Kingdom Hearts: A New Battle

di Shyar
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1: Keyblader Search Company ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2: Keyblade ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3: Terremoto ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4: Attacco ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Titolo: Kingdom Hearts: A New Battle
Personaggi: Shad ed Angelica, personaggi originali
Contesto: Nessun gioco
Generi: Azione, Fantasy
Rating: Giallo
Avvertimenti: AU
Introduzione/Presentazione: "Faccio parte della KSC, alias la Keyblader Search Company. Cerchiamo persone che abbiano il potere di maneggiare il Keyblade."
In un mondo coinvolto in una guerra contro l'oscurità, solo i due prescelti dal Keyblade, Shad ed Angelica, possono sconfiggere il male e riportare tutto alla normalità.

Prologo
 
Chiuse con uno scatto improvviso il libro che stava leggendo, dimenticandosi persino di inserire tra le pagine il suo solito segnalibro. Non era la prima volta che le capitava d’imbattersi in un finale inatteso e sgradito, ma, inspiegabilmente, quello in particolare l’aveva sconvolta parecchio. La storia in generale non le era piaciuta nemmeno molto, perciò non c’era motivo di sentirsi così alterata, decise, ma non riuscì a tranquillizzarsi nemmeno dopo essere giunta a quella conclusione. Passò qualche minuto a giocherellare con la copertina rigida del volume, persa nei propri pensieri; infine sospirò, appoggiando il libro sul comodino lì vicino e si alzò dal letto. Fece qualche passo in giro per la stanza, finché non vide la propria immagine riflessa in uno specchio: i suoi corti capelli castani erano scompigliati dal lungo tempo passato a girarsi e rigirarsi nel letto durante la lettura, ma il ciuffo che le copriva parte dell’occhio sinistro era ancora in ordine. I suoi occhi castani tradivano il turbamento degli ultimi minuti, anche da dietro le lenti dei suoi occhiali da vista blu, spesso e volentieri sua protezione.
Chiuse gli occhi. Rivide di nuovo l’ultimo combattimento del libro: vedeva l’eroina che all’inizio, magnifica nella sua armatura forgiata dai draghi, guardava una farfalla dalle ali multicolore svolazzare attorno a lei, poi, alla fine della battaglia, veniva ferita a morte da un affondo del nemico.
Un violento tuono la distrasse, inducendola ad aprire gli occhi e ad avvicinarsi alla finestra. Il rumore delicato delle gocce di pioggia che battevano sul vetro della sua stanza le strappò un sorriso. Adorava vedere la pioggia scendere dal cielo plumbeo, adorava sentire l’odore che quel fenomeno atmosferico portava nelle strade. Seguì con un dito il percorso di una goccia che stava scivolando sul vetro, con calma, come ipnotizzata, quando un altro tuono, dal suono molto più forte del precedente, la spaventò, facendola arretrare con un salto. Solo in quel momento notò una luce accecante alla fine della strada. Aguzzando lo sguardo e capendo finalmente di cosa si trattasse, ebbe un sussulto.
-Quello non era un tuono.. Ma è assurdo..- mormorò, sbattendo le palpebre, incredula. Sentì di nuovo lo stesso rumore, molto più vicino, e vide delle fiamme uscire dalla finestra di un appartamento accanto al proprio. Tremò, comandando alle proprie gambe di muoversi, ma era inchiodata al pavimento dalla paura.
Un urlo proveniente dalla stanza affianco alla sua le fece ghiacciare il sangue nelle vene. Quella voce...
-Mamma...- mormorò; delle lacrime le attanagliarono lo sguardo e si portò le mani alla bocca per soffocare un singhiozzo. Qualunque cosa stesse succedendo, doveva fuggire.
Prese velocemente il primo paio di scarpe da tennis che trovò, ma non riuscì a mettersele se non dopo svariati tentativi: aveva la vista offuscata e le tremavano le mani. Sentì dei rumori provenienti dall’altra stanza, ma non aveva più sentito urla. Stringendo i denti, corse alla finestra e l’aprì.
Il forte odore di fumo le fece girare la testa per qualche secondo, impedendole di respirare. Si aggrappò allo stipite, cercando di non sporgersi; avvertì un rumore dietro di sé: chiunque ci fosse dietro la porta, stava tentando di aprirla. La ragazza, guardando di sotto, vide un mucchio di lenzuola accatastate a terra proprio sotto la propria finestra. Prese un respiro profondo, lanciandosi poi fuori; atterrò a terra dopo qualche lunghissimo secondo. Nonostante le lenzuola, sbatté la testa e non riuscì a trattenere un breve urlo di dolore.
Si aggrappò al muro e si tirò in piedi, ancora frastornata dal colpo. Lasciò il sostegno, e corse verso l’angolo dove la strada svoltava, ma, arrivata lì, si bloccò.
Tutti i palazzi erano stati bruciati o completamente rasi al suolo, con le macerie ancora fumanti, e tra queste c’erano innumerevoli esserini piccoli e neri, con lunghe orecchie o antenne, e minuscoli occhi gialli senza alcuna espressione. Attorno a loro giacevano uomini, donne e bambini, morti nelle esplosioni oppure a causa delle ferite inferte loro dai mostriciattoli.
La ragazza sentì le ginocchia farsi molli e cadde a terra, senza alcun sostegno a cui aggrapparsi. Non riusciva a distogliere lo sguardo da quel paesaggio di morte e di fiamme, il luogo più simile all’Inferno che lei avesse mai visto. All’improvviso avvertì che alcuno di quei mostriciattoli la stavano circondando. Chiuse gli occhi, attendendo l’attacco..
..che non arrivò. Prima che potesse accadere, un qualcosa tagliò l’aria tutt’intorno a lei, veloce.
Aprì di scatto gli occhi, vedendo una figura davanti a sé, girata di spalle.
-Stai bene, Angelica?- le chiese una voce maschile, dolce e musicale. La castana si alzò, barcollando.
-Forse avresti dovuto stare un po’ più attenta quando ti sei lanciata nel vuoto, ma hai fatto un ottimo lavoro- le disse, girandosi. –Non avremo problemi a lavorare con te, ne sono certo-.
L’uomo che la guardava, il volto una maschera di pura calma, non doveva avere più di trent’anni. Il suo viso bellissimo era incorniciato da capelli neri come la notte e gli occhi azzurri che la scrutavano riflettevano la luce delle fiamme che divampavano attorno a loro.
-Come fa a conoscere il mio nome?- sputò la ragazza, decisa a non mostrare la propria paura. Non poteva averlo indovinato, non era un nome molto comune.. Il moro sospirò, lanciando un’occhiata dietro di sé: altri mostriciattoli stavano arrivando per prendere il posto dei loro compagni.
-Tu hai un potere speciale, in grado di evitare che tutto ciò che stai vedendo adesso si ripeta di nuovo in futuro. E’ in corso una guerra, e solo grazie a voi due potremo vincerla- spiegò, tentando di rendere conciliante la propria voce, e le tese una mano. Angelica lo guardò, ancora più sospettosa, ma il suo istinto le diceva di potersi fidarsi di quell’uomo. Fece un passo avanti, prendendola, mentre gli occhi del moro si illuminarono.
Corsero per dei minuti interminabili attraverso molte strade in preda alle fiamme; molte mani si tesero verso di loro per chiedere aiuto durante il tragitto. L’uomo sembrò in difficoltà ogni volta che ciò accadeva, ma non potevano fermarsi per nessuna ragione.
Giunsero in un campo volo non molto lontano da dove erano partiti, l’unico posto dove le fiamme ancora non erano arrivate. Al cento di quel luogo si trovava un elicottero, sul cui portellone era disegnato uno strano simbolo: due chiavi disposte a croce all’interno di un cerchio.
La castana scivolò sull’erba bagnata, e questo le fece ricordare la pioggia, di cui non aveva più tenuto conto. Si tirò su, sospirando, essendosi dimenticata un’altra cosa..
-Qual è il suo nome?- domandò al moro, che si voltò immediatamente. Nonostante fosse fradicio dalla testa ai piedi, non sembrava accorgersene, e la pioggia lo rendeva ancora più seducente agli occhi della ragazza.
Lui le si avvicinò, le mise un ciuffo di capelli dietro l’orecchio, con un tocco delicato.
-Sight. Piacere di conoscerti, Angelica- si presentò, inginocchiandosi e baciandole la mano. Lei arrossì violentemente, e sentì una risatina provenire dall’interno dell’elicottero. Il moro si tirò su, sorridendole di nuovo, e la fece entrare nel velivolo, chiudendo poi la porta; l’elicottero decollò.
-Aaron, l’ho trovata-.
 
Si fissava oramai da un quarto d’ora nello specchio, incredulo. Colui che era riflesso era un ragazzo di diciott’anni, i cui capelli neri cadevano lisci e gli occhi abbinati lo trafiggevano con un’espressione truce, ma solo perché era lui a voler così, in quel momento. Non riusciva a smettere di guardarsi: anche se era solo un costume, era la prima volta che indossava un completo da cerimonia e questo lo faceva sentire strano.  Era fin troppo elegante per i suoi gusti, non riusciva a credere di essere proprio così...
Si voltò di scatto, si spogliò e cercò nell’armadio i suoi soliti jeans. Infine tirò fuori da un’enorme pila di magliette l’unica completamente bianca. Rivestitosi, si guardò di nuovo nello specchio: ecco, così sì che si sentiva a proprio agio.. dopotutto, mancava ancora qualche mese al suo spettacolo, avrebbe avuto tutto il tempo per abituarsi.
Lanciò un’ultima occhiata ai vestiti che in quel momento giacevano spiegazzati sul letto, sospirando, e decise che sarebbe stato molto meglio metterli via. Piegò tutto meglio che potè, non essendo abituato a quel genere di lavori domestici, stando ben attento a non lasciare pieghe, e li ripose.
Fatto ciò, chiuse l’armadio, soddisfatto, e accese il suo computer, sedendosi poi alla sua scrivania. Mentre il pc si avviava, guardò fuori dalla finestra: il cielo era coperto da nuvole grigie, che molto probabilmente presagivano un bell’acquazzone. Non gli importava molto, non aveva voglia di uscire, specie quando i suoi compagni andavano di bar in bar ad ubriacarsi.
A quel pensiero sospirò, ancor più di cattivo umore, adesso. Appoggiò la testa sulle proprie braccia incrociate, prendendo respiri profondi per evitare di inveire contro qualcuno. Dopo qualche minuto, aveva riacquistato la sua solita calma.
Canticchiando una canzone che aveva sentito poco tempo prima, aprì varie finestre del pc, giocherellando con le varie applicazioni, finché non rumore non attirò la sua attenzione.
-Una notifica?- si chiese a bassa voce, inarcando un sopracciglio. Sgranò gli occhi quando vide che non aveva ricevuto solo un messaggio, ma molti, molti di più.
<< Shad, hai sentito il terremoto? L’epicentro era lontano, ma è stato fortissimo, qui tremava tutto! >> diceva uno di questi. Cominciò a sentirsi nervoso, un brivido spiacevole gli percorse la schiena. Tremò per un attimo, chiedendosi perché si sentisse così strano.
In quel momento sentì un urlo provenire dalla strada e subito dopo il suono di un’esplosione. Era spaventosamente vicina alla sua abitazione, pensò, controllando a malapena il senso il panico che provava. Si alzò in piedi e si avvicinò alla porta della propria camera, rimanendo in ascolto. Non sentiva i propri genitori chiamarlo e questo lo preoccupò molto di più del contrario. Potevano essere.. Si mise velocemente le scarpe che si era dimenticato di mettere via e spalancò la porta. Avvertì subito dei rumori di stoviglie che si rompevano, di sedie rovesciate e di tessuti strappati.
All’improvviso un urlo riempì l’aria per qualche secondo, poi si spense in rantolii; il moro sbarrò gli occhi, correndo giù dalle scale dell’abitazione. Davanti a sé, con un’espressione spaventata dipinta sul volto, si trovava suo padre, morto, disteso supino in una pozza di sangue.
Il ragazzo strinse i pugni, pervaso dalla rabbia, che soffocò subito la tristezza; tentando di rimanere lucido, osservò attentamente quei mostriciattoli neri, che in quel momento stavano circondando sua madre...
A quel pensiero si riscosse, prese una trave e saltò dalle scale, atterrando proprio al centro del cerchio in cui avevano intrappolato la donna.
-Shad..- mormorò la madre con voce soffocata, osservando suo figlio: il suo volto era contratto dall’odio, quasi non riusciva a riconoscerlo. Gli prese una mano, guardandolo negli occhi. Quello sguardo lo pietrificò.
-Fuggi da qui- gli disse lei, prendendogli la trave dalle mani. –Io li distrarrò, tu fuggi- ripeté, ma il ragazzo accennò un debole no con il capo. Lei gli sorrise, cominciando ad agitare l’arma di fortuna. I mostriciattoli neri reagirono, attaccandola immediatamente. Il ragazzo ebbe un sussulto, e chiamò il nome della donna, inutilmente; strinse ancora i pugni, soppresse un singhiozzo e corse di nuovo per le scale, arrivando nella sua stanza. Chiuse a chiave la porta e ansimando vi si appoggiò contro, mentre con lo sguardo cercava una via di fuga: l’unica possibile era la finestra. Scattò verso di essa, la aprì, si issò sulla scala antincendio che si trovava lì affianco e poi richiuse i battenti. Deglutì, spaventato, cominciando a scendere.
Fino a quel momento non aveva pensato a quale fosse la situazione all’esterno, perciò, quando cominciò a sentire le urla, si distrasse, scivolando e cadendo a terra da qualche metro d’altezza. Si rimise in piedi con un gemito, cominciando a correre... verso dove?
‘Non importa, basta che fugga da qui!’ decise, sforzandosi di correre ancora più velocemente di quanto non avesse mai fatto; attorno a lui avvertiva solo macchie sfocate di persone ferite o morte, non sapeva e non voleva immaginare per quale ragione, e delle lingue di fuoco provenienti da ogni dove.
Distratto, andò a sbattere contro qualcuno; rovinò a terra, osservando chi gli stava davanti.
Era un uomo imponente, con spalle larghe e abbastanza muscoloso; aveva lunghi capelli rossi, che erano stati raccolti in una coda bassa di un liscio quasi maniacale. I suoi luminosi occhi verdi mostravano una fiera determinazione.
Quest’uomo si toccò per qualche secondo l’orecchio destro, dove Shad pensò avesse un auricolare, poi sorrise.
-Anche io l’ho trovato. Ci vediamo lì- mormorò, tornando poi a concentrarsi sul ragazzo che aveva davanti. Lo squadrò per un po’ dalla testa ai piedi, poi fece un’esclamazione di soddisfazione.
-Tu sei Francis, giusto? Devi venire con me- disse al moro, con un tono di voce che non ammetteva repliche.
-Mi chiamo Shad, non Francis- lo corresse, alterato. –E come fa a sapere il mio nome? Chi è lei?- domandò, alzandosi e mettendosi in posizione, preparandosi a correre via. Ma l’uomo lo prese saldamente per un braccio, impedendogli la fuga.
-Mi chiamo Aaron, e mi hanno incaricato di trovarti e di portarti via- gli disse, trascinando Shad con sé, -Volente o nolente- sottolineò infine, prima che il ragazzo dicesse qualcosa.
-Perché?- domandò il ragazzo, rassegnandosi. Per un paio di minuti Aaron non rispose, sembrava occupato ad ascoltare delle discussioni all’auricolare, poi sospirò.
-Avrai sentito del terremoto di qualche giorno fa-. Il ragazzo annuì. – E’ accaduto a causa di quei mostriciattoli che hanno attaccato anche questa città. Mentre stiamo parlando, anche un’altra è sotto assedio. Solo tu ed un’altra ragazza potrete sconfiggere colui che è causa di tutta questa distruzione- spiegò.
Nel frattempo erano arrivati vicino ad un elicottero, atterrato in un campo. Il ragazzo inarcò un sopracciglio, ancora scettico riguardo a tutta quella faccenda che gli pareva degna di un film. Ma era la realtà.
Salirono entrambi sul velivolo, il rosso diede alcune istruzioni al pilota ed infine decollarono.


Angolo dell'autrice:

Prima fanfiction su questo sito... >////<
Allora.. riguardo alla storia, non è ambientata nei vari mondi dei Kingdom Hearts, anzi, del videogioco originale ho preso solo le armi e i nemici secondari (ovvero Heartless e Nessuno). Shad, Angelica, Sight, Aaron e tutti gli altri personaggi che inserirò man mano nella storia sono tutti originali...
Se avete consigli o critiche sui vari capitoli, sia su questo che su quelli futuri, sentitevi liberi di dirmeli, così potrò migliorare. ^^
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1: Keyblader Search Company ***


Capitolo 1: Keyblader Search Company
 
Angelica sospirò per l’ennesima volta, guardando fuori dal finestrino: stava volando ormai da alcune ore in compagnia di Sight e di nessun altro, ma non aveva aperto bocca fino a quel momento, persa com’era nei propri pensieri. Non sapeva assolutamente dove stessero andando, né chi fosse l’altra persona che aveva il suo stesso potere. Aveva provato già più volte ad immaginare che tipo di dono avessero, però ogni volta aveva concluso il tutto con una scrollata di capo, pensando che non fosse possibile, che fosse troppo fantasioso; però la situazione che l’aveva portata su quell’elicottero era altrettanto assurda.
Si passò una mano tra i capelli, che in quel lasso di tempo si erano asciugati, così come i loro vestiti, poi si sistemò gli occhiali sul naso, dato che le erano scivolati ancora.
Si voltò verso l’uomo seduto davanti a lei, impegnato nella lettura di alcuni fogli; aveva la fronte corrugata per la concentrazione, sicuramente stava cercando di non farsi distrarre dal forte rumore delle pale del velivolo.
Dopo pochi minuti ripose gli stessi fogli in una cartelletta trasparente che aveva appoggiato sul sedile affianco al proprio, poi osservò la ragazza.
-Hai qualche domanda da pormi, non è vero?- le chiese, sorridendo. Lei storse la bocca in una smorfia, chiedendosi come diamine facesse a leggerle nella mente.. no, ce lo doveva aver scritto in faccia, magari con un bel neon luccicante. Indugiò qualche secondo, indecisa sulla risposta da dargli, ma infine annuì, silenziosamente.
-Quando arriveremo, potrò rispondere a tutte le vostre domande, che immagino siano le stesse..- accennò il moro, non perdendo il suo sorriso. –Sarai preoccupata per ciò che è successo, immagino..-
Di nuovo, la castana annuì solamente. Temeva che lui potesse avvertire il tremore nella sua voce, smascherandola di nuovo.. ma molto più probabilmente l’uomo aveva già capito da molto tempo e si limitava a non farglielo notare per evitare che la situazione peggiorasse.
-Ti posso assicurare che ciò che hai visto non accadrà più, ora che vi abbiamo dalla nostra parte- tentò di rassicurarla Sight, senza successo; la vera domanda della ragazza era: è rimasto qualcosa della mia città? Ma sapeva già qual era la risposta.
L’uomo sospirò, non sapendo più come dovesse fare per tirarla su di morale, quando il solito paesaggio cedette il posto ad una foresta. I suoi occhi si illuminarono e, chiamando per nome la ragazza, le consigliò di guardare fuori.
Angelica accettò il consiglio: stavano sorvolando un’immensa foresta di un verde acceso, rigogliosissima, tanto che pensò a come facesse la luce del sole a penetrare tutte quelle fronde... in fondo, forse nemmeno ci riusciva. Ad un secondo sguardo e spaziando un po’ con la mente, pensò che quel posto sarebbe stato perfetto per un nascondiglio.
-Sight, stiamo per atterrare- lo avvertì il pilota, mentre il moro lo ringraziò, poi si rimise ad osservare lo sguardo concentrato della ragazza, chiedendosi che cosa stesse immaginando.
-Servirà uno spiazzo per atterrare.. ma dov’è..?- si lasciò sfuggire la castana, parlando a bassa voce, e l’uomo ridacchiò, per poi indicare il luogo d’arrivo: Angelica aveva visto giusto, era proprio uno spiazzo molto piccolo, in mezzo alla foresta, anche se, da dove si trovavano loro, non lo si vedeva molto.
La ragazza arrossì violentemente, accorgendosi solo in quel momento di aver parlato senza accorgersene; il moro rise di nuovo, mentre lei diventava ancora più rossa.
Sight si toccò poi l’orecchio.
-Aaron, stiamo per atterrare. Quanto vi manca per arrivare?-
 
