno. Sento il bisogno di sfogarmi con qualcuno e questo peso mi sta facendo letteralmente esplodere il cervello. E lo stomaco.
Mi siedo sul divano accanto a lei e incrocio le gambe, torturandomi le mani.
 
«C’è qualcosa, allora», sussurra Jenn.
«Io … non lo so..però ho … ho un … un ritardo di più di … cinque giorni e credo di essere … incinta, Jenn. Vomito continuamente e ho detto a Kyle che è il nervosismo per l’esame all’università..»
«Mallory, sei incinta?»
«NON LO SO! Credo di esserlo»
«Credo che dovresti fare un test»
«Lo credo anch’io! Però ho paura che Kyle..»
«Se ne andrebbe?». Annuisco mentre abbasso lo sguardo. Lei si avvicina a me e mi abbraccia.
«Mallory, sono tre anni che state insieme, abitate insieme, soli, lui ti ama. Non credo se ne andrebbe..»
«Ho paura..»
«Lo so, e ti vedo che non sei tranquilla. Facciamo il test, ok?»
Annuisco e la vedo prendere la borsa.
«Ne vado a prendere uno, ok? Torno tra poco, sta’ tranquilla»
 
 
 
 
E’ passata circa un’ora da quando sono chiusa in bagno  e fisso i tre bastoncini bianchi e viola immobili sul lavello.
Tutti hanno un piccolo + sullo schermo.
«Mallory, apri questa maledetta porta? E’ un’ora che sei chiusa lì dentro!», la voce di Sophia mi scuote. E’ venuta anche lei.
«Ok, io la apro. Ma voi..»
«Sta’ tranquilla!»
 
Apro la porta e loro si precipitano dentro, mentre io mi siedo sul water chiuso.
 
Si girano verso di me sorridenti e esclamano: «Sei sicuramente incinta!»
Io nel frattempo mi alzo e mi giro, mi chino sul water e vomito tutta la colazione.
Jenn mi tiene i capelli e Sophia mi accarezza la schiena.
«Non ti preoccupare, mmh? Ci siamo noi. E poi Kyle non ti lascerà..»
«Pensa che Kyle la lascerà?!»  - esclama Sophia esterrefatta - «Non lo farà mai, Mallory!»
Mi passano un asciugamano ed io mi asciugo la bocca.
«Non lo farà?», chiedo mentre due lacrimoni mi scendono dagli occhi.
«Non lo farà, Mallory. Ti ama così tanto..». Si abbassano e mi abbracciano.
Le lacrime cominciano a rigarmi le guance e loro le asciugano.
«Io non so se ce la faccio..», sussurro portandomi le mani in grembo.
«Ci siamo noi, qui. Ok? E poi Kyle ti aiuterà Mallory.. l’ha sempre fatto»
«E se non vuole questo bambino? Che faccio, eh? Lo lascio? No. Lo amo troppo. Abortisco? No, amo troppo anche lui»
 
E mi fermo. Rimango immobile e non sento più nulla, mentre nella mia mente risuona la frase che ho appena detto:
Amo troppo anche lui.
E’ a malapena un’ora che so della sua esistenza e già lo amo.
 
 
Sento aprire la porta e poi vedo Kyle fare capolino dalla porta.
«Ehi», si avvicina a me e si siede sul divano.
«Ehi, allora?», cerco di mantenere la voce calma, voglio tenere il segreto fino a stasera.
«Tutto ok, tu? Hai vomitato ancora?», chiede, preoccupato.
«Si, un paio di volte»
«Quand’è l’esame?»
«Non lo so..».
 Si, l’esame.
«Sta’ tranquilla, angelo. Andrà bene»
«Speriamo», mi sdraio sul divano e appoggio la testa sulla sua gamba, mentre lui mi accarezza i capelli.
 
 
 

            *

 
Entro in bagno e mi chiudo a chiave. Kyle è ancora di sotto che si guarda la tv. Ho intenzione di dirgli che sono incinta e anche lui mi è sembrato volesse dirmi qualcosa.
E se mi volesse lasciare?
E se rimanesse con me solo perché sono incinta?
Dio, perché mi faccio tutti questi problemi?
 