Shad guardò di sbieco il suo accompagnatore mentre rispondeva alla chiamata appena ricevuta; non avevano parlato per tutto il viaggio e questo lo infastidiva: non una sola spiegazione, né una sola parola di conforto. Non che ne volesse, ma almeno avrebbe saputo che non era finito in mano ad un omone senza cuore.
-Otto minuti e cinquantatre secondi- disse l’uomo diretto all’apparecchio, lasciando il moro senza parole: era davvero così maniaco della precisione? Ne aveva avute diverse prove durante il volo (si era messo a riordinare una pila di fogli per data e per nome, ogni tanto si lisciava la coda e controllava con regolarità su una mappa che stessero seguendo esattamente il percorso indicata), ma adesso era ufficiale. D’un tratto, ripensando a queste cose, si congratulò mentalmente con il loro pilota: se viaggiava tutte le volte con il rosso e riusciva a sopportarlo, era davvero un santo. Si chiese come il rosso si comportasse in caso di imprevisto. La logica suggeriva che si sarebbe fatto prendere dal panico, ma il suo istinto diceva che si sarebbe potuto adattare molto facilmente alla nuova situazione.
Aaron, che aveva appena smesso di parlare, si accorse degli occhi neri che aveva puntati addosso già da un po’ e quindi si volse a guardare il ragazzo.
-Non ti senti triste? Per ciò che è accaduto, intendo- gli chiese, sforzandosi di apparire sincero: non era mai stato bravo a trattare con i bambini, figuriamoci con i ragazzini come lui.
-Ogni essere umano si sentirebbe triste se dovesse vivere qualcosa del genere- rispose il ragazzo, con la voce un po’ roca dal lungo silenzio. –Lei non lo sarebbe?-
L’uomo inclinò di poco la testa, pensando alla risposta da dare. Poi sospirò, non trovando altra scelta che dire la verità. Dopotutto, era solo un ragazzo, non una spia.
-Quando è toccato a me, ero molto triste, sì. Ma avevo già deciso di troncare tutti i miei legami per combattere contro questi nemici- rispose, continuando a guardare il ragazzo. Dal canto suo, Shad si sentì in dovere di guardare il rosso nei luminosi occhi verdi, che adesso mostravano solo un po’ di nostalgia, ma nulla che si potesse notare ad una prima occhiata.
Dopo un po’, l’uomo riprese alcune cartellette, le sistemò di nuovo e infine le ripose in una piccolo zaino nero. Il ragazzo sospirò, un po’ deluso che avesse abbassato lo sguardo, però si mise a guardare fuori dal finestrino.
Rimase allibito dalla grande macchia verde che si trovava a sorvolare, pensando che, se si fosse perso qualcuno all’interno, non ne sarebbe più uscito.
L’uomo lanciò un borbottio di soddisfazione, guardando l’orologio. –In perfetto orario- accennò, sospirando, per poi chiudere gli occhi per qualche secondo, finché non sembrò infastidito dal rumore delle pale; li riaprì, osservando attentamente il moro, come aveva fatto qualche ora prima.
Il ragazzo indurì l’espressione dei suo occhi, rendendo lo sguardo una lama. Il rosso ridacchiò appena, mentre il velivolo atterrò.
Scese prima l’uomo, che non si preoccupò minimamente di Shad: era certo che lo avrebbe seguito. Il ragazzo non deluse certo le sue aspettative: dopo aver visto dall’altro la fortezza verde nella quale si trovavano, non aveva assolutamente intenzione di fuggire. Era sopravvissuto alla distruzione della sua città, non voleva morire lì.
-Vedi quel capannone?- gli chiese Aaron; il ragazzo annuì. –Benissimo; entraci e aspetta finché non arriverà qualcuno a prendervi- ordinò, per poi allontanarsi. Il pilota rimase nell’elicottero, che decollò di nuovo, diretto chissà dove.
Il moro rimase fermo davanti a quella specie di tenda gigante per qualche minuto, un po’ titubante: sarebbe rimasto da solo, o c’era qualcuno ad aspettarlo, lì dentro? Con un sonoro sospiro scacciò tutti i dubbi, convincendosi che avrebbe dovuto andarci comunque.
Fece qualche passo, scostò la ‘porta’ ed entrò, lasciandola tornare al suo posto dietro di sé.
La prima cosa che notò era l’ampiezza di quel posto: c’era abbastanza spazio per ospitare un grandissimo tavolo rettangolare, con molte sedie ai lati e varie cartine alle pareti ed alcuni oggetti di misurazione che non aveva mai visto sparsi a terra. Quel luogo poteva servire da luogo per una riunione d’emergenza, o qualcosa di simile, pensò. Era dotato anche di minuscole finestrelle, che lasciavano passare un po’ d’aria e di luce, che era l’unica fonte d’illuminazione.
Fu solo quando vide queste finestre che notò la presenza di un’altra ragazza nella stanza, girata di spalle rispetto a lui; stava percorrendo con la mano il perimetro della tenda, con lo sguardo perso nel vuoto.
Colse l’occasione per osservarla bene: sembrava più piccola di lui, forse di un anno o poco più, però i suoi gesti sembravano appartenere ad una persona matura.
“E’ lei la mia compagna?” non potè fare a meno di chiedersi, facendo un passo avanti; urtò un oggetto con il piede, facendo rumore. La castana si voltò immediatamente, impaurita, mentre lui fece un salto all’indietro.
Lei lo guardò, perplessa, cercando di capire chi fosse: all’apparenza sembrava Sight, ma gli occhi erano molto diversi e la persona che si trovava davanti era molto più giovane.
Si fece coraggio, prendendo un respiro profondo.
-Chi sei?- domandò, con la voce che tremava, anche se impercettibilmente. Shad all’inizio fece un sospiro di sollievo, ma poi si ritrovò ancora più impacciato di prima: come faceva a spiegare a quella ragazza chi fosse?
-Ehm..- mormorò, giocherellando con le mani, -Mi hanno appena portato qui da una città in fiamme- disse, suonando strano anche a se stesso: che razza di presentazione era quella?! Ma lei sembrò divertita da quella spiegazione; ridacchiò e sorrise.
-Allora siamo in due..- disse, tentando di apparire allegra, nonostante la situazione. –Piacere, mi chiamo Angelica- gli disse, gli si avvicinò e porse la mano.
-Shad- si limitò a dire il moro, un po’ in imbarazzo, stringendogliela. Si sorrisero.
-Shad..- ripeté la ragazza, facendo un passo indietro. –E’ un nome particolare, ma ti si addice- accennò, osservandolo e portandosi una mano al mento, come un critico d’arte davanti ad una statua. Il moro ridacchiò.
-E’ solo un soprannome; il mio vero nome è Francis, ma a me non piace per niente.. dopo un po’ hanno cominciato a chiamarmi Shad, e non mi dispiaceva affatto- spiegò, sospirando, mentre Angelica annuì. –Ti sarei grato se evitassi di usare il mio vero nome- concluse infine, sperando che accettasse.
-Con molto piacere- gli rispose lei, sempre sorridendo. Lui sorrise di rimando, molto sollevato: se loro due erano compagni, sarebbe stato abbastanza piacevole..
Si lasciò sfuggire l’ennesimo sospiro di sollievo, così come fece la compagna, che arrossì subito dopo.
In quel momento sentirono entrare nella tenda qualcun altro. I due ragazzi fecero qualche passo indietro, non sapendo più che cosa aspettarsi: di nuovo i mostriciattoli neri? Oppure qualcosa di ancora più spaventoso.
-Sight!-
-Aaron!- esclamarono contemporaneamente i due compagni, guardandosi subito dopo e faticando a trattenere un sorriso, così come i due uomini, che avanzarono verso di loro.
-Piacere che vi ricordiate ancora i nostri nomi- ironizzò Sight, mentre l’altro uomo sbuffò, per niente interessato a quel tipo di discussioni. L’uomo moro sorrise ai due ragazzi, e fu piacevolmente sorpreso nel vederli così tranquilli. Forse sarebbe stato più facile di quanto si fosse aspettato. Lanciò una veloce occhiata ad Aaron, che annuì.
-Adesso vi prego di seguirmi, vi porteremo nella nostra base- accennò, voltandosi e dirigendosi fuori dalla porta. I due ragazzi obbedirono subito, mentre Sight li seguì subito dopo.
Durante tutta la strada, nessuno dei due ragazzi osò dire nulla, non volendo essere rimproverati dal rosso, che comunque aveva una camminata molto veloce e quindi dovevano concentrarsi per non perderlo di vista e non cadere su radici sporgenti o rami un po’ più grossi caduti a terra. Però, quando l’uomo si fermò improvvisamente, i due non poterono fare altro che andare a sbattere contro la sua schiena, rossi per l’imbarazzo. L’uomo moro rise, mentre l’altro non diede segno di essere arrabbiato, ma gli angoli delle sue labbra si erano leggermente alzati a mostrare un sorrisetto.
-Questa è l’entrata- annunciò la guida, accennando a quello che somigliava molto all’ingresso di una grotta. Senza nemmeno dare il tempo ai due compagni di annuire, entrò e tutti gli altri lo seguirono.
La strada era tutta in discesa, ma non c’era nemmeno un filo di luce, così i due rischiarono più volte di inciampare nei loro stessi passi: cominciavano a sentirsi nervosi.
Angelica prese un respiro profondo, calmandosi, ma Sight la sentì e le mise una mano sulla spalla, segno che non doveva preoccuparsi. Lei annuì piano e, anche se era buio, era pronta a scommettere che l’uomo aveva percepito la sua risposta.
Dopo qualche minuto, sentirono Aaron mormorare qualcosa all’auricolare e, d’improvviso, videro una parete di roccia davanti a loro scorrere e finire sotto un’altra parete di fianco ad essa. I due ragazzi rimasero esterrefatti: davanti a loro si trovava un lungo corridoio argentato, che sembrava completamente di ferro o di qualche materiale simile, ben illuminato da molti led. Entrarono e subito la parete di roccia si risistemò nella sua posizione iniziale, chiudendo l’ingresso.
Adesso che lo vedevano bene, più che un corridoio sembrava una sala d’attesa: sulla destra c’era un tavolino in vetro con alcuni divanetti rossi, probabilmente di velluto, raggruppati lì attorno e, dall’altra parte, si trovava una grande scrivania, dello stesso materiale del pavimento, dietro alla quale si trovava una giovane donna dall’aspetto cordiale.
-Bentornati, signor Sight, signor Aaron- questa salutò i due uomini con un inchino. I due ricambiarono, per poi condurre i ragazzi ancora più avanti, verso un ascensore. Sight digitò una password e questo si aprì, lasciandoli entrare. Appena le porte si richiusero, cominciarono a scendere. Il ragazzo moro deglutì, avendo un po’ paura degli ascensori, ma riuscì a resistere all’impulso, di solito irrefrenabile, di chiudere gli occhi.
Quando le porte si riaprirono, trovarono un lunghissimo corridoio (quella volta lo era sul serio) dello stesso materiale della sala di prima, percorso da centinaia, se non migliaia, di persone, uomini e donne, tutti in una specie di uniforme militare scura, dall’aria molto poco comoda, che correvano affaccendati di qua e di là, alcuni con in mano delle armi, altri con altissime pile di fogli. Alcuni si fermavano a salutare con un inchino i due uomini che erano con i ragazzi.
Percorsero una buona parte del corridoio, finché Aaron non svoltò a destra, facendo aprire una porta automatica in vetro. In quell’ala vi era molta più tranquillità e i suoni vi giungevano smorzati. Arrivati alla fine del passaggio, Aaron indicò la porta alla sua sinistra.
-Questa sarà la vostra stanza; finché non imparerete la strada vi accompagnerà qualcuno- accennò. I due compagni annuirono. –Adesso andate a farvi una doccia e a cambiarvi, dovrebbero già esserci dei vestiti per voi- concluse, voltando loro le spalle e andandosene. Sight sospirò.
-Più tardi verremo a prendervi e vi spiegheremo tutto, ma per ora avete bisogno di un po’ di riposo: una doccia calda può aiutare molto, in questi casi- consigliò, andando via anche lui.
I due rimasero per un po’ in silenzio, indecisi su cosa fare: se avessero trovato qualcun altro in camera con loro? Già essere in stanza insieme era un po’ imbarazzante, ma ci avrebbero fatto l’abitudine..
-Direi di entrare..- disse il ragazzo, guardando la castana, che annuì. Quest’ultima prese la maniglia e la tirò giù, aprendo poi la porta.
Rimasero per un po’ con la bocca aperta, ma dopo poco si diedero un contegno, ricordandosi per un soffio di richiudere la porta dietro di loro.
La prima cosa che notarono fu che non c’era nemmeno una finestra, in nessuna delle due stanze in cui era divisa la camera, ma non si sentivano soffocare e l’aria era molto più buona di quella a cui erano abituati nelle loro città.
C’era un piccolo salone, con un televisore appoggiato su un tavolo e un divanetto blu; poco distante, erano stati posizionati due letti e due comodini al loro fianco, ognuno dotato di una abat-jour. Sia quest’ultime che i copriletto erano in bianco, i comodini e il tavolo, inaspettatamente, erano fatti di legno. Nel piccolo bagno c’erano una doccia e gli altri soliti servizi; avevano già appeso all’interno numerosi asciugamani.
Curiosando nei comodini, trovarono due pacchetti, ognuno con il nome di uno dei due.
-Vado prima io a farmi la doccia- annunciò il ragazzo e, prendendo il pacchetto col suo nome, sparì nel bagno, chiudendo la porta a chiave. La castana sospirò, rassegnandosi ad aspettare.
Si sedette sul divano, appoggiando la testa sul bracciolo. Socchiuse gli occhi, sentendosi stanca. Si assopì per qualche minuto, finché non fu svegliata da Shad, già abbigliato con i nuovi vestiti.
-E’ libero- accennò, sorridendo. La castana rimase per qualche secondo ad osservarlo: ciò che gli avevano dato assomigliava tantissimo alla divisa delle persone viste poco prima. Quindi, pantaloni neri come gli stivali, una cintura, un maglioncino smanicato blu e due pezzi d’armatura (che, a quanto assicurava il ragazzo, non erano affatto pesanti) a proteggergli le spalle.
-Vado io, ora- disse Angelica, alzandosi; prese il suo pacchetto e si chiuse a chiave nel bagno. Quando ne uscì, finalmente pulita ed ordinata, tirò un sospiro di piacere.
I suoi vestiti le sembravano un po’ più leggeri di quelli del compagno, ma ciò non le dispiaceva affatto: aveva un paio di pantaloni neri, che aveva infilato nei lunghissimi stivali color cuoio, e ogni volta che ruotava su se stessa, veniva accompagnata da un corto vestitino a maniche lunghe bianco, con su un’altrettanto lunga giacchetta smanicata azzurra.
Il moro schioccò la lingua in segno d’approvazione, mentre l’amica arrossì immediatamente. Lui rise, andando poi a sdraiarsi sul primo letto, tirando un profondo sospiro.
-Dopo tutto quel tempo seduto in elicottero, questa è una sensazione fantastica..- mormorò, stiracchiandosi un po’; lei fece per dire qualcosa, ma un discreto bussare alla porta attirò la loro attenzione.
-Vado io- accennò la castana e si diresse verso la porta. Aprendola, si trovò davanti Sight, sorridente.
-Oh, il nuovo vestito ti veste alla perfezione. Ti sta benissimo, Angelica- disse e lei arrossì di nuovo, voltando il volto di lato, cercando di nascondere l’imbarazzo.
-Come ho detto prima, sono venuto a prendervi. Siete pronti?- chiese; la ragazza annuì, mentre l’amico si alzò con molto dispiacere dal morbido letto e si avvicinò, notando l’uomo aveva i capelli umidi. Ovviamente, si sarà fatto una doccia anche lui, concluse, annuendo a sua volta.
L’uomo sorrise, cominciando poi ad incamminarsi, senza dare segno di essersi dimenticato nulla. La castana si morse le labbra, indecisa se chiedere o meno; l’amico si accorse della sua difficoltà e le toccò leggermente la spalla per farla voltare verso di lui.
-C-come facciamo a chiudere la porta..?- gli mormorò lei, in imbarazzo: le vecchie abitudini erano dure a morire..
Sentirono l’uomo moro fermarsi, ridacchiando, per poi tornare indietro da loro, sorridente. I due ragazzi rimasero esterrefatti: come diamine aveva fatto a sentirli da quella distanza? La ragazza ripensò alle proprie parole, convinta di aver parlato pianissimo.
-Si chiude in automatico e si apre solo al vostro tocco o al mio- rispose, tranquillo, forse godendo un po’ delle espressioni stupite dei due. –Questo perché ha un lettore d’impronte digitali incorporato nella maniglia- concluse.
Angelica, imbarazzata, mormorò un grazie, così come fece il compagno. L’uomo sorrise di nuovo, riprendendo a camminare. Stavolta i due amici lo seguirono.
Mentre tornavano alla grande porta di vetro, Sight spiegò loro che c’erano molte altre ale come quella sparse per il complesso e che tutte fungevano da dormitorio. Più o meno, ognuna di esse poteva ospitare duecento persone. Ridendo, aggiunse che nessuna delle stanze era simile ad una di un albergo di lusso, ma che perlomeno ci si poteva stare comodi senza alcun problema.
Rifecero al contrario lo stesso percorso di poco prima, ma erano rimaste ben poche le persone che ancora si affaccendavano andando da una porta all’altra. Alcune camminavano con fare stanco, mentre altri sorridevano, accelerando. Forse il loro turno di lavoro era quasi finito.. se quello si trattava di un lavoro.
Sight si fermò solo quando arrivarono dinnanzi ad una piccola porticina in ferro, quasi impossibile da vedere, mimetizzata perfettamente con la parete nello stesso materiale.
Si assicurò che non ci fosse nessuno che li stesse guardando, poi aprì la porticina e fece segno ai due di entrare velocemente; appena richiuse la porta dietro di loro, la stanza si illuminò.
Non era piccola come si aspettavano, ma non era grande nemmeno quanto la loro camera: c’era abbastanza spazio solo per un piccolo tavolo rettangolare posizionato orizzontalmente rispetto a loro e alcune sedie. Tutto era di un colore più chiaro del grigio, alla ragazza sembrò quasi bianco. Seduto in una delle sedie, si trovava Aaron, anche lui molto più in ordine di prima.
-Sedetevi- li invitò a fare l’uomo moro, con un sorriso. I due compagni annuirono, obbedendo. Lui si avvicinò al rosso, che fece pressione con una mano sul tavolo. Le tre pareti davanti e di fianco ai quattro si illuminarono violentemente, accecandoli per qualche minuto. Quando tornarono a vedere, osservarono attentamente, a bocca aperta, gli schermi: quello alla loro sinistra mostrava le informazioni personali di ognuno dei due, con foto, nome, età, data di nascita e luoghi di provenienza, quello al centro invece lo stesso simbolo che la ragazza aveva visto sul portellone dell’elicottero e l’ultimo alcuni tipi di armi che nessuno dei due ragazzi aveva mai visto in vita propria.
Capirono che li avevano portati in quel luogo per spiegare loro la situazione, cosa di cui avevano un forte bisogno, ma non si spiegavano perché l’uomo dagli occhi azzurri non cominciasse a parlare. Infatti lanciò un’occhiata ad Aaron, come se non sapesse da dove cominciare. Quello annuì e ruotò leggermente la mano, ancora sul tavolo. Il contenuto dello schermo di fronte cambiò: su di esso c’erano adesso alcune riprese provenienti dalle città dei ragazzi, che rimasero a fissarle, mentre i brutti ricordi assalivano le loro menti.
-Questo è ciò che avete visto di persona, durate la vostra fuga- accennò il rosso, mentre il compagno annuì, facendogli segno che avrebbe continuato lui.
-Poco tempo fa, sono accaduti dei fatti molto simili a questi, in alcune città lontane dalle vostre. Da allora, abbiamo cercato di trovarne la causa e la soluzione- proseguì infatti lui. –E adesso, finalmente, possiamo dire di esserci riusciti-.
Con queste sue parole, la schermata cambiò, mostrando solo alcune foto dei mostriciattoli neri.
-Questi esseri vengono chiamati Heartless. Sono esseri senza cuore che vengono comandati a distanza da qualcuno. Purtroppo, non abbiamo ancora scoperto l’identità di questo manipolatore- accennò, abbassando lo sguardo.
-E noi cos’abbiamo a che fare con tutto questo?- domandò Shad, con voce dura. La castana lo guardò, per poi annuire, non capendo nemmeno lei.
-Voi due avete un potere particolare che vi consente di evocare un’arma mistica chiamata Keyblade. E’ l’arma più efficiente per far sparire questi mostri- rispose Sight, tendendo il braccio destro innanzi a sé; subito dopo, la sua mano si strinse attorno all’elsa blu di una spada a forma di chiave, con la lama completamente nera.
-La vostra arma è uguale alla mia, ma la differenza è che questa che avete davanti è solo una copia, con caratteristiche abbastanza simili- accennò il rosso, indicando l’arma.
I due ragazzi guardarono attentamente il Keyblade nella mano dell’uomo, chiedendosi se non fosse tutto uno strano sogno.. ma quando Sight, percependo i loro pensieri, si avvicinò, permettendo ai ragazzi di toccarla, si accorsero che quel pensiero era davvero stupido.
-Vi serviamo per far cessare gli attacchi di quegli esseri, giusto? Solo perché abbiamo questo potere- chiese la ragazza, un po’ spaesata. I due uomini annuirono. –Come sapete che noi due possediamo i Keyblade? Come fate ad essere sicuri di non esservi sbagliati?-
Gli accompagnatori si guardarono e con un tacito accordo, Aaron prese la parola.
-Abbiamo scoperto il vostro potere grazie ad una vecchia leggenda, che Sight aveva trovato molto tempo fa in un libro antico e da allora ha continuato a studiare il vostro potere. A quanto si dice, i portatori del Keyblade devono avere un cuore puro. Per questo, qualche tempo fa, abbiamo costruito un macchinario in grado di leggere la purezza dei cuori. Solo i vostri solo stati considerati puri al 100%- spiegò, impassibile. –Abbiamo passato al setaccio molti luoghi, finché non abbiamo trovato voi due-.
Ci fu un lungo silenzio, interrotto solo dal rumore dell’arma di Sight che spariva così com’era comparsa e lui s’inginocchiò innanzi ai due, tentando di vedere cosa c’era negli sguardi dei due ragazzi. Sospirò.
-E’ una cosa molto improvvisa ed assurda, lo capisco- mormorò, non smettendo di guardarli, -Ma devo chiedervi un grosso favore. Vorremmo che vi uniste alla nostra società per aiutarci a porre termine a questa guerra- disse.
-Siete necessari, noi da soli non potremmo fare nulla, se non temporeggiare- aggiunse a sua volta Aaron, tentando di dar man forte al compagno.
Lasciarono passare qualche altro minuto, dando ai ragazzi un po’ di tempo per pensare. Se avessero risposto di no, sapevano fin troppo bene che avrebbero dovuto costringerli..
-Accetto-.
Angelica rivolse lo sguardo un po’ impaurito verso l’amico, che aveva la sicurezza negli occhi neri. –Voglio evitare che un’altra città scompaia, voglio evitare che altre persone soffrano come stiamo soffrendo noi-.
Sight e Aaron sorrisero, un po’ sollevati dalla risposta del ragazzo, poi tornarono a guardare la castana.
Lei prese un respiro profondo e chiuse per qualche secondo gli occhi, calmandosi.
Li riaprì.
-Accetto-.
I due uomini tirarono all’unisono un sospiro di sollievo, mentre lei sorrise al compagno; il ragazzo ricambiò.
Sight si alzò, con un’espressione felice sul volto.
-Benvenuti nella Keyblader Search Company, ragazzi-.
 
Angolo dell’autrice:
 
Eccoci qua, primo capitolo..
Mentre stavo scrivendo, mi sono messa a cambiare tutta la società, dall’ingresso fino all’ultimo anfratto, dannazione a me e alle mie improvvise idee di rivoluzione.. -.-
Vorrei sapere che cosa pensate riguardo al capitolo, recensite! ^^
 
Shyar

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Capitolo 3
*** Capitolo 2: Keyblade ***


Capitolo 2: Keyblade
 
I due amici sorrisero, convinti della loro scelta; Sight era eccitato e parlava velocemente con il proprio compagno, che, sotto la solita maschera, adesso sembrava sorridere a sua volta.
-Finalmente possiamo cominciare a contrattaccare, non mi sembra quasi vero..- mormorò ad un tratto l’uomo moro, sospirando. –Dopo quasi tre anni..-
Angelica inclinò la testa, leggermente confusa: stavano cercando dei Keyblader da così tanto tempo? L’amico la osservò per qualche secondo, chiedendosi cosa stesse pensando, ma lei intercettò il suo sguardo e si sforzò di sorridergli. Il ragazzo inarcò un sopracciglio e fece per chiederle il motivo di quel falso sorriso, quando i due uomini si avvicinarono loro, richiamando subito l’attenzione dei due.
-Vi spiegherei tutto in questo momento, ma credo che siate stanchi- accennò il moro, anche se lui non dava assolutamente l’idea di esserlo: sembrava talmente su di giri che i due ragazzi si chiesero se sarebbe riuscito a dormire, quella notte. In ogni caso, i due Keyblader annuirono. -Chiederò a qualcuno di accompagnarvi nella vostra stanza..- disse e fece per incamminarsi verso la porta, ma il Keyblader lo fermò.
-Non si preoccupi, possiamo arrivarci da soli- disse, calmo, dando un’occhiata alla propria compagna, che annuì. L’uomo sospirò, indeciso, come temendo che ci fosse qualche pericolo all’interno del complesso, ma Aaron lo precedette nella sua risposta, sospirando.
-Va bene, andrete da soli - decise, risoluto, mentre l’altro gli lanciò un’occhiata assassina, adirato. Il fulvo ridacchiò, pensando da quanto tempo non vedesse più quell’espressione. –Su, Sight, sai meglio di me che non può accadere nulla qui dentro: non c’è motivo per non lasciarli fare- spiegò, tentando di ottenere il permesso del compagno: quando Sight si metteva in testa una cosa, non c’era nulla che gli potesse far cambiare idea.. almeno fino a quel momento.
Il moro sospirò, guardando nuovamente i due ragazzi: stavano sorridendo, tranquilli, sembravano piuttosto fiduciosi e, molto più probabilmente, desiderosi di curiosare tra tutti quei corridoi che avevano appena intravisto andando in quella stanza. Sorrise a quel pensiero, decidendo.
-E va bene..- disse, simulando un tono rassegnato, quasi esagerando un po’ con l’interpretazione. -Mi raccomando, domattina dovrete svegliarvi presto, avete capito?- domandò. I due Keyblader annuirono, ringraziarono e infine uscirono dalla stanza, richiudendo la porta di metallo, ma non prima che Sight avesse augurato loro buonanotte.
Nel lungo corridoio grigio adesso non c’era più nessuno ed erano stati accesi dei pannelli luminosi lungo il pavimento.
-Ma perché? A me sembrano inutili- accennò la ragazza, chinandosi per toccarne uno: non era assolutamente caldo e la luce non arrivava smorzata; si chiese di che materiale si trattasse. L’amico fece spallucce, sospirando.
-Domattina lo chiederemo, se ce ne ricorderemo- rispose, stiracchiandosi un po’. La castana si tirò su, cominciando ad incamminarsi, cercando con gli occhi la stessa porta di vetro che avevano attraversato prima. Shad la seguì subito, impegnandosi nella ricerca.
Camminarono per un po’, ma non riuscirono a trovare nessuna porta che fosse uguale a quella che avevano varcato. Sospirarono contemporaneamente: forse avrebbero dovuto dare ascolto a Sight.. Shad inclinò di poco la testa: gli era sembrato di vedere qualcosa.. Corse poco più avanti, indicando poi all’amica una porta, sorridendo; lei lo raggiunse: non era sicura che fosse la stessa, ma almeno era di vetro. Entrarono.
Si trovarono in un enorme salone, con moltissime sedie di colore blu scuro disposte davanti ad un palcoscenico. Lì sopra era stato appeso uno schermo per le proiezioni e, più vicino al bordo del palco, c’era un podio in legno con il simbolo della KSC. I muri erano adornati con dei tendoni abbinati alle sedie e al sipario, in quel momento aperto.
I due si guardarono un po’ in giro, spaesati, convinti di aver trovato la strada giusta fino a pochi secondi prima. Il moro sospirò, lasciandosi cadere su una delle sedie più vicine al palco, mentre la compagna rimase più indietro, osservando intensamente il podio.
-Cosa stai guardando?- le chiese lui, voltando appena il volto per scorgerla; lei si morse il labbro inferiore. Vedendo l’amica completamente immobile, il ragazzo si voltò del tutto, guardandola. –C’è qualcosa che non va?-
La Keyblader sospirò, avvicinandosi di qualche passo e sedendosi qualche posto più indietro di lui.
-Io..-
In quel momento sentirono il rumore di qualcosa che sbatteva. I due ragazzi scattarono immediatamente in piedi, guardandosi: negli occhi di entrambi c’era paura, la stessa che li aveva animati poche ore prima. Corsero fino al palco, ci salirono e si nascosero dietro al pesante sipario.
Trattennero il respiro per qualche secondo, vedendo entrare un uomo dalla porta di vetro. Si guardò un po’ in giro, si stirò una piega sulla divisa e poi se ne andò; solo quando i due furono certi che non li potesse più vedere, ripresero a respirare.
-Direi di andarcene di qui..- mormorò Shad, per sicurezza; lei si mostrò subito d’accordo. Scesero le scale del palco, attraversarono di nuovo la sala ed uscirono.
Per un attimo la ragazza ebbe un attacco di panico, vedendo solo oscurità, ma un tocco del compagno la fece calmare.
-Se hanno spento le luci, dev’essere scattato il coprifuoco- le mormorò l’amico, tranquillizzandola. –Però adesso sarà ancora più difficile tornare nella nostra camera..- accennò. In quel momento l’unica fonte d’illuminazione erano i pannelli luminosi del pavimento, che rasentavano le pareti del corridoio, dividendosi poi per ogni diramazione.
La ragazza prese un respiro profondo, chiudendo per qualche secondo gli occhi.
-Forse dovremmo tornare da Sight e chiedere di accompagnarci..- disse lui, guardandosi un po’ attorno; Angelica scosse il capo senza nemmeno pensarci due secondi.
-Non riusciremmo a tornare sui nostri passi- concluse, pessimista, però il moro non ebbe dubbi sul fatto che avesse ragione. Sospirò, tentando di guardarsi attorno. C’era un’altra porta lì vicino, sempre di vetro, ma vedeva provenire dal suo interno una luce soffusa. Toccò la spalla della compagna, facendola girare verso di lui, indicandole in seguito ciò che aveva trovato: se non fosse stata quella giusta, almeno avrebbero avuto un po’ più di luce. Lei annuì, avvicinandosi. Il passaggio, inaspettatamente, rimase chiuso; il ragazzo inarcò un sopracciglio, pensando.
-Forse hanno tolto l’energia- accennò la castana, toccando la porta. -Qui c’è una specie di maniglia..- accennò: toccando la superficie si era accorta di una rientranza. Tirandola di lato, aprì il portone.
Si voltò verso il compagno, soddisfatta, e sorrise. L’amico le sorrise di rimando ed entrò con lei, chiudendo poi l’entrata dietro di loro.
D’un tratto videro cambiare tutto l’ambiente attorno a loro: il pavimento divenne un morbido manto d’erba, punteggiato di fiori colorati, quasi fosse un tappeto ricamato, e le pareti si trasformarono in un cielo notturno, pieno di stelle luminose. La castana si lasciò sfuggire un’esclamazione di meraviglia, fissando per qualche tempo quella ‘magia’, mentre Shad sorrise, non aspettandosi nulla di meno da quella strana società. Provò a sedersi: la sensazione era proprio quella di essere su un vero prato e poteva persino sentire l’odore dei fiori lì vicino. Rilassato, si sdraiò, mettendosi le mani dietro la testa, e cominciò ad osservare le stelle. La Keyblader, passata un po’ la sorpresa, gli si sedette accanto, sospirando; sperava che almeno quella volta avrebbero potuto evitare di correre a nascondersi da qualche parte.. anche perché, pensò, non c’era alcun nascondiglio.
-Angelica.- chiamò il moro, voltando la testa per poterla guardare. Non ripeté la stessa domanda di poco prima, era certo che la ragazza non l’aveva dimenticata: infatti quella sospirò. Per un po’ non riuscì a rispondere: in fondo sperava che il suo amico si arrendesse e cambiasse argomento. Ma in verità sapeva già che ciò non sarebbe mai accaduto: fin da subito le era sembrato un tipo molto testardo..
Chiuse gli occhi e si lasciò cadere sul prato, a braccia aperte. Si accorse in quel momento che stava cominciando a soffiare il vento, che le scompigliò un po’ il ciuffo. Lasciò che la corrente d’aria le accarezzasse il viso per qualche secondo, infine sospirò, arrendendosi.
-Prima.. quando eravamo con Sight e Aaron- mormorò adagio lei, temendo che qualcuno a parte Shad potesse sentirla, -non ti è parso di essere costretto ad accettare?- gli chiese. Il moro chiuse gli occhi a sua volta, concentrandosi sul rumore del vento. Poi li riaprì.
-Sì, anche io ho avuto la stessa sensazione- le rispose, calmo. Stava tentando di imitare la voce calma di Sight, ma non era mai stato bravo in questo genere di cose; in ogni caso, per sua fortuna, Angelica non diede segno di accorgersi del suo tentativo fallito. Lei rimase semplicemente in silenzio, immersa nei propri pensieri.
-Però- continuò il ragazzo, -la mia scelta non ha avuto nulla a che vedere con il fatto di essere costretto o meno. Se combattere con questa società mi può aiutare ad avere vendetta, allora lo farò- disse, risoluto, stringendo un pugno. Angelica si alzò a sedere, guardando il suo compagno.
-Vendetta..-ripeté lei, lo sguardo perso nel vuoto. Tremò un momento, come se scossa da un singhiozzo, ma poi prese un respiro profondo e si aggrappò ai fili d’erba, che, strappati dal prato, rimasero nel suo pugno chiuso.
-Quello è solo il mio traguardo personale. Tu non devi essere costretta a volere lo stesso- le disse, sicuro. –Tu hai un altro obiettivo, giusto?-
La Keyblader annuì leggermente, sospirando di sollievo. –Voglio solo che non si ripeta mai più una cosa del genere. Questa è l’unica cosa che desidero- gli rispose. Era sicura, finalmente, di aver fatto la scelta giusta. Avrebbero aiutato Sight e la Keyblader Search Company e avrebbero fermato la guerra. Si voltò verso l’amico, che aveva gli occhi scuri puntati su di lei, cercando di comprendere suoi pensieri.
-Potrebbe non essere facile- accennò, non trattenendosi: quel tipo di obiettivi non venivano sempre raggiunti. Ma la ragazza gli rivolse il suo sguardo più convinto.
-Lo so. E’ per questo che farò del mio meglio. Non posso permettere che altre persone soffrano come noi due- disse, senza alcuna esitazione nella propria voce, in quel momento ferma, da persona matura che aveva preso la propria decisione, non senza aver valutato prima i rischi. Shad le sorrise, tranquillo.
-Ricorda queste tue parole- concluse; la compagna annuì e lasciò finalmente andare i fili d’erba che le erano rimasti in mano, per poi sdraiarsi vicino all’amico. Chiuse gli occhi, concentrandosi sul movimento del vento.
 Per qualche minuto nessuno dei due si mosse, tanto che il moro pensò che Angelica si fosse addormentata. Fece per scuoterla, quando un rumore dietro di sé lo fece sobbalzare; si voltò.
Era entrato qualcuno, una figura alta e imponente, ma non riuscì a riconoscerla perché era in controluce.
-Immaginavo che vi foste persi- disse quella, ridacchiando; il ragazzo tirò un sospiro di sollievo, riconoscendo la voce di Aaron. Angelica aprì di scatto gli occhi, tirandosi a sedere e voltandosi verso il fulvo. –Non vi ho trovato nella vostra camera, quindi ho cominciato a cercarvi. Non siete andati molto lontano dalla sala riunioni- accennò.
I due amici si alzarono in piedi contemporaneamente e la castana fece per scusarsi con l’uomo, ma questi la fermò con un gesto della propria mano. –Almeno ci avete provato da soli- concluse, voltandosi e, senza dire una sola parola, uscì dalla stanza. I due lo seguirono immediatamente, non volendo perdersi di nuovo.
Con molto disappunto dei Keyblader, la loro camera era a meno di un minuto di camminata da dove si erano fermati: entrambi pensavano di essere andati molto più lontano di così.. La ragazza sospirò, imbarazzata.
-Arrivati- accennò Aaron. –Sono le due del mattino; se andate a letto subito, magari riuscirete a riposare un po’. Buonanotte- augurò; si voltò e se ne andò senza nemmeno dare il tempo ai ragazzi di rispondere al saluto. Il moro non aspettò un secondo di più: aprì la porta e si diresse a passo di carica verso il primo letto, lo stesso dove si era già sdraiato poco prima. L’amica lo raggiunse subito dopo aver chiuso la porta. Si sdraiò sull’altro letto e si tolse gli occhiali, per poi appoggiarli sul comodino lì vicino. Si sistemò per bene, affondando il volto nel cuscino, quando si accorse che Shad continuava a fissarla.
-Cosa c’è..?- mormorò, cominciando a sentirsi assonnata. Il ragazzo parve pensarci qualche secondo, ma poi scosse il capo, sorridendo.
-Nulla, tranquilla. Spengo la luce- annunciò, per poi schiacciare l’interruttore. La stanza piombò in un buio confortevole e ad entrambi i ragazzi sembrò di essere ancora nella propria casa, nel proprio letto. Angelica sospirò, scacciando quel tipo di pensieri.
-Buonanotte- sussurrò, chiudendo poi gli occhi. Il moro le augurò lo stesso, per poi cercare di mettersi a suo agio in un letto a cui non era abituato.
 