 
Alzo la maglietta scoprendo la pancia e mi metto di profilo. Accarezzo il mio ventre e non noto nulla di diverso. D'altronde, non so nemmeno quant’è che sono incinta.
 
«Amore, hai finito? Mi servirebbe il bagno!», sento Kyle bussare così apro la porta e lui mi da un bacio veloce, prima di entrare nel bagno e chiudersi.
 
Mi tolgo di dosso la tuta che indossavo e prendo da sotto il cuscino la canotta un po’ lunga che uso come pigiama.
Mi infilo sotto le coperte e mi giro su un lato, mentre aspetto che Kyle esca da quella maledetta porta.
 
 
 
La porta si apre ed esce Kyle, che comincia a correre verso di me.
«Ti devo dire una cosa, non ce la faccio più», esclama.
Mi siedo e incrocio le gambe mentre gli occhi cominciano a bruciare.
«Vuoi lasciarmi, vero?», sussurro mentre mi guardo le mani.
«Ma che dici?», urla Kyle mentre con un dito mi alza il mento.
«Vuoi lasciarmi, ti sei stancato di me..»
«ZITTA! Non dire cazzate, Mallory!»
 
Alzo lo sguardo sui suoi occhi e mi rilasso un po’.
«Allora non vuoi lasciarmi?»
«No, volevo solo dirti una cosa»
«Anche io devo dirti una cosa», voglio farlo, voglio dirglielo.
«Prima io. Sono tre anni che stiamo insieme, ed io non riesco a togliermi dalla mente il primo giorni in cui ti ho vista e sinceramente non voglio farlo. Mi sono innamorato di te da quando ho visto la tua faccia sporca di rossetto, e poi quando fuori dalla pasticceria ho visto i tuoi occhi e ti ho abbracciato ho capito che tu potevi davvero rendermi migliore. E lo hai fatto. Non rimpiango nulla di questi tre anni e quando dico che non vorrei passare un solo giorno con una persona che non sia tu, dico la verità. Ti amo Mallory, e voglio passare tutta la vita con te, quindi» - mette la mano in tasca e tira fuori un piccolo portagioie e lo apre - «Vuoi sposarmi?» - dice con la voce tremante.
«Spos..sposarti?», sussurro, guardando il meraviglioso anello d’oro bianco con un solitario di diamante sopra.
«Sposarmi, angelo»
Alzo lo sguardo sui suoi occhi e li vedo lucidi. Ha le spalle rigide, la bocca ferma. E’ in attesa.
«Si..si. Voglio sposarti» bisbiglio, mentre lui prende l’anello e lo infila delicatamente nel mio anulare sinistro.
Mi avvicino a lui e ci baciamo, mentre io accarezzo il suo collo con la mano destra.
«Io voglio una famiglia con te, Mallory. Voglio andare in vacan..»
«Ce l’hai già...». Dico, tutto d’un fiato.
Lui mi guarda senza sapere che dire, con gli occhi spalancati e confusi. Prendo la sua mano e l’avvicino al mio ventre, poi ce l’appoggio sopra.
Vedo i suoi occhi pian piano diventare più lucidi e poi mormora: «Sei incinta?» - io annuisco e lui sorride.
Sorride veramente, è pieno di gioia, di amore.
E’ pieno di amore per me e per il nostro bambino.
«Ho fatto dei test ma non so se lo sono..»
«Quanti ne hai fatti?»
«Tre..»
«Dovrebbe essere certo ma domani andiamo in ospedale da me a fare un’ecografia, okay?»
«Okay»
 
Mi avvicino a lui e mi lascio abbracciare.
«Un bambino..angelo»
«Il nostro bambino..»
«Allora non vomitavi perché eri nervosa per l’esame..»
«No»
«Amore mio», mi stringe contro il suo petto.
 
 
 
 
Prima ecografia.
 