Venne svegliato da un forte rumore proveniente dall’altra parte della stanza, lo stesso che nel suo sogno aveva avuto l’apparenza di un’esplosione. Tirò un sospiro di sollievo. Angelica aprì gli occhi qualche secondo dopo, senza tuttavia riuscire a capire cosa stesse succedendo.
-Shad..?- mormorò, con la voce ancora impastata dalla notte. Il ragazzo sospirò, alzandosi; gli girò la testa per un momento e fu costretto ad appoggiarsi al muro per non perdere l’equilibrio. La ragazza lo guardò dal proprio letto, preoccupata, mentre i colpi alla porta continuavano.
-Stai bene?- gli chiese, mettendosi a sedere. Il moro si voltò, annuendo, poi si staccò dal muro e andò alla porta. Aprì.
-Temevo non mi apriste più- sorrise Sight, felice. Appena osservò le espressioni stupite e un po’ stranite dei due ragazzi rise, appoggiandosi allo stipite. –So che siete andati a letto tardi, ma oggi dobbiamo cominciare il vostro addestramento- disse, non perdendo nemmeno per un attimo il proprio sorriso. –Potrei entrare? Probabilmente vi dovrete ancora sistemare, non è vero?-
Shad annuì, facendosi da parte; l’uomo lo ringraziò, entrando, e salutò anche la ragazza, ancora un po’ assonnata, che ricambiò il saluto con qualche secondo di ritardo, alzandosi. Sembrò quasi ubriaca, all’inizio, ma poi prese a camminare normalmente. L’uomo si sedette sul divanetto, aspettando, le braccia incrociate, mentre guardava il notiziario del mattino dal televisore.
Angelica, strofinandosi gli occhi, si avvicinò al compagno, intento ad osservare lo schermo. Gli tirò un lembo del gilet, ottenendo la sua attenzione.
-Vuoi andare prima tu?- chiese lei, mormorando. Il moro scosse il capo, facendo segno con la mano che sarebbe andato dopo. La Keyblader annuì e sparì nel bagno.
La stanza piombò in un silenzio quasi assoluto, interrotto solo da alcuni lievi rumore provenienti dal televisore e dallo scrosciare dell’acqua, che comunque si sentiva a malapena. Con un sospiro, Sight si voltò, guardando negli occhi il ragazzo.
-C’è qualcosa che non va?- gli chiese, sorridendogli, conciliante. –Se hai ancora qualche dubbio su di me, o sulla società, puoi dirmelo tranquillamente- continuò. Il Keyblader sospirò a sua volta, rivolgendo di nuovo lo sguardo al televisore, e scosse il capo.
-Sono state distrutte altre città?- chiese, il tono della voce serio, non distogliendo lo sguardo; all’uomo sembrò quasi che avesse paura, ma alla fine scacciò quel pensiero. Ci pensò su un momento.
-Sì, una piccola cittadina, poco lontana da dove abitavi- rispose, abbassando lo sguardo. –Abbiamo già inviato una squadra di soldati agli ordini di Aaron: crediamo che sia possibile fermare l’attacco, se saranno abbastanza veloci- accennò. Non riuscì ad impedirsi di ripetere tutta l’operazione a memoria, nella propria mente.
-Se vi serviamo per fermare la guerra, perché non ci avete mandati con loro?- domandò il ragazzo, con il tono di voce un po’ alterato. –Potevamo aiutare-.
A quelle parole, Sight si alzò e si diresse di fronte a lui, osservandolo con i suoi occhi azzurri, in quel momento duri come il ghiaccio. Il Keyblader non riusciva a smettere di guardarlo.
-Finché non avrete imparato un po’ a maneggiare le vostre armi, non possiamo permetterci di mettere a repentaglio la vostra vita. Per questo il vostro addestramento inizia adesso- spiegò, non distogliendo lo sguardo nemmeno per un attimo. In quel momento la ragazza uscì dall’altra stanza, pulita, in ordine e finalmente sveglia. Sight sorrise al ragazzo, convinto che avesse capito, rivolgendosi poi alla castana.
-Buongiorno, Angelica- rise, avendo notato lo sguardo adesso più sveglio di lei, che arrossì all’istante, ma sorrise comunque, ricambiando il saluto. Shad andò velocemente nel bagno, non volendo perdere altro tempo.
-E’ successo qualcosa?- chiese la Keyblader all’uomo, preoccupata, ma questi scosse il capo, tranquillizzandola. Lei tirò un sospiro di sollievo, rilassandosi.
Dopo pochi minuti il ragazzo era già uscito dalla stanza da bagno, pronto per andare. L’uomo moro schioccò la lingua, essendo soddisfatto della sua velocità, e invitò i due ragazzi a seguirlo. Lasciarono la stanza e si incamminarono verso il corridoio principale.
-Se avete fame, possiamo fermarci in mensa a fare colazione- propose Sight, ma entrambi i ragazzi rifiutarono: Shad sapeva che non avevano tempo da perdere, mentre la compagna era troppo emozionata all’idea di cominciare l’addestramento. L’uomo sorrise, per poi cominciare a correre lungo il corridoio; i ragazzi rimasero stupiti per qualche secondo, ma poi lo seguirono senza altre esitazioni.
L’uomo moro si fermò solo quando arrivò in una parte di complesso particolare, in cui ogni stanza sembrava protetta da porte blindate. Si fermò davanti a quella su cui era stato dipinto il numero tredici e schiacciò una serie di tasti di una tastiera alfanumerica, componendo una password. La porta si aprì di scatto e i tre entrarono.
Si trovarono in una grande stanza circolare, divisa in due parti da una parete di vetro: la prima, quella in cui c’erano loro, conteneva un computer e una serie di schermi, mentre la seconda parte era completamente vuota.. anzi no, c’erano delle piccolissime telecamere nascoste nei muri, pronte a riprendere qualunque cosa da ogni angolazione.
Sight si sedette davanti al computer, mettendosi comodo in una sedia di pelle nera, sembrando completamente a suo agio in quell’ambiente. Respirò a fondo, avvertendo l’odore della pelle della sedia, e ascoltando il rumore del macchinario che aveva messo in funzione. Sorrise.
-Allora, decidete un luogo in cui vorreste allenarvi- disse, rivolto ai ragazzi, che si guardarono. Il Keyblader si illuminò, mentre la compagna sembrò un po’ in difficoltà.
-La cima di un palazzo, di notte- propose il ragazzo, sicuro. Angelica lo guardò, facendo una smorfia.
-Non è difficile? Non vedremmo nulla..- accennò, guardando poi l’uomo, che annuì.
-Concordo. Per dei principianti è un po’ impegnativo. Però già da domani si potrebbe provare, anche perché potrebbe capitarvi di combattere durante la notte- spiegò Sight, rivolto ad entrambi, ma solo il moro annuì. L’uomo premette qualche tasto sulla tastiera del pc, finché lo schermo non si illuminò, mostrando solo una schermata nera; sospinse i due ragazzi verso la parete di vetro ed attraversarono una piccola porta trasparente.
Passata questa, si trovarono in una radura circondata da un fitto bosco, da dove provenivano rumori di foglie mosse dal vento e da uccelli che cantavano seguendo melodie tutte loro. Il cielo sopra di loro era coperto di nuvole, come se avesse dovuto piovere. Facendo qualche passo, si stupirono di come sentissero completamente a loro agio in quel luogo.
-Vi piace?- domandò Sight, osservando le espressioni meravigliate dei due ragazzi, che si voltarono immediatamente verso di lui, annuendo. –Perfetto-.
Superò di qualche passo i Keyblader, guardandosi nel frattempo un po’ intorno, poi si volse verso di loro ed assunse un’aria seria,  schiarendosi la voce.
-Prima di cominciare l’addestramento effettivo, volevo farvi conoscere la struttura della nostra società, dato che ieri sera non ne ho avuto il tempo- accennò, guardando negli occhi ognuno dei due, concentrati su di lui. –A capo della Keyblader Search Company c’è il Direttore, è la persona che ha più potere. Dopo ci sono io, il Superiore, che ha il compito di addestrare i Keyblader e pianificare e guidare le missioni-.
Angelica si aspettava che Sight avesse un grado molto alto, da come si erano inchinati tutti quanti, ma di certo non si aspettava che fosse così tanto importante e lo stesso pensò l’altro Keyblader, che riuscì a nascondere però l’ammirazione che provava nei suoi confronti: non solo aveva salvato la sua compagna, ma era riuscito ad arrivare così in alto..
-Subito dopo ci sono gli Specialisti. In tutto sono sei, ma i più importanti sono tre; Aaron fa parte di questi. Tutti noi comandiamo un esercito molto vasto, formato prevalentemente da soldati di fanteria- concluse, sorridendo. I due Keyblader annuirono, avendo capito. –Bene, adesso possiamo cominciare-.
Si avvicinò di qualche passo, stendendo il braccio destro davanti a sé. Chiuse gli occhi; era da un po’ di tempo che non usava la procedura più lunga, sarebbe stata un buon ripasso anche per lui. Sentì che l’aria cominciava a smuoversi vicino a lui, muovendogli i capelli. ‘Che bella sensazione..’ pensò, rilassandosi. Cercò con la mano destra l’impugnatura della propria arma e, quando ebbe la sensazione di averla toccata, strinse la mano e aprì gli occhi; l’arma mistica comparve nella sua mano.
Shad inclinò di poco la testa, non riuscendo a capire da dove fosse apparsa la chiave blu; si avvicinò di poco, continuando ad osservare.
-Sembra difficile, eh?- rise l’uomo, divertito. –Non lo è affatto. Le prime volte avrete qualche difficoltà, ma è normalissimo- li tranquillizzò, ottenendo la loro attenzione. Fece sparire di nuovo il proprio Keyblade.
-Per adesso è meglio se vi limitiate a far apparire la vostra arma dalla posizione più facile. Stendete il braccio destro davanti a voi- ordinò; i due ragazzi obbedirono. La ragazza non osò alzare lo sguardo sul Superiore, imbarazzata, e tentò di concentrarsi sulla propria mano.
-Chiudete gli occhi- mormorò. Quando i due lo fecero, si concesse un sospiro: era agitato? Ridacchiò nella propria mente, pensando alla prima volta che lui aveva invocato la sua arma.. Stop. Non distrarti, Sight.
-Dovete immaginare una chiave, un’arma simile alla mia- disse, la voce ferma. –Le vostre chiavi sono più belle, più eleganti e molto più potenti della mia copia. Dovete riuscire ad immaginare questo tipo di arma-. Si fermò per qualche secondo. Angelica corrugò le sopracciglia, sforzandosi di fare quanto richiesto; il suo compagno, invece, si mosse appena, concentrato.
-Appena avrete trovato il vostro Keyblade, voglio che lo cerchiate nell’aria con la vostra mano. Quando lo trovate, afferratelo-.
Shad prese un respiro profondo, stringendo la mano sinistra in un pungo, cercando ancor più concentrazione. Dopo pochi secondi fu avvolto dalla stessa aura che poco prima aveva circondato Sight. Questi sorrise.
Il ragazzo disegnò un cerchio nell’aria con la propria mano, finché, veloce, non la chiuse. Un raggio di luce invase la stanza, accecando per un po’ l’uomo moro. Quando si accorse che la luce era sparita, il Keyblader aprì gli occhi.
L’arma che teneva in mano era molto simile a quella del Superiore: la forma era sempre quella di una chiave, con l’elsa in nero, la guardia in oro e la lama in argento, luccicante alla luce del sole. Alla fine dell’elsa si trovava una lunga catenella che terminava in uno strano ciondolo a forma di un rombo a metà.
-Angelica, non aprire gli occhi- ordinò l’uomo, sorridendo al moro, che stava ancora osservando il proprio Keyblade.
-Puoi farcela anche tu- accennò Shad, incoraggiando la compagna che, ad occhi chiusi, sospirò e sorrise.
Per un minuto non si sentì nulla, quando all’improvviso, il vento avvolse la ragazza, che aggrottò le sopracciglia, concentrata. Mosse la mano di pochi centimetri e la chiuse immediatamente: il Keyblade comparve nella sua mano.
Aprì gli occhi marroni, stupita, girando e rigirando la chiave, che era identica a quella del compagno, se non per il ciondolo: il suo era bianco, di forma semi-ellittica. Il Superiore ridacchiò, soddisfatto.
-Siete stati bravi- li lodò, sorridendo, mentre i ragazzi stavano guardando uno l’arma dell’altra, stupiti. Certo non avevano mai visto una cosa del genere, sembrava una magia. L’uomo alzò gli occhi al cielo, sospirando, divertito, per poi tossire rumorosamente per attirare la loro attenzione; ci misero un po’ a sentire il richiamo, ma almeno si riscossero.
In quel momento alcune gocce cominciarono a cadere dal cielo, finché non iniziò un vero e proprio acquazzone. Sight sgranò gli occhi, incredulo, guardando un piccolo monitor estratto dalla propria tasca. Balbettò un ‘non è possibile’, poi arrossì, imbarazzato.
-Ehm.. scusate.. ho sbagliato ad impostare la difficoltà..- farfugliò; i due ragazzi risero, godendosi nel frattempo la sensazione delle gocce che cadevano su di loro.
-A me piacerebbe provare così- disse Angelica, felice di quel cambio di tempo, così come il Keyblader, che annuì.
L’uomo tirò un sospiro di sollievo e non riuscì a nascondere un sorriso di soddisfazione.
-Fatemi vedere un momento come impugnate la vostra arma- accennò, mentre i due obbedirono; si avvicinò prima al ragazzo, che aveva un modo di impugnare il Keyblade molto simile all’uomo, poi andò dalla castana, che aveva una presa molto meno salda. Si raccomandò di stringere bene la chiave, poi si allontanò. –Direi che potete cominciare a fare un po’ di pratica. Di solito le reclute si divertono di più se combattono tra di loro, perciò io starò qui ad osservarvi; interverrò solo quando noterò un errore da parte di uno dei due- spiegò, appoggiandosi poi ad un albero non molto distante.
La ragazza ridacchiò, eccitata, e indietreggiò con qualche salto, mettendosi in posizione; Shad la squadrò, serio.
-Sei pronta?- le chiese, puntandole contro il suo Keyblade. Lei rise.
-Possiamo cominciare non appena sei pronto anche tu-.
-Non mi tratterrò- accennò lui, mentre un sorrisetto divertito prese il posto dell’espressione di poco prima. Angelica deglutì, aggrottando le sopracciglia, concentrata. –Nemmeno io-.
Il ragazzo prese un respiro profondo.
-In guardia!-


Angolo dell'autrice:

Finalmente il secondo capitolo! 
Chiedo scusa per la lunga attesa, ma sono stata un po' impegnata con la scuola (maledetti corsi di recupero.. ;_;) e ho avuto anche un momento di blocco dello scrittore.. ^^"
Dunque.. capitolo tranquillo, da qui in poi i nostri Keyblader cominceranno a fare sul serio! 
Se il capitolo vi è piaciuto o avete qualche critica a riguardo, ditemi pure! ^^

Shyar

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Capitolo 4
*** Capitolo 3: Terremoto ***


Capitolo 3: Terremoto
 
La ragazza si gettò contro il suo compagno, tenendo l’arma bassa, e gli sferrò un fendente, subito bloccato dalla sua chiave; le indirizzò un calcio, che riuscì a schivare per poco, stringendo i denti. Fecero entrambi forza sulle armi, guardandosi negli occhi, decisi a non cedere.
Shad si inumidì le labbra, nervoso: erano troppo vicini..
Lei colse al volo la sua distrazione: fece sparire velocemente la sua chiave, scattando verso destra e lo colpì con un calcio dietro alle ginocchia, che cedettero;  il Keyblader cadde in ginocchio e la castana gli puntò contro la propria arma, apparsa di nuovo nella sua mano.
Sight ridacchiò alla vista di quella scena, guadagnandosi un’occhiata assassina dal ragazzo, sentendosi umiliato, guardando in seguito verso la ragazza. Lei arrossii: non aveva assolutamente idea di come avesse fatto.
La castana sospirò, fece sparire il Keyblade e gli tese una mano per aiutarlo a rialzarsi, ma lui ghignò, le prese la mano e la gettò a terra, usando le proprie gambe per bloccare le sue, e le puntò la lama della sua arma contro la gola.
Angelica aggrottò le sopracciglia, osservando velocemente la loro posizione; con tutta la forza che aveva si voltò e lo fece cadere, alzandosi subito dopo e portando la lama del Keyblade davanti al suo petto.
Il moro si rialzò, correndo verso di lei e alzando la sua chiave per colpirla, ma parò il colpo e contrattaccò con un fendente basso, che venne subito bloccato. L’amico fece forza sulla propria arma, rompendo la difesa della compagna e facendola cadere all’indietro, mentre si gettò di nuovo verso di lei, che sbuffò, saltando in piedi, e prese a correre contro di lui, quando Sight mise la propria chiave blu tra il Keyblader e la castana, che, fermandosi di scatto, perse l’equilibrio, cadendo a terra.
-Quando attaccate siete troppo istintivi e non guardate con attenzione i vostri movimenti- disse, sospirando ed abbassando la propria arma. –Shad, rimettiti nella posizione in cui eri poco prima, per favore-.
Il ragazzo obbedì, alzando la propria chiave. Il Superiore diede un leggero colpetto con la spada-chiave sul fianco dell’allievo. –Angelica, aveva lasciato un’apertura. Anche prima aveva commesso lo stesso errore, e anche tu, ma nessuno dei due se n’è accorto- disse, allontanandosi di un passo e facendo sparire l’arma. I due ragazzi si guardarono, sconvolti: li aveva raggiunti in un secondo? Di meno?
L’uomo ridacchiò, divertito dalle loro espressioni. –Forse non si direbbe, ma sono abbastanza veloce- accennò, sicuro di ciò che i propri allievi stessero pensando. In fondo, non erano le prime matricole che rimanevano stupite dalla sua velocità e di sicuro non sarebbero stati gli ultimi.
Angelica si riscosse, rendendosi improvvisamente conto di essere completamente fradicia dalla testa ai piedi e che anche i suoi occhiali erano pieni di gocce d’acqua. Sospirò.
Sentì una debole voce e alzò di scatto la testa. A giudicare da come la stavano guardando, nessuno dei due aveva parlato. La ragazza aggrottò le sopracciglia e sospirò di nuovo, alzandosi.
La vista le si annebbiò di colpo e dallo spavento si lasciò ricadere a terra, terrorizzata. Non riusciva ad avvertire nulla, né la sua mano destra, che doveva ancora stringere il Keyblade, né il pavimento sotto di lei. D’un tratto si ritrovò in un corridoio oscuro, senza nemmeno una minuscola luce ad illuminarlo. Sembrò passare quella che sembrava un’eternità, quando la terra sotto di lei cominciò a tremare. Urlò, spaventata, chiudendo gli occhi.
Quando li riaprii si trovò davanti Sight, con un’espressione preoccupata sul suo volto; la abbracciò, mentre lei si accorse di star tremando come una foglia.
-Fai un respiro profondo, Angelica.. calmati, non è successo nulla..- le sussurrò e la ragazza obbedì, sapendo di non poter fare altrimenti. –Se te la senti, dimmi ciò che hai visto, per favore..- le chiese in seguito, sciogliendo l’abbraccio. La guardò negli occhi, stavolta la sua espressione era rassicurante e per niente arrabbiata.
-Un corridoio.. e la terra stava tremando..- mormorò la Keyblader con voce flebile, abbassando lo sguardo sulla propria chiave, ancora stretta nella mano. Il compagno si avvicinò ai due, perplesso.
-Cos’è successo?- domandò, inarcando un sopracciglio. In un primo momento era stato preoccupato per l’amica, ma il Superiore aveva immediatamente dato segno di sapere cosa stava succedendo alla sua compagna.
-Ha avuto una visione, Shad- spiegò in fretta l’uomo, alzandosi. –Vi spiegherò il resto dopo, adesso è necessario avvertire..-
In quel momento l’allarme del complesso cominciò a suonare, assordando i tre con il rumore della sirena; l’uomo moro imprecò, mentre il paesaggio attorno a loro spariva.
-Seguitemi, veloci!- ordinò ai due, correndo fuori dalla stanza; il ragazzo tirò su l’amica e, tenendola per mano, lo seguì. Tutta la KSC era uscita dalle loro camere, ovunque fossero, e si ritrovava riversata nel corridoio principale. Avanzando faticosamente attraverso la folla, i due ragazzi ebbero modo di sentire le voci di corridoio dei vari soldati: c’era chi pensava fosse un’esercitazione (a quanto pareva, non ce n’erano state molte negli ultimi mesi) e chi invece sosteneva fosse un attacco nemico. Angelica tremò, era sicura non fosse nessuna di queste possibilità. Prese un respiro profondo, stringendo la propria mano sull’arma, che non era ancora scomparsa.
-Lucas, abbiamo un problema!- disse Sight, toccando il proprio auricolare. Si voltò per pochi secondi verso i due allievi, che, anche se con un po’ di difficoltà, lo stavano seguendo. –Sì sono qui con me-.
Una scossa improvvisa fece tremare l’intero corridoio; la Keyblader cadde a terra, non trascinandosi dietro per poco il compagno, e anche il Superiore si fermò, stringendo i denti. I soldati si misero in posizione d’attacco, non sapevano che cosa stesse succedendo. L’uomo raggiunse i due ragazzi, tentando di calmare un po’ Angelica, che aveva ripreso a tremare.
-Scusa, stiamo bene- mormorò il Superiore, diretto all’auricolare. –Non lo so, ma Angelica l’aveva visto..-
La Keyblader, ancora un po’ tremante, si alzò in piedi, facendo segno all’uomo di poter continuare. Quello fece un sospiro di sollievo, correndo di nuovo tra le fila di soldati; i due lo seguirono subito.
La seconda scossa arrivò pochi secondi dopo, ma non si fecero fermare; la ragazza strinse i denti, tentando di non ricordare di nuovo la visione. Shad le strinse la mano più forte, ricordandole che non era da sola, dopodiché accelerò il passo.
-Lucas, scosse stimate?- chiese velocemente l’uomo, aspettando la risposta. –Va bene, aprici!-
Si fermò di colpo davanti ad un grandissimo portone color panna, finemente decorato e dall’aria molto pesante. Lo aprì come se non pesasse più di una piuma, facendo cenno ai due ragazzi di entrare. Non appena obbedirono, entrò anche lui e si chiuse l’entrata alle spalle.
-Sight, finalmente!- lo riprese un uomo alto e muscoloso, dai corti e disordinati capelli neri,  mentre il compagno si diresse verso una seconda porta, stavolta di vetro, mentre i due apprendisti lo seguirono, come così Lucas.
Non appena entrarono, nonostante la situazione, non poterono fare altro che rimanere fermi sull’entrata, stupiti.
Tutto in quella sala era trasparente: il pavimento, il soffitto, le pareti, persino le scrivanie, disposte a cerchi concentrici su diversi livelli, a cui stavano sedute numerose persone, che stavano lavorando freneticamente. Attorno a loro ruotavano ogni tipo di ologrammi, da cartine della zona, a quelle della KSC, dall’elenco dei soldati in loco a quello delle armi disponibili in caso di attacco. Sulle grandi pareti della stanza ruotavano schede informativi su nemici e luoghi, e, al centro di tutto il locale, si trovava l’ologramma di un globo, con dei puntini rossi segnati sopra di esso.
Vennero riportati alla realtà da una terza scossa, che mandò in confusione per qualche secondo tutti i dispositivi in quella stanza, distorcendo ed eliminando ologrammi e schede. Angelica si aggrappò ad un angolo della scrivania più vicina, sentendosi girare la testa.
-Cosa sta succedendo?- domandò Sight non appena la scossa terminò, avvicinandosi a quello che sembrava il coordinatore del reparto; la sua divisa era diversa: mentre tutte le altre erano camici bianchi, il suo era grigio con alcuni riconoscimenti appuntati sulle spalle.
-A quanto pare dei nemici hanno tentato di avvicinarsi alla KSC dal sottosuolo, signore- rispose velocemente l’uomo, non fermandosi nemmeno per salutare il suo superiore, troppo preso da ciò che stava facendo alla sua postazione.
–E ci sono riusciti, dannazione!- sbottò Sight, passandosi nervosamente una mano tra i capelli, scompigliandoli. –Possibile che ci abbiano già rintracciati? Siamo qui da soli tre mesi!-
L’uomo scosse il capo, ingrandendo un’immagine sulla parete di fronte al Superiore: alcuni Heartless stavano tentando di sfondare la parete protettiva della base, ma con scarso successo. Erano pochi per poterci riuscire, considerata la loro statura, considerò il Keyblader, aggrottando le sopracciglia.
-Ci hanno trovato,  ma non riusciranno mai a passare, sono troppo deboli per riuscirci- accennò infatti l’uomo, diretto al Superiore, che sospirò.
Chiuse per qualche secondo gli occhi, facendo ordine nella propria mente. Non c’era nessuno a comandarli? Magari avrebbero potuto trovare chi aveva detto loro di attaccare la base e sconfiggerlo..
-Sight!- urlò la Keyblader, facendogli aprire di scatto gli occhi. –L’ultima!-
L’uomo fece appena in tempo ad urlare di proteggersi sotto alle scrivanie che la scossa arrivò, improvvisamente, scuotendo l’intera base. Sicuramente era molto più forte delle altre, pensò, stringendo i denti.
-Signore, una parte dell’ala est della base è stata distrutta!- avvertì l’uomo, con voce agitata. Sugli schermi, appena riaccesi, apparve una foto: le mura dell’edificio erano scomparse, l’unica cosa che adesso negava l’accesso ai nemici era la terra e qualche grande roccia. L’uomo sconosciuto imprecò, mentre Sight uscì di corsa dalla stanza, diretto al luogo dell’accaduto.
-Feriti e morti?- domandò Lucas, calmandosi. L’uomo voltò leggermente la mano sul proprio terminale, toccandolo poi subito dopo: apparvero tre schede, che dominarono sulla grande parete a destra.
-Questi tre fanti risultano dispersi ad un primo conteggio, è possibile che li abbiano già trovati- accennò l’uomo.
Una delle foto rappresentava un uomo adulto, di 36 anni, così diceva la scheda. William Gray, capelli lunghi e scuri, una bandana in testa ed un sorrisetto sul volto. La seconda era di Nathan O’Conwell, di 24 anni, capelli biondi un po’ ribelli, un sorriso seducente.
La ragazza sgranò gli occhi alla vista dell’ultima scheda: Nexen Abey, corti capelli castani, espressione tranquilla.
-Solo diciassette anni..- mormorò il Keyblader vicino a lei, sospirando. La castana lo guardò, a quanto pare avevano pensieri molto simili.. Il lampo di un’idea gli danzò negli occhi scuri, giusto il tempo che Angelica lo vedesse, poi tornarono ad oscurarsi.
L’uomo osservò i due ragazzi per qualche secondo, inarcando un sopracciglio, per poi tornare a guardare lo schermo.
-Qualcuno li sta già cercando?-
-Io, Lucas- rispose da qualche parte una voce, quella di Sight. –Abbiamo già trovato O’Conwell, non riporta nessuna ferita; la ricerca degli altri due fanti è ancora in corso- disse, con voce affannata.
-Cosa facciamo con i Keyblader? Devono rimanere qui con me?- domandò, senza nemmeno guardarli. Il Superiore sembrò pensarci per qualche secondo, poi disse velocemente qualcosa, forse avevano trovato un secondo fante, pensò il ragazzo.
-Rimandali nelle loro camere, ormai sanno dove si trovano- disse, distratto. –Vi aggiornerò se ci saranno novità- accennò, poi chiuse di fretta la comunicazione. Con essa, scomparve anche la scheda del fante ritrovato.
L’uomo a capo del centro di controllo annuì, soddisfatto, mentre i sistemi degli altri terminali cominciavano a ripristinarsi in seguito alla scossa.
L’uomo moro sospirò, lo avevano avvertito che quei due ragazzini erano davvero cocciuti, lo avrebbero implorato in ginocchio pur di rimanere lì. ‘Ma gli ordini sono ordini’ pensò, rassegnandosi. Si voltò verso i due ragazzi, che lo guardavano, seri.
-Seguite le direttive di Sight- si limitò a dire, poi tornò ad occuparsi degli ologrammi nella sala, cominciando a dare una mano per sistemare tutto. I due ragazzi sospirarono, sicuramente non sarebbero riusciti a fargli cambiare idea, così si congedarono ed uscirono dalla stanza.
Notarono immediatamente che in quella parte di corridoio non si sentiva il minimo rumore e non vedevano passare nessuno. Tutti erano andati sul luogo dell’incidente, così pensò il ragazzo, altrimenti qualcuno sarebbe pur dovuto passare di là, era il corridoio principale, dopotutto. La Keyblader stava guardando un punto imprecisato nel vuoto,  persa anche lei nei propri ragionamenti. Nonostante quello di tornare nelle loro camere fosse un ordine, nessuno dei due ragazzi aveva davvero intenzione di seguirlo, erano troppo preoccupati per farlo.
-Ma preoccupati per cosa..?- mormorò Angelica, sospirando. Da quando aveva avuto quella specie di premonizione si sentiva strana e non sapeva spiegarsene il motivo.
Il moro si voltò verso la compagna, tentando di capire che cos’avesse. ‘Sono preoccupato per quei fanti, ovviamente’, questa era la risposta che subito gli era saltata in mente e stava per dirla, quando d’un tratto non si era sentito più così sicuro: la vera risposta doveva essere un’altra..
-Forse ci sentiamo minacciati per via di quei nemici..?- sospirò di nuovo l’amica, stavolta voltandosi verso di lui. –E’ come se potessi percepire la presenza di qualcosa, vicino a noi, ma non so cosa.. e non so nemmeno spiegarmi come..-
In quel momento, una leggera scossa fece tremare di nuovo la base. La ragazza, spaventata, indietreggiò di qualche passo; il compagno la prese per un braccio, temendo che potesse cadere. Rimasero in quella posizione per qualche minuto, osservandosi l’un l’altra; dopo un po’, Shad la liberò dalla propria stretta. Si portò un dito alle labbra, facendole segno di rimanere in silenzio, poi la invitò a seguirlo. All’inizio proseguirono camminando, ma a poco a poco il ragazzo aumentò l’andatura, finché non si ritrovarono a correre per i corridoi, oltrepassando di un bel pezzo l’ala dove si trovavano i loro alloggi. La castana continuò a seguirlo senza dire una sola parola.
Si fermarono solo quando si ritrovarono entrambi ad ansimare per la corsa, in un luogo così silenzioso e vuoto da permettere ai due di sentire l’eco del proprio respiro accelerato.
-Perché qui?- chiese Angelica, appoggiandosi contro uno dei freddi muri grigi per riposarsi qualche secondo.
-Non si sa mai, la nostra stanza potrebbe essere sorvegliata- rispose lui, calmo, guardandosi in giro. –Siamo sempre dei Keyblader, no?-
L’amica annuì, comprendendo il suo ragionamento. Dopo aver girato per un po’ nell’ambiente circostante, il moro le si avvicinò e si appoggiò anche lui al muro.
-Credo che tu l’abbia già capito, ma per sicurezza lo dirò ad alta voce- mormorò, la sua voce era a malapena percettibile. –Se entro stanotte non avranno trovato i due fanti, ho intenzione di andare io stesso a cercarli- disse, i suoi occhi scuri trasmettevano sicurezza. La Keyblader annuì, aveva intuito giusto, poco prima.
-Vengo anche io-.
-Se ci scoprono, probabilmente ci puniranno. Sei pronta a questa eventualità?- le chiese il compagno; senza esitazione, lei annuì. –Perfetto- concluse lui, cominciando ad incamminarsi verso i loro alloggi. L’amica fece per seguirlo, quando un soffio d’aria gelida attraversò il corridoio, facendola tremare di freddo. Sternutì.
-Sei ancora bagnata?- si sorprese il Keyblader, voltandosi verso la compagna tremante.
-Lo sei anche tu, se è per questo..- borbottò lei, sternutendo di nuovo. Il ragazzo ridacchiò, avvicinandosi; si tolse il maglione nero, con tanto di spalline protettive ancora attaccate, e lo porse alla compagna. Angelica arrossì immediatamente, ma non potè fare a meno di osservarlo: aveva ancora indosso una leggera canottiera nera, che gli aderiva perfettamente al petto, mostrando i suoi muscoli e la sua figura snella.
-Su, mettitela- disse, sospirando. –O farai venire un raffreddore ad entrambi- concluse, ghignando. La ragazza si riscosse e prese delicatamente l’indumento dalle mani dell’amico, lo ringraziò e infine se la mise velocemente. In quanto maglione, aveva assorbito non poca acqua, ma era quasi completamente asciutto, al contrario della sua giacchetta azzurra. Il Keyblader annuì, soddisfatto, e si girò, cominciando a camminare nella stessa direzione di poco prima. L’amica sospirò, sistemandosi per bene il colletto del maglione. Inspirò profondamente, sorridendo.
‘Che buon profumo..’
-Angelica, cosa ci fai ancora lì ferma? Su, sbrigati!- la richiamò da lontano l’amico. Lei annuì, raggiungendolo.
Camminarono per un po’, quando la ragazza si fermò davanti ad una grande porta di vetro, pensando. La indicò.
-Shad, non è questa?- chiese, non essendo sicura. Il ragazzo la osservò, inclinando la testa, poi scosse il capo.
-La nostra si trova di fronte ad un secondo corridoio, ti ricordi?- le fece notare lui, indicando una seconda porta di qualche passo più avanti. La compagna sospirò, raggiungendolo.
Camminarono lentamente per il resto del tragitto, in quanto non erano lontani, ci avrebbero messo poco.
Quando aprirono la porta della loro camera, notarono immediatamente il buon profumo nell’aria, pareva di fiori.
I letti erano stati appena rifatti e un pacchetto era stato lasciato su ognuno dei due giacigli.
-Una divisa pulita..- mormorò il ragazzo, prendendo in mano la sua. –Vai subito a farti una doccia, poi andrò io. E non metterci troppo- avvertì in seguito, mentre la compagna annuì; lei prese la divisa pulita e sparì nella stanza affianco. Dopo pochi secondi il ragazzo udì il rilassante rumore dell’acqua che scendeva dalla doccia.
Aspettò per un po’, indeciso su cosa dovesse fare nel frattempo, quando si ricordò della televisione nella loro stanza. Si sedette sul divano, sospirando di piacere, finalmente si sedeva dopo ore passate in piedi, poi prese il telecomando e accese l’apparecchio. Era parecchio strano, nessuno presentava il programma, che sembrava tanto un telegiornale, ma c’erano solo informazioni varie che passavano velocemente per lo schermo, immagini e scritte confuse tra di loro. All’improvviso lo schermo si svuotò completamente ed apparvero le foto dei tre fanti scomparsi. Su una delle tre rappresentazioni c’era una spunta, che comparve anche sul compagno, William Gray. Shad sospirò. ‘Manca solo il diciassettenne..’ Non c’erano stati altri allarmi, quindi la situazione doveva essersi calmata un po’, ma ancora c’era un disperso..
In quel momento, l’amica uscì dal bagno pulita, ma sembrava ancora infreddolita: continuava a tremare, nonostante avesse indossato gli abiti asciutti.
-Non ti sarai ammalata sul serio..- sospirò il compagno, avvicinandosi a lei, e le mise una mano sulla fronte, spostandola di poco un paio di volte. –Non mi sembri calda..- Lei scosse il capo.
-Sto bene, tranquillo, mi devo solo scaldare un attimo- mormorò, non sottraendosi però al tocco dell’amico. –Piuttosto, li hanno trovati?-
-Uno sì, manca solamente Abey- rispose piano il Keyblader, guardando la compagna, che aveva un’espressione preoccupata. Entrambi avrebbero voluto aiutare con le ricerche, ma non lo avrebbero mai permesso.
-Vai a riposare un po’, io intanto vado a farmi la doccia- le consigliò lui, prese i vestiti dal letto e sparì nell’altra stanza. La castana abbassò lo sguardo. Si diresse lentamente verso il suo letto, lo disfò e si lasciò cadere tra le morbide coltri, coprendosi. Finalmente sentì il calore cominciare a pervaderla. Poggiò gli occhiali sul tavolino lì accanto, si sistemò per bene sul cuscino e chiuse gli occhi. Si sentiva troppo stanca..
Quando il ragazzo uscì dal bagno, asciutto e pulito, la trovò profondamente addormentata. Sospirò, ma non riuscì a reprimere un sorriso: rannicchiata sotto le coperte, sembrava così piccola e fragile, adesso che non impugnava la sua arma.. Le si avvicinò, come ipnotizzato, e si sedette sul suo letto, vicino a lei. Stette per qualche minuto ad osservarla dormire, sul viso della ragazza stava formandosi un leggero sorriso. Le spostò un ciuffo di capelli che le era finito davanti agli occhi, mettendoglielo con un tocco leggero dietro l’orecchio..
Il rumore della porta che si apriva lo fece scattare in piedi e, puntando la mano davanti a sé, evocò velocemente il Keyblade senza pensarci due volte.
-Chi va là?- disse, stringendo la presa sull’arma. Vide spuntare dietro all’uscio dei ciuffi rossi, così, quando Aaron spalancò la porta, rimase in silenzio, mentre l’uomo studiava la sua spada-chiave.
-Uhm.. hai già imparato ad evocarla, vedo- disse, sembrava soddisfatto del passo in avanti del ragazzo. Il moro la fece sparire, tornando ad osservare l’uomo.
-Già tornato dalla missione? Ce l’avete fatta?- domandò, forse un po’ troppo ad alta voce, preso dalla foga di chiedere; la ragazza dietro di lui gemette, ma non si svegliò.
-La missione è quasi completa, così ho lasciato il resto a Lloyd e sono tornato indietro non appena mi hanno avvisato delle scosse- rispose, mentre l’altro si sentì sollevato. Si chiese per un attimo chi fosse Lloyd, ma poi si disse che non aveva importanza. –Venite in mensa a mangiare, tra qualche minuto- concluse, uscendo dalla stanza. Il ragazzo sospirò, tornando a sedersi sul divano. Le ricerche erano ancora in corso. Fu ancora più sicuro della propria decisione.
 
La ragazza venne svegliata da un sommesso rumore d’acqua che scorreva. Ancora assonnata, si chiese se non stese piovendo, ricordandosi in seguito di non poter verificare questa ipotesi. Guardò l’orologio attaccato alla parete di fronte  a lei: erano le otto, molto probabilmente di sera, pensò. Si tirò lentamente a sedere per evitare capogiri e sbadigliò. Tentò in seguito di rassettarsi un po’ gli abiti, che non erano nemmeno così stropicciati come pensava. La porta del bagno si aprì improvvisamente e ne uscì Shad, a petto nudo e con solo un asciugamano a nasconderlo dal bacino in giù. La castana arrossì violentemente, voltando immediatamente la testa dalla parte opposta.
-Oh, buonasera- accennò lui, sorridendole. –Hai dormito così profondamente da mezzogiorno fino ad ora che temevo non ti svegliassi più- aggiunse, ghignando. Angelica borbottò qualcosa d’incomprensibile, ma poi lui rise, riportandole il sorriso sulle labbra. –Preparati, dobbiamo andare a cenare- concluse, facendo per togliersi l’asciugamano; la Keyblader corse nell’altra stanza, chiudendo a chiave la porta.
-Esagerata!- urlò l’amico, ridendo.
-Non si sa mai!- rispose di rimando la compagna, sicuramente stava ridendo anche lei, pensò il ragazzo. Shad si vestì velocemente. Si era già fatto due docce prima di quella, dato che aveva avuto molto, forse troppo tempo a disposizione per pensare al piano di quella sera, ed aveva bisogno di calmarsi.
-Angelica!- la chiamò, sistemandosi le protezioni sulle spalle.
-Sì?-
-Ne manca ancora uno!- riferì, sperando vivamente che non rispondesse. Infatti la ragazza rimase in silenzio, sapendo già cosa l’amico aveva voluto dirle con quella frase. Uscì poco dopo dalla stanza in ordine, i capelli pettinati alla perfezione e nessun segno del lungo riposino di quel pomeriggio. Il Keyblader schioccò la lingua in segno d’approvazione, soddisfatto, poi uscirono insieme dalla stanza.
Il corridoio era affollato da moltissimi soldati che avevano finito il loro addestramento e che, come loro due, si dirigevano verso la mensa. Sembravano migliaia, pensò la ragazza, tentata di aggrapparsi a Shad per non perdersi in quella folla. Lui invece, si trovava completamente a proprio agio tra quella fiumana di persone. Percorsero tutta la strada in poco meno di un quarto d’ora, tra gente che spingeva ed imprecava, e quando arrivarono temettero di non trovare più posto. Vagarono per qualche minuto per la sala, finché Sight non li vide e fece loro segno di sedersi con lui e lo specialista dai capelli rossi.
-Aaron mi ha riferito che sei riuscito ad evocare velocemente il Keyblade, bravo- disse il Superiore, riferito al ragazzo, che ringraziò, mentre l’amica sospirò, doveva essere accaduto mentre dormiva..
Parlarono per qualche minuto di cose inutili, di come fosse il tempo fuori dalla base (stava piovendo da quella mattina) e di come stavano invecchiando velocemente tutti gli specialisti.
-Beh, Zach e Seerin sono ancora molto giovani, però- fece notare il rosso all’amico, che rise, sapendo perfettamente che aveva ragione.
-Oh, che stupido..- esclamò in seguito, sorridendo. –Dobbiamo andare a prendere i nostri pasti, prima che finiscano i piatti migliori..-
-Ci sono anche qui le corse per i cibi più popolari?- domandò Angelica, curiosa.
-Ma certo, è normale. Di solito i primi a sparire sono le braciole di carne e i vari timballi, sono i più gettonati della società- spiegò, sembrava di buon umore. La ragazza abbassò lo sguardo, persa nei propri pensieri: sembrava una scuola, sembravano persone normali, non soldati..
Quando finalmente riuscirono ad arrivare al lungo tavolo dove servivano le pietanze, era rimasto solamente qualche piatto poco popolare. Shad decise di prendere del curry dolce col riso, l’amica un’insalata con tonno e uova, mentre i due uomini alcuni sandwich.
-Con cosa l’hai preso?- chiese il Keyblader, curioso, diretto al Superiore, che sorrise.
- Salmone e maionese- rispose, appoggiando il piatto sul tavolo. Aaron arrivò per ultimo e Sight cominciò a ridere di tutto cuore.
-Di nuovo?- domandò, tentando di calmarsi, senza tanto successo. I due amici si guardarono, perplessi, non avendo mai immaginato che il Superiore potesse ridere in quel modo. Lo specialista rimase in silenzio, sedendosi. –Sei lo stesso ragazzo di tanti anni fa!-
-Oh..- esclamò la Keyblader, avendo capito. Sorrise.
Un panino alla nutella.
 
Uscirono dalla mensa che era quasi notte, la maggior parte dei soldati se n’era già andata. Sight e Aaron tornarono nei loro alloggi, quasi lamentandosi di quanto fossero stanchi, ma non prima di aver raccomandato loro di non girovagare per la base, di andare immediatamente nella loro stanza. Loro, ovviamente, promisero, ma non ci fu bisogno di guardarsi per capire che il loro piano era ancora valido.
Appena furono certi di essersi allontanati di un bel po’ dai due uomini, cominciarono a correre veloci per i corridoi.
-Potrebbe esserci un meccanismo nascosto che bloccherà la porta della camera fino a domattina- ipotizzò Angelica, sospirando. L’amico ci pensò un po’ su.
-E’ possibile..-
-Voglio prima prendere un paio di cose- accennò poi la ragazza. –Una torcia, prima di tutto: non possiamo vagare al buio come ieri, dobbiamo avere qualcosa del genere in caso di bisogno. E poi anche.. delle bende. Mi pare di averne viste alcune in bagno- mormorò, persa per qualche secondo nei propri pensieri.
-Quando arriveremo, non dobbiamo chiudere la porta alle nostre spalle: se c’è qualcosa, sigillerò la stanza solo quando saranno certi che ci sia qualcuno all’interno-. Lei annuì, mostrandosi d’accordo.
Appena arrivati, Angelica si fiondò subito dentro, mentre il ragazzo tenne la porta aperta. Trovò immediatamente le bende, erano dove ricordava, e prese anche del disinfettante, ma ancora non era riuscita a trovare la torcia.
-Hai provato nei nostri comodini, o sotto ai letti?- ipotizzò Shad e la Keyblader accettò il consiglio.
-Eureka!- esclamò, tornando da lui, portando in man un piccolo sacchetto di carta in cui aveva riposto tutti gli oggetti. Uscirono velocemente dalla stanza e chiusero la porta. Preso dalla curiosità, il Keyblader provò a tirare giù la maniglia: la porta era completamente bloccata. Sospirò, era proprio come avevano immaginato, poi fece segno all’amica di seguirlo.
Data l’ora tarda, nessuno era ancora in giro per i corridoi; corsero velocemente fino alla stessa sala che avevano usato quella mattina per l’addestramento. Il ragazzo sperò che funzionasse ancora, non gli avrebbe fatto piacere ritrovarsi in una sala spoglia.
Appena entrarono, si trovarono sulla cima di quello che sembrava un grattacielo, a giudicare da come tutti gli altri palazzi parevano bassi. La città era illuminata di mille altre luci provenienti da abitazioni limitrofe, più quella un po’ più fiacca delle stelle e della luna nel cielo. Si sentivano molti dei rumori che collegavano quel luogo virtuale alle loro vecchie città, come continui rombi di motori, o di aerei od elicotteri che volavano sopra alle loro teste. Da qualche parte, un locale aveva acceso della musica a tutto volume.
Shad si sedette, senza smettere però di osservare.
-Probabilmente- accennò in seguito, tentando di distrarsi da quella visione così familiare, -qualcuno ha usato questa sala durante il pomeriggio, mentre noi non c’eravamo-. La ragazza annuì, ma sembrava sovrappensiero. Con lo sguardo fisso nel vuoto, continuava a giocherellare con i manici del suo piccolo sacchetto. Il moro tacque, indeciso se dirle qualcosa o meno. Nessuno dei due si mosse per minuti interi, quando Angelica, improvvisamente, si avvicinò al basso parapetto del terrazzo dove si trovavano. Guardò giù.
Per un attimo si sentì girare la testa, quell’altezza la faceva stare male, però voleva vedere. Avrebbe voluto lasciarsi cadere giù, solo per provare come sarebbe stato se l’avesse fatto.. ‘In questo caso’ pensò, sospirando e facendo un passo indietro. ‘Credo che farei solo terminare la simulazione’.
Il ragazzo si alzò in piedi, tirando un sospiro di sollievo, per un attimo aveva seriamente temuto che lei stesse pensando di buttarsi giù. Le si avvicinò.
-Andiamo- le disse, prendendola per mano, con un dolce sorriso sulle labbra. Lei sorrise a sua volta, tranquillizzata dal contatto con la sua mano. La strinse.
Quando uscirono dalla sala, notarono immediatamente che era scattato il coprifuoco; Angelica prese dal sacchetto, adesso in mano all’amico, la torcia, qualora avessero dovuto controllare un passaggio.
Procedevano molto lentamente, entrambi temevano di poter essere scoperti immediatamente e di essere rimandati nella loro stanza.
Trovarono il luogo dell'accaduto pochi minuti dopo: dappertutto erano state lasciate delle pale e macchinari di ogni tipo. Seduto su una sedia ed appoggiato alla parete, addormentato, si trovava uno dei soldati della società. 
Shad si raccomandò con l'amica di non fare rumore, bastò un solo gesto della sua mano a farglielo capire, poi, un passo dopo l'altro, si addentrarono nel corridoio.
La Keyblader era stata convinta fino a pochi minuti prima che avrebbero continuato le ricerche tutta la notte, ma non l'avevano fatto. 'Forse è perché i suoi compagni l'hanno visto e sanno che sta bene? Non sono preoccupati per lui?' pensò, abbassando lo sguardo. Nel frattempo il ragazzo si bloccò, stringendo un pugno.
-Dannazione..- mormorò: il passaggio era bloccato completamente da un cumulo di macerie. La compagna accese la torcia, puntandola dappertutto. C'era solamente uno stretto passaggio sulla destra.
-Forse io ci passo..- accennò con un fil di voce Angelica, deglutendo. Tremava leggermente, spaventata.
-E' rischioso- le fece notare il ragazzo, non molto entusiasta di quell'imprevisto.
-Ci vado lo stesso- disse lei; prese dal sacchetto le bende e lasciò giù la torcia, arrivò all'apertura e, senza nemmeno guardare il compagno, ci si infilò.
Era molto più stretto di quanto pensasse, ma era ancora possibile passarci attraverso. Ci mise qualche minuto ad uscire, sia a causa del poco spazio a disposizione, sia perché, al contrario di quanto avevano pensato fino ad allora, il muro era davvero spesso.
Angelica, tutto bene?- la chiamò il ragazzo, un po’ in pensiero. Lei aspettò qualche secondo per rispondere, schiacciata com’era le mancava il respiro. Appena si tirò su, tossì leggermente, riprendendo fiato.
-Sto bene- gli rispose, a voce bassa. –Vado a cercarlo-. Non aspettò la risposta del compagno, era sicura che avesse sentito.
In quella parte di corridoio alcune delle luci erano state rotte dalle macerie e quelle poche rimaste erano a malapena sufficienti ad illuminare il passaggio. Angelica tremò, pentendosi di non aver portato con sé la torcia, ma continuò ad avanzare lentamente, col cuore in gola. Un alito di vento proveniente da qualche parte davanti a lei la fece sussultare: se c’era dell’aria, voleva dire che i nemici..
Avvertì un rumore vicino a lei; trasalì, stringendo forte nella sinistra le bende e facendo apparire nella destra il suo Keyblade che, con la sua luce, illuminò per qualche secondo il tratto di corridoio circostante. Non vide nulla.
Un mostriciattolo nero si lanciò improvvisamente contro di lei, che bloccò rapida l’attacco con la sua arma, respingendolo. Ansimò, si era dovuta mordere la lingua per non urlare dallo spavento; strinse la presa e si avventò sul nemico, che non fece in tempo a spostarsi: sparì subito, ucciso dalla spada-chiave. La ragazza prese a correre per il corridoio.
Continuava a girarsi febbrilmente da una parte e dall’altra, terrorizzata dall’idea di poter incontrare altri Heartless, quando andò a sbattere contro qualcosa; cadde all’indietro, lanciando un debole gridolino, e lasciando la presa sulle bende e sull’arma, che sparì.
-Uh..?- mormorò una persona: la voce sembrava appartenere ad un giovane uomo. –Cosa ci fa qualcun altro, qui..?-
Non sembrava spaventato, ma sicuro di sé, tranquillo.. –Non sarai mica rimasta bloccata anche tu..?!-
-N-no..- balbettò la ragazza, agitata. Non riusciva a vedere con chi stesse parlando, e se fosse stato qualcuno della squadra di ricerca? –Sono venuta a cercare un ragazzo..-
-Allora sei qui per me?- domandò lui, mormorando, e si abbassò alla sua altezza. Angelica sorrise, vedendo finalmente il suo interlocutore: Nexen Abey.
-Sì. Sei ferito?- gli chiese immediatamente, preoccupata. Il castano scosse il capo, tranquillizzandola.
-Ero molto lontano dal luogo del crollo, non sono rimasto coinvolto, ma non sono riuscito ad uscire da solo- spiegò, bloccandosi poi di colpo. -Io non ti ho mai vista prima.. chi sei?- le domandò, scettico.
-Ah, scusa.. il fatto è che sono qui solo da un giorno..- balbettò, imbarazzata. –Mi chiamo Angelica Skyheart, sono una Keyblader..- si presentò, arrossendo. Il ragazzo lanciò un verso di sorpresa, poi s’inginocchiò.
-Nexen Abey, fante, al suo servizio- disse, formale, chinando il capo.
-N-non darmi del lei.. sono una ragazza normale e sono anche più giovane..- mormorò la Keyblader, imbarazzata; il fante sembrò un po’ indeciso, ma alla fine annuì.
-Va bene, ti chiamerò semplicemente Angelica- concluse, sorridendo. Si alzarono entrambi da terra, raccogliendo le bende, e cominciarono a tornare indietro. Lei sperò che nel frattempo nessuno si fosse accorto della loro assenza.
Camminarono in silenzio, rimanendo in ascolto: Nexen non aveva la propria arma con sé, perciò, nel caso, la ragazza avrebbe dovuto combattere per difendere entrambi.
Raggiunsero in poco il punto in cui i due Keyblader si erano separati; la ragazza vide un raggio di luce gialla apparire e sparire in continuazione da una fessura in basso: Shad stava indicando il punto esatto.
-Ecco, sono entrata da laggiù- mormorò la castana a Nexen, che annuì. –Shad, spegni la torcia!- disse in seguito al compagno, che udì la voce dell’amica; la luce non si riaccese. Il fante si infilò subito nell’apertura, seguito dalla Keyblader; una volta che si ritrovarono entrambi dall’altra parte del muro, la ragazza ringraziò il cielo di non dover tornare di nuovo indietro.
-E così tu sei Nexen, giusto?- domandò Shad, guardandolo. –Io mi chiamo Shad Quinn, piacere- si presentò, tendendogli la mano. Il castano esitò, non gli era mai capitato di essere trattato come un pari, non sapeva cosa fare.. sospirò e gliela strinse.
-Nexen Abey, fante, piacere mio- rispose, sorridendo. –Perché siete venuti a cercarmi?- domando poi, curioso.
Il Keyblader scambiò una rapida occhiata con la compagna: sicuramente lui non immaginava che fossero venuti lì di nascosto.. sospirarono.
-Volevamo aiutarti- rispose la ragazza, abbassando lo sguardo. –Anche se ce lo avevano proibito..- ammise, sorridendo in seguito. Il ragazzo arrossì, imbarazzato, era la prima volta che qualcuno si preoccupava così per lui..
-Allora, vi ringrazio davvero..- mormorò, felice. I due Keyblader gli sorrisero.
Si separarono poco dopo, raccomandandosi con il fante di non dire a nessuno che erano stati loro a trovarlo. Si salutarono con un sorriso, sperando di rivedersi presto.
I due ragazzi, appena furono certi di essersi allontanati abbastanza, si concedettero un sospiro di sollievo: tutto era andato come previsto. Sorrisero di nuovo l’un l’altra, erano davvero di buon umore.
 