«Sentirai un po’ di freddo adesso..», un amico di Kyle, una dottore del terzo anno, spalma il gel sulla mia pancia e poi ci appoggia l’ecografo, iniziando a cercare il bambino.
«Hai già fatto il test?», chiede il dottore.
«Si, ne ho fatti tre. Ma lui voleva essere sicuro così.. poi i test non sono molto sicuri..»
«Meglio fare un’ecografia, si. Certo», continua a passare l’ecografo e dopo buoni dieci minuti la paura di non essere incinta mi travolge, ma poi lui sorride.
«Eccoti qui, piccolino» - si volta verso di noi e ci sorride - «Guardate, eccolo. Congratulazioni» - indica con l’indice un piccolo puntino nello schermo.
 
Mi ritrovo a fissare quello schermo con lacrime di gioia che escono dai miei occhi, poi sento la mano di Kyle stringere la mia e guardandolo vedo che anche lui piange come me.
Il dottore mi pulisce la pancia e ci dice che quando vogliamo possiamo andare.
Mi alzo e Kyle mi prende immediatamente fra le braccia.
«Amore mio..»
«Ti amo, Kyle»
 
 
Seconda ecografia.
 
«Allora, Mallory. Come va?», il Dottor Nicholson, Michael, Kyle me l’ha presentato.
«Tutto bene, Kyle però vuole farmi venire qui ogni mese. È un medico, ha paura e si spaventa..»
«Già, questa è una delle maggiori preoccupazioni fra i medici quando hanno dei figli. Allora, come al solito..»
«Sentirò un po’ di freddo». Sorrido a Michael.
«Si, brava»
«Grazie», dico, sorridendo. Il bambino è cresciuto un pò, e adesso si vede (per un soffio) che sono incinta.
«Il bambin..», Michael si ferma mentre parla e io mi giro preoccupata verso di lui.
«Che succede?»
Non risponde, aggrotta le sopracciglia e Kyle cerca di guardare lo schermo.
«Ehi, che succede?»
«Non è un bambino …», dice Michael.
«Mi sto spaventando, cazzo! Mi volete dir …»
«Sono due …», bisbiglia Kyle.
«Cc..che cosa?», dico, prendendo la mano di Kyle.
«I bambini.. sono due..»
«Gemelli! Ri-congratulazioni!»
 
Un attimo.
Gemelli?
Duegemelli?
Non ero pronta per un figlio, e ora lo devo essere per due?
«Angelo..?» - la voce di Kyle mi sveglia dai miei pensieri ed alzo lo sguardo verso di lui. - «Amore?»
«Sono due..», sussurro, alzandomi.
 
«Io non sono pronta..non sono pronta Kyle. Non per due figli..no. Io non posso..»
«Vi lascio da soli», Michael si alza ed esce dalla saletta.
Cammino avanti e indietro per la sala quando Kyle mi ferma mettendomi due mani sulle spalle.
«Angelo..»
«Non so se ce la faccio.. sono due, Kyle.. due bambini..»
«Due piccoli bambini che hanno bisogno di te, della loro mamma. Che hanno bisogno del tuo amore, non della tua insicurezza, ok? Ce la faremo, come abbiamo sempre fatto. Io voglio questi bambini, e so che anche tu li vuoi. Ami loro, li ami. Come li amo io»
«Ce la faremo..?»
«Si, assolutamente. Ce la faremo. Siamo io, te, e loro. Due piccoli bimbi a cui insegnerò a giocare a pallone..»
«Bambine, due bambine, Kyle», lo correggo.
«Bambine, no. Maschi»
«Tu mi vuoi morta, meglio femmine. Al massimo un maschio e una femmina»
«Andata un maschio e una femmina»
 
 
 
Sesta ecografia.
 
«Quante ne mancano ancora?», dico a Michael mentre mi accarezzo la pancia.
«Tre, direi. Se ne volete fare una ogni mese..»
«Altre due andranno bene, vero Kyle?»
«Si, due vanno bene»
«Allora, volete sapere il sesso?», chiede Michael.
«Si! Si vede?»
«Allora.. una è una femmina..», dice, mentre io faccio la linguaccia a Kyle.
«E l’altro è un maschietto! Coppia assortita!»
E questa volta la fa lui a me la linguaccia. Ridiamo e lui mi bacia la testa.
«Avevate scommesso sui sessi?»
«No, più che altro ci eravamo messi d’accordo. Lui voleva due maschi..come avrei fatto? Quindi abbiamo fatto a metà»
«Ottima scelta, e avete indovinato pure. Bravi!».
 