Appena li vide sospirò, si spostò dalla colonna a cui stava appoggiato da ormai mezz’ora e si diresse a passo di carica verso i due ragazzi che, muti e silenziosi, si stavano avvicinando.
Si piantò loro davanti senza che nemmeno l’avessero visto, per poco non gli andarono a sbattere contro e la ragazza trattenne a stento un grido.
-Allora?- domandò Aaron, incrociando le braccia. –Dove siete andati nel cuore della notte?-
I Keyblader si guardarono, il ragazzo che almeno tentava di rimanere calmo, mentre l’amica sembrava parecchio agitata. Sbatté un paio di volte le palpebre, poi si rivolse all’uomo.
-D-Dovevamo andare in bagno!- disse, velocemente, arrossendo all’istante. Lo Specialista si trattenne a stento dal battersi una mano sulla fronte, mentre Shad si impedì di ridere mordendosi la lingua: adorava quel suo lato un po’ ingenuo ed infantile..
-Vi ho aperto la porta- si limitò a dire l’uomo, sospirando. -Buonanotte- si congedò, lasciandoli di nuovo da soli. Il Keyblader si concesse una risata, aprendo la porta.
‘Missione compiuta’ pensò, soddisfatto: la sua ricompensa sarebbe stata una notte ristoratrice al caldo nel suo nuovo letto.
 
 
Note dell’autrice:
Dunque, dunque, dunque.. Dunque.
Ehm.. Mi dispiace davvero tanto di questi due mesi di ritardo, il fatto è che sono successe tante cose, tra vacanze ed altro, e non sono riuscita a scrivere nulla.. Cercherò di essere un po’ più veloce, d’ora in poi, vi chiedo davvero scusa.
Parlando del capitolo.. è molto più lungo di quelli precedenti, non avrei mai pensato di scrivere così tanto ^^” Ho inserito parecchi nuovi personaggi, di cui per ora conoscete solo i nomi: cercate di ricordarli, torneranno presto a farci visita u__u
Spero che vi sia piaciuto, se avete consigli e critiche ditemele, sarò felice di ascoltarle. Scusate ancora per il grandissimo ritardo! >.<
 
Shyar

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Capitolo 5
*** Capitolo 4: Attacco ***


Capitolo 4: Attacco

Corsero veloci per i corridoi, scansando tutte le altre persone che, al contrario di loro due, non sembravano avere alcuna fretta. Quella notte erano rimasti per ore a parlare, dopo il ritrovamento di Nexen: non avevano avuto per niente sonno, perciò avevano cominciato a discutere su come la Keyblader Search Company sarebbe riuscita a difendersi dall'attacco dell'esercito di Heartless. La risposta era praticamente ovvia: si sarebbero serviti di  loro due. 
-Io te l'avevo detto che saremmo arrivati in ritardo, se avessimo finito la discussione!- si lamentò Angelica, ansimando. Il ragazzo sospirò, effettivamente non aveva scusanti: era stato lui ad insistere che continuassero a parlare, dopotutto.
-Risparmia il fiato e corri- accennò, mentre fu il turno dell'altra di sospirare.
-Secondo te, Aaron ha detto qualcosa a Sight?- domandò quella in seguito, un po' in pensiero; non si era pentita di aver disobbedito a quell'ordine, era stato per un buon motivo, ma si era resa conto del perché avevano vietato loro di partecipare alle ricerche: se fossero rimasti soli e avessero incontrato molti più Heartless, non avrebbero potuto garantire che, con il poco addestramento che avevano avuto, sarebbero riusciti a difendersi. Gli occhi della castana si riempirono di lacrime: la KSC avrebbe perso la guerra, mentre loro... 
'Angelica, stai tranquilla, non é accaduto..' pensò e poi fece un respiro profondo, calmandosi.
-Non credo gli abbia detto nulla- rispose il ragazzo, rallentando l'andatura: erano quasi arrivati. -O non vuole che si preoccupi troppo anche per noi, oppure vuole vendicarsi lui stesso- concluse, ghignando, sarebbe stato interessante. L'amica sospirò di nuovo, entrando nella grande ed affollata mensa.
Se era possibile, il luogo sembrava ancora più affollato e rumoroso della sera prima: tutte le persone presenti nella sala parlavano tra di loro degli argomenti più disparati. Alcuni, notò con soddisfazione il Keyblader, erano già venuti a conoscenza del ritrovamento del fante disperso. 
Continuarono a girare, ma stavolta non videro né Sight né Aaron, né trovarono un posto dove sedersi e mangiare tranquilli, perciò si rassegnarono, presero un paio di brioches al tavolo (erano rimaste solo quelle due) e fecero colazione in piedi, in un angolo un po' meno frequentato del luogo.
Finirono le loro colazioni molto velocemente, ma rimasero ancora per qualche minuto ad osservare la mensa: pareva strano ad entrambi che fosse un ambiente felice e così normale. In fondo, era pur sempre una società bellica..
-Forza, andiamo..- accennò Shad, toccando per un attimo il braccio della compagna per attirare la sua attenzione; la ragazza annuì e, dopo qualche minuto bloccati nella gran calca di persone che tentava di uscire, riuscirono nel loro intento e si diressero subito verso la Sala d’Addestramento Virtuale, come l’avevano ribattezzata.
Non corsero, con quella colazione veloce erano riusciti a guadagnare un po’ di tempo extra. Però all’improvviso sorse loro un dubbio: Sight non aveva detto loro nulla riguardo al luogo d’incontro. E se non fosse stata quella sala?
Il ragazzo storse il naso, non era possibile. ‘In ogni caso’, pensò, ‘ci porremo il problema solo se non lo troveremo’.
Arrivati in vicinanza della sala, notarono immediatamente la porta aperta ed avvertirono un leggerissimo suono, come di canto, provenire dall’interno. I due ragazzi si guardarono, increduli, non avevano ancora sentito cantare nessuno in quel posto, sembravano tutti molto seri e professionali.. Si avvicinarono di più alla stanza, quando finalmente riconobbero la voce: Sight. Sorrisero ed entrarono.
L’uomo stava lavorando al proprio terminale, scrivendo e correggendo una moltitudine di numeri, con fare tranquillo ed allegro. Non si accorse subito di loro, ma continuò tranquillamente a canticchiare un motivetto che nessuno dei due amici aveva mai sentito prima d’allora. Aspettarono in silenzio, non se la sentivano di interromperlo mentre era così di buon umore.. dopo qualche minuto, Sight si voltò verso di loro con tutta la sedia girevole, sorridendo.
-Grazie di avermi aspettato, stavo sistemando giusto gli ultimi parametri per la nuova missione virtuale- spiegò; la Keyblader si concesse un sospiro di sollievo, per fortuna si trattava ancora di una simulazione.. –Spero per voi che abbiate dormito bene, stanotte: cercherò di fare del mio meglio per mettervi in difficoltà- accennò, sorridendo come se avesse appena detto una cosa divertente. Il ragazzo si morse leggermente un labbro, quella faccenda non gli piaceva affatto.. Sospirò, non poteva fare nulla.
-Io sono pronto- affermò, stiracchiandosi un po’. L’amica lo osservò, per poi prendere un profondo respiro.
-Anche io- si aggregò; provava uno strano sentimento, un misto tra paura ed eccitazione.. L’uomo sorrise, soddisfatto delle loro risposte rapide, poi fece un cenno ad indicare la seconda saletta di simulazione. Gli allievi entrarono immediatamente.
 