 
 
 
 
 
 
«Lei sarà come te..», sussurra Kyle sulla mia schiena, mentre mi accarezza il ventre.
«E lui come te..»
«Mmmh, forse»
«Lo spero proprio..», dico voltandomi verso di lui e abbracciandolo.
Beh, la mia pancia non mi agevola molto nel farlo.
«Domani andiamo a comprare dei vestiti, visto che sei libero?»
«Dobbiamo comprare pure le culle..»
«E i pupazzi, i pigiami, i body, le scarpette, le calze, i pannolini, i saponi e le creme specifiche, il passeggino, le radio..»
«Un sacco di cose..»
«Si, il doppio delle cose normali che servono a un solo bambino»
«Saranno bellissimi i nostri bambini»
«Saranno stupendi..».
 
 
Ultima ecografia.
 
«Mi sento bene, i bambini come stanno?»
«Lasciami dare un’occhiata..stanno benissimo. Non c’è nulla che non vada e adesso vi stampo l’ecografia così la mettere in un quadro»
«All’ingresso, così chi entra la vede», dico a Kyle
«Dove vuoi, amore»
«Di quanto sono adesso?»
«Manca poco, all’incirca poco più di una settimana»
«Sei agli sgoccioli!»
«Non me lo ricordare, che mi prende il panico»
«Sta’ calma, qui in ospedale ti aiuteremo»
«Grazie, Michael!»
 
 
 
Sono cambiate delle cose.
Oltre la mia pancia, ovvio.
Ho lasciato l’università. Kyle è da subito stato d’accordo con me e anche lui vuole crescere i bambini insieme a me, quindi ha lasciato chirurgia e adesso sta prendendo la specializzazione in pediatria.
Degli amici si stanno organizzando per aprire uno studio medico e gli hanno proposto il posto del pediatra. Lui ci sta facendo un pensierino.
E’ felice, e poi è sempre a casa a studiare, con me.
Mi tiene d’occhio, per ogni evenienza.
Ha più paura lui di me, come se fosse lui a dover partorire due figli!
La mia pancia è enorme, sto facendo una foto all’inizio di ogni mese, voglio fare un collage e metterlo in salotto. O in camera da letto, non lo so.
 
Non ho mai visto Kyle così felice.
Sembra così spensierato al fatto di avere dei bambini.
Sarà un padre perfetto, uno di quelli che si trovano raramente in giro.
Non sarà come il mio, di padre.
 
 
«Non ce la faccio», queste maledette scale. Kyle, fai mettere un ascensore.
«Siamo quasi arrivati»
«Non è vero! Ci sono altre tre rampe! Basta, io mi fermo»
«Ti prendo in braccio»
«No, sono enorme»
«Muoviti, Mallory. Uno, due, tre»
Mi prende in braccio e fa le scale pian piano, non tanto per me quanto per i bambini.
Sta’ sempre lì accanto alla mia pancia e l’accarezza, parla ai bambini, gli canta persino.
Ci parlo anch’io, qualche volta. Quando siamo soli noi tre.
Gli racconto la giornata, cosa ho fatto, cosa combina il loro papà quando non gli parla.
Anche Jenn e Sophia, vengono a trovarmi. E anche loro parlano con i bambini. Parlano più con loro che con me.
Non sono gelosa, affatto. E’ come se parlassero anche  a me, perché loro sono una parte di me.
Sono dentro di me.
Loro li sento dentro.
 
Mi mette giù e mentre apro il letto Kyle mi viene vicino.
«I nomi!», mi giro perplessa e lo guardo.
«Che??»
«I nomi, per i bambini. Non li abbiamo scelti..»
«Ah, i nomi. Non ci avevo ancora pensato..»
«Sediamoci e pensiamo. Avanti..»
«Mmmh, non lo so. Sarah, Mary, April?»
«No, che nomi sono. Natasha, Kristen, Emily?»
«Kristen!»
«Kristen?»
«Mi piace Kristen»
«Kristen sia. E il maschietto?»
«Logan, Matt, Damon..»
«Nathan, William, Joseph?»
«Joshua, Brad..»
«Joshua! E’ perfetto!»
«Ok, allora Kristen e Joshua»
«Mi piacciono»
«Speriamo piacciano anche a loro», dico accarezzandomi la pancia. Sento qualcosa che si muove.
«Kyle! Si muove! Si sente!», mette la mano sul mio ventre e insieme sentiamo i bambini muoversi e ridiamo, felici.
 
 
Apro gli occhi e il buio dello stanza mi da fastidio. Vedo la luce filtrare dagli spazi tra le tapparelle, Kyle dorme profondamente con un braccio sugli occhi.
E poi sento che qualcosa non va.
Sento improvvisamente qualcosa bagnarmi il basso ventre e vedo una pozza di un qualcosa allargarsi tra le lenzuola.
Mi alzo seduta e me lo sento.
Dio. Mio.
«Kyle..»
Nulla, continua a dormire.
«Kylee..»
Con una mano muovo la sua gamba, cercando di svegliarlo.
Nulla. N-u-l-l-a. 
«Kyleee!», mi giro e muovo forte la sua gamba.
«Che c’è? Che cosa è successo?»
«Mi..si.. sono..», ecco. Mi sta prendendo il panico.
«Che cosa?»
«Le acque, Dio! Mi si sono rotte! Svegliati!»
«Oh, ok. Stai calma..»
«Non sono calma per niente! Portami in ospedale!»
«Si, si. Giusto. Okay»
Mi alzo e infilo un paio di infradito, nel frattempo Kyle si veste e poi insieme raggiungiamo la macchina nel sotterraneo.
Mi siedo sul sedile mentre sento delle fitte fortissime al basso ventre e alla pancia.
Comincio a respirare lentamente come mi hanno detto di fare al corso pre-parto.
«Che succede?», domanda Kyle preoccupato. So che ha più paura lui di me e sta cercando di mantenere la calma.
«Ho le doglie»
«Ok, siamo arrivati. Eccoci» - esce dalla macchina e cerca di richiamare l’attenzione - «Ehi! Mia moglie ha le doglie! Presto!»
 
 
 
«Okay, sei pronta», finalmente, dopo sei ore di contrazioni - «Mallory, guardami, e spingi, ok? Più forte che puoi. Facciamo nascere i pargoli naturalmente. Ci sei?»
Annuisco a Michael, stringendo la mano di Kyle più forte e posso.
Comincio a spingere.
E a urlare.
Perché il dolore che sento è il più forte che io abbia mai sentito.
Sento come se la schiena si stesse spezzando.
«Continua così, vai Mallory. Vedo la testa. La testa è fuori»
 
 
«Okay, eccolo qui!», prende il bambino e lo da all’infermiera accanto a lui.
«Come sta? Michael!?»
«Non puoi pensare a lui, concentrati sulla bambina! E’ ancora dentro! Dai, spingi!», sento il pianto di Joshua e capisco che sta bene, che respira, così comincio a spingere per Kristen.
 
«Ed ecco qui anche la femminuccia!», ripete il passaggio con l’infermiera e mi ritrovo a fissare la faccia sorridente di un’infermiera che non conosco e poi Kyle che mi guarda, felice.
«Voglio vedere i bambini..Kyle», sussurro, mentre sento la stanchezza crollarmi addosso.
«Michael? I bambini?»
 
 
                                                                                                                       * 
 
 
 