Rimasero accecati per qualche secondo da una specie di forte luce e non sentirono altro che un ronzio. Quando tornarono a vedere e sentire, Angelica si trattenne a stento dal chiudere gli occhi: si trovavano in mezzo ad una strada di città, completamente devastata, in fiamme, deserta. Molti dei palazzi erano rimasti bruciati e di questi si vedevano solo le fondamenta e poco più, mentre altri continuavano ad ardere sotto lo sguardo dei due ragazzi; l’unico rumore udibile era quello del vento, che portava con sé un’acre odore di fumo.
<< So che si tratta di un paesaggio difficile da osservare per voi due, ma è necessario che vi abituiate: vedrete molto spesso luoghi simili, d’ora in poi. >> disse Sight. I due, sorpresi, si guardarono attorno: non c’era nessuno accanto a loro, quindi da dove..? ‘Oh’ pensò il ragazzo. ‘Altoparlanti’.
<< Angelica, descrivimi che cosa stai vedendo >> ordinò l’uomo, usando lo stesso tono di voce che avevano sentito il giorno prima: fermo, che non ammette repliche sa nessuno. Il tono di un capo.
 La castana prese un respiro profondo, cominciando a guardarsi attentamente attorno.
-Ci troviamo su una strada molto larga a più corsie, che probabilmente era una delle vie principali della città. Ci sono molti alti palazzi qui intorno.. Ne scorgo anche in lontananza. Oltre a questo, vedo solo vetrine di negozi e automobili distrutte o date alle fiamme- rispose, faticando non poco a trovare le parole. 
<< Va bene. Shad, cosa credi sia accaduto? >>
Il Keyblader, messo in difficoltà, storse la bocca: da ciò che aveva vissuto, non c'era alcun dubbio che a quella città era stato riservato lo stesso trattamento che gli Heartless avevano dato alla propria e, a giudicare dallo sguardo della compagna, anche alla sua.
-Potrebbe esserci stato un attacco da parte di un qualsiasi nemico. Forse hanno distrutto la città con delle bombe, o potrebbero essere stati gli Heartless stessi a causare tutto questo. Non posso saperlo con precisione- spiegò infine, continuando comunque a pensare ad un possibile tranello da parte dell'uomo.
<< Vi avevano già posto domande simili, in precedenza? >> chiese Sight; i due Keyblader si guardarono, poi negarono con un cenno del capo. << Sono abbastanza soddisfatto, non è male come primo inizio. Faremo ancora questo giochetto. Però, adesso ascoltatemi bene. >>
Un soffio di vento più forte degli altri distrasse i due ragazzi, soprattutto il Keyblader, che avvertì subito qualcosa di diverso; aggrottò le sopracciglia, concentrandosi. La compagna sentì la stessa cosa.
<< Oh, avete capito? >> domandò Sight, di buon umore. << Proprio come pensavo. Dunque, vi affido questa missione: sconfiggete tutti gli Heartless e trovate la Pietra della Fenice. Buona fortuna. >> augurò, poi chiuse la comunicazione. I due amici si guardarono, non sapendo esattamente che cosa dovessero fare.
-Beh- sospirò il Keyblader, evocando la propria arma. –Non ci resta altro da fare se non provare- concluse, facendo roteare il Keyblade. L’amica annuì, d’accordo con lui, e fece apparire a sua volta l’arma mistica.
Osservarono attentamente ogni vicolo, strada, abitazione della finta città, sorpresi dalla realisticità di quella simulazione: con quella precedente non avevano avuto il tempo di osservare per bene tutti i particolari. Ma il ragazzo sospirò dopo qualche minuto, tornando a concentrarsi solo sulla propria missione: simulazione o meno, dovevano assolutamente portare a termine quel compito.
Un rumore improvviso fece scattare Angelica, che si voltò velocemente: parò per il rotto della cuffia l’assalto di uno Shadow. Strinse i denti, spezzò la guardia del nemico e lo attaccò, facendolo sparire. Avvertiva tanti, troppi nemici attorno a loro.
Si appoggiarono l’uno alla schiena dell’altra, puntando le proprie armi contro la moltitudine di nemici; la castana tremò, erano troppi per loro..
Però entrambi scattarono contemporaneamente contro i nemici, veloci, decimandoli con un solo fendente ciascuno; Shad schivò alcuni attacchi, indietreggiando. L’amica lanciò un grido soffocato, messa in difficoltà da uno degli esseri oscuri; fece sparire la spada-chiave, si spostò e la evocò nuovamente, la stessa tattica che aveva usato il giorno precedente, attaccando il nemico, poi girò su se stessa, facendo sparire molti degli Heartless attorno a lei. Indietreggiò con un salto, tornando dal compagno, ed entrambi si rimisero in posizione.
<< Shad, punta il Keyblade davanti a te >> ordinò improvvisamente Sight, mentre i nemici continuavano ad avvicinarsi. Il ragazzo obbedì; gli Heartless erano sempre più vicini. << Angelica, tu non muoverti da lì >> aggiunse in seguito e l’allieva annuì.
‘Se lui mi ha ordinato di fare ciò, ci deve essere un motivo..’ pensò lui, stringendo i denti. Sentiva la compagna appoggiata alla sua schiena tremare leggermente, spaventata. Avrebbe dovuto ignorare l’ordine ed attaccare comunque come avrebbe fatto in un’altra situazione?
-Dannazione, muoviti!- sbottò, disperato. Una grossa sfera nera apparve sulla punta dell’arma, si staccò ed inghiottì tutti i nemici che incontrò. La ragazza, che si era voltata poco prima, rimase a fissare il vuoto lasciato dai mostriciattoli, sbalordita.
<< Come supponevo >> accennò l’uomo. << Concludete il lavoro >>.
I due Keyblader si lanciarono una rapida occhiata, poi annuirono. Scattarono di nuovo entrambi in direzioni opposte, facendo sparire con pochi fendenti i nemici rimasti. La ragazza tirò un sospiro di sollievo, abbassando la spada-chiave.
<< Continuate a camminare >> disse il Superiore, serio; i due obbedirono subito. << Quando hai avuto quella visione, Angelica, mi sono ricordato di una leggenda che ho scoperto qualche anno fa, dimenticata in qualche angolo della nostra biblioteca: diceva che ogni Custode appartiene ad un elemento particolare. Luce oppure Oscurità. >> arrivato a questo punto sospirò. << Non ho ancora prove certe a favore della mia teoria, ma poiché Shad ha usato quella tecnica, sono abbastanza sicuro. Angelica, tu sei una Keyblader della Luce. Shad, tu sei un Keyblader dell’Oscurità >> concluse. I due compagni rimasero in silenzio, non sapendo cosa dire. ‘Che cosa significa?’ pensò il ragazzo, inarcando un sopracciglio. ‘Significa che io sono malvagio e lei buona?’
-E’ importante per noi sapere ciò?- chiese l’amica, perplessa quanto lui. L’uomo sembrò pensarci su per qualche secondo.
<< Sì. Da ciò possiamo ricavare delle strategie più efficaci di quanto si possa fare senza questa informazione >> accennò, ma dalla sua voce sembrava un po’ insicuro.
-Ma cosa significa questo per noi? Chi ha deciso questi ruoli?- si aggiunse il Keyblader: si rifiutava di pensare a sé stesso come ad una persona spietata. Per quale motivo, poi? Perché il suo obiettivo era ottenere vendetta per le persone che aveva amato?
<< Il fato ha deciso ogni cosa. Il fatto che siate stati scelti come Prescelti, la fazione che voi rappresentate. Tutto quanto. >> rispose subito Sight. Su queste cose non c'era alcun dubbio. << Shad, avrai capacità che Angelica non svilupperà, e viceversa. Se tutti e due foste stati Keyblader della Luce, entrambi vi trovereste in difficoltà ad affrontare un nemico oscuro. Ve ne accorgerete presto: il fatto che siete diversi vi rende più forti. >>
I due non dissero nulla, ma si fermarono completamente. La ragazza abbassò il capo e strinse la presa sull'arma.
-Questo vuol dire che se ci separiamo..- si bloccò; il compagno la guardò, intuendo.
<< Infatti non vi separeremo. Accadrà solo in missioni meno delicate e decisive, e solo quando avrete abbastanza esperienza sul campo da sapere come badare a voi stessi. >>
-Non mi ha risposto..- mormorò la castana, alzando di scatto il capo. -Siamo deboli se presi da soli?!-
L'uomo parve esitare, non sapeva come spiegare quella questione.. Sospirò.
<< Sì, lo siete. >> disse, duro. Quella breve e secca risposta ferì i due ragazzi come se li avessero frustati. << Ed è per questo che siete ancora qui, a seguire queste missioni. Se foste stati così preparati fin dall'inizio, sareste già sul campo con tutti gli altri soldati. Lo capite, giusto? Capite che non possiamo permetterci di perdervi in battaglia? >> 
Shad accennò un sì col capo, mentre la compagna rimase immobile.
<< Adesso state pensando solo al fatto di essere deboli, ma questo vi deve la motivazione per impegnarvi e diventare i Custodi più forti di sempre >> continuò, sperando di spronarli. << Me lo promettete? >>
Il rumore del vento era l'unica cosa udibile in quei secondi; soffiava anche sui due Keyblader che rabbrividirono per il freddo.. O si trattava di paura?
-Lo prometto- disse il ragazzo. Era stato comunque il suo obiettivo fin dall'inizio. L'amica strinse la presa sulla propria arma, come se fosse rimasta l'unica cosa che potesse salvarla.
<< Angelica, me lo prometti? >> le chiese di nuovo Sight: teneva a quella ragazza, teneva a lei molto di più rispetto a qualsiasi altra recluta che avesse mai addestrato fino ad allora. Lei alzò il capo, guardando il vuoto, ma il Superiore intercettò il suo sguardo: era composto da pura sicurezza.
-Sì, lo prometto- rispose. -Voglio diventare più forte, non voglio essere un peso per nessuno- concluse; sia il compagno che il maestro sorrisero.
<< Sono sollevato >> rise il Superiore. << Stavo cominciando a temere che vi sareste tirati indietro >>.
-Non lo faremo, abbiamo promesso- accennò Shad, ottenendo il consenso dell'amica, che annuì. Sapevano fin dall'inizio che sarebbe stato pericoloso, ma avevano comunque accettato quell'incarico. 
<< Proseguite la missione, non avete ancora finito. >> concluse l'uomo, chiudendo infine la comunicazione. Shad obbedì immediatamente, rimettendosi in guardia; la castana rimase per qualche secondo ferma al suo posto, si concesse un profondo respiro per calmarsi, sbatté un paio di volte le palpebree raggiunse correndo il compagno.
Vagarono per qualche minuto per la strada principale senza incontrare alcun Heartless; temevano un grande assalto, perciò cominciarono a tenere le armi alte.
<< Siete troppo agitati. Calmatevi, o non riuscirete ad affrontare ed analizzare oggettivamente la situazione. >> li avvertì il Superiore. Il ragazzo strinse i denti, non era assolutamente possibile rimanere calmi in quella situazione! L'amica sospirò, tentando almeno di seguire il consiglio di Sight.
All'improvviso un Heartless venne fuori dal terreno, attaccando la ragazza, che lanciò un grido di spavento ed alzò la propria arma per difendersi; l'amico menò un fendente in direzione del nemico, che sparì.
Angelica si lasciò cadere seduta a terra, ansimando, spaventata e col cuore che batteva così forte che temeva le volesse uscire dal petto.
-Stai bene?- le chiese il Custode, inginocchiandosi accanto a lei che, tremando, annuì.
<< Dovete imparare a rimanere calmi, ma sempre lucidi, qualunque cosa accada. >> disse l’uomo con un tono risoluto. Il moro si accigliò, imprecando sottovoce. Non poteva pretendere che un giorno per l’altro si abituassero a quelle situazioni così irreali, per loro.
-Ha ragione, mi perdoni- mormorò la ragazza, facendosi coraggio ed alzandosi. Shad si tirò su assieme a lei, rimanendo comunque un po’ scettico, avrebbe dovuto dire qualcosa.. Ripresero comunque il loro percorso.
Degli Heartless apparvero pochi secondi dopo; stavolta la custode impugnò più saldamente la propria arma e si gettò contro i nemici. Con un rapido fendente uccide un mostriciattolo e voltandosi verso destra ne fece sparire un altro. Il Keyblader la seguì immediatamente, correndo, e proseguirono velocemente.
-Shad, all’erta!- avvertì la ragazza, sentendo qualcosa di diverso, mentre il compagno cominciò a mettersi in posizione d’offesa, accelerando il passo.
Si trovarono presto alla fine della via, che sfociava in un’enorme piazza circolare, completamente distrutta. Al centro di questa, si trovava un mostro enorme, nero con lunghi arti superiori, strane antenne sopra al capo ed un lungo ciuffo nero che gli andava a coprire parte degli occhi gialli.
<< Quello è un Darkside, una versione molto più evoluta rispetto agli Shadow che avete sempre visto ed affrontato finora. Prendetela come una sfida personale, va bene? Buona fortuna! >> augurò con voce scherzosa; i due ragazzi si scambiarono una rapida occhiata: possibile che il loro istruttore avesse due personalità opposte?
‘In ogni caso’, pensò Shad, impugnando per bene la propria arma, ‘non è il momento adatto per pensarci’.
Angelica strinse la presa sul Keyblade, partendo all’attacco; mirò alle mani, con un fendente rapido ne colpì una e arretrò con un salto, temendo un contrattacco che arrivò: si gettò a terra, evitando il lungo braccio che stava per colpirla. L’amico ne approfittò, saltò su di esso e cominciò a risalire verso la testa, ma perse l’equilibrio e cadde a terra, deluso. La compagna si rialzò e riprese a correre contro il nemico, provando a colpire dovunque fosse possibile, cercava il suo punto debole. Arretrò, ansimando, aveva finito le idee..
-Angelica!- la chiamò il ragazzo accennando col capo agli occhi del nemico, poi fece sparire la propria chiave. Lei prese la ricorsa verso di lui e saltò; il Keyblader usò le proprie mani come appoggio per la ragazza e le diede più slancio verso l’alto non appena lei atterrò sopra di esse.La castana allora alzò la propria arma e colpì negli occhi il mostro, che lanciò un grido di dolore, reagendo con un colpo diretto alla ragazza, che lo subì; non riuscì ad aggrapparsi al mostro e precipitò verso il basso. Shad la prese prima che potesse toccare terra, ma caddero entrambi una sopra l’altro, gemendo. Entrambe le chiavi sparirono.
-Non pensavo fossi così pesante..- borbottò il moro; la ragazza arrossì immediatamente, balbettò qualcosa d’incomprensibile e voltò la testa dall’altra parte, imbarazzata. Lui sospirò. –Sei ferita?-
-No, sto bene..-
All’improvviso gli ologrammi cominciarono a distorcersi, fino a che non scomparvero del tutto dalla sala. Shad si alzò subito, aiutando poi la compagna, mentre un allarme come quello del giorno prima cominciò a risuonare per i corridoi e le stanze della società.
-Sight, cosa sta succedendo?- domandò il ragazzo, preoccupato, uscendo di corsa dalla sala, seguito dall’amica. Il Superiore abbandonò la propria postazione davanti al computer, aprendo subito la porta che dava sul corridoio principale: adesso la sirena era ancora più forte ed assordante e si sentiva un forte odore di fumo.
-Intrusi. Il quartier generale è sotto attacco, dannazione!- esclamò a denti stretti, imprecando. Fece apparire la propria chiave blu, cosa che fece anche l’alunno. –Uscite nel corridoio e seguite tutti gli altri fanti, vi condurranno sicuramente all’uscita d’emergenza- accennò, guardando furtivamente fuori dalla porta. Cominciavano ad apparire vari Shadow qua e là, ma i fanti che si trovavano in prima linea li stavano già sconfiggendo. ‘Sicuramente con loro saranno al sicuro’ pensò l’uomo, voltandosi per un secondo verso i suoi due studenti, che si stavano guardando: non avrebbero voluto lasciarlo da solo, sicuramente. Allora lui sbuffò.
-Non è un consiglio, ma un ordine! Sbrigatevi!- urlò quasi, con un’espressione feroce sul volto. Doveva farli assolutamente scappare, ci avesse dovuto rimettere la propria vita.
Il Keyblader guardò per un secondo in basso, poi si lanciò verso il corridoio. L’amica rimase ferma per qualche secondo, poi seguì il proprio compagno, evocando a sua volta l’arma mistica.
Raggiunsero in fretta un gruppo di fanti che stava correndo in direzione dell’ascensore, unico modo di muoversi tra i vari piani del complesso che i due ragazzi conoscessero. Tutti i soldati erano armati di una strana spada dalla punta allargata rispetto al resto della lama e dall’impugnatura simile a quella delle loro chiavi. Ognuno di essi indossava una tenuta protettiva bianca con lo stemma della società.
Alcune porte lungo il passaggio erano state serrate ermeticamente dall’interno, mentre da molte altre soldati e dipendenti uscivano e si univano alle loro fila, parlavano tra di loro, forse per mascherare l’agitazione generale.
La ragazza continuava a guardarsi in giro, preoccupata, tutta quella confusione le metteva ansia e confusione, a malapena capiva in che parte del corridoio si trovassero.
-Stai tremando- le fece notare il Keyblader, mentre l’amica strinse la presa sulla propria arma, accorgendosi solo in quel momento che il suo compagno stava dicendo la verità.
-Ho paura, Shad..- ammise, abbassando lo sguardo; rallentò l’andatura, ma alcune persone dietro di lei le andarono contro, facendole perdere l’equilibrio per qualche secondo.
-Non ci succederà nulla; sei una ragazza forte, non dovresti dire queste sciocchezze- le disse lui, tentando di tranquillizzarla, ma lei scosse il capo, non lo guardò neppure.
-Allora hai paura per Sight?- chiese; Angelica fece un lieve cenno di sì con la testa. –Ha il grado di Superiore ed è stato incaricato di prepararci alla guerra, ci deve essere un motivo per ciò, giusto? Vedrai, non faremo in tempo ad uscire dalla società, se è davvero questo che dobbiamo fare, che lui sarà già con noi- disse, sorridendole.
-Va bene..- mormorò lei in un soffio, più per tranquillizzare lui che se stessa, ma si sforzò di tirare su il capo e di osservare più attentamente ciò che stava accadendo.
Improvvisamente l’intera coda si arrestò e si sentirono delle urla provenire dalle prime file: le prime sembravano di dolore, ma altre erano sovrastate da una voce assai più potente di un uomo, lo stesso che, probabilmente, aveva condotto tutti fino a quel momento.
-Il corridoio è bloccato dai nemici, tornate indietro e prendete la strada secondaria!- urlò, diretto a tutte le persone presenti. Un forte mormorio allora si alzò dall’ultima parte della coda, a cui era arrivato immediatamente l’avvertimento.
-Anche l’altra uscita è bloccata, è crollata ieri nel terremoto!- urlò qualcuno, mentre altri ancora discutevano sugli altri percorsi possibili. I due Keyblader si guardavano intorno, girandosi in direzione in cui sentivano qualcuno parlare più forte degli altri, confusi. Shad prese un respiro profondo, tentando di calmarsi: erano fermi da minuti interi, possibile che nessuno specialista si fosse accorto di tutte le persone bloccate nel corridoio?
-Dividetevi in due gruppi!- urlò allora la voce, impartendo altri ordini che però non furono uditi da nessuno di loro, erano troppo lontani, ma dalle voci dei fanti vicini, riuscirono a capire qualcosa. A quanto sembrava, esisteva un passaggio segreto sotto al complesso, ancora più in profondità, che era stato creato appositamente per quel tipo di emergenze. ‘Corridoio per la Fuga d’Emergenza?’ pensò la castana, mentre sul proprio volto comparve un leggero sorriso, sembrava una di quelle cose che aveva inventato qualche anno prima per gioco.
-Muovetevi!- urlò di nuovo l’uomo e la fila si spezzò in due: a quanto pare, avevano ricevuto ordini precisi, in quanto non ci furono discussioni su chi dovesse andare per primo; più probabilmente, avevano già effettuato delle simulazioni di situazioni di quel tipo, forse anche completate sempre con successo. Angelica e Shad finirono nel gruppo diretto al corridoio sotterraneo.
Si voltarono e corsero velocemente fino a dove erano partiti, per poi arrivare al punto più lontano del piano. Ancora i nemici non li avevano raggiunti, probabilmente quelli che erano rimasti all’entrata li stavano distraendo, pensò il ragazzo, sospirando. Avrebbe preferito tornare indietro e combattere insieme agli altri. La Keyblader fremeva sul posto, non riusciva a capire perché ci stessero mettendo così tanto per trovare quel passaggio segreto.
-Vado ad aiutare- accennò infine al compagno, scattando verso la prima fila prima che lui potesse rispondere. Ma si trovò ben presto bloccata tra centinaia di persone che avevano avuto la sua stessa idea. Sospirò, tentando di farsi strada tra quella moltitudine di persone; alcuni si spostavano non appena la vedevano, ma perché? ‘Oh..’ pensò, capendo. ‘Mi conoscono..’ Riuscì in questo modo ad arrivare in testa a tutto il gruppo, dove alcuni fanti si erano sparpagliati e tastavano ogni centimetro di parete o pavimento alla ricerca del passaggio segreto.
-Oh, la Keyblader!- esclamò qualcuno, innescando la stessa reazione nei gruppetti lì vicino. Lei arrossì immediatamente, imbarazzata come non era mai stata. Prese un respiro profondo e fece segno ai soldati di calmarsi: con tutto quel baccano sarebbe stato troppo facile essere scoperti.
-Qual è il problema?- chiese a tutti la castana, guardandosi attorno. Il corridoio era cieco, ma doveva esserci per forza un’uscita, se li avevano fatti arrivare fin là.
-Deve sapere che in questa società ci sono varie leggende metropolitane, tra cui quella del corridoio nascosto- si fece avanti un giovane fante, con voce limpida e per niente spaventata.
-Quindi non siete nemmeno sicuri che esista veramente?-
-Purtroppo, è così- rispose un secondo soldato, adulto e più risoluto. –Però noi tutti crediamo che ci sia davvero, da qualche parte: abbiamo imparato a credere nelle leggende, in questi ultimi anni- aggiunse in seguito, ottenendo il consenso da parte di molti commilitoni attorno a lui.
-Allora continuiamo a cercare- accennò la ragazza, avanzando verso il muro e cominciando a toccare la parete in cerca di una leva, di una manovella, o comunque di qualcosa di simile. Molti soldati, incoraggiati, seguirono il suo esempio. Quando ci furono troppe persone addossate al muro, intente nella ricerca, qualcuno s’inginocchiò sul posto e prese a controllare anche il pavimento attorno a sé. Dopo qualche minuto, due urli s’alzarono contemporaneamente: qualcuno dal fondo del gruppo diede l’allarme, i nemici stavano già arrivando, troppi persino per un gruppo numeroso come il loro, mentre, dal centro della fila, alcuni fanti gridavano di aver finalmente trovato lo stramaledetto ed agognato passaggio segreto. Tutti si fecero da parte per aprire la botola che costituiva l’ingresso: era molto grande e per scendere al suo interno era necessario usare quattro scalette divise che scendevano ognuna lungo un lato del passaggio.
Lo stesso fante che aveva risposto poco prima ad Angelica, l’uomo, la prese per un braccio, scortandola velocemente verso la botola.
-La priorità assoluta è la vostra salvezza, tutti noi scenderemo subito dopo di voi due Keyblader- spiegò alla ragazza che lo guardava, confusa, mentre il proprio compagno veniva portato verso la scaletta opposta alla sua. Altri due fanti scesero per primi, come avanguardia, poi fecero scendere anche i due custodi.
La scala era umida e fredda come il ghiaccio, probabilmente non era mai stata usata prima d’ora, era come nuova, considerò Shad, facendo attenzione a non scivolare.
-Libera!- avvisarono i due fanti, facendo subito luce con delle torce; gli altri soldati cominciarono a scendere dalle due scalette libere. Il moro toccò terra per primo, mentre la ragazza era poco più in alto, ma completamente bloccata.
-Angelica, cosa succede?- domandò quindi lui, avvicinandosi. La ragazza guardò giù, con un’espressione spaventata sul proprio volto.
-L-la scala si interrompe qui..- disse tremando la castana, deglutendo. L’amico sospirò, ma si spostò di qualche passo per vedere meglio dove si trovasse la compagna. Una piccola fila di fanti si andava formando sopra di lei, doveva sbrigarsi a scendere...
-Lascia la presa, ti prenderò io, se hai paura di saltare da sola da lì- la rassicurò. –Sono proprio sotto di te-.
Angelica annuì, chiuse gli occhi e si lasciò cadere; l’amico la prese al volo, stavolta senza cadere, ma fece comunque un passo indietro. Quando la ragazza riaprì gli occhi, arrossì, imbarazzata.
-S-sono davvero così pesante?- mormorò, abbassando lo sguardo. Lui sorrise, ridacchiando.
-Sì- rispose, divertito, mettendola giù.
Si allontanarono in fretta dalle scale per poi raggiungere le prime file; cominciarono a guardarsi un po’ attorno.
Il buio corridoio cominciava a riempirsi di soldati che parlavano tra di loro, aggiornavano sulla situazione i commilitoni man mano che scendevano o cominciavano ad ispezionare il luogo in cui si trovavano, in cerca di eventuali nemici.
Alcuni tra i soldati che erano scesi per ultimi corsero verso di loro, esortandoli a fuggire, mentre quelli rimasti su si affrettarono a scendere: i nemici avevano superato il posto di blocco degli altri fanti. I militari che si trovavano in prima fila cominciarono a correre per il passaggio, raccomandando a quelli più indietro di chiudere la botola non appena fossero scesi tutti e trascinarono con loro i due Keyblader. Li misero nel mezzo di un piccolo gruppo, con l’intenzione di proteggerli da qualsiasi pericolo.
-Rimanete sempre dietro di me- disse il primo fante che aveva parlato alla ragazza e, nel frattempo, dava ordini al resto del gruppo; doveva essere una persona importante oppure molto capace, pensò Shad, evocando la propria arma. ‘Meglio comunque non fidarsi del tutto’.
Il corridoio adesso era impregnato d’umidità, percorso com’era da centinaia di tubi per l’acqua calda collegati al complesso sopra di loro; l’unica cosa davvero visibile era ciò che veniva illuminato dalle torce dei soldati.
Si sentivano rumori di piccole esplosioni e deboli urla, probabilmente le ultime di quei dipendenti che non avevano avuto la possibilità di difendersi. Angelica rabbrividì più volta ad ascoltare quei rumori, ma decise di non mostrarsi debole per nessun motivo: le avrebbe ignorate.
Dopo qualche minuto, sentirono un suono molto più forte e con un che di definitivo: la pesante botola d’ingresso al corridoio era stata chiusa.
-I nemici stanno arrivando, alcuni sono stati costretti a rimanere nella società!- riferì qualcuno, mentre altri ripetevano la notizia anche alle persone più lontane. Il Keyblader strinse i denti, erano stati troppo lenti..
Un’esplosione improvvisa fece voltare tutti quanti: si sentivano chiaramente clangori di spade e colpi d’arma da fuoco.
-Correte!- ordinarono, ma in molti furono indecisi su cosa fare; il moro schioccò la lingua, combattuto. Infine sospirò, mandando al diavolo i propri dubbi.
-Tu vai avanti, io torno indietro ad aiutare- accennò, diretto all’amica, sicuro della propria decisione.
-Aspetta, è troppo rischioso, non puoi andare da solo!- urlò quasi la castana, disperata. –Lascia almeno che venga con te..- mormorò in seguito, terrorizzata all’idea di poterlo perdere.
-Non fare la bambina- rispose lui, freddo. –Ormai ho deciso. Ascoltami, vai avanti, ti raggiungo tra poco- disse, poi si voltò e corse via, schivando tutti quei fanti che tentarono di fermarlo; spinse e si fece largo tra tutti quelli che, invece, stavano solo fuggendo. Strinse i denti dalla rabbia notando che, a parte lui, nessun altro aveva pensato di andare ad aiutare i propri compagni rimasti indietro.
Appena vide spuntare il primo nemico, si mise in posizione d’attacco: scattò in avanti senza nemmeno pensarci, fece sparire il suo obiettivo con alcuni rapidi fendenti e schivò per poco un attacco da parte di un secondo nemico. Indietreggiò con un salto, ansimando.
‘Dannazione, questi non sono Shadow..’ pensò, impugnando meglio il proprio Keyblade: erano esseri bianchi, senza occhi e per bocca quella che sembrava una cerniera e avevano sulla testa uno strano simbolo nero. La loro mobilità e velocità era maggiore rispetto a quella di qualunque altro essere lui avesse mai visto.
-Shad!- urlò qualcuno vicino a lui; il moro si voltò, cercando con lo sguardo chi lo stesse chiamando, finché non vide un fante dai capelli castani, forse un po’ in disordine, che stava per avere la meglio su uno dei mostri.
-Nexen!- lo chiamò di rimando il ragazzo, correndo verso di lui; attaccò velocemente il nemico, che sparì.
-Ah, ti ricordi ancora il mio nome- accennò il diciassettenne, sorridendo. –Ma perché sei qui? Dovresti essere in mezzo a tutti gli altri assieme ad Angelica!-
-Ho sentito che qui c’era un po’ di confusione e sono venuto a dare una mano- spiegò lui, mentre l’altro ragazzo scattò in avanti, trafiggendo un altro mostro con la propria spada. -.. Ma forse non ne avevate bisogno- ammise poi, ridacchiando.
-Anche se le nostre Keyknife non falliscono mai- sospirò il castano, ruotando l’arma bianca, -ti garantisco che ci hai aiutati. Ti sono di nuovo debitore- concluse, facendo un piccolo inchino. –E adesso andiamocene, prima che arrivino degli altri Dusk- accennò, facendo segno anche agli altri fanti di seguirlo, per poi cominciare a percorrere di nuovo il corridoio. In poco tempo e con andatura spedita, riuscirono a raggiungere il gruppo: probabilmente avevano avuto anche loro delle difficoltà ed erano stati rallentati.
-Angelica starà bene?- domandò il soldato, preoccupato. Shad annuì senza pensarci due volte.
-Sembra debole, ma quando vuole sa tirare fuori tutto il proprio coraggio; se non fosse così, non sarebbe nemmeno riuscita a fuggire dalla propria casa, due giorni fa..- accennò; il compagno annuì, avendo capito.
-State in guardia!- urlò qualcuno e ci fu un piccolo coro di ‘Agli ordini’ sparso di qua e di là in risposta; in lontananza, qualcuno stava già combattendo.
-Ah, eccola!- esclamò Nexen, scattando in avanti. –Angelica!- la chiamò, toccandole una spalle, e lei si voltò, sorridendo, visibilmente sollevata.
-Nexen!- esclamò, sorpresa. –State tutti e due bene?- domandò subito dopo, guardandoli; annuirono e lei sospirò di sollievo.
-E tu?- chiese poi il moro.
-Sto bene anche io- accennò lei di rimando, sorridendo.
Alcuni dei soldati attorno a loro cominciarono allora a mostrare segni di preoccupazione: ancora non avevano visto nemmeno il minimo indizio sull’esistenza della via di fuga, come avrebbero fatto se non ci fosse stata veramente?
I commenti aumentarono, finché molti non si buttarono in battaglia per evitare di pensare a quell’eventualità.
-Via libera!- avvertirono finalmente i soldati in prima linea e ripresero ad avanzare, aumentando via via il passo. Il Keyblader si voltò indietro, temendo che quegli strani mostri potessero inseguirli: vide qualcosa di bianco in lontananza, ma non abbastanza chiaramente da poter essere sicuro.
La compagna gemette improvvisamente, incespicando; Nexen la prese prima che potesse cadere, mentre l’amico si voltò verso di lei.
-Cosa ti succede?- domandò il castano, preoccupato; la Custode tremava tra le sue braccia e tentava disperatamente di non chiudere gli occhi.
-Un’altra visione?- ipotizzò il moro, i sintomi sembravano quelli. Lei ansimò, con grande sforzo si rimise in piedi e con uno scatto fece apparire il Keyblade e trafisse un nemico alle loro spalle.
-Grazie al cielo.. l’ho visto..- gemette di nuovo, sentendosi stremata. I due ragazzi rimasero immobili per qualche secondo, confusi e stupiti, ma poi si precipitarono dalla ragazza.
-Stai bene?- le chiese il moro, guardandola; lei annuì, anche se sembrava non sarebbe riuscita a muovere un passo.
-A-andiamocene, prima che ne arrivino altri..- balbettò il fante e l’altro ragazzo si mostrò d’accordo; prese per mano l’amica e ricominciarono a correre il più velocemente possibile. Raggiunsero il gruppo quando questo si trovò fermo davanti ad un grosso muro nero.
-Uh..? Doveva esserci un’uscita, qui..- mormorò Nexen, tentando di ricordare la leggenda, ma erano mesi che non la leggeva, preso com’era stato dagli addestramenti e dalle ricerche nelle varie città. D’improvviso, però, si batté una mano sulla fronte, illuminandosi. –Le vostre armi!- esclamò, eccitato. I due ragazzi si guardarono, non capivano perché fosse così su di giri.. Da tutte le parti, altri soldati che avevano avuto la sua stessa intuizione continuavano a chiedere dei Prescelti e, non appena li ebbero trovati, li portarono davanti al grande muro; Nexen, che non aveva la minima intenzione di lasciarli soli, li seguì.
Tra le fila di fanti calò il silenzio totale: nessuno di loro osava fiatare, forse qualcuno tratteneva anche il respiro. Si poteva sentire chiaramente il rumore dell’acqua che scorreva nei tubi.
La castana arrossì, odiava essere così al centro dell’attenzione, mentre il suo compagno sospirò, non poteva fare altro che sopportare.
-Dovete alzare i Keyblade verso la porta, credo- accennò il castano. –Non so se dovrete pronunciare qualche formula, o qualcosa del genere- aggiunse in seguito; i due amici annuirono e si concentrarono sulle proprie armi. Shad alzò per primo la chiave verso il muro, illuminandone la punta; teneva gli occhi ben fissi sulla parete, impassibile e concentrato, ma non lasciò la mano alla propria compagna.
-Io qui ti invoco, o Luce- mormorò la ragazza, chiudendo gli occhi, -obbedisci a noi, tuoi padroni e guardiani dell’Equilibrio!- esclamò, mentre due fasci di luce partirono da entrambe le armi mistiche e colpirono il muro che si aprì a mostrare un piccolo portone bianco.
-E quello cos’era?- domandò il moro alla Keyblader, accigliato, mentre lei arrossì violentemente, abbassando lo sguardo e tentando di spiegare, ma al suo posto parlarono i fanti che, dopo aver riso per un po’ del piccolo litigio, si affrettarono a difendere la ragazza. Lei diventò ancora più rossa, ringraziandoli poi sottovoce.
-Andiamo!- ordinò il comandante del gruppetto, che rispose subito cominciando a correre attraverso l’uscita, trascinando con loro anche i tre compagni.
Si ritrovarono in un altro corridoio ancora, meno oscuro di quello di prima, ma capirono subito di essere finalmente usciti dalla società: poggiavano i piedi su un terreno dalla consistenza morbida, di certo non era fatto di ferro o quant’altro era utilizzato nella KSC, e dalle ‘pareti’ uscivano radici e foglie. La tensione si era un po’ allentata, nessuno era dell’idea che i nemici sarebbero riusciti a seguirli fino a quel punto. Corsero per un po’, sempre in salita, finché non uscirono finalmente all’esterno, nella foresta, probabilmente la stessa in cui erano stati portati i due Custodi la prima volta.
-Ah, finalmente!- esclamò una voce maschile, la voce di un uomo. –Temevo vi foste persi per strada!- rise, uscendo allo scoperto.
-Sight..- mormorò Angelica, sollevata, il suo compagno aveva ragione, stava bene. I fanti s’inchinarono davanti a lui in segno di rispetto e il terzetto li imitò.
-Felice di vedere che siete riusciti a fuggire- disse, tranquillo. –Ah, riposo, riposo- aggiunse poi; i soldati obbedirono. –Bisognerà camminare ancora per qualche chilometro, dobbiamo attraversare la città più vicina per poter usare gli elicotteri- spiegò, fece segno ai due Keyblader e a Nexen di stargli vicini e cominciarono la marcia.
-Sono contento di vederla, Superiore- disse il castano, facendo di nuovo un piccolo inchino.
-Grazie al cielo c’eri tu con loro due, Nexen, temevo potessero rimanere indietro- accennò l’uomo, sorridendo. Vedendo poi le espressioni perplesse dei due allievi, rise. –Lui è uno dei fanti migliori di tutta la società, nonostante la sua giovane età- spiegò, mentre il soldato arrossì. ‘Mi sembrava troppo strano che fosse riuscito a sconfiggere così facilmente quei mostri’ pensò il moro. ‘Forse potrà insegnarci qualcosa di più sul combattimento..’
Sight parlò poco durante il tragitto, sembrava molto occupato ad ascoltare alcune comunicazioni attraverso il suo auricolare, mentre i tre ragazzi chiacchierarono del più e del meno, evitando accuratamente gli argomenti più spinosi.
-Ah!- esclamò d’un tratto il castano, facendo spaventare l’amica. Alcuni suoi commilitoni si avvicinarono.
-Cosa succede, Nexen? Un nuovo graffio sulla tua Ken?- gli chiesero, scherzosi,  mentre lui ridacchiò.
-A quanto pare, è così- sospirò in seguito. –La luciderò meglio del solito, stasera, e vedrò se si può fare qualcosa..-
-Chi è Ken?- domandò il Shad, curioso.
-E’ la sua fidanzata!-
-Ma va, state zitti!- intervenne il fante, tentando di tappare la bocca ai compagni, ma senza successo; ridevano tutti, sembrava si stessero divertendo. –Ken è solo la mia Keyknife- rispose, indicando la spada che teneva legata alla cintola.
-Da quando è diventato fante, non si scolla da lei, quindi non statelo a sentire!- tornò alla carica il gruppetto. –Si è innamorato della propria arma!- cantilenarono, formando vari cuori con le mani. La castana rise.
-A terra!- urlò all’improvviso Sight, portando giù con sé i due Custodi: subito dopo, un elicottero passò in volo sopra di loro, fermandosi poco più in là, e cominciò a sparare contro qualcosa che non riuscirono a vedere. –Ci sono dei nemici nello spiazzo più avanti, rimanete in questa posizione fino al mio segnale- accennò il Superiore, diretto più ai due alunni che agli altri fanti: erano tutti uomini fidati ed intelligenti, li conosceva da anni, non avrebbero commesso errori.
Il moro si concentrò: riusciva a percepire la presenza di alcuni Heartless, ma non abbastanza chiaramente da essere d’aiuto. Nexen deglutì, tentando di capire se quell’elicottero fosse lì per difenderli o meno e, soprattutto, se fosse attrezzato contro gli attacchi di elemento oscuro: l’aveva provato lui stesso, essere sopra uno di quei velivoli e venir attaccati da un’Antima era la cosa peggiore che potesse capitare..
‘Dannazione, Nexen! Concentrati!’ si ordinò, tenendo una mano vicino all’elsa della spada.
Gli spari cessarono quasi subito, ma era probabile che il pilota avesse solo decimato i nemici in modo tale che loro potessero finire il lavoro da soli, ipotizzò sospirando il Superiore, facendo segno a tutti di alzarsi e di prendere le armi. Lui stesso fece apparire la propria spada-chiave e prese a correre attraverso la foresta.
Si ritrovarono in uno stretto sentiero sterrato dove ancora erano rimasti degli Shadow, sparsi di qua e di là lungo la via. Angelica singhiozzò, arretrando d’istinto di qualche passo: oltre ai nemici, erano presenti anche molti cadaveri riversi a terra e circondati dai mostriciattoli. Sight strinse i denti.
-Cosa ci facevano dei civili qui?!- tuonò, diretto all’auricolare, l’espressione adirata come mai prima d’ora. –Non mi interessa, Seeker, non dovevi lasciarli entrare nell’area!- urlò, poi chiuse la comunicazione e si lanciò all’assalto: con uno scatto trafisse uno Shadow, poi si abbassò improvvisamente per evitare un attacco e spazzò via i mostriciattoli vicino a lui. Un piccolo contingente si sparse per la stradina per cercare eventuali superstiti, mentre gli altri cominciarono ad aiutare il Superiore.
Shad toccò lievemente il braccio dell’amica rimasta sconvolta dall’accaduto e lei sussultò leggermente; prese un respiro profondo, per poi stringere la presa sulla propria chiave.
-Aspettate, non potete andare, è troppo pericoloso per voi!- tentò di fermarli il castano. –Non siete ancora pronti!-
L’altro giovane gli sorrise, conciliante.
-Non preoccuparti, possiamo affrontare tranquillamente una situazione del genere- accennò e, prima che l’amico potesse ribattere, partirono entrambi all’attacco.
Il Keyblader, agile, affrontava velocemente ogni nemico che gli si parava davanti, non si fermava nemmeno per un secondo; con un fendente laterale uccise due mostriciattoli, poi prese la rincorsa ed attaccò in salto un gruppetto isolato. Angelica rimase  poco più indietro: controllava spesso che la propria posizione fosse corretta e questo la rallentava non poco nei suoi movimenti che erano comunque abbastanza veloci e forti da sconfiggere gli esseri.
Si gettarono infine insieme sull’ultimo nemico, facendolo sparire. Sight li osservò per un attimo, soddisfatto, poi si diresse verso il primo gruppo di fanti.
-Ci sono sopravvissuti?-
-No, nessuno, Signore- rispose uno di quelli; l’uomo sospirò e fece segno a tutti di continuare a marciare nella stessa direzione di poco prima.
-Pensi ancora che non siamo pronti, Nexen?- gli chiese il Custode, un po’ spavaldo, mentre l’amica sorrise tristemente, non era esattamente una di quelle qualità di cui poter andare fieri..
-Siete passabili- rispose al sui posto l’uomo, che camminava davanti a loro. –Ma Shad, devi controllare sempre le tue posizioni, lasci scoperte e quindi vulnerabili troppe parti del tuo corpo; Angelica, devi essere più veloce, contro dei nemici di genere diverso saresti stata svantaggiata- accennò, facendo sbuffare il ragazzo e il fante loro amico rise della sua reazione.  –Ma come primo combattimento sul campo non è male-.
 