 
«Amore?» - sento qualcuno toccarmi leggermente il braccio e poi apro gli occhi. - «Angelo?»
«Kyle.. sei tu?»
«Amore, ti sei svegliata. Sei svenuta, come ti senti?»
«I bambini, me li fai vedere?»
Si alza e avvicinandosi ad una culla prende un bambino. Mi viene vicino e me lo posa fra le braccia, mentre io mi alzo un po’ e mi metto seduta, appoggiandomi con le spalle alla testata.
«Lui è Joshua»
Mi fermo un po’ a guardare il bambino fra le mie braccia.
Joshua.
Mio figlio.
Ha pochi capelli rosso-castano, come i miei, sparpagliati sulla testa e gli occhi sembrano chiari. E’ stupendo.
«E lei è Kristen», dice sedendosi parzialmente sul mio letto e mettendomela vicino.
Lei è bellissima. Anche lei ha gli occhi chiari e tanti capelli neri in testa.
«Mi sa che abbiamo sbagliato le previsioni», dico.
Pensavamo che il maschietto avrebbe preso da Kyle e lei da me, ma Joshua ha preso tutto di me. I miei capelli, i miei occhi, il mio naso.
Kristen ha la bocca di Kyle, carnosa, e ha il mio rossore,  i suoi capelli, e i miei occhi.
Kyle asciuga con il pollice le lacrime di gioia che, inaspettate, mi scendono dagli occhi.
«Sono..sono..», cerco vagamente delle parole per descrivere questi gioielli.
«Un dono della natura, amore. Sono bellissimi, e sani, e sembrano felici..»
«Sono veramente un dono della natura..ti amo, Kyle»
«Anche io ti amo», risponde chinandosi verso di me e baciandomi con passione.
 
 
 



Tre giorni dopo.

 
«Non ci posso credere di essere a casa..», sussurro entrando a casa e posando in cucina la culla portatile con Kristen dentro. Kyle fa la stessa cosa con Joshua.
«Siamo a casa..già», si avvicina a me e posando le mani sui fianchi mi attira verso di lui.
Mi alza il viso portando due dita sotto il mio mento e mi bacia.
Mi bacia come non aveva mai fatto, da quando i bambini erano dentro di me.
Mi spinge contro il muro e mi incastra fra di esso e il suo corpo.
«Mi piace questa cosa..», sussurro mentre lui mette le mani sotto le mie cosce e mi alza, mentre io allaccio le gambe dietro la sua schiena.
«Anche a me..», risponde Kyle.
«Non è che per caso vuoi fare il terzo?», gli chiedo, preoccupata.
«No, non ora. Mi sei mancata», dice mentre comincia a baciarmi il collo partendo da sopra il seno.
«Anche tu..erano mesi che non mi toccavi cosi..»
E Kristen comincia a piangere. Piange così forte che anche Joshua inizia a piangere.
«Diamine», Kyle mi lascia scendere ed io mi avvicino a Joshua, lo prendo in braccio e comincio a cullarlo. Kyle fa lo stesso con Kristen.
«Andiamo di sopra, mh? Li mettiamo a letto con noi?»
«Buona idea»
 
Saliamo di sopra e mettiamo i bambini nel mezzo del letto, poi noi ci sdraiamo sui lati.
 
Trovo quel gesto così giusto, così perfetto, che per nulla al mondo potrei rovinarlo.
Alzo gli occhi verso quelli di Kyle e ci prendiamo la mano.
 
 
 
 
 
Quattro anni dopo.
 
 
 
Kyle’s Pov.

 
 
 
«Kyle Davidson, il nostro pediatra! Vieni, Kyle», uno dei miei nuovi colleghi mi chiama, dal palco. Sono sempre stato bravo in queste cose, ma adesso sento le mani sudate e la testa mi fa male.
«Andrai alla grande, non ti preoccupare amore», Mallory sa come mi sento, e dalla sedia accanto alla mia si sporge per darmi un bacio sulla guancia.
 
Salgo sul palco e mi guardo intorno. Il locale è davvero pieno di persone che sono venute per prendere parte all’inaugurazione del nostro studio “The blue river”, il fiume blu.
 
«Kyle, a te l’onore»
«Grazie, Jason», passo le mani sul pantalone e poi, quando trovo gli occhi di Mallory fra tutti gli altri, trovo la forza per iniziare.
«Vi ringrazio tutti per essere venuti all’inaugurazione del The blue river, tutti noi ne siamo molto contenti.
Sapete, stamattina mi sono svegliato e appena mi sono ricordato di che giorno fosse, il panico mi ha assalito, letteralmente. Questo studio medico è una cosa nuova, che nasce dal nulla. Noi quattro, stiamo facendo nascere questo studio. E sarà compito nostro, mandarlo avanti. Ci alzeremo le maniche, passeremo notti insonni chinati su un tavolo a leggere cartelle di pazienti, e troveremo la cura migliore per loro.
Io, però, prima di procedere con i ringraziamenti, vorrei ringraziare una persona in particolare».
I miei occhi vanno immediatamente sulla figura di Mallory, e la vedo avvampare.
«Tutti abbiamo avuto un periodo difficile, nella nostra vita. Ecco, sei anni fa, io non ero più me stesso. Avevo perso tutto, tutto quello che ero. Avevo perso la mia identità, il mio essere. E poi ho incontrato una ragazza incazzata con le sue salviettine nel bagno di casa mia. Ho passato mesi in giro per l’America e poi il destino ha voluto che incrociassi i suoi occhi. I suoi bellissimi occhi. Lei..mi ha reso migliore. E’ stata la mia, di cura. Non ti ho mai detto queste cose, angelo, ma adesso, sento il bisogno di esprimerti tutto l’amore che provo per te. Quei tre angioletti che sono seduti accanto a te, Joshua, Kristen, Andrew, venite da papà, dai»
I tre piccoli si alzano dalle loro sedie e Joshua aiuta Andrew, l’ultimo arrivato, ad arrivare sul palco e a salirci.
«Li vedete? Loro sono il frutto del nostro amore, e sono bellissimi. Davvero bellissimi. Non mi sto vantando, eh. Sia chiaro. Volete dire qualcosa alla mamma, voi tre?»
Li vedo annuire e poi faccio portare una sedia, in modo che possano salirci sopra e arrivare al microfono.
Kristen sale sulla sedia e si aggiusta i capelli mossi neri. La luce che le arriva in viso fa brillare i suoi occhi azzurri.
«Ciao mamma, sei bellissima. Sono contenta che tu ti sia innamorata di papi, ti voglio bene!», scende dalla sedia e mi viene vicino.
Joshua sale sulla sedia e dice: «Mammina, ti voglio bene! Sei una meraviglia!»
Incredibile, hanno solo quattro anni e già parlano così.
Vedo Joshua incastrare la faccia nel mio collo e lo chiamo.
«Ehi, Josh. Dì alla mamma che le vuoi bene, su», si muove e si avvicina al microfono.
«Mamm-ma , ti vogl-voglio tan-to b-ene», lui ha solo due anni, ancora sta facendo pratica con il linguaggio.
Alzo lo sguardo su Mallory e la vedo completamente in lacrime, mentre con i polsi si asciuga le guance.
«Ti amo, angelo»
 
Ci avviciniamo tutti a lei e lei si alza, si lancia su di me e mi abbraccia, mentre i bambini abbracciano le sue gambe.
 
«Anche io ti amo, Kyle»
 
 
 


Mallory’s Pov.
 
 
Mentre mi spoglio per andare a dormire, e vedo i nostri tre bambini giocare sotto le coperte, la mia mente viaggia e mi ricorda tutto quello che ho passato nella mia vita.
Mia madre e la sua morte.
L’incontro con Kyle.
Quando guardando i suoi occhi mi sono accorta di essermi innamorata.
Le lampade attaccate agli alberi vicino al laghetto.
I dolcetti al cocco.
Il giorno in cui sono andata via da Boston.
Le notti insonni a Somerville.
Le chiamate rifiutate.
La morte di mio padre.
La pioggia che mi cadeva addosso mentre andavo a suonare il campanello di casa sua.
Quando ho fatto l’amore con lui la prima volta.
Il nostro primo viaggio a Vienna, e poi quello a Madrid, a San Paolo, a Sidney, a Roma.
Casa nostra.
Quando ho scoperto di essere incinta la prima volta.
Kristen e Joshua.
Il nostro matrimonio.
Andrew.
 
 
Non avrei mai potuto desiderare qualcosa di più bello, e vero.
 
Perché tutto questo è vero, è reale.
 
Il nostro amore non è un sogno.
 
Lui può davvero essere il mio amore.
 
Lui lo è.



Beh, la gravidanza mi è venuta in mente così,
e l'ho inserita nella storia.
E' stato un pò difficle descrivere il parto\ecografie varie,
mi scuso per eventuali errori.
Alla prossima! xxx

ps. Non disperate per la fine,
ho qualcosa di nuovo in mente. ;)

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