Arrivarono alla città che era già pomeriggio inoltrato. Tutta la compagnia era stremata per la marcia, anche se nessuno si lamentava. Non si erano fermati nemmeno una volta, forse avevano rallentato un po’ il passo due ore prima, ma niente di più. Forse anche il Superiore stesso, che si trovava in prima fila, risentiva della lunga camminata.
Si affacciò subito al burrone che permetteva i vedere il complesso urbano dall’alto e batté subito un pugno sulla pietra, imprecando.
-Maledizione.. gli Heartless ci hanno anticipati!- esclamò, arrabbiato con se stesso per quell’ennesimo errore; si alzò subito e corse verso il luogo, seguito immediatamente dal resto del gruppo. –Fanti, perlustrate la zona!- ordinò. I soldati prepararono le armi ed aumentarono il passo, superando il Superiore. –Shad, Angelica, voi due seguitemi, e Nexen, vieni con noi e tieni d’occhio loro due- aggiunse poi. I tre annuirono solamente, preparandosi ad eventuali attacchi. La città era stata invasa da poco tempo,  ancora c’erano persone che tentavano di resistere ed edifici che crollavano, facendo tremare la terra. Un contingente di soldati si fermò ad aiutare i superstiti e i feriti, mentre l’altra parte del piccolo esercito cercava possibili vie di fuga.
Il Superiore ricevette un messaggio vocale tramite il proprio auricolare; lo ascoltò subito ed infine annuì. Diede una rapida occhiata attorno a sé, poi cambiò direzione. –Sto arrivando-.
Si diressero subito verso un vecchio edificio nel centro della città, dove si trovavano anche alcuni fanti in tenuta blu,  probabilmente erano gli aiuti che erano stati inviati loro, pensò l’uomo, facendo per entrare nello stabile.
-Signore, pericolo!- tentò di fermarlo uno di questi prima che potesse farlo. –Ci sono dei Dusk, all’interno!-
-Non preoccuparti, siamo abbastanza da potercene occupare senza problemi- lo tranquillizzò, poi entrarono nel palazzo in rovina.
All’interno, si trovavano solamente macerie provenienti dai piani superiori ed alcuni corpi senza vita sepolti sotto di esse. L’uomo si fermò per un secondo, osservando con la coda dell’occhio la mano di uno di quelli: era adornata con un particolare anello dorato con sopra il disegno di una chiave. Sospirò.
-James Michael, comandante dell’Operazione Fuga..- mormorò Nexen, riconoscendolo. –Solo lui portava un anello come quello..-
Il Superiore annuì, poi s’incamminò verso il secondo piano senza dire una sola parola. Fortunatamente, le scale erano ancora integre, pensò il Custode, sospirando, ma il rumore di spade e gemiti attirò subito l’attenzione di tutti e quattro, portandoli a correre.
Alcuni fanti stavano combattendo contro degli esseri bianchi ed alti, che si agitavano come serpenti, strisciando da una parte all’altra della stanza per poi alzarsi ed attaccare i soldati.
-Cosa.. sono..?- mormorò Angelica, puntando la propria chiave davanti a sé.
-Si chiamano Dusk, una razza di Nobody, gusci vuoti lasciai dagli Heartless!- accennò Sight, correndo ad aiutare i sottoposti. L’allievo lo seguì immediatamente, menando subito un fendente contro il primo Nobody, riuscendo ad allontanarlo da un soldato in difficoltà; impugnò la spada con entrambe le mani, brandendola in verticale. Il nemico respinse l’attacco e il contraccolpo fece cadere a terra il moro, che gemette. La compagna gli si parò davanti, difendendolo dal colpo nemico successivo; spezzò la guardia del mostro e lo fece sparire con un fendente orizzontale.
-Grazie- accennò l’amico, rialzandosi, e si rimise in posizione d’offesa.
Sight si voltò di scatto, colpendo un nemico vicino a loro, che finì contro un muro; Nexen si gettò su di esso, sconfiggendolo.
I due nemici rimasti furono velocemente sconfitti dagli altri fanti.
-State tutti bene?- domandò loro il Superiore, ottenendo una risposta positiva; sospirò di sollievo, abbassando leggermente la propria arma. Angelica si guardò attorno: c’erano delle scale che portavano anche al terzo piano, ma vide delle crepe sul soffitto. ‘O è crollato il quarto piano, oppure..’ pensò, ma venne interrotta dall’apparizione di un grandissimo Darkside, che attaccò subito i fanti, gettandoli contro il muro. Nexen corse verso i commilitoni, mentre i due Prescelti partirono all’assalto.
Lo colpirono alle mani e alle braccia, tentando di farlo abbassare, ma quello non cedette; tentò invece di attraversare il pavimento con le mani, creando alcuni Shadow da esso. Il ragazzo arretrò subito con un salto, ma la sua compagna non fu abbastanza veloce: la parte di pavimento sotto di loro cedette improvvisamente, facendoli precipitare al piano inferiore. La castana urlò, spaventata, ma riuscì ad aggrapparsi all’ultimo secondo al bordo della piattaforma, gemendo per lo sforzo. Il Keyblader corse da lei, prendendola per un braccio.
-Ti tiro su io, stai tranquilla- tentò di calmarla, vedeva i suoi occhi marroni pieni di lacrime e di paura; lei annuì debolmente, non riusciva nemmeno a parlare. Si sforzò di sollevarsi di qualche centimetro, poi lui la prese e la riportò sul piano; fecero qualche passo per allontanarsi dalla parte ancora pericolosa, poi la castana cadde in ginocchio, tremando.
-Stai bene?- le domandò Sight, inginocchiandosi vicino a lei; l’allieva annuì, deglutendo.
-Ha dei tagli sui palmi- accennò il suo compagno, sospirando. Il Superiore prese delicatamente una mano della ragazza, voltandola: molti dei tagli erano poco più che graffi, mentre altre ferite erano un po’ più profonde. La Keyblader la ritirò con forza, abbassando lo sguardo, poi si alzò. Prese un respiro profondo ed evocò di nuovo la propria arma mistica.
-D-devo sconfiggerlo..- mormorò, la sua voce tremava ancora dallo spavento; i due mori si guardarono, preoccupati, ma Shad richiamò a sua volta il Keyblade.
-Andiamo- accennò e la compagna annuì. Prima che il Superiore potesse fermarli, presero la rincorsa e saltarono giù dal piano, attaccando in salto il Darkside, che urlò di dolore e cominciò ad agitare le braccia per colpire i due ragazzi, ma li mancò. Caddero tra le macerie, inciampando e rialzandosi subito, infine si rimisero in posizione d’offesa. La ragazza spiccò un salto, atterrando sopra il braccio sinistro del mostro, che tentò di scrollarsela di dosso, ma lei fu rapida e si aggrappò ad esso, poi con uno scatto raggiunse il voltò del mostro e lo attaccò. L’amico, intanto, distraeva l’Heartless colpendolo alle mani e al busto, ma i suoi attacchi non ebbero alcun effetto; strinse i denti, raggiungendo la compagna. Lo attaccarono insieme un’ultima volta, usando tutta la loro forza, facendo finalmente sparire per sempre il Darkside. Caddero di nuovo da qualche metro d’altezza, ma nessuno dei due si ferì.
Il ragazzo si sedette ansimando su un piccolo cumulo di macerie, mentre la ragazza rimase immobile, guardando con sguardo vacuo il posto dove fino a poco prima c’era stato il loro nemico. Il Superiore si affacciò, guardando di sotto e sospirando di sollievo.
-State bene?- domandò, alzando il tono della propria voce. L’allieva si voltò verso di lui ed annuì, sorridendo, mentre l’altro mostrò il pollice, soddisfatto del proprio lavoro.
-I fanti?- domandò la castana, preoccupata.
-Stanno bene, ma uno di loro ha perso l’uso delle gambe.. me lo caricherò sulle spalle- accennò, guardando dietro di sé per un secondo. –Non abbandonerò un mio soldato-.
-Siete stati grandi!- si sentì urlare subito dopo dal secondo piano; i due compagni sorrisero, riconoscendo la voce di Nexen.
-Ma se non ci hai nemmeno visti combattere!- rise Angelica, mentre l’amico si mostrò loro; rise anche lui, divertito. Sight tornò indietro, prese il fante ferito sulle spalle e cominciò a scendere le sale, seguito da Nexen e dagli altri soldati. Una volta che si ricongiunsero ai due Keyblader, uscirono dall’edificio.
 
-Aaron, dannazione, muoviti! Lloyd e il Direttore sono già fuggiti, cosa aspetti?!-
Nonostante l’avvertimento, l’uomo strinse i denti e continuò a combattere gli Heartless rimasti per le strade. Gli Shadow erano fin troppo deboli per resistere ai suoi attacchi, con un solo fendente riusciva ad eliminarne almeno una decina contemporaneamente. Ma quando vide che anche gli edifici tra cui si trovava cominciavano a cedere, si arrese alle insistenze del pilota e salì sull’elicottero, che subito dopo si alzò in volo.
Pochi secondi dopo, l’intera città fu distrutta.
Rimase solo un cumulo di detriti.
 
I fanti mandati in ricognizione non avevano trovato nessun altro oltre a quel piccolo gruppetto di cinque elementi che si era fermato al di fuori del palazzo dove era morto il Comandante dell’Operazione Fuga, il loro Comandante, più quei pochi fanti che erano rimasti bloccati al secondo piano, salvati dal Superiore. Perciò avevano deciso di riprendere la via della foresta, in attesa di ricevere aggiornamenti.
Ma erano passate ore e ancora non sapevano ancora nulla.
Angelica gemette, portandosi le mai chiuse a pugno al petto: i tagli cominciavano a dolerle e non aveva nemmeno qualcosa con cui fasciarli.. Sospirò.
I suoi due compagni le lanciarono una rapida occhiata, preoccupati, ma sapevano che sarebbe stato inutile chiederle di nuovo come stesse, avrebbe sicuramente mentito di nuovo.
Il sole era tramontato da poco, la temperatura si stava abbassando molto velocemente: dovevano trovare subito le truppe ausiliarie oppure un rifugio che fosse abbastanza sicuro, pensò Sight, ma in mezzo alla foresta non era certo un’impresa da poco.
All’improvviso gli parve di sentire un rumore in lontananza; ordinò all’intero gruppo di fermarsi e di nascondersi, sospettoso. ‘Non possono essere Heartless..’ pensò, tentando di intuire.
<< Signore, finalmente vi abbiamo trovati! >> esclamò qualcuno tramite il suo auricolare.
-Wright..?- domandò il Superiore, stupito. –Dove siete?-
<< Sì, Signore, sono io! Stiamo per atterrare ad un chilometro da voi, in uno spiazzo libero dalle piante. >> rispose. L’uomo ringraziò.
-Il velivolo della società è poco più avanti: tra pochi minuti potrete riposare- comunicò al gruppo, che emise un sospiro di sollievo generale. Corsero per quella poca distanza che li separava dagli aiuti e finalmente si ritrovarono in una vasta radura, dove era atterrato con successo un grande aereo da cargo che sicuramente sarebbe stato abbastanza spazioso da poter portare tutti loro.
Il portellone si aprì, mostrando un uomo, forse più giovane del Superiore, con lunghi capelli biondi e lisci ed occhi azzurri freddi come il ghiaccio, che scrutò tutto il gruppo fino a quando non trovò i due Custodi. Poi rivolse lo sguardo al proprio collega.
-Sight- lo salutò, la sua voce era piatta e priva d’espressione.
-Lloyd- ricambiò il moro.
-Sono quelli i pivelli che possiedono il Keyblade?- domandò ed il commilitone, sospirando, annuì. Non dicendo altro, il biondo fece segno a tutti di entrare nel velivolo, sparendo poi al suo interno.
 
 
Angolo dell’Autrice:
*si costruisce una barricata per prevenire lancio di oggetti* Sì, lo so, sono tremendamente in ritardo (praticamente, ho impiegato di nuovo due mesi per scrivere queste pagine ç___ç), vi chiedo scusa. Ma tra impegni scolastici e non, è davvero poco il tempo che riesco ad impiegare per scrivere..
Parlando del capitolo, devo dire di non essere per niente soddisfatta di com’è venuto fuori ^^” Trattandosi di un capitolo importante, speravo di riuscire a farlo meglio, ma questo è stato il mio massimo.. Cercherò di rimediare con il prossimo capitolo, tentando anche di non metterci di nuovo così tanto >.<
 
Shyar

